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CODICE DEONTOLOGICO

Il Codice Deontologico è un
insieme di REGOLE e PRINCIPI
che orientano il comportamento
dell’infermiere.
E’ un patto esplicito di
professionisti con la società ed è
un patto di
AUTOREGOLAMENTAZIONE.
Inoltre, fissa le norme dell’agire
dell’infermiere dettando regole
di condotta e di indirizzo etico.
E’ una guida per l’esercizio della
professione infermieristica.
Comprende:
PRINCIPI ETICI
SPIEGA COME DEVE AGIRE
L’INFERMIERE NEL RISPETTO DEI
DIRITTI FONDAMENTALI
DELL’UOMO.
L’INFERMIERE DEVE CONCEPIRE
CHE LA SALUTE E’ UN BENE
FONDAMENTALE
DELL’INDIVIDUO ED UN
INTERESSE DELLA COLLETTIVITA’
L’INFERMIERE DEVE TENERE,
ALTRESI’, CONTO DI VALORI
ETICI, IDEOLOGICI, RELIGIOSI,
CULTURALI, ETNICI, E SESSUALI
DELL’INDIVIDUO.
E’ costituito da 53 art. racchiusi
in 8 capi.

CAPO 1
PRINCIPI E VALORI
PROFESSIONALI
L’Infermiere è il Professionista
sanitario che agisce in modo
COSAPEVOLE, RESPONSABILE ED
AUTONOMO, nel campo
dell’assistenza sanitaria.
Inoltre, egli agisce per il BENE
della Persona, della famiglia e
della Collettivita’. Nel pieno
Rispetto della Vita, della Dignità,
dell’Uguaglianza, senza alcuna
discriminazione sociale, di sesso,
religione cultura.
Rispetta l’etica del paziente ma
può avvalersi della CLAUSOLA DI
COSCIENZA, cioè:
RIFIUTARSI DI PRESTARE LA
PROPRIA OPERA DI FRONTE AD
UNA RICHIESTA CONTRARIA AI
PROPRI PRINCIPI ETICI.
(CAPO 1)

E’, altresì, importante che


l’infermiere stabilisca una
relazione di cura fondata
sull’ascolto e sul dialogo. Perché
il TEMPO DI RELAZIONE E’
TEMPO DI CURA.
Inoltre, l’infermiere si avvale,
qualora sia necessario, della
consulenza di altri infermieri
professionisti.
CAPO 2
RESPONSABILITA’
ASSISTENZIALE

L’Infermiere favorisce la
CULTURA DELLA SALUTE,
adottando stili di vita sani ed
educa all’essere professionisti
sia studenti che colleghi.
Aggiorna le proprie competenze
attraverso studi ed corsi di
formazione come corsi di
aggiornamento, cosiddetti
Obblighi Formativi.
CAPO 3
RAPPORTI PROFESSIONALI
L’Infermiere si impegna a
COOPERARE nel lavoro di
EQUIPE, si adopera per
proteggere e tutelare l’assistito,
inoltre, si assicura che,
quest’ultimo possa ricevere
INFORMAZIONI PRECISE,
COMPLETE E TEMPESTIVE sul
suo stato di salute.
Altresì, è importante
sottolineare che NON SI
SOSTITUISCE MAI AD ALTRE
FIGURE PROFESSIONALI NEL
FORNIRE INFORMAZIONI CHE
NON SIANO DI SUA PERTINENZA.

CAPO 4
RAPPORTI CON L’ASSISTITO
L’Infermiere accoglie dal punto
di vista emozionale il paziente,
coinvolge le persone di
riferimento per favorire
l’adesione al percorso di cura.
PREVIENE, RILEVA E
DOCUMENTA IL DOLORE DEL
PAZIENTE GESTENDOLO.
GARANTISCE LA RISERVATEZZA
DEI DATI durante l’intero
percorso di cura, nel pieno
rispetto dei diritti del paziente.
Inoltre, Rispetta la volontà
dell’assistito di non essere
informato sul suo stato di salute.
Nel caso in cui vi sia il rischio per
soggetti terzi, l’infermiere
FORNISCE INFORMAZIONI
RELATIVE AL RISCHIO ed alla
condotta poco consona
TUTELA L’ASSISTITO, da
eventuali violenze o
maltrattamenti fisici o
psicologici.
Tiene conto del MINORE
riguardo le scelte curative
facendo esprimere la propria
volontà.
Presta ASSISTENZA FINO AL
TERMINE DELLA VITA DEL
PAZIENTE, sostiene i familiari
durante l’evoluzione della
malattia ma anche al momento
della dipartita.
TUTELA LA VOLONTA’
DELL’ASSISTITO, al porre dei
limiti agli interventi che non
ritiene siano coerenti e
proporzionati.
L’Infermiere da informazioni
riguardo la DONAZIONE DI
SANGUE ED ORGANI come ATTO
DI SOLIDARIETA’, educando le
persone a donare e ricevere.
Rispetta sempre il SEGRETO
PROFESSIONALE.

CAPO 5
COMUNICAZIONE
L’Infermiere anche attraverso i
social media si comporta con
decoro rispettando gli assistiti.
Attraverso questi comunica in
modo scientifico, etico,
ricercando dialogo e confronto
con il fine di creare un dibattito
costruttivo.

CAPO 6
ORGANIZZAZIONE
L’Infermiere CONTRIBUISCE ALLE
SCELTE DELL’ORGANIZZAZIONE.
PARTECIPA AL GOVERNO
CLINICO, PROMUOVE
CONDIZIONI MIGLIORI DI
SICUREZZA per la persona
assistita. FA PREVENZIONE e
gestisce il RISCHIO INFETTIVO.
E’ RESPONSABILE DELLA
DOCUMENTAZIONE CLINICA, ed
in caso di contrasto con i principi
della professione segnala la
situazione.
Supervisiona gli OSS
Si attiene alle LINEE GUIDA e alle
BUONE PRATICHE
ASSISTENZIALI, ne promuove
l’aggiornamento.

CAPO 7
LIBERA PROFESSIONE
E’ un LIBERO PROFESIONISTA
Cerca di valorizzare il suo
operato attraverso il principio di
EQUO COMPENSO, prestabilito
dal contratto di cura.
TUTELA LA SICUREZZA E LA
CONTINUA CURA DEI SUOI
PAZIENTI.

CAPO 8
DISPOSIZIONI FINALI
L’Infermiere e l’ordine
professionale contrastano e
denunciano l’esercizio abusivo
della professione infermieristica.
L’infermiere cura la propria
persona.
L’inosservanza del Codice
Deontologico è SANZIONATA,
tenendo conto della gravità
della situazione.
Il Codice Deontologico è per gli
Infermieri e degli Infermieri.
1960 NASCE IL PRIMO CODICE
DEONTOLOGICO
Il 15 febbraio del 1959 il
Comitato Centrale della
Federazione IPASVI comincia a
discutere della necessità di
mettere a punto un Codice
Deontologico Infermieristico che
indichi le coordinate etiche degli
infermieri. Il primo Codice
Deontologico delle infermiere
sarà pronto nell’anno
successivo, nel 1960. Pochi anni
dopo si sentirà l’esigenza di
rivedere quel testo con lo scopo
di eliminare ciò che era troppo
legato al tempo, legato ad
elementi storici e sociali che
erano in continua evoluzione.
Nel 1965, vi fu il Primo
Congresso Nazionale, svoltosi a
Roma dal 31 maggio al 2 giugno.
Il discorso di apertura dell’allora
presidente Laura Sterbini
Gaviglio sottolineò tutte le
difficoltà con le quali la
professione si doveva
confrontare.
Nel 1971 con la legge n. 124 del
25 febbraio che recita:
“Estensione al personale
maschile dell’esercizio della
professione di infermiere
professionale” con la quale si
sancisce una vera rivoluzione.
Fino ad allora la professione
infermieristica era esclusivo
appannaggio delle donne: Una
Santa per proteggerle, la
matrona Fabiola che si dedicava
all’assistenza nell’antica Roma;
una donna come modello ideale
ovvero Florence Nightingale, e
poi tante altre donne negli
ospedali, nell’assistenza
all’infanzia. Il lavoro
infermieristico era visto come
“ausiliario” o “vocazionale”, era
giudicato particolarmente
adatto alle donne soprattutto
alle religiose che furono per
molto tempo la maggior parte
del corpo infermieristico.
Dunque, per ragioni di equità
sociale, la professione non può
più essere esclusa agli uomini, ai
quali oltretutto era invece già
consentita la funzione di
infermiere generico.
L’immissione degli uomini nei
ruoli professionali produrrà
anche l’accelerazione del
cambiamento dei percorsi
formativi.
1973 FORMAZIONE
ALL’EUROPEA
L’Italia recepisce l’Accordo
Europeo sull’istruzione e
formazione degli Infermieri
Professionali con la legge del 15
novembre 1973 n. 795. Si tratta
di una tappa importante nella
storia della professione
infermieristica. Per uniformarsi
alle indicazioni europee che
prevedono 4600 ore di
insegnamento, verranno
elaborati nuovi programmi di
studio e la durata dei corsi
passerà da 2 anni a 3. L’obiettivo
è duplice:
Far crescere la qualità della
formazione e consentire la
possibilità per gli infermieri di
lavorare nei vari Stati firmatari
dell’Accordo.
1974 – SI RINNOVANO LE
MANSIONI
A definire le competenze ed il
campo dell’attività degli
infermieri nel 1974 interviene il
DPR 225, il cosiddetto
MANSIONARIO che modifica le
norme precedenti risalenti al
1940. La riforma Sanitaria che
avverrà nel 1978 con
l’approvazione della legge 833 è
preceduta dal un lungo lavoro
preparatorio in cui si cerca di
riordinare le attività sanitarie. Il
Mansionario tende a stabilire un
diverso approccio con l’assistito,
non più visto come un malato
con dei problemi clinici ma come
una persona che esprime bisogni
psichici, fisici e sociali. Estende il
campo delle attività
infermieristiche dall’ospedale ai
servizi della prevenzione, cura,
riabilitazione ed assistenza
sanitaria. Viene riconosciuto
anche il ruolo didattico
dell’infermiere in rapporto con il
paziente e la famiglia, ma anche
nei confronti di altri operatori e
degli allievi. Con il DPR 225
l’infermiere acquista una propria
caratterizzazione professionale
più adeguata ai tempi.
1977 – MESSO A PUNTO IL
SECONDO CODICE
DEONTOLOGICO
E’ un testo sintetico ma
ugualmente importante dove si
sottolinea:
“l’Infermiere facilita i rapporti
umani e sociali dell’assistito”,
“l’Infermiere nel pieno rispetto
dei diritti del malato, si avvale
dei propri diritti sindacali”,
“l’Infermiere ha il dovere di
qualificare ed aggiornare la sua
formazione”. Questo codice
resterà in uso per molti anni
grazie alla caratteristica di
estrema sintesi della
formulazione.

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