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Oncologia (lez.

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12-03-07
1ora
La volta scorsa abbiamo visto diverse classi di cancerogeni chimici,abbiamo visto come questi
composti siano caratterizzati da strutture chimiche molto diverse tra loro e abbiamo parlato della
loro proprietà comune,quella di essere dotati di proprietà oncogena,che acquistano attraverso un
meccanismo che comporta,nella stragrande maggioranza dei cancerogeni chimici,fatta eccezione
per gli agenti alchilanti e le nitrosamidi, la loro metabolizzazione attraverso il sistema farmaco-
metabolico. Il metabolismo di questi composti fa si che alla fine di questo processo di
biotrasformazione, tutti, indipendentemente dalla loro struttura originaria, arrivino ad avere una
proprietà comune. Questa proprietà comune è quella della loro così forte elettrofilicità. In seguito a
questi processi di biotrasformazione quello che succede è che si formano dei metaboliti altamente
reattivi,abbiamo fatto il caso dello ione metil-carbonio nel caso dei nitroso composti,dell’estere
solfato nel caso dell’acetilaminofluorene e del diidrodioloipossido nel caso degli idrocarburi
policiclici,che sono dei composti che,in quanto carenti in elettroni,tendono ad interagire coi siti
nucleotidici,siti nucleotidici che abbiamo detto essere presenti in varie macromolecole,ma,per
quello che riguarda il discorso cancro,sono soprattutto da identificare nel DNA.
Abbiamo dato anche la definizione del cancerogeno ultimo,cancerogeno finale,cioè il metabolita
che,in seguito a questo processo di biotrasformazione,è veramente il responsabile del potere
oncogeno,e quindi abbiamo definito la molecola di partenza come un pre-cancerogeno,perché in
quanto tale non è in grado di svolgere l’azione che invece caratterizza questi metaboliti altamente
reattivi.
Cosa significa interazione cancerogeno/DNA?
• rottura a filamenti del DNA,singoli o doppi
• formazioni di basi alchilate
• formazione di addotti al DNA
• formazione di fosfotriesteri
• intercalazione
A questo punto abbiamo generato una molecola che è in grado di interagire con il DNA e
interazione col DNA significa la capacità di queste molecole di indurre danno al DNA,danni che
possono essere rappresentati da rotture dei filamenti,che sono generalmente rotture che avvengono
solo in una delle eliche, o meglio,avvengono in tutte e due le eliche ma difficilmente abbiamo una
rottura a doppio filamento. La rottura a doppio filamento è caratteristica delle radiazioni ionizzanti e
significa che entrambe le porzioni di DNA vengono tagliate nei due filamenti,quindi si crea un
“buco” in tutti e due i filamenti. Questo la maggior parte dei cancerogeni chimici non lo fa,di solito
inducono rottura in uno o nell’altro filamento,ma quasi mai in porzioni opposte.
Danno al DNA significa anche produzione di basi alchilate,che consiste nell’introduzione di un
gruppo alchilico in una base,vuol dire anche formazione di addotti al DNA, dove addotti significa
legame DNA con grosse molecole come ad esempio l’estere solfato acetilaminofluorene o
l’epossido del benzo(a)pirene, formazione di fosfotriesteri, e infine ciò che fanno molti cancerogeni
è quello di andarsi a piazzare tra i due filamenti, quindi tenendo insieme i due filamenti e
impedendo in realtà la replicazione del DNA, che è un sistema molto diffuso per cercare impedire la
replicazione delle cellule tumorali. Mentre da un punto di vista quantitativo i siti più facilmente
aggredibili dai cancerogeni sono gli atomi di azoto,essendo questi fortemente nucleofilici,e quindi
tenderanno a legarsi con questi reagenti elettrofilici, quelli importanti perché in grado di indurre
delle mutazioni o di dar luogo a delle mutazioni sono quelli invece situati negli atomi di ossigeno
delle basi. Vorrei focalizzare l’attenzione sull’ossigeno che stà in posizione 6 nella guanina,perché
questo? Perché concorre a formare uno dei tre legami idrogeno con cui la guanina generalmente si
lega alla citosina. Sapete che mentre il legame adenina-timina è costituito da 2 legami idrogeno,
quello citosina-guanina richiede invece 3 legami idrogeno. Quindi normalmente guanina-citosina
sono legate da tre legami idrogeno. Ora andiamo a vedere cosa succede nel momento in cui noi
somministriamo un cancerogeno in grado di cedere dei gruppi alchilici,come per esempio la

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dimetilnitrosamina. La dimetilnitrosamina una volta che arriva alle cellule viene trasformata da quel
famoso sistema farmaco-metabolico e genera lo ione metil-carbonio. Lo ione metil-carbonio è avido
di elettroni e quindi tenderà ad interagire con le basi del DNA. Di fatto si formano diversi prodotti
alchilanti,l’N7metilguanina,l’N3metiladenina etc…,ma uno dei legami che si ritiene essere dei più
importanti è quello che il CH3 forma con l’ossigeno in posizione 6 della guanina. In questo caso noi
abbiamo formato una base che si chiamerà O6metil-guanina. Ora supponiamo che questa cellula si
debba dividere,quindi che stia replicando il DNA:c’è un problema. Il problema è rappresentato dal
fatto che, quando viene sintetizzato il filamento figlio,tutte le guanine che hanno subito questo
processo di alchilazione potranno compartecipare al legame con soli 2 legami idrogeno.
Il fatto che questa metil-guanina abbia solo 2 legami idrogeno disponibili fa si che sia molto
difficile il legame con una citosina,che tenderebbe a legarsi con tre legami,cosa che può creare delle
alterazioni nella conformazione del DNA stesso. Quello che è stato dimostrato succedere è che
comunque il DNA deve essere sintetizzato,una cellula che sta replicando non può rimanere con dei
pezzetti di DNA non interamente sintetizzati. I sistemi di replicazione devono ad un certo punto
decidere,cioè optano per la sopravvivenza della cellula e quindi cosa fanno,inseriscono una base
come la timina che richiede solo 2 legami idrogeno,perché solo due sono disponibili da parte della
guanina. Quindi,al momento del primo ciclo replicativo,tutti i tratti di DNA in cui è presente questo
gruppo metilico faranno si che la base che si appaia non sia più la citosina,che è la base che
normalmente dovrebbe appaiarsi,ma è la timina,che è una base normale del DNA ma è messa nel
posto sbagliato,perché un legame guanina-timina è un’aberrazione. Il ciclo replicativo successivo
che cosa comporterà,comporterà che,laddove adesso c’è la timina,questa farà sì che la base che
verrà posta di fronte sarà per forza un’adenina. Il risultato di questi eventi è che,mentre noi partiamo
da un legame G-C,alla fine di questi due cicli replicativi terminiamo con un legame che sarà A-
T,cioè abbiamo indotto praticamente una mutazione. Questa è una mutazione che difficilmente può
essere riparata,anche esistono dei sistemi di riparo apposta,è molto subdola perché la timina è una
base normale quindi non è che i sistemi di riparo si accorgano subito che c’è qualcosa che non và,il
problema è che è messa nel posto sbagliato. Questo fenomeno si chiama transizione ed è una cosa
che porta ad un diverso appaiamento di basi,il che cosa vuol dire?Vuol dire che se nella sequenza
normale noi avevamo una tripletta GC-GC-CG,che codificava per esempio per la glicina, una volta
che avvengono questi cicli replicativi,cioè si è formata prima di tutto la O6metilguanina,GC-
G(ch3)C-CG,dopo di che di fronte ad essa viene inserita una timina,GC-G(ch3)T-CG,cosa che è
sbagliata,e nel ciclo replicativo successivo la timina farà appaiare di fronte a sé un’adenina,avremo
quindi che questa sequenza, GC-AT-CG,che prima era fatta solo di GC, adesso avrà una T in
mezzo, e questa tripletta non codificherà più per la glicina, ma codificherà per un altro
aminoacido,ad esempio per l’aspartato. Ovviamente la proteina che deriverà da questa sequenza non
sarà più la proteina normale,ma sarà una proteina anormale. Quindi noi abbiamo indotto in questo
modo una mutazione puntiforme che avrà come risultato la formazione di una proteina anomala.
L’importanza di questi eventi è facilmente comprensibile quando noi osserviamo che molti tumori
umani sono associati ad una mutazione del gene Ras. Il gene Ras è quel gene che codifica per
quella proteina che abbiamo visto essere coinvolta nel segnale di traduzione,che è una proteina che
se mutata rimane perennemente legata al GTP,quindi stimola continuamente la replicazione
cellulare,e questo spiega perché una mutazione del Ras è associata ad un aumento dell’incidenza
tumorale. Quindi la mutazione del Ras è dovuta a questo tipo di fenomeno, per cui si ha, in seguito
alla metilazione originaria della guanina, una serie di passaggi attraverso dei cicli replicativi che
portano ad una tripletta diversa da quella originaria e poiché questa è una mutazione che avviene a
carico di un gene che è coinvolto nella proliferazione cellulare, automaticamente questa mutazione
sarà da considerarsi rilevante per il processo tumorale.
Se il potere oncogeno è da addebitare alla capacità di indurre danni irreversibili nel DNA, da cui la
definizione di cancerogeni genotossici, dovrebbe essere implicito che tutti questi cancerogeni siano
anche dei mutageni, perché stiamo giustificando il potere oncogeno di questi composti proprio
attraverso la loro capacità di indurre mutazione. E allora, se noi vogliamo stabilire l’eventuale
potere oncogeno di questi composti,i nuovi composti che vengono prodotti dalle industrie dalle case
farmaceutiche etc…, anziché trattare gli animali per un anno, un anno e mezzo, finché non insorge

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il tumore, dovrebbe essere molto più economico, in termini sia di tempo che di soldi,andare ad
identificare come cancerogeni quei composti che si comportano come mutageni. Cosa vuol dire
questo, che se faccio un test di mutagenesi che di solito risolvo in 24-48 ore, ed identifico delle
sostanze mutagene, molto probabilmente quelle sostanze saranno anche cancerogene. Cosa sono i
test di mutagenesi?

Salmonella Salmonella Salmonella +


Ist- + mutageno cancerogeno

I test di mutagenesi sono dei test che si fanno solitamente o su colture cellulari, o su
piastre,utilizzando batteri o altre cose, ad esempio, se io metto su una piastra delle salmonelle che
non crescono in assenza di istidina, io dopo un certo numero di giorni vedo la crescita soltanto di un
certo numero di cloni, quindi identifico dei cocci di salmonella che evidentemente vanno incontro a
mutazioni spontanee e sono le uniche che riescono crescere laddove invece salmonelle normali non
ce la fanno. Poi prendo un mutageno noto, lo aggiungo a questa capsula, quindi lo metto a contatto
con le salmonelle, e vedo che improvvisamente il numero di cocchi, di batteri che crescono in
maniera rapida aumenta notevolmente, da cui deduco che evidentemente il mutageno ha indotto
delle mutazioni che fanno si che queste salmonelle, che in assenza di istidina non riescono a
crescere, siano invece diventate, grazie a queste mutazioni, resistenti a un terreno di coltura in cui è
assente l’istidina. Questo lo uso per confermare che questo composto è un mutageno. A questo
punto se io aggiungo un cancerogeno dovrei aspettarmi la stessa cosa,perché abbiamo detto che i
cancerogeni,essendo genotossici, dovrebbero essere anche mutageni. Quando questa cosa stata fatta,
stò parlando degli anni più o meno tra il ’60 e il ’70,con grande delusione si vide che,nonostante
questi composti fossero già stati identificati come cancerogeni, in realtà l’aggiunta del cancerogeno
al terreno di coltura non produceva nessun effetto di mutazione, quindi avevo lo stesso numero di
cloni che avevo nel controllo, cioè in coltura ci sono alcune salmonelle che vanno incontro a
mutazione spontanea, ma l’aggiunta del cancerogeno non determina l’aumento della frequenza
mutazionale. Questo risultato fu molto deprimente, fin quando un signore, che si chiama Bruce
Ames, scoprì la ragione di questo comportamento. Perché mentre il mutageno aumenta il numero di
cloni che sta crescendo, il cancerogeno, che qui è la dimetilnitrosamina, non lo fa? Perchè deve
essere metabolizzata. Quando questi studi sono stati fatti, il concetto di biotrasformazione non era
ancora un concetto molto chiaro,e allora com’è che noi ora possiamo giustificare questa mancanza
di effetto? Col fatto che le salmonelle non hanno la possibilità di metabolizzare la
dimetilnitrosamina, non si forma lo ione metilcarbonio, lo ione metilcarbonio non interagisce col
DNA e quindi è come avergli dato acqua fresca. Questo adesso si sa,ma allora la cosa non era
assolutamente chiara, e questo Ames, che è appunto quel signore dal quale ha preso il nome il test
di Ames, test che viene utilizzato dappertutto proprio per stabilire l’eventuale mutagenicità di un
composto,vertendo sui lavori appunto di colleghi che si occupavano di biotrasformazione cosa fece,
fece una cosa intelligente: prese un animale, gli diede il fenobarbital, perché il fenobarbital induce il
sistema farmaco-metabolico,dopo di che prese il fegato di questo animale, isolò la frazione
corrispondente al reticolo endoplasmatico liscio, che è quella dove il P450 funziona(che viene
definita anche come “microsomi”, ma semplicemente perché si formano tipo dei corpuscoli in
seguito a centrifugazione, i microsomi in realtà non sono altro che REL), dopo di chè aggiunse alle
salmonelle e al cancerogeno che si voleva testare un omogenato in cui era presente quell’enzima
che serviva per trasformare il cancerogeno, trasformarlo in reagente elettrofilico, e, dopo di chè,

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scoprì che, in questo caso, si aveva un’esplosione nella crescita di questi cocchi di batteri che
evidentemente, avendo metabolizzato il cancerogeno tramite il sistema fornito dal fegato,
metabolizzavano appunto il cancerogeno, formavano il metabolita finale, il quale si legava al DNA,
induceva le mutazioni, ed ecco che a questo punto le colonie di batteri crescono anche in assenza di
istidina. Una volta capito il meccanismo ,naturalmente si trovarono tantissimi cancerogeni e si vide
che c’era una corrispondenza notevolissima tra l’effetto cancerogeno e l’effetto mutageno, quindi si
risolse quel problema che fino all’allestimento del test di Ames appariva incomprensibile.
Una cosa da dire è che se è vero che il cancerogeno è quasi sempre un mutageno,non sempre il
mutageno è cancerogeno. Perché questo, perché i mutageni non sono necessariamente cancerogeni,
se è vero che i cancerogeni sono mutageni? Perché, affinché si abbia cancro, il fatto che avvenga
una mutazione è di per sé una condizione necessaria ma non sufficiente, nel senso che se la
mutazione avviene in un gene che non ha niente a che fare con quelli che sono i processi biologici
importanti per lo sviluppo del cancro, per esempio la proliferazione, l’apoptosi o cose che
comunque coinvolgono la crescita della cellula, queste mutazioni possono dare altre patologie ma
non necessariamente il cancro. Una mutazione ad enzimi coinvolti nel metabolismo glucidico non
necessariamente dà cancro, daranno altre mutazioni che daranno altre patologie, ma non avranno
niente a che fare col cancro. Quindi il fatto che i mutageni non sempre siano cancerogeni deriva dal
fatto che evidentemente questa mutazione non è avvenuta a carico di geni che in qualche modo sono
coinvolti nella crescita del tumore.

ECCEZIONI
• cancerogeni chimici non genotossici
• farmaci
• steroidi
• diserbanti
• prodotti industriali
Prima abbiamo detto che c’è una forte corrispondenza tra cancerogeno e mutageno con qualche
eccezione, che è venuta fuori abbastanza recentemente, negli ultimi 10-15 anni. Questa eccezione è
rappresentata da dei cancerogeni che non sono genotossici. Tra questi abbiamo dei composti che
sono abbastanza diversi, alcuni di questi sono farmaci, sono soprattutto ipolipidemici, alcuni dei
quali sono stati tolti dal mercato, anche se alcuni continuano ad essere venduti in nazioni del terzo
mondo, in cui non c’è un adeguato controllo, ci sono degli steroidi, ci sono dei diserbanti, ci sono
anche prodotti industriali.

CANCEROGENI NON GENOTOSSICI


• non inducono direttamente danno al DNA
• inducono REL o i perossisomi
• inducono tumori epatici,nei roditori
• spesso inducono iperplasia epatica
Perchè questi composti sono cancerogeni? Generalmente,almeno a livello sperimentale, è stata
dimostrata cancerogenicità per il fegato. Quando si è cercato di capire come mai questi composti
inducessero cancro, pur non danneggiando direttamente il DNA, si è visto che sono dei composti
che generalmente inducono iperplasia epatica. Dopo che voi somministrate questi composti il fegato
può addirittura raddoppiare di volume perché c’è un enorme aumento nel tasso di proliferazione. Si
ritiene perciò che questi composti facciano due cose, stimolino gli epatociti a dividersi e
contemporaneamente, per una serie di modificazioni di tipo metabolico, aumentano la produzione di
specie reattive dell’ossigeno, e quelle sì che possono danneggiare direttamente il DNA e indurre
mutazioni. Il cancro quindi sarebbe la conseguenza di due aspetti:
- un aumento della proliferazione, che di per sé può aumentare il tasso mutazionale, la
frequenza mutazionale;
- il secondo è che sono anche in grado di aumentare la produzione di specie reattive
dell’ossigeno che sono invece in grado di legarsi e danneggiare il DNA.

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Fatta questa eccezione, diciamo che, in generale, i cancerogeni chimici sono mutageni e l’induzione
di un danno irreversibile al genoma, cioè la mutazione,rappresenta la prima tappa del processo
tumorale. Una volta che induco una mutazione in un gene che è rilevante per il processo tumorale,
ho generato una cellula che potenzialmente, ed è importante che capiate cosa vuol dire
potenzialmente, può andare incontro a cancro. Potenzialmente vuol dire che questa cellula può
anche starsene tranquilla per tutta la vita dell’individuo, senza che succeda niente, ma, nel caso in
cui siano associate altre situazioni, può eventualmente crescere e, dopo un certo periodo di tempo,
provocare tumore. Considerando l’enorme numero di sostanze in grado di danneggiare il DNA, di
indurre mutazioni, noi possiamo anche dire che, tutto sommato, il cancro è una malattia
relativamente rara, perché abbiamo visto che il nostro DNA è esposto a tantissime sostanze, sia
endogene che esogene, radiazioni, agenti chimici, agenti virali etc…,tutte situazioni in grado di
causare danno al DNA, però, a fronte di tutte queste possibili condizioni in grado di indurre cancro,
il cancro non è poi un evento così frequente. Quale può essere la spiegazione per questa mancata
correlazione tra questa quantità di danno al DNA e l’incidenza e sviluppo di tumori? La risposta stà
in qualcosa di molto importante, che si chiama SISTEMA DI RIPARAZIONE DEL DNA. E’ un
sistema che tutte le cellule del nostro organismo hanno e che consente di identificare in maniera
molto puntigliosa le lesioni, man mano che queste vengono indotte nel DNA, e di trovare anche un
correttivo attraverso cui queste lesioni vengono rimosse e viene riformata l’elica integra.
Tipi di danno riparabili:
- dimeri di timina: le radiazioni ultraviolette sono in grado di far sì che due timine contigue
contraggano dei legami tra di loro, e il fatto che queste due timine stiano attaccate assieme
impedisce un’eventuale replicazione del DNA, perché queste non sono in grado d favorire nell’altro
filamento la formazione delle basi complementari;
- addotti al DNA: ci sono altri tipi di lesioni che portano alla formazione di addotti al
DNA.Consideriamo come l’N-idrossiAcetilAminoFluorene, che se vi ricordate era il cancerogeno
ultimo che origina dal 2-acetilaminofluorene, quindi da un’amina aromatica, una volta che questo
viene metabolizzato appunto a N-idrossi-AAF, e poi successivamente ad estere solfato, è in grado di
formare dei legami con la guanina. In questo caso si è formato un addotto, cioè il DNA, in molte
delle guanine, si ritrova attaccata una grossa molecola che è appunto derivata dal metabolismo
dell’acetilaminofluorene. Queste molecole creano distorsione del filamento e soprattutto
impediscono una normale replicazione. Cosa diavolo ci mette la polimerasi davanti alla guanina,
come può legare una citosina se si trova questa cosa qui attaccata,non ci capisce più niente. E’
quindi evidente che questi addotti debbano essere rimossi, che siano questi o che siano quelli
rappresentati dai dimeri di timina, devono essere in qualche modo riparati.
Il primo sistema di riparazione che vediamo ha l’acronimo NER e significa RIMOZIONE PER
ESCISSIONE DI NUCLEOTIDI.
SISTEMA DI RIPARAZIONE PER RIMOZIONE DI NUCLEOTIDI (NER)
• provvede alla riparazione dei danni dovuti alla presenza di addotti al DNA;
• prevede l’intervento di numerosi geni per rimuovere il danno al DNA;
• prevede il taglio di numerosi nucleotidi a monte e a valle dell’addotto (endonucleasi) e
successivamente di esonucleasi;
• difetti nel NER risultano in 3 malattie genetiche ( XP,tricotiodistrofia e sindrome di
Cockayne).

Cosa fa questo sistema, provvede alla riparazione dei danni dovuti alla presenza di addotti al DNA
ed è caratterizzato non da un enzima, ma da un insieme di subunità codificate da geni diversi,
quindi diversi geni sono coinvolti nel sistema di riparazione per escissione di nucleotidi. Come
funziona questo sistema? Supponiamo di avere un filamento di DNA nel quale ad un certo punto c’è
un addotto. Questo sistema deve prima identificare la presenza dell’addotto, c’è una sorta di
sensore, dopo di chè interviene un enzima che taglia il filamento del DNA in cui c’è questo addotto,
incide il DNA diversi nucleotidi a monte della lesione e diversi nucleotidi a valle della lesione
stessa. Questi enzimi si chiamano endonucleasi, quelli che incidono. Successivamente intervengono

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delle esonucleasi che cominciano a digerire tutto il filamento che era stato precedentemente inciso,
lo digeriscono del tutto. A questo punto noi abbiamo che diversi pezzi di questo filamento sono
vuoti, c’è un buco. Altri enzimi, tipo le polimerasi ,ricominciano quindi a piazzare delle basi,
utilizzando il filamento che gli stà di fronte, fino a quando poi delle ligasi cuciono le due estremità.
A questo punto noi abbiamo come risultato finale il filamento di DNA che è di nuovo integro.
Ci sono delle malattie genetiche in cui degli individui hanno dei difetti genetici, gli manca qualcuno
di questi geni. Una particolarmente importante per quanto riguarda il cancro è lo XENODERMA
PIGMENTOSO. Quindi abbiamo i due filamenti di DNA normali. Per esposizione ad un
cancerogeno si forma un addotto, che crea problemi. La presenza di questo addotto viene avvertita
dai sistemi di riparo, le endonucleasi tagliano prima e dopo il punto in cui c’è la lesione, le
esonucleasi digeriscono tutto il tratto escisso, in cui era compreso il dotto che era stato introdotto.
Poi le polimerasi ricostruiscono pazientemente tutto il tratto di filamento mancante, finchè le ligasi
cuciono le estremità e alla fine abbiamo un DNA che è integro, come quello che esisteva prima
dell’interazione col cancerogeno. Questo sistema di riparo implica innanzitutto il riconoscimento
della lesione, cosa che viene fatta attraverso dei geni particolari, che codificano ovviamente per
degli enzimi particolari. Dopo di chè quello che succede è che si ha la formazione di un complesso
di subunità che praticamente determina l’allontanamento dei 2 filamenti, cioè li allontana tra di loro,
cosa che richiede l’azione di un altro enzima che si chiama elicasi. Questo allontanamento tra i due
filamenti fa sì che le endonucleasi possano andare ad incidere a monte e a valle della lesione.
Dopodichè le esonucleasi digeriranno il tutto e infine poi le polimerasi, seguite poi dalle ligasi,
ricostituiranno il filamento originario.
NEOSINTESI UDS, “UDS” significa sintesi di DNA non prevista, perché? Perchè è quello che
distingue la sintesi di DNA che avviene durante la replicazione cellulare dalla sintesi di DNA che
avviene invece quando il DNA deve essere riparato. Naturalmente questa sintesi UDS sarà molto
più piccola di quella che è richiesta per la replicazione della cellula, perché in un caso dovrò
sintetizzare un filamento intero, qui quello che mi serve è invece di riformare dei pezzettini che
sono stati precedentemente incisi.
XENODERMA PIGMENTOSO
• elevata incidenza di tumori cutanei
• mutazioni in uno o più dei 7 geni richiesti nel NER
• suscettibili a UV e cancerogeni chimici che producono addotti
• non mostrano un’aumentata suscettibilità ad altri cancerogeni

Lo xenoderma pigmentoso è una sindrome che presenta diversi aspetti, ma è soprattutto


caratterizzata dalla presenza di diversi tumori cutanei ai quali inevitabilmente questi individui
vanno incontro, tant’è vero che oltre una certa età non sopravvivono, tumori che possono essere il
risultato semplicemente dell’esposizione alla normale luce solare. Questo avviene perché hanno dei
difetti a quegli enzimi che servono per riparare il DNA. Quindi questo purtroppo è un esempio
molto eloquente di quello che sono i processi di riparazione del DNA nel prevenire lo sviluppo di
processi tumorali. Questi individui possono non avere sempre la stessa mutazione, ma basta che la
mutazione avvenga in uno o più dei vari geni richiesti in questo sistema di riparazione. Possiamo
quindi avere una diversa gravità a seconda dei tipi di geni colpiti. Sono suscettibili alle radiazioni
ultraviolette e non solo, anche a tutti quei cancerogeni chimici che sono in grado di formare addotti.
Per esempio se io prendo dei fibroblasti di questi individui che sono carenti di questo sistema di
riparo, li metto in coltura e ci aggiungo degli idrocarburi policiclici, posso facilmente dimostrare
che i fibroblasti non riescono a riparare i danni indotti da questi addotti, invece riparano
efficacemente danno da cancerogeni chimici che non sono in grado di formare addotti. Quindi è un
sistema di riparo molto specifico, ripara soltanto questo tipo di lesione.

Il secondo sistema di riparazione che vediamo ha l’acronimo BER, dove Ber sta per
RIPARAZIONE PER ESCISSIONE DI BASI, quindi non più di nucleotidi, ma di basi. E’ un
sistema molto interessante, perché è ovvio che è un sistema che è frutto dell’evoluzione e che non è
fatto solo per rimuovere addotti provocati da agenti esogeni, cancerogeni chimici o radiazioni, ma è

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fatto anche per proteggere da danni indotti al DNA che possono essere causati da normali e
spontanei processi di idrolisi a carico delle basi del DNA, per proteggere dai danni provocati da
specie reattive dell’ossigeno, generante ancora una volta in maniera endogena, o da altri metaboliti.
Quindi ha un ruolo importante nel preservare l’elica del DNA e, naturalmente, ha anche un ruolo
importante quando si tratta di intervenire su dei danni indotti da agenti esogeni, come per esempio
agenti alchilanti e radiazioni ionizzanti. Consideriamo una base legata allo zucchero: quello che è
importante è il legame glicosidico, che tiene attaccata la base allo zucchero, ed è questo il sito su cui
agiscono gli enzimi coinvolti in questo processo di riparazione. Vediamo alcuni esempi. Gli enzimi
che sono coinvolti nel BER sono delle glicosidasi. Queste glicosidasi hanno delle caratteristiche,
hanno una forte specificità verso il substrato, quindi è presente una glicosidasi per ogni tipo di
substrato sul quale deve intervenire, e poi appartengono a due classi, ci sono delle glicosidasi
inducibili e delle glicosidasi costitutive o non inducibili. Qual è l’effetto di questi enzimi? L’effetto
è quello di creare il cosiddetto sito apurinico oppure un sito apirimidinico, dove sito apurinico e
apirimidinico vuol dire un punto del DNA dove la base non c’è più, perché è stata tagliata in seguito
al taglio del legame glicosidico, quindi la base si è staccata, in quel punto particolare il DNA non ha
una base. Supponiamo che una base sia stata rimossa, abbiamo questo sito apurinico e
apirimidinico: come avviene la correzione? Può avvenire mediante inserzione diretta della base che
è stata staccata, laddove è stata staccata una citosina viene rimpiazzata un’altra citosina e il
problema è risolto, oppure può avvenire mediante un altro tipo di intervento, tipo quello che
abbiamo visto prima col NER, in cui c’è ancora una volta l’endonucleasi, stacca il pezzettino di
DNA, dopo di chè le esonucleasi digeriscono il filamento, poi le polimerasi e le ligasi lo
ricostituiscono. Di solito questo taglio è molto più piccolo di quello che opera il sistema NER,qui
riguarda solo il DNA che è molto vicino alla base che è stata rimossa. Vediamo cosa fanno le
glicosidasi costitutive, fanno una cosa che è molto importante: fate finta che il DNA sia
quotidianamente esposto a degli errori, degli errori di battitura(è come se voi stesse scrivendo
qualche cosa al computer, ogni tanto ci mettete tre “t” anziché due, se poi siete della zona di Iglesias
questo succede più spesso che negl’altri, c’è un sistema automatico, che non funziona mai nei
computer, che dovrebbe immediatamente correggere quello che avete fatto, ed è quello per cui
quando scrivo “citochine” ci mette “cotechino”che non c’entra niente), le glicosidasi sarebbero quel
sistema automatico che corregge subito l’errore. Considerate una citosina, che è una base normale
del DNA. Per qualche motivo questa citosina và incontro abbastanza frequentamente a dei processi
di deaminazione, quindi si stacca il gruppo NH2 e si forma l’uracile. L’uracile non c’entra niente
nel DNA, l’uracile stà nell’RNA. Di fatto, se io non intervenissi subito, avrei già provocato una
mutazione, perché appunto l’uracile è una base che col DNA non ha niente a che fare. Di questi
esempi ce ne sono tanti, anche la guanina và incontro a processi di deaminazione, per cui dalla
guanina si può formare la xantina, che è ugualmente un qualcosa che nel DNA non ci deve stare.
Quindi vedete che anche senza bisogno di pensare a cancerogeni o a cose strane etc…, nel DNA
questi errori si verificano normalmente, le glicosidasi se ne accorgono immediatamente, queste
costitutive, per cui quello che fanno è intervenire sul legame glicosidico che tiene attaccato l’uracile
allo zucchero, l’uracile viene rimosso e successivamente verrà reinserita la base normale, cioè la
citosina. Queste glicosidasi costitutive non intervengono solo su questi processi spontanei,
attraverso i quali da una base se ne forma un’altra, ma intervengono anche per esempio su danni
ossidativi al DNA, come quelli possibilmente generati da specie reattive dell’ossigeno dalle nostre
stesse cellule. La 7,8 diidro-8-oxo-guanina è uno dei prodotti di ossidazione del DNA che viene
utilizzato proprio come marcatore dell’ossidazione. E’ un prodotto assolutamente dannoso perché
questa base non è più una base normale. Le glicosidasi intervengono anche staccando questa base
ossidata e rimettendo poi la guanina normale. Quindi le glicosidasi costitutive vanno a controllare
se ci sono problemi dovuti semplicemente a delle reazioni non desiderate che producono basi
normali,ma che non devono stare nel DNA oppure anche prodotti di ossidazione del DNA stesso.
Poi ci sono le glicosidasi inducibili. Sono quelle invece che vengono indotte quando c’è stato un
danno generato da un cancerogeno. Consideriamo la solita dimetilnitrosamina, che ha determinato il
legame dello ione metil-carbonio con l’azoto in posizione 7 della guanina, quindi si è formata una
base che si chiama N7metil-guanina,”N7”perché ha preso l’azoto in posizione 7,”metile”perché di

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fatto ha introdotto un gruppo metilico e poi “guanina”. Oppure possiamo avere la “3metil-adenina”,
semplicemente perché è colpita l’adenina e l’azoto interessato è in posizione 3. Abbiamo quindi a
che fare con 2 basi metilate, che ovviamente disturbano. Le glicosidasi inducibili le riconoscono
immediatamente e anche qui staccano le due basi e fanno in modo che vengano ripristinate due
normali adenina o guanina.
Prima vi ho detto che l’alchilazione in posizioni dell’ossigeno, soprattutto alcune, quella per
esempio in posizione 6 della guanina, è particolarmente importante perché è pro-mutagena:
alchilando l’ossigeno in posizione 6 alteriamo la capacità di formare i 3 legami idrogeno della
guanina con la citosina, questo può generare una transizione, quindi una mutazione irreversibile. Le
nostre cellule si sono talmente sensibilizzate al problema che questo danno sia un danno
particolarmente importante che per correggerlo non utilizzano le glicosidasi che abbiamo visto
prima, ma utilizzano altri enzimi che si chiamano metil-transferasi, o alchil-transferasi nel caso ci
siano dei gruppi etilici o altri gruppi, non necessariamente dei metili. Come funzionano? Sono degli
enzimi che hanno nella loro struttura proteica un residuo cisteinico, che è quello che è coinvolto
nella riparazione della base metilata. In pratica succede che tramite questa cisteina questi enzimi
staccano il gruppo metilico dalla base, quindi se lo caricano, e la cosa interessante è che, una volta
che questa transferasi ha strappato il metile dalla base, và incontro ad un rapido processo di
degradazione. Questo fa si che questi enzimi vengano anche definiti come “enzimi suicidi”perché,
parlando ancora una volta in maniera molto finalistica, questi enzimi si sacrificano per preservare
l’integrità del DNA, si offrono come bersaglio del gruppo metilico ma staccandolo dalla base e
facendo così in modo che le basi del DNA rimangano intatte. Anche qui ci sono delle alterazioni a
carico di questi enzimi. Una mutazione che determina una diminuita attività di queste metil-
transferasi fa si che la lesione persista e quindi sia più facile quella mutazione puntiforme che
abbiamo visto prima che è in grado, per esempio di colpire anche il gene Ras. Una mutazione che
invece porti ad una aumentata attività di questa metil-transferasi può essere problematico nel caso di
una chemioterapia antitumorale,perché quando noi utilizziamo dei farmaci che dovrebbero in
qualche modo bloccare la proliferazione di queste cellule, portale a morte, se questo enzima
funziona troppo efficacemente, quel tipo di lesione che dovrebbe servire per uccidere la cellula
tumorale non si verifica perché questo enzima è in grado di correggere continuamente il DNA e
quindi preservare la sopravvivenza della cellula stessa.

2ora

Tutti i sistemi di riparazione di cui abbiamo parlato sono dei sistemi di riparazione che
normalmente provvedono a salvaguardare quella che è l’integrità del DNA. D’altra parte è anche
comprensibile che se il danno è indotto in una cellula che è allo stato quiescente, questa cellula avrà
un periodo di tempo congruo perché i sistemi di riparazione possano intervenire e rimuovere la
lesione. Se la cellula non si divide tutte queste alterazioni verranno prima o poi eliminate per cui
diciamo che c’è da preoccuparsi, ma solo fino a un certo punto. E’ invece diverso il discorso di
cellule che perché fanno parte di un tessuto con un turn over cellulare molto forte o perché per
qualche motivo sono indotte a proliferare, se il danno è ancora presente, questo rappresenta un
pericolo molto più grosso in termini di un eventuale processo mutazionale. Andiamo a vedere cose
succede se la cellula è stimolata alla divisione quando sono ancora presenti delle lesioni nel DNA.
Esistono dei sistemi particolari che vengono detti SISTEMI POST-REPLICAZIONE che sono
delle forme particolari di riparo che intervengono quando il danno non venga riparato
immediatamente dal NER. Questo tipo di replicazione è stata scoperto per la prima volta in batteri,
batteri che ovviamente sono caratterizzati da un’esplosiva replicazione, ed è stato scoperto quando
questi batteri venivano irradiati con radiazioni ultraviolette, quindi si inducevano dei danni in questi
batteri che erano continuamente in ciclo. Questo sistema è stato poi dimostrato essere operante
anche in cellule di mammiferi. Supponiamo di avere questa situazione: abbiamo un danno nel DNA,
il solito gruppo metilico,e la cellula si stà dividendo. Cosa succede quando la cellula è in divisione,
la polimerasi ricopia tranquillamente il filamento figlio appaiato a quello parentale che era privo di
lesioni, ma quando incomincia a inserire le varie basi nell’altro filamento si blocca a livello della

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lesione, non sa cosa fare, e quindi si ferma temporaneamente e riprende a valle della lesione stessa.
Questo stop nella sintesi del filamento figlio però non può durare in eterno perché se una cellula in
replicazione ha diversi punti in cui questo DNA non è completato, immancabilmente andrà incontro
a morte. Quindi a un certo punto bisogna scegliere tra sopravvivenza della cellula anche a dispetto
di quella che è la fedeltà di replicazione. Quello che si può verificare è che a un certo punto la
polimerasi, presa dalla disperazione, decide comunque di copiare qualche cosa nel filamento figlio
purchè sia, pur di completare il filamento, e una delle situazioni può essere quella di mettere una
timina laddove prima invece c’era per esempio una guanina metilata. Il risultato di questo processo
sarà un DNA in cui noi avremo una mutazione.
Ci sono però dei sistemi di riparo ricombinazionali, che funzionano in maniera diversa.
Consideriamo la stessa situazione vista precedentemente,però qui la cellula usa un altro sistema e
cioè: prende un pezzo del filamento integro del filamento parentale,che è ovviamente
complementare a quello dove c’è la lesione, per cui utilizza un pezzo di frammento del filamento
parenterale, lo inserisce in quello che dovrebbe essere il filamento figlio, dopodichè il pezzo che
manca nel filamento parentale lo risintetizzerà utilizzando questa volta come stampo il filamento
figlio nella porzione interessata.(in questa parte,commentando una figura,si riferiva ai diversi
filamenti con “questo” e “quest’altro”:ho cercato di intuire di quali nei vari passaggi stesse
parlando,quindi prendetelo con le pinze). La differenza tra questi due sistemi è che in uno abbiamo
operato una replicazione che ha dato origine ad una mutazione,mentre nell’altro sistema, dove
attraverso questo sistema di ricombinazione che consiste nello staccare un filamento integro e
metterlo nel filamento figlio e utilizzare per la ricostruzione del filamento parentale originario il
filamento figlio integro, noi abbiamo consentito sia la sintesi di DNA in maniera completa, ma
abbiamo fatto anche in maniera che non sia inserito nel DNA un qualcosa di anomalo, e quindi
abbiamo in qualche modo impedito il verificarsi di una mutazione.
Esiste poi un altro sistema di riparazione che si chiama SOS, che, come dice il termine, è un sistema
di riparazione molto particolare, che consente la formazione di un filamento integro ma aumenta la
frequenza mutazionale, ed è per questo che prende il nome di SOS. Dev’essere presa una decisione
immediata, se favorire la sopravvivenza della cellula anche a costo di generare degli eventi
mutazionali. Ma mi sa che questo qui per oggi ve lo risparmio.
Vediamo un altro sistema che è molto più importante,per cui lo rifaremo quando parleremo di
oncosoppressori,ed è un sistema di riparazione che ha nella p53 una componente importantissima.
Consideriamo una cellula normale,che quindi ha il gene per la p53. Ci sono situazioni particolari,
come per esempio l’ipossia, e questo l’abbiamo visto parlando di quella situazione in cui un quadro
ipossico stimola attraverso la p53 la sintesi di VEGF etc…,e quindi appunto nel caso di ipossia la
p53 viene indotta, così come viene indotta da danni al DNA, tanto è vero che la p53 prende anche il
nome di “guardiano del genoma”. In questi casi (quindi qui non stiamo parlando di trascrizione
genica), in caso di danno al DNA c’è una sorta di sensore che fa sì che questa p53 venga a
modificarsi nella sua struttura proteica. La p53,normalmente,è una proteina con un’emivita molto
breve,quindi scompare rapidamente. Quando invece viene stabilizzata in seguito a un danno del
DNA, la p53 cambia di conformazione e a questo punto è in grado di legarsi al promotore di diversi
geni. Questi geni sono per esempio geni come p21, che era un inibitore del complesso ciclina-cdk.
L’induzione del p21 da parte della p53 cosa farà? Farà in maniera che il complesso ciclina-cdk non
riesca a fosforilare l’Rb, e non fosforilando l’Rb la cellula rimane bloccata in G1, e quindi non entra
in ciclo. Com’è che la cellula dalla G1 passa alla S? Quando la cellula viene stimolata a proliferare
di solito vengono generati fattori di crescita e altre cose che stimolano segnali di trasduzione che poi
portano in ultima analisi a un aumento di ciclica D1. La ciclica D1 và a legarsi alle cdk che sono
normalmente in giro,formano un complesso che ha attività chinasica, quindi cedono un fosfato alla
proteina del retinoblastoma, che libera dei fattori di trascrizione che si legano al DNA e stimolano
la replicazione del DNA. Questo processo può essere bloccato da inibitori dei complessi ciclino-
chinasi,uno di questi è la p21 che và a legarsi al complesso, impedisce che questo complesso ceda il
fosfato al retinoblastoma, il retinoblastoma a questo punto funziona nella forma ipofosforilata e
trattiene quei fattori di trascrizione che sono invece importanti per la sintesi di DNA. Quindi se io
blocco il complesso ciclina-cdk io impedisco la replicazione del DNA. Il fatto che la p53 una volta

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stabilizzata sia in grado di indurre la p21 comporta un arresto del ciclo, e perchè il ciclo deve essere
arrestato? Semplicemente per dar tempo ai sistemi di riparo di intervenire e di eliminare quella
lesione nel DNA che è quella responsabile dell’attivazione della p53, quindi non è un ragionamento
stupido, cioè la prima cosa che si fa è cercare di impedire che la cellula si duplichi, perché? Perchè
in presenza di lesione ci sono più possibilità che insorga una mutazione, perché le polimerasi sono
confuse e quindi rischiano di appiccicare qualche cosa che non dev’essere messo. Bloccando il ciclo
sto dando invece il tempo ai sistemi di riparo di intervenire in maniera più completa. La p53 non
solo blocca il ciclo, ma contemporaneamente và a legare il promotore di un altro gene importante
che si chiama GAD, che vuol dire “gene per l’arresto della crescita”. Questo gene codifica per un
enzima implicato nei sistemi di riparazione. Quindi,da un lato si blocca il ciclo tramite l’attivazione
della p21, dall’altro viene stimolato un sistema di riparo che, con la cellula bloccata in ciclo,
incomincia a riparare il DNA, eliminando quindi le lesioni che hanno causato tutto questo pasticcio.
Se questo intervento della p53 è efficace, cioè bloccando il ciclo e attivando i sistemi di riparo, a un
certo punto le lesioni vengono eliminate, il DNA è di nuovo integro, e a questo punto la p53 viene
aggredita da un’altra proteina che si chiama MDM2, che fa in modo che la p53 venga eliminata, e a
questo punto la cellula può rientrare in ciclo. Se nonostante l’intervento degli inibitori del ciclo e
dei sistemi di riparo sono rimaste ancora delle lesioni nel DNA, o le lesioni sono talmente numerose
che non possono essere riparate da questi sistemi di riparo, la p53 cosa fa, và a legarsi al promotore
del “bax”, gene che codifica per una proteina pro-apoptotica, per cui la cellula và incontro ad
apoptosi e muore. Il fatto che muoia, in questo caso, non dev’essere visto come un evento negativo,
perché morendo si porta anche con sé le lesioni al DNA, quindi non rende possibile la
trasformazione della cellula e un domani una sua evoluzione a tumore.
Consideriamo una cellula in cui una mutazione abbia comportato la perdita della p53, cosa che è
generalmente associata con la progressione tumorale. Abbiamo danno al DNA, però, non essendoci
la p53 o comunque non essendo funzionante, questa p53 non potrà né stimolare la trascrizione della
p21, né stimolare l’induzione dei sistemi di riparo, né legandosi al bax e indurre l’apoptosi della
cellula che ha subito il danno. Il risultato qual è, che questa cellula continua a dividersi
tranquillamente, pur essendo il suo DNA pieno di lesioni indotte dall’ un eventuale cancerogeno, il
DNA non viene riparato perché questo non è stato indotto, per cui questa cellula si divide
tranquillamente e, naturalmente, dividendosi con un DNA che contiene delle lesioni, non fa altro
che aumentare il numero di mutazioni rispetto a quelle che aveva prima del danno al DNA, perché
evidentemente questa cellula, se ha perso la p53, aveva già subito delle mutazioni. Quindi, per il
fenomeno cosiddetto di “instabilità genomica”, cioè quando il DNA ha subito delle mutazioni, và
più facilmente incontro ad altre mutazioni, quindi il danno cresce progressivamente, noi in questo
caso favoriamo l’espansione di una popolazione che era diversa da quella normale perché aveva una
perdita della p53. Non riusciamo ad eliminare quella cellula perché un sistema di riparo che, male
andando, uccide la cellula e impedisce il formarsi di altre mutazioni, non funziona e quindi queste
cellule avranno progressivamente un genoma sempre più alterato, quindi saranno sempre più
favorite nella loro evoluzione a cancro.
Un altro sistema di riparazione è il MISMATCH. E’ un sistema di riparazione ancora più sottile e
comunque importante ancora una volta in patologia umana perché alterazioni in questo sistema di
riparo sono la causa di un carcinoma del colon che si chiama HNPCC, che vuol dire “carcinoma del
colon non associato a poliposi ereditaria”, ma è sempre un tipo di tumore che si sviluppa su base
genetica. L’individuo nasce con un’alterazione a questo sistema di riparo che favoriscono
un’aumentata frequenza di altre mutazioni, tant’è vero che questi individui sviluppano il cancro
molto più rapidamente di individui normali. Come funziona questo sistema di riparo? Riprendiamo
il caso di una transizione in cui la guanina si appaia ad una timina, che è un evento aberrante,
perché la guanina non dovrebbe legarsi alla timina. Il legame G-T crea un minimo di distorsione
nella catena del DNA perché la timina non è la citosina, quindi nell’elica del DNA c’è qualche
piccola alterazione che viene riconosciuta da questo sistema MISMATCH, costituito a sua volta da
diverse unità. C’è una prima fase in cui viene identificato il punto della lesione, per cui un enzima si
lega nel punto in cui si è formato l’appaiamento scorretto, dopo di che si aggiunge un’altra unità che
serve a stabilizzare questo complesso, poi intervengono altri enzimi che riconoscono e tagliano il

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DNA nel punto in cui è stata inserita una base sbagliata. Se io ho una G e una T, che sono entrambe
basi del DNA, come fate a sapere qual’è quella sbagliata? Questo è molto importante. Abbiamo un
appaiamento scorretto, perché la guanina si deve legare a una citosina, non certo a una timina, ma
nello stesso tempo come faccio a capire se è la guanina a essere sbagliata o la timina? Lo fa sulla
base del riconoscimento dell’unica base fisiologicamente metilata, che sarebbe la 5-metil-citosina, è
l’unica base ad essere normalmente metilata nel DNA. La 5-metil-citosina, generalmente,
diminuisce notevolmente nel filamento figlio. Questo sistema di riparo identifica il filamento figlio
in cui è stata incorporata la base sbagliata e quindi attraverso questo meccanismo riesce a capire
che, in questo caso, la base giusta ma messa nel posto sbagliato è la timina e non la guanina. E’ un
sistema di riparo ancora più complesso perché sfrutta un meccanismo ancora più sottile, che non
riconoscere delle ovvie e grossolane alterazioni come quelle di un addotto, cose che qualunque
sistema di riparo sarebbe in grado di riconoscere facilmente.
HNPCC (2-4%)
- Ogni individuo eredita una copia difettosa del gene (NSH2,MLH1 etc..).
- Il secondo colpo dopo la nascita.
- Geni oncosoppressori atipici ( non influenzano direttamente la crescita,ma influenzano Bax e
Τ GFβ R).
L’alterazione a questo sistema di riparo è associato con il particolare tumore HNPCC,che
rappresenta dal 5% al 4% di tutti i tumori del colon-retto, quindi è una percentuale relativamente
bassa. Individui con alterazioni a questo sistema di riparo nascono con una copia difettosa del
gene,in seguito poi anche l’altro gene verrà perso successivamente, da cui il famoso concetto del
“doppio colpo”, cioè uno è già presente nelle cellule germinali, l’altro si verifica per una mutazione
somatica successivamente. La peculiarità di questi geni è che sono degli oncosoppressori,
ovviamente, nel senso che il tumore si sviluppa quando questi geni non funzionano, ma è un
oncosoppressore atipico perché non è un qualcosa che mancando favorisce direttamente la
proliferazione della cellula, come la p53. In questo caso ciò che succede per la delezione o la
perdita del funzionamento di questo gene è che favoriscono il verificarsi di altre mutazioni, tra le
quali quelle che riguardano almeno due geni importanti,uno è il bax e l’altro è il recettore del
TGFβ ,che sarebbe il fattore di crescita trasformante beta. Il TGFβ è un fattore di crescita negativo
per le cellule epiteliali, quindi legandosi al suo recettore manda dei segnali che bloccano la
proliferazione. In questi individui sono avvenute delle mutazioni a carico del recettore, mutazioni
dovute al fatto che il sistema di riparo non funziona,quindi è stato favorito l’accumulo di mutazioni
in questo recettore, questo recettore è mutato,non riconosce più i segnali mandati dal TGFβ , e
quindi non è più in grado di esercitare una pressione negativa sul ciclo cellulare, per cui queste
cellule si dividono anche quando non dovrebbero dividersi. Quindi non è un oncosoppressore la cui
delezione favorisce direttamente la crescita, ma semplicemente favorisce l’insorgenza di mutazioni
su altre molecole implicate nel controllo negativo della crescita.
Sempre parlando di alterazioni nel sistema di riparo, ci sono anche altre sindromi, tutte malattie
autosomiche recessive, e che sono abbastanza variegate, ognuna produce tutta una serie di diverse
alterazioni, ma diciamo che ciò che le accomuna è il fatto di rendere gli individui ipersensibili ad
agenti in grado di danneggiare il DNA. Tra queste c’è l’ATM, atassia-tele-angectasia, che è
caratterizzata da:
- perdita di cellule di Purkinje nel cervelletto,
- immunodeficienza
- da un’aumentata suscettibilità a tumori, quali linfomi e leucemie.
Cos’è che determina questo aumento di tumori? Sembra essere la mutazione di un gene che si
chiama ATM, il nome è quello della malattia, la quale fa sì che venga a mancare o non venga
sintetizzata una protein-chinasi che è in grado di riconoscere rotture a doppio filamento nel DNA,
stiamo quindi parlando soprattutto di ipersensibilità a radiazioni di tipo ionizzante. Quando il gene
funziona e la proteina viene prodotta, l’ATM,induce la p53 che blocca il ciclo, determina l’apoptosi
e quindi, in qualche modo,previene la formazione di cellule alterate nel loro corredo genetico.
Mancando l’ATM,la p53 non riconosce la presenza di un danno,non viene attivata e quindi le
cellule sono libere di dividersi anche quando sono presenti delle lesioni nel loro DNA.

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Nella sindrome di Bloom invece questi individui sono predisposti ad un aumento generico di
tumori,quindi tumori di varia natura, non ad un particolar tipo di tumore. Qui l’alterazione, per
quanto non se ne sappia molto, sembra sia dovuta all’assenza di un gene che codifica per l’elicasi.
L’elicasi è quell’enzima che serve ad allontanare i filamenti di DNA nel sistema di riparo NER, che
serve poi per favorire il ripristino dei normali filamenti. Queste malattie e quindi l’alterazione dei
geni implicati nei sistemi di riparazione,non sono coinvolti direttamente nell’arresto del ciclo, ma lo
sono indirettamente, in quanto normalmente stimolano i sistemi di riparo, mancando per un difetto
genetico questi geni, non vengono attivati dei sistemi di riparo che servono per preservare il corredo
genetico delle nostre cellule.
Consideriamo ora due geni, associati al breast cancer,ai tumori alla mammella, BRCA1 e BRCA2.
Sono anche coinvolti nell’aumento dell’insorgenza ai tumori di ovaio, prostata e colon, ma
riguardano soprattutto i tumori alla mammella. I tumori alla mammella li dividiamo in:
- tumori a carattere familiare,che sono circa il 10-20% dell’intera incidenza di tumori alla
mammella; quando noi parliamo di familiarità scopriamo quasi sempre che donne che fanno
parte di questo cluster ad alta incidenza hanno delle mutazioni a questi due geni;
- 80% non fanno parte di questo cluster, quindi la stragrande maggioranza,non hanno mai
mutazioni di questi due geni.
Quindi,al contrario di altri oncosoppressori, questi sono coinvolti in una piccola percentuale di
tumori alla mammella, che sono quelli che presentano familiarità. Quale sia la funzione di questi
geni non è molto chiara, ci sono diverse ipotesi, nonostante siano stati studiati molto in dettaglio:
- secondo alcuni sono implicati nella regolazione dell’attività dei recettori degli estrogeni;
- secondo altri partecipano ai sistemi di riparazione a doppio filamento;
- secondo altri ancora sono correlati all’arresto del ciclo cellulare.
Il loro ruolo più accettato è quello di essere implicati in un sistema di riparo di tipo
ricombinazionale, però quali siano gli esatti meccanismi non sono ancora ben chiari.

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