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STORIA DELL’AMERICA DEL NORD: Prof.

Barcella (3049-5cfu)
19/02/2018
Scaletta cronologica programma esame:
-Nel 1607 viene fondata James Town, la prima colonia statunitense.
-Nel 1776 inizia ad esser combattuta una guerra contro l’Inghilterra, che porterà all’indipendenza delle colonie e alla
formazione degli Stati Uniti d’America.
-1823 è l’anno della così detta dottrina Monroe. Quando gli Stati Uniti diventano una potenza che è in grado a sua
volta di avere delle ambizioni di controllo su altri territori, in particolare in sud America.
-Nel 1861 inizia la guerra civile, la prima guerra moderna della storia.
-Prima Guerra Mondiale, che negli Stati Uniti venne combattuta tra il 1917 e il 1918.
-Il grande crollo del ’29.
-La Seconda Guerra Mondiale, che negli Stati Uniti è combattuta tra il 1942 e il 1945.
-Il 1973, che segna la fine dei 30 anni di grande espansione economica che iniziano dopo la fine delle prima guerra
mondiale.
-Una svolta importante si avrà poi nel 1980 con l’elezione di Ronald Regan.
-2001 con l’attacco alle torri gemelle.

Queste date sono fondamentali.

Bruce Springsteen autore che si conosce in tutto il mondo, incarna una pagina di storia degli Stati Uniti d’America.
Uomo che ha avuto un’influenza impressionante.

Gli Stati Uniti hanno un’egemonia culturale. Hanno conquistato supremazia ed egemonia, attraverso due modalità,
quelle che vennero definite da Joseph Nye, Hard Power and Soft Power.
Hard Power: una capacità di tenere sotto controllo attraverso la forza, l’uso delle armi determinate regioni del mondo.
Soft Power: capacità di influenzare il modo di pensare, di ragionare, a partire dalla conquista dei territori culturali
altrui, con mezzi pacifici, di seduzione, con la capacità di rendere dominanti le proprie cose.

Gli Stati Uniti hanno ospitato un numero molto grande di immigrati italiani.
L’immigrazione ha origine alla fine dell’800, e le relazioni migratorie tra Italia e Stati Uniti si manterranno fortissime
fino alla fine della seconda guerra mondiale.
Per quasi 100 anni, flussi continui negli Sati Uniti.
Immigrati che hanno contribuito a costruire anche culturalmente gli Stati Uniti. L’influenza italiana è fortissima.
Solo negli anni ’20, durante il fascismo, si cercò di porre delle limitazioni forti alla presenza di immigrati italiani negli
Stati Uniti d’America.
Mussolini cercò di utilizzare le comunità italiane negli Stati Uniti come gruppi di pressione sulla polita americana,
cercava di rendere più favorevoli all’Italia le politiche del governo americano, usando gli immigrati che potevano
votare.

Le popolazioni native in Nord America: famiglie principali come gli Irochesi, collocati al nord-est, ovvero i primi
incontrati dai coloni che arrivavano.
I Pueblo che vivevano nella zona meridionale-occidentale.
I Sioux, popolazioni della prateria.

Abitavano nel continente nord americano da secoli; la numerosità totale di queste popolazioni è un dato incerto, 5/6
milioni o 100 milioni secondo altri.
Pochi riferimenti a proposito dei nativi, e sono fortemente ideologici e condizionati dall’immaginario del cinema, idea
che fossero dei barbari con delle piume sulla testa.
Quando in verità erano popolazioni con una storia molto complessa, con culture complesse e sviluppo artistico.
Non riconducibili ad un immaginario di un popolo di cacciatori e raccoglitori.

Nel Nord America arrivano i primi inglesi all’inizio del ‘600. (Nord-est; qui inizia il programma di storia).
Erano già arrivati i francesi nella zona dell’attuale Canada, e gli spagnoli nella zona meridionale.
Nel 1607 viene fondato il primo insediamento coloniale britannico, che venne chiamato James Town, e che si trova
nella zona dell’attuale Virginia.
14 anni dopo, nel 1621, venne fondato secondo insegnamento, nella zona dell’attuale Massachusetts, colonia fondata
da un gruppo di inglesi molto particolare, i così detti Padri pellegrini.
E’ importante vedere insieme questi due insediamenti.

All’inizio erano minuscole; ci mostrano quelle che sono le due gambe su cui ha camminato la colonizzazione britannica
in Nord America. Ossia quella economica e quella religiosa.
Da un lato gli inglesi arrivano a causa di una spinta economica, che derivava dalle esigenze che la corono inglese aveva
di trovare dei territori di sfruttare a suo vantaggio, dal punto di vista economico. Seguendo un insieme di teorie, di cui
gli storici del pensiero economico danno il nome di Mercantilismo.
La seconda è una spinta di tipo religioso, i padri pellegrini erano dei separatisti protestanti in fuga dall’Inghilterra.
I cristiani si distinguono in diversi ceppi, nel 1517 poi si sviluppa il protestantesimo che però non è un corpo compatto,
ma è fatto di tante diverse correnti. I più radicali tra i protestanti inglesi dell’epoca, erano i padri pellegrini e poi
puritani, i quali consideravano tutto quello che era europea, profondamente corrotto.
Terra di corruzione, la chiesa cattolica era considerata la rappresentanza del demonio in terra, il papa era l’anticristo,
avevano un progetto nella loro testa salvifico. L’idea del vivere a contatto con la realtà europea fosse contagioso, a
loro volta venivano perseguitati dagli inglesi e dagli europei cattolici. Quindi una delle soluzioni per loro era quella di
andare alla ricerca di territori dove costruire una realtà nuova secondo i loro principi religiosi.

Queste prime colonie si sviluppano come veri progetti teocratici. Le loro colonie erano guidate da un pensiero che era
tutto fondato e intriso sul vangelo e sull’ interpretazione che loro davano delle sacre scritture.
Ed erano soggetti di una radicalità incredibile, nel corso dell’avanzamento verso ovest saranno tra i più grandi
massacratori di indiani nativi Nord americani, in quanto dal loro punto di vista i nativi erano dei barbari, dei soggetti
che non avevano conosciuto il verbo di Dio, la purezza era incarnata dal punto di vista umano dal modello inglese,
bianco, tutto quello che era distante da loro era considerato barbaro ed incivile. In quanto tale potenzialmente
dannoso, per il loro progetto, e quindi da eliminare fisicamente.
L’eliminazione dei nativi americani, per loro, era la prova che Dio fosse dalla loro parte. Se riuscivano a uccidere degli
indiani voleva dire che Dio era con loro.

Quando parliamo di colonie britanniche in Nord America, parliamo di una regione che si sviluppa nel Nord Est.
Tutto quello che viene prima del 1776 nella storia nord americana, è storia di insediamenti ce si trovano là. Tutto il
resto è ancora colonizzato dai francesi o territorio dei nativi.
La colonia di James Town nasce da una spinta economica e da un progetto di spostamento ed espansione economica
inglese.
Di fatto la corona inglese aveva favorito la fondazione di una società per azioni, la compagnia della Virginia, alla quale
era stato concesso di recarsi in Nord America a sfruttare le risorse, con delle iniziative di tipo commerciale che
sarebbero state impostate a vantaggio della stessa corona inglese, ossia questi coloni attraverso la compagnia della
Virginia, riuscivano ad arrivare in Nord America e installavano delle attività, tenendo poi un rapporto privilegiato con
gli inglesi. Solo con la corona inglese avrebbero potuto fare affari.

Mercantilismo: tutto questo sta nell’ottica del mercantilismo.


Secondo i teorici che vengono ricondotti a questa categoria, ogni Stato deve perseguire come obiettivo quello della
supremazia economica sugli altri, e questo obiettivo ci accompagna ad un bisogno di supremazia politica e militare.
Solo che ha armi abbastanza forti più vincere su altri. Per avere armi forti occorre un’economia che ti consenta di
armarti il più possibile. Occorre quindi trovare le finanze, reperite solo là dove si riesca ad aumentare il volume della
produzione e dei commerci, tenendo una bilancia commerciale in Attivo.

L’espansione coloniale aumentava i territori a disposizione, l’Inghilterra guadagnava dei frammenti che avrebbero
rappresentato serbatoi di ricchezza.
Costruiva con i territori dei rapporti di forza, la madre patria doveva sfruttare quei territori.
Riuscire quindi anche a formare un sistema istituzionale e di regole che permettesse di formare tutto questo.
Imponendo alle colonie che qualsiasi commercio dovesse passare per Londra, creavano questo rapporto di
supremazia.

Bisogna ricordare come queste colonie inglesi si caratterizzassero per essere colonie di popolamento, ovvero colonie
dove la corona aveva l’obiettivo di strutturare le comunità autonome, vitali, delle società sganciate, dove venivano
spediti inizialmente disoccupati, avventurieri, scappati di casa, tutti quelli che si faceva fatica a collocare.
Venivano volentieri inviati in Nord America.
Colonie che assorbivano soggetti destabilizzanti.
Nell’immaginario di questi padri pellegrini e puritani, il nord America avrebbe dovuto diventare la nuova
Gerusalemme, parlavano con linguaggio biblico.
Realizzazione del volere di Dio in terra, e pensavano che quel luogo dovesse diventare guida ed ispirazione per il resto
del Mondo.
Concetto che rientrerà nel concetto di destino manifesto. Verrà definito così nelle metà dell’800, secondo il quale gli
Stati Uniti avrebbero una missione civilizzatrice.

22/02/2018
RAPPORTO TRA RELIGIONE, RELIGIOSITA’ E POLITICA, NEGLI STATI UNITI D’AMERICA (particolare
riferimento alla comunità afroamericana):
Nord America abitato dai Piani, viene colonizzato a partire dall’azione di coloni inglesi che arrivano in due
punti. Si posizionano in quella che poi diventerà la futura Virginia, e poi nel 1620 in quella che diventerà il
Massachusetts. Queste aree rappresentano l’origine che poi avrà la società coloniale inglese in Nord
America.
Queste due colonie sono il prodotto di due tipi differenti di spinte, una di carattere economico, e una di
carattere religioso.

Nel corso degli anni in questa regione, nel corso del ‘600 progressivamente si sviluppa un insieme di 13
colonie che saranno i primi 13 insediamenti coloniali britannici in Nord America.
Complessivamente, dal punto di vista culturale, economico, sociale e politico, queste colonie si divisero
rispecchiando a grandi linee la distinzione tra colonie nate da una spinta di tipo economico e tra colonie
nate da una spinta di tipo religioso.
Le colonie settentrionali, in particolare, quindi tutte quelle più a nord, si svilupparono a partire da progetti
religiosi.
Continuavano ad essere dei protestanti dissidenti a recarsi in Nord America e a cercare lì il loro spazio, a
cercare una realtà in cui vivere e cercare di insediare una realtà politica che fosse tollerante nei loro
confronti in cui poter realizzare quello che secondo il loro punto di vista era un progetto ..

Sono pochi a sapere che gli Stati Uniti sono nati così, poche persone associano gli Stati Uniti a una Bibbia e
sa perché.
I primi insediamenti da cui questi territori si sviluppano producono una loro cultura e sviluppano una loro
identità, dentro ad un progetto di tipo teocratico, religioso protestante, cristiano-protestante.

Le zone meridionali invece lì nascevano colonie con una struttura determinata più che altro da interessi d
tipo economico, e da una spinta di tipo economico.
Come è avvenuta l’integrazione di queste colonie nel sistema di potere inglese?
Le colonie settentrionali proprio per tipo di spinta, richiedevano una maggiore autonomia, soprattutto di
tipo religioso.
Conseguentemente queste colonie settentrionali, proprio sulla base di questa maggiore autonomia di
carattere religioso, hanno sviluppato fin da subito anche una maggiore autonomia anche dal punto di vista
culturale e politico. Erano colonie all’interno delle quali tendenzialmente i coloni puntavano ad
autogovernarsi secondo i loro principi, essendo colonie in una subordinazione generale alla corona inglese.

Le colonie meridionali invece avevano importato la religione africana, e sostanzialmente erano colonie che
si sviluppavano sul lavoro di uomini, che non erano molto interessati a produrre alcunché di autonomo dal
punto di vista culturale e politico.

Quello che avevano in comune le colonie della regione settentrionale e quelle della regione meridionale, la
perfezionane di trovarsi in un luogo caratterizzano dall’abbondanza.
Si rendevano conto di essere in un’area estremamente vasta, dove guardandosi in giro, non facevano altro
che vedere terra, vegetazione molto ricca, tantissime risorse (acqua), tutto quello che potenzialmente fa la
ricchezza di un paese, e la vedevano in una quantità enorme, senza poter aver neanche la percezione della
fine, non immaginavano neanche potesse esserci una fine, né dopo né quando.
Dal loro punto di vista lì c’erano solo materie da consumare, potenzialmente solo in modo illimitato.
Situazione diversa che avevano abbandonato in Europa, dove se ti volevi espandere, dovevi per forza di
cose lottare con qualcuno. Non ci si poteva immaginare che le risorse fossero illimitate in Europa.

L’espansione verso ovest divenne subito uno degli scopi dei coloni, era appunto l’espansione di chi si
immaginava che di là ci fosse una sorta di El Dorado, un’abbondanza a disposizione di tutti e quindi da
consumare.
Questa spinta intercettava la spinta che proveniva dal capitalismo e dal sistema capitalistico che si era nel
frattempo imposto e si stava strutturando proprio in quel periodo in Europa.

Spinta capitalistica, vuol dire, spinta di un sistema economico che è costantemente orientata verso il
maggior consumo, ed espansione.
Il capitalismo è espansione, richiede necessariamente che ci si allarghi. Un capitalista è una persona che
prende le materie prime, le inserisce in un processo produttivo, produce dei prodotti che vende allo scopo
di acquistare altre materie prime in quantità maggiori, per riattivare il circolo ed espandersi in
continuazione. Allargamento presente nel capitalismo.
Capitalisti europei e la spinta di essi, alimentava la percezione di questi coloni di avere al di là beni illimitati
e quindi la voglia di andare verso ovest.

Un altro aspetto decisivo è che in tutto questo contesto, l’espansione verso ovest, favorì la propensione
all’autogoverno da parte dei coloni.
Propensione da parte di questi soggetti che si spostavano verso ovest, che colonizzavano progressivamente
questo territorio, ad autogovernarsi. Perché? Perché man mano che avanzavano dovevano costruire delle
cose e quindi imponevano una presenza, e così facendo costruirono istituzioni capaci di amministrare il
territorio e quello che producevano.
Costruire delle strade, dei canali, dei ponti, dovevano imparare a farlo da sé. Poi in epoca coloniale
facevano tutto ciò prendendo come esempio l’Inghilterra, perché questi coloni erano inglesi.

Si svilupperà proprio in questa fase, il primo gentlemen di quello che possiamo considerare il mito
dell’Ovest: la rappresentazione dell’Ovest.
C’è un modo di immaginare queste terre, che non coincide necessariamente con la realtà di queste terre,
regioni. Appunto l’Ovest è stato Mito, oltre che realtà; come la stessa America è stata anche un mito.
Mito: idealizzazione di un evento, di un personaggio storico che assume nella coscienza dei posteri e anche
dei contemporanei, carattere e proporzione quasi leggendaria.
Ha a che fare con un’idealizzazione di un evento, di una persona di un uomo, al quale si attribuiscono
caratteristiche che in fondo quell’uomo ha in parte, ma non in misura così estesa come nella narrazione
mitologica sembra.

Fin dall’inizio l’America è stata anche mito: dell’abbondanza, della libertà, della purezza religiosa,
dell’opportunità di una rinascita …

Questi religiosi-protestanti pensavano di farci il paradiso in terra, è per questo che si dice che nel Mito
dell’America c’è anche una purezza religiosa.
Pensavano di poter costruire qualcosa che non avesse nulla a che fare con il mondo europeo che loro
consideravano corrotto.

Questi presunti territori dell’abbondanza erano solo un mito.


Queste colonie furono attraversate da forti tensioni e forti conflitti. La colonizzazione britannica in Nord
America ha prodotto infatti l’incontro tra tre Mondi.
I nativi in America erano in realtà popolazioni dotate di ricche culture, di grande sviluppo sociale e
culturale, tenendo conto che non avevano moltissime cose: ruota, scrittura… Ma avevano delle
organizzazioni politiche complesse, soprattutto le popolazioni nella zona dei grandi laghi, nord-est.
Non sono affatto quella gente si immagina.
Immaginario di civiltà, esotismo, minorità, nomadismo.
I nativi erano dei soggetti che costruivano delle loro città, conoscevano l’agricoltura, erano anche in grandi
di costruire insediamenti architettonicamente elaborati, dove si trova anche la produzione artistica, di un
certo rilievo.

Nel sud-ovest, vivevano i Pueblos, un’altra popolazione molto interessa, perché ha sviluppato dei centri a
carattere urbano interessantissimi di cui pochi sanno. Gli antichi Pueblo, avevano sviluppato delle città
scavate nella roccia capaci di contenere un intero paese, vere e proprie abitazioni (20000 pax).

Nelle grandi pianure centrali invece vivevano le popolazioni Siù, che hanno contribuito a creare
l’immaginario di cacciatori, nomadi ecc ...
Le popolazioni Siù, prima dell’arrivo degli europei, avevano un’agricoltura erano maggiormente stanziati, si
spostavano molto poco, non c’erano i cavalli, e si spostavano anche poco perché senza cavallo e ruota era
difficile.
Con l’arrivo degli europei, con la loro avanzata, questi soggetti iniziano a spostarsi, imparano ad allevare i
cavalli, e costruiscono un’economia tutta basata sulla caccia al bisonte. Assumono connotati di una
popolazione più virile di quella che erano.
Questo esito indotto dall’arrivo degli europei, ha prodotto in questa popolazione un comportamento di
primitività che poi è stato esteso alla totalità.

I primi gruppi coloniali crearono dei territori intermedi, definiti appunto Middle Ground, fasce di contatto
che s spostavano a ovest, dove gli europei e i nativi riuscivano ad avere degli scambi, di tipo commerciale,
culturale.
Soprattutto nella prima fase ‘600/’700, avevano anche dei rapporti personali, l’antagonismo tra nativi ed
europei non matura un giorno con l’altro.
Nel corso degli anni, questo rapporto tra nativi ed europei diventava sempre più conflittuale, ed ha avuto
un impatto devastante, soprattutto per i nativi.

Queste popolazioni native sono state sterminate (malattie, epidemie…).


Quando videro arrivare questi uomini bianchi con le loro navi, rimasero completamente spiazzati; la loro
mentalità non arrivava a concepire che dall’altra parte dell’oceano potessero un giorno arrivare persone
vestite in quel modo e attrezzate in quel modo.
Hanno cercato poi di trovare delle spiegazioni per tutto questo.
Cultura dei grandi laghi: popolazione cha apparteneva all’area nord-orientale, che spiegò l’avanzata degli
europei, attraverso il sogno di uno sciamano. Lui spiegava che questo sogno era tramandato oralmente e
che i nativi lo utilizzavano per spiegare a se stessi, com’era stato possibile che arrivassero questi soggetti.
“Uomini dallo strano aspetto sono arrivati dalla grande acqua, hanno attaccato la nostra isola, le loro pelli
sono bianche come la neve …”.
Spiega l’incontro, riarticolandolo nella sua cultura, l’oceano diventa la Grande acqua. Reinterpretare,
riarticolare.

Inizialmente i nativi cercarono di spiegare il loro mondo agli europei, ma si sono accorti abbastanza in fretta
che gli europei di capire il loro mondo non interessava affatto. Non avevano alcuna ambizione di
comprensione. Volevano solo conquistare territori per renderli funzionali all’economia inglese.
L’ultima cosa che volevano fare era mettere in discussione il Vangelo, le parole di Dio, per capire le ragione
di altri soggetti. Dal punto di vista degli europei più religiosi, i nativi diventavano ed erano espressione del
demonio, come dei selvaggi che potevano corrompere la cultura e la civiltà bianca. Di conseguenza si sono
posti come i più grandi sterminatori dei nativi, senza alcuna pietà. Con la morte dei nativi, vedevano che Dio
era dalla loro parte, cercavano la sua conferma.
L’atteggiamento dei nativi, nel giro di qualche decennio, di conseguenza si fece sempre più ostile nei
confronti degli europei. Quando hanno capito qual era l’orientamento di questi uomini bianchi, hanno un
po’ modificato a loro volta il loro atteggiamento.
Soprattutto perché per i nativi, gli europei, erano completamente insensati. Distruggevano per costruire,
uccidevano animali, cose che loro non facevano.
Vivevano pensando di essere in equilibrio con la terra (nativi).
Dal punto di vista degli europei, il rapporto con i nativi si declina in maniera totalmente diversa, perché li
hanno visti fin da subito come popolazioni e soggetti inferiori, che si rendevano conto di poter
sottomettere.
Inoltre avevano un rapporto molto diverso con la parola, gli europei mentivano.
“La conquista dell’America” libro, dove si spiega questo passaggio. Dove i nativi credono alla parola data,
non mentivano, inizialmente.
Gli europei sfruttavano questo, truffavano sulla parola diciamo.
Nel giro di qualche anno i nativi capiscono.

A partire dalla metà del ‘600, i coloni sistematicamente sterminano i nativi, che produce il primo grande
genocidio della storia.
Nativi: spinti verso ovest, eliminati fisicamente, deportati, raccolti, imprigionati e lasciati lontani in territori
vuoti, ingannati.

Altra questione: il terzo mondo quello africano.


Contatto che avviene in un modo completamente diverso. Gli africani vengono portati in Nord America, non
erano già lì.
Portati come lavoratori schiavi, a partire dal 1619. Anno in cui si cominciano a portare i primi schiavi africani
da far lavorare nelle colonie.
Nel giro di 200 anni, sono stati portati 300’000 schiavi.
Si sviluppa un sistema che si chiama “tratta”, che si basava sulla circolazione di uomini e di merci, tra Africa,
Europa, Inghilterra e Nord America, che faceva sì che dall’Africa arrivassero schiavi in cambio di prodotti,
dentro questo complesso di circolazione commerciale.
Le navi erano navi dove gli schiavi venivano collocati a pettine, fino a saturare queste barche. Molti
morivano durante il viaggio.
Chi moriva veniva buttato in mare, chi sopravviveva veniva poi venduto ad un prezzo estremamente alto.
Questi schiavi però non vengono solo importanti, ma se ne favorì fin da subito la riproduzione.
La tratta era brutale, indecenza, inciviltà, gli stessi nord americani mettono in discussione presto questo
processo.
Finisce la tratta si pone un divieto di import di africani all’inizio dell’800, molto prima che finisse la
schiavitù.
Riproduzione: figli degli schiavi ereditavano la condizione schiavile, e potevano essere venduti da padroni e
altri padroni, come se fossero bestie.

La storia di queste colonie è storia soprattutto per le colonie del sud, sono soprattutto queste ad avere
bisogno di manodopera schiava.
In queste colonie la società si costruirà nel corso dei decenni con il problema della schiavitù, come tema
decisivo.
Gli schiavisti più radicali, consideravano gli schiavi animali.
Nel corso dei decenni si sviluppano delle leggi a tutela agli schiavi.

Fondamentale è la questione dei figli: quando si parla di afroamericani pare che la cultura di essi sia il
prodotto di ibridazione tra vari mondi.
Il presupposto è che gli schiavi africani si portassero appresso la loro cultura, questa cosa è falsa.
Nella cultura afroamericana non c’è niente che abbia a che fare con l’ibridazione; la cultura afroamericana
se la sono inventata gli afroamericani.
Hanno costruito nel corso dei decenni la loro propria cultura, facendo certo riferimento, soprattutto negli
anni ‘60/’70, alla cultura americana, ma in verità non è così.

I bianchi in realtà hanno sempre cercato di impedire che si conservasse la minima traccia di cultura africana
nei loro schiavi, era fondamentale al processo.
Controllo della testa degli schiavi, per far sì che sia schiavitù, annientarli mentalmente.
Staccarli dal loro mondo, dalla loro identità, per impedire ad essi di costruire una dialettica che vada contro
a ciò che facevano i bianchi.
Concretamente questo si è sviluppato nel Nord America a partire dalla separazione sistematica dei figli
dalle madri di schiavi.
I figli degli schiavi venivano venduti alla madri da altri, in lingua inglese. Non c’è quindi nessuna lingua
africana che è rimasta in Nord America. Perché impedivano che rimanesse.

Figli venivano staccati e questo ha concretizzano un’azione di taglio radicale delle radici di questa
popolazione. Nel giro di qualche decennio questa comunità è diventata un gruppo sociale che parlava una
lingua veicolare, inglese, e non potevano fare nulla che non fosse lavorare, riprodursi, mangiare, bere e
dormire. Non c’era alcuna attività culturale a loro consentita.
Non sapevano leggere, scrivere e non potevano imparare.
La vita dello schiavo era fatta da un lavoro in un contesto di isolamento e di emarginazione.

C’è un fattore che impediva la realizzazione completa di questo progetto degli schiavisti: avevano a che fare
con degli esseri umani, che consideravano degli animali, ma che erano essere umani e di conseguenza
quanto tali non si può pensare di trasformarli in muli, in qualche modo reagiscono.
Gli schiavi avevano delle forme di resistenza, boicottavano il processo produttivo, spaccavano gli attrezzi,
rallentavano il lavoro, ferivano gli animali, creavano una serie di condizioni.
Hanno un bisogno di consumo culturale di qualche genere, anche minimo, fa parte dell’essere umano.

Non controlli veramente qualcuno se non controlli la sua testa: come fare con gli schiavi?
Un modo per bilanciare questa cosa fu consentirgli un’attività: religione.
Agli afroamericani fu consentito la pratica religiosa, perché si presupponeva potesse contribuire a
sublimare delle sofferenze, a dare loro quel respiro che avrebbe consentito loro di reggere la situazione. Per
riuscire a vedere un senso in quello che vivevano e facevano.
Le comunità afroamericane si svilupparono esattamente come luoghi in cui si conteneva inizialmente un
mondo, delle comunità che dentro lì costruivano gran parte quella che sarà la loro costruzione culturale.
Musica la potevano fare lì, potevano cantare, ma sempre di Dio, di Bibbia.

I loro pastori, neri, erano persone che trasmettevano loro un linguaggio per la gran parte strutturato sui
testi sacri, fornivano immagini di un repertorio linguistico e evangelico per descrivere la realtà.
La musica per gli afroamericani, diventano e sono sempre tanti segni religiosi.
Quando cantano di Mosè, stanno cantando se stessi, usando il linguaggio religioso, preghiere, gospel, se no
venivano uccisi.
Cantavano il faraone, il padrone.
Il dialogo con Dio è un dialogo con una realtà superiore, ci credevano molto, ma insieme era il dialogo con
la speranza che un giorno tutto questo potesse finire.
Per questo le canzone costituiscono un repertorio che è anche un repertorio di politica, liberazione e
resistenza.

23/02/2018
Due elementi in più a proposito di religione e politica, in particolare la canzone che nasce dalla cultura degli
schiavi afroamericano
“Oh Mary” è una canzone che appunto fa parte dei così detti Negro Spirituals.
Canzone risalente agli amni della guerra civile, che sono state cantante e tramandate anche prima della
guerra civile
Registrazione dei primi anni 30.
Era tutto separato nel Sud degli Stati Uniti, bus separati ecc…
Bruce Springsteen autore.

Come abbiamo visto si sviluppano nel nord America britannico nei primi decenni dell’insediamento
britannico in Nord America, colonie a partire dai primi due insediamenti di sviluppo religioso o politico
Esisteva anche una fascia intermedia di colonie, che non possono essere assimilate ai due modelli descritti,
perché avevano caratteristiche un po’ diverse.
Nascevano da progetti che non può essere riconducibile alla. Religione o politica.
Maryland è una colonia cattolica, il rifugio cattolico in nord America.
Perché erano odiatissimi i cattolici, gli stati uniti nascono e sviluppano un ideologia anticattolica.
Per tanti motivi: in una prima fase l anticattolicesimo era legato al pensiero che il papa fosse l anticristo e
che quindi non volevano avere cattolici nel loro territorio.
Quando inizieranno ad arrivare cattolici dalla Polonia per esempio, qui l anticattolicesimo diventerà parte di
in pacchetto xenofobo più ampio, odiando quei soggetti emigranti.
La Pennsylvania invece era una colonia fondata dal quacchero William Penn.
I quaccheri erano anche loro dei protestanti ma con un ideologia con dei quadri di riferimento molto diversi
rispetto a quelli dei puritani. I quaccheri erano estremamente tolleranti, visione del Mondo liberale aperta.

Teniamo conto adesso che nel corso del 600, nei primi 70/80 anni di vita coloniale, la vita era molto
precaria nelle colonie.
Erano territori dove si stava cercando di costruire una società relativamente comoda e solida per che ci
abitava. Le difficoltà erano molte, le avversità ambientali climatiche erano molte
E gli europei presenti in queste colonie erano pochi e ancora relativamente deboli di fronte alle
problematiche e pericoli.
Tra la fine del ‘600 e i primi 60/70 del ‘700 che la situazione andrà stabilizza dosi anche a livello sociale
anche parallelamente all’aumento di residenti bianchi
Decennio per decennio dall’Europa contavano ad arrivare persone intenzionate a vivere all’interno di
queste colonie che si andavano sviluppando.
L’incremento della popolazione era dovuta a questi trasferimenti che avvenivano dall’Europa al nord
America che avvenivano soprattutto a partire dal 600 in una forma che possiamo chiamare già migrazione.
Migrazione dall’Europa in parte sempre di ceppi inglese, ma c erano anche tedeschi scandinavi francesi
In totale arrivarono 600000 persone in questo modo
Attraversando l atlantico. Il costo equivaleva al lavoro di un uomo per 7/8 anni.
Molti di questi migranti appartenevano a categorie particolari, i servi a contratto
Erano delle donne e uomini che non erano nelle condizioni di pagare un biglietto per andare in Nord
America.
Non disponevano soldi e quindi vendevano se stessi come servi al capitano di una nave
Vendevano attraverso un contratto la loro forza lavoro per otto anni.
Da 4 a 8 anni a seconda di tante cose.
Firmavano un contratto, dopo di che il capitano li imbarcava li portava in Nord America e attendevano che il
capitano vendesse il contratto ad un padrone locale che disponesse di denaro.
In cambio avrebbe avuto il lavoro di questa persona dai 4 agli 8 anni
Dopo il lavoratore doveva stare agli ordini del padrone.
Bisogna però distinguere la condizione dei servi a contratto da quella degli schiavi.
C’è una differenza importante:

I servi a contratto erano uomini e donne bianchi, che avevano ipotecato il loro lavoro e la loro vita per un
certo numero di anni, ma non erano proprietà di nessuno rimanevano uomini liberi con un vincolo, un
ipoteca, sul. Loro lavoro
Gli schiavi neri erano considerati strumenti di lavoro, pari a una zappa e un asino.
Questa cosa ci consente un approfondimento sulla questione della schiavitù
C e una peculiarità nella schiavitù dei negri nord americani rispetto alla schiavitù in altri contesti
La schiavitù esisteva in Africa nell’Europa antica, gli schiavi che arrivavano in Nord America spesso erano
fatti schaivi da altri da padroni neri, come loro che li consideravano schivi
In nord America cambiava tutto perché qui non erano solo schiavi ma erano altro rispetto agli uomini.
Gli schiavi neri africani in Africa, erano l’ultimo gradino della scala sociale ma erano considerati uomini dagli
altri africani
Gli antichi schiavi bianchi in Europa erano considerati schiavi ma uomini.
In nord America invece diventano altro, la questione razziale era diventata determinante, nel distinguerli al.
Ribasso facendo di loro appunto qualcosa di non umano. Si poteva fare di loro quello che si voleva
Anche ucciderli, e non era considerato omicidio
Qui c e una questione disumanizzante radicale, questo aspetto influenzerà poi le relazioni razziali negli stati
uniti, perché quell’incontro tra bianchi e afroamericani negli stati uniti parte da qui, da questo presupposto.
Abitudine culturale per un paio di secoli.
Dopo di che siccome la storia non si cancella, questo ci aiuta a capire come le discriminazioni razziali
continuano ad essere esplosive.
La xenofobia esiste dappertutto, ma non è paragonabile alla condizione razziale in nord America, per gli
afroamericani non sono stranieri, son li da sempre.
La popolazione delle colonie americane aumenta grazie alla. Migrazione e alla migrazione forzata.

Migrazione forzata di persone che venivano importate che contribuiscono all’aumento della popolazione.
Soggetti giovani e forti, per lavorare. Tutta gente che arrivava era così.
Questo aspetto è decisivo perché ci fa capire come le società coloniali dei primi decenni avevano come
caratteristica quella di essere società giovani e forti dinamiche.
Erano il contrario di quello che siamo diventati noi, società di anziani.
L età media influisce sul profilo della società.
Forte dinamismo sociale dentro una regione piena di risorse.
Questi elementi ci spiegano in parte il dinamismo effettivo che quel mondo riuscì ad avere.
Tutti lavoravano.
Tutta questa crescita economica si inseriva al centro di un traffico commerciale internazionale potente che
nasceva anche in quanto l Inghilterra stessa aveva bisogno di circolazione, di merci.
Le differenze la nord e sud si intrecciano però anche con altre questioni.
Ad esempio l ambiente.
Le colonie del nord avevano un ambiente diverso rispetto a quelle del sud
In senso geografico proprio.
Al sud: colonie inserite on un ambiente caldo tropicale prevalentemente pianeggiante, quindi favoriva un
economia basata sulle grandi piantagioni. Favoriva un economia agricola, di un certo tipo, dove si
coltivassero prodotti come il cotone e il tabacco.
Soprattutto l economia agricola delle grandi piantagioni favoriva impiego di schiavi.
In queste colonie meridionali c’erano pochi bianchi in proporzione rispetto alla quantità di popolazione
nera che veniva impiegata.
Questi padroni vivevano come un aristocrazia, con un élite economica culturale.
Avevano un sentimento paternalistico, come dei padri buoni che però ritengono di essere superiori.
L’ambiente settentrionale era molto diverso, aveva un clima più rigido, c erano catene montuose zone
boschive
Dove non era immaginabile costruire un sistema economico basato sulle grandi piantagioni.
Inoltre erano zone dove vivevano dei soggetti con una mentalità puritana, che era fortemente
individualistica. Sorta per avversione al modello europeo cattolico di derivazione feudale.
Dovevano autogovernare se stessi.
Unendo le due cose si sviluppa un sistema fatto di piccole unità agricole, dove il padrone era anche quello
che ci lavorava, che faceva al limite lavorare i suoi o magati un servo a contratto
In queste zone si sviluppa fin da subito un sistema manifatturiero, cioè di produzione industriale,
artigianale.
Era compatibile con una mentalità Borghese.
Non era compatibile con ka schiavitù questa economica settentrionale. Li non c erano schiavi ma c era
razzismo, il nord commerciava gli schiavi
La tratta era in mano ai settentrionali. I meridionali usavano il lavoro.
Tanto al nord quanto al sud le colonie avevano un governatore che era inviato dalla corona, dal re e dalla
regina che a sua volta aveva i suoi funzionari e consiglieri ma a questi inviati dalla regina si aggiungevano in
un ruolo di governo le assemblee coloniali elette dai coloni.
Queste assemblee si percepivano sempre più come organismi di tipo parlamentare, sentivano di avere un
ruolo analogo a quello che era il ruolo del parlamento in Inghilterra.
Questo aspetto è centrale perché inizia a creare le condizioni per cui il governo di questi territori sia
controllato da soggetti che hanno dei riferimenti diversi.
Interessi inglesi per i governatori, interesse della madre patria, l’interesse sei territori per le assemblee
coloniali.
Questi giovanotti bianchi che vivevano nelle colonie erano molto più partecipi della vita politica rispetto a
qualsiasi altro popolo nel mondo.
Queste colonie si trovavano cioè ad avere un sistema di governo con delle assemblee locali elette da gente
comune, maschi bianchi ma gente comune. Il tutto avveniva dentro un quadro in cui la distinzione razziale
era determinante.
Questi soggetti al nord come al sud si confrontavano anche con la questione dell’ovest ovvero con la
questione della frontiera, che era il limite ma anche il luogo da superare, per sconfinare.
Da qui la voglia di sterminazione degli indiani.
Nativi che dovevano reagire in qualche modo alla sterminazione.
Irochesi per poter resistere all’avanzata adottavano una strategia, la prima di allearsi fra loro, la seconda di
sfruttare la presenza dei francesi e dei coloni francesi a nord e a ovest di questo territorio.
La Francia aveva colonizzato parte del territorio dove avevano iniziato ad arrivare anche gli inglesi
Gli indiani iniziarono ad allearsi con i francesi nel tentativo di contenere l avanzata inglese.
Dando vita a quelle che si chiamano come guerre franco indiane.
La colonizzazione era estremamente diversa quella francese era solo di controllo militare.
In queste guerre nel corso del 700 si intensificarono, soprattutto negli anni 60/70 del 700, perché queste
guerre riflettevano i conflitti europei che caratterizzavano quel periodo tra Francia e Inghilterra.
La guerra dei sette anni combattuta. In Europa aveva in nord America come riflesso questo conflitto tra
coloni inglesi e inglesi e nativi e francesi.
Queste guerre vennero vinte dai coloni inglesi e dall’Inghilterra creando le condizioni per cui la Francia
venisse espulsa dal nord America.
L espulsione della Francia ha creato le condizioni per la fine dei Nativi.
Si trovarono isolati senza più poter contare sul forte esercito francese.
I nativi vengono indeboliti ma la fine del ruolo francese ha un altro effetto
Cioè crea le condizioni perché si avvii un conflitto tra colonie inglesi e Inghilterra.
Le guerre franco indiane si concludono nel 1763 anno di svolta perché crea le condizioni di due eventi
importanti.
La fine sella Francia crea questo conflitto per diverse ragioni:
Quante guerre avevano costretto l Inghilterra ad un investimento enorme di risorse, aveva dovuto
combattere spendere dei soldi.
Le colonie divennero un motivo di spesa.
La corona inglese, finite queste guerre, iniziò ad aumentare le tasse sulle colonie, sulla produzione dei
coloni. I coloni videro progressivamente aumentare le imposte su quello che producevano e
commerciavano perché l’Inghilterra in questo modo immaginava di recuperare i soldi spesi e quelli che
erano necessari per mantenere l’impianto coloniale. Oltre ad aggiungere delle tasse, quello che accade fu
che l’Inghilterra iniziò in quel momento a farsi carico del rispetto delle leggi e delle normative che erano
presenti nelle colonie, già da prima ma che non erano mai state rispettate nelle colonie.
I coloni sapevano che non potevano commerciare determinate cose, perché la madre patria lo impediva.
Dopo di che esisteva il contrabbando, e sostanzialmente all’Inghilterra fino al 1763 non importò molto di
questo contrabbando.
L’Inghilterra chiude nella tolleranza nei confronti del contrabbando, finite le guerre finisce la tolleranza e
inizia un’intensificazione, inoltre la corona inglese decide di fissare una linea, che chiamerà la “Proclamation
Line”, che avrebbe avuto l’obiettivo di dividere i territori coloniali inglesi, dai territori dei nativi. Fissa quella
linea e chiede ai coloni di non andare oltre, di non andare più a ovest, di non espandersi più.
L’espansione si traduceva in costi per l’Inghilterra, perché i coloni inglesi quando si spostavano verso ovest
attivavano delle guerre e poi era compito dell’Inghilterra uscirne.
I coloni iniziano a sentirsi chiusi.
Proprio questo contesto crea i primi risentimenti da parte dei coloni, nei confronti dell’Inghilterra.
I coloni non tolleravano le tasse, le limitazioni, e proprio per questo iniziarono a mettere in discussione la
legittimità del governo inglese.
Nasce questo risentimento che chiedono di non per pagare le tasse, soprattutto là dove queste siano
imposte senza consenso.
L’Inghilterra al contrario innalza muri, di conseguenza i coloni iniziarono ad entrare nella fase che poi
porterà pian piano alla rivoluzione americana.
Iniziano a praticare boicottaggi, cercano di non pagare le tasse, e portano i soldati inglesi addirittura a
sparare nel 1770 sui coloni.
Questo è vissuto come qualcosa di assolutamente oltraggioso.
Il punto è che i coloni non avevano però un’identità autonoma ancora e si trovavano a capire che volevano
sganciarsi da una situazione, ma avendo di fronte il vuoto e il buio. Non erano mai stati autonomi, non era
mai successo nella storia coloniale che un popolo si ribellasse.
La questione identitaria è fondamentale, non esiste nessuna possibilità di rivendicare libertà al di fuori
dell’autonomia. Si è liberi solo quando si è autonomi.
Proprio tra il ’73 e ’74, scatta una scintilla, l’élite coloniali, cioè i soggetti culturalmente e politicamente più
forti nelle colonie, ad un certo punto si rendono conto di essere soggetti staccati.

1776: data molto importante. Da questa data in poi, non parliamo più di colonie britanniche in Nord
America, ma di Stati Uniti d’America.
Nel 1176 le élite coloniali si siedono ad un tavolo e scrivono una dichiarazione d’indipendenza, con la quale
affermano appunto di essere in guerra con l’Inghilterra, smettono di essere sudditi della regina e diventano
suoi impositori, smettono di essere dipendenti dalla regina per essere suoi antagonisti.

Questa dichiarazione d’indipendenza (cerco online e la leggo), è uno dei documenti più importanti della
storia politica mondiale, perché sia affermano per la prima volta i principi che poi si sono diffusi in tutto il
mondo euroamericano, e poi anche in altri pezzi di mondo, diventando i principi base dei sistemi politici
contemporanei.
(Editore Marsil, Tiziano Bonazzi, molto utile).
Radici ideologiche del testo: (rif. al primo frammento del testo)
“Per se stesse evidenti”: ovvie, logiche e razionali. Una gamma di questo discorso aveva come radici
ideologiche l’illuminismo, si afferma che sono evidenti delle verità, logicamente dimostrabili. Dimostrando
che tutti gli uomini sono creati uguali e hanno inalienabili diritti (vita, libertà …).
Introducono l’idea che la legittimità dei governi, derivi dal consenso dei governanti.
L’obiettivo dei governi, dicono, è quello di procurare sicurezza e felicità. C’è anche un riferimento al
creatore. Gli Stati Uniti d’America nascono da esperienze di tipo protestante; la religiosità entra qui ed
entrerà ancora di più nei testi successivi.

Dopo la dichiarazione, tra il ’76 e ’83, si combatte la guerra che ricordiamo come Rivoluzione Americana, e
nel 1783, viene firmato a Parigi il documento che riconosce formalmente l’indipendenza degli Stati Uniti.
Nel ’76 loro si dichiarano indipendenti e nell’86 il mondo li riconosce tali. (Non siete più colonie. Ma Stati
Uniti d’America). Si avvia un processo costituente, cioè un processo che porterà alla costituzione di un
nuovo Stato; non si sapeva che forma dovesse prendere.
Processo costituente che porterà, in diverse fasi, alla stesura nel 1787 della Costituzione degli Stati Uniti
d’America. La costituzione liberal democratico più antica ancora in vigore.

26/02/18
20/25 anni successivi all’indipendenza:

(Prossima fermata, America (Great American Railroad Journeys) è una serie di documentari di viaggio BBC
presentata da Michael Portillo (doppiato nella versione italiana da Carlo Valli) e trasmessa su BBC Two.
Serie televisiva documentaristica prodotta dalla BBC, autore britannico Michael, uomo politico
appartenente alla destra conservatrice inglese.
Dopo qualche anno di attività politica è passato a lavorare per la televisione.
Serie di particolare interesse.
L’autore qui ripercorre i punti indicati da una guida turistica, e fa una serie di descrizione degli spazi e
luoghi. Fa una serie di approfondimenti.
Dà una rappresentazione degli Stati Uniti particolare.
Non sono presenti afroamericani, molto pochi.
Si sofferma sull’immagine degli Stati Uniti come paese che si sviluppa, secondo una logica di potenze).
Dichiarazione d’indipendenza che apre una fase conflittuale con l’Inghilterra, dalla quale usciranno gli Stati
Uniti d’America. Conosciuti in quanto tali come Stati Uniti d’America nel 1783.
Gli Stati Uniti di cui stiamo parlando in questo momento sono esclusivamente la costa orientale, un
pezzetto di essa.

La dichiarazione d’indipendenza, che viene presentata nel 1766, si ispirava a principi di tipo illuminista,
quindi era intrisa di elementi di tipo razionalista, però anche di riferimenti alla dimensione religiosa.
La cosa fondamentale è che questo testo fondava il principio della cittadinanza americana, ossia indicava
quali avrebbero dovuto essere le caratteristiche del cittadino americano, e che avrebbe potuto pensare di
diventare tale.
Il modo in cui fondava il principio di cittadinanza, era assai complesso e controverso, perché da un lato di
Stati Uniti si definivano potenzialmente una patria di un popolo universale, l’invocazione esplicita è proprio
questa nei testi prodotti nel nuovo paese. Chiunque potrebbe diventare cittadino degli Stati Uniti. C’era di
fondo una grande disponibilità all’inclusione dichiarata.
Logica di un paese che si immaginava di poter continuare ad includere, oltre che territori, anche persone.
Un paese che sapeva già che espandendosi avrebbe dovuto accogliere al suo interno cittadini di diversa
provenienza.
Massima inclusione anche perché c’erano delle idee guida, tali da portarli a pensare che la loro opera
rivoluzionaria di quel momento avesse un valore universale che ritenevano dovesse essere giusto
estendere nei suoi diritti, frutti di civiltà, a tutto il mondo.

Però, allo stesso tempo, questa dichiarazione inizia a delineare come da questo popolo universale qualche
cosa andasse inevitabilmente sforbiciata.
Questo popolo universale non avrebbe incluso sicuramente gli afroamericani, i nativi; occupando l’ovest le
persone trovate lì non sarebbero andate nella direzione di essere riconosciute cittadini d’America.
Gli inglesi, l’Inghilterra, si leggeva come il nemico, il paese dalla quali ci si era liberati, in quanto paese che
aveva tradito i coloni, con attitudini tiranniche, liberali.
Adesso veniva collocata in una sorte di campo del male (l’Inghilterra).

Di fatto, questo principio di cittadinanza americana, come ha sostenuto Tiziano Bonazzi, era considerato
come un circolo del noi, come se gli estensori di questa dichiarazione, poi costituenti, immaginassero che gli
Stati Uniti dovessero essere una sorte di comunità che si definiva per contrapposizione degli altri radicali,
che potenzialmente avrebbe potuto includere tutti quelli che si rispecchiassero nella categoria del Noi,
statunitensi che facciamo riferimento ad una serie di principi, ed ad una serie di cose in contrapposizione a
degli altri che hanno caratteristiche non compatibili.

Nel 1776 inizia il percorso che porterà alla Costituzione e alla definizione degli assetti istituzionali del Paese.
Le colonie prime di diventare Stati Uniti, fino al 1774, avevano un governo centrale nella corona inglese, ma
di fatto erano autonomi e indipendenti tra di loro. Ogni colonia faceva da se.
Non avevano mai avuto bisogno di un’organizzazione e coordinamento. Sarà poi l’inizio dei conflitti e
l’approdo all’indipendenza, per cui queste colonie sentano il bisogno di coordinarsi tra di loro, di trovare
degli organismi che garantissero loro di avere una linea di condotta contro l’Inghilterra, dalla quale
volevano rendersi liberi.

Poco tempo prima della dichiarazione, giungono ad istituire il primo congresso continentale del 1774, cioè il
primo congresso dei rappresentati delle singole colonie.
I rappresentanti delle colonie discutono su come ci si deve comportare al fine di risolvere i nuovi problemi
che si stavano presentando.
Proprio questo primo congresso, fu l’organismo nel quale maturerà poi anche la necessità di darsi una
definizione istituzionale, come verremo governati, da chi, secondo quali logiche.
Il primo strumento di questo genere, consiste negli articoli di confederazione stesi nel 1781, quando li Stati
Uniti erano già indipendenti.
Questi articoli di confederazione sono la prima forza di quella che sarebbe poi diventata la Costituzione.
Le ex colonie si sentivano come stati membri di una confederazione che aveva un governo centrale, che le
avrebbe coordinato diversi ambiti e aspetti della loro attività politica.

Questa prima bozza si rivelò inefficace. Gli articoli di confederazione apparvero presto inadeguati a svolgere
il ruolo che si richiedeva ad un testo di tipo costituzionale. Erano limitati, perché non chiarivano bene quali
potere aspettavano ai singoli stati, al governo centrale. Si creavano situazione di conflittualità che
impedivano il coordinamento.

Consapevoli di questo, gli Stati Uniti, nel 1787 decidono di organizzare un’Assemblea Costituente, che ha lo
scopo di studiare la Costituzione vera; assemblea formata da 55 delegati degli stati, che trascorsero un po’
di tempo a studiare quale potesse essere la migliore forma di governo per i nuovo paese che andava
creandosi.
Fondamentale è che era la prima volta nella storia mondiale che degli uomini politici liberi, elaboravano
una carta costituzionale all’interno della quale ponevano dei limiti per i governanti, delle regole di governo,
in cui davano delle indicazioni su quelle che avrebbero dovuto essere le strutture di governo, dibattendo
liberamente tra di loro, e prevenendo una separazione dei poteri.
In questo momento gli Stati Uniti d’America erano l’unico paese democratico nel mondo.
Liberare e democratico.

Proprio per questo la rivoluzione americana del 1776, può essere considerata l’inizio dell’età
contemporanea.
Questa Costituzione per altro, che matura dalla rivoluzione americana, ha una caratteristica interessante,
cioè è il primo testo di questo tipo ma è anche uno dei pochi ad essere arrivato ai giorni nostri così com’era.
Aggiungendo però qualche correttivo, nella forma degli emendamenti.
E’ formata da un corpus di 10 articoli principali, ai quali si sono aggiunti degli emendamenti.
Questa Costituzione è lo strumento che ha creato gli Stati Uniti così come li conosciamo, dal punto di vista
politico.
Un paese con un potere legislativo, che viene diviso tra una camera dei rappresentanti ed un senato, che
compongono quello che è il congresso degli Stati Uniti d’America, equivalente a quello che è il nostro
parlamento.
Queste due camere hanno un numero diverso di deputati e di senatori; il modo di definire la camera e il
senato fu in qualche modo raggiunto all’interno di un dibattito tra alcuni rappresentanti dell’élite che si
occupavano di estendere la Costituzione.
Il potere esecutivo era affidato al presidente con mandato di 4 anni.

Va sottolineato come i padri fondatori, questa élite che si occupò di costruire gli Stati Uniti, temesse della
possibilità che il popolo eleggesse per davvero un presidente.
Temevano che il popolo ignorante, potesse fare delle scelte dannose, per se stesso e per la nazione.
Aspiravano da un lato alla democrazia, ma dall’altro la temevano.
Sentivano l’esigenza di evitarla in qualche modo.
Si diedero uno strumento, che sono i Grandi Elettori.
I padri costituenti decidono che il popolo, che gli elettori, non voterà direttamente il presidente, ma voterà
dei soggetti membri dell’élite politica ex coloniale, persone colte, con una cultura politica, benestanti.
Votato per leggere i grandi elettori. Questi a loro volta avrebbero poi scelto il presidente.
In questo passaggio dagli elettori al presidente, questi soggetti, avrebbero potuto correggere eventuali
strutture.
Sistema fondamentale da comprendere, perché ancora oggi è attivo. I grandi elettori ci sono ancora.
La cosa interessante è che questo sistema, permette di creare situazioni, in cui in alcuni casi si possano
avere presidenti eletti pur avendo la minoranza dei voti popolari.
Esattamente la cosa che è accaduta con l’elezione di Donald Trump.

Questo sistema è un sistema che permette esiti di questo tipo.


Perché?
Prima cosa è che gli elettori di ciascuno stato degli Stati Uniti, in ciascuno stato hanno assegnati un numero
variabili di grandi elettori in base alla loro dimensione e alla loro popolosità.
Questi grandi elettori che vengono assegnati a ciascuno stato, sono membri di partiti politici. Questi
membri di partiti politici, esprimono la loro preferenza rispetto al presidente prima.
Anche se poi sono liberi di non farlo, e quindi cambiare idea.
Votando i grandi elettori il popolo dà loro mandato per votare il presidente.
Tutto avviene in qualche settimana.
Abbiamo questi stati a cui sono assegnati numeri variabili di grandi elettori.
L’elezione da parte del popolo, votano poi all’interno di un sistema di tipo maggioritario.

-Sistema proporzionale: c’è un paese, ci sono gli elettori. Gli elettori votano i partiti; in base alle percentuali
di voto che ottengono i singoli partiti, questi voti si trasformano proporzionalmente in candidati eletti in
quel partito. (60 voti=60%, 6 su 10 candidati).

-Sistema maggioritario: sistema diverso più complesso.


Quello stesso paese diventa un posto che viene suddiviso in collegi elettorali, si vota all’interno di ciascun
collegio.
Ciascun collegio elegge un deputato e lo elegge a maggioranza assoluta. Qui ogni collegio fa da se.
Potrebbe accadere che se in ciascun collegio uno dei tre partiti ottiene la maggioranza, in parlamento
vanno dieci suoi rappresentanti, gli altri spariscono. In questo caso noi abbiamo 10 candidati per il partito
A.
Il sistema maggioritario è un sistema che limita la presenza di minoranza in parlamento.

-Sistema misto (Italia): ci sono dei signori che passano il loro tempo come definire i collegi elettorali, in
modo tale da avere un esito favorevole per il loro partito.

Gli Stati Uniti con questo sistema elettorale, era anche un paese con una forma federale, dove ogni stato
aveva un suo governo centrale e un tono su tante cose.
In cui ogni stato funziona come se fosse un collegio uninominale, con in palio un certo numero di grandi
elettori.
Singoli stati con grandi elettori che vengono elette secondo una logica proporzionale, ovvero chi ha la
maggioranza prende tutto.
E’ questo intreccio, di tre elementi: sistema federale, grandi elettori e sistema maggioritario, che crea le
condizioni per cui un presidente possa essere eletto con la minoranza dei voti popolari, se questi bastano
per fargli ottenere la maggioranza dei grandi elettori.

La Costituzione negli Stati Uniti, con lo scopo di contenere gli eccessi di democrazia, crea un sistema di
questo tipo, con questo filtro che poi poteva avere effetti perversi.
Al presidente eletto si assegnava poi la funzione di garantire la stabilità politica, in occasione di
sconvolgimenti sociali, che venivano soprattutto prodotte nel rapporto con l’ovest e con i nativi, a sud con
la presenza di schiavi ecc …

A proposito delle contraddizioni che caratterizzavano questo paese nascente, da un lato l’élite sentiva le
paure nei confronti degli eccessi della democrazia, dall’altra parte una parte della stessa élite e un’ampia
fetta della popolazione aveva al contrario paura delle tirannie, degli eccessi di forza che potevano
caratterizzare i governi.
Paura degli eccessi: della democrazia, e del potere governativo.

La prima distinzione di tipo partitico che si sviluppa, è quella che vedeva contrapposta i federalisti con gli
anti federalisti.
I primi erano quelli che ritenevano che fosse necessario rafforzare il governo, aver un governo centrale
forte, con tante competenze … Temevano molto meno gli eccessi di potere nelle mani del governo.
Dall’altra parte gli anti federalisti, al contrari erano quelli che temevano fortemente delle derive di tipo
autoritario e che quindi cercavano e ambivano a introdurre degli elementi che indebolissero autoritarismi
ecc …

Sono anni in cui si parla di età delle fazioni. I primi 20 anni.


Figura di Alexandra Hamilton, federalista che condizionerà di più i primi 20/25 anni di storia Americana.
Proponendo che il governo centrale potesse prevalere sugli altri stati e che ci fosse una banca centrale
controllata dal governo che potesse incidere sull’economia del potere.
Pensava che l’attività governativa dovesse essere orientata ad accelerare lo sviluppo industriale, urbano del
paese. Dimensione del governo prevaleva sugli individui e soggetti singoli.
Dall’altra parte invece, questi anti federalisti, temevano questo tipo di rafforzamento.

Tra questi anti federalisti, ricordiamo Thomas Jefferson, che diventerà presidente. Figura fondamentale che
si ispirava a ideali repubblicani francesi, liberali … A differenza di Hamilton, immaginava che il paese
dovesse svilupparsi più o meno per progressiva espansione da est verso ovest, occupazione di terre. Creare
dei territori che avrebbero creato una repubblica agraria fatta di coltivatori indipendenti dal governo, con il
minimo dell’intervento statale possibile.

L’unico ruolo che gli anti federalisti assegnavano allo Stato, era eliminare gli indiani e reprimere le rivolte
degli schiavi.

I federalisti si impongono nei primi anni, il paese nei primi 30 anni viene governato secondo la logica dei
federalisti, ovvero secondo la logica di rafforzamento del governo centrale.
Vista la presenza degli anti federalisti e la loro dialettica che creano, nel 1791 si arriva a introdurre il primo
pacchetto di emendamenti costituzionali, definiti “Bill of rights”, che integravano la Costituzione negli Stati
Uniti, con l’obiettivo di tutelare gli individui, i singoli, dal momento che si temeva l’eccesso del governo, e
che potesse togliere agli individui dei diritti.

Questi emendamenti, includevano diritto di parola, di stampa e fondamentale il diritto di portare le armi.
Gli Stati Uniti raccontano se stessi come il paese dove il cittadino ha diritto di portare le armi.
Diritto che viene indicano nel secondo emendamento della Costituzione.
Viene evocato ancora oggi da molti cittadini americani, soprattutto di area repubblicana, come diritto
fondamentale.
Difendere l’uso delle armi facendo riferimento al secondo emendamento è antistorico per diversi motivi:
Oggi negli Stati Uniti le armi da fuoco sono una delle principali cause di morte. Circa 10'000 morti all’anno
per arma da fuoco.
Sono armi che si possono acquistare ovunque.
Si calcola che si possiedono nel complesso 300 milioni armi, un’arma a persona.
Alcuni stati lasciano armi anche a chi ha problemi psichiatrici dichiarati.
Queste armi sono non da difesa, ma anche da guerra.
Il clima oggi sul tema delle armi è questo, e chi invoca il secondo emendamento, vuole legittimare questo
stato di cose, facendo riferimento a quel testo, nonostante ormai i casi di sparatorie siano annuali. (Mass
shooting).

Il primo si ebbe nel 1999, nelle scuole.


La cosa interessante è vedere come il testo nel secondo emendamento dica una cosa molto diversa, che
non centra nulla con il diritto a portare le armi.
“Essendo necessaria per la sicurezza di uno Stato libero una milizia per organizzata, non sarà violato il
diritto del popolo di tenere e portare armi”.
Voleva dire: noi Stati Uniti nascono con un’iniziale fobia nei confronti degli eserciti regolari, temevano
l’istituzione di un esercito regolare, con un sistema di costrizione che reclutasse i cittadini maschi giovani
per integrarli nell’esercito. Ritenevano che gli eserciti regolari fossero tipici di un modello come quello
inglese autoritario, nel quale gli eserciti potevano diventare strumenti di oppressione. L’esercito era vissuto
così, come un potenziale strumento di oppressione statale.

Gli Stati Uniti si immaginavo quindi che la collettività dovesse avere diritto di organizzarsi come se fosse un
esercito, nella forma di una milizia ben organizzata, solo a partire da una sorta di accordo tra liberi maschi
cittadini, che dicessero “teniamo le armi che abbiamo il diritto di utilizzare, in caso di necessità militare”.
Logica che arriva quasi al ‘900.
Milizia viene organizzata nel 1791, quando venne scritto questo emendamento, e aveva come principale
obiettivo quello di difendere questi spazi dai nativi. Noi siamo un popolo nuovo che vive in un contesto
dove ci sono delle orza he potenzialmente sono violente e possono annientarci, noi ci mettiamo nelle
condizioni di essere sempre pronti a difenderci in caso di attacco.

L’ottica che stava dietro a questo discorso, la necessità di avere una milizia organizzata per difendere i
confini della comunità, abbia molto poco a che spartire con la difesa e il diritto di avere armi super potenti
in casa oggi.
Oggi c’è tutto un dibattito tra chi sostiene che questo diritto debba essere limitato e dall’altra parte
troviamo ad esempio la National Rifle Association, l’associazione dei fucili americana, che sostiene che le
armi debbano essere libere e che nessuno debba poter controllare l’utilizzo di armi.
Interessante è vedere come un emendamento decontestualizzato venga usato oggi in un dibattito che
centra poco nulla.

01/03/2018
DOTTRINA MOROE, PERIODO CHE CI PORTA DALLA STAGIONE DI ETA’ FEDERALISTA ALLA GUERRA CIVILE:
Gli Stati Uniti d’America, dopo aver ottenuto l’indipendenza, iniziano un percorso costituente, che li porterà
ad avere una Costituzione, che configurerà un assetto istituzionale con una presidenza, un congresso fatto
di due camere e una serie di istituzioni fondate su dei principi di tipo liberale, con i quali verranno
governarti fino ai giorni nostri.
Questi sviluppi sono importanti per chi si occupa di storia mondiale, perché gli Stati Uniti sono stati il primo
posto dove sia avvenuto un qualcosa del genere.

Primo dibattito che ha visto confrontarsi le due fazioni federalisti ed anti federalisti, che esprimevano un
diverso punto di vista e un diverso modo di intendere il ruolo del governo centrale.
Da un lato ci sono i federalisti che erano favorevoli ad un rafforzamento del governo centrale, perché
ritenevano che avrebbe potuto consentire altri stati di sviluppare un’industria migliore ecc …
Dall’altro gli anti federalisti, che temevano il governo centrale i quanto ritenevano potesse degenerare e
riconoscere svolte autoritarie.

Il sistema elettorale che si sono dati gli Stati Uniti in quella prima fase, si caratterizzava per introdurre la
democrazia e una modalità democratica di elezione e questi stessi costituenti temevano l’eccesso di
democrazia, e quindi introdussero dei grandi elettori.

Gli Stati Uniti si danno questi assetti, dopo di che iniziò una nuova fase, dove occorreva che questa nuova
nazione definisse che ruolo voleva rivestire nel mondo, doveva definire la propria linea di politica estera.
C’era un polo principale di potere rappresentato dall’Europa. C’erano nel sud delle aree colonizzate nel
continente meridionale delle Americhe, colonizzate dalle potenze europee in particolare dalla Spagna dal
Portogallo, c’era l’Africa che a sua volta era stata all’interno di un contesto di colonizzazione.

Come misurarsi con queste? Come inserirsi nei conflitti aperti?

Va sottolineato come la linea di politica estera che gli Stati Uniti decisero di seguire fu in realtà molto
complessa e contraddittoria, perché si muovevano all’interno dell’ideologia americana su questo tema
spinte diverse che produrranno orientamenti diversi.
Il punto di partenza possiamo individuarlo nelle parole con cui il primo presidente George Washington,
salutò nel 1796, il suo ruolo di presidente. George dichiarò che secondo lui gli Stati Uniti, per fare bene,
avrebbero dovuto mantenere il massimo del distacco possibile dagli affari europei.
Perché secondo lui, ogni contatto con l’Europa e con delle potenze erano espressioni di governi corrotti,
non avrebbe fatto altro che infettare anche gli Stati Uniti stessi, dl punto di vista politico e morale.

Per certi versi questo discorso costituì le fondamenta di tutto un discorso che si sviluppò in seguito.
Questa sua dichiarazione, definiva le coordinate di una delle due linee fondamentali di politica estera, che
avrebbero caratterizzato gli Stati Uniti da quel momento fino ai giorni nostri.
Isolazionismo, ossia linea isolazionista: con la quale si esprime questa predisposizione originaria degli Stati
Uniti a mantenersi in una posizione separata, autonoma. Guardando il resto del mondo con gli occhi e
sguardo di che si vede superiore, dal punto di vista morale, civile, culturale.
Nella convinzione che loro possano bastare a se stessi. Idea di autosufficienza.

(Esempio lampante sono le guerre: quando scoppiano, gli Stati Uniti, non entrano subito in guerra, ma il
loro primo atteggiamento è quello di osservare.
Entreranno solo da dove i loro interessi concreti e materiali, verranno toccati.

Guerra del Vietnam: qui l’isolazionismo è stato un atteggiamento ricorrente, ma non è stata la costante.
Perché a questo polo isolazionista, han sempre alternato atteggiamenti che hanno un segno di carattere
interventista.)

Se dovessimo rappresentare graficamente la politica statunitense diventa proprio un pendolo che oscilla da
interventismo ed isolazionismo, nel corso di tutta la loro storia.
A seconda del momento storico, ed interessi che possono essere quelli che riguardano i diversi momenti
storici.

A propositivo di interventismo occorre guardare subito ad una questione: l’atteggiamento di carattere


espansionistico che caratterizza gli Stati Uniti già dal primo ‘800 appena vennero al mondo come paese
autonomo.
Un espansionismo ottocentesco che di nuovo era caratterizzato da una idea di superiorità, volontà di
supremazia.
Che ha praticamente carattere congenito, perché affonda le sue radici in un passato coloniale.
Questo espansionismo e superiorità si concretizza per la prima volta nel 1823:
Anno in cui sotto la presidenza Monroe, viene emanata questa Dottrina Monroe, attraverso la quale gli Stati
Uniti si davano il ruolo di padroni del continente americano.
Nel senso che con quella dottrina, articolarono in una serie di punti un messaggio che doveva arrivare in
Europa, e doveva arrivare alle potenze europee.
Questo messaggio dichiarava che gli Stati Uniti avrebbero mostrato ostilità nei confronti di qualsiasi
intervento europeo nel continente americano. Chiunque attraversi l’Atlantico per fare qualcosa su quello
che è il territorio del continente, incontrerà la nostra ostilità.
Contemporaneamente affermarono che avrebbero preso le “difese” di qualsiasi paese latino-americano,
qualora dall’Europa fosse arrivata una minaccia, un’invasione …
Questo “prendere le difese” era all’interno di una logica che puntava a trasformar l’America latina ed il
continente americano in generale, nella loro sfera di influenza.

E’ un anno di svolta per la storia mondiale, perché per la prima volta ci si trovò ad avere nel mondo due poli
di potere distinti con una evidente propensione espansionistica. Fino a quel momento avevamo avuto
l’Europa che manifestava un’ansia di invasione e colonizzazione nel resto del mondo.
Qui con il’23, succede che invece si pone a partire dagli Stati Uniti un asse che divide il mondo in due: da
una parte continua ad esserci l’Europa che però continua ad essere bloccata nella sua spinta verso il
continente americano, dall’intervento statunitense.

Sempre in questi anni, 20 dell’800, occorre ricordare come inizia la fase più intensa dell’avanzata verso
ovest.
C’è ancora tutto un continente da conquistare, ed è questa la fase dove l’avanzata diventa più veloce,
aggressiva e brutale nei suoi esiti.
Anche qui, così come l’isolazionismo era fondato sulla percezione di superiorità, anche l’espansionismo
veniva giustificato nello stesso modo.
Superiorità che in questo caso motivava la conquista civilizzatrice; noi abbiamo diritto di espanderci,
conquistare, perché esportiamo civiltà, libertà. Gli Stati Uniti iniziano a concepirsi lì, come l’impero della
libertà.
Definito suprematismo visionario, perché era fondato su un immaginario del proprio ruolo nel mondo, che
era capace di pensare in avanti quali sarebbero potuti essere i loro sviluppi furi della loro espansione e
conquiste.
Un suprematismo visionario che si vede ben rappresentato con una espressione, che ha coniato un
giornalista statunitense dell’epoca nel 1845, ossia “Destino manifesto”. Coniata da quest’ uomo per
definire questo atteggiamento e provare a riflettere su questo atteggiamento espansionistico, dentro una
logica di civilizzazione con una retorica di civilizzazione connessa, da parte di un paese che si concepiva
come impero della libertà.

Questo concetto può essere ben compreso, se guardiamo ad un dipinto di un


artista americano, John Gast, del 1872, intitolato “American progress”.
Un dipinto che fotografa molto bene i tratti ideologici, su cui era intrisa la
cultura americana del tempo.
Columbia, rappresenta gli Stati Uniti d’America. Con i capelli biondi, ricci e
lunghi. La carnagione molto chiara; che si muove da est verso ovest, arriva
dalla luce e va verso le tenebre. Lei è la luce, e dove va porta la sua chiarezza.
In questa rappresentazione allegorica, compaiono poi declinazioni di tipo
umano, nel senso che oltre alla luce, si muove portando con se un filo e dietro di lei vediamo degli animali,
agricoltori.
Mentre dall’atra parte ci sono dei barbari con dieto degli animali neri. In un contesto fatto di oscurità.

Proprio dentro a quest’opera ci sono le contrapposizioni di base, su cui si fonda la cultura politica delle élite
statunitensi del tempo.
Il bianco contro il nero. I due poli: bene e male. Moralità contro corruzione.

Destino manifesto: il termine destino. Destino ha a che fare con qualcosa che deve accadere e accadrà.
E’ anche liberante dalla condizione umana, il destino è deresponsabilizzante.
Dentro a questa rappresentazione era l’idea che questa rappresentazione non fosse nel campo delle
possibilità, ma nel campo della necessità. Questo doveva accadere e questo sarebbe accaduto.
Il tutto è condito da una dimensione religiosa, perché c’è una volontà sovraumana che spingeva lì, che
aveva disegnato quello scenario futuro.

Nella visione che le élite statunitensi avevano del loro ruolo nel mondo era presente una dimensione
teleologica.
Qualcosa che ha a che fare con i fini utili, scopi utili. Che costruiscono un immaginario su quello che deve
accadere e accadrà, che ha a che fare con gli scopi utili del mondo.
Un movimento verso qualcosa che ha una finalità.
Una concezione del genere è molto compatibile con una visione di tipo religioso, le religioni sono tutte
fondate su concezioni di tipo teleologico.
La cultura statunitense ci mostra come tornino nuovamente le due gambe su cui si è sviluppata l’intera
ideologia statunitense. Da un lato quella illuminista, e si vede nel filo, nei treni, nei canali, cioè nel
progresso.
Insieme alla cultura illuminista troviamo la dimensione religiosa, che è evidente nella luce, colori.

………….. Visione film “How west was won”.

Questi anni sono gli anni che hanno più inciso sull’immaginario statunitense, anni della fondazione sul loro
modo di pensare se stessi, le loro origini e proprio futuro.
E’ il western che si costruisce su questi immaginari e che ha avuto maggiore circolazione.
Tanto da creare in Europa un genere. I primi sono degli anni ’70.
Uno degli strumenti del Soft Power.

Non si capirebbe la logica di questa cinematografia, se non si capisse la rilevanza che hanno avuto i
contenuti che rappresenta e racconta nel quadro della storia statunitense.

Gli stati del nord e sud avevano una struttura sociale con profili molto diversi, e espandendosi a ovest si
poneva un problema, quale modello esportare, del nord o del sud?!
Gli stati del nord America, New York, New Jersey, Massachusetts ecc. ... Nell’800 avevano già avviato un
processo di industrializzazione e urbanizzazione che stavano avanzando potente, che era alimentato dalle
dinamiche del capitalismo, di un sistema economico che si era già imposto livello mondiale, come sistema
economico intrinsecamente orientato all’espansione, all’aumento, alla dilatazione.

In questa fase gli stati del nord, conoscevano la rivoluzione dei trasporti, fondamentale. Ossia ferrovie,
diffusione dei treni e ferrovie. I treni arrivano con l’800, e sono i primi mezzi di trasporto che consentì di
attraversare dei continenti e stati.
I canali di navigazione, iniziano ad essere scavati, che connettono zone importanti. Quello che connetterà i
grandi laghi con New York, sarà alle origini della potenza di New York.
Questa industria dei trasporti al nord produceva un indotto (è qualcosa che si produce collateralmente ad
un’attività produttiva, ovvero è un’attività produttiva che si genera collateralmente ad un’altra attività
produttiva).
Questo indotto creò negli stati del nord, una situazione nella quale si diffondesse una quantità di impianti
siderurgici e meccanici via via crescente e si richiedesse un enorme quantità di mano d’opera.

La richiesta di mano d’opera si traduceva in una richiesta di mano d’opera straniera.


1820/1860 sono gli anni in cui inizia una nuova grande ondata migratoria, che viene ricordata da molti
come la prima grande ondata nel paese, ma in realtà non è così.
Si può dire quindi che si considera prima grande ondata migratoria degli Stati Uniti, da quando questi hanno
smesso di essere un mondo coloniale.
Questi immigrati erano soprattutto nord centro europei.
Il picco massimo della presenza irlandese si raggiunse dopo il 1845, quando in Irlanda ci fu la grande crisi
della patata. Una grande carestia alimentare che produsse una situazione di fame diffusa.
La migrazione di massa si sviluppa sempre quando ci sono squilibri.
Gli Stati Uniti di questa fase erano un punto di squilibrio, perché richiedevano tanta mano d’opera. In
Irlanda c’era una situazione opposta. Questa situazione generò questo spostamento dall’Irlanda agli Stati
Uniti, che a sua volta provocò conflitti che sono stati rappresentati molto nel cinema.

Molto diverso era lo scenario degli stati del sud, dalla Virginia al Tennessee, avevano un’economia agricola,
che si orientò alla monocultura del cotone, dopo l’invenzione della cotton gin.
L’invenzione di questo strumento, favorì l’espansione del cotone come principale coltivazione delle
piantagioni meridionali, accentuò ulteriormente il bisogno di schiavi. Consolidando il ruolo degli schivi
nell’economia meridionale.

Nord: urbanizzato, dove arrivano immigrati, non ci sono schiavi, si sta sviluppando.
Sud: coltivazione del cotone, molti schiavi, poche città.

Due scenari molto diversi, con delle élite che avevano anche idee molto diverse su diversi campi, ad
esempio quello fiscale.
L’élite del sud puntava ad abbattere i dazi perché dovevano esportare, quindi volevano una politica non
protezionistica.
Il nord la vedeva esattamente al contrario, favorendo il protezionismo, perché producevano dei bene e ci
tenevano che quei beni fossero prodotti dalla concorrenza di altri mercati.
Inoltre questi stati del nord e sud, godevano di molta autonomia. Questo amplificava le distanze tra nord e
sud. Distanze che crescevano per ragioni economiche, strutturali, politiche, culturali.
L’espansione verso ovest poneva il problema: quali di questi due modelli doveva espandersi? La schiavitù a
ovest occorreva portarla oppure no?

Il momento quando questo conflitto inizia a diventare evidente, è la fase tra il 19/20, quando si crea lo
stato del Missouri, e nasce una polemica in sede federale legata proprio a questa questione: diamo o non
diamo la schiavitù al Missouri?
Gli Stati Uniti d’America del tempo contavano pari numero di stati schiavisti con non schiavisti. Aggiungere
uno stato schiavista avrebbe avvantaggiato gli schiavisti e viceversa.
Non si riusciva ad uscir da questa fase, fino a quando nel 1820, si troverà il Compromesso del Missouri.
Da un lato autorizzava la schiavitù nel Missouri (stato schiavista), contemporaneamente rendeva il
Massachusetts spaccato, creando lo stato del Mein, aggiungeva un altro stato antischiavista, e quindi
riportava in parità.
In più fissò un limite geografico, sotto il 36esimo parallelo, (da lì in giù), gli stati che sarebbero nati
avrebbero avuto la possibilità di basare la loro economia sulla schiavitù, quelli a nord (eccetto il Missouri)
no (oltre il 36esimo parallelo).

In questo momento tutte le differenze economiche e sociali tra nord e sud, venivano simboleggiate dalla
schiavitù. Sulla schiavitù si concentrava un dibattito molto ampio.
Negli stati del nord, nacquero anche i primi movimenti abolizionisti. Ovvero puntavano all’abolizione della
schiavitù, anche negli stati del sud.
Era molto moralistico questo abolizionismo.
Consideravano gli schiavisti peccatori, la schiavitù una vergogna nazionale e il sud uno stato corrotto. Ma
non era gli abolizionisti delle origi anti razzisti.
La guerra civile scaturirà da questo conflitto, che andrà via via intensificandosi tra gli stati del nord e del
sud. Soprattutto nel momento in cui espandendosi verso ovest dovevano decidere cosa fare.
La guerra civile non è stata combattuta solo a causa della schiavitù, sotto correvano altre mille questioni.

02/03/2018
(Sul libro guardo la parte della guerra civile e altre parti che prof non spiega).
Conseguenze della guerra civile, partendo da una riflessione che riguarda un film “The birth of nation” di
Griffith, del 1915. E’ stato un film fondamentale dal punto di vista tecnico, che ha introdotto una serie di
innovazioni e ha segnato una svolta dal punto di vista culturale e mondiale, perché è con questo film che si
passa da quello che potremmo considerare il cinema primitivo, ovvero il primo modo di fare del cinema che
si era generato a partire dallo sforzo dei primi autori di fine ‘800, al nuovo modo narrativo di fare cinema.

Cinema primitivo: che metteva sulla pellicola delle immagini che rappresentavano delle cose, ma erano
sconnesse fra di loro. L’attrazione era andare a vedere queste cose che scorrevano.
Esibizione di movimento, di giochi di luce.

Con questo film, nel 1915, si fa un salto. Il regista per la prima volta riesce a mettere in scena un film che
dura tre ore, dove c’è una narrazione, dove si racconta una storia che vede coinvolti dei personaggi di
finzione, che sono però inseriti in un contesto sociale e politico particolare.
Questi personaggi sviluppano una storia, su quello che è il punto di vista del regista su quello che è una fase
della storia degli Stati Uniti.
Ed è un film muto, non esisteva ancora il suono. Persone che facevano delle cose con delle didascalie che
spiegavano.
Quale fase voleva raccontare degli Stati Uniti, in che modo lo fa?

Questo film era dedicato agli esiti della guerra civile americana.
Era un film che guardava con occhio critico agli esiti della guerra civile. Di fatto era un film razzista, come il
regista del resto, che si difese dall’accusa di razzismo.
Il suo sguardo era critico nei confronti degli esiti della guerra civile, nel senso che la guerra aveva creato le
condizioni per cui la schiavitù venisse abolita.
La guerra civile ha abolito la schiavitù negli Stati Uniti d’America, e ha aperto una fase che era orientata a
integrare e cercare di portare i cittadini neri in una condizione di vita nuova nel paese.

Fondamentale è tenere conto del fatto che lui considera il momento in cui nasce la nazione, proprio negli
anni successivi alla guerra civile. Lo fa in un anno particolare, 1915, perché più forti montavano i sentimenti
xenofobi negli Stati Uniti di quel momento.
Data importante: era appesa scoppiata la prima guerra mondiale in Europa; all’interno degli Stati Uniti
c’erano masse emigranti provenienti dai paesi che erano in guerra, la cui fedeltà politica alle loro rispettive
patrie poteva giocare contro gli interessi americani; nei 40 anni precedenti a questa data erano arrivati
milioni di immigrati provenienti da diverse nazioni europee.
4 milioni di italiani arrivati in America.

Questo film parlerà degli esiti con uno sguardo del suo tempo, che ha un problema con l’altro, ovvero con il
diverso, che sono gli immigrati arrivati, e interpreta la questione della guerra civile alla luce dei suoi
problemi. Delle tensioni xenofobe che stanno montando nel paese.
Questo è un grande classico.
Film razzista che cresce in un contesto profondamente razzista.

Nel 1915 il regista che crea il cinema narrativo, mette in scena una rappresentazione in cui gli afroamericani
schiavi liberati, sono descritti come scimmie, un pochino più evolute.
In questo film i bianchi apparivano come vittime, la minoranza bianca è oppressa.
Matrimonio interraziale: imbarbarimento del paese.
Questa storia è una storia che mette in scena le barbarie e la rivalità dei neri americani (supposta dal
regista), il vittimismo dei bianchi e celebra il ku klux klan. La storia è la storia del fondatore del ku klux klan,
che nel film appare giustificato a afre quello che fa. Ovvero a sostenere teorie razziste, a portare avanti
azioni violente nei confronti dei neri, per rimettere ordine, ri segregare. Neri al loro posto, bianchi idem. Per
creare una società ordinata, dove i neri siano dominati dai bianchi.

Il ku klux klan nasce dal 1865, proprio alla fine della guerra, e con il 1871 quell’esperienza si chiude dopo
che i neri erano stati spaventati e rimessi in riga.
Questa glorificazione, faceva di questo film un film per la difesa della razza bianca anglosassone. Ha avuto
un successo strepitoso. Era costato 100'000 $ dell’epoca, e ha incassato 70 milioni $.
E’ diventato uno dei film più amato e condiviso dal popolo bianco statunitense dell’epoca, e ha ispirato la
rifondazione del ku klux klax; viene rifondato nel 1915, su una nuova base.
Il messaggio politico che passava con questo film, riguardava il loro tempo.
Le nuove basi su cui si fonda il secondo ku klux klan, sono proprio: xenofobia anticattolica, antiebraica,
antitaliana; i sentimenti di avversione nei confronti di questi altri, che non erano più neri, ma erano di
origine europea, centroamericana o asiatica, i quali erano associati alle rappresentazioni che il regista dava
dei neri.

Per molti aspetti quel film, è anche un indicatore interessante sul modo in cui si è usciti dalla guerra civile.
Esprime chiaro che: quanto accaduto con la fine della guerra civile, era un passato che non era passato. I
problemi, conflitti e tensioni erano ancora presenti.

Cosa è successo dopo la guerra civile?


Con la fine della guerra civile la Costituzione degli Stati Uniti venne integrata da tre emendamenti. 1865,
ratificati tra il 65/70.
Il primo, noto come il 13° emendamento, aboliva la schiavitù in tutti gli stati degli Stati Uniti, sia nord che
sud.
Emendamento 14°: vietava l’accesso alla cariche pubbliche, per quelli che erano stati funzionari della
confederazione; cioè degli stati del sud durante la guerra. Chi aveva avuto un ruolo politico, pubblico,
durante la guerra al sud, a favore dello schiavismo, non sarebbe più stato autorizzato ad avere una carica
pubblica nei nuovi Stati Uniti.
In più riconosceva a tutti i cittadini, anche neri, la stessa protezione davanti alla legge.
15° emendamento: affermava il diritto di voto universale, tutti bianchi e neri avrebbero potuto votare.

Negli stati del sud degli Stati Uniti, l’élite dirigente bianca, viveva queste cose come un affronto. Rifiutava di
riconoscere questi sviluppi, tentò di contrastarli in tutti i modi, fin dal principio.
Cominciando a sviluppare un sentimento di vittimismo.
Tra il 65/67 i repubblicani abolizionisti e i rappresentanti degli stati del nord, cercarono di imporre in tutti i
modi queste condizioni. Imporre che il sud integrasse i cittadini neri nella vita pubblica. I bianchi così
aumentarono il loro vittimismo, perché si sentivano sempre più oppressi.
Per imporre questi sviluppi al sud, il governo centrale fece ricorso dell’esercito.
Questi sforzi del governo centrale continuarono per una dozzina d’anni.

Repubblicani: partito del nord che avevano favorito gli sviluppi per arrivare all’abolizione della schiavitù.
Non tutti i repubblicani si dichiaravano abolizionisti. Per esempio Lincoln non era molto interessato ai neri.
Il suo problema era salvare l’unione, di impedire la secessione degli stati del sud.
“Se per salvare l’unione devo tenere gli schiavi, li tengo” e viceversa, questo affermò lui più volte.
Quando si rese conto che la strada poteva essere quella di abolire la schiavitù, perché avrebbe potuto
contare sull’appoggio dei neri in guerra, e quindi vincere, ha deciso di abolire la schiavitù.

Democratici del sud: schiavisti. Il partito democratico fino agli anni 30 era il partito degli stati del sud, ex
schiavisti. Dopo gli anni 30, con Roosevelt, è cambiato, e nel corso degli anni 50/60 è diventato il partito dei
neri e delle lotte per il diritto dei neri.

Le amministrazioni locali che sono state elette tra il 65/77 nel sud, lavoravano in quella direzione.
Le amministrazioni locali si erano riempiti di deputati repubblicani e protezionisti neri.
I quali cecavano di cambiare la società meridionale. Trovare delle vie per integrare bianchi e neri nella
società del sud.
Più lo facevano e più cresceva l’odio nei loro confronti, da parte dei bianchi.
L’organizzazione del ku klux klan matura qui, come strumento per mantenere la deriva.
Ku klux klan ebbe un consenso enorme, grazie anche all’utilizzo della logica delle armi.
Armi dei bianchi per limitare la presenza dei neri nei luoghi, spazi pubblici.

Un odio che diventava sempre più scomposto e violento.


La presenza dell’esercito, mandato dal governo centrale, intensificava questa voglia delle élite meridionali,
di riportare all’ordine precedente. Intensificava il loro odio e il loro vittimismo.

In breve tempo gli stati del sud, a partire dall’esclusione dei neri, hanno ripreso il controllo delle
amministrazioni e hanno introdotto, un po’ alla volta, le limitazioni per il diritto di voto.
Limitazioni che non potevano più fare riferimento esplicito alla questione razziale, perché era dichiarato nel
15° emendamento che non si poteva fare, non poteva fare riferimento al colore, alla condizione ex schiavile
(figlio/nipote di ex schiavi). Quindi si inventavano dei pretesti, ad esempio l’alfabetizzazione (schiavi=massa
di analfabeti, perché gli era stato vietato di leggere e scrivere).
Ponendo questo vincolo, che per votare la gente dovesse saper leggere e scrivere, automaticamente
escludevano gli analfabeti bianchi (pochi) e la massa nera.
Oppure si introducevano test di storia e cultura politica statunitense, che non avrebbero passato nemmeno
i bianchi, ma essi non lo facevano. Quando il cittadino americano si rivolgeva al suo sportello al sud: se era
bianco la tessera elettorale veniva subito consegnata, se era nero veniva sottoposto ad una serie di
domande che riguardavano la storia americana.
Oppure il reddito.

Grazie a questo, un po’ alla volta, negli stati del sud, i bianchi razzisti presero nuovamente il controllo, e
riuscirono a reintrodurre un vero e proprio sistema discriminatorio, basato sui black codes, cioè sull’insieme
di norme che limitavano la mobilità, il diritto allo spostamento con certi mezzi, la partecipazione dei neri
alla vita pubblica ecc. ed introducevano una serie di normative che (in modo indiretto) limitavano i diritti di
questi cittadini neri.
Tutto questo nonostante ci fosse comunque uno sforzo del governo centrale, per cercare di contenere
questa cosa. Dopo di che si ebbe una svolta, nel 1877, quando il clima cambiò perché le elezioni
presidenziali di quell’anno finirono con un pareggio.
Cioè il candidato democratico del sud, Timber, che era un razzista, che volveva la reintegrazione di un
sistema di segregazione nel sud, e il repubblicano del nord, Hays, finirono in pareggio.
Fu necessario trovare una mediazione, per decidere chi avrebbe governato e quindi diventato presidente.

Il congresso scelse che alla presidenza sarebbe andato il repubblicano nordista, in cambio gli stati del sud
avrebbero avuto il ritiro delle truppe dal loro territorio, e la liberazione da qualunque intervento
governativo puntasse alla limitazione del razzismo e al contenimento di un ritorno di fiamma di tipo
segregazionista razzista.

Gli stati del sud tornano completamente in mano bianca, e diffondono la black codes e la limitazione del
diritto di voto ovunque.
Si generalizzano su tutti i campi della vita sociale, politica, economica e si va a costruire un vero e proprio
sistema di apartheid, fino agli anni 90, i giorni nostri.
Sistema apartheid vero e proprio, che negli Stati Uniti viene definito “Gym or sistar”, attraverso il quale si
assegnò alla popolazione bianca il diritto di fare qualsiasi cosa a danno della popolazione nera.

L’espressine di massima di questo sistema, la troviamo nel fenomeno del linciaggio, che è un fenomeno
statunitense, molto importante.
Dice molto del rapporto che la popolazione bianca americana ha nei confronti del corpo dei neri, e cosa si
può fare ad esso.
Fenomeno interessante perché era a metà tra un istituto giuridico e una brutale vendetta collettiva; la
popolazione bianca era autorizzata a fare certe cose, la polizia lasciava fare.

Ancora negli anni 30, in alcuni paesi del sud si praticava il linciaggio.
Solo i bianchi potevano farlo sui neri.
Durante la presidenza Roosevelt e durante il New Deal, anni luminosi della storia statunitense, questa
pratica era ancora tanto diffusa.
Nel 39 una nota cantante uscì con un testo che fece un grande scalpore.
Non se ne parlava di questa pratica, si effettuava e basta. Quindi la canzone suscitò scalpore.
Canzone: corpi appesi in amari campi di morte.

La storia è connessa alle conseguenze del dopo guerra civile.


Guerra civile che però non è stata combattuta solo per la questione della schiavitù. La guerra ha avuto
anche una serie di altre conseguenze.
Occorre sottolineare come questa guerra, è la prima guerra contemporanea della storia, ovvero che sarà la
prima guerra della storia umana ad avere delle caratteristiche, che sono riscontrabili nelle successive guerre
fino a noi.
Per molti versi, è stata una sorta di incubatore delle guerre che si sarebbero combattute dopo, ha creato
una sorta di assetto, delle dinamiche che si sarebbero mantenute.
A differenza delle guerre storiche precedenti, la guerra civile americana, ha convolto centinaia di migliaia di
uomini, entrati nell’esercito come volontari e reclutati attraverso un sistema di coscrizione limitato.
Coscrizione: molto temuto dagli Stati Uniti.
Lo scenario era diverso dalle guerre precedenti, che erano combattute da professionisti, da pochi soldati
professionisti (a volte tanti) che erano alle dipendenze dei governi.
C’erano degli uomini che combattevano perché qualcuno li armava, li pagava per combattere, senza alcuna
motivazione di tipo ideologico.
Se io combattevo come soldato professionista svizzero, per l’esercito di un antico stato italiano, che
vincesse l’uno o che vincesse l’altro a me non cambiava.
Quale fosse la dimensione ideologica era del tutto irrilevante.

Qui invece, questa guerra, supera una dimensione di massa, coinvolge tantissimi soldati. Tantissime vittime,
tra morti e feriti.
Si presenta come guerra ideologica, chi combatte come volontario per il nord o per il sud è perché chi
crede.
Perché vuole quello stato lì, per la sua prospettiva politica, culturale e per quello che esprime.
Questa forma di coscrizione obbligatoria, aveva al suo interno un meccanismo che consentiva alle élite di
evitare la coscrizione, perché inseriva il diritto a mandare qualcuno a combattere al tuo posto, se eri nelle
condizioni di comprarlo.

La dimensione di massa di questa guerra, vede connesso l’aspetto, cioè una guerra di massa che richiede
una massa di risorse per essere combattuta.
Una quantità di denaro investito per produrre le armi, gli strumenti necessari per i combattimenti, per
mezzi di trasporto che servivano per portare masse di soldati da una parte all’altra, alimenti per dare ai
soldati. Milioni di carni in scatola, quindi macelli enormi con dei sistemi di inscatolamento.
La guerra è stato un innesco per la dinamica economica, ha costretto ad un accelerazione di processi
produttivi, generando un enorme indotto economico.

Decisivo fu lo sviluppo del settore siderurgico, meccanico e chimico. Armi fatte di ferro, acciaio, chimica per
gli esplosivi, occorre disseminare il territorio di ferrovie, carbone ecc. …
Per fare tutto questo serviva che lo stato investisse nella produzione, gli stati dovevano iniziare ad investire.
Lo stato diventa un attore economico, qualcuno che mette dei soldi, i quali devono servire per far
funzionare delle industrie, vincere la guerra, e mettendo tutti questi soldi, fa impennare l’economia.
Fa dilatare le fabbriche, favorisce un ulteriore accelerazione dei processi migratori.

Questa guerra contribuisce a creare le condizioni per cui la ferrovia e l’industria dei trasporti legata al
settore ferroviario, diventi un vero e proprio motore di investimento e la principale gamba del capitalismo
americano della seconda pare dell’800.
Treno: motore dello sviluppo capitalistico.

I grandi uomini d’affari dell’epoca, dalla grande civile in poi, investiranno moltissimo in questo. Il loro
obiettivo diventerà quello di avere sempre più ferrovie sul territorio.
Per 40 anni quello sarà un settore di accumulo di capitale incredibile, anche perché aveva aggregati il
settore energetico.
Uno degli esiti fondamentali di questa guerra civile, è che istituì per la prima volta un rapporto molto
stretto tra guerra e industria.
Gli affari bellici diventavano anche affari industriali.
Proprio la guerra scatenerà tutti questi meccanismi, che presi insieme costituirà quella che si chiama la
Seconda Rivoluzione industriale.
Si basa anche sulle dinamiche messe in moto da questa guerra, favorisce questi sviluppi che cambieranno
profondamenti gli Stati Uniti, portandoli a diventare in breve tempo una delle più importanti potenze
capitalistiche mondiali.

Questi anni verranno definiti l’Età dorata, perché periodo di grandissimo sviluppo economico.
Alla fine di questa fase gli Stati Uniti diventano una grande potenza mondiale.
Fondamentale è avere in mento qualche dato relativo alla dimensione fisica:

La popolazione degli Stati Uniti, dal 70 al 20, passa da 40 a 106 milioni di ab.
Raddoppio di popolazione, nel giro di 50 anni. Non raddoppia omogeneamente su tutto il territorio.
Aumentano le grandi fabbriche, le industrie e così aumenta la popolazione.
Le fabbriche si sviluppano portandosi appresso delle reti urbane.
Chicago, per esempio, passa da un paesotto ad una grande città.
Molti di questi abitanti erano immigrati dall’Europa meridionale e orientale, Polonia e Italia.
Molta parte di quella popolazione che aumentava era di origine straniera, e mediamente molto giovane e
attiva.

Molta tensione sociale, l’immigrazione fa derivare tensione sociale.


Inoltre, uno sviluppo di questo genere, allargava la classe operaia, cioè di un soggetto sociale, con
caratteristiche precise, che in quegli anni viveva in condizioni di grandissimo sfruttamento.
Nelle fabbriche dell’epoca si lavorava tranquillamente 14/16 h. al giorno, per un salario che all’epoca era il
salario che ti permetteva di vivere, non di far vivere i tuoi figli. Tant’è che nelle fabbriche di quel tempo si
inserivano al lavoro anche molto giovani, bambini.
Nelle fabbriche tessili dai sei/sette anni, nelle miniere dai tre/quattro, nelle fabbriche che richiedevano
maggiore forza fisica dai 10/12 anni.

Tutto ciò creava le condizioni per cui quel tasso iniziale di sfruttamento molto alto, nel momento in cui la
classe operai si allargava e i lavoratori operai diventavano numerosi, creava le condizioni per cui questi si
organizzassero e cercassero di migliorare le loro condizioni di lavoro nelle fabbriche.

All’allargamento dell’industria e al forte sfruttamento che c’era all’interno, fa fronte lo sviluppo delle prime
organizzazioni di lavoratori nella storia umana. Le prime organizzazioni sindacali si sviluppano proprio a
partire dalla National … Junior, nasce nel 1866, proprio con questo obiettivo: iniziare a discutere l’orario di
lavoro, ragionare sulla possibilità prima di passare dalle 16 alle 14 ore, poi dalle 14 alle 12 ore, poi dalle 12
alle 10 ecc. e con salari ti permettono anche di avere una vita dignitosa, di non mandare i figlia lavoro a a 4
anni ecc. …
1866: iniziano le prime organizzazioni sindacali.

Queste organizzazioni portano a una intensificazione della conflittualità, fatta di scioperi, manifestazioni.
Questa età d’orata, è un’età da un lato di sviluppo ma dall’altro è anche di sviluppo di nuovi conflitti.
Questi conflitti potevano riguardare non solo le questioni legate al lavoro, ma anche le questioni legate alle
condizioni di vita, perché gli immigrati all’epoca vivevano in grandi tennent, ovvero casermoni che venivano
costruiti attorno alle zone industriali dove vivevano decine di lavoratori, in condizioni di degrado totale.
Gli schiavisti bianchi, nel sud, nelle polemiche successive alla guerra civile, a volte dicevano “voi del nord
fate la predica a noi su come trattiamo gli schiavi neri, quando loro mangiano, vivevano in tre/quattro.
Mentre i vostri immigrati vivono come delle bestie, schifosi”.
Proprio per questo la conflittualità cresce.
Di fronte a questa conflittualità c’è una risposta degli imprenditori che a loro volta cercano di contrastare le
organizzazioni dei lavoratori cercando di indebolirli.
Due fattori: riorganizzazione dei processi produttivi e una dequalificazione del lavoro operaio.

5/03/2018
Nel 1921 a New York, la General Phonograph Corporation (etichetta discografica diffusa in quel periodo)
registra un 78 giri dal titolo fronn e limone (foglie di limone) da Pasquale Abete
Il titolo di questa canzone riprendeva un canto tradizionale campano, genere che non richiedeva
accompagnamento musicale nella sua versione originale, ma era fatto di canto e vocalizzo a più voci, era
una sorta di dialogo cantato.
L’obiettivo di questa canzone era quello di richiamare la tradizione campana e quella di fissare un punto di
identificazione per chi l’avrebbe ascoltato.
Dentro questa canzone si raccontava una storia con dei rimandi malavitosi che ricostruisce l’ambientazione.
Le canzoni di questo genere negli Stati Uniti del 1921 avevano come obiettivo quello di funzionare come
una sorta di reportage, un racconto italiano, campano, che gli ascoltatori ascoltavano come se fosse una
sorta di telegiornale dei loro tempi.

Nel 1926, un’altra casa discografica statunitense, registra una canzone, “in morte di Rodolfo Valentino”
cantata da Giuseppe Milano
Rodolfo Valentino era un attore era sbarcato nel 1913 dall’Italia con la speranza di trovare una nuova vita.
Essendo un bell’uomo inizia una carriera che lo porta a diventare un modello di fascino a livello
internazionale. Per questo motivo Rodolfo Valentino diventa un simbolo per gli italoamericani, simbolo
soprattutto di riscatto sociale, di un uomo che era riuscito a diventare una persona amata e invidiata negli
Usa e di essere riuscito a rifarsi una vita e di avere affrontato tutte le difficoltà che dovevano affrontare i
migranti in quel tempo, e di essere diventato una figura capace di sedurre trasversalmente il popolo
femminile statunitense nonostante la sua provenienza che erano considerati dei “germi”, “invasori”,
“infiltrati” e “sporchi”; i razzisti statunitensi definivano gli italiani come i neri, con gli stessi difetti.

Con questa canzone Milano ci presenta un tentativo di elaborare il lutto collettivo per la morte di Rodolfo
Valentino, avvenuta prematuramente (31 anni).
Questa canzone ci presenta un altro punto di identificazione in questo caso positivo.
Un altro brano del 1927 “Lacrime cundannati” che viene interpretato da Alfredo Bascetta, dedicata alla
vicenda di due italiani, Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti; testo dove si trovano dei toni completamenti
diversi, testo che presentava una polemica politica, canzone che esprimeva una forte critica nel sistema
politico americano, perché aveva consentito l’arresto di questi due uomini (un anarchico e un socialista) in
quanto condannati per essere tenuti responsabili di omicidio nonostante ci fossero tutte le prove a favore
della tesi opposta.
Queste 3 canzoni sono esempi di un repertorio sconfinato di canzoni popolari e popolaresche prodotte
negli Stati Uniti d’America. Tra l’800 e i primi del 900 le etichette discografiche statunitensi hanno registrato
8.000 canzoni e musiche di questo genere, dirette ad un pubblico italiano.
Queste 8.000 matrici andavano a costruire una parte di quei cataloghi etnici che quelle case discografiche
avevano cominciato a produrre per dedicare a quei segmenti sociali di origine migrante, della produzione
culturale. Si trattava di canzoni per la gran parte dialettali napoletane o siciliane per ragioni diverse;
- La produzione popolare musicale in lingua italiana all’epoca non esisteva, era solo dialettale.
(nascerà nel 1951 con il festival di San Remo)
- La gran parte dei migranti provenivano dalla Sicilia e dalla Campagna
Queste canzoni si rifacevano alla tradizione italiana, (molto chiaro nella canzone fronn e limone)
Dall’altra parte riscrivevano la tradizione italiana e inventavano un modo nuovo di fare musica, un nuovo
genere musicale, che godeva di una propria autonomia, una canzone di immigrazione degli italoamericani
che puo essere contrapposta alle canzoni di emigrazione, generate in Italia nei contesti di partenza.
Questo metodo di inventare musica e nuovi generi è trasversale a tanti altri settori, settori, campi della
produttività umana.
La rilevanza di questo fenomeno musicale si spiega con la dimensione del fenomeno migratorio italiano (5
milioni di italiani in 40 anni), ma un altro elemento fondamentale è che gli italiani erano molto spesso dei
musicisti, per ragioni legate alla cultura italiana (era molto diffuso il fenomeno delle bande musicali, c’erano
inoltre molte scuole di musica che invece erano scarse negli USA)
Negli Usa si sviluppa la prima e più potente casa discografica mondiale proprio negli anni in cui questi
italiani arrivarono, che mette a lavoro dei musicisti e di conseguenza mette al lavoro molti italiani.
La produzione discografica era basata sul lavoro di musicisti italiana o di origine italiana.
Questa industria doveva costruirsi dei segmenti di mercato, cioè trovare persone a cui vendere. L’industria
non produce per la qualità, ma per i soldi.
In questo lavoro l’industria musicale individua nella comunità italiana, uno dei suoi principali segmenti di
riferimenti, perchè c’era un rapporto forte tra italiani e musica.
Mentre la comunità italiana riusciva ad avere un ruolo decisivo nella società statunitense, i cittadini italiani
subivano molti condizionamenti culturali con il contatto con la cultura America, generando dei processi
culturali di evoluzione e trasformazione.
Tra la fine dell’800 e i primi del 900 la cultura e la mentalità di chi arrivava dall’Italia, soprattutto dalle zone
rurali, era messa a dura prova in quanto il mondo statunitense si era sviluppato nel modello urbano
industriale già nel corso degli anni successivi alla guerra civile, creando un modo di vivere che era molto
diverso da quello che era proprio di chi viveva nelle zone rurali d’Italia.
Gli italoamericani provengono soprattutto dalle zone meridionali dell’Italia soprattutto perché negli anni 70
dell’800, cioè subito dopo la fine del processo dell’unità d’Italia.
L’unità d’Italia è stato uno dei motivi per il quale molti italiani emigravano, perchè il processo unitario
italiano ha generato i problemi che vengono ricondotti alla “questione meridionale”; l’unità d’Italia ha
creato la condizione per cui in tutte le regioni italiane si diffondesse un sistema di prelievo fiscale da parte
del governo centrale (tasse sulla terra, sui beni ecc...) che non era sostenibile per i meridionali nel
momento in cui l’italia si era unificata, perchè nel sud italia fino alla unita la gran parte della popolazione
contadina viveva lavorando la terra, producendo dei beni in un contesto che pero non generava moneta,
ma barattava i suoi prodotti con altri.
Quando lo stato italiano impone delle tasse al sud che non dispongono di molto denaro non sapevano
come pagare, per cui nasce l’esigenza di partire all’estero per lavorare e mandare i soldi in Italia, mandare
quindi delle “rimesse”, (appunto i soldi che gli immigrati mandano nel loro paese d’origine) allo scopo di
pagare le tasse.
Questa problematica farà nascere una tipologia migratoria particolare per gli italiani dell’epoca, nel senso
che vivevano l’emigrazione come fenomeno temporaneo, ma lasciando la famiglia nel paese d’origine.
Tutto ciò avrà un impatto negativo nell’Italia meridionale, in quanto la parte “forte” del paese (giovani
uomini) partiva, lasciando in Italia solamente donne, anziani e bambini.
La prevalenza di alcune provenienze regionali nella comunità italiana si spiega con un altro fattore ossia la
“Catena migratoria” che consiste in un processo che si sviluppa tutte le volte che un primo immigrato con
una sorta di avanguardia, attiva spostandosi e trasferendosi in un altro paese.

Il primo migrante che si dirige in un'altra comunità diventa un punto di riferimento per tutti quelli che
provengono dalla stessa regione, spingendo anch’ essi a partire. (questo fenomeno riguarda tutti i
fenomeni migratori nel mondo). Si basa su 4 livelli:

- LIVELLO FAMILIARE: chi parte crea delle condizioni per cui altri familiari che vivono in una
condizione socio-economica depressa si rivolgono a lui

- BASE AMICALE: amici che partono che forniscono informazioni sulle condizioni e possono dare un
appoggio per chi volesse raggiungerlo

- BASE COMODIDARIA: durante i rientri periodici nelle terre d’origine, compaesani chiedono
informazioni sul posto, documenti ecc…

- LIVELLO PROFESSIONALE: chi parte per primo è in grado di dare informazioni sul mercato del lavoro
ed è in grado di aiutare altri a trovare un lavoro soprattutto nel suo settore.

Le catene migratorie hanno delle conseguenze; le principali sono:


- Producono una disgregazione delle famiglie e delle comunità nei paesi d’origine, che lascia il
territorio di partenza impoverito,
- genera una riaggregazione delle famiglie nei luoghi di approdo che crea le condizioni per cui gli
immigrati provenissero solo da alcuni comuni o città italiane (come Benevento, Afragola, Catania,
Barletta, Bari). Gli americani si fanno l’idea che gli italiani siano tutti come questi segmenti di
popolazione
- Le catene migratorie creano il fenomeno dell’etnicizzazione di alcuni settori professionali

Il contrasto tra la mentalità e cultura rurale propria di questi migranti e quella degli americani fu negli
Usa un fattore che produsse gravi tensioni e tante difficoltà di integrazione tra gli italiani, e proprio
questo conflitto era aggravata dalla situazione di precarietà (italiani partivano con intenzione di
arricchirsi e di tornare nel loro paese) ovvero gli italiani non erano interessati ad integrarsi nel paese
d’approdo e nemmeno ad imparare la lingua che complicava ancora di più le cose.
Per questo si crearono dei quartieri in cui andavano a vivere solo gli italiani “little Italy” segmento di
città in cui abitavano solo italiani, cercando di ricostruire un ambiente simile all’ambiente d’origine, con
recupero delle tradizione.
Dentro queste comunità avevano grande importanza le parrocchie italiane in lingua italiana, quindi
luoghi di culto per immigrati, che non erano gradite dalle popolazioni locali. All’interno di queste
parrocchie si trovavano sacerdoti religiosi che appartenevano all’ordine dei padri Scarabrignani che
sono dei “preti di emigrazione” (I preti creavano delle reti per fare in modo che gli italiani potevano
rimanere in contatto con la religione anche all’estero e di non perdere la fede.)
In America le donne avevano più liberta rispetto all’Italia e questo creava dei contrasti tra mogli e
mariti, padri e figli.
La cultura statunitense è stata molto influenzata dagli italiani, ma anche la cultura italiana è stata molto
influenzata dagli stati uniti.

08/03/2018
Video di una manifestazione. Una particolare manifestazione, di quelle che avvenivano in occasione di
scioperi.
“Schiavitù del salario”: il salario non era tale da rendere la vita di questi lavoratori dignitosa, e per questo
veniva paragonata alla schiavitù. Consideravano questo salario uno strumento per indicare una forma di
schiavitù diversa dalla schiavitù degli stati del sud, ma che in qualche modo poteva essere considerata
schiavitù, in quanto questi lavoratori dentro al processo di lavoro al quale partecipavano, non avevano dal
loro punto di vista, una libertà di azione.
Forza nella grande massa dei lavoratori.
Per comprendere questa logica, bisogna fare qualche opera di contestualizzazione.

Classe operaia industriale, cioè un insieme di donne e uomini, che avevano in comune una cosa: quel
svolgere un certo lavoro, all’interno di un certo contesto. Appartenere ad una categoria che viveva
unicamente del suo lavoro e che lavorando percepiva quel salario, che garantiva il mantenimento di sé
stessi e della famiglia.
Caratteristica di questa classe industriale, era quella di non possedere niente. Erano soggetti che a
differenza dei contadini, dei lavoratori agricoli, presenti in America, nei territori che stavano diventando
uniti, loro non avevano nulla. Padroni solo del loro corpo, non di terreni né niente.

Le organizzazioni dei lavoratori nascono in questa fase a partire dalla presa di coscienza dei lavoratori, del
fatto di avere queste caratteristiche in comune.
Abbiamo in comune tutti una cosa, viviamo nelle stesse condizioni, e in questa prima fase di grande
industrializzazione, la cosa di cui si rendono conto è di vivere in uno stato di forte sfruttamento.
Le organizzazioni dei lavoratori nascono così.
Si rendono conto che il salario è talmente basso, le condizioni di lavoro sono degradate, il livello di intensità
di sfruttamento del loro lavoro era talmente alto, da potersi considerare soggetti sfruttati.
Per questo, le prime organizzazioni dei lavoratori, nascono con l’obiettivo di unirsi in un fronte comune, che
si dava come obiettivi: migliorare le condizioni dei lavoratori, di lavoro. Crearsi norme o garanzie di
sicurezza nelle fabbriche, tali per cui non morissero sul lavoro.
Ridurre l’orario di lavoro, perché 14/16 ore di lavoro era il tempo medio.
Aumentare il salario.

Queste lotte generavano un enorme quantità di problemi dal punto di vista del capitale industriale.
Tutto quello che chiedevano i lavoratori, danneggiava l’azienda.
Il principale obiettivo dei capitalisti industriali di quel periodo, era quindi quella di contenere l’azione dei
sindacati, con ogni mezzo necessario.
Alla fine dell’800, diventa centrale per loro questo obiettivo.
Il primo passava attraverso l’aggressione fisica.
Gli industriali chiedevano allo stato supporto nell’aggressione alle organizzazioni di questi lavoratori.
La guardia nazionale degli Stati Uniti, ma anche livello europeo, si è formato usando i momenti di
repressione dei lavoratori, come terreno di esercizio.
L’esercito veniva usato conto le masse dei lavoratori, perché faceva esercizio.
Tra la fine dell’800 e inizi ‘900, era uno dei contesti privilegiati per gli eserciti dell’epoca.
Questo era solo un aspetto.
Molto più importanti erano altri aspetti.

Il primo modo in cui ceravano di demolire le organizzazioni dei lavoratori, fu anche quello di aumentare il
numero di immigrati sul territorio degli Stati Uniti.
Fine ‘800, gli industriali, si volle basare su un tipo di manodopera straniera che veniva introdotta nelle
fabbriche, perché poteva essere usta anche in funzione sindacale e utilizzata contro l’interesse delle
organizzazioni dei lavoratori locali.
Inserendo gli immigrati nelle fabbriche, facevano capire ai locali che erano sostituibili.
Gli immigrati non socializzavano con i lavoratori autoctoni.
Tutto questo diffondeva una grandissima xenofobia operai.

(Xenofobia e razzismo son molto diversi.


Razzismo: più noto, teorie della razza, modo di concepire l’insieme degli esseri umani, come un insieme
distinto tra loro, in base a dei caratteri connaturati, propri di ciascuno, dove si immagina che ciascun gruppo
umano sia quello che sia e debba necessariamente fare delle cose.
Essere razzisti indica l’esistenza di un’idea gerarchica della razza.
Xenofobia: è un atteggiamento che origina da un qualcosa di più simile alla paranoia. Sensazione di essere
in stato di assedio. Trovarsi in uno spazio del buono, circondato da cattivi.
E’ odio nei confronti dello straniero, di quello che sta fuori dalla tua comunità. Si basa sulla sensazione che
questi altri, non facciano parte.
La Xenofobia operai è un sentimento che si genera dentro i conflitti lavoro e si produce quando dei
lavoratori iniziano a provare fastidio, odio, nei confronti di altri lavoratori stranieri perché questi
contribuiscono a danneggiare le loro condizioni di lavoro.
Si sviluppa dentro agli operai che sul posto di lavoro vedono continuamente peggiorati i loro orari ecc.)

Obiettivo principale che si diedero gli industriali di quel tempo, fu quello si semplificare i processi produttivi,
ossia dequalificare il lavoro nelle fabbriche.
Dequalificando i lavoratori, diventano meno qualificati, sempre più deboli.
Quello che sa fare niente o poco niente, sostituibile col primo che passa.
Gli sforzi della dequalificazione dei processi produttivi, si diffusero in quegli anni.
Verso la fine dell’800 comparve un ingegnere che studiò tutti i tentativi fatti nei decenni precedenti per
semplificare i processi produttivi, li analizzò li sistematizzò in quella teoria che viene ricordata con il termine
Taylorismo.
Il Taylorismo fu un potentissimo strumento antisindacale e anche operaio.
Gli … principali in cui Taylor sviluppò questo criterio di sistematizzazione delle teorie e delle pratiche di
semplificazione dei processi produttivi, sono Direzione di fabbrica del 1903 e Principi di organizzazione
scientifica del lavoro del 1911.

Due elementi principali che sostengono il Taylorismo:


Sostenne che dentro ad una fabbrica per produrre di più con il massimo profitto, occorreva razionalizzare le
operazioni lavorative, e sottrarre all’operaio il controllo sul processo lavorativo.
Razionalizzare le operazioni: secondo Taylor voleva dire analizzare il processo lavorativo da un tecnico.
Questo tecnico consapevole del meccanismo di funzionamento di tutto il processo, doveva suddividerlo in
operazioni parziali. (Mettere più persone).
Dopo di che, questo tecnico doveva essere in grado di riorganizzare tutte le operazioni semplici individuate
e disporre all’interno della fabbrica, lasciando ad ogni operaio il compito di svolgere ripetutamente
un’operazione.
Terzo aspetto decisivo: introdurre il cronometraggio delle operazioni.
La brutalità di questo modo di lavorare, era evidente nella figura che Taylor introduce, cioè l’operaio Smith,
in teoria operaio modello.
L’operaio Smith, secondo Taylor, era il lavoratore che doveva essere utilizzato per parare i tempi e la
sostenibilità di tutto ciò.
Parare i tempi ovvero capire qual e il tempo minimo di realizzazione di un’operazione.
Occorreva quindi qualcuno di molto forte, abile e veloce, avido, stupido. Non deve capire cosa sta
succedendo.

Tutto questo contribuiva a fare esattamente il rovescio di quello che le organizzazioni dei lavoratori
cercavano di fare.
Parallelo a questo si avverava il secondo punto, cioè la sottrazione all’operaio del controllo sul processo
produttivo.
Nella fabbrica taylorista, l’operaio passa da artigiano, lavoratore qualificato, ad esecutore.
Era anche un lavoratore senza formazione. Agli industriali questi nuovo lavoratori dequalificati non
costavano nulla. Non avevano costi di formazione di alcun tipo ecc.

La prima ricaduta sui sindacati su questi processi, fu la divisione di essi in organizzazioni di lavorati per
mestiere, che erano bianchi di origine statunitense, con una formazione professionale, contrapposte alle
organizzazioni che avevano l’obiettivo di organizzare tutti i lavoratori senza qualificazione, formazione, ed
erano migranti.
Tutto questo produceva una spaccatura sui lavoratori.

Due organizzazioni che possono essere prese come modelli di sindacato: shield, unshield (sul libro).
L’American federation of labor, era un’organizzazione, nasce nel 1886 che si occupava dei lavoratori
schield, con un mestiere. Era una centrale sindacale; un’organizzazione che ave al suo interno tanti
sindacati diversi, tutti però che devono essere sindacati di mestiere.
Maschi bianchi che si sentivano un élite.
Si occupavano del loro salario, i loro turni di lavoro ecc.
L’altra organizzazione nacque un po’ più tardi 1905, si occupava di lavorati senza un mestiere.
Organizzava tutti i lavoratori del mono: loro obiettivo.

John Hill è l’autor della canzone ascoltata all’inizio, che era un immigrato svedese e ha contribuito alla
produzione di un repertorio musicale, che poi ha attraversato la storia del ‘900, ed è stato ripreso da molti
autori, mostrando come questa storia, è in verità una stori che ha continuato ad attraversare nelle storie
raccontate, anche da soggetti come Bruce Springsteen, perché nonostante poi abbaiano perso
brutalmente, il loro tentativo di immaginare un modo di aggregare i lavoratori statunitensi, è rimasto
emblematico negli Sati Uniti.
Gli anni che vanno dalla fine dell’800 ai primi del ‘900 sono stati anni caratterizzati da una fortissima
conflittualità sociale. Una parte caratterizzata da continui scioperi, manifestazioni ecc, una fase di xenofobia
operaia.
La situazione diventa esplosiva ed incontenibile, si rendono conto tutti che di questo passo si sarebbe
andati verso una sorta di guerra di classe interna, e quindi da parte di alcune organizzazioni riformiste e poi
della presidenza di Taylor, si inizia una stagione che viene definita Progressing Era, durante la quale per 15
anni circa , il governo e le istituzioni americane cercavano di correggere un po’ dei problemi e delle
difficoltà che erano emerse, proprio per cercare di pacificare, rendere la situazione più sostenibile.
Durante quest’età progressista vennero reclutati degli scienziati sociali, per capire e studiare la società,
chiedendo loro di provare a proporre delle soluzioni per riuscire a limitare questa conflittualità.
Si riorganizzarono i quartieri degradati, si introduce una normativa sul lavoro, che cercava di mettere
d’accordo industriali e lavoratori, si cercò di riformare la politica e la pubblica amministrazione, rendere la
politica funzionale, eliminare tutti gli spazi di corruzione. Infine combattere i cartelli, cioè gli accordi tra i
grandi capitalisti finalizzati a limitare la concorrenza.

09/03/2018
Età progressista: che cerca di mettere mano in questa situazione conflittuale e caotica.
Con l’inizio del ‘900, in particolare con la presidenza di Theodore Roosevelt, (ci son due presidenti
Roosevelt nella storia degli Stati Uniti d’America, il primo Theodore, fondamentale, perché la sua
presidenza è legata a questa stagione, a quella dell’età progressista; il secondo Franklin Delano Roosevelt, è
invece presidente che lega il suo nome al New Deal e ai 4 mandati che si sono susseguiti negli anni più bui
dal punto di vista economico della storia americana. Ovvero quelli della grande crisi successiva alla crisi del
’29, e alla Seconda Guerra Mondiale), si fece carico di concretizzare, dare una forma politica istituzionale a
tutta quella serie di teorie, pratiche, per sistemare la società, che si erano sviluppate nelle organizzazione
riformiste.

Le organizzazioni riformiste statunitensi si sviluppano in questi anni, per cercare di risolvere i conflitti
evidenti.
Theodore porta tutto questo su un piano istituzionale, e prova a correggere la vita nei quartieri,
riorganizzare le normative sul lavoro, cerca di riformare la politica, la vita pubblica, per cercare di
combattere la corruzione.

Quando finisce la Progressing Era? Quando scoppia la Prima Guerra Mondiale. Questa chiude la stagione
della Progressing Era.
Prima Guerra Mondiale dove però gli Stati Uniti non entrano in guerra subito, entreranno solo nel ’17.
Anche per gli Stati Uniti ci furono profonde conseguenze economiche, politiche e sociali, fin dall’inizio.
La prima cosa che occorre aver presente è che la prima guerra mondiale ha generato a livello mondiale, in
una forma enormemente dilatata, quei processi già visti nella guerra civile.
La guerra civile è stata una guerra che ha creato per la prima volta un raccordo forte tra industria e guerra,
perché la sua dimensione di massa aveva creato le condizioni per cui l’industria statunitense accelerasse
moltissimo le sue dinamiche produttive, favorendo lo sviluppo della guerra.
Questa cosa accade anche con la prima guerra mondiale.

Durante questa guerra milioni di uomini e donne si sono trovati coinvolti in processi o bellici o produttivi
finalizzati a generare la maggiore quantità possibile di armi e di strumenti di morte.
Obiettivo: produrre armi che fossero in grado di produrre la più grandi quantità di morte possibile sul
campo degli avversari.
Annientare il prossimo.
Si scatena una dinamica progressiva dal punto di vista economico, industriale, tecnologico, perché la
necessità di uccidere milioni di persone crea le condizioni per cui i governi investano in un modo nuovo,
senza precedenti, nella tecnologia, nella ricerca applicata, nella chimica.
Tutti i governi dei più importanti potenze mondiali, si mettono a fare questa cosa, con l’obiettivo di
uccidere.
Raggiungono in pochissimi anni un livello di avanzamento, dal punto di vista della capacità realizzativa e
qualitativo/quantitativo.
Si esce da questo conflitto con i gas asfissianti.

La tecnologia porta ad salto qualitativo da questo punto di vista.

Gli Stati Uniti in questo contesto sono stati coinvolti fin dall’inizio nel conflitto, dal punto di vista economico
e industriale, sono diventati uno dei luoghi di produzione di quello che serviva per combattere fin
dall’inizio.
Questa necessità di accelerazione dell’industria, crea le condizioni per cui il governo degli industriali forzino
tantissimo sui processi produttivi.
Il clima politico e sociale diventa ancora più repressivo nei confronti delle organizzazioni sindacali.

Stagione della Red Scare: allude alla paura dei rossi, ovvero dei comunisti, socialisti, anarchici, sindacalisti ...
Tutti quelli che portavano la voce che poteva essere di intralcio rispetto alle dinamiche belliche.
Era favorita a causa della Rivoluzione Russa.
Nel 1917 i bolscevichi realizzano un progetto di tipo marxista, in unione sovietica.
Al mondo passano un messaggio: è possibile fare una rivoluzione.
Dal punto di vista dei capitalisti e degli anticomunisti del tempo, era un messaggio preoccupante.
Non erano più soltanto dei sovversivi, diventavano dei soggetti pericolosi.
Proprio per questo tutti quelli che potevano essere associati a quel mondo, vengono visti come
potenzialmente dei traditori.
E’ in questo clima che monta il nazionalismo statunitense e si accentuano ancora di più i movimenti
xenofobi.
La prima guerra mondiale genera anche negli Stati Uniti un’intensificazione dei movimenti xenofobi, che si
accompagna al crescere del nazionalismo.

Proprio per questo negli anni della guerra, tra il ’17 e ’24, si realizza una sorta di svolta nella storia delle
migrazioni e nella storia delle politiche migratorie a livello mondiale.
Perché proprio in questi anni si pone per la prima volta, in modo forte e radicato, all’interno del dibattito
politico statunitense, la questione delle frontiere.
Il tema della chiusura delle frontiere.
Se la xenofobia c’era già in precedenza, con la prima guerra mondiale si sono create condizioni nuove,
radicalizzati certi sentimenti.
Tra le sue conseguenze ha avuto anche la creazione delle frontiere come noi le percepiamo, fatte di uomini
reclutati nella popolazione al servizio dei loro governi.
Mentre in precedenza erano sempre combattute da volontari o mercenari.
La prima guerra mondiale crea le condizioni per il quale si diffonda l’uso dei documenti di identità, in modo
massiccio. Perché bisognava reclutare i soldati. Si deve sapere chi è nato e quando.
Controllare le frontiere con gli strumenti nuovi.

Negli Stati Uniti, a seguito della prima guerra, quindi si pongono le prime normative per il controllo delle
frontiere, all’altezza di una società, urbana, industriale contemporanea.
La prima volta che accade nella storia.
Il primo tentativo di chiusura delle frontiere che si propone negli Stati Uniti sono i Literal see test(???), del
1917.
Erano dei test nei quali si chiedeva agli immigrati di dimostrare di non essere analfabeti. Non era
discriminante dal punto di vista nazionale, però quando venne pensato questo sistema, si sapeva una cosa:
gli italiani e placchi solitamente erano analfabeti, gli immigrati del nord Europa erano invece di media classe
non analfabeti.
’21 e del ’24: strumenti di limitazione delle frontiere. Limitavano in modo brutale la quantità di immigrati
proveniente da ciascun paese a una quota prestabilita, secondo una logica pensata pe escludere
principalmente gli immigrati del sud dell’Europa meridionale e dell’Europa orientale, italiani e polacchi.

Tuttavia la conseguenza più importante della guerra per gli Stati Uniti, fu l’impatto sulla sua economia e
sulla sua industria.
Tanto che, è proprio in questi anni che Harry Ford struttura quel sistema produttivo, che diventa poi noto
come Fordismo.
Sarà decisivo nello sviluppo industriale e globale e che aggiunge al Taylorismo una serie di cosa. Il fatto di
cercare di sostituire il più possibile gli uomini con delle macchine.
Diventano determinanti le macchine che svolgono delle attività, che accelerano enormemente la
produzione.

(Visione frammento fil ‘’Tempi Moderni’’ di Charlie Chaplin).


Qui rispetto al Taylorismo c’è un elemento nuovo, è la macchina che ha una totale centralità nel processo.
L’operaio passa dall’essere colui che con le sue mani, compie delle operazioni utilizzando degli strumenti,
che sono la sua appendice, ad essere lui l’appendice della macchina.
Salta il bisogno del cronometro.
Nella prima scena c’è un riferimento ad un gregge di pecore, allusione al fatto che questo tipo di processo
produttivo crea un cambiamento che ha una portata sociale più generale, creando le condizioni per lo
sviluppo della società di massa.
Ford lo scrive in modo esplicito che nella sua fabbrica l’intelligenza non serve. Servono persone che
eseguano delle operazioni elementari attaccati alla macchina.
L’obiettivo degli industriali era quello di costruire delle macchine, tali da essere comandate da una scimmia.

Tutto questo ha delle ricadute sulla psicologica delle persone.


Così come l’impatto della guerra fu decisivo sul piano economico ed industriale, la fine della guerra per gli
Stati Uniti avrà un impatto altrettanto decisivo su questo piano economico e industriale, perché la fine della
guerra creo la condizione per cui finisse l’economia delle armi, tutto quello che si era costruito in quegli
anni non serviva più.
Così come il momento della produzione di morte era quello in cui troviamo progresso economico ed
industriale, nel momento in cui tutto questo finisce ed inizia la pace, genera rallentamento di produzione e
una frenata che produce disoccupazione.
Nel 1918 inizia una prima crisi economica negli usa, per due anni cresce la disoccupazione nel paese.
Quello che bisognava fare per non rimanere in una situazione di crisi economica era riconvertire l’industria
militare, cioè trasformare quelle macchine in qualcosa che producesse qualcos’altro di vendibile in un
momento di pace.
Il problema era che durante la guerra si sapeva che le armi erano necessarie, ma durante la pace non fu
cosi, bisognava quindi inventare qualcosa da produrre, passare da un industria militare ad un industria
civile.

Quindi era necessario :


A) Che ci fosse qualcuno interessato alle cose prodotte, cose che prima non c’erano
B) persone in possesso di soldi per comprare queste cose

Si esce dalla prima guerra mondiale, avendo generato dei presupposti per lo sviluppo delle società dei
consumi di massa.
Occorreva creare una situazione per cui la gente comprasse;
Bisognava quindi riconvertire un’altra cosa: la propaganda politica in pubblicità come strumento di
persuasione a fini commerciali. La pubblicità giocava sulla dimensione sessuale che la rende più seduttiva,
funzionale a creare attrazione nei confronti di quello che si voleva pubblicizzare. Alla pubblicità si aggiunge
un altro potentissimo strumento, il cinema, strumento fondamentale di condizionamento, costruzione di
immaginari, costruzione di mentalità e di orientamento dei consumi (valeva soprattutto nei primi anni del
900 ma è molto importante ancora oggi).

Proprio in questi anni si sviluppa lo star sistem holliwoodiano cioè il primo tassello su cui si costruisce
quell’industria culturale, formato da attori e attrici con la capacita di rendere seduttivo quello che facevano,
sedurre la gente che andava al cinema. Il cinema quindi era una macchina che produceva in quegli anni
“sogni”, nel senso che raccontava storie di successo, mettendo in scena principalmente il bello di persone
che cantano, ballano e si esibiscono, dando un idea alterata della realtà, in cui all’ interno si soddisfaranno
tutte le pulsioni.
Gli anni ruggenti (anni 20) vedono la figura della donna al centro del sistema dei consumi; vengono costruiti
2 modelli di donne:
- libertina e consumatrice: scoperta, truccata (inaccettabile in quegli anni)
- tradizionalista e casalinga, donna tradizionale, coperta, non truccata, che si occupava della casa e della
famiglia. Diventava uno dei target dei pubblicitari in quanto la casa diventava uno spazio che poteva
richiedere tanti prodotti.

Su queste basi la produzione crebbe moltissimo e la disoccupazione diminuì, era estremamente bassa.
Per 7/8 anni l ‘industria americana ha prodotto e venduto senza riscuotere la gran parte di quello che
avrebbe dovuto, ma riscuotendo promesse di pagamento che pero creavano un rischio. L’economia
statunitense di quegli anni si fonda su debiti e crediti in cui si cerca di spalmare quella crescita al 60 % su
delle persone che crescono solo del 5%.
Nello stesso momento proprio quella fase di crescita, negli anni 20 attiva un altro elemento che rende
molto fragile lo sviluppo di quegli anni, ossia la speculazione finanziaria. In quel clima di crescita continuo
molti soggetti erano portati a pensare di poter investire molti soldi nella continua produzione di beni che si
pensava di poter vendere, come se quel processo di crescita dovesse essere infinito.
In realtà quel processo di investimento finiva con il riguardare anche attività produttive che non erano
affatto destinate a crescere ed ad espandersi ulteriormente
I problemi legati alla speculazione finanziaria e al sistema rateale vengono al pettine con la crisi del 29.
Tutta la produzione porto ad una crisi di sovrapproduzione, eccesso di prodotti che in parte la gente non
era in grado di comprare.
Il 24 ottobre del 29 ci si rende conto che questo sistema è fragile e decide di vendere le azioni.
Favorirà la chiusura delle fabbriche e produrrà milioni di disoccupati e il disastro sociale.

12/03/2018: appunti già stampati.


15/03/2018: ospite

16/03/2018: Con ospite


Gli USA sono portatori di un nuovo “modello economico moderno” in Italia. Maggiore democrazia e vita
dinamica.
Idea di futuro migliore esportabile ovunque nel mondo.

Perché nascono i totalitarismi?


Nascono per fronteggiare i problemi legati al sottosviluppo, con la speranza che la miseria si estingua.

In Europa vige arretratezza, feudalesimo, borghesia in decadenza, e per certi versi anche l’imperialismo.
Gli USA hanno una solida base economica: il popolo gode di sicurezza economica.
Gli americani hanno “Progetti utopio”, che vorrebbero applicare in Europa.
-Aumento lo standard vita
-Liberalizzazione commerci

Piano Marshall: ha due obiettivi


-Combattere la guerra fredda
-Strategico: porre fine alla miseria in Europa. Rivoluzione economica capitalistica per offrire standard di vita
migliore agli europei.
Per applicarlo necessità di: Governo sofisticato e forte, relazione stato-mercati (interni ed esterni).

L’Italia è un caso urgente:


-Dilaga il comunismo
-Aumenta la disoccupazione
-E’ presente povertà e sottosviluppo
Le industrie del nord, alcune sono da riconvertire, altre da ricostruire.
Ci fu una massiccia propaganda che diffuse il piano Marshall.
Risultati paradossali del Piano Marshall in Europa:
Gli industriali abbracciano il modello americano. La rete ferroviaria di Stato fu ricostruita.

1957: Trattato di Roma. Stop aiuti dall’America.


C.E.E. comunità economica europea.
La donna entrerà in qualità di operaia nelle fabbriche.

Il mantenimento del Welfare State è dato grazie allo sviluppo economico.


-Abbracciano in molti l’American style of life.
-Cultura giovanile: ribellione, anti-autoritarismi, nuove libertà.
La modernità che l’America ha apportato è un motivo di conudazione per la perdita delle colonie europee.

19/03/2018
Finita la seconda Guerra Mondiale, inizia negli Stati Uniti una nuova fase.
Gli anni ’50 sono stati anni caratterizzati da un forte conformismo sociale e culturale che era prodotto di
una forte volontà di contenere e reprimere ogni forma di dissenso che potesse mettere in discussione
economico e sociale Americano.
Questo forte conformismo, copriva una forte situazione caratterizzata da inquietudini che si diffondevano
all’interno della popolazione, soprattutto in alcuni strati sociali.
L’identità politica degli Stati Uniti d’America si definì nel secondo dopoguerra, diventa più forte e decisivo il
tema del comunismo. Gli usa si definivano come l’opposto, come coloro che avrebbero fatto di tutto per
evitare l’espansione, la diffusione di questo oggetto che chiamavano …
L’anticomunismo caratterizzò la politica estera.
Quando si parla del termine comunismo, occorre tener conto che non si fa riferimento nel modo più
assoluto ad un’ideologia compatta e unita e non è nemmeno una pratica di governo.

Il padre del comunismo è Karl Marx, che scrive “il manifesto” del 1848.
Scrive il suo secondo testo nel 1864, “Il capitale”, che non è un testo di critica politica, ma di critica
economica.
Dopo di lui nasce una storia politica estremamente complessa che genera e produce diversi movimenti,
gruppi politici, partiti, forze che si ispireranno ad alcuni dei suoi principi, ma ciascuno in modo diverso. Sulla
scia di questi due testi nasceranno realtà ideologiche, culturali, ideologiche ecc. ... Molto diverse che
avranno esiti diversi.
Il comunismo fa riferimento:
-Ad un insieme di teorie economiche che si possono dividere in due famiglie: marxiano e marxista
Marxiano: ha a che fare con soggetti che hanno considerato gli scritti di Karl Marx come buoni strumenti
per analizzare la realtà economica, cioè come libri che contenevano chiavi interpretative, pur non
sposandone completamente la teoria.

Marxisti: soggetti che in genere ritengono che il complesso del lavoro di Marx sia stato buono, valido e nel
suo complesso possa essere sposato per un’interpretazione non solo della realtà economica ma anche per il
futuro (considerano Karl Marx come una sorta di profeta).
Nel complesso queste teorie economiche mettevano in discussione il sistema economico capitalistico, tutte
queste teorie ritenevano che il capitalismo fosse un sistema produttivo basato su meccanismi di
sfruttamento, cioè che per vivere il capitalismo avesse bisogno di creare situazioni di profonda
disuguaglianza sociale, ingiustizia sociale e di profondo sfruttamento.

Era possibile individuare dei livelli di responsabilità in queste ingiustizie.


Quella principale era che i capitalisti pagavano la gente che lavorava per loro meno di quello che avrebbero
dovuto, e proprio su questo crearono un meccanismo di arricchimento che via via andò a produrre sempre
maggiori differenze.
-Insieme di teorie politiche, ossia teorie sviluppate da pensatori che ragionavano su come sviluppare forme
di governo capaci di trovare un ordine sociale alternativo rispetto a quello esistente e che dal loro punto di
vista doveva essere più giusto e più equo, dove venissero eliminate le disuguaglianze, quindi un nuovo
equilibrio.
-Movimenti e gruppi politici rivoluzionari si sono spesso richiamati al comunismo volendo rovesciare gli
stati, i governi, gli ordini sociali in cui si trovavano allo scopo di sostituire a quegli ordini un’altra cosa.
-Movimenti e organizzazioni dei lavoratori ispirati al pensiero di Marx che ritenevano di dover combattere
le ingiustizie a partire dal luogo di lavoro (Sindacati)
-Partiti politici non rivoluzionari, ma disposti ad una competizione elettorale liberal democratica, quindi
mossi da una realtà riformista, di cambiamento sociale. Il caso più importante da questo punto di vista fu
proprio il partito comunista italiano.
-Regimi politici novecenteschi in particolare quelli dell’est Europa

Gli USA dopo la seconda guerra mondiale si ergono del capitalismo.


Tutto quello che poteva essere ricondotto al pensiero di Marx e alla teoria Marxiana era il loro nemico ed
era soprattutto il punto di vista economico quella che doveva essere messa in discussione, perché metteva
in discussione i meccanismi su cui il sistema statunitense si sviluppava e la struttura di potere interna al
paese.
Questo atteggiamento diventa esplicito e si concretizza nel 1956.

Finita la seconda guerra mondiale, inizia negli Stati Uniti una nuova fase.
Gli anni ’50 sono stati anni caratterizzati da un forte conformismo sociale e culturale che era prodotto di
una forte volontà di contenere e reprimere ogni forma di dissenso che potesse mettere in discussione il
modello economico e sociale Americano.

Questo forte conformismo, copriva una forte situazione caratterizzata da inquietudini che si diffondevano
all’interno della popolazione, soprattutto in alcuni strati sociali.
L’identità politica degli Stati Uniti d’America si definì nel secondo dopoguerra, diventa più forte e decisivo il
tema del comunismo. Gli usa si definivano come l’opposto, come coloro che avrebbero fatto di tutto per
evitare l’espansione, la diffusione di questo oggetto che chiamavano …

L’anticomunismo caratterizzò la politica estera.


Quando si parla del termine comunismo, occorre tener conto che non si fa riferimento nel modo più
assoluto ad un’ideologia compatta e unita e non è nemmeno una pratica di governo.

Il padre del comunismo è Karl Marx, che scrive “il manifesto” del 1848.
Scrive il suo secondo testo nel 1864, “Il capitale”, che non è un testo di critica politica, ma di critica
economica.
Dopo di lui nasce una storia politica estremamente complessa che genera e produce diversi movimenti,
gruppi politici, partiti, forze che si ispireranno ad alcuni dei suoi principi, ma ciascuno in modo diverso. Sulla
scia di questi due testi nasceranno realtà ideologiche, culturali, ideologiche ecc. ... Molto diverse che
avranno esiti diversi.

Il comunismo fa riferimento:
• ad un insieme di teorie economiche che si possono dividere in due famiglie: marxiano e marxista

Marxiano: ha a che fare con soggetti che hanno considerato gli scritti di Karl Marx come buoni strumenti
per analizzare la realtà economica, cioè come libri che contenevano chiavi interpretative, pur non
sposandone completamente la teoria.
Marxisti: soggetti che in genere ritengono che il complesso del lavoro di Marx sia stato buono, valido e nel
suo complesso possa essere sposato per un’interpretazione non solo della realtà economica ma anche per il
futuro (considerano Karl Marx come una sorta di profeta).

Nel complesso queste teorie economiche mettevano in discussione il sistema economico capitalistico, tutte
queste teorie ritenevano che il capitalismo fosse un sistema produttivo basato su meccanismi di
sfruttamento, cioè che per vivere il capitalismo avesse bisogno di creare situazioni di profonda
disuguaglianza sociale, ingiustizia sociale e di profondo sfruttamento. Era possibile individuare dei livelli di
responsabilità in queste ingiustizie. Quella principale era che i capitalisti pagavano la gente che lavorava per
loro meno di quello che avrebbero dovuto, e proprio su questo crearono un meccanismo di arricchimento
che via via andò a produrre sempre maggiori differenze.

• Insieme di teorie politiche, ossia teorie sviluppate da pensatori che ragionavano su come sviluppare
forme di governo capaci di trovare un ordine sociale

Alternativo rispetto a quello esistente e che dal loro punto di vista doveva essere più giusto e più equo,
dove venissero eliminate le disuguaglianze, quindi un nuovo equilibrio.

• Movimenti e gruppi politici rivoluzionari si sono spesso richiamati al comunismo volendo rovesciare gli
stati, i governi, gli ordini sociali in cui si trovavano allo scopo di sostituire a quegli ordini un’altra cosa.

• Movimenti e organizzazioni dei lavoratori ispirati al pensiero di Marx che ritenevano di dover combattere
le ingiustizie a partire dal luogo di lavoro (Sindacati)

• Partiti politici non rivoluzionari, ma disposti ad una competizione elettorale liberal democratica, quindi
mossi da una realtà riformista, di cambiamento sociale. Il caso più importante da questo punto di vista fu
proprio il partito comunista italiano.

• Regimi politici novecenteschi in particolare quelli dell’est Europa

Gli Usa dopo la seconda guerra mondiale si ergono del capitalismo.

Tutto quello che poteva essere ricondotto al pensiero di Marx e alla teoria Marxiana era il loro nemico ed
era soprattutto il punto di vista economico quella che doveva essere messa in discussione, perchè metteva
in discussione i meccanismi su cui il sistema statunitense si sviluppava e la struttura di potere interna al
paese.

Questo atteggiamento diventa esplicito e si concretizza nel 1946, cioè dopo la seconda guerra mondiale,
quando fra gli Stati uniti e gli alleati occidentali che vinsero in alleanza con l’unione sovietica, quando finisce
la fase di convergenza in funzione nazifascista, un po’ alla volta si va verso un riposizionamento del conflitto
sempre più esigente, che nel 46 si concretizza, quando Tomma produce un discorso che viene riportato
come “dottrina tuman” o “dottrina dell’anticomunismo globale” perchè appunto affermava che gli Stati
Uniti d’America e la loro azione politica si sarebbe data come obiettivo quello di deratizzare il mondo intero
a tutti i livelli, da qualsiasi cosa avesse vagamente a che fare con il comunismo; era l’inizio della guerra
fredda.
La guerra fredda ebbe anche una dimensione militare importante, che si concretizzo proprio nella
costituzione dell’alleanza atlantica cioè della Nato che viene fondata nel 1949;

Gli stati uniti decisero che tutti quelli che avessero deciso di schierarsi con l’unione sovietica avrebbero
dovuto firmare un patto (PATTO ATLANTICO) in modo da entrare a far parte di una comunità, dove
qualunque paese, situato all’interno di questa comunità, che venisse attaccato, avrebbe ricevuto la
protezione di tutti gli altri paesi della comunità.

Un altro aspetto importante è quello che a che fare con la traduzione della politica interna
dell’anticomunismo globale, cioè l’anticomunismo non era diretto solo a difendersi da qualcosa che stava
fuori, ma era orientato anche a proteggere il governo americano da qualunque possibile

Attacco che venisse dall’interno del paese. Per cui gli Stati uniti degli anni 50, in particolare assistiamo ad
una fase di profonda campagna anticomunista che mirava a rimuovere ogni soggetto ritenuto nemico degli
stati uniti in quanto simpatizzante comunista. le tappe fondamentali di questo percorso sono 2: nel 45 si
crea una commissione delle attività antiamericane, doveva occuparsi di individuare tutto quello che
all’interno del paese pareva mettere in discussione la legittimità del sistema politico americano, la validità
del sistema economico capitalistico e che mettesse in discussione la cultura statunitense. 5 anni dopo a
questa commissione si aggrega una sottocommissione per l’investigazione al senato che viene presieduta
dal 50 al 54 da Joseph Marcanti dal quale arriva il termine “marcantismo”; esistono 2 declinazioni del
termine marcantismo: uno in senso ampio con riferimento a tutti gli anni 50, e il marcantismo in senso
stretto che invece fa riferimento ai quattro anni in cui il senatore mercanti fu a capo di questa
sottocommissione. Gli anni del marcantismo in senso stretto furono anni estremamente brutali dal punto di
vista della repressione interna al paese, ci furono milioni di persone schedate e sorvegliate, le associazioni
messe fuori legge negli usa furono centinaia e nonostante il paese dovesse difendere la libertà difendere la
libertà di pensiero ecc.

All’interno ci si mosse in modo estremamente diverso, in nome proprio di un radicale antagonismo, con
qualcuno che veniva dipinto come male assoluto, qualcuno dei confronti del quale non c’era da avere
alcuna tolleranza e pietà.
Nel 1947 ci fu un ordine esecutivo, intitolato Programma della lealtà indipendente federali, che affermava
che il lavoro statale (insegnati, impiegati …) non dovevano essere riconducibili in alcun modo a forme di
pensiero vicine al comunismo, e nemmeno sospettabile.

Dal ’50 al ’54, l’attacco fu frontale e particolarmente violento e diretto soprattutto contro insegnanti,
uomini di cultura, giornalisti, tutti quelli che in qualche modo avevano qualcosa da dire su quello che non
andava negli Stati Uniti d’America. Oltre a questi vennero attaccati anche attori, sceneggiatori, e tutti coloro
i quali contribuivano a costruire pensiero con il loro lavoro, in qualche modo. Tutti coloro che potevano
influenzare la popolazione statunitense.
Nel ’47 viene fondato il comitato pe il primo emendamento, cioè il comitato che doveva far presente al
governo americano che gli Stati Uniti si vantavano di non essere l’Unione Sovietica e quindi di essere un
paese liberale - democratico, dovevano tener fede a quello che gli rendeva essere un paese liberale -
democratico.
A questo comitato parteciparono figure molto note, anche attori di fama mondiale, che si mobilitavano
contro il governo, rischiando tantissimo.
Gli anni del Maccartismo sono stati anni di caccia alle streghe. Nel senso che si attivò un forte meccanismo
repressivo all’interno, in assenza di comunisti reali in America.
(“Lo stile paranoico della politica americana”: saggio molto utile.)
La politica americana tende a costruirsi su dinamiche di questo tipo, rappresentazioni del paese che in
qualche modo aveva dei nemici esterni, che complottavano contro.
Nell’ ’89 finisce il comunismo.
Terroristi: sono come dei batteri, dei microbi, che non sai da dove vengono, e che non ti puoi difendere.
Qualcosa che può generarsi dall’interno.
Conseguenze date dal clima di anti-comunismo, in assenza del comunismo?
La prima conseguenza fu il fatto che questo tipo di sorveglianza, e questo atteggiamento repressivo
intercettava qualsiasi comportamento considerato eccentrico.
Qualunque comportamenti che poteva essere associato, veniva represso.
Tutto quello che veniva considerato eccentrico, non allineato, non americano, in qualche misura doveva
essere rimosso.

Conformismo: che caratterizzò gli Stati Uniti in quel periodo. Conformismo che vuol dire assumere un
atteggiamento conforme ad una norma che è imposta, su cui si fonda la cultura e società del paese, che in
qualche modo era prodotto da una spinta che arrivava anche dall’alto.
Quel conformismo era basato su un certo modo di immaginare il proprio ruolo, dal punto di vista
economico, dentro la società.
Essere americani voleva dire essere parte di un sistema produttivo, mirare a disporre di quei beni di
consumo ecc. L’idea della famiglia media americana era quella di dover lavorare il più possibile per
permettersi una casa che doveva avere certe caratteristiche.

L’orizzonte della società dell’epoca era la produzione dei beni di massa.


Dentro questo modello c’era anche un’idea di gerarchia sociale molto chiara, gli Stati Uniti degli anni ’50 era
un mondo, che doveva essere compiuto se nella casa c’era anche una donna, che doveva essere una figura
interna che faceva i conti con la realtà domestica.
Donne limitate all’ambiente domestico.

All’orige della costruzione di questo modello sociale, c’era anche uno strumento che diventa fondamentale
in quel momento: la televisione.
Nasce e si diffonde negli anni ’50, ed assume un ruolo chiave.
Nel giro di 10 anni si diffondo negli Stati Uniti milioni di televisioni.
Si pensava solo fosse uno strumento di svago, intrattenimento.
Ci si accorga in fretta del fatto che questo strumento aveva una profonda influenza sulla cultura.
Ci si accorse che la televisione contribuiva a consolidare quei modelli. Costruire un’immagine di una
famiglia che funzionasse in un certo modo.

Lo stile di vita e livello di consumi che si voleva essere raggiunto, trova nelle televisioni il maggior luogo di
elaborazione.
Fondamentali le ‘sitcom’ dell’epoca: diventano veicoli di valore.
Ci si rende conto di come, essere americani, in quella fase, per molti cittadini, diventasse simile ad essere
come quello che passava in televisione.

Fino alla metà degli anni ’50, non aveva un uso della diffusione delle informazioni. Perché?
Erano sempre stati usati i radiogiornali, e all’inizio la televisione non aveva successo, non c’era nulla che le
desse valore.
Gli statunitensi erano abituati ad un tipo di informazione vocalistica.

Solo dopo gli anni ’50, quando i telegiornali iniziano a trasmettere a colori, e quando iniziano a crescere i
telespettatori, cambiano le cose.
Man mano che diventa anche strumento di formazione, e proprio quando consolida questo suo ruolo di
creazione di realtà collettive, la tv diventa anche strumento politico.

1960: primo dibattito politico televisivo della storia, tra i due candidati statunitensi dell’epoca: Kennedy e
Nilson.
Questi politici dovevano imparare a presentarsi in un modo nuovo.

(Video dibattito politico)


Durata degli interventi molto lunghi all’epoca.

22/03/2018
(Manca un pezzetto dell’inizio)
Giudizi razziali: cioè lottare contro quegli immaginari che legittimavano le differenze di trattamento a
partire dalle presunte differenze culturali.
Mobilitazione della popolazione nera, perché l’idea era quella che solo mobilitandosi i cittadini
afroamericani avrebbero potuto crescere dal punto di vista economico, sociale e politico.

La storia di questa associazione è fortemente legata alla storia di una delle principali personalità della
cultura politica afroamericana di sempre, cioè wer boyz(?)
E’ uno di quei pochissimi soggetti, che erano riusciti ad avere una formazione, un istruzione ed una vita
diversa.
Nato nel 1868, tre anni dopo la fine della guerra civile. Nato in un contesto non schiavile.
Il suo trisagoro era nero e aveva combattuto nell’armata continentale durante la rivoluzione.
Per liberare le colonie dall’oppressione inglese, era stato premiato grazie a questo merito di aver
combattuto per la liberazione della colonie, era stato liberato: Diventava un uomo nero libero, discriminato
ma libero, perché non aveva un padrone.
Gli schiavi liberati trasmettevano la libertà ai loro figli.

Un altro suo bisnonno, fece un numero elevato di figli da schiave africane, ed uno di questi sarebbe
diventato il nonno liberato a sua volta meticcio di Boyz.
Loro vivevano nello stato del Massachusetts, nel nord, quindi in un contesto dove già la schiavitù non c’era
più.
Zone dove si diffuse l’antischiavismo, e dove c’era un maggiore grado di tolleranza nei confronti degli
afroamericani.
In alcune contee si ammetteva che un figlio di neri potesse andare nelle stesse scuole dei bianchi.

Egli crebbe in una scuola frequentata da bambini bianchi, era molto intelligente. Queste capacità
intellettuali dovevano essergli riconosciute dagli insegnanti.
Venne considerato un ragazzo prodigio. Era anche un nero particolare, perché era discendente di meticci.
Iniziò a studiare all’università, e di mantenersi insegando nelle scuole per neri del nord.
Riuscì ad ottenere tutti i titoli ed a iscriversi ad un dottorato, diventando il primo afroamericano della storia
ad ottenere un dottorato all’università di Harvard.
Grazie a questo dottorato riuscì ad accedere alla carriera universitaria. Divenne uno dei pionieri degli studi
di sociologia.
1899: un suo contributo fondamentale per la storia, (testo).
Ebbe una vita lunghissima, passò i 90 anni.
Nel ’47, era finita la seconda guerra mondiale, lui aveva 79 anni, e si trova a dover indirizzare alle nazioni
unite, una lettera alle quali denunciava le condizioni in cui ancora i si trovava a vivere per gli afroamericani.
Richiedeva alle nazioni unite di intervenire.
Scrive questa lettera, che era particolarmente intensa e significativa, ma rimasero parole.
L’effetto fu che Boyz nel ’50, a 83 anni, viene accusato di essere un comunista e processato ritenuto di
essere un agente segreto in servizio dell’Unione Sovietica.
Il processo si concluse e venne assolto.
Questa accusa lo avvicinò al partito comunista per davvero, e si inscrisse nel ’61 al partito comunista.

Negli anni in cui venne processato, qualche tentativo di mobilitizzazione inizia a vedersi negli Stati Uniti.
Nel ’50 venne sostenuta una famiglia di afroamericani che entrò in un conflitto legale con la commissione
educativa della città del Kansas, dove loro erano presidenti.
Entrano in conflitto perché: il signor Brown aveva una bambina, e questa bambina entrò in età scolare e
avrebbe dovuto essere mandata nella scuola che avevano davanti a casa, solo che questa scuola era per
bianchi.
La commissione educativa della città decisa di assegnare alla figlia una scuola che stava a 10 km da loro. Il
signor Brown non ci sto.
L’associazione di Boyz inizia a sostenere una causa a favore del signor Brown che alla fine vince.
Per la prima volta nel ’54, si afferma che il principio di separazione dei neri è incostituzionale, si cancella dai
principi di riferimento della normativa statunitense.
Non cambiò molto però.
Questo scatena la furia di tutte le madri e padri in giro per gli Stati Uniti.
Inizia la prima gamba, filone, di questo movimento dei diritti civili, della desegregazione delle scuole.

Si avvia nel ’54, è un percorso assai lento e complicato.


Cucux clun agiva intimidendo gli afroamericani.
Nel 1960 un grande artista, Norman Rottens, dipinse un quadro che sarebbe diventano un’icona del
movimento per i diritti civili.
Nel ’55 arriva un momento di svolta nella storia del movimento per i diritti civili degli afroamericani.
Succede un fatto decisivo: una donna, Rosa Parks (nera), non intellettuale, un giorno salì sull’autobus e si
siede nella parte riservata ai neri, nel punto più vicino all’aerea riservata ai bianchi.
Il pullman era pieno e salgono molti bianchi, vedendo che non c’era posto, chiedono alla donna di alzarsi.
A quel punto scatta il momento di svolta: lei si rifiuta.
Il pullman rimane fermo, chiamano la polizia e la prelevano con la forza. Questa scena viene notata e vista
da altri e a passare la voce.
Il suo ‘no’ ha evidenziato la fragilità del sistema.
Lei per la prima volta diventa un modello. I suoi concittadini neri capiscono che si può fare così. Più i bianchi
cercavano di contenere la cosa, più aumentava.
Nei giorni successivi tutta la popolazione nera, inizia addirittura a boicottare i mezzi pubblici, smettono di
prenderli. Durò un anno.
Dopo di che venne abolita la segregazione sugli autobus.
In occasione di questo boicottaggio emerse per la prima volta la figura di un pastore nero, Martin Luther
King, che all’epoca aveva 26 anni.
Divenne una delle persone di riferimento per le persone, nonostante fosse un giovanotto, motivava la
gente al senso di quello che stavano facendo.
Molto significativo che King fosse un pastore e insieme un uomo politico.
Nella storia degli afroamericani è quasi sempre così.
Egli da pastore protestante, diventa una figura di livello nazionale in pochissimo tempo, si costruisce una
fama che nel giro di pochi anni diventa internazionale, come anima pacifista. Quello che lo caratterizzò fu il
fatto di essere contrario all’utilizzo di ogni forma di violenza.
Di fronte ai pestaggi o ad altro, occorreva non reagire.
Su questa stessa linea non violenta, a partire dagli anni ’60, si sono mossi altri soggetti, in particolare quegli
studenti che hanno attivato la desegregazione dei bar e ristoranti.

Questi stessi pacifisti iniziano ad essere affiancati, proprio negli anni ’60, dai cittadini bianchi antirazzisti,
soprattutto giovani. Organizzano a loro volta delle associazioni che lottano insieme ai neri per la
desegregazione, in un’ottica integrazionista.
Ovvero di integrazione.
Interessante è vedere come questa prospettiva, nel giro di un tempo breve, inizia a essere messa in
discussione da una parte di mondo afroamericano.
Ovvero alcuni soggetti, tra cui Mal Malcon X, non ritenevano che quel modo avesse un senso. Il pacifismo
non avesse un senso.
L’altra corrente non era violento, ma in realtà difensivo, la possibilità di andare in giro con un fucile,
secondo le regole.
La differenza di King con quella di Malcon X, era nelle esperienze.
Malcon X entrò a far parte di un’associazione nata negli Stati Uniti negli anni ‘30, Nacional Ovilande, che era
l’organizzazione dei musulmani afroamericani.
Il senso era quello di cercare di recuperare un’identità africana degli afroamericani, come diverse realtà in
quegli anni cercavano nel ritorno all’Africa.
Interessante come in questo passaggio sia ancora determinante un fattore religioso.
Questa associazione diffondeva un forte sentimento di separazione dalla società bianca, il loro modo di
essere musulmani è estremamente eccentrico.

Questo spirito separatista si rafforza anche in seguito alla reazione bianca.


Fu in quell’occasione che un afroamericano meno famoso degli altri, usò per la prima volta l’espressione
Black Power in pubblico, ovvero potere dei neri.
Nel 1976 partire da lui e dalla sua idea politica, fusa all’idea della Nacional Ovilande, nascono in seguito
organizzazione come i Black panther party. Viene fondato da due soggetti meno noti, i quali rivendicavano
l’uso della violenza come uso difensivo.
Organizzazione paramilitare in difesa dei cittadini neri negli Stati Uniti.
Praticavano il secondo emendamento.
Questa associazione viene poi indicata come associazione terroristica.
23/03/2018
ORTOPRASSI e ORTODOSSIA sono due termini che hanno a che fare con la ricerca di qualcosa di ricorrente,
il termine “Ortodossia” fa riferimento alla correttezza teorica, quello che è ortodosso è corretto dal punto
di vista della teoria e da questo punto di vista il cristianesimo è una religione che da principalmente
rilevanza all’ortodossia, cioè ad un approccio corretto dal punto di vista dell’idea che si ha di Dio, della
natura che si ha di Dio, del ruolo che si pensa che abbia Gesù Cristo; il cristianesimo è una religione
fortemente teorica, ci sono secoli d riflessioni di tipo teologico sul divino e grandi teologi cristiani si sono
confrontati soprattutto su questo. Quello che ci si aspetta da un buon Cristiano è che soprattutto condivida
questa corretta interpretazione dell’idea di Dio, che abbia fede, e quella che è la sua condotta di vita è
secondaria.

L’ortoprassi invece è esattamente il contrario; la “prassi” è la pratica, la condotta, si parla di ortoprassi di


fronte alla correttezza del fare, non del pensare si è in Ortoprassi quando si fanno le cose nel modo in cui
sono definite da una norma, regola.

Un buon musulmano si distingue dall’aver un buon comportamento (ortoprassi appunto), comportamento


stabilito come “giusto”, che sta dalla parte del bene, che è definito dal corano, (ci ricorda il diritto) e da
questo punto di vista regola tutti gli ambiti della vita, regola il rapporto con il cibo, abbigliamento ecc. ...

Nelle due concezioni c’è un tema rilevante che è quello della coscienza, nel senso che, data l’impostazione
ai Cristiani, si pone un tema attorno alla coscienza ossia che per i cristiani è possibile immaginare di fare il
“male”, di avere un comportamento sbagliato, ma dicendo e affermando che in fondo si voleva fare una
cosa giusta. Nella religione Islamica invece non funziona così.

Queste differenze sono state decisive per esempio quando si incontrarono il mondo cristiano delle potenze
europee con l’impero ottomano, nel corso della età moderna.

Per i cristiani era possibile pensare di andare nell’impero ottomano, muoversi liberamente, e convertirsi
all’islam, ma la cosa non funzionava al contrario.

Gli anni 50- 60 sono stati anni di grandissima espansione economica, in particolare il trentennio che va dal
45 al 73, anni della Golden Age, età dell’oro che fu una stagione di grande espansione dei consumi di
massa, fase in cui si ha assistito alla più potente accelerazione del consumo di massa della storia mondiale.

Negli Stati Uniti ed in Europa, in quegli anni, si sono venduti milioni di automobili, radio, televisori, motocicli
e soprattutto quegli anni son stati anni in cui si è incominciato a produrre un enorme quantità di prodotti
che si rivolgevano ad un segmento sociale particolare: i giovani che proprio in quegli anni, tra la fin e della
seconda guerra mondiale e i venti anni successivi, diventano un soggetto che oggi conosciamo.

Nasce quindi questa categoria sociale, alla quale corrispondono alcuni consumi ed alcune abitudini di
consumo, specifiche, tanto caratterizzanti da rendere ridicolo qualcuno che le utilizzi se non è giovane.

Questa invenzione dei giovani inizia proprio negli ultimi anni della guerra tra il 44 e il 45, quando è
l’industria della produzione culturale di massa (musica, cinema, televisione ecc. ...) si rende conto di poter
costruire un segmento di mercato particolare, proprio attorno ai ragazzi, rendendosi conto che se i giovani
hanno dei soldi li spendono di più in quanto non hanno famiglia da mantenere e non hanno un senso di
responsabilità di un adulto.

Un ruolo decisivo in questo processo passa attraverso il cinema e la musica, figure come Frank Sinatra, sono
figure che contribuiscono a formare questa immagine del giovane come consumatore godereccio, che si
gode la vita.

Nella metà degli anni 40, negli Stati uniti lanciano una rivista che si chiama seventeen (17), la prima rivista
che ha lo scopo esplicita di vendere ai giovani, e diventa quindi uno dei primi strumenti di marketing mirato
a livello pubblicitario ad un mondo giovanile. Questo mondo intercetta un altro fondamentale
cambiamento che è quello che riguarda il mondo della canzone, della musica, in particolare la nascita di un
nuovo genere musicale che si presta perfettamente ad essere il genere musicale di riferimento per questo
segmento sociale, ovvero il Rock. il Rock diventa simbolo della gioventù, diventa fattore identificante e le
case discografiche sono le prime a cogliere questo fatto e a costruire un mercato che si espanderà
enormemente generando un enorme quantità di ricchezza, producendo sempre più dischi. Dentro questo
processo nascono le prime icone del rock and roll, per esempio Chuck Berry che veicola per altro un
immaginario che è fortemente giovanile perché è veloce, parla di accelerazione, movimento.

gli anni che vanno dal 45 al 73 son anche anni caratterizzati da spinte progressive da un punto di vista
politico, c’è un momento in cui c’è una sorta di apertura, disponibilità ad allargare alla cittadinanza politica,
si costruiscono sistemi di walfare (sanità, scolarizzazione di massa ecc …) che contribuisce ad un sempre più
alto numero di consumi.

Negli anni 60, nasce il concetto di “vacanza” per le classi popolari.

Inoltre c’è la Guerra Fredda che genera la “corsa agli armamenti”, corsa al continuo dotarsi di armi che
devono essere prodotte e accumulate, nell’ottica di un potenziale scontro, sorta di terzo conflitto mondiale
(inizio anni 60 momento nella storia in cui più ci si avvicina alla terza guerra mondiale). Si continua ad
accumulare produzione bellica, si continuava a produrre allo scopo di creare impiego e circuiti economici
virtuosi, producendo armi. In questo quadro, tra il 45 e il 73 si fonde accanto alla crescita (che non riguarda
tutti allo stesso modo, perché c’è chi si arricchisce di più e chi meno), una fortissima fiducia nel futuro, che
partiva innanzi tutto dalla fiducia nell’economia che stava crescendo ma anche nella politica tutti avevano la
sensazione che si stesse crescendo, ci si rendeva conto che era un mondo sempre più ricco e ci fu una
classe politica che guidò e governò in questi decenni che con tutti i suoi limiti e problemi, fu all’altezza di
quei decenni, gestì una fase di trasformazione, dando a tutti la possibilità di credere che il futuro ed il
mondo del futuro, sarebbero stati sicuramente migliori del mondo passato.

Questo sentimento di fiducia però cambiò e si avvia un processo di rovesciamento nell’anno 1973; si mette
in discussione tutto, partendo dagli stati uniti. Crisi che riguarda in primo luogo l’economia, nel senso che
da un lato avanzavano anche economie di paesi che negli anni precedenti vivevano grazie alle economie
degli altri e ci si trovò in una situazione in cui bisognava produrre sempre di più, un numero sempre
crescente di industrie in posti diversi che ad un certo punto mise in difficoltà. Inoltre scoppia la guerra
Arabo - israeliana del 1973 e in quel occasione i paesi esportatori di petrolio, che erano quasi tutti paesi
medio orientali, decidono di attivare un bando selettivo del petrolio a danno di chi sosteneva Israele (non
vendo più il petrolio a chi sosteneva lo Stato di Israele) e di conseguenza il prezzo del petrolio aumenta
tantissimo, l’offerta del petrolio è dal punto di vista economico un danno incredibile per le economie euro-
americane, (soprattutto per quella americana in quanto gli Stati Uniti avevano costruito la loro ricchezza
anche sul basso costo del petrolio).

Inoltre gli anni dal 70 al 73 sono anni in cui diventa evidente per tutti, che la guerra che gli Stati Uniti
stavano combattendo contro il Vietnam, sarà una guerra perdente; gli Stati Uniti e la popolazione
statunitense assiste al rientro al riparo dei suoi soldati. Questa è la prima guerra mediatica della storia, cioè
la prima guerra in cui i media sono presenti e documentano ciò che succede, ed è la prima e l’ultima in cui
lo fanno liberamente (perché non c’è più nessuna guerra dove non ci siano giornalisti piegati al controllo
dell’esercito), diventa evidente che questa guerra non può essere vinta anche perché nel 71 c’è lo scandalo
“pentalon papers”, documenti che mostrano come il governo americano fosse già consapevole
dell’insostenibilità della guerra, ma mentisse alla popolazione, quindi in questi anni scoppia anche lo
scandalo legato a Nixon e il così detto caso water gate.

In quell’occasione Nixon risulta coinvolto in un sistema di controllo, a danno dei suoi avversari democratici;
all’inizio di questo scandalo Nixon mente, iniziando a dire falsità su come stavano le cose fino a quando
l’evidenza sarà tale da impedirgli di continuare a mentire fino al punto di obbligarlo a rassegnare le
dimissioni. Tutto questo mina profondamente la fiducia della popolazione in tutto. Il 1973 segna la fine
dalla Golden Age e l’inizio di una fase depressiva che produrrà di nuovo scenari caratterizzati dalla chiusura
di fabbriche, unità produttive e inizia in quegli anni una stagione di deindustrializzazione, in cui la vita dei
cittadini andrà progressivamente peggiorando su tutti i fronti.

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