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IL MONDO IN QUESTIONE
LE ORIGINI DEL PENSIERO SOCIOLOGICO
L’ILLUMINISNO
Tutto ciò ha a che fare con la sociologia nella misura in cui costituisce lo sfondo
storico del suo sorgere, anche se questo sfondo possiamo considerarlo palesemente
problematico. La società moderna è una società che emerge sopprimendo un ordine
precedente, quello feudale e ne instaura un altro, che ha come carattere fondamentale
il mutamento continuo. Possiamo dire, dunque che la sociologia ha le sue radici nel
confronto con un mondo umano che non appare più vincolato e garantito dalla
tradizione. Se i processi di sviluppo dell‟Industria da una parte e i mutamenti politici
avviati dalla Rivoluzione Francese dall‟altra, hanno fornito elementi del contesto in
cui la Sociologia è chiamata a svolgere le proprie funzioni, dal punto di vista
culturale le origini della Sociologia non sono comprensibili, senza riferirsi
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SOCIOLOGIA
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SOCIOLOGIA
SOCIOLOGIA E POSITIVISMO
INTRODUZIONE
Sul piano della cultura il XIX era positivista, nonostante ci fossero numerosi altri
movimenti culturali e che non tutti i pensatori dell‟ottocento erano positivisti, ma tale
corrente dà un impostazione dominante. Esso è costituito da un atteggiamento
prevalentemente laico e orientato al progresso. Quindi possiamo definirlo come un
movimento culturale orientato alla sistematicità e alla classificazione: ricerca e
riordina dei “fatti “ che ritiene di poter cogliere con una oggettività sulle cui regole
non si pone domande. La parola sociologia è utilizzata in questo contesto per la prima
volta da Auguste Comte (1798-1857) pensatore molto complesso, a volte difficile da
comprendere, la cui opera è caratterizzata da due questioni dominanti: da un lato
l‟esigenza di affrontare il mutamento, dall‟altro quella di contribuire a restaurare
l‟ordine compromesso dalla ventata napoleonico e poi rimesso in discussione da
ripetuti movimenti rivoluzionari.
COMTE E SAINT-SIMON
Comte iniziò la sua carriera come segretario particolare di Henri Saint-Simon che fu
una figura molto importante, in quanto segnò il passaggio dall‟istanze emancipative
dell‟Illuminismo a quelle tecnocratiche del positivismo, contribuendo a fondare una
corrente di pensiero utopico che confluirà nei movimenti di ispirazione socialista.
Henri Saint-Simon ebbe una vita molto movimentata, studiò ingegneria durante la
rivoluzione, rinunciò al titolo nobiliare ma fu coinvolto in numerose speculazioni e
conobbe il carcere; durante il periodo napoleonico maturò numerosi progetti
scientifici (immaginò tra l‟altro il futuro canale di Suez, realizzato poi da uomini che
furono suoi allievi) ed elaborò un programma sociale che mirava ad un nuovo
cristianesimo ed a una società nel cui governo fosse attribuito ai tecnici un ruolo di
primo piano. Comte, invece, non era uno scrittore brillante ed è difficile per un lettore
contemporaneo trovarlo interessante, anche se ebbe un‟importanza notevole nella
storia della Sociologia, tale da esercitare influenza su Durkheim e su diversi altri
sociologi. Per Comte lo spirito e la conoscenza umana così come la storia universale
passa attraversi tre stadi (La Legge dei Tre Stadi): da quello teologico, cioè quello
fittizio, dove l‟uomo cerca le conoscenze assolute dello spirito e dove la natura
orienta i fenomeni, a quello metafisico, cioè astratto, che è un‟alterazione del primo,
dove gli eventi provengono da forze astratte, a quello positivo, dove la conoscenza
viene a delinearsi come sapere scientifico, basato sulla ricerca dei fatti. La
successione di tali stadi è intesa da Comte come una legge naturale. Nel corso della
Filosofia positiva, Comte delinea i contorni di quella che a suo parere deve essere la
sociologia: una fisica sociale cioè una scienza modellata sui tratti delle scienze
naturali. Comte inoltre distingue una statica sociale, quale branca della sociologia che
studia il modo in cui le società si autoregolano e una dinamica sociale, quale branca
della sociologia che studia il mutamento. Infine interessante vedere che, nella fase
finale del suo pensiero, ritorni sulla questione della religione, non trattandola più
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SOCIOLOGIA
ALEXIS DE TOCQUEVILLE
Alexis de Tocqueville fu un pensatore dell‟epoca che, andava dalla fine del settecento
all‟inizi dell‟ottocento.
Il suo interessamento fu concentrato sulla novità rappresentata dalla democrazia.
Nella Democrazia gli uomini sono inseriti in un sistema legale in cui i diritti sono
definiti in modo tale da permettere una vasta mobilità sociale: tutti in linea di
principio possono accedere a qualsiasi rango o qualsiasi posto di lavoro. In tale
possibilità c‟è la sua fondamentale differenza con il regime feudale. Tra le sue opere
ricordiamo: La Democrazia in America, riconosce negli Stati Uniti, il luogo dove
tale processo si è finora più sviluppato; L’Antico Regime e la Rivoluzione, uno
studio sulla Francia prima e dopo la rivoluzione accompagnato da frequenti confronti
tra questa e i paesi vicini.
HERBERT SPENCER
Se Comte fu il primo a usare il termine sociologia Spencer fu colui che contribuì a
diffonderlo presso il pubblico. Come Comte, Spencer vede la società come una sorta
di organismo ma a differenza del primo realizzò le sue speculazioni sul concetto
dell‟evoluzione in parte preso da Darwin. Il trattato di Darwin l‟origine della specie,
pubblicato in Inghilterra nel 1859, ebbe una notevole influenza sul pensiero
ottocentesco. L‟idea fondamentale di Darwin era quella di un processo di
trasformazione e differenziazione delle specie animali, Spencer prova ad applicare
tale idea allo studio delle formazioni sociali, ossia ciò che poi si chiamerà
Darwinismo sociale. Tra il 1850 e l‟anno della sua morte Spencer pubblicò numerosi
scritti riguardanti diversi argomenti, fra cui i Principi di Sociologia, a tal proposito la
sua sociologia si basa su una vasta raccolta di informazioni su diversi tipi di società.
Tali informazioni sono ordinate in base a due tipologie: la prima e fondamentale è
quella che distingue le società in base al grado di complessità della loro
differenziazione interna, la seconda è quella tra società militari e società.
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SOCIOLOGIA
KARL MARX
INTRODUZIONE
Karl Marx nacque a Treviri, in Germania nel 1818. Studiò filosofia a Berlino e
esordì come giornalista nella “Rheinische Zeitung” di Colonia con una serie di
articoli sulle condizioni dei lavoratori in Renania.
Dopo che la rivista fu soppressa per il suo atteggiamento radicale, si trasferì a Parigi
dove conobbe Friedrich Engels, la cui amicizia era destinata a durare per tutta la vita.
Espulso da Parigi per la sua attività intellettuale e politica si spostò a Bruxelles, dove
si mise in contatto con diverse associazioni operaie e dove scrisse il Manifesto di
Fondazione del Partito Comunista. Dopo la fine dei moti rivoluzionari del 1848, si
trasferì a Londra con la sua famiglia, dove visse in miseria, sostenuto da Engels,
collaborando saltuariamente con alcune riveste. Morì a Londra nel 1883. Per le sue
attività intellettuali e politiche Marx fu espulso da molti paesi, controllato dalle
polizie di diversi stati nonché ridotto alla fame, ciò nonostante il suo lavoro fu fra
quelli che hanno più segnato la storia moderna. L‟opera principale di Marx è Il
Capitale: il primo volume, l‟unico pubblicato durante la vita dell‟autore, uscì nel
1867, il secondo uscì nel 1885 e il terzo nel 1894 entrambi pubblicati da Engels.
Prima del Capitale Marx scrisse molte altre opere: fra le più importanti ricordiamo il
Manifesto di Fondazione del Partito Comunista; le Lotti di Classe in Francia;
l’Ideologia Tedesca e i sette quaderni dal titolo Lineamenti Fondamentali della
Critica dell’Economia Politica; la maggior parte delle sue opere principali furono
realizzate in collaborazione con Engels.
processo per cui l‟oggetto è la negazione del soggetto, è il suo contrario, ma tale
negazione può essere superata. Il momento di tale superamento è l‟autocoscienza
dell‟uomo che riconosce il prodotto come proprio prodotto e in questo modo ne
provoca una riappropriazione. Anche per Marx l‟oggettivazione è una categoria
essenziale per meglio capire la storia umana ma la distingue radicalmente
dall‟alienazione. Il lavoro umano è alienato secondo Marx in certe condizioni: ossia
quando vi è sfruttamento dell‟uomo sull‟uomo. In altre parole secondo Marx se non
ci fosse sfruttamento non vi sarebbe ragione di parlare di alienazione: di fatto il
lavoro si considera alienato quando il soggetto che produce non ha il possesso del
frutto del proprio lavoro. Questa è la condizione dell‟operaio nelle fabbriche nella
moderna società industriale. In un libro dal titolo La Situazione della Classe
Operaia in Inghilterra, Engels aveva denunciato le durissime condizioni di vita cui
erano sottoposti i lavoratori delle prime fabbriche; e lo stesso Marx in Il Capitale, ne
documenterà la miseria. Per cui la riappropriazione dell‟oggetto di cui parlava Hengel
non può risolversi in un atto della coscienza, ma è necessaria un‟azione pratica, una
rivoluzione che restituisca a chi lavora il controllo del proprio lavoro. Si tratta,
dunque, di determinare le condizioni concrete in cui gli uomini vivono ed operare per
poi trasformarle. In tale contesto è importante rilevare il termine “Struttura” ossia
l‟insieme di rapporti di produzione e di forze produttive: i primi comprendono i
rapporti generati dalla divisione del lavoro e dalla divisione della proprietà, le
seconde comprendono i mezzi di produzione (materie prime, fonti energetiche,
strumenti e lavoro) e le tecniche utilizzate per la produzione. Il concetto di struttura è
decisivo nel pensiero di Marx, in quanto la struttura di una società determina le forme
di tutto il resto che egli chiama sovrastruttura. Gli ambiti delle istituzioni giuridiche ,
delle rappresentazioni religiose, della morale e della stessa filosofia , sono per Marx
“sovrastrutturali”ciò significa che non hanno una propria storia, ma che dipendono
nel loro svolgersi dalle modificazioni della struttura a cui corrispondono.
ciò che è necessario a soddisfare i loro bisogni. In altre parole il modo produzione
dominante di una determinata società corrisponde alla struttura di questa società. Il
Capitalismo è il nome dato da Marx alla società la cui struttura è fornita dal modo
capitalistico di produzione. L‟aggettivo capitalistico ha un determinato significato,
ossia, che la caratteristica di questo modo di produzione è di essere fondata sul
Capitale. Nella prima frase Marx cita la definizione di Capitale che viene fornita
dagli economisti, ossia che il capitale corrisponde al lavoro accumulato. il problema
di spiegare che cos‟è che rende il lavoro accumulato – delle materie prime, degli
strumenti di lavoro, dei mezzi di sussistenza – precisamente Capitale. La risposta a
ciò che rende lavoro accumulato “capitale!” è una specifica condizione dei rapporti
sociali che presentano le seguenti caratteristiche.
I. Si tratta di rapporti dove entrano in relazione da una parte i proprietari dei
mezzi di produzione i cosiddetti “capitalisti”, dall‟altra uomini che non
possiedono mezzi di produzione ma hanno solo una cosa di cui disporre: la
propria forza lavoro, questi sono i proletari.
II. Il rapporto tra questi due insiemi di individui è mediati dal denaro, nel senso
che la forza lavoro dei proletari viene presentata come merce venduta ai
capitalisti ad un certo prezzo che è chiamato “Salario” attraverso il quale i
lavoratori possono acquistare i beni necessari per la propria sussistenza. I
lavoratori salariati non sono pagati con una quota del loro prodotto, ma con un
salario che corrisponde ad una certa quota del loro tempo che vendono. Per
quanto riguarda il loro tempo che vendono essi si assoggettano alla disciplina
stabilita dal loro datore di lavoro, ma fuori dal lavoro essi sono uomini liberi.
Ciò distingue tali rapporti da quelli caratteristici del modo di produzione
fondato sulla schiavitù o sui rapporti di tipo feudale.
III. I beni economici prodotti all‟interno di questo modo di produzione sono le
merci: la produzione è finalizzata alla vendita dei prodotti sul mercato e la
merce è un bene che viene scambiato sul mercato ed ha un carattere duplice:
per un verso ogni merce possiede un suo valore d‟uso e dall‟altro verso essa
possiede anche un valore di scambio che si esprime nel prezzo della stessa
merce. Il denaro nella cui quantità le merci si esprimono è l‟equivalente
universale del valore di scambio delle merci.
IV. Il lavoro accumulato si presenta come capitale quando viene utilizzato nella
produzione, assieme al lavoro vivo degli operai salariati, per ottenere un
profitto da parte del capitalista.
L‟ultimo punto necessita di maggiori chiarimenti, esso sottintende che il capitalismo
non è semplicemente una società basata su scambi di mercato, ma qualcosa di più.
Esso presenta, uno scambio di tipo particolare, ossia produrre, con delle merci, altre
merci che abbiano un valore maggiore di quello che era presente all‟inizio. In altre
parole per Marx, ciò che rende capitalista un individuo è che, all‟inizio egli possiede
un certo ammontare di denaro (D) che investe acquistando delle merci (M), ossia
materie prime, strumenti di produzione (lavoro accumulato), e forza lavoro (il lavoro
vivo degli operai). Facendo lavorare i suoi operai con le sue materie prime e i suoi
mezzi di produzione, egli ottiene nuove merci, che, una volta vendute, si tramutano in
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SOCIOLOGIA
LA NOZIONE DI CLASSE
Per Marx la paraola “Classe”, è innanzitutto: un insieme di individui che si trovano
nella medesima posizione, all‟interno dei rapporti di produzione tipici di un modo di
produzione determinato.
Per Marx, ogni società è caratterizzata dalla presenza di classi, cioè di individui
collocati diversamente entro i rapporti di produzione.
In base alla loro diversa collocazione, le classi sviluppano interessi diversi, ed
entrano in conflitto tra di loro per stabilire il potere all‟interno della società.
All‟interno della società dominata dal modo di produzione capitalistico, per Marx
individua principalmente due classi i cui interessi sono antagonistici: quella della
“borghesia composta dai capitalisti, cioè i proprietari dei mezzi di produzione e
quella del proletariato composta dai lavoratori salariati, che non posseggono i mezzi
di produzione e vendono la loro forza-lavoro sul mercato del lavoro. Nell‟analizzare
gli interessi delle due classi, Marx elabora una premessa di carattere generale, ossia
gli interessi nella maggior parte dei casi non si presentano nella loro forma bruta. Gli
interessi della borghesia sono supportati da un‟ideologia che giustifica i rapporti
esistenti e presenta il capitalismo come il rappresentante degli interressi universali
dell‟umanità, come il modo di produzione capace di generare un progresso i cui
benefici valgono per tutti. Gli interessi della classe proletaria sono raramente chiari
alla stessa classe operaia. Il passaggio della classe operaia dallo stato di incapacità di
riconoscere i propri interessi ad uno in cui li riconosce, organizzandosi di
conseguenza è il passaggio dalla “classe in sé” alla “classe per sé”ed è il passaggio in
cui la classe operaia acquisisce una propria conoscenza di classe. Tale passaggio non
si genera automaticamente, ma con le lotte che gli stessi operai intraprendono contro i
capitalisti. Alla luce di questo ragionamento, possiamo, quindi, integrare la nozione
di classe precedentemente data, con più completa, ossia che la classe, è un soggetto
collettivo capace di intraprendere azioni congruenti con i propri interessi.
L‟obiettivo principale di tale rivoluzione è quello di fondare una società senza più
classi e senza proprietà privata, una società fondata sull‟uguaglianza e sulla giustizia.
Il capitalismo ha generato anche delle contraddizioni, la principale è quella
rappresentata dalla classe operaia stessa, che cresce entro il capitalismo ma si pone
come suo antagonista. La risoluzione di tale contraddizione è quella di passare ad
un‟altra forma di rapporti sociali che elimini lo sfruttamento, per Marx tale forma è il
“Comunismo”.
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SOCIOLOGIA
EMILE DURKHEIM
INTRODUZIONE
Gli anni fra il 1890 e il 1910 sono gli anni della prima istituzionalizzazione della
sociologia in quanto disciplina accademica e ancora in questi anni che si assiste ad un
tentativo parallelo, da parte di studiosi, di dare un fondamento teorico e metodologico
alla sociologia in quanto tale. Il principale di questi studiosi è certamente Emile
Durkheim. Il suo programma è quello di fondare la sociologia e in tale programma,
egli si ricollega ai progetti di Comte e di Spencer. Emile Durkheim nacque a Epinal,
in lorena, nel 1858. Nel 1887 cominciò ad insegnare sociologia all‟università di
Bordeaux, fu uno dei primi a fondare, 1896, una rivista esclusivamente dedicata alla
raccolta degli studi sociologici: L’Année sociologique. Emile Durkheim, ha
esercitato un‟influenza profondissima sulla sociologia del novecento e su diverse
altre scienze dell‟uomo. La prima opera importante di Emile Durkheim è La
divisione del lavoro sociale, pubblicata nel 1893, nel 1895 pubblicò Le regole del
metodo sociologico e nel 1897 Il suicidio. Nel 1912 uscì l‟ultimo dei suoi lavori più
importanti, Le forme elementari della vita religiosa. Morì nel 1917. Il problema di
fondo del pensiero di Emile Durkheim, è il problema dell‟ordine, ovvero quello della
coesione di una società e della sua riproduzione nel tempo. Il problema scientifico
principale consiste nel rispondere alla domanda: che cosa tiene insieme un società? la
risposta è: La Morale. Per Emile Durkheim, il sentimento morale è ciò che unisce
ciascuno dei membri di un insieme sociale alla società stessa. Realizzandosi in una
solidarietà dei membri della società fra di loro, esso consente la vita in comune. La
società è propriamente un ordine morale. L‟impostazione generale del pensiero di
Emile Durkheim risente dell‟influenza di Spencer, per quanto concerne
l‟evoluzionismo e l‟organicismo di quest‟ultimo. Rispetto a Spencer, Emile
Durkheim ribalta la prospettiva per ciò che riguarda i rapporti dei singoli con la
società: mentre per Spencer la società si basa in ultima analisi su di una sorta di
contratto che gli uomini istituiscono fra loro, per il perseguimento dei propri utili
(una visione detta Utilitarismo), per Emile Durkheim, la società non deriva da un
contratto fra uomini separati, essa è piuttosto ciò che precede e rende possibile ogni
contratto, quindi il comportamento di ciascun uomo non è mai del tutto comprensibile
se non come espressione del suo relazionarsi in un insieme sociale.
forma di rilevazione divina un insieme di norme morali che sono state tra l‟altro
incorporate nella religione cristiana, e sono tuttora parte della morale della nostra
cultura. A tal proposito ci si chiede cosa sono le norme dal punto di vista della
sociologia e conseguentemente come affrontarne lo studio? Per Durkheim le norme
rappresentano dei fatti sociali, ossia fenomeni che non si possono spiegare ricorrendo
alla sola analisi delle azioni dei singoli o all‟analisi psicologica delle loro
motivazioni, ma sono qualcosa che si presenta in media o normalmente all‟interno di
una società: tuttavia non è il carattere di media che li definisce ma ciò che li definisce
e che essi si impongono ai singoli come qualcosa che proviene al di fuori e
contemporaneamente li attraversano nel nei loro modi di sentire, di pensare e di
comportarsi. I fatti sociali esistono nella misura in cui esistono gli uomini e sono
frutto della loro interazione e sono propriamente l‟espressione della vita della società.
Per fare un esempio, si pensi al linguaggio che certamente non è creato da nessun
individuo preso isolatamente: è linguaggio proprio in quanto è qualcosa di
intersoggettivo, un modo di fare consolidato cioè il risultato dell‟interazione di
innumerevoli uomini in un tempo lunghissimo frutto della loro volontà di
comunicare.
UN APPROCIO FUNZIONALISTA
La società per Durkheim è una realtà sui generis, superiore alla vita dei suoi membri.
Così come un corpo di un uomo non è la semplice somma dei suoi organi, ma
qualcosa di più, cioè l‟insieme funzionante di questi organi come unità, allo stesso
modo per Durkheim la società è più della somma degli individui che la compongono ,
è un‟unità di livello superiore dotata di una vita propria. A tal proposito viene
utilizzata una metafora organicista, nel senso che viene descritta come un organismo,
dotato di una serie di organi che si integrano e cooperano tra loro. Da qui deriva una
caratteristica rilevante del pensiero di Durkheim che, appunto, consiste nel spiegare
ogni elemento di una società tentando di riconoscere quali funzioni tale elemento
svolga all‟interno della società stessa. Per esempio la funzione della religione in una
società è quella di sacralizzare e codificare le norme morali, la funzione
dell‟economia è quella di provvedere al sostentamento della vita materiale e cosi via.
Una spiegazione funzionalista è una spiegazione di un fenomeno sociale sulla base
della funzione che esso svolge all‟interno di una società. In realtà Durkheim non
ritiene che la spiegazione funzionalista sia l‟unica, al contrario, ritiene che sia
possibile solo dopo che siano stati esaminati che legano il fenomeno considerato ad
altri fenomeni precedenti nel tempo. Tuttavia non bisogna confondere l‟idea che
Durkheim ha di funzione con l‟idea che ogni fenomeno sociale debba
necessariamente coincidere con qualche fine prestabilito. Un esempio tipico è dato
dalla sua trattazione sulla devianza, un termine sociologico che intende l‟esistenza dei
comportamenti che discostano dalla norma per esempio il crimine.
L’ANOMIA
Bisogna dire però, che proprio nelle società complesse si accentua il rischio
dell‟anomia ossia l‟assenza di norme morali condivise in altre parole la carenza nella
capacità della società di vincolare a sé i suoi membri di garantire la loro adesione ad
un medesimo e condiviso ordine di valori. Per esempio i conflitti fra la classe operaia
e borghesia appaiono manifestazioni di anomia. La cura dell‟anomia che Durkheim
intravede per le società complesse è quella del corporativismo che consiste nello
sviluppo di associazioni intermedie tra i singoli e la società basate sull‟associazione
professionale o meglio ancora in potenziamento dei processi educativi.
esempio di ricerca basato sul metodo empirico che si basa sull‟uso metodico di dati
statistici, discussi e interpretati alla luce di una teoria di integrazione sociale. Prima di
proporre le spiegazioni relative agli andamenti dei tassi di suicidio, affronta la tesi
secondo la quale i numero di suicidi sarebbe da imputare a fattori climatici. Tale tesi
non entra nel merito della psicologia individuale ma mette a confronto i numeri di
suicidi presenti in diversi paesi in diverse stagioni dell‟anno, e mostra che la
variazione del clima non corrisponde ad un aumento o ad una diminuzione del
numero dei suicidi. Per cui se non vi è relazione tra le variazioni del clima e il variare
del numero dei suicidi, non è possibile spiegare il numero dei suicidi con l‟influenza
del clima. Osservando le statistiche dei diversi paesi europei, Durkheim giunge ad
una rilevazione di una correlazione positiva. Egli osserva che i membri delle
confessioni protestanti presentano al loro interno un tasso di suicidio maggiore di
quello presente fra i membri di altre confessioni. Poiché tale proporzione rimane
sempre costante, si considera che l‟appartenenza religiosa abbia qualche connessione
con la tendenza al suicidio. Una possibile spiegazione e data secondo Durkheim dal
minor grado di integrazione sociale che la religione protestante fornisce ai suoi
membri rispetto a quella fornita da altre confessioni. Il tipo di suicidio che appare
correlato all‟influenza delle condizioni religiose del protestantesimo è denominato
suicidio egoistico, il termine egoistico ha a che fare con un forte sviluppo dell‟ego
ossia con l‟enfasi della cultura protestante sulla liberta e la solitudine del singolo
soggetto di fronte alle proprie scelte di fondo. Un altro elemento che secondo
Durkheim correlato con la tendenza al suicidio è l‟andamento dell‟economia. Infatti il
numero dei suicidi nei diversi paesi europei è particolarmente alto negli anni i cui
l‟economia appare in crisi. Ma Durkheim dimostra che il numero dei suicidi non
cresce solo quando una crisi economica comporta miseria, ma anche quando la crisi è
di tipo positivo, comporta cioè, bruschi balzi di benessere. Tale crisi, quindi crea
un‟incertezza rispetto all‟aspettativa di vita. Incertezza che Durkheim chi anomia per
cui il tipo di suicidio connesse a queste cause è detto anomico. Sia il suicidio
egoistico che quello anomico sono uniti da un‟unica spiegazione che è quella
dell‟integrazione sociale. Vi è un terzo tipo di suicidio che è detto altruistico. A
differenza degli altri due il suicidio altruistico è espressione di una fortissima
coesione sociale, un esempio è dato dal sacrificio di una milite per la sua patria.
I DURKHEIMIANI
Attorno alla rivista “L‟Année Sociologique” Durkheim raccolse numerosi
collaboratori che continuarono la sua opera anche dopo la sua morte. Fra i
collaboratori più noti ricordiamo Henri Hubert, Francois Simiand, Maurice
Halbwachs e Marcel Mauss. In molte opere Halbwachs articolò il pensiero di
Durkheim sviluppando un‟attenzione alle forme concrete delle società
contemporanee, in particolare assumono importanza rilevante i suoi lavori sulle classi
e sulla loro “psicologia collettiva” e quelli sulla morfologia sociale. Tuttavia la fama
di Halbwachs è legata alle sue ricerche sulla memoria collettiva. Halbwachs osserva
che la memoria è un elemento costitutivo dell‟identità di ogni gruppo, e dunque un
fattore della sua coesione. E osserva inoltre che le immagini del passato che la
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SOCIOLOGIA
GEORG SIMMEL
INTRODUZIONE
Georg Simmel nacque a Berlino nel 1858, e morì Strasburgo nel 1918. Non scrisse
solo opere di sociologia ma anche e soprattutto di filosofia e di estetica, le opere
dedicate a temi sociologici sono: “La Differenziazione Sociale, Filosofia del Denaro,
Sociologia e Problemi Fondamentali della Sociologia”. Simmel ebbe una carriera
molto controversa nell‟università tedesca, tuttavia fu per tutta la vita un insegnante
molto noto ed enormemente ascoltato. Generazioni di studiosi si sono angustiati sul
problema se Simmel sia stato un sociologo o un filosofo. In realtà egli si ritenne un
filosofo, ma per un lungo periodo della sua vita si dedicò al progetto fondare la
sociologia come branca autonoma del sapere. Oggi Simmel è considerato forse il più
contemporaneo degli autori classici. La sua sociologia ha come oggetto l‟interazione
sociale ed è antipositivista, asistematica e molto autoconsapevole rispetto alle
premesse epistemologiche che la sorreggono.
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SOCIOLOGIA
LE FORME E LA VITA
Nei saggi che compongono “La Sociologia” Simmel dichiara di volersi concentrare
sulla forma delle relaziono e dei processi sociali in un modo che prescinda dai loro
contenuti. L‟analisi di determinazioni effettivamente formali è evidente nelle pagine
in si occupa degli effetti del numero dei membri di un gruppo. Oltre a questo nucleo
di analisi Simmel si è occupato delle forme che le interazioni assumono all‟interno
delle costellazioni storiche e culturali determinate. La nozione di forma ha un ruolo
molto complesso nel pensiero di Simmel è decisivo il riconoscimento del fatto che la
vita è sia un fluire incessante, sia una produzione di forme in cui questo fluire si fissa.
Si tratta di forme di relazioni, istituzioni, simboli, prodotti della vita artistica: la
cultura insomma sia nel suo aspetto materiale che in quello linguistico ed espressivo.
In ciascuna di queste manifestazioni la vita si esprime ma, per così dire si rapprende:
la loro oggettività, prodotto della vita, si contrappone al carattere fluido della vita
stessa. Il mutamento culturale, è il prodotto di questa tensione.
strumentale e calcolistico tanto nei confronti delle relazioni fra le persone tanto nei
confronti della vita in generale. Essendo orientato al calcolo, l‟intelletto tende a
prescindere dalle differenze qualitative tra i fenomeni, e a rifuggire ogni giudizio di
valore. Ma allo stesso atteggiamento conduce lo sviluppo dell‟economia monetaria,
di cui la metropoli è la sede privilegiata. Il secondo punto dell‟argomentazione di
Simmel riguarda così la corrispondenza tra le tendenze intellettualistiche della vita e
dell‟esperienza metropolitana e i caratteri tipici dell‟economia monetaria. Come
l‟intelletto, anche il denaro è essenzialmente indifferente alla qualità dei beni di cui
permette lo scambio. Il denaro è l‟equivalente universale: quanto più esso si
generalizza come medium di tutti gli scambi, tanto più la sensibilità verso il valore
qualitativamente dissimile delle cose si attenua. La personalità dell‟uomo blasè – il
cittadino disincantato – è considerata da Simmel uno dei prodotti emblematici di
questa costellazione di forze che spingono verso l‟indifferenza nei confronti di tutta
la varietà qualitativa delle cose. Lo sviluppo della metropoli, l‟intellettualizzazione
della vita e la diffusione del denaro si combinano dunque nel generare una forma di
esperienza peculiare alla modernità. Complessivamente, tendono a produrre un
sistema di relazioni sociali contraddistinte da un notevole grado anonimità. Un altro
motivo importante del saggio sulle metropoli riguarda il rapporto tra la
differenziazione sociale e l‟aumento della libertà dell‟individuo. Tanto più stretta,
poco numerosa e indifferenziata al suo interno è un cerchia sociale, tanto meno
individualizzati sono i contenuti della coscienza di ciascuno dei sui membri. Quanto
più, al contrario, la cerchia si allarga, tanto più il singolo ha la possibilità di
sviluppare il senso della propria autonomia e della propria unicità. Poiché la
metropoli è il luogo della massima concentrazione e della massima differenziazione
sociale, è dunque la sede dell‟individualità per eccellenza, il luogo dove è massima la
libertà di movimento e di espressione del singolo. In generale, il contraltare della
libertà dell‟uomo moderno è la crescente dipendenza di ciascuno da un mondo di
istituzioni, tecniche ed apparati che lo sovrasta. Nelle pagine finali del saggio questo
motivo è espresso nei termini di una crescente divaricazione tra i contenuti dello
spirito oggettivo e quelli dello spirito soggettivo. Lo spirito oggettivo è la cultura
oggettivata nei prodotti dell‟uomo. Lo spirito soggettivo si manifesta viceversa nella
cultura di un soggetto.
individuali. Tale contrasto astratto si realizza in forme diverse nel corso della storia,
anzi si realizza in modo esplicito e generalizzato solo nell‟epoca moderna: è proprio
in questa epoca che nasce un orientamento etico che tende a sovradimensionare più
che mai la libertà essenziale di ogni individuo. Per lo sviluppo di questa tematica
Simmel si rifà all‟opera dello storico tedesco Burckhardt, il quale aveva sottolineato i
rapporti che esistono tra l‟affermarsi nella cultura europea del concetto di individuo
ed il rinascimento italiano, inteso come uno dei momenti fondanti dello sviluppo
della cultura moderna. Simmel osserva che il concetto di individuo ha dei significati
differenti, ad esempio nella cultura europea del settecento e in quella del secolo
successivo. Ossia, nella cultura settecentesca parlare di individui significò soprattutto
affermare il principio dell‟uguaglianza naturale di tutti gli uomini. Si trattava di
un‟istanza critica nei confronti della cultura feudale e aristocratica che al contrario
tendeva a rimarcare le differenze tra gli uomini. La cultura dell‟illuminismo si
opponeva a questa impostazione e affermava che gli uomini essendo per natura
uguali hanno medesimi diritti e doveri. Nell‟corso dell‟ottocento, si fa strada un altro
contenuto, cioè l‟idea che gli uomini siano sì, dal punto di vista del diritto tutti uguali,
ma per quanto concerne la loro interiorità siano dissimili. A tale idea si affianca
quella secondo cui il compito etico di ciascuno consiste esattamente nel portare a
compimento, cioè nel realizzare la propria unicità.
LA MODA
Secondo Simmel, nella moda si esprime in modo perfetto la compenetrazione in un
fenomeno unico di due spinte contraddittorie: la distinzione da un lato e l‟imitazione
dall‟altro. La prima tendenza esprime l‟esigenza di differenziarsi, di affermare la
nostra singolarità rispetto agli altri, la seconda esprime il bisogno di affermare la
nostra partecipazione ad una cerchia sociale che riconosciamo autorevole in fatto di
stile. La moda consiste in un processo di mobilità sociale apparente: imitando la
moda chi è più in basso nella scala della società può far mostra di appartenervi.
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SOCIOLOGIA
MAX WEBER
INTRODUZIONE
Max Weber nacque a Erfurt nel 1964 e morì a Monaco nel 1920. Figlio di un giurista
e deputato, fu membro di una famiglia dell‟alta borghesia tedesca, e per tutta la vita
intrattenne rapporti con molti dei principali uomini politici ed intellettuali del suo
tempo. Nel 1891 iniziò la sua carriera accademica, dapprima come docente di
economia politica, infatti la sua formazione è centrale nel suo pensiero. Negli anni a
cavallo del 1900 partecipò alla formazione della rivista “Archivio delle Scienze
Sociali e la Scienza Politica” e alla fondazione dell‟Associazione tedesca di
sociologia. Tra il 1906 e il 1917 pubblicò gli studi della sua Sociologia delle
Religioni, la sua opera più nota “Economia e Società fu invece pubblicata due anni
dopo la sua morte da sua moglie e dal collega J. Winckelmann.
Max Weber è una personalità complessa, la sua partecipazione agli eventi politici fu
sempre estremamente intensa, al punto che più volte considerò l‟idea di dedicarsi
all‟attività politica in prima persona, per poi rinunciarvi. Durante la prima guerra
mondiale, svolse dapprima il ruolo di ufficiale in un gruppo di ospedali, più tardi
partecipò a numerose missioni diplomatiche, come quella che a Versailles in qualità
di esperto in questioni economiche della delegazione tedesca, furono patteggiate le
condizioni della pace del 1918.
La vastità della cultura di Weber nella storia del pensiero sociologico fu enorme. I
suoi studi teorici riguardano essenzialmente tre campi d‟indagine: metodologico,
storico-comparativo e sistematico. In altre parole Weber si occupò di tre questioni:
1. Il problema del metodo delle scienze sociali (in particolare della sociologia) e
dei rapporti tra sapere scientifico e giudizi di valore;
2. Il problema della genesi, della specificità e del destino della civiltà occidentale
moderna.
3. Il problema di una definizione sistematica e coerente dei concetti della
sociologia.
20
SOCIOLOGIA
loro un significato, mentre nelle scienze dell‟uomo, lo scienziato ha a che fare con
fenomeni posti in essere da soggetti i quali attribuiscono loro un significato.
Le origini della differenziazione tra scienze naturali e scienze dell‟uomo affondano
nel dibattito sui metodi delle diverse discipline scientifiche che ebbe luogo in
Germania negli ultimi decenni dell‟ottocento. Riallacciandosi a questa tradizione,
Weber intende tutte le scienze sociali comprendenti, scienze che hanno per oggetto
l‟agire in quanto comportamento dotato di significato. Vi sono tuttavia delle
differenze tra le diverse discipline scientifiche. Per esempio, la storia si occupa della
singolarità degli eventi: essa intende comprendere fatti che si sono verificati una volta
sola, e non si interessa alla regolarità con cui si manifestano i fenomeni. La
sociologia al contrario è un a scienza orientata alla generalità: essa intende studiare le
azione sociali degli uomini in quello che esse hanno di tipico, cioè di ricorrente in più
casi. La costruzione di tipi ideali, è lo strumento principale della sociologia in questa
direzione. La sociologia si propone in primo luogo di comprendere l‟agire, in
secondo luogo si preoccupa di spiegare casualmente l‟agire, ossia rintracciare un
fenomeno che sia precedente nel tempo a quello che si intende spiegare, e rispetto a
cui ciò che vogliamo spiegare sia logicamente un effetto che ne dipende. In poche
parole significa individuare una causa. L‟idea di Weber è che una spiegazione causale
perfettamente esaustiva per i fenomeni umani non sia mai rintracciabile. La
molteplicità dei fattori che si combinano nel produrre ogni fenomeno del mondo
umano e sociale è tale che una definitiva spiegazione causale è imposs ibile. Quindi
spiegare casualmente un fenomeno umani per Weber significa: cercare pazientemente
di rintracciare, per i fenomeni che si intende spiegare, le condizioni che sono sempre
presenti quando essi si manifestano. Per questo motivo, piuttosto che parlare di cause,
in tutti i suoi lavori in cui si occupa dei concreti problemi sociali, Weber preferisce
parlare di condizioni, o di influenze o di insiemi di fattori.
3. Agire affettivo;
4. Agire tradizionale.
Ognuno di questi tipi di agire corrisponde ad un diverso tipo di senso che l‟azione ha
per il soggetto che la compie. L‟agire razionale rispetto allo scopo, è il tipo di agire
nel quale il soggetto agisce per raggiungere un fine (es. l‟agire di un imprenditore che
vuole ottenere un profitto). L‟agire razionale rispetto al valore, è un tipo di agire che
è orientato dalla convinzione nell‟incondizionato valore in se di un comportamento in
quanto tale, a prescindere dalle conseguenze di tale comportamento. Tale valore può
essere attribuito ad un comportamento etico, religioso ecc. (es. l‟agire di un martire
che decide di sacrificarsi per la sua fese). L‟agire affettivo è l‟agire il cui senso è
legato ad un particolare affetto o stato d‟animo del soggetto. L‟agire tradizionale è
l‟agire dettato da una abitudine acquisita.
IL CONCETTO DI CAPITALISMO
Dal punto di vista della sua organizzazione economica, la società occidentale
moderna ha il suo perno nel capitalismo. Per capire cos‟è per Weber il capitalismo,
partiamo dalla definizione dell‟agire economico di tipo capitalistico. Un atto
economico capitalistico è per Weber, un atto che si basa sull‟aspettativa di guadagno
derivante dallo sfruttare abilmente le congiunture dello scambio. Quindi l‟agire
economico o capitalistico è un agire orientato all‟aumento costante del capitale, ne
deriva che il capitalismo è un sistema economico al cui interno i soggetti agiscono al
fine di conseguire un guadagno in modo formalmente pacifico utilizzando le
congiunture dello scambio. Il tipico soggetto di questo sistema è il pro prietario
dell‟impresa capitalistica che dispone di un capitale e mira ad accrescerlo mediante il
conseguimento rinnovato di profitti che di norma vengono reinvestiti per procurare
nuovo profitto. Inoltre per definire il capitalismo occidentale modero è necessario
un‟altra caratteristica, ossia l‟organizzazione razionale del lavoro formalmente libero,
cioè l‟utilizzo di lavoratori salariati, per lo svolgimento delle attività dell‟impresa.
In tale definizione rispetto a quella richiamata da Marx è assente il tema dello
sfruttamento, perché la definizione di Weber non si basa sulle caratteristiche dei
rapporti di produzione, ma su in insieme di caratteristiche che riguardano il senso
dell‟agire capitalistico e le condizioni storiche in cui tale agire si dispiega. Inoltre
nella definizione di Weber compare un altro concetto che in quella di Marx non era
presente ossia il riferimento al carattere razionale dell‟agire capitalistico, cioè alla
razionalità formale del calcolo economico che vi è alla base e alla organizzazione
razionale del lavoro. Poiché il capitalismo potesse svilupparsi, sono stati necessari
numerosi fattori storici, Weber nella sua opera richiama soprattutto:
la disponibilità di lavoro formalmente libero;
lo sviluppo di mercati aperti;
la separazione tra famiglia ed impresa.
22
SOCIOLOGIA
dell‟altro, in modo tale che le azioni sono reciprocamente orientate fra loro.
Individui i relazione costante fra loro possono costituire comunità e società o
associazione. Per Weber, un gruppo di individui costituiscono una comunità se, e
nella misura in cui la disposizione dell‟agire sociale poggia su una comune
appartenenza sentita da parte degli individui che vi partecipano. Vi è una società
se e nella misura in cui la disposizione dell‟agire poggia su una convergenza di
interessi o su un legame di interessi motivato razionalmente. Comunità e società
sono per Weber tipi ideale di relazioni sociali ossia concetti astratti, nei casi
concreti molto spesso le relazioni sociali hanno in parte il carattere di comunità e
in parte il carattere di società. Comunità e società sono forme dell‟agire sociale in
cui l‟accento è posto sull‟integrazione dei membri del gruppo. Ma vi possono
essere anche relazioni sociali di tipo opposto; la lotta in particolare è un tipo di
relazione sociale in cui ciascun attore non mira ad una integrazione con l‟altro ma
alla sua sopraffazione. Il concetto di lotta è molto importante nella sociologia di
Weber, tanto che il suo approccio è definito conflittualistico. A differenza di
Durkheim, Weber non tende ad enfatizzare la presenza dell‟ordine e della
coesione entro il mondo umano, ma ad osservare la ricorrente presenza di forme
di lotta. Infine le relazioni sociali possono essere aperte o chiuse; si dicono aperte
se la partecipazione all‟agire sociale che le costituisce è possibile per chiunque; si
dicono chiuse se vi sono degli ordinamenti che ne limitano l‟accesso solo a
determinati soggetti in possesso di certi requisiti. Se un gruppo sociale si
definisce attraverso la sua occupazione di un dato territorio e se nella sua
organizzazione è presente la possibilità di minacciare il ricorso alla forza fisica
per imporre il rispetto delle regole, questo gruppo è detto da Weber
raggruppamento politico. In particolare lo stato è quel tipo di raggruppamento
politico che dispone del monopoli della violenza legittima su di un determinato
territorio.
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SOCIOLOGIA
LA STRATIFICAZIONE SOCIALE
Per stratificazione sociale si intende in sociologia il modo in cui in una società gli
individui e i raggruppamenti di individui sono differenziati e ordinati
gerarchicamente. Per Weber in ogni società umana coesistono diversi
ordinamenti, vi è un ordinamento economico, un ordinamento culturale e un
ordinamento politico. All‟interno di ognuno di questi ordinamenti la
stratificazione si presenta secondo criteri differenti. La nozione di classe è la
nozione centrale dal punto di vista economico. Per Weber una classe è un insieme
di individui che condivide possibilità analoghe di procurarsi beni economici,
quindi tali individui hanno interessi economici simili. All‟interni
dell‟ordinamento culturale la nozione la stratificazione si esprime attraverso i
ceti. La nozione di ceto è uno dei contributi più originali e importanti di Weber
alla teoria sociologica della stratificazione. Weber definisce situazione di ceto un
effettivo privilegio positivo o negativo nella considerazione sociale. Tale
privilegio positivo o negativo può essere fondato sulla specie di educazione
ricevuta, sul prestigio o sul disprezzo derivante dalla nascita, o su quello
derivante dalla professione ecc.. Un ceto si definisce come un insieme di
individui che condividono un certo status riconosciuto socialmente. Infine la
stratificazione politica si realizza nelle forme degli apparati politici e
amministrativi di un gruppo sociale ossia nelle cariche che vi si possono ricoprire.
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SOCIOLOGIA
INTRODUZIONE
A partire dall‟ultimo decennio dell‟800 la sociologia è insegnata nelle università
americane. La sociologia di autori come Albion Small, William Sumner e
Thorstein Veblen, è influenzata da quella britannica e soprattutto dalla figura di
Spencer e dal suo evoluzionismo, anche se non manca di teorizzazioni originali.
Per esempio in Costumi di gruppo (1906) Sumner fornisce per la prima volta il
concetto di etnocentrismo, ossia il privilegiare da parte di un gruppo i propri
costumi e valori con la relativa svalutazione di quelli degli altri. Nella teoria della
classe agiata Veblen propone il concetto di costumo vistoso, ossia il consumo non
finalizzato al soddisfacimento dei bisogni materiali, ma all‟ostentazione della
ricchezza. La società nordamericana a cavallo tra il l‟800 e il 900 è
contrassegnata da mutamenti molto intensi. L‟immigrazione ha ritmi intensissimi.
L‟immigrati inizialmente provenivano dall‟Europa centro-settentrionale attorni al
1900 la situazione si modifica, nel senso che la maggior parte dei nuovi arrivi
proveniva dalle regioni europee orientali e meridionali. Le differenze di lingue,
tradizioni e costumi sono rilevanti, dando luogo a forti problemi di integrazione.
Inoltre l‟industrializzazione si sviluppa a ritmi elevati contribuendo ad una
espansine straordinaria delle aree urbane. Ai problemi dell‟immigrazione, dei
conflitti interetnici, della disgregazione sociale e della devianza si dedicarono
particolarmente gli autori della prima grande scuola di sociologia americana, la
cosiddetta scuola di Chicago.
LA SCUOLA DI CHICAGO
Le prime cattedre di sociologia vennero istituite in America nelle università
dell‟est. Ma il primo dipartimento dedicato agli studi sociologici venne istituito
all‟università di Chicago fondata nel 1892. il primo direttore del dipartimento fu
Albion Small, che nel 1895 fondò L‟American Journal of Sociology. Gli autori
che più contribuirono al suo sviluppo furono William Thomas e Robert Park.
L‟opera fondamentale di Thomas è il contadino polacco in Europa in America.
Un lavoro che rappresentava le condizioni degli immigrati polacchi a Chicago. La
principale caratteristica di tale lavoro è la tesi che il comportamento degli
immigrati non è comprensibile senza far riferimento alla loro storia, al paese dal
quale provengono alle ragione che stanno dietro l‟emigrazione. Con il contadino
polacco Thomas diede inizio a quelli che saranno poi chiamati i metodi qualitativi
della ricerca sociologica. Le ragioni di questa scelta metodologica sono tecniche.
Thomas ritiene che la sociologia non possa far a meno di tener conto del
significato che gli attori attribuiscono al proprio comportamento e alle situazioni
in cui si trovano. Dopo Thomas la direzione del dipartimento venne affidata a
Robert Park, e proprio sotto la sua guida che si formò una vera e propria scuola.
La scuola di chicago è caratterizzata in primo luogo da una fortissima
propensione alla ricerca empirica, ricordiamo gli studi sui vagabondi, sul ghetto o
sulle bande di giovani delinquenti, tale studi impiegavano diversi metodi di
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SOCIOLOGIA
LA CITTA’
La nozione chiave per comprendere la natura della città moderna è quella di
mobilità. A partire dal secondo dopoguerra, tale concetto verrà definito in termini
sempre più precisi e darà luogo a molteplici ricerche empiriche. Quest‟ultime si
concentreranno da un lato sulla mobilità geografica dall‟altro sulla mobilità
sociale ossia la maggiore o minore possibilità che hanno individui appartenenti a
gruppi diversi di ascendere o discendere socialmente. Nella terminologia di Park
e degli altri autori della scuola di Chicago la parola mobilità a significati più
ampi. In questo contesto, è mobilità sia lo spostamento geografico o sociale, sia
anche la vivacità spirituale che deriva dall‟esposizione a stimoli vari e numerosi.
Infatti, A. Pizzorno nell‟introduzione all‟edizione italiana del volume “La Città”
definisce la città come il frutto della mobilità ed la massima fonte di mobilità
perché la densità di popolazione moltiplica gli stimoli, gli incontri, la possibilità
di appartenere a nuovi gruppi. L‟esito di tali processi è ambivalente, nel senso che
la maggiore mobilità da una parte può comportare un maggior sviluppo delle
facoltà individuali, dall‟altra parte crea una maggiore disorganizzazione sociale
ossia l‟incapacità dell‟ambiente sociale di fornire agli individui risorse per
soddisfare i propri bisogni. In tale contesto si inserisce uno dei concetti più tipici
di Park e della sua scuola, quello di distanza sociale: il sentimento di un gruppo di
essere distinti ed estranei rispetto ai membri di un altro. La distanza sociale tende
ad esprimersi in distanza territoriale: sul territorio di una città, i gruppi diversi
tendono a collocarsi in aree distinte. È questa la base della teoria delle aree
naturali.
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SOCIOLOGIA
INTRODUZIONE
In Italia la sociologia inizia a svilupparsi dall‟ultimo decennio dell‟ottocento dalla
duplice matrice delle inchieste sociali, tra cui ricordiamo l‟inchiesta sulla Sicilia
compiuta da Sonnino e Franchetti e del pensiero positivista che vede come suo
esponente più noto Cesare Lombroso. Per quanto riguarda la sociologia ispirata
ad un orientamento evoluzionistico ed organicista vanno ricordati Roberto Ardigò
(autore di una sociologia scritta), Scipio Sighele (autore della folla delinquente) e
Enrico Morselli (noto per lo studio sul suicidio). Nel 1896 venne fondata la prima
rivista italiana di sociologia. Negli anni 20 la sociologia italiana per motivi
diversi ebbe una battuta d‟arresto. Sul piano politico-civile il fascismo
rappresento una sorta di congelamento della ricerca sociale scientifica. Sul piano
culturale, ebbe un certa influenza la posizione assunta da Benedetto Croce, che
era in quel momento l‟intellettuale italiano più importante. Infatti Croce se da un
lato era ostile al fascismo dall‟altro era ostile anche alla sociologia che definiva
una pseudoscienza. acume
VILFREDO PARETO
Vilfredo Pareto nacque a Parigi nel 1848 da un famiglia nobile italiana e morì a
Losanna nel 1923. La sua prima formazione fu nel campo dell‟ingegneria anche
se successivamente si dedicò allo studi dell‟economia tant‟è che le sue prime
opere sono di questa materia. Tuttavia dal 1912 iniziò ad occuparsi di sociologia,
pubblicando fra il 1916 e il 1919 il trattato di sociologia generale. La prima
chiave per comprendere il pensiero di Pareto sta nel suo passaggio dall‟interesse
per l‟economia a quello per la sociologia. L‟economia sia occupa di azioni
logiche, tuttavia la vita dell‟uomo è ricca di azioni che non sono affatto logiche,
quindi per comprenderla l‟economia non è sufficiente. Per cui la sociologia è la
scienza che dovrà spiegare ciò che l‟economia non riesce a comprendere. La
sociologia è la scienza logico-sperimentale dei comportamenti degli uomini è la
spiegazione logica di ciò che logico non è. Nel trattato di sociologia generale
Pareto esprime parecchi concetti i più importanti sono quelli dei residui e della
derivazione. I residui son ciò che di fondamentale c‟è nell‟uomo, ossia ciò che
rimane una volta che si sia scomposto il comportamento degli uomini nelle sue
componenti elementari. Pareto riconosce sei tipi di residui:
- l‟istinto alla combinazione;
- la persistenza degli aggregati;
- il bisogno di manifestare i sentimenti;
- la socialità;
- l‟integrità della persona;
- e il residuo della sessualità.
I residui rappresentano il fondamento non logico del comportamento. Al disotto di
tutti i comportamenti dell‟uomo vi è la spinta dell‟uno o dell‟altro di questi residui.
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SOCIOLOGIA
IL FASCISMO
Il fascismo nasce come un movimento di stampo nazionalista dopo la prima guerra
mondiale esattamente nel 1922. Nel 1925 diede luogo ad un regime che abrogò la
democrazia, mettendo fuori legge tutti i partiti di opposizione, vietando la libertà di
stampa ed associazione e soprattutto concentrando il potere nelle mani dell‟apparato
esecutivo che corrispondeva alla gerarchia del partito fascista. In altre parole tra il
1925 e il 1943 si costituì in Italia come una dittatura. Una dittatura moderna non
basata solamente sulla violenza ma anche sulla ricerca di un consenso popolare,
utilizzando da una parte rituali, mezzi di propaganda efficaci e dall‟altra la
disponibilità di gettare sul leader una forte carica affettiva.
ANTONIO GRAMSCI
Gramsci fu membro di spicco del partito comunista italiano e l‟ispiratore e teorico
della più grande insurrezione operai italiana, ossia quella dei consigli operai di Torino
nel 1920. A lui si può far risalire numerosi concetti usati in sociologia i più noti sono:
il termine fordismo che fa riferimento alle trasformazioni e agli sviluppi del modo
capitalistico di produzione avviati da Henry Ford nelle sua fabbriche di automobili
negli Stati Uniti tra il 1910 e il 1920. Questi sviluppi riguardano due aspetti
dell‟organizzazione del lavoro, il primo è direttamente legato alla produzione, in
quanto Ford aveva modificato il lavoro dei sui operai scomponendone l‟attività in
piccoli compiti specifici. Si è dato avvio ad una razionalizzazione della produzione,
con il conseguente aumento della produttività complessiva del lavoro. Il secondo
aspetto consisteva nel alzare il livello dei salari. Tale politica aveva una doppia
ragione da un lato si ricompensava i lavoratori per la disciplina cui si sottoponevano,
dall‟altro si trattava di aprire il mercato a piccoli consumatori. Infatti accedendo al
mercato in virtù dell‟aumento dei propri salari, la classe operai viene a partecipare
all‟aumento di benessere che lo sviluppo delle forze produttive consente. L‟altro
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SOCIOLOGIA
VIENNA E DINTORNI
LUDWIG WITTGENSTEIN
Wittgeinstein nacque a Vienna nel 1889 appartenente ad una famiglia dell‟alta
borghesia. La sua prima opera fu il Tractatus logico-philosophicus diciamo un trattato
di logica, che mirava a fornire un impianto logico al linguaggio ordinario tale per cui
sia possibile individuarvi e successivamente escludere tutte le proposizioni che non
sono suscettibili di verifiche in altre parole prive di un significato accettabile. Tale
progetto presupponeva la possibilità di una corrispondenza univoca tra ogni
espressione linguistica. Nel linguaggio ordinario, le parole hanno significati diversi,
che dipendono dal contesto in cui queste di volta in volta sono usate. Possiamo dire
che il linguaggio è una pratica, un‟attività che svolgiamo in quanto esseri umani,
intrecciata con tutte le attività in cui siamo immersi. La conseguenza di quest‟ordine
di pensieri sono notevoli. Come per esempio il ruolo del linguaggio nella società
viene in primo piano. La lingua è lo strumento con cui gli uomini si servono per
intendersi fra loro in relazione alle attività in cui sono coinvolti. Dopo la metà del
novecento, la rivalutazione del linguaggio del ruolo operata Wittgeinstein e la sua
concezione del significato come “uso” delle parole si combineranno con l‟influenza
di altre correnti del pensiero sociale, dando luogo a quella che alcuni chiameranno
una vera propria svolta linguistica nelle scienze sociali.
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SOCIOLOGIA
LA SCUOLA DI FRANCOFORTE
INTRODUZIONE
L scuola di Francoforte costituisce una delle imprese collettive più rilevanti del
pensiero sociale del XX secolo. Essa prende il nome dall‟istituto per la ricerca sociale
che venne fondato a Francoforte nel 1923, grazie ad un finanziamento privato. Il suo
primo direttore fu Carl Grϋnberg, ma chi più contribuì al suo sviluppo fu Max
Horkheimer. Oltre ad Horkheimer, i membri più noti della scuola furono Theodor
Adorno, Herbert Marcuse, Erich Fromm. La formazione di questo gruppo di studiosi
non è omogenea. Il riferimento al marxismo era almeno all‟inizio il tratto comune,
ma non si tratta di Marxisti ortodossi. Ciò che gli unì fu dapprincipio l‟intento di
promuovere un rinnovamento della ricerca sociale marxista. Il Marxismo a cui la
scuola faceva riferimento era fortemente antidogmatico e non determinista. Sotto la
direzione di Horkheimer l‟istituto una forte revisione rivalutandone le origini nel
pensiero Hegeliano e integrandovi diversi elementi della psicanalisi freudiana,
l‟approccio che ne derivò fu una teoria critica della società dai tratti fortemente
originali. Con l‟avvento del fascismo l‟istituto venne chiuso, perché considerato
ostile al regime, e molti dei suoi membri lasciarono la Germania, emigrando
soprattutto negli stati uniti dove continuarono la loro attività e allargando i loro
interessi allo studio della società di massa e dell‟industria culturale ed in particolare
Horkheimer e Adorno elaborarono una critica radicale della modernità occidentale.
Infatti sono di quel periodo le opere più note, La dialettica dell‟illuminismo di
Horkheimer e Adorno, Eclisse della ragione di Horkheimer. Nel 1950 l‟istituto venne
riaperto. Horkheimer e Adorno lasciarono gli Stati Uniti, la loro fama era circoscritta
nella Germania nazista, anche perché negli Stati Uniti tutti i loro testi erano scritti in
tedesco. La teoria critica diventa una dei principali riferimenti intellettuali per tutti
coloro che non intendono riconoscere al marxismo sovietico unica alternativa al
sistema capitalistico. Inoltre l‟insegnamento dei membri dell‟istituto fu una delle
fonti di ispirazione dei movimenti studenteschi del 1968. Infine possiamo dire che la
teoria critica è caratterizzata da un forte intreccio di ricerca sociale, psicanalisi e
filosofia.
collegamento tra la struttura sociale e la coscienza del singolo, il luogo dove questi
impara ad adattarsi. Tuttavia la famiglia non è sempre uguale a se stessa, nel corso
del passaggio dall‟epoca della borghesia classica all‟epoca del tarso capitalismo ,
tende a indebolire la capacità di formare individui auto responsabili e far crescere
persone dotate di un carattere autoritario, ossia il carattere tipico di chi, reprimendo in
se stesso la tensione a soddisfare i propri impulsi libidici, scarica aggressivamente
sugli altri la frustrazione che accumula, affidandosi irrazionalmente all‟autorità di un
leader che promette di soddisfarne i bisogni. Gli studi sulla costituzione psicologica
proseguirono in america, dove verrà cognato il concetto di capo espiatorio. Chi è
incline ad una personalità autoritaria tende a sfuggire all‟analisi razionale della realtà,
ossia sfugge alla ricerca dei fattori sociali che, in un dato momento, possono
provocare disagio, temendo di criticare il proprio governo e di mettere in discussione
il sistema in cui vive, tendendo a scaricare la colpa del disagio che avverte su gruppi
minoritari e impotenti, come le minoranze etniche. Costituendo questi, come capri
espiatori. L‟uso della psicanalisi che ne fa Marcuse in Eros e Civiltà tende ad una
critica del capitalismo generale. Freud aveva osservato che il processo della
civilizzazione aveva comportato un forte controllo degli impulsi libidici. Con il
capitalismo lo sviluppo delle forze produttive aveva permesso di ridurre questo
controllo e lasciare spazio allo sviluppo di un‟umanità capace di entrare con la natura
in un rapporto non più solo antagonistico, ma conciliato: l‟endonismo, la capacità
degli uomini di godere della propria vita e di essere felici entro i limiti che la vita
stessa pone, all‟interno di un quadro sociale sgombrato dall‟ingiustizia.
L’INDUSTRIA CULTURALE
Per quanto il processo di razionalizzazione si sia dispiegato fin dentro le nostre
coscienze, permane dentro ciascuno di noi il ricordo di qualcosa che resiste alla
razionalizzazione – è il ricordo al desiderio alla felicità. L‟aspirazione alla felicità è
anche ciò a cui si riferisce l‟industria culturale a cui dedicano una delle tre sezioni in
cui è suddivisa la dialettica dell‟illuminismo. Secondo Horkheimer e Adorno si tratta
di una parodia. Nel capitalismo maturo l‟industria culturale corrisponde
all‟amministrazione dello svago, che mira a fornire ai lavoratori una compensazione
temporanea per i sacrifici cui si sottopongono. L‟interesse per la stampa e in generale
per i mezzi di comunicazione diventa centrale per i membri della scuola di
Francoforte. L‟industria culturale porta la cultura alle masse, tuttavia sotto questa
apparenza si nasconde uno svuotamento della nozione stessa di cultura, in quanto non
rappresenta più il luogo privilegiato dell‟elaborazione del senso e veicolo di
aspirazioni ideali che trascendono l‟ordine dato, bensì luogo di intrattenimento e,
soprattutto, meccanismo di promozione dell‟adattamento di ciascuno all‟ordine
sociale esistente e un progetto di manipolazione che è innato nella logica della
comunicazione di massa. La democraticità apparentemente connessa al fatto che le
informazioni sono disponibili a ognuno è negata dal fatto che non è previsto che gli
utenti siano anche emittenti. Il collante di questo sistema è dato dalla sua funzione
che da un lato promuove un adattamento generalizzato al sistema sociale, e dall‟altro
quella di sostenere il mercato invitando ciascuno al consumo. La pubblicità è il cuore
della comunicazione.
JURGEN HABERMAS
Habermas arriva a Francoforte nel 1956. I suoi primi lavori si rientrano nelle
tematiche affrontate dall‟istituto. Per esempio Storia e critica dell‟opinione pubblica,
riguarda la nascita dell‟opinione pubblica col sorgere della società borghese e il suo
successivo impoverimento nella società di massa. Nei suoi studi, Habermas tiene
conto dei risultati delle ricerche di molte correnti scientifiche, in particolare della
linguistica e della filosofia del linguaggio. Egli riconosce che gli uomini sono s empre
legati gli uni a gli altri dalla ricerca di una comprensione reciproca, che si realizza
mediante la lingua. Questa posizione lo conduce ad una critica del riduzionismo in
cui cade il marxismo nel senso che la società non può essere analizzata basando si
esclusivamente sulla dimensione del lavoro, fianco delle attività produttive vanno
considerate le pratiche dell‟interazione attraverso i linguaggio. Nella teoria dell‟agire
comunicativo, Habermas associa al lavoro e all‟interazione linguistica due diverse
forme di razionalità. Vi è una razionalità strumentale, che attraverso lo sviluppo della
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SOCIOLOGIA
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SOCIOLOGIA
TALCOTT PARSONS
Talcott Parsons nacque nel 1902 a Cororado Springs, morì nel 1979. Dopo
l‟università ed un periodo di perfezionamento in Europa, nel 1927 fu chiamato a
insegnare a Havrard. La sociologia americana e gran parte di quella europea dopo la
seconda guerra mondiale ebbe un influenza enorme sul suo pensiero. Fra le sue opera
principali ricordiamo: la struttura dell‟azione sociale (1927), Il sistema sociale
(1951), Famigli e socializzazione (scritto con Bales nel 1955). L‟approccio di
Parsone viene chiamato struttural-funzionalista, nel senso che si propone di
individuare la struttura di fondo della società e propone di comprenderla mostrando le
funzioni che le sue parti assolvono, o più appropriatamente suo approccio può essere
definito sistemico, il concetto di sistema è cruciale nel suo pensiero. Il problema da
cui Parsons parte è quello di integrare le prospettive di Weber e Durkheim; ossia da
un lato si tratta di comprender in cosa consiste l‟azione degli individui, dall‟altro di
vedere come l‟azione si inserisca in un quadro di vincoli sovraindividuali. Nelle
ultime opere si evince l‟interesse per una teoria generale dell‟evoluzione e per la
comparazione fra sistemi sociali diversi. Interrelato
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SOCIOLOGIA
FAMIGLIA E SOCIALIZZAZIONE
Il concetto di interiorizzazione è molto importante. Parsone lo riprende da Freud. Il
processo di interiorizzazione delle norme e dei valori coincide con la socializzazione,
e questa si realizza principalmente nella prima infanzia, in seno alla famiglia. La
famiglia è dunque un sottoinsieme cruciale. Possiamo dire anche, che in tutte le
epoche e le società premoderne, l‟istituzione famigliare non svolgeva solamente la
funzione di socializzare i figli, ma anche funzioni assistenziali, religiose e soprattutto
economiche. Secondo Parsons l‟evoluzione delle società comporta di norma un
processo di differenziazione e di specializzazione delle istituzioni. La
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SOCIOLOGIA
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SOCIOLOGIA
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SOCIOLOGIA
IL SENSO COMUNE
Il pensiero in cui siamo immersi è il senso comune. Nella vita quotidiana noi
sospendiamo ogni dubbio, il senso comune è un meccanismo a tenere lontani i dubbi,
dando per scontato le tipizzazioni di cui facciamo uso. Significa le intendiamo come
naturali, anche se in realtà non sono propriamente naturali, ma modi di interpretare la
realtà che abbiamo appreso nella nostra esperienza e nella nostra socializzazione.
Tuttavia Schutz ha mostrato in un saggio dedicato allo straniero che avvolte risolvere
dei problemi non è sufficiente affidarsi al senso comune. Questo è il caso dello
straniero che si trova in un situazione in cui niente è scontato, ad incominciare dal
linguaggio che può essere un altro. Quindi subentra una crisi dello straniero che deve
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SOCIOLOGIA
COMMENTI
Data la sua attenzione sulla vita quotidiana, Schutz viene inteso come un esponente
della microsociologia, cioè della sociologia che si occupa della dimensione
quotidiana della vita sociale. Questa interpretazione appare molto riduttiva, tanto è
che Schutz intende il proprio lavoro come un contributo alla chiarificazione dei
concetti fondamentali delle scienze sociali attraverso lo studio delle forme di
costituzione intersoggettiva della realtà. Il suo problema è infatti come sia possibile
che le scienze sociali forniscano interpretazioni adeguate del senso delle azioni degli
individui e, la soluzione passa per il riconoscimento del fatto che interpretare il
significato delle azioni degli altri è un problema che gli individui risolvono di
continuo nelle proprie interazioni ordinarie. La differenza tra il pensiero delle scienze
sociali e quello quotidiano riguarda i criteri con cui viene costruito il sapere: nel
pensiero quotidiano è orientato in senso concreto non teme né „incoerenza né
l‟approssimazione, in quello scientifico cerca la coerenza logica e si interroga
sistematicamente sull‟adeguatezza delle sue affermazioni. Tra scienza sociale e
pensiero quotidiano non vi è una tanto una differenza di sostanza quanto di metodo e
soprattutto di grado.
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SOCIOLOGIA
L’ETNOMETOEDOLOGIA
Schutz è stato anche l‟ispiratore dell‟etnometodologia, la corrente di pensiero di cui è
principale esponente e Harold Garfinkel. Il termine etnometodologia intende lo studio
dei modi o metodi con i quali i soggetti situati i contesti culturali di volta in volta
diversi, danno senso alla loro esperienza e cooperano alla costruzione dell‟universo
sociale in cui interagiscono. In altre parole e lo studio dei modi nei quali si organizza
la conoscenza che i soggetti adoperano nel corso delle loro attività, degli
innumerevoli incontri, scambi e conversazioni che riempiono la vita quotidiana.
del potere all‟interno della società, senza, peraltro, dir nulla sulle origini e sulla
distribuzione del potere stesso.
ERVING GOFFMAN
L‟opera di Goffman è uno dei contributi più interessanti della sociologia
nordamericana, il suo approccio è definito drammaturgico, nel senso che il teatro
diventa per lui la metafora che permette di capire come le persone agiscono nella vita
quotidiana. Nel teatro vi sono una scena e una retroscena, sulla scena recita una parte
sforzandosi di produrre nel pubblico certe impressioni, nel retroscena si p repara alla
scena discutendo con il regista o con i suoi collaboratori, abbandonando il
personaggio che recita sul palco. Allo stesso modo nelle interazioni con il pubblico
ciascuno di noi si sforza di produrre certe impressioni: di sostenere un ruolo, di
suscitare negli altri un atteggiamento non ostile nei sui confronti. Ma c‟è anche il
retroscena ossia la sfera privata i momenti di autoriflessione dove insomma
prepariamo le nostre nuove prestazione. Nel teatro si finge. Ma fra l‟attore e gli
spettatori si stabilisce un accordo che inquadra ciò che sta avvenendo almeno fino
alla fine dello spettacolo. Nella vita quotidiana avviene qualcosa di simile. In ogni
situazione si instaura un accordo implicito (inteso come la produzione di una cornice
cognitiva) tra le persone coinvolte che definisce appunto la circostanza in cui ci si
trova. Goffmann analizza come quotidianamente siamo impegnati ad incorniciare e
reincorniciare le situazioni in cui siamo coinvolti. I messaggi attraverso cui definiamo
le situazioni sono dei metamessaggi; quei messaggi impliciti che sono al margine
della comunicazione, quindi una sorta di comunicazione non verbale. La metafora
metaforica è prospettata da Goffmann in “La vita quotidiana come rappresentazione”.
Il libro più noto è “Asylums” basato su una ricerca empirica. Goffmann si fa
assumere per un anno come infermiere in un ospedale psichiatrico per studiarne il
funzionamento. Giungendo alla conclusione che invece di curare, il manicomio
produce la fissazione del paziente dell‟identità patologica di cui è affetto, che si
pretenderebbe di modificare. Dopo Asylums Goffmann ha pubblicato altri volumi i
più noti sono “Relazioni in pubblico” e “Frame analysis”. Il suo interesse come
dimostrano i sui lavori è concentrato sull‟interazione sociale, con particolare
riferimento all‟interazione faccia a faccia, cioè quella dove due i più attori sono
fisicamente compresenti nella medesima scena.
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