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LE FORME DELLA PREGHIERA NELLA CULTURA FILIPPINA

La preghiera è un dono ed è il segno dell’alleanza e della comunione tra l’uomo e


Dio in Cristo.1 È un dono perché è già presente nell’uomo sin dalla sua creazione e Dio,
che lo ha amato per primo, attraverso la preghiera, sazia la sete d’amore umana. È
un’alleanza, perché vivere nella preghiera vuol dire lasciare tutto a Dio, con la
consapevolezza che siamo dipendenti da Lui, in quanto non possiamo salvarci da soli. Ed
è anche il segno di una comunione vissuta, perché come Gesù è entrato nella storia così
anche la nostra preghiera deve incarnarsi nella quotidianità.
Chi è questo uomo che ha «sete» di Dio? La Sacra Scrittura, i Padri della Chiesa e
la Tradizione ci presentano l’immagine dell’uomo perfetto, che è l’unione di spirito,
anima e corpo. Per spirito si intende quella dimensione interiore abitata da Dio, per
mediazione dello Spirito Santo. Quando parliamo di anima o psiche ci riferiamo ai
sentimenti, all’intelligenza ed alla volontà, quindi a tutto il nostro mondo affettivo. Il
corpo invece è la parte sensibile, materiale e visibile. Tutte e tre le dimensioni possono
intrecciarsi e generare un’irradiazione divina così forte da essere percepibile da tutti;
questa è il frutto della preghiera.
Inoltre, la preghiera permette alla persona «di vivere simultaneamente questi due
registri: unitivo (in sé)», in cui Dio viene ad abitare nell’animo umano «ed espansivo (in
relazione)», che fa riferimento alla relazione dell’uomo con Dio, con il prossimo e con sé
stesso.2 Ciò accade solo con l’aiuto dello Spirito Santo, che dimora «nei cuori dei fedeli e
in essi prega e rende testimonianza della loro condizione di figli di Dio per adozione». 3
«L’uomo, che è stato creato ad immagine di Dio, è capace di conoscere e di amare
il suo Creatore»4 e anche tutte le creature che esistono sulla terra. Tuttavia, a causa
dell’esperienza del peccato, l’uomo non è più consapevole della sua vocazione di essere
immagine di Dio per tutti. Il peccato rompe l’equilibrio interiore e l’armonia creata

1
CCC 2559-2565.
2
R. BAIMA, Le forme della preghiera nel tempo della chiesa, Dispense. (citato da D.
STANILOAË, Dio è amore, tr. It, Roma 1986, p. 32 citato in M. I. RUPNIK, Nel fuoco del Roveto p. 42.)
3
VATICAN II, Lumen Gentium, n.5.
4
VATICAN II, Gaudium et Spes, n.12.
dall’azione dello Spirito, perché contrasta il desiderio di preghiera e blocca l’amore e la
carità verso il prossimo. È questa la realtà a cui a volte l’uomo si sottomette, ma la sete di
Dio non si spegne, perché la vita divina presente in lui e la preghiera lo guidano a
riprendere il cammino verso l’immagine di Dio interrotta dal peccato.
Infatti, l’identità dell’uomo, in quanto creatura amata da Dio e composta da spirito,
anima e corpo, rimane invariata anche quando egli cade nel peccato, perché senza
volerlo, in lui compare quella sete di Dio che lo induce a riprendere il cammino attraverso
la preghiera. La chiesa e l’umanità credente hanno sempre avuto un rapporto privilegiato
con la preghiera, che ha accompagnato le vicende storiche e di vita quotidiana, in modo
diverso a seconda delle circostanze.
Il Vaticano II dice che «è proprio della persona umana il non poter raggiungere un
livello di vita veramente e pienamente umano se non mediante la cultura, coltivando cioè
i beni e i valori della natura».5 Tenendo conto di questo, si comprende che la vera vita
spirituale e di preghiera viene esercitata accogliendo alcune particolarità della cultura di
appartenenza.
Una delle culture esistenti è la quella filippina. Si ricorda che il cristianesimo è
arrivato nelle Filippine nel XIV secolo, attraverso l’evangelizzazione degli spagnoli. Ad
oggi si stima che circa l’85,5% dei filippini siano cristiani. In un paese a maggioranza
cristiano, si sono diffusi facilmente gli insegnamenti della Chiesa Cattolica Romana.
Prima dell’arrivo degli spagnoli però, i filippini praticavano delle religioni animistiche
che avevano in parte fuso con gli insegnamenti cattolici. Tra questi vi era l’insegnamento
delle varie forme di preghiera praticate dalla chiesa.
La prima forma riguarda «la benedizione e l’adorazione» con le quali l’uomo
confessa «la grandezza» e «l’onnipotenza del Signore», cioè la consapevolezza che Dio è
«sempre più grande di» tutti.6 Tale coscienza fa percepire all’uomo la sua piccolezza e
quindi il bisogno di appoggiarsi incessantemente a Dio.

5
Ibid., n. 53.
6
CCC 2626 – 2628.
Di solito ci si sente «piccoli», quando si è alla presenza di una persona potente.
Nelle Filippine, la popolazione percepisce la propria piccolezza soprattutto nei confronti
del governo, che dovrebbe essere fonte di aiuto ma che nella storia ha agito spesso in
direzione contraria. Due fatti molto significativi, a tale proposito, risalgono al 1986 e al
2001; in cui i presidenti allora in carica, approfittando del proprio potere, utilizzarono la
forza dell’esercito contro il popolo. Quegli eventi spinsero i filippini a testimoniare la
fede, portando avanti una rivoluzione pacifica mediante la preghiera del Santo Rosario.
Ognuno teneva il rosario in mano e si fermava davanti ai camion dell’esercito,
posti a protezione degli uffici del governo giorno e notte. La popolazione si era accorta di
non essere in grado di cambiare le circostanze, ma era consapevole che la potenza di Dio
potesse superare tutte le avversità del momento, attraverso la preghiera. Queste
manifestazioni durarono a lungo ma i Filippini non persero la fede e ogni giorno i
partecipanti aumentavano, fino ad arrivare a milioni di persone. L’azione del governo si
concluse, quando i militari girarono le spalle al Presidente, ponendosi dalla parte del
popolo.
Per i Filippini rimanere fedeli alla preghiera del rosario oppure alle novene per i
santi, soprattutto in situazioni difficili, è un modo per vivere la preghiera di adorazione e
di benedizione e per testimoniare la fede nell’onnipotenza di Dio.
Un'altra celebrazione, in cui si esprimono l’adorazione e la benedizione di Dio, è
la festa del «Sinulog», parola che significa movimento dell’acqua avanti e indietro. In
questa festa, che si svolge a Cebu nel mese di gennaio, l’attore principale è il Bambino
Gesù. Ogni fetta della società, dai governanti, alle scuole e alle parrocchie, è invitata a
partecipare in modo attivo all’evento, collaborando alla preparazione di un ballo
importante. I fedeli, ornati con vestiti eleganti ed elaborati, ballano con la statua del
bambino Gesù, creando un vero e proprio spettacolo. La dedizione, con cui tale
manifestazione è curata, esprime molto bene la sete che l’uomo, pur lontano e peccatore,
ha di Dio. Per soddisfare la ricerca di Dio, l’adorazione e la benedizione non sono mai
sufficienti e il popolo filippino le arricchisce con creatività, fantasia e molto impegno.
Un’altra forma di preghiera è la «domanda», che ha senso solo se vissuta nella
relazione con Dio, perché essa permette al credente di riconoscere al tempo stesso le
fragilità dovute alla condizione umana e l’identità di figli amati. Nella preghiera di
domanda, si impara ad aspettare e durante l’attesa, qualcosa va cambiando nel cuore
dell’uomo, che senza accorgersene, sta alla presenza di Colui al quale chiede, 7 perché «la
domanda è già un ritorno a Lui».8
L’attesa è vissuta fortemente, nella vita spirituale dei Filippini, durante la novena
in preparazione al Natale, che prende il nome di «Simbang Gabi» e si svolge dal 16 al 24
dicembre ogni mattina intorno alle 4:00. Nei primi giorni, la chiesa si riempie di bambini,
anziani, giovani, adulti, lavoratori, insegnanti, religiosi, cioè di tutti coloro che hanno il
desiderio di attendere in questo modo la nascita di Gesù. Durante la novena, le abitudini
della vita quotidiana cambiano per armonizzarsi con l’impegno di andare in chiesa la
mattina presto. I lavoratori si preparano prima per poter recarsi al lavoro subito dopo la
messa e anche gli studenti che non hanno dormito abbastanza sono già pronti per andare a
scuola e fanno la colazione anticipata.
Anche se questa devozione è molto antica, non ci si abitua mai e si vive ancora
fatica nel compierla. È molto evidente che nel quarto, quinto oppure sesto giorno della
novena il numero dei credenti diminuisce e riprende a salire quando il Natale si avvicina.
Si percepiscono comunque gli sforzi che i fedeli fanno per stare alla presenza di Dio, per
quanto è loro possibile.
Quando il credente filippino inizia a vivere la Novena di Natale, lo fa portando nel
cuore necessità personali e suppliche, che offre a Dio con la fiducia che saranno accolte.
Se per vari motivi, deve interrompere questa novena, appena può si inserisce nuovamente
e anche quando non riceve risposte immediate alla sua supplica, in lui cresce lentamente
l’attesa fiduciosa e la sua preghiera si fa più profonda. Possiamo dire che in questo
percorso spirituale, in cui l’attesa diventa occasione di incontro tra l’amore di Dio per
l’uomo e la sete umana di Dio, ciò che conta non è tanto la risposta ricevuta, quanto la
7
R. BAIMA, Le forme della preghiera nel tempo della chiesa, Dispense. (citato da D.
STANILOAË, Dio è amore, tr. It, Roma 1986, p. 32 citato in M. I. RUPNIK, Nel fuoco del Roveto p. 42.)
8
CCC 2629.
vicinanza del cuore dell’uomo a Dio. Questa devozione alla Novena di Natale è ancora
oggi molto viva e attuale perché non è solo uno spazio in cui le persone esprimono le loro
necessità, ma un tempo in cui la sete dell’uomo viene saziata.
La terza forma della preghiera è l’intercessione, che è una preghiera di «domanda»
in cui si «intercede, si chiede a favore di un altro… ed è la prerogativa di un cuore in
sintonia con la misericordia di Dio».9 Essa sgorga dalla relazione che ognuno ha verso il
prossimo. Secondo alcuni studi, i filippini delineano la loro identità a partire dalla
percezione degli altri e grazie a questo sono riusciti facilmente ad instaurare un rapporto
molto intenso con chi vive accanto a loro.10 Il legame con il prossimo è evidente non solo
in occasione di feste o inviti, ma soprattutto nella vita spirituale.
Ancora oggi, in ogni parrocchia nei giorni che precedono la festa del santo patrono
e della Vergine Maria, la statua viene portata a casa di una famiglia che si rende
disponibile ad accoglierla e che si impegna a pregare il Rosario. La statua del santo
rimane in quella casa per una settimana e poi viene accompagnata con una piccola
processione presso una nuova famiglia, dove altri fedeli si riuniscono in preghiera per i
bisogni del mondo. Questo è un esempio di come le famiglie filippine esprimono la loro
preghiera d’intercessione per gli altri.
Un’altra forma di preghiera è il ringraziamento, in cui l’uomo dimostra «un
atteggiamento di rispetto e di gratuità riguardo ai doni ricevuti», cioè entra in un’intima
relazione con il Donatore di ogni bene. 11 Nonostante le Filippine siano un paese che lotta
per tanti motivi e soprattutto per la grande povertà, si contraddistinguono per essere uno
dei paesi più felici al mondo. Infatti, secondo le statistiche «nelle Filippine e in Ghana si
sono rilevati i valori di NHI (Net Happiness Index) più elevati al mondo (78%)». 12 Le
difficoltà della vita di ogni filippino non gli impediscono di essere felice, di riconoscere

9
CCC 2634-2635.
10
N. MULDER, Localization and Philippine Catholicism, in Philippine Studies 40, (1992), p. 242.
11
R. BAIMA, Le forme della preghiera nel tempo della chiesa, Dispense. (citato da D.
STANILOAË, Dio è amore, tr. It, Roma 1986, p. 32 citato in M. I. RUPNIK, Nel fuoco del Roveto p. 42.)
12
A. PERRINO, Felicità, sondaggio mondiale: Filippine e Ghana ai primi posti, (2019), Internet
(20.05.2020): https://www.affaritaliani.it/costume/felicita-sondaggio-mondiale-585746.html?refresh_ce.
le grazie ricevute, grandi o piccole che siano, e di considerare che ci sia sempre un
motivo per ringraziare Dio.
Uno dei momenti in cui è vissuta la preghiera di ringraziamento è il periodo
precedente alla celebrazione del Natale. In tale occasione, diversi gruppi (bambini,
giovani, adulti, credenti, lavoratori etc.) si radunano per definire cosa fare e per dividersi i
compiti: cercare delle famiglie disponibili ad accogliergli e preparare qualche canzone da
presentare nelle case ogni sera. Il tutto si svolge sotto forma di piccole processioni,
durante le quali si cantano canzoni natalizie, nel tragitto che separa una casa da un’altra.
La famiglia ospitante offre qualcosa al gruppo riunitosi lì per pregare, una piccola somma
di denaro o dolci. Alla radice di questa tradizione, c’è il desiderio di ringraziare Dio per il
dono del suo Figlio e per tutto ciò che si è ricevuto in quell’anno. La famiglia che
accoglie e offre qualcosa in dono simboleggia, attraverso i canti e la condivisione, la
gioia per la presenza del bambino Gesù con l’umanità.
Infine, l’ultima forma di preghiera è «la lode… che riconosce che Dio è Dio!». 13
È la preghiera di Maria, che nel canto del Magnificat ha proclamato la misericordia di
Dio e che può essere pronunciata da ogni uomo desideroso di comunicare agli altri le
opere che Dio ha compiuto e ancora realizza per lui. Dio non si presenta solo come Padre
misericordioso, ma è entrato nella storia dell’uomo e nel cuore del popolo filippino,
attraverso il Figlio che partecipa dei dolori e delle afflizioni del popolo. La lode e la
gratitudine per Gesù che si fa carico delle sofferenze umane, nelle Filippine, trova la sua
principale espressione in una devozione conosciuta come la festa del «Nazareno». La
festa prende il nome dalla statua del Cristo, rappresentato come una persona di colore che
porta su di sé la croce. Il colore nero simboleggia gli agricoltori che lavorano sotto il sole
e più in generale i popoli che vivono in mezzo a tante difficoltà e angosce.
La festa del Nazareno è celebrata nel mese di gennaio da milioni di devoti che
ripongono le loro speranze nel Cristo sofferente. Inizia con la tradizionale processione
della statua in legno per le strade di Manila, che rappresenta il percorso compiuto da
Cristo verso il Calvario. Questo evento è divenuto famoso non solo per le speranze e la
13
CCC 2639.
devozione dei credenti, ma anche per il pericolo che comporta. Infatti, tutti pensano che
sia necessario toccare la statua e anche se è quasi impossibile raggiungerla a causa della
grande folla, rischiano di farsi del male, pur di arrivare all’obiettivo.
La fatica di questa celebrazione non è di ostacolo alla partecipazione dei devoti,
perché questi ultimi sentono che è giusto dare lode a Dio, anche nelle avversità. La statua
di Cristo sofferente ricorda ai credenti che l’umanità non soffre da sola, ma è
accompagnata dalla Sua presenza, che mai l’abbandona.
Non importa lo sforzo che viene loro chiesto durante la festa, perché guardare la
statua di Gesù che porta la croce, dà loro la motivazione profonda per sopportare la fatica.
Partecipare personalmente a questo momento spirituale vuol dire essere in comunione
con tutti coloro che soffrono nel mondo, così la devozione diventa anche una forma di
intercessione, perché «nell’intercessione, colui che prega non cerca solo il proprio
interesse, ma anche quello degli altri». 14 La festa del Nazareno si svolge ogni anno e il
numero dei devoti va crescendo sempre più. Questi sono i segni che dimostrano la grande
importanza che la preghiera collettiva ha nel popolo filippino, sia in tempi oscuri che di
serenità.
Per quanto riguarda la preghiera d’intercessione poi, esiste anche un’altra
celebrazione, che si svolge durante la Quaresima e in cui i credenti rendono gloria alle
opere di Cristo. Tale devozione consiste nella narrazione della vita di Cristo che viene
eseguita dei fedeli, sotto forma di litania e dura un giorno intero. Attraverso questa
preghiera si vuole ridestare la consapevolezza delle grandi opere compiute da Dio fin
dall’inizio dei tempi e aiutare i fedeli a mantenerne vivo il ricordo, per lodare il Signore.
Concludendo, con questo elaborato ho voluto mostrare come le diverse forme di
preghiera, nate nella prima comunità di Gerusalemme, sono arrivate fino a noi e in modo
particolare in terra filippina. Queste cinque forme di preghiera sono senza dubbio utili ed
essenziali per il nutrimento della vita spirituale. Dobbiamo ricordare che in ogni persona,
oltre alle tre dimensioni che sono lo spirito, l’anima, il corpo, ne esiste una quarta che si
manifesta come una luce che, partendo dalla persona, irradia la presenza di Dio verso il
14
CCC 2635
prossimo. Tutti la custodiamo, ma a causa del peccato, non ce ne accorgiamo e sembra
che Dio non esista più. È proprio allora che ci dobbiamo impegnare a riscoprire la strada
della preghiera, perché grazie ad essa possiamo armonizzare nell’uomo tutte le
dimensioni spirituali che lo compongono.
La vera preghiera è una realtà alla quale partecipano due forze: la forza centripeta
che parte da Dio e giunge all’uomo e la forza centrifuga che parte dall’uomo per guidarlo
ad una relazione positiva con gli altri. Perciò il fatto che una persona sia “di preghiera”
non dipende dalla religione, dalla nazione, dalla cultura di provenienza, ma da come vive
la preghiera in sinergia con sé stesso, con Dio e con gli altri.

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