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F. I. L. L.

> FEDERAZIONE ITALIANA LICEI LINGUISTICI <

RAPPORTO DI LAVORO AUTONOMO

NELLA SCUOLA NON STATALE

legalmente riconosciuta

***
In appendice: raccolta giurisprudenziale

ALLEGATO:
NUOVO C.C.N.L. PER IL PERSONALE DIRETTIVO, DOCENTE E NON DOCENTE CON RAPPORTO DI
LAVORO SUBORDINATO DEI LICEI LINGUISTICI E DEGLI ISTITUTI ASSOCIATI ALLA FILL
VALIDO DAL 1° SETTEMBRE 1996 AL 31 AGOSTO DELL'ANNO 2000.

_______________________________________________________________
Giovanni Piccardo
Il presente "studio" è destinato esclusivamente alle scuole
associate alla FILL per l'anno 1997, alle quali viene
spedito affrancato di ogni spesa.
Possono aderire alla FILL i Licei Linguistici e tutte le
scuole legalmente riconosciute, operanti in Italia o in altri
Paesi, che attuano un piano di studi in cui sia presente
almeno una lingua straniera e che adottano come lingua
veicolare quella italiana.

Hanno collaborato:
- Dott. Amedeo Barbalace (Commercialista, consulente fiscale FILL)
Via Panaro, 14 - 00015 Monterotondo
- Prof. Avv. Renato Scognamiglio (ordinario nell' Università "La Sapienza" di Roma)
Corso Vittorio Emanule II, n. 326 - Roma
- Dott. Ernesto Del Sordo (dirigente del Ministero del Lavoro)
Via Flavia, n. 22 - Roma
- Dott. Prof. Angelo Fabiani (dirigente del Ministero della Pubblica Istruzione)
Viale Trastevere - Palazzo della Minerva - Roma

FILL - Presidenza: L.L. "Jack London" - Via Giolitti - 74015 MARTINA FRANCA -
Tel. 080/8839.040 - Fax 8832.955.
- Segreteria Naz.: L.L. Europeo "S. Maria" - Via Ticino, 45 - 00015 M.ROTONDO -
Tel. 06/9062.73.02 - Fax 9062.77.93.

*****
_____________________
Tutti i diritti riservati
Vietata la duplicazione e la riproduzione, anche parziale
_______________________________________________
Finito di stampare dalla litotipografia "Balzanelli" s.a.s. - Monterotondo - il ____________
PRESENTAZIONE

L'indagine portata a termine pazientemente dal Prof. Giovanni Piccardo


rappresenta un'utile analisi della problematica più dibattuta nel campo della scuola,
e non solo di quella privata.
E' notorio che il rapporto di lavoro autonomo sta dilagando in svariati settori
lavorativi, specialmente nel terziario, perché in molti casi esso risulta più rispondente
alle attuali istanze sociali: più autonomia, più competizione, maggiore qualificazione
professionale.
Tanto più nella scuola, dove si avvertono come segni premonitori le difficoltà e
le incognite di questa epoca, nasce l'aspettativa di nuove risorse, che possono essere
appagate soprattutto con una distinta e riconosciuta professionalità del docente.
Il Prof. Piccardo, da vari anni studioso del problema, ha saputo cogliere, a
mio giudizio, l'aspetto giuridico (forse più inquietante) che sta all'origine dei mali
della scuola: quello di considerare l'insegnante un impiegato!

Non me ne vogliano... gli "impiegati".

Avv. Ugo Bertocchi


Latina

1
Indice
Premessa .............................................................................................. pag. 2

Natura professionale della funzione docente


Aspetto didattico
Aspetto giuridico
Funzione Docente - Normativa Ministeriale

Albo Professionale
Istituzione, iscrizione e cancellazione

2
Titolo di "professore"

Rapporto di lavoro autonomo in una scuola non statale


La scuola non statale esclusa dall'art. 2195 c.c.?
Dalla C.M. 9/12/87, n. 377
Mansioni del docente
Disposizioni del Ministero del Lavoro
Alcuni riferimenti normativi e giurisprudenziali
Riconoscimento del servizio e del punteggio
I confini dell’autonomia gestionale

Incarico a docenti statali

Forma e contenuto contrattuale


Procedura
Corrispettivo
Novazione da lavoro subordinato a lavoro autonomo
Collaborazione coordinata e continuativa
Associazione in partecipazione agli utili
Cooperative
Lavoro interinale

Norme fiscali, contributive e previdenziali


Legge 335/95 e normativa INPS (gestione previdenziale separata)

3
Ritenuta d'acconto IRPEF e soggetti IVA
Contributo Servizio Sanitario Nazionale
Assicurazione integrativa

Modulario

Bibliografia

In appendice: Raccolta giurisprudenziale (oltre 400 sentenze)

PREMESSA

Il rapporto fra docenti e scuola privata ha generato un nutrito contenzioso ed è stato


fonte di copiosa giurisprudenza che, di volta in volta, ha tentato di individuare criteri
univoci per la sua classificazione (subordinato o autonomo).

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La natura di tale rapporto è ambigua e non può essere determinata aprioristicamente o
per analogia, ma deve essere desunta caso per caso in base all'effettivo svolgimento e alle
caratteristiche della prestazione, tenendo nel giusto merito la volontà negoziale.
Il particolare settore, quello dell'istruzione, implica considerazioni anche di carattere
morale, oltre che giuridico, pertanto il presente "studio" ha semplicemente lo scopo di
indicare, attraverso gli opportuni chiarimenti, alcune possibili soluzioni che potrebbero,
peraltro, influire positivamente sul rapporto scuola-docente e sulla qualità del servizio di-
dattico.
Non ritengo di aver esaurito l'argomento, che appare alquanto complesso; tuttavia
l'aspetto emergente riguarda la "natura professionale" della "funzione docente" vista nel
più ampio orizzonte Costituzionale (art. 33):
"L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento.... E' prescritto un esame di
Stato per l'abilitazione all'esercizio professionale..."
Gli insegnanti sono i "veri operatori" della scuola: su di essi grava, così come sui geni-
tori, la responsabilità della formazione psichica e culturale, civile e professionale delle
nuove generazioni; sono loro che incidono sull'evoluzione umana e sociale attraverso la
trasmissione dei valori immortali del "sapere".
La riforma della scuola si prefigge, fra l'altro, l'attuazione dell'autonomia e della parità.
Un primo passo viene avanzato dalla istituzione della CARTA DEI SERVIZI che, pur se
ha suscitato qualche perplessità, tende a garantire agli utenti del servizio scolastico
pubblico, sia statale che non statale, la necessaria trasparenza, ponendoli, da questo
punto di vista, sullo stesso piano.
Questi obiettivi potrebbero trovare una significativa facilitazione proprio dal riesame della
"funzione docente", vista come espressione di libera attività professionale.
D'altra parte, l'elevato costo previdenziale del rapporto di lavoro subordinato e la crisi
del settore inducono a ricercare forme alternative, che siano più liberali e qualificanti per
gli stessi operatori.
Si avverte l'esigenza di un rinnovamento culturale e sociale che nella scuola non statale trova
l'interprete più attento, ma che ha bisogno di essere supportato dalle Istituzioni interessate alla
formazione e all' istruzione dei giovani, alla previdenza e alla salvaguardia della forza lavoro,
per un progresso non solo economico e tecnologico, ma soprattutto delle coscienze.

NATURA PROFESSIONALE DELLA "FUNZIONE DOCENTE"

Aspetto didattico.

La prestazione didattica si concretizza nel più vasto quadro dell'azione pedagogica, finaliz-
zata alla formazione della personalità e del bagaglio culturale e professionale del giovane,
in modo da renderlo "maturo" e idoneo all'inserimento produttivo e responsabile nella
società civile, ai vari livelli.

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I bisogni edonistici che inducono al "principio del maggior profitto" ad ogni costo, anche
in senso temporale; la decadenza dei valori tradizionali, considerati criticamente obsoleti, e
la loro sostituzione con "atteggiamenti" formali più conformi alla realtà; la così detta crisi
della famiglia che conduce ad una presenza sempre più carente, non solo in senso fisico, e
la mancanza del necessario "punto di rifermento"; l'influenza dei "mass-media" e
l'insicurezza nel domani sono tutti fattori che incidono profondamente sulla "crescita" dei
nostri figli e sui loro comportamenti.
In questo contesto la scuola assume un ruolo sociale e morale di enorme importanza.
Il compito che viene affidato al docente (e più in generale all'insegnante) sia in classe che
fuori della scuola, si realizza schematicamente in quattro fasi:
1) Analisi preliminare.

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Occorre innanzitutto valutare le capacità di apprendimento, di critica e sintesi del discente;
le sue cognizioni di base, il carattere e le naturali inclinazioni, individuando eventuali
inibizioni dovute a negative situazioni psico-socio-economiche, familiari e/o ambientali.
2) Programmazione.
Il docente predispone, conseguentemente alla prima fase, un adeguato programma pe-
dagogico sia dal punto di vista metodologico che dei contenuti, suddividendolo in oppor-
tune "unità didattiche" e tenendo conto degli obiettivi in relazione alle condizioni iniziali,
degli apporti della interdisciplinarietà e dei sussidi utilizzabili.
3) Azione didattica.
L'Azione del docente deve essere coerente e graduale mediante obiettivi mirati alle finalità
preposte e connaturali alla sua funzione. Questa fase richiede in special modo una prepa-
razione professionale specifica, che deve avvalersi di un costante lavoro di aggiornamento.
4) Verifica e valutazione.
Tale fase non è avulsa dall'azione didattica, ma la integra in quanto solo mediante un'
attenta verifica dello stato di apprendimento il docente può condurre, in modo proficuo, il
discente ai risultati desiderati aggiungendo, se necessario, gli opportuni correttivi al
programma iniziale. La verifica comporta anche la valutazione del profitto con giudizi o
voti a seconda che si tratti di scuola secondaria di primo o di secondo grado, stante
l'esigenza di un risultato legalmente valido ai fini dell'avanzamento o del conseguimento di
un titolo di studio finale rilasciato e garantito dallo Stato Italiano.
Tuttavia, la valutazione ha un delicato ruolo pedagogico che va a sollecitare il naturale bi-
sogno di merito e di giustizia avvertito dal giovane.
Il complesso di attività sopra descritte mette in evidenza la necessità di una specifica
prepa-razione professionale in relazione anche ai particolari problemi connessi all'età
evolutiva; ma da esso emerge, soprattutto, l'assoluta indipendenza del docente da direttive
gerarchiche che possano inerire, volta per volta, allo svolgimento dell'azione didattica.
Il docente sceglie autonomamente i tempi, i modi, i contenuti, i mezzi della propria opera
in piena libertà di coscienza e di azione, assumendosene il rischio per le responsabilità non
solo morali, ma anche giuridico/amministrative che la legge gli attribuisce.
A nulla rileva il fatto che esigenze connaturali richiedano un orario per l'avvicendamento
delle varie discipline; orario non imposto, ma scelto dallo stesso Collegio dei docenti in
base a considerazioni soprattutto di carattere didattico (artt. 1/4 - titolo I - D.P.R. 31/5/74, n.
417).
L'art. 4, n. 1, della legge di delega 30 luglio 1973, n. 477 suggerisce:
"Al docente dovrà essere garantita la libertà d'insegnamento intesa come autonomia didattica
e come espressione culturale dell'insegnamento, nel rispetto dei Dettati Costituzionali e
secondo gli Ordinamenti della scuola stabiliti dallo Stato, nonché nel rispetto della coscienza
morale e civile degli alunni e del diritto di questi al pieno e libero sviluppo della loro
personalità".
La stessa legge, all'art. 2, configura giuridicamente una "professione docente" rinviando al
legislatore delegato di definire la natura ed i caratteri richiesti dal suo esercizio, alla luce
dei Princìpi Costituzionali; ma nel provvedimento finale (il D.P.R. 417/74, appunto) tale
nozione non appare affatto recepita. Il suo significato, comunque, resta ed è utile a fornire
ulteriori elementi interpretativi della "funzione docente".

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L'Europa "unita" imporrà in misura sempre più incisiva, l'interscambio di lavoro e di
prestazioni intellettuali con la conseguente utilizzazione di personale specializzato nel
campo dell'istruzione. Tale personale in altri Paesi della Comunità è inserito nella sfera
delle "libere professioni", concretamente e senza incertezze. In essi la scuola, dopo quella
dell'obbligo, sia gestita dallo Stato che da privati, non adotta criteri puramente
assistenziali; è ispirata, infatti, alle leggi della libera concorrenza (estesa anche al settore
del servizio didattico visto come realizzazione principale della "impresa scolastica"), ma
non in modo ottusamente speculativo e concorrenziale, bensì mirando all'ottimizzazione
della qualità e del rendimento.
Da una parte la funzione docente si inserisce in una struttura scolastica organizzata, che si
configura come entità aziendale; dall'altra si concretizza nell'attività pedagogica che, per
sua natura, è da considerarsi una prestazione d'opera intellettuale.
Il primo aspetto induce a collocare il docente nello stato giuridico di lavoratore subordinato
(art. 2094), mentre il secondo induce a considerarlo un libero professionista (art. 2230); infatti,
egli svolge un'attività di elevato significato umano e morale in quanto affidata, quasi esclusiva-
mente, all'impegno, alla sensibilità, all'equilibrio, alla preparazione culturale e alla capacità di
comunicativa dello stesso. Tutte qualità che si riferiscono alla personalità e alla deontologia
professionale, ma comunque indipendenti da qualsivoglia direttiva.
Il rapporto di lavoro suggerito da questo secondo aspetto è senz'altro quello autonomo
(artt. 2222 - 2228. c.c.) che, nella fattispecie, sembrerebbe presentare carattere prevalente
rispetto al primo.

Dal T.U. (D.L. 16 aprile 1994, n. 297) - art. 1:


1) Nel rispetto delle norme costituzionali e degli ordinamenti della scuola, stabiliti dal
presente T.U., ai docenti è garantita la libertà d'insegnamento intesa come autonomia
didattica e come libera espressione culturale del docente.
2) L'esercizio di tale libertà è diretto a promuovere, attraverso un confronto aperto di
posizioni culturali, la piena formazione della personalità degli alunni.
3) E' garantita l' autonomia professionale nello svolgimento dell' attività didattica,
scientifica e di ricerca.

Aspetto giuridico.
La natura professionale di una prestazione di lavoro non può farsi scaturire semplicemente
dalle caratteristiche di libertà e di autonomia (o dalla assunzione del rischio) da parte del
prestatore, bensì tali elementi suggeriscono la forma negoziale più confacente alle esigenze
dell' esecuzione dell'opera e del risultato desiderato. Inoltre, occorre sottolineare che:
- l'essere iscritto in un Albo professionale o Elenco,
- il carattere professionale della prestazione didattica,
- il principio costituzionale che sancisce la libertà d'insegnamento,
non sono elementi che determinano aprioristicamente un rapporto di lavoro autonomo;
tuttavia essi, soprattutto se coesistenti, costituiscono requisiti che rendono meno ipotizzabi-
le un rapporto di lavoro subordinato.

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E' difficile tracciare una linea di separazione netta fra i due tipi di rapporto, specialmente
nel caso dell'insegnamento, perché alcune caratteristiche del rapporto di lavoro subordinato
sono presenti al pari di quelle peculiari del lavoro autonomo, senza che, in linea di principio, le
une possano prevalere sulle altre. Esiste da un lato la quasi totale autonomia del docente nello
svolgimento del servizio didattico, dall'altro il suo inserimento in un'organizzazione più vasta,
in quanto la sua opera non può essere svolta in modo isolato e indipendente da quella degli
altri colleghi, né essere completamente avulsa da direttive generali, che sono, per lo più, di
origine ministeriale o provveditoriale.
Il compito dell'insegnante è di contribuire alla formazione del giovane attraverso la propria
disciplina, il cui studio deve essere amalgamato, armonizzato e concertato in "equipe", non
solo per quanto riguarda gli argomenti e la metodologia, ma soprattutto in funzione delle
finalità pedagogiche. La sua azione è, peraltro, espletata nell'ambito di una organizzazione
logistica e strutturale che sembra avere tutte le caratteristiche di un'azienda*) al cui vertice
c'è il gestore, ovvero l' imprenditore scolastico*), sia esso persona fisica o giuridica.
Il "gestore" provvede ai locali e all'arredamento, decide in merito alla configurazione
giuri-dico/economica e all'organizzazione della scuola nel suo complesso, determina il P.E.I.
(Pro-getto Educativo d'Istituto), nomina il preside, sceglie il personale docente e non
docente.
In definitiva appare controversa la posizione giuridica dell'insegnante, tuttavia, secondo la
più affermata interpretazione giurisprudenziale, l'opera d'insegnamento costituisce, in generale,
una prestazione atipica più conforme alla natura della "locatio operis" (appalto d'opera) in
quanto viene svolta in piena autonomia ed è protesa al raggiungimento del fine didattico,
che rappresenta di per se stesso un risultato intrinseco alla "professione dell'insegnante", in
misura preminente rispetto a quello perseguito dalla "scuola privata" vista come azienda.
Considerato che il rapporto di lavoro dell'insegnante nei confronti della scuola privata non
può essere determinato da fattori oggettivi che ne configurino la natura, occorre fare riferi-
mento alle risoluzioni giurisprudenziali che indicano quali siano i requisiti soggettivi
idonei, ancorché necessari, per individuarne, caso per caso, la collocazione.
L'opera d'insegnamento, pur essendo una prestazione d'opera intellettuale e rientrando nella
sfera delle professioni cosiddette liberali, può ben conformarsi ad un rapporto di lavoro
subordinato, oppure di lavoro autonomo, in funzione tanto dell'accordo negoziale stipulato fra
le parti (docente/ scuola privata) quanto delle effettive modalità di svolgimento dell'attività nel
suo complesso, nel senso che il "nomen iuris" contrattuale deve trovare riscontro nel "modus
operandi", cioè in quei comportamenti reali caratterizzanti - in modo prevalente - o l'una o
l'altra forma di rapporto: nel primo caso il fine prioritario della prestazione è nell'impresa, nel
secondo caso è nell'attività professionale del soggetto lavoratore e solo indirettamente
dell'imprenditore committente.
____________________________________________________________________________
*) Vedremo in seguito che tale qualificazione suscita alcune perplessità.
Con questa premessa occorrerà ricercare entro quali limiti la "funzione docente" possa
qualificarsi "attività professionale", nella giusta accezione del termine, individuando
inoltre, non in modo necessariamente standardizzato, quali siano le forme contrattuali più
coerenti ed adeguate per l'organizzazione del servizio didattico in una scuola privata.
Gli artt. 3/c e 6/d - legge 19/01/1942 n. 86 - prescrivono una specifica abilitazione all'esercizio
dell'insegnamento; l'abilitazione si consegue mediante un esame di Stato e conferisce il
titolo di "professore". Per l'ammissione agli esami di abilitazione all'insegnamento di
alcune materie è sufficiente il possesso di un diploma di maturità; sicché può verificarsi il
caso di un "professore" non laureato che non abbia, quindi, anche il titolo di "dottore".
Tutti gli "abilitati" possono, dietro loro istanza, essere iscritti negli appositi "elenchi"
presso i competenti Provveditorati, anche se ciò non è obbligatorio.
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L'art. 33 della Costituzione garantisce la libertà d'insegnamento per cui, mentre l'esercizio
dell'attività didattica è aperto a tutti, il titolo professionale previsto per tale attività è tu-
telato dalla legge; da ciò nasce il dubbio se l'insegnamento si configuri come "attività
professionale" e se colui che lo esercita possa considerarsi "libero professionista".
L'art. 2229 demanda alla legge la determinazione delle attività professionali "protette":
ESERCIZIO DELLE PROFESSIONI INTELLETTUALI.
La legge determina le professioni intellettuali per l'esercizio delle quali è necessaria
l'iscrizione in appositi albi o elenchi. L'accertamento dei requisiti per l'iscrizione negli albi
o negli elenchi, la tenuta dei medesimi e il potere disciplinare sugli iscritti sono
demandati alle associazioni professionali, sotto la vigilanza dello Stato, salvo che la
legge disponga diversamente.
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NOTE:
"Le attività professionali sono libere e non sono subordinate all'iscrizione in particolari albi,
quando ciò non sia richiesto dalla legge." (Cass. 18/06/1965, n.1266).
"Ai rapporti aventi per oggetto una prestazione d'opera intellettuale (art.2229) si applicano le
norme del Codice e quelle delle leggi speciali ed inoltre i precetti della cosiddetta deontologia
professionale, la cui elaborazione, enunciazione ed applicazione sono rimesse alle singole
categorie professionali (quale tipica espressione del loro autogoverno), che vi provvedono
attraverso i loro Organi, locali e centrali (Consigli degli Ordini e dei Collegi, e Consigli Na -
zionali Professionali), con autonoma valutazione, senza possibilità di sindacato di legittimità,
trattandosi di precetti extragiuridici, non di attività normativa".
(Cass. 9/03/1965, n. 375).
"Nella categoria generale delle professioni intellettuali, solo quelle determinate dalla legge
(art.2229 com.1) sono tipizzate ed assoggettate all'iscrizione in albi ed elenchi; mentre, all'in-
fuori di queste vi sono non solo professioni intellettuali caratterizzate per il loro specifico
contenuto, ma anche prestazioni di contenuto professionale o intellettuale non specificamente
caratterizzate (art. 2230) che ben possono essere oggetto di rapporto di lavoro autonomo
(art. 2222)". (Cass. 10/04/1989, n.215).

L'art. 2230 riconosce il ruolo delle attività professionali, cosiddette, "liberali":


PRESTAZIONE D'OPERA INTELLETTUALE.
Il contratto che ha per oggetto una prestazione d'opera intellettuale è regolato dalle
norme seguenti - artt.2231-2238 - e, in quanto compatibili con queste e con la natura
del rapporto, dalle disposizioni del capo precedente - artt. 2222-2228 -*).
Sono salve le disposizioni delle leggi speciali.
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*) Non a caso vengono richiamati gli artt. 2222-2228 - in quanto compatibili - mentre viene
escluso
l'art. 2229 che si riferisce alle "attività professionali protette".
NOTE:
"L'Opera intellettuale ha carattere professionale quando concorrono, in concreto, due requisiti:
a) quello soggettivo, dell'iscrizione del prestatore in Albo professionale (o Elenco);
b) quello oggettivo, della natura tecnica, ed assolutamente esclusiva del professionista o, quanto
meno, quello del collegamento della relativa attivita' non tecnica con prestazioni di carattere tecnico".
(Cass. 3/08/1977 n.3431) - ("tecnico" va inteso nel significato di "specialistico").
"Anche nel contratto di opera professionale il momento contrattuale non ha il rilievo preminente,
che ha invece la generalità dei contratti, rispetto al momento della concreta esecuzione del rap-
porto e, in particolare, dell'esecuzione della prestazione di lavoro." (arg. ex art.2126, anche se
dettato per il lavoro subordinato e art. 2223).
(Cass. 7/05/1980, n.112, Foro pad., 1980, I, 187).

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"Nel contratto di prestazione d'opera intellettuale (art.2230) non è necessario che l'opera, quale
oggetto del rapporto, sia compiutamente delimitata in tutti i suoi particolari e dettagli, essendo
sufficiente la sua individuazione nelle caratteristiche essenziali."
(Cass 23/03/1979, n. 1691; 10/01/1962, n.10).
"L'impegno assunto dal professionista costituisce di regola un'obbligazione di mezzi e non di
risultato, in quanto il professionista si obbliga a prestare la propria opera intellettuale e
scientifica per raggiungere il risultato sperato, ma non a conseguirlo."
(Cass. 21/06/1983, n. 4245; 23/05/1975, n. 2052; 22/04/1974, n. 1156, 25/01/1969, n. 231, Foro
it., 1969, I, 1906; 22/03/1968, n. 905, Giust.civ. 1968, I, 1217).
"... Non è escluso, peraltro in modo assoluto, che possano anche essere obbligazioni di risultato: ad
esempio quelle con cui il professionista promette un proprio opus" (come nel caso dell'opera
d'insegnamento).
(Cass. 13/11/1973, n. 2998).

L'art. 2231 precisa:


MANCANZA D'ISCRIZIONE.
Quando l'esercizio di un'attività professionale è condizionato all'iscrizione in un albo o
elenco, la prestazione eseguita da chi non è iscritto non gli dà azione per il pagamento
della retribuzione.

Anche l'art. 2231, come l'art. 2229, non sembra riferirsi al nostro caso in quanto contempla
l'appartenenza ad un "ordine professionale" riconosciuto per legge; infatti l'iscrizione
obbligatoria all'Albo autorizza e tutela il professionista all'esercizio dell'attività con la con-
seguente assunzione del "titolo" (avvocato, medico, ingegnere ecc..).
Nel campo dell'insegnamento avviene esattamente il contrario: la relativa abilitazione con-
sente l'attribuzione del titolo di "professore", mentre tale attività è libera e può essere
esercitata da chiunque.
In pratica l'insegnante non abilitato non può essere perseguito per "esercizio abusivo",
mentre incorre nel reato di abuso di titolo (art. 348 c.p.) se si qualifica "professore".
Tuttavia, gli Elenchi dei "professori" esistenti presso i Provveditorati possono essere con-
siderati "ufficiali", nel senso che garantiscono il possesso del "titolo" da parte degli
"iscritti", di conseguenza sono assimilabili agli Albi Professionali.
E' auspicabile, comunque, che con apposita legge o D.P.R. venga istituito l'Ordine Profes-
sionale degli Insegnanti in modo da dare la necessaria tutela e la giusta collocazione giuridica a
questo controverso, quanto importante, settore (vedi: "Albo Professionale").
Per gli altri articoli in argomento si fa rinvio al c.c., ma occorre segnalare gli artt. 2233 e
2237 che riguardano rispettivamente il compenso ed il recesso; il primo viene integrato
dagli artt. 2955/1 e 2956/4 relativi alla prescrizione del diritto alla retribuzione; il secondo
deve essere considerato congiuntamente agli artt. 1373 e 2227 (recesso unilaterale dal
contratto).

Per ora, in assenza di uno specifico "Ordine Professionale" il docente è esclusivamente


soggetto ai regolamenti sia legislativi che ministeriali. Questi, oltre ad impartire direttive
didattiche programmatiche e procedurali, definiscono quali siano le competenze e le
responsa-bilità giuridico/amministrative del "professore", lasciando allo stesso quella
libertà di scelte e di iniziative che lo rendono professionalmente autonomo. Il margine
d'intervento da parte del capo d' Istituto si riduce notevolmente se si considera che questi
può limitarsi alla semplice valutazione dei risultati conseguiti dal docente al termine della
sua azione didattica, cioè a fine anno scolastico o addirittura alla conclusione dell'intero
ciclo di studi assegnato.

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Un' ingiustificata consuetudine, derivante sopratutto dall'Ordinamento Statale che colloca
il docente nello stato giuridico d’impiegato (liv. VII), tende ad escludere la natura della
libera professione nell'attività d'insegnamento, tuttavia gli artt.91 e 92 del D.P.R n.417/74
(Decreti Delegati) da una parte vietano al docente statale il cumolo d'impieghi, dall'altra
consentono al già titolare di una "professione", di svolgere anche tale attività, previa
autorizzazione del Preside, in orario extrascolastico, praticamente senza limitazioni.
L'Ordinamento Universitario consente ai "titolari" di cattedra (liberi docenti) e ai loro
"assistenti" contratti d' ingaggio che li pongono nello "status" di "liberi professionisti".
Il docente di scuola secondaria, invece, che non ha la possibilità di conseguire altre
"abilitazioni professionali" se non quella dell'insegnamento (ad esempio il docente di
materie letterarie) e che svolge la propria attività come dipendente dello Stato, può ef-
fettuare non più di un ora di lezione privata al giorno (sei ore settimanali) e a non più di tre
alunni.
(Art.11, com.3° - R.D. 6/05/1923, n.1054 riformato dall'art.89 - D.P.R. 417/74).
(Vedi: "Incarico a Docenti Statali").
Appare evidente la disparità di trattamento che disattende non solo principi legislativi Ita-
liani e la stessa Costituzione, ma anche la Convenzione Internazionale adottata con la
ratifica della Carta Sociale Europea del 18 ottobre 1961 (L. 3 luglio 1965, n. 929).
Nel settore privato si avverte la tendenza ad eliminare tali discordanze "burocratiche"
dando a tutti i docenti abilitati il riconoscimento della "libera professione", che li pone
sullo stesso piano di dignità" (artt. 3 Cost.).
Solo così la bravura personale, l'aggiornamento, l'impegno a conseguire risultati concreti
entrano nel "gioco" della libera concorrenza fra "professionisti", i cui meriti sono ben apprezzati
da quei gestori che vogliono offrire un servizio didattico sempre più qualificato, trasformando il
ruolo di "datore di lavoro" in quello di committente , ovvero di "cliente" del professore.
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NOTE:
"L'indagine, volta ad identificare il soggetto interessato alla prestazione, cioè il soggetto a vantaggio
del quale questa viene concretamente svolta, non conduce necessariamente all'identifi cazione del
committente, vale a dire della persona che, conferendo l'incarico al professionista, si obbliga
contrattualmente verso di lui ed, in particolare, è tenuta al pagamento dell'onorario".
(Cass. 15/02/1968, n. 542).
"Cliente del professionista è colui che richiede la sua attività intellettuale, anche se non sia titolare
dell'interesse che l'attività del professionista deve perseguire".
(Cass. 9/03/1983, n. 1768; 10/07/1980, n. 4413; 11/02/1977, n. 624; 12/07/1974, n. 2098)
(Nel nostro caso, il committente è il gestore della scuola mentre i destinatari dell'azione didattica sono gli alun-
ni).
"Anche nel campo delle professioni cosiddette liberali, per distinguere il rapporto di lavoro su-
bordinato (locatio operarum) dal rapporto d'opera intellettuale (locatio operis), si deve soprattutto
indagare se oggetto del contratto sia la promessa di una pura e semplice attività di lavoro, oppure la
promessa di un risultato (opus), avendo solo valore indicativo la sussistenza del vincolo di subordina-
zione"
(Cass. 20/04/1983 n. 2728 - 23/03/1979 n.1691).
"L'elemento della subordinazione e, rispettivamente, quello dell'autonomia, che distinguono il
contratto di lavoro subordinato da quello di opera, non hanno carattere assoluto: infatti, come
l'assoggettamento alle direttive del datore di lavoro non esclude una qualche autonomia del
lavoratore subor-dinato, soprattutto quando essa tragga origine dalla natura oggettiva dell'attività
prestata e dalle modalità
imposte dalla sua utilizzazione, così l'autonomia del prestatore d'opera non esclude del tutto le di-
rettive del committente, quando queste si risolvano nel potere di controllo, diretto a verificare che
l'opera promessa sia eseguita in conformità delle clausole contrattuali e a regola d'arte, o, comunque,
in prescrizioni che riguardano la migliore utilizzazione del risultato pattuito e non l'attività del la -
voratore necessaria per conseguirlo."
(Cass. 17/11/1984, n. 5888; 18/06/1977, n. 2556).

12
"Vi sono sanzioni per inadempimento tipiche ed esclusive del rapporto di lavoro subordinato (le
sanzioni disciplinari) che, se comminate in luogo di quelle di natura prettamente civilistica,
determinano sostanzialmente la non sussistenza del rapporto autonomo.
Un'importante distinzione del rapporto di lavoro subordinato da quello autonomo va riferita alla
destinazione della prestazione lavorativa: nel primo caso il fine diretto è nell'impresa; nel secondo
caso il fine è nell'attività professionale del soggetto lavoratore e solo indirettamente dell'imprenditore
committente.
Ai fini della qualificazione di un rapporto di lavoro come autonomo o subordinato occorre aver riguardo,
più che al "nomen iuris" usato dalle parti, anche se espressamente enunciato in un atto scritto,
all'effettiva natura ed al reale contenuto del rapporto medesimo, nonché alle modalità di esple-
tamento delle mansioni che costituiscono l'oggetto della prestazione lavorativa. A tal riguardo, il cri-
terio differenziante fra lavoro autonomo e lavoro subordinato va rinvenuto nel fatto che, mentre nel
primo l'oggetto della prestazione è l'opera, cioè il risultato della propria attività organizzata (locatio
operis), nel secondo, invece, l'oggetto della prestazione è rappresentato dall'ener gia lavoratrice che il
prestatore di lavoro pone, contro corrispettivo, a disposizione del datore di lavoro ed esplica, come
elemento inserito nell'organizzazione dell'impresa, sotto la vigilanza e secondo le direttive del
medesimo (locatio operarum)".
(Cass. 14/03/1985, n. 2012; 19/01/1985, n.158; 13/11/1984, n. 5748; 10/07/1984, n. 4036; 20/04/1983, n.
2728; 5/01/1983, n. 38; 23/03/1979, n. 1691; 3/02/1978, n. 508; 18/05/1977, n. 2043, Giust. civ., 1977, I,
1577; 25/05/1976, n. 1885; 17/04/1975, n. 1455; 24/09/1974, n. 2516; 6/07/1972, n. 2251; 15/05/1971, n.
1432, Giur. it., 1972, I, 1, 1228; 17/10/1970, n. 2063, Giust. civ., 1970, I, 1755).
"Nell'ipotesi di prestazioni lavorative nelle quali si riscontri no, accanto ad elementi tipici del lavoro
subordinato, anche elementi che di solito ricorrono in rapporti di natura diversa, la qualificazione del
rapporto va fatta in funzione degli elementi che in sostanza presentano carattere di prevalenza nella
sua concreta esplicazione, non avendo valore decisivo il "nomen iuris" attribuito dalle parti al rapporto
stesso".
(Cass. Sez. Lav.: 20/01/1995, n. 649; 25/7/1994, n. 6919 - Cass.: 17/07/1978, n. 3574; 5/11/1975, n. 3712; 15/05/1971,
n. 1432; Giur. it., 1972, I, 1, 1228; 17/10/1970, n. 2063; Giust. civ., 1970, I, 1755; Foro it., 1970, I, 2494).
"Vi sono attività, come nel caso delle prestazioni d'opera intellettuale, in cui gli aspetti
caratterizzanti del lavoro autonomo o del lavoro subordinato sono coesistenti - per esempio nei
rapporti di collabora-zione coordinata e continuativa, ovvero di parasubordinazione - per le quali
assume particolare rile-vanza la qualificazione voluta dalle parti nell'atto scritto costitutivo del
rapporto".
(Cass. Sez. Lav., 23/06/1989, n. 03023).
“Ai fini della qualificazione di un rapporto di lavoro come autonomo o subordinato, non si può
prescindere dalla preventiva ricerca della volontà delle parti, in quanto il principio secondo cui, in
ordine alla distinzione suddetta, é necessario aver riguardo al contenuto effettivo del rapporto stesso,
indipendentemente dal nome iuris usato dalle parti, non comporta che la dichiarazione di volontà di
queste in relazione alla fissazione di tale contenuto, o di un elemento di esso qualificante ai fini della
distinzione medesima, debba essere stralciata nell`interpretazione del precetto contrattuale e che non
si debba tener conto del relativo reciproco affidamento delle parti stesse e della concreta disciplina
giuridica del rapporto, quale voluta dalle medesime nell`esercizio della loro autonomia contrattuale.
Pertanto, quando le parti, nel regolare i loro reciproci interessi, abbiano dichiarato di voler escludere
l`elemento della subordinazione, non é possibile - specie nei casi caratterizzati dalla presenza di
elementi compatibili con l`uno o con l`altro tipo di rapporto - pervenire ad una diversa qualificazione
se non si dimostra che, in concreto, il detto elemento della subordinazione si sia di fatto realizzato
nello svolgimento del rapporto medesimo.”
(Cass. Sez. Lav., 8 marzo 1995, n. 2690).
"Il giudice del merito, seppure ha il potere-dovere di stabilire l'effettiva volontà delle parti al fine di
qualificare giuridicamente il contratto di lavoro che esse hanno inteso stipulare, prescindendo dal
"nomen iuris" che le parti stesse hanno attribuito al rapporto in determinati documenti, non può tut-
tavia svalutare, senza appropriata motivazione, l'elemento letterale del negozio, che mantiene, nella
ricostruzione della comune volontà pattizia, il suo carattere fondamentale e prioritario, travalicabile
soltanto a mezzo del ricorso alle altre regole ermeneutiche integrative, previste dalla legge, per le
ipotesi in cui le espressioni usate manchino di chiarezza, univocità e precisione".
(Cass. Sez. Lav. - 13/03/1990, n. 2024 - 15/12/1990, n. 11925 - 8/10/1988, n. 5437 - 20/10/1984, n. 5324).

13
"La comune volontà delle parti deve essere desunta non già attraverso la ricostruzione della volontà
degli stipulanti, bensì in funzione di ciò che nelle clausole contrattuali appare obiettivamente voluto,
sicché l'elemento letterale del contratto è il primo e fondamentale criterio per indagare quale sia
stata la comune intenzione anzidetta, con la conseguente preclusione del ricorso ad altri criteri
ermeneuti-ci, quando l'individuazione di essa sia consentita da espressioni testuali sufficientemente
chiare, precise ed adeguate". (Cass. 5/02/1983, n. 979).
"L'inerenza delle direttive, impartite dal datore di lavoro, all'intrinseco svolgimento delle prestazioni
lavorative, svolte in regime di subordinazione (inerenza che costituisce elemento caratteristico della
subordinazione medesima) è da porre in relazione con il grado di maggiore o minore complessità
delle singole prestazioni concrete, nonché con il livello di professionalità del lavoratore incaricato di
eseguirle, non potendo il carattere subordinato di determinate attività essere escluso solo perché il
lavoratore le abbia svolte al di fuori di una continua vigilanza del datore di lavoro o di un suo incaricato.
(Cass. Sez. Lav.: 14/4/1994, n. 3497)

Funzione Docente - Normativa Ministeriale.

La funzione docente è oggi fondamentale quella che emerge dall'art.2 del D.P.R. 31 maggio
1974, n. 417. Va però detto che, al di là di quanto stabilito dal citato art. 2, la funzione docente
si va sempre più arricchendo di compiti ed attività che possono farsi ricompensare piuttosto in
una funzione che è più altamente educativa.
Le norme che di seguito vengono citate sono attualmente oggetto di revisione e di aggiorna-
mento, ma costituiscono, comunque, un chiaro punto di riferimento ai fini del presente studio.

Dal D.P.R. 31 MAGGIO 1974, N. 417, con le modifiche e le integrazioni apportate dalle
L.L. 11 luglio 1980, n. 312; 22 dicembre 1980, n. 928; 20 maggio 1982, n. 270 e 10
maggio 1983, n. 195:
Art.1 (Libertà di insegnamento).
- Nel rispetto delle norme costituzionali e degli ordinamenti della scuola stabiliti dalle leggi dello
Stato, ai docenti è garantita la libertà di insegnamento. L'esercizio di tale libertà è inteso a
promuovere attraverso un confronto aperto di posizioni culturali la piena formazione della
personalità degli alunni. Tale azione di promozione è attuata nel rispetto della coscienza morale e
civile degli alunni stessi.
Sul tema della libertà dell'insegnamento, la quale deve sempre essere esercitata sul piano critico e
non dell'indottrinamento e della propaganda, esiste un' abbondante letteratura scientifica, mentre
non sono state emanate interpretazioni ufficiali; al riguardo sono comunque da richiamarsi l'art. 33,
1^ e 2^ comma, della Costituzione e l'art. 4, n.1, della legge di delega 30 luglio 1973, n. 477.
Art. 2 (Funzione Docente).
- La funzione docente è intesa come esplicazione essenziale dell'attività di trasmissione della
cultura, di contributo alla elaborazione di essa e di impulso alla partecipazione dei giovani a tale
processo e alla formazione umana e critica della loro personalità.
I docenti delle scuole di ogni ordine e grado, oltre a svolgere il loro normale orario di in-
segnamento, espletano le altre attività connesse con la funzione docente, tenuto conto dei rapporti
inerenti alla natura dell'attività didattica e della partecipazione al governo della comunità
scolastica.
In particolare, essi:
a) curano il proprio aggiornamento culturale e professionale, anche nel quadro delle iniziative
promosse dai competenti organi;
b) partecipano alle riunioni degli organi collegiali di cui fanno parte;
c) partecipano alla realizzazione dell'iniziative educative della scuola, deliberate dai competenti
organi;
d) curano i rapporti con i genitori degli alunni delle rispettive classi;
e) partecipano ai lavori delle commissioni di esame e di concorso in cui siano stati nominati.

Dalla C.M. 22 Settembre 1988 n. 263:

14
Le modalità di strutturazione e di espletamento della funzione docente costituiscono uno degli
aspetti più innovativi e qualificati del D.P.R. 23 agosto 1988, n. 399, che ha recepito l'accordo
con le Organizzazioni Sindacali riferito al comparto scuola.
Le innovazioni contenute al riguardo nel predetto D.P.R. mirano, infatti, a configurare - in concorso
con gli altri strumenti offerti dallo stesso D.P.R. - un sistema normativo finalizzato a migliorare
la prestazione di lavoro e la qualità del servizio anche attraverso la sollecitazione dell'attività
partecipativa, puntuale e responsabile, degli Organi Collegiali ed individuali delle istituzioni
scolastiche.
Questo Ministero, quindi, nell'evidenziare l'importanza del tutto particolare che riveste l'applicazione
delle norme in materia, segnala l'esigenza di una loro immediata attuazione.
A tal fine, si richiamano qui di seguito i principali profili innovativi e si forniscono, ove necessari,
chiarimenti ed indicazioni.
L'art.14 del D.P.R. in oggetto articola l'espletamento della funzione docente in attività di
insegnamento e in attività connesse con il funzionamento della scuola, le quali insieme
concorrono a costituire gli obblighi di servizio (com.1).
1) Il primo complesso omogeneo di impegni comprende sia la prestazione dell'insegnamento
(nella misura oraria settimanale precisata dai commi 4 e 6, distintamente per i docenti delle
scuole materne, elementari e secondarie) sia tutte quelle attività "inerenti alla funzione docente",
vale a dire intrinsecamente collegate con l'insegnamento si che ne costituiscono aspetti
inscindibili ed inalienabili, quali la preparazione delle lezioni, la correzione degli elaborati, le
valutazioni periodiche e finali, i rapporti con le famiglie, gli scrutini e gli esami.
2) Le altre attività che concorrono a qualificare la funzione docente, in quanto volte ad assicurare
"la piena esplicazione", sono da individuare in quelle "connesse con il funzionamento della
scuola", in cui l'impegno individuale si esprime soprattutto nella dimensione collegiale e
partecipativa, ivi compresi i rapporti in forma collegiale con le famiglie, l'aggiornamento e la
formazione in servizio.
La disciplina dei conseguenti impegni orari discende dalle norme contenute, oltre che nell'art.14,
com.3 già menzionato, anche nel com.5 e negli artt. 16 e 26, commi 2 e 3.
Per effetto di tali norme ed attesa l'abrogazione disposta dall'art.14, comma 5 del comma 7
dell'art. 12 del D.P.R. 10 aprile 1987, n. 209 (secondo cui "le attività programmate sono svolte
sulla base di un monte ore annuo di 210 ore "), la quantificazione dei predetti impegni orari del
personale docente deve essere determinata dal piano annuale delle attività, deliberato secondo le
procedure richiamate nel paragrafo successivo. Tale piano deve riservare di norma, ottanta ore
agli impegni per il funzionamento e la partecipazione agli organi collegiali, ivi comprese "le
riunioni obbligatorie", cioè quelle espressamente previste da apposite disposizioni (art. 16).
In tale normativa rientra, in particolare, l'attività in seno al consiglio di intersezione, di
interclasse e di classe, ai collegi dei docenti anche nelle loro articolazioni funzionali, alle riunioni
collegiali con le famiglie ed ai comitati di valutazione del servizio, fatta eccezione per gli scrutini
e gli esami, attività che sono inerenti, come già precisato nel par. 1), alla funzione docente.
Fra le "riunioni obbligatorie" debbono comprendersi, a titolo esemplificativo, quelle periodiche
previste dall'art.2, ultimo comma, della legge 31 dicembre 1962, n. 1859, istitutiva della scuola
media, richiamato ed ampliato per quanto concerne l'ambito di applicazione dall'art. 7 della
legge 4 agosto 1977, n. 517.
Sembra appena il caso, comunque, di rilevare come, al di là di qualsiasi previsione imperativa, le
riunioni degli organi collegiali costituiscono, per le scuole ed istituti di ogni ordine e grado, lo
strumento indispensabile per realizzare la programmazione ed il coordinamento dell'azione educativa
e didattica, nonché la sua verifica con cadenze prefissate.
Lo stesso piano annuale, inoltre, deve riservare fino a quaranta ore, per gli impegni derivanti
dall'attività di aggiornamento e di formazione in servizio (art. 26, com. 2).
Con l'occasione, si fa presente che in sede di contrattazione decentrata nazionale, per la ripar -
tizione del fondo di incentivazione, sarà esaminata la possibilità di valutare l'impegno nelle
attività degli Organi Collegiali.

15
3) Le procedure per la concreta attuazione delle attività di cui al precedente par. 2), nonché
anche per gli impegni indicati nel par.1), limitatamente alla determinazione dei criteri
organizzativi per lo svolgimento degli scrutini e dei rapporti con le famiglie, sono fissati dal com.
5 dell'art. 14.
Esse, in sostanza, prevedono l'iniziativa del capo d'istituto da attuarsi nella preventiva
acquisizione delle eventuali proposte da parte del Collegio dei docenti, del Consiglio di circolo o
d'istituto e dei Consigli di classe, d'interclasse o di intersezione e nella conseguente predisposizione,
prima dell'inizio delle lezioni e sulla base di tali proposte, di un progetto di piano annuale delle
attività compiutamente definito quanto ad oggetto (tipi di attività), obiettivi, impegni orari
richiesti, modalità operative di attuazione.
Il piano suddetto dovrà essere deliberato dal Collegio dei docenti "nel quadro della programma-
zione dell'azione educativa" e può essere modificato in corso di anno scolastico con la medesima
procedura nel caso di esigenze sopravvenute (terzultimo e penultimo periodo del com. 5).
4) Sembra utile evidenziare, infine, come le cadenze procedurali sopra richiamate non si esauri-
scono nella mera sequenza di adempimenti burocratici, ma sono espressione - si direbbe em-
blematica - di un'innovazione normativa che individua nel Collegio dei docenti, presieduto dal
capo d'istituto, il centro di riferimento, di propulsione e di verifica dell' attività didattica delle
istituzioni scolastiche, intesa nel senso più ampio per comprendervi, quale aspetto di particolare
qualificazione, anche l'attività di aggiornamento e di formazione in servizio dei docenti.
Gli impegni individuali dei singoli docenti vengono così a legarsi ed a correlarsi si-
nergicamente "nel quadro del principio della libertà di insegnamento", negli ambiti
collegiali e partecipativi della comunità scolastica che realizza, primariamente con le
proprie risorse culturali e professionali, nelle scuole ed istituti di ogni ordine e grado,
un'autonoma capacità progettuale nel contesto dell'ordinamento vigente."

Le norme sopra riportate sono sintetizzate negli artt. 5, 7 e 395 del T.U.
_________________________________________________________________________
Dal mensile Scuola & Amministrazione - ottobre 1991 - Ed.: Carra Editrice - Casarano (Le).
(commento di Luciano Molinari)

FUNZIONE DOCENTE.
1) Diritti professionali:
- diritto alla libertà d'insegnamento;
- diritto alla libera scelta del metodo;
- diritto all'aggiornamento culturale e professionale, da considerare anche come dovere professionale.
2) Poteri professionali:
- organizzazione dell'attività didattica;
- programmazione;
- verifica e valutazione;
- disciplina alunni.
3) Doveri professionali:
- attengono ai limiti insiti nei correlati diritti e poteri professionali ed al loro corretto esercizio, conse-
guenti alla deputatio ad finem, o destinazione di scopo, della funzione;
- dovere all'aggiornamento culturale e professionale.

I diritti che ineriscono alla funzione docente si identificano nel diritto alla libertà d'insegnamento e nel
diritto alla libera scelta del metodo; diritti che, comunque, debbono essere esercitati.
I doveri, invece, costituiscono il corrispettivo all'esercizio corretto e compiuto di quei diritti conferiti al
docente, in quanto soggetto titolare della funzione, esclusivamente ed unicamente in vista dello scopo
da conseguire: esercitare il diritto sociale all' istruzione come estrinsecazione dell' interesse legittimo
dei discenti e, ancor più, del diritto soggettivo di questi alla prestazione didattica.
(Artt. 2, 33 e 34 della Costituzione).

ALBO PROFESSIONALE
16
Istituzione, iscrizione e cancellazione

E' costituito, in base alle leggi sottoindicate, un Albo presso ogni Provveditorato agli studi
delle persone che non siano insegnanti di ruolo negli istituti statali o pareggiati e che sono
abilitate all'esercizio professionale delle materie che s'insegnano negli istituti medesimi.
Per le scuole d'istruzione media, classica, scientifica e magistrale, vedi l'art. 88, del R.D.
9/12/1926, n. 2480.
Per le scuole e gli istituti d'istruzione tecnica, vedi l'articolo 78 del R.D. 5/7/1934, n. 1185.
Tali norme sono tuttora vigenti e l'iscrizione all'albo è valida, in quanto richiesta, per l'esercizio
professionale in qualunque istituto d'istruzione secondaria, pubblico o privato (artt.3-com. c e 6-
com. d - legge 19/1/1942, n. 86).
Gli aspiranti all'iscrizione all'albo dei professori devono presentare insieme alla domanda,
redatta sulla carta da bollo prescritta, il modello contenente la trascrizione degli estremi e
dei dati della carta d'identità, come è previsto dalla C.M. 17/12/1995, n. 2431, il certificato
generale del casellario giudiziale di data non anteriore di tre mesi alla domanda; il titolo di
abilitazione, in originale o in copia autentica, o un corrispondente certificato dell'autorità
che tale titolo ha rilasciato.

Citazioni storiche:
Possono essere iscritti all'albo coloro che sono in possesso dell'idoneità o dell'abilitazione con-
seguita in concorsi-esami di Stato e anche coloro che posseggono lauree o diplomi conseguiti
entro il 31/12/1924, oppure nel caso previsto dall'art. 6 del R.D. 31/12/1923, n.2909, entro il
31/12/1925 e, infine, coloro che posseggono i titoli indicati negli artt. da 77 a 80 del R.D.
9/12/1926, n.2480 e negli artt.da 67 a 70 del R.D. 5/7/1934, n.1185.
Le altre condizioni per l'iscrizione sono stabilite dagli artt. 90 e 91 del primo decreto sopra citato
e dagli artt. 80 e 81 del secondo.
Al solo fine dell'insegnamento in istituti privati possono essere iscritti all'albo coloro che, pur non
essendo provvisti del titolo di abilitazione, possiedano altri titoli conseguiti in scuole statali o enti
morali o dipendenti da enti morali, purché sia dichiarata l'equipollenza del titolo a giudizio del
Ministro, sentito il Consiglio Superiore P.I. (art. 7 del R.D. 6/6/1925, n.1084 e art. 90 del R.D.
9/12/1926, n. 2480).
Possono essere iscritti all'albo, in determinate condizioni, anche coloro che non sono provvisti
del titolo legale di abilitazione, purché abbiano esercitato l'insegnamento all'estero.
(R.D. 25/6/1940, n.1066 - norma tuttora in vigore).
Per le punizioni, la cancellazione dall'albo, la riammissione e i ricorsi, vedi gli artt. 92-99 del
R.D. 9/12/1926, n. 2480 e gli artt. da 82 a 89 del R.D. 5/7/1934, n. 1185.
Tutti i provvedimenti di ammissione, esclusione, cancellazione, riammissione e disciplina sono
adottati dal Provveditore agli Studi (artt. da 100 a 102 e da 90 a 92 dei due citati decreti).
Per i ricorsi, vedi rispettivamente gli artt. 101 e 91.

Titolo di professore.
Nessuno che non sia professore di ruolo negli istituti statali o pareggiati può assumere il titolo di
professore medio o può insegnare in istituti di istruzione, se non sia iscritto nell'albo (art.119 del
primo decreto e art. 105 del secondo sopra citati).

Occorre, peraltro, osservare che le disposizioni relative all'albo professionale degli


insegnanti, ancorché rispondenti a finalità non spregevoli, sono ormai cadute in pressoché
totale desuetudine, mentre è d'uso attribuire il titolo di "professore" all'insegnante che entri
in possesso di abilitazione, indipendentemente dall' iscrizione all'albo.
RAPPORTO DI LAVORO AUTONOMO IN UNA SCUOLA NON STATALE

17
La scuola non statale esclusa dall'art. 2195 c.c.?

La scuola non statale, a prescindere dalla posizione giuridica, si distingue in due grandi
categorie:
1) quella che si pone in competizione con la scuola statale conformandosi ad essa, ma con
lo scopo di offrire un servizio più accurato e innovativo, cercando, quindi, gli utenti a
monte;
2) quella che si propone come scuola di recupero, sulla selezione effettuata dalla scuola statale o
sugli abbandoni, cercando, quindi, gli utenti a valle.
E' buona norma non confondere i due aspetti; tuttavia - a prescindere da isolati esempi di
deplorevoli deformazioni - la scuola privata del primo tipo (generalmente operante con il
riconoscimento legale) èroga, nel suo complesso, un servizio sociale valido e alternativo a
quello della scuola di Stato; pertanto, svolge un servizio pubblico non solo utile, ma necessario,
pur differenziandosi dalla tipicità delle altre aziende commerciali o industriali.
Infatti, la sua funzione induce a varie interpretazioni a volte contrastanti, essendo basata su
valori intellettuali e morali - ma anche economici - e destinata ad incidere sulle nuove
generazioni, quindi su tutti i fattori che determinano la società del domani.
A questo proposito riportiamo alcune risoluzioni (peraltro controverse per una successiva
sentenza della S.C. a sezioni unite) che hanno evidenziato l'estraneità degli istituti d'istruzione
dalle previsioni dell'art. 2195 escludendoli, in materia di lavoro, dalla disciplina della tutela
reale di cui all'art. 18 della legge n. 300 del 20/05/1970 (Statuto dei Lavoratori):

"I titolari delle scuole private non sono imprenditori perché l'attività d'insegnamento, anche se
richiede l'uso di beni strumentali e si avvale di contribuzioni pubbliche o di rette private, non
rientra in nessuna delle attività indicate dall'art. 2195 c.c. caratterizzate dalla loro attitudine a
soddisfare bisogni concreti intrinsicamente diversi da quello dell'istruzione, cui sono rivolte
attività essenzialmente razionali e cognitive". (Cass. - sez. lav. - n. 1251 del 21/11/1991)
"...Dev'essere rilevato, peraltro, che gli istituti d'istruzione non possono essere considerati
imprese industriali o commerciali, secondo la giurisprudenza di questa Corte già espressa, atteso
che l'attività d'insegnamento, anche se implicante l'uso di beni strumentali ed esercitata a
fronte di contribuzioni pubbliche o di rette private, non è riconducibile ad alcuna delle attività
indicate nell'art. 2195 c.c.". (Cass. n. 253 del 19/01/1989)
"Vanno ricompresi nella categoria dei prestatori d'opera intellettuale gli Istituti d'istruzione nei
quali il servizio didattico assume carattere preminente, dato che tale prestazione può essere
fornita anche da un soggetto diverso da una persona fisica". (Cass. 20/12/1977, n. 5592)

La Sezioni Unite della Cassazione, con sentenza n. 3353 del 1994, ha espresso il parere, -
ribaltando in modo emblematico tutti i precedenti giudizi - che l'attività degli istituti
d'istruzione privata, se esercitata a fini di lucro, è riconducibile ad attività d'impresa,
prevista nell'art. 2195 c.c. come attività di servizi, a cui si applica lo Statuto dei lavoratori.

Dalla C.M. n. 377 del 9/12/1987:


-"... Sotto un certo riguardo, la scuola privata risponde sostanzialmente alla nozione di
azienda*) quale "complesso di beni organizzati dall'imprenditore per l'esercizio dell'im-
presa" (art. 2555 del codice civile); sotto altro e ben più rilevante aspetto la scuola è una
struttura educativa finalizzata alla formazione degli utenti: la figura del gestore quindi
deve essere delineata nella sua concretezza dai "requisiti professionali e morali" sulla ba-
se del particolare concetto di "imprenditore", che agisce nel campo specifico dell'istruzione e
dell'educazione fornendo un servizio per la collettività.

18
- Il riconoscimento legale, che è una concessione amministrativa, può essere fruito solo da
quelle istituzioni scolastiche non statali che l'art.1, primo comma, della legge n. 86/1942
qualifica scuole, in contrapposizione al concetto di corso. Le scuole legalmente riconosciute
esplicano un servizio di pubblico interesse, rilasciano titoli legali e debbono conformarsi
all'ordinamento scolastico nazionale ai sensi e nei limiti delle leggi vigenti.
- Il personale direttivo, docente e non docente svolge, nell'ambito delle attribuzioni fina-
lizzate al funzionamento delle istituzioni fornite di riconoscimento legale, una funzione a
rilevanza pubblica e, in relazione a ciò, va assimilato a pubblico ufficiale e va soggetto,
quindi, alle specifiche norme che l'ordinamento riserva a tale qualifica, anche sul piano
delle responsabilità.
Inoltre le Scuole legalmente riconosciute devono in particolare ottemperare alle seguenti
disposizioni:
- "possesso da parte dei docenti del titolo di abilitazione prescritto rispetto alla materia
insegnata ed iscrizione nel relativo Albo - artt.3 (com. c) e 6 (com. d) legge 19/1/42 n.86.
Solo in casi eccezionali, in presenza di particolari situazioni motivate e notificate ai
Provveditori agli Studi, ivi comprese quelle situazioni riferite a positive esperienze di inse-
gnamento caratterizzato dalla continuità di servizio nella stessa scuola, l'insegnamento
può essere prestato da docenti non abilitati, ma comunque forniti del prescritto titolo di
studio valido per l'insegnamento prestato.
... Relativamente ai compiti della funzione docente, si fa riferimento all'art. 2 del D.P.R.
31 maggio 1974, n. 417, in quanto applicabile pur tenendo conto della natura privatistica
della gestione;
- Il rapporto instaurato dal gestore con il preside ed i docenti, qualunque ne sia la
natura contrattuale, deve rispondere a tutte le esigenze di funzionalità della scuola e
deve garantire, per i suoi contenuti, con riguardo al preside, una presenza ed una azione
valida che assicuri l'efficienza della funzione direttiva e, con riguardo ai docenti, la neces-
saria disponibilità, in modo che non insorgano frequenti problemi di interruzione della
attività didattica nella classe ed allo scopo di attuare compiutamente il metodo della
programmazione e della verifica dell'azione didattica".

"Il servizio didattico reso dagli istituti d'istruzione privati che godono di concessione
governativa (ovvero del riconoscimento legale) è da considerarsi fuori del campo di
applicazione del tributo I.V.A." (D.P.R. 26/10/1972, n. 633 e succ. modificazioni).

Come si può notare, nonostante la citata sentenza n. 3353/94 della S.C., esiste una
contrastante interpretazione riguardo alla collocazione giuridica dell'attività svolta dalla
scuola non statale: secondo la Corte di Cassazione non può essere considerata azienda
commerciale o industriale in quanto non viene prevista nell'art. 2195 c.c.*) e perché
esercita attività essenzialmente razionali e cognitive; mentre secondo il Ministero della
Pubblica Istruzione rientra nel concetto di azienda, così come la definisce genericamente
l'art. 2555 c.c.; per finire con l'affermazione che essa esercita attività di servizi, prevista
nello stesso art. 2195, ma solo se ha scopo di lucro (!). Anche la figura del gestore risulta
ambigua, nel senso che non può essere classificato imprenditore, nonostante alcuni aspetti
tenderebbero a collocarlo in tale categoria. Il termine stesso di gestore spesso viene contestato
e sostituito, di fatto, con quello di direttore o con altre qualifiche.

______________________________________________________________________
*) Appare fondata la deduzione che gli istituti d'istruzione legalmente riconosciuti non siano soggetti
all'imposta comunale I.C.I.A.P.

19
La definizione più idonea per la scuola legalmente riconosciuta dovrebbe essere quella che la
pone alla pari della scuola statale: istituzione che partecipa in modo pluralistico e paritetico al
diritto sociale dell'istruzione, secondo le leggi dello Stato nello specifico settore.
Ma questo concetto non può rispecchiare completamente la realtà finché non viene attuata la
legge sulla parità, voluta dall'art. 33 della Costituzione ed ancora disattesa.
Le risoluzioni sopra riportate, in definitiva, mettono sostanzialmente in evidenza l'incerta collo-
cazione giuridica della scuola non statale che, comunque, non assolve alla trasformazione della
materia prima in prodotti più elaborati, come nell'industria, né è chiamata alla compra-vendita
di beni, come nel commercio. E' evidente che occorre stabilire se l'aspetto economico e la
struttura della sua organizzazione siano sufficienti a ricondurla negli standards già previsti dal
Codice, oppure se non sia più coerente distinguerla da tutte le altre aziende industriali,
commerciali o di servizi, dando maggiore risalto alla sua funzione morale e sociale. Né può
valere la diversa condizione di scuola con o senza fini di lucro, in quanto tale considerazione è
opinabile ed appare del tutto strumentale, certamente non sufficiente a giustificare una loro
discriminazione.

Mansioni del docente.

Il "professore" nell'esercizio delle sue funzioni svolge un "pubblico servizio" ed è soggetto


a tutte quelle norme che regolano tale compito, compreso il divieto d'interruzione del
servizio stesso (artt. 331-358 C.P.) se non per cause di forza maggiore.
Come già sostenuto nelle precedenti argomentazioni, la sua attività è disciplinata anche da
norme deontologiche, ma soprattutto da regolamenti legislativi e ministeriali, alle quali
andrebbe a sovrapporsi, in modo pedissequo, qualsiasi intervento del capo d'istituto.
La stessa C.M. n. 377 ipotizza implicitamente la possibilità di adottare un rapporto di
lavoro diverso da quello subordinato, non attribuendo ad esso alcuna rilevanza specifica.
Nel caso, invece, che i docenti vengano assunti, scegliendo il rapporto di lavoro
subordinato, bisogna fare riferimento alle prescrizioni dell'art. 42 del citato CCNL, che per
maggiore chiarezza riportiamo integralmente:

Doveri nel rapporto di lavoro subordinato:


I dipendenti hanno l'obbligo di osservare i doveri propri del rapporto di lavoro subordinato.
In particolare, data la peculiarità del servizio scolastico, è fatto obbligo a tutti i lavoratori di:
a) - esplicare le proprie mansioni in conformità del livello e della qualifica conferita;
b) - osservare l'orario di servizio;
c) - osservare le eventuali modifiche di orario;
d) - segnalare le assenze per malattia prima dell'inizio del servizio e giustificarle entro e non
oltre il secondo giorno salvo il caso di comprovato impedimento;
e) - rispettare e far rispettare agli alunni il Regolamento interno dell'Istituto;
f ) - mantenere il segreto d'ufficio;
g) - non trarre in alcun modo illecito profitto dallo svolgimento della propria attività;
h) - usare e conservare con cura strumenti e materiali affidatigli.

Agli insegnanti è inoltre fatto obbligo di:


i ) - presentare tempestivamente al preside dell'Istituto il programma didattico e metodologico
della materia assegnata, di svilupparlo gradatamente e di portarlo a termine;
l ) - far svolgere agli alunni il numero di prove scritte previsto ed effettuare un congruo nume-
ro d'interrogazioni, per una costante verifica;
m) - comunicare all'Istituto per iscritto ed entro tre giorni, l' accettazione di eventuali incarichi
d'insegnamento presso altre scuole;
20
n) - svolgere le ore d'insegnamento secondo la ripartizione per materia;
o) - tenere regolarmente aggiornati i registri personali e di classe;
p) - ottemperare a tutte le disposizioni emanate dal "capo d'Istituto";
q) - partecipare attivamente a tutte le attività di aggiornamento, a quelle interdisciplinari e de-
gli Organi Collegiali.

E' sufficiente esaminare le suddette prescrizioni per concludere che esse, in larga misura,
scaturiscono da esigenze e comportamenti connaturali all'attività d'insegnamento e all'orga-
nizzazione di una scuola, quindi di diritto oggettivo, indipendentemente dalla natura del rap-
porto di lavoro instaurato fra le parti.
Ciò appare evidente confrontando quanto sopra con gli adempimenti comunque dovuti dal
docente legato da rapporto di lavoro autonomo.
Il servizio che una scuola non statale deve poter assicurare si riassume come segue:
- offrire una sede adeguatamente attrezzata ed una funzionale organizzazione amministrativa
(a cura del gestore);
- predisporre una valida programmazione didattica e di coordinamento
(a cura degli Organi Collegiali);
- svolgere l'attività d'insegnamento e di controllo disciplinare, per una proficua azione
formativa
(a cura dei docenti incaricati);
- verificare e valutare i risultati ottenuti, mediante un costante monitoraggio, opportunamente
confrontati in sede di consigli di classe e interclasse.
Particolare interesse suscita il ruolo assegnato dai Decreti Delegati agli Organi Collegiali,
anche per quanto riguarda la programmazione (DPR 417/74) e l'orario settimanale delle
lezioni. In tale ottica il contratto d'opera, ovvero d'incarico, deve contenere l'impegno, da
parte del docente, a dare il proprio contributo di consulenza e di esperienza per
l'organizzazione del-l'attività didattica nel suo complesso. Analogamente si provvede per
tutte quelle mansioni collaterali che, pur non avendo carattere spiccatamente didattico,
costituiscono un supporto irrinunciabile per ogni docente "professionista", come ad esempio:
a) - relazioni didattiche preventiva e consuntiva dell'anno scolastico;
b) - corretta tenuta dei registri personali e di classe;
c) - incontro periodico con le famiglie;
d) - correzione degli elaborati, valutazione e verifica dell'apprendimento;
e) - scelta del libro di testo e degli altri eventuali sussidi didattici;
f ) - preparazione delle unità didattiche e aggiornamento;
g) - partecipazione ai consigli di classe, d' interclasse, del collegio docenti;
h) - partecipazione alle commissioni d'esame di cui siano, eventualmente, componenti;
i ) - apporto costante della propria esperienza e della propria collaborazione.
Da quanto esposto si evince che la scuola legalmente riconosciuta può soddisfare
l'esigenza di una valida azione didattica ricorrendo al personale docente con rapporto di lavoro
autonomo che, per la sua peculiarità, può definirsi parasubordinato. In tal caso, non si tratta di
"nomina", ma di "incarico" assegnato con patto bilaterale di natura commissoria *):
- da una parte, il docente offre le proprie prestazioni professionali, specificando obiettivi e
onorario, in piena autonomia di scelte e di azione e senza alcun vincolo di subordinazione;
- dall'altra, la scuola accetta la proposta mettendo a disposizione la propria struttura e la
propria organizzazione. (Vedi: Forma e contenuto contrattuale).
_________________________________________________________________________
*) patto commissorio: clausola accessoria per cui in caso di inadempimento da parte di uno dei
contraenti l'altro è autorizzato semplicemente a non corrispondere le proprie obbligazioni; fatto salvo
il diritto di recesso.

21
Ovviamente, l'attività del docente viene inserita in un contesto educativo e formativo che
richiede la sua collaborazione per un coordinamento didattico concordato con i "colleghi";
questa, inoltre, per ottenere il massimo rendimento da parte del discente e permettere un
consuntivo apprezzabi-le, esige coerenza e tempi alquanto lunghi, perciò ha bisogno del
requisito della continuità.
Con queste caratteristiche il rapporto di lavoro si configura come collaborazione
coordinata e continuativa, contemplata nei rapporti di parasubordinazione dall'art. 409, com.
3, c.p.c. e assimilata, agli effetti fiscali, al lavoro autonomo dagli artt. 49 e 50 del D.P.R.
597/73.
In conclusione, appare evidente la possibilità (che potrebbe essere estesa anche alla scuola
statale*) di affidare, ovvero di commissionare, il servizio didattico a docenti con rapporto di
lavoro autonomo, che ha per oggetto una prestazione d'opera intellettuale, fornita nell'àmbito
dell'esercizio delle professioni c.d. liberali, in forma di collaborazione coordinata e
continuativa.
Se il docente non è abilitato all'insegnamento, ancorché abbia altre abilitazioni professionali,
chiaramente viene escluso l'art 2230, ma resta pur sempre applicabile l'art. 2222 (contratto
d'opera o di locazione d'opera) che è alla base dei rapporti di questo tipo e che costituisce una
norma sufficientemente sperimentata e ormai ben assimilata dalla giurisprudenza.
Dal Codice Civile: (articoli richiamati dall'art. 2230 in quanto compatibili)
ART. 2222 (contratto d'opera)
Quando una persona si obbliga a compiere verso un corrispettivo un'opera o un servizio, con
lavoro prevalentemente proprio e senza vincolo di subordinazione nei confronti del
committente, si applicano le norme di questo capo, salvo che il rapporto abbia una disciplina
particolare nel libro IV" (contratto d'appalto).
(Vedi anche l'art. 2230).
ART. 2224 (esecuzione dell'opera)
Se il prestatore d'opera non procede all'esecuzione dell'opera secondo le condizioni stabilite dal
contratto e a regola d'arte, il committente può fissare un congruo termine, entro il quale il
prestatore d'opera deve conformarsi a tali condizioni. Trascorso inutilmente il termine fissato,
il committente può recedere dal contratto, salvo il diritto al risarcimento dei danni.
ART. 2225 (corrispettivo)
Il corrispettivo, se non è convenuto dalle parti e non può essere determinato secondo le tariffe
professionali o gli usi, è stabilito dal giudice in relazione al risultato ottenuto e al lavoro
normalmente necessario per ottenerlo.
(Vedi anche l'art. 2233 - compenso per prestazioni d'opera intellettuale - e gli artt. n. 2955, com. 1,
n. 2956, com. 4, e segg. per la prescrizione di un anno o di tre anni del diritto al compenso).
ART. 2226 (difformità e vizi dell'opera)
L'accettazione espressa o tacita dell'opera libera il prestatore d'opera dalla responsabilità per
difformità o per vizi della medesima, se all'atto dell'accettazione questi erano noti al committente...
In caso di vizi occulti la prescrizione è di un anno dalla consegna e di otto giorni dalla
scoperta.
I diritti del committente, nel caso di difformità o di vizi dell'opera, sono regolati dall'art. 1668.
(Può costituire vizio d'opera d'insegnamento il mancato assolvimento degli adempimenti relativi
alla regolare tenuta dei registri e dei verbali, se previsti nell'atto negoziale dell'incarico).
ART. 2227 (recesso unilaterale del contratto)
Il committente può recedere dal contratto, ancorché sia iniziata l'esecuzione dell'opera, tenendo
indenne il prestatore d'opera delle spese, del lavoro eseguito e del mancato guadagno.
(Vedi anche gli artt. 1373 e 2237).
ART. 2228 (impossibilità sopravvenuta dell'esecuzione dell'opera)
Se l'esecuzione dell'opera diventa impossibile per causa non imputabile ad alcuna delle parti, il
prestatore d'opera ha diritto ad un compenso per il lavoro prestato in relazione all'utilità della
parte dell'opera compiuta.
_______________________________________________________________________________
22
*) E' pienamente ammissibile la valida costituzione di un rapporto di lavoro, regolato da norme di diritto
privato, tra la pubblica amministrazione ed il privato, purché in forma scritta.
(Cass. Civ. Sez. II, 27/6/94, n. 6182 - artt. 1350 e 2230 c.c. - Cass. Civ. 16/05/1983, n. 3373).
DISPOSIZIONI DEL MINISTERO DEL LAVORO

Nota n.7/51364/OA-3 in data 16/7/1987 del MINISTERO DEL LAVORO:

Oggetto: Istituti privati di istruzione.


Assoggettabilità dei docenti alle assicurazioni sociali obbligatorie.

Questo Ministero ravvisa l'esigenza di individuare criteri uniformi per la


valutazione della sussistenza, ai fini contributivi, di un rapporto di lavoro
autonomo, ovvero subordinato, tra gli Istituti privati di istruzione ed i soggetti
docenti.
Premesso che, in linea teorica, questo Ministero, conformemente a quanto in
precedenza espresso, ritiene possibile la costituzione di rapporti di natura
professionale autonoma in relazione a particolari esigenze dei singoli Istituti di
istruzione, nei casi concreti dovrà escludersi il carattere della subordinazione in
presenza dei seguenti elementi obiettivi:
1) mancata imposizione al docente di un orario prestabilito da parte della scuola;
2) compenso determinato in relazione alla professionalità ed alle singole
prestazioni;
3) assenza di vincoli e di sanzioni disciplinari;
4) libera scelta da parte del docente delle modalità tecniche per la trattazione
degli argomenti;
5) volontà dei contraenti diretta ad escludere la subordinazione.
Per quanto concerne, poi, l'elemento dell'inserimento (o del mancato inseri-
mento) dell'insegnante nell'organizzazione della scuola, si è dell'avviso che detto ele-
mento, come già rappresentato da questo Ministero con nota n. 6/PS 36240/LP/3 del
1 luglio 1986, non sia da solo sufficiente a qualificare il rapporto come subordinato;
perché ciò avvenga è necessario che l'inserimento sia privo di autonomia e
condizionato dal potere gerarchico e di controllo dell'Istituto.
Si resta in attesa di riscontro.
IL MINISTRO
On. Dr. Andrea Borruso

Il rapporto di lavoro autonomo può applicarsi anche al personale non docente incaricato
della pulizia dei locali, qualora sussistano alcune condizioni, come specificato nella
seguente nota del Min. del Lavoro - n. 10456 del 20/11/1969:

23
"Tenuto conto che le donne addette alla pulizia degli immobili non sono tenute
all'osservanza di un orario, né a speciali modalità nell'esecuzione del lavoro che
esse svolgono senza alcuna direttiva, sorveglianza o controllo da parte del datore
di lavoro, ritiene che l'attività in questione sia più aderente alla disciplina del
lavoro autonomo, di cui all'art. 2222 c.c., che non a quella del rapporto di lavoro
subordinato (art. 2094)".

Alcuni riferimenti normativi e giurisprudenziali.

"A concretare il vincolo della subordinazione - ai fini dell'affermazione della natura subordinata
(anziché autonoma) del rapporto di lavoro (la quale non è presunta neppure iuris tantum, ma
deve essere dimostrata dal soggetto che la deduce) - non sono sufficienti delle semplici direttive
programmatiche ed un estrinseco controllo attinente al risultato dell'attività lavorativa, essendo
tali elementi compatibili anche con la prestazione d'opera autonoma, ma occorre che la
prestazione del lavoratore sia regolata nel suo svolgimento, configurandosi la subordinazione
come vincolo di natura personale che assoggetta il prestatore d'opera, con la conseguente
limitazione della sua libertà, al potere direttivo (e quindi organizzativo e disciplinare) del datore
di lavoro, rispetto alla subordinazione, che è elemento essenziale del rapporto di lavoro di cui
all'art. 2094 c.c.; mentre altri elementi caratteristici - quali l'oggetto della prestazione,
l'inesistenza in capo al lavoratore di un'organizzazione di tipo imprenditoriale, anche in termini
minimi, e l'assenza di rischio - hanno valore secondario, restando comunque escluso che anche la
sussistenza di tutti questi altri elementi possa far qualificare come lavoro subordinato un
rapporto privo dell'elemento determinante costituito dalla subordinazione.
(Nella specie, l'impugnata sentenza - confermata, sul punto, dalla Suprema Corte - aveva negato il
carattere subordinato dell'attività avente ad oggetto la pulizia di locali scolastici).
(Cass. Civ. Sez. Lav. - 4 agosto 1995, n. 8565 - 17 giugno 1988, n. 4150)
"Ben può un servizio (nella specie, pulizia di locali scolastici) costituire l'oggetto di un contratto
d'opera ai sensi dell'art. 2222, quando il prestatore ne prometta soltanto il risultato utile perse-
guito dalla controparte e goda - per converso - di una piena autonomia, quanto alle modalità di
svolgimento del servizio stesso e all'impiego delle proprie energie lavorative. In tal caso, nè la
ripetizione giornaliera della prestazione nè la corresponsione di un compenso fisso sono elementi
sufficienti a rendere configurabile la continuità del rapporto, tipica del lavoro subordinato".
(Cass. 26 agosto 1983, n. 5492).
"Il servizio di pulizia dei locali può costituire oggetto di rapporto di lavoro subordinato quando
difettino - come nella specie - in capo al lavoratore, gli elementi di una sia pur minima organizzazione
imprenditoriale (ad esempio: la fornitura del materiale necessario) e la incondizionata facoltà di farsi
sostituire da persona di sua fiducia, e sussistano invece quelli di una predeterminazione dell'orario di
lavoro correlato alle esigenze dell'attività dell'azienda, di direttive nello svolgimento dell'opera,
dell'assenza di ogni rischio economico e della retribuzione in misura fissa, nonché di altri elementi,
come la continuità del rapporto, sintomatici del lavoro subordinato.
(Cass. 3 maggio 1990, n. 3679 - RGL, 1992, 119).
"Al fine di stabilire se l'attività di pulizia di uffici costituisca un rapporto di lavoro subordinato, ovvero
di lavoro autonomo o di appalto di servizi, occorre riscontrare in concreto il requisito della subordina-
zione che postula la sussistenza di un vincolo gerarchico in base al quale il lavoratore resta assogget-
tato agli ordini ed alle disposizioni impartite dal datore di lavoro, vincolo che pertanto non può essere
affermato in base al mero riscontro che la suddetta attività sia regolata dalle direttive del datore di la-
voro, anche se relative ad orari e modalità di esecuzione della prestazione, tenuto conto che anche nel
lavoro autonomo e nell'appalto di servizi è configurabile un' ingerenza del creditore della prestazione
in ordine ai tempi e ai modi dell'adempimento."
(Sez. Lav., sent. n. 01242 del 26/02/1986 - rv 444705).
"Il contratto d'opera, di cui all'art. 2222 c.c., si atteggia come una varietà di quello di lavoro ed è
caratterizzato dalla prestazione, per conto di altro, e previo compenso, di un'opera o servizio,
senza vincolo di subordinazione ed in condizioni di assoluta indipendenza".

24
(Cass. 7 aprile 1972, n. 2059; 21 dicembre 1950 n. 2805).
"Nel contratto d'opera, la prestazione di colui che si è obbligato a compiere l'opera non com-
prende solo lo svolgimento di un'attività lavorativa, ma anche la produzione di un risultato utile,
sicché essa non può ritenersi adempiuta ove l'indicata attività non sia valsa a conseguire il
preciso risultato contemplato dalla convenzione".
(Cass. 8 gennaio 1982, n. 316; 2 novembre 1967, n. 2685).
"Nell'ambito del rapporto di lavoro autonomo, mentre la facoltà di organizzazione del prestatore
d'opera può incontrare determinati limiti, sicché tale soggetto sia, conseguentemente, obbligato a
sottostare al relativo controllo del committente, peraltro il rischio, che grava sul creditore della
prestazione operativa, può consistere anche nella mancanza di sicurezza del lavoratore di veder
compensata interamente la propria opera, in quanto non eseguita a regola d'arte o secondo le
direttive concordate". (Cass. 2 luglio 1984, n. 3885)".
"Anche un servizio può formare oggetto di un contratto d'opera ma, perché il rapporto possa as-
sumere tale qualificazione, è necessario che il servizio sia organizzato autonomamente dal
prestatore d'opera, senza cioè alcun vincolo di subordinazione e in condizioni di assoluta
indipendenza; così è necessario che il prestatore d'opera abbia promesso il risultato finale (opus)
dei servizi commessigli". (Cass. 4 maggio 1978, n. 2065; 7 aprile 1972, n.1059).
"Non è incompatibile con la natura del contratto d'opera il potere del committente di impartire
disposizioni ed istruzioni quando queste non riguardino il modo ed il tempo dell'esplicazione
dell'attività lavorativa, ma siano attinenti esclusivamente alle caratteristiche ed alle modalità
dell'opera da eseguire". (Cass. 14 novembre 1972, n. 3389).
"La configurabilità del contratto d'opera avente ad oggetto la prestazione di un determinato ri-
sultato, in regime di autonomia e con assunzione del rischio economico correlativo, sussiste anche
nel caso di partecipazione alle spese da parte dell'imprenditore - ad esempio di apporto di beni
strumentali da parte di quest'ultimo". (Cass. 8 ottobre 1981, n. 5282).
"L'attività didattica, in generale, ha per oggetto una prestazione d'opera intellettuale la cui
natura appartiene alle professioni liberali regolate dagli artt. 2230 e segg. c.c. e dalle leggi
speciali nello specifico settore; nulla impedisce al prestatore d'opera, ove ciò sia materialmente
possibile, l'esercizio di altre attività o il compimento di altre opere in favore di altri clienti".
(Cass. 10 gennaio 1962, n.10, Mass.giur. lav., 1962, 14)
"Nella struttura di un contratto di lavoro autonomo non è configurabile la presenza di un terzo in
sostanziale posizione di intermediario o di interposto". (Cass. 4 aprile 1980, n. 2228).

Particolare rilevanza va data alla distinzione fra il contratto di "mandato" e quello di


"locazione d'opera":
Il contratto di mandato e di locazione d'opera si distinguono in relazione al rispettivo
oggetto, che nel primo caso è rappresentato da un'attività qualificata di conclusione di
negozi giuridici per conto e nell'interesse del mandante, e nel secondo da un'attività di
cooperazione, consistente nel compimento di un'opera o di un servizio, materiale o intel-
lettuale (come nel caso di attività didattica commissionata).
(Cass. Civ. Sez. Lav. 17/5/1993, n. 5582 - artt. 1703 e 2222).

Corte di Appello del Tribunale di Roma - sentenza n. 5834 del 4/5/1989 che riforma quella
di primo grado - INPS contro Istituto l.r. "Santa Maria" - Monterotondo.
MOTIVI DELLA DECISIONE:
"L'INPS fonda la sua pretesa sulla esistenza di rapporti di lavoro subordinato tra il gestore
titolare di un istituto scolastico, e gli insegnanti che hanno prestato la loro opera a favore
dell'istituto stesso nei periodi indicati nel verbale di accertamento redatto dal funzionario
dell'ente previdenziale il 31 marzo 1984.

25
L'attuale appellante lamenta l'erroneità della soluzione che il primo giudice ha dato al pro-
blema della qualificazione giuridica di tali rapporti, indipendentemente da un' indagine sulla
volontà contrattuale delle parti stipulanti e secondo un criterio di tipicità sociale in base al
quale deve considerarsi rapporto di lavoro subordinato quello avente ad oggetto prestazioni
normalmente svolte in regime di subordinazione.
La censura appare fondata. Va premesso, in fatto, che l'INPS non ha offerto, a dimostrazione
dei fatti costitutivi della sua pretesa creditoria, alcun elemento attinente all'effettivo contenuto
e alle specifiche modalità di espletamento delle prestazioni dei docenti; il verbale di accerta-
mento sopra menzionato contiene solo un elenco di nomi e di periodi lavorati, e il rilievo del
funzionario secondo cui non è giustificata l'esclusione dalla regolarizzazione contributiva del
personale docente avente un rapporto di impiego con la pubblica amministrazione.
Dal canto suo, l'opponente in primo grado ha prodotto delle dichiarazioni sottoscritte da
insegnanti su moduli predisposti, che contengono la richiesta dell'incarico di insegnamen-
to in determinate materie "nella misura e con l'orario che lo scrivente (docente) provvede-
rà a comunicare all' Istituto, sempre compatibilmente con le esigenze inerenti ai propri
impegni o alla propria attività prioritaria", e l'esclusione di funzioni incompatibili con
detta attività.
A tali dichiarazioni corrisponde l'accettazione da parte dell'Istituto della "proposta di
collaborazione professionale autonoma, senza alcun vincolo di subordinazione o dipen-
denza".
Questi elementi, per quanto si possa sospettare un intento fraudolento nella formulazione
delle dichiarazioni negoziali richiamate, non costituiscono certo la prova ( a carico
dell'INPS) dell'esistenza di un vincolo di subordinazione. Vale qui il principio secondo cui
quando le parti contraenti, nel regolare i loro reciproci interessi, abbiano dichiarato di
voler escludere l'elemento della subordinazione, non si può pervenire ad una diversa
qualificazione del rapporto se non si dimostra che in concreto tale elemento si è di fatto
realizzato nello svolgimento del rapporto stesso (cfr. Cass. 17/12/1987 n. 1714, 19/5/1987
n. 4565, 27/5/1987 n. 4752); ma ancora più decisivo appare il rilievo dell' assoluta
carenza di allegazioni in ordine alle caratteristiche delle prestazioni lavorative e alle
mo-dalità con cui in concreto queste dovevano essere espletate, necessarie per
identificare il reale contenuto del rapporto ai fini della dimostrazione dell'assunto
dell'INPS.
Questa carenza non può essere superata, contrariamente a quanto ritenuto dal primo
giudice, con il ricorso ad un criterio di "tipicità" mediante il quale la fattispecie concreta
viene direttamente ricondotta ad una categoria di rapporti normalmente regolati con un
determinato assetto contrattuale (poiché l'attività di insegnamento nelle scuole forma
sempre oggetto di rapporti di lavoro subordinato, anche quella in esame deve avere queste
caratteristiche). E' legittimo dubitare della validità generale di un simile criterio che si ri-
solve in una sorta di "presunzione di subordinazione" enunciata sulla base del solo riferi-
mento ad una situazione sociale tipica ed indipendentemente dalla ricerca di ulteriori
specifici elementi indizianti.
La sua utilizzabilità è comunque assolutamente da escludere quando sia del tutto impos-
sibile il raffronto con altre situazioni, come nel caso di specie in cui, come si è detto, nulla
è stato dedotto e provato sulle caratteristiche dell'attività dei docenti, ed in particolare sul
loro inserimento nella struttura dell'istituto scolastico per sopperire in modo stabile alle
esigenze didattiche. Si deve ritenere perciò mancata la prova della sussistenza dei rapporti
di lavoro su cui si fonda la pretesa creditoria dell' INPS, e la sentenza impugnata va rifor-
mata con l'accoglimento della opposizione proposta avverso il decreto ingiuntivo emesso
dal Pretore di Roma che deve essere revocato".
(Dep. in Cancelleria: Roma, 14/3/1991).
26
- Corte Suprema di Cassazione - Sentenza n. 1502 del 10/02/1992 che riforma quella di II
grado - INPS contro Ist. Kennedy - Udine.
MOTIVI DELLA DECISIONE:
"L' attività d'insegnamento - come ogni altra attività umana economicamente
rilevante - può essere svolta sia in regime di autonomia che di subordinazione,
della quale è elemento rilevatore decisivo la circostanza che le prestazioni del
docente siano soggette, nel loro concreto svolgimento, a poteri datoriali di
direzione e di controllo momento per momento, pur compatibilmente con le
peculiari caratteristiche della detta attività intellettuale, e che la violazione degli
obblighi del docente esponga il medesimo a responsabilità disciplinari, avendo
invece carattere meramente sussidiario altri elementi (come l'inserimento del
docente in una organizzazione imprenditoriale, la mancanza di rischio economico,
la continuità del rapporto, la modalità della retribuzione, il vincolo di orario e la
predeterminazione di un programma) e salva comunque, nei casi dubbi, la
rilevanza della qualificazione assegnata al rapporto dalle stesse parti".
E' notorio che negli ultimi anni la giurisprudenza emessa dalle magistrature superiori ha
rivalutato la volontà negoziale delle parti ai fini della qualificazione del rapporto di lavoro,
ed in tal senso ha attribuito al "nomen iuris" contrattuale un valore prioritario, definendolo
sinteticamente, come suggerito dal Prof. Avv. Renato Scognamiglio, "consumazione della
volontà delle parti". Nella citata sentenza, infatti, la Cassazione ha riformato il giudizio di
secondo grado, che aveva trascurato di prendere in considerazione l'assetto negoziale, ed
ha ribadito che, specie nelle prestazioni d'opera intellettuale, in cui maturano situazioni di
parasubordinazione, la natura pattizia del rapporto è il primo riferimento al quale il giudice
deve ricorrere, dando ad essa un peso determinante fino a prova contraria, che è, comunque,
a carico della parte attrice.
Accanto alle sentenze delle Magistrature Superiori vi sono altre risoluzioni delle Preture
che hanno mostrato di recente un progressivo adeguamento agli orientamenti dettati dalla
Cassazione. I seguenti provvedimenti di primo grado ne costituiscono un esempio.
- Pretura di Civitavecchia - Ordinanza n. 363 del 25/6/1992 che ha rigettato il ricorso di
Serretti Fabio contro il C.E.I.P. s.r.l. - Civitavecchia.
"Il Serretti in data 28/3/90 presentava ricorso contro il Centro Europeo di Istruzione
Professionale (C.E.I.P.) in cui esponeva di aver lavorato presso detto Centro per oltre
quattro anni in qualità di docente e di vice-preside con rapporto di lavoro autonomo, ma
che tale tipo di rapporto era stato a lui imposto dalla gestione del Centro, per motivi di
contenimento delle spese contributive, e di aver percepito una retribuzione inferiore al dovuto;
chiedeva, pertanto, che gli venisse riconosciuto il trattamento di lavoro subordinato secondo
il C.C.N.L. di categoria ed il conseguente saldo.
Il C.E.I.P. resisteva producendo prove a discapito costituite da:
- proposta scritta proveniente dal Serretti relativa ad una prestazione d'opera intellettuale
a carattere autonomo, con esclusione di ogni vincolo di subordinazione;
- corrispettivo calcolato in base ad ogni ora effettiva d'insegnamento;
- comunicazione scritta del ricorrente intesa a fissare l'orario secondo le proprie esigenze
ed in cui si riservava, fra l'altro, di potersi assentare provvedendo personalmente alla sua
sostituzione con altro docente di sua fiducia;

27
- dichiarazioni testimoniali dei colleghi e della segretaria da cui è emersa una situazione
di fatto conforme agli accordi intercorsi.
Il Pretore, esperita l'istruttoria e valutate tutte le prove, respingeva il ricorso del Serretti e
compensava tra le parti le spese di lite".
- Pretura di Roma - Sez. Lav. - Ordinanza n. 135432/96 R.G.A.C. depositata in Cancelleria
il 19/7/96, che ha rigettato il ricorso (ex art. 700 c.p.c.) di Cecchi Fabio contro l'Istituto
leg. ric. "Santa Maria" s.r.l. - Monterotondo.
Il pretore, a scioglimento della riserva in data 11/7/96, formulata in relazione al ricorso,
ex art. 700 c.p.c., esaminate le note depositate rispettivamente in data 16 e 18 luglio 1996,
osserva preliminarmente quanto segue:
Fabio Cecchi, insegnante presso l'Istituto d'istruzione Santa Maria - Istituto Tecnico Com.le,
gestito dalla società Santa Maria a.r.l., ha chiesto in via d'urgenza l'immediata provvisoria
reintegra nel posto di lavoro, premettendo di aver svolto la propria attività di docente, con
affidamento di anno in anno dell'incarico, sin dal 1990, con l'orario e per le materie indicate;
di essere stato sempre assoggettato al potere organizzativo, direttivo e disciplinare del datore
di lavoro, alla sostituzione dei colleghi assenti ed a tutte le attività indicate specificatamente in
ricorso e rivendicando, previo riconoscimento della natura subordinata del rapporto e della
illegittima apposizione del termine, la illegittimità della risoluzione in tronco, operata con
telegramma del 20/5/96 e successiva lettera, attesa la infondatezza e pretestuosità dei motivi
addotti e la lesione alla sua dignità ed immagine in tal modo prodottasi.
Da tale provvedimento, sarebbe derivata, inoltre, la immediata perdita della retribuzione e del
TFR, nonché il danno agli studenti che, a pochi giorni dallo scrutinio finale, sarebbero stati
privati del docente idoneo ad esprimere la valutazione nelle discipline di sua competenza.
L'Istituto d'Istruzione "Santa Maria - Istituto Tecnico Commerciale s.r.l." si è costituito
eccependo la improponibilità del ricorso, comunque rilevando l'insussistenza del periculum in
mora e concludendo, pertanto, per il rigetto della domanda del ricorrente, con ogni conseguen-
za in ordine alle spese.
Tanto premesso va rilevato che il ricorso appare infondato e merita l'esito del rigetto.
Quanto al presupposto del fumus boni iuris è evidente, infatti, che rispetto ai contratti
succedutisi dall'anno scolastico 1990/91, tutti sottoscritti dal medesimo ricorrente - che, si noti,
esercita l'attività d'insegnante e pertanto da ritenersi presumibilmente consapevole di quanto
sottoscritto - è ben difficile sostenere la illegittimità della apposizione del termine e reclamare
la sussistenza di un rapporto di lavoro a tempo indeterminato.
Nondimeno, alla stregua di tali risultanze, appare quantomeno arduo, considerata anche la
sommarietà della cognizione del presente procedimento, fornire la prova della subordinazione
atteso che, con riguardo alle prestazioni intellettuali, come quella d'insegnamento (che,
peraltro, non comportano l'assunzione del rischio a carico del lavoratore) non assumono
decisiva rilevanza le peculiari caratteristiche del suo svolgimento, quali l'osservanza di un
determinato orario, la continuità dell'attività, la predeterminazione di un programma, bensì la
circostanza che le prestazioni del docente siano soggette, nel loro concreto svolgimento a
poteri datoriali, di direzione e di controllo, momento per momento, e disciplinari; salvo,
sempre e comunque, la qualificazione del rapporto data dalle parti, che assume rilevanza
decisiva nei casi dubbi. Ma decisiva appare l'insussistenza del periculum in mora, in quanto la
lesione della dignità ed immagine del ricorrente non appare sostenibile soprattutto in
considerazione del fatto che il precedente contratto si è risolto anteriormente a quello relativo
all'anno 1995/96; mentre, non possono sicuramente formare oggetto del convincimento del
giudicante interessi, quelli degli studenti, che - al di là della loro tutelabilità in questa sede -
risultano comunque estranei rispetto a quelli delle parti in causa. La perdita di emolumenti
patrimoniali, di poi, costituisce oggetto di ristoro per equivalente.

28
Alla luce delle argomentazioni che precedono, il ricorso va respinto con condanna di parte
ricorrente al pagamento delle spese processuali, liquidate in complessive lire 1.200.000.

Riconoscimento del servizio ai fini del punteggio.

Le varie O.M., emanate dal Ministero della Pubblica Istruzione per il reclutamento del per-
sonale A.T.A., hanno ripetutamente sancito il rigetto di quei certificati di servizio,
rilasciati dalle scuole non statali legalmente riconosciute, che non indichino l'ente
previdenziale a cui sono stati versati i relativi contributi.
L'evidente discriminazione, anche se contestata dalla FILL con esposto presentato al Ministro
nel maggio 1989, può, tuttavia, trovare un fondamento, per quanto discutibile, nel fatto
che le scuole legalmente riconosciute non sono tenute a notificare al competente Ufficio prov-
veditoriale l'elenco del personale A.T.A., con l'effetto che ogni conseguente certificazione di
servizio risulta sorretta soltanto dalla dichiarazione sottoscritta dal capo d'istituto e non è
verificabile in sede amministrativa.
In merito al personale docente, invece, dette scuole sono obbligate ad inviare,
annualmente, l'elenco (mod.158-ex 5 bis) completato con tutte le annotazioni richieste per
ogni insegnante:
- dati anagrafici (cognome e nome, data e luogo di nascita)
- titolo di studio (tipo di laurea, Università che lo ha rilasciato e anno del conseguimento)
- abilitazione (classe di concorso e relativo decreto)
- data di inizio rapporto
- materie insegnate e rispettive classi
- eventuali altre scuole in cui insegna
- eventuale N.O. del preside - se insegna in altre scuole statali.
La scuola è tenuta, peraltro, a comunicare tempestivamente al Provveditorato ogni variazione
del personale docente che dovesse verificarsi durante l'anno scolastico.
La certificazione di servizio, in questo caso, può essere accertata d'ufficio e la sua autenticità
non può essere messa in discussione ai fini del riconoscimento del punteggio, fino a prova di
falso.
Il rapporto di lavoro che il docente instaura con il gestore ha natura privatistica e può
concretarsi sia in forma subordinata che autonoma; comunque, non può avere incidenza sulla
valutazione del servizio in quanto l'attività didattica svolta è del tutto conforme a quella di una
scuola statale e produce giuridicamente gli stessi effetti.
Non si comprende perciò la motivazione della norma, inserita nella O.M. n. 371 del 29/12/94
relativa alla graduatoria provinciale triennale (95-98), intesa ad escludere da ogni valutazione i
certificati di servizio rilasciati dalle scuole legalmente riconosciute, se privi dell'indicazione
dell'ente previdenziale a cui sono stati versati i contributi, con decorrenza retroattiva dal
1991/92.
La FILL ha subito presentato un ricorso gerarchico che trascriviamo integralmente:

Roma,25/01/95
- Ministro della P.I.
Ufficio di Gabinetto
Viale Trastevere, 76
00153 R O M A
- Corte Dei Conti
Presidenza
Via A. Baiamonti, 25
00195 R O M A
29
ESPOSTO
Gli artt. n. 4 (parr.15 e 17) e n. 9 (par. 19) dell'O.M. 29/12/1994, n. 371, stabiliscono, con valore
retroattivo dall'anno scolastico 91/92, di non dover assegnare il punteggio, nella graduatoria
pro-vinciale per gli incarichi e supplenze, ai docenti delle scuole legalmente riconosciute, o
comunque gestite da amministrazioni private, che presentino certificati di servizio senza
l'indicazione dell'en-te previdenziale a cui sono stati versati i relativi contributi.
Tale norma è illegittima per i seguenti motivi:
1) è contro l'art. 3 della Costituzione Italiana e vìola le Convenzioni Internazionali che censurano
ogni forma di discriminazione;
2) il diritto al riconoscimento del servizio, quindi del relativo punteggio, è un diritto soggettivo che
deriva esclusivamente dalla prestazione lavorativa effettivamente svolta; per contro esso non
può farsi dipendere dalla presunta inosservanza delle norme previdenziali da parte del datore di
lavoro, ovvero da eventuali inadempienze commesse da "soggetto diverso" dall'avente diritto;
3) la legittimità della certificazione rilasciata da una scuola legalmente riconosciuta, sottoscritta
dal Preside e dal Segretario, non può essere censurata pregiudizialmente fino a prova di falso;
inoltre questa può essere convalidata dai registri scolastici prescritti, conservati nell'archivio del-
la scuola per ben 10 anni, e dai "modelli 158" inviati annualmente ai Provveditorati competenti;
4) il rapporto di lavoro che si instaura fra la scuola non statale ed il docente ha natura privatisti-
ca e non si realizza necessariamente nella forma subordinata; infatti, sia per la specifica natura
professionale della prestazione didattica che per espressa volontà delle parti, esso può ben
configurarsi come lavoro autonomo con contratto d'opera, secondo le previsioni dell'art. 2222
c.c., quindi non soggetto all'obbligo previdenziale prescritto per i lavoratori dipendenti.
Vi sono, inoltre, altri casi in cui non sussiste l'obbligo contributivo, come ad esempio:
- nelle cooperative degli insegnanti che gestiscono direttamente gli istituti;
- nel caso di docenti soci in compartecipazione agli utili o appartenenti al nucleo familiare
del gestore;
- negli istituti religiosi che si avvalgono del volontariato;
- nei servizi prestati nei "corsi di lingua e cultura" istituiti all'estero, con nomina in loco.
Tutti casi in cui la mancata attribuzione del punteggio costituisce un atto discriminatorio ed una
palese violazione del diritto soggettivo dell'insegnante.
5) le modalità di reclutamento e le diverse forme contrattuali, comunque legittime, o le esigenze di
tutela, non possono oggettivamente incidere sul diritto soggettivo del lavoratore al
riconoscimento del servizio compiuto; inoltre, l'insegnamento effettuato presso la scuola non
statale legalmente riconosciuta, che svolge una funzione pubblica con concessione governativa,
produce gli stessi risultati ed ha la stessa valenza di quello effettuato presso la scuola di Stato.
6) la C.M. n. 377/87, che detta norme concernenti i riconoscimenti legali, all'art.1/g recita
testualmente: "Il rapporto instaurato dal gestore con il preside ed i docenti, qualunque ne sia la
natura contrattuale, deve rispondere a tutte le esigenze di funzionalità della scuola..."; da ciò si
deduce che lo stesso Ministero ha previsto la possibilità di realizzare diverse forme di rapporto
lavorativo fra la gestione e gli insegnanti, lasciando alle parti libertà negoziale nei limiti previsti dalla
legge, senza dover derogare a quelle garanzie di servizio e di continuità didattica, necessarie per il
buon anda-mento della scuola.
Per quanto sopra, questa Presidenza F.I.L.L. (Federazione Italiana Licei Linguistici) invita codesto
On.le Ministero a voler integrare l' O.M. "de quo" con un "chiarimento" che consenta l' attribu-
zione del punteggio a tutti gli aventi diritto, ingiustamente esclusi.
In seguito a ciò, il Ministro p.t., Lombardi, con l' O.M. n. 66 del 27/2/95, trasmessa con la
C.M. n. 69 del 2/3/95, ha emanato una rettifica all' O.M. 371/94, con i seguenti provvedi-
menti:
- proroga al 31 marzo del termine per la presentazione delle domande di inclusione nelle
graduatorie provinciali, per gli incarichi e supplenze nelle scuole di ogni ordine e grado,
per il triennio 95/98;

30
- validità dei certificati di servizio rilasciati dalle scuole legalmente riconosciute, fino a
tutto l'anno scolastico 94/95, anche se privi dell'indicazione dell'ente previdenziale a cui
sono stati versati i contributi;
- possibilità per coloro che hanno già presentato domanda di supplenza e non hanno
inserito i certificati di servizio delle scuole legalmente riconosciute per la lamentata
esclusione, di ripresentare la domanda insieme ad una nuova scheda.
Queste nuove disposizioni, anche se sintomatiche del positivo riscontro del Ministero, non sono
risolutive ai fini del riconoscimento del diritto al punteggio, in tutti quei casi in cui non sussiste
l'obbligo contributivo previdenziale, dal primo settembre 1995 in poi.
Pertanto la FILL ha promosso un ricorso giurisdizionale al TAR Lazio, tuttòra pendente, con la
richiesta di annullamento per manifesta illegittimità degli artt. 4 (parr. 15, 17) e 9 (par. 19)
dell'O.M. 371/95, per violazione degli artt. 41 della Cost. e 1322 c.c., nonché per eccesso di
potere, per sviamento della norma e contraddittorietà con altri provvedimenti della stessa
amministrazione (vedi C.M. 377/87).
E' già di conforto constatare che il D.M. 29 marzo 1996, riguardante i "Concorsi per soli titoli
ai fini dell'aggiornamento delle graduatorie provinciali permanenti a cattedre e posti nelle
scuole ed istituti statali" all'art. 3, com. 21, richiede giustamente che: "I certificati comprovanti
il servizio d'insegnamento prestato presso le scuole e istituti non statali, da allegare ai soli fini
della valutazione della domanda di ammissione al concorso, ai sensi del precedente comma 17,
devono indicare l'ente a cui sono stati versati i contributi di assistenza e previdenza, ovvero le
disposizioni normative che escludano l'obbligo dell'adempimento contributivo".
Nel frattempo, la legge 335/95, che istituisce la gestione previdenziale separata per i lavoratori
autonomi, ha di fatto eliminato la causa del contendere nella maggior parte dei casi. Infatti,
anche i docenti autonomi hanno finalmente diritto ad una posizione INPS destinata al
trattamento pensionistico e possono ottenere, a nostro giudizio, la certificazione richiesta per
l'attribuzione del punteggio (circ. INPS n. 124 del 12/6/96 - art. 1.5).
Ci sembra d'interpretare correttamente la norma, nell'escludere l'ipotesi di un reiterato, quanto
malaugurato, disconoscimento del servizio basato semplicemente sul fatto che l'INPS, nella
fattispecie, non copra anche l'assistenza per malattia, maternità ecc.; assistenza che - per sua
natura - è operante al presente - ossia in corso di attività - ma che perderebbe ogni effetto e
significato se venisse riferita al passato, ovvero al momento del rilascio della certificazione di
un servizio ormai concluso. Vale anche la considerazione che i lavoratori autonomi già
usufruiscono dell'assistenza del servizio sanitario nazionale, per cui versano allo Stato il
relativo contributo.
Restano, però, ancora escluse alcune forme di prestazioni lavorative (v.: cointeressenza agli
utili) che non sono soggette alla contribuzione previdenziale, mentre per quelle non fornite a
titolo oneroso non sussiste l'obbligo; inoltre resta escluso, per tutti i docenti non subordinati, il
periodo che va dall'inizio dell'anno scolastico 95/96 alla data di decorrenza della nuova gestione
separata INPS (1° aprile o 30 giugno 1996, a seconda della categoria - D.L. 27/5/1996, n. 295).
Abbiamo ragione di prevedere, comunque, che ci sarà una positiva soluzione del problema da
parte del M.P.I. (oltre all'accoglimento del ricorso FILL da parte del TAR Lazio).
Ricorso al TAR per la Sicilia - Sez. III di Catania - (Ordinanza n. 463 del 22/2/94).
Prof.ssa Trigoli Francesca contro Provv. agli Studi p.t. di Ragusa.

31
La Prof.ssa Tripoli Francesca contestava, con ricorso al TAR per la Sicilia, la mancata attribuzione del punteggio
da parte del Provveditorato di Ragusa nella graduatoria provinciale per gli incarichi e supplenze, in quanto il
relativo certificato di servizio attestante l'insegnamento dell'inglese prestato presso l'Istituto l.r. "Dante" di Ragusa,
era privo del riferimento dei versamenti previdenziali. Tale mancanza era giustificata dal fatto, così come
risultava nel certificato, che la stessa era "associata in partecipazione agli utili" con detto Istituto, per cui il
rapporto di lavoro non era soggetto ai versamenti previdenziali. La Tripoli sosteneva che, nella fattispecie, il
riconoscimento del servizio scolastico svolto (quindi del punteggio) non poteva esserle negato per l'assenza di un
contributo che, comunque, non era dovuto; chiedeva, quindi, l'annullamento della graduatoria perché lesiva dei
propri diritti oggettivi e soggettivi.
Il Tribunale, udite le parti e vista la documentazione agli atti, emanava il seguente provvedimento:
Si ordina l'annullamento della graduatoria del concorso per la Provincia di Ragusa, indetto con D.M. del 22/4/93 per la
scuola secondaria di primo e secondo grado, relativamente alla classe di concorso LXII, pubblicata dal Sovrintendente
Scolastico Regionale il 30/9/93, nella quale non veniva riconosciuto il punteggio relativo al servizio prestato dalla
ricorrente Prof.ssa Trigoli Francesca presso l'Istituto l.r. "Dante" di Ragusa.

INCARICO A DOCENTI STATALI

Il Consiglio di Stato con sentenza 13 maggio 1989, n. 609 ha affermato che l'esercizio di
attività libero-professionale dei docenti statali incontra tre limiti:
1) l'autorizzazione del capo di istituto,
2) l'assenza di pregiudizio alle attività scolastiche,
3) la compatibilità con l'orario di insegnamento e di servizio.
L'esercizio dell'attività didattica, con rapporto di collaborazione e senza vincoli di subordi-
nazione con l'ente che si avvale delle prestazioni del docente, non rientra infatti in alcuna delle
ipotesi individuate dalla legge come incompatibili con il contemporaneo svolgimento del
servizio istituzionale. L' O.M. 371/94, art. 16 - comma 1, specifica che l'incompatibilità con la
funzione docente di scuola statale emerge nel caso di impieghi alle dipendenze di privati.
Inoltre, se trattasi di supplenti o d' incaricati annuali, il comma 4 della stessa O.M. limita tale
divieto ai docenti non di ruolo con retribuzione base equiparata a quella dei professori di ruolo
di prima nomina (ossia solo a coloro che hanno trattamento di cattedra).
Il docente, anche se non abilitato, ha ovviamente titolo al compenso per le proprie prestazioni
professionali d'insegnamento, non avendo attinenza l'art. 2231 c.c.
Tuttavia, la scuola privata, nei casi d'incompatibilità, può ugualmente ricorrere all'ausilio
di personale docente già in servizio presso la scuola di stato a condizione che:
1) si verifichi lo stato di necessità, nel senso che non sia reperibile altro docente idoneo;
2) che il cumulo non superi le 24 ore settimanali;
3) che l' incarico non porti pregiudizio al normale assolvimento del servizio statale;
4) che il docente statale venga sostituito non appena ciò sia possibile;
5) che lo stesso abbia ottenuto la prescritta autorizzazione del Preside;
6) che la scuola privata abbia ottenuto il "nulla osta" da parte del Provveditore agli Studi.
Tale normativa è contenuta nella C.M. n. 241 - 6/9/1975, ribadita con telex M.P.I. n. 1713
del 21/02/1980 e riportata nella nota del Provveditore di Roma n. 26014 del 15/10/1983
che, per maggiore chiarezza, trascriviamo integralmente:

PROVVEDITORATO AGLI STUDI DI ROMA


Serv. Sc. Non Statali

Prot. n. 26014 Roma,


15/10/1983

- AI PRESIDI ED AI GESTORI DEGLI ISTITUTI


LEG. RIC. PAREGGIATI E CONVENZIONATI
di ROMA E PROVINCIA

32
- AI PRESIDI DEGLI ISTITUTIDI ISTRUZIONE
SECONDARIADI I E II GRADO
di ROMA E PROVINCIA
e.p.c. - ALLE ORGANIZZAZIONI SINDACALI
di ROMA E PROVINCIA.

OGGETTO. Cumulo di impieghi personale docente di ruolo e non di ruolo.


"Si reputa opportuno fornire alle SS.LL. i chiarimenti che seguono in relazione alla
possibilità da parte di docenti di scuole statali di insegnare in scuole non statali, al fine di
adottare i necessari provvedimento per il corrente anno scolastico:
a) per quanto concerne il personale docente non di ruolo la disciplina relativa è contem-
plata dall'art. 15 dell' O.M.8/4/82;
b) per quanto concerne il personale docente di ruolo statale questo Provveditorato agli
Studi può consentire che gli Istituti non statali si avvalgono del predetto personale a con-
dizione che:
1) si verifichi il caso di necessità (telex del Ministero P.I., n. 1713 del 21/2/80 trasmessa
con nota n. 24870 del 19/3/80) non potendosi provvedere diversamente per mancanza di
qualificato personale disponibile.
Si fa presente che nel valutare il "caso di necessità" questo Ufficio terrà conto di quale sia
l'effettiva disponibilità di personale qualificato nell'ambito provinciale e ciò anche in base
alla consistenza delle graduatorie degli aspiranti (abilitati e non abilitati) al conferimento
di nomine nelle scuole secondarie statali;
2) il carico complessivo d'insegnamento non risulti, una volta verificatasi la prima ipotesi,
superiore alle 24 ore settimanali. A questo proposito si rammenta che la base comune
per ogni disciplina va considerata di 18 ore, ai sensi dell'art.88 del D.P.R. 31/5/74 n. 417.
Ciò comporta l'impossibilità di insegnare più di 6 ore settimanali presso istituti non sta-
tali.
In ogni caso le richieste motivate che i gestori delle scuole non statali devono rivolgere se-
paratamente per ciascun insegnante a questo Ufficio vanno corredate della autorizzazione
del Preside della scuola statale di appartenenza.
Si ribadisce che la prestazione eventualmente autorizzata da questo Provveditorato ha ca-
rattere di occasionalità e tempestività, nel senso che, non appena reperito personale
fornito dei necessari requisiti, l'insegnante statale dovrà essere subito sostituito.
Infine, si fa presente che il personale docente in servizio in scuole statali può assumere servizio
in scuole non statali solo dopo l'autorizzazione di questo Ufficio e, se trovato privo di tale
provvedimento, è passibile di contestazioni ai sensi dell'art. 92 del D.P.R. 31/5/74 N. 417."
Appare ovvio che l'autorizzazione, rilasciata dal Preside al docente, serve a regolarizzare
sostanzialmente la posizione amministrativa di quest'ultimo nei confronti della Scuola
stata-le, mentre non influisce sulla natura del rapporto di lavoro che lo stesso può
instaurare con la Scuola non statale. Inoltre, è utile osservare che il divieto di iniziare tale
servizio se non dopo aver ottenuto il N.O. del Provveditorato, non si concilia con il "caso
di necessità" prescritto al punto 1), in quanto questa ipotesi include il concetto di urgenza,
ovvero di una ne-cessità che non può essere rinviata. L'evidente incongruenza viene in
parte superata dalla "Risoluzione Ministeriale" n. 4648 del 3/6/1989:
...si rappresenta che, qualora l'attività del docente di scuola statale presso l'istituto
legalmente riconosciuto possa configurarsi quale esercizio di libera professione, compati-
bile con l'orario di insegnamento e di servizio e non pregiudizievole all'assolvimento di
tutte le attività inerenti alla funzione docente presso la scuola statale, è applicabile l'art.
92, VI comma del D.P.R. 417/1974 che consente l'esplicazione di libera professione
previa autorizzazione del capo d'istituto".

33
Diversamente, qualora la prestazione del docente presso un istituto non statale non si
configuri quale esercizio di libera professione, bensì come attività lavorativa subordinata,
oggetto di un rapporto di lavoro dipendente, è applicabile il primo comma dello stesso
art.92 che esclude, per i docenti di ruolo dipendenti dello Stato, la possibilità di assumere
o mantenere impieghi alle dipendenze di privati.
Ne consegue che solo in ipotesi di assoluta necessità ed urgenza, può derogarsi da quanto
sopra per effetto delle disposizioni contenute nella C.M. n. 241 del 6/9/1975, la quale,
come è noto, consente ai Provveditori agli Studi di autorizzare i docenti statali ad
insegnare anche presso gli istituti non statali, a condizione che non si possa provvedere
diversamente per mancanza di qualificato personale disponibile, e che il carico complessi-
vo di insegnamento non risulti superiore alle 24 ore.
Resta stabilito che le prestazioni di cui trattasi hanno carattere di occasionalità e tempo-
raneità nel senso che, una volta reperito il personale fornito dei necessari requisiti,
l'insegnante statale dovrà essere subito sostituito".
Con questo chiarimento il M.P.I., sottolineando l'assoluta "priorità" del servizio statale,
ipo-tizza per la scuola privata, in riferimento a tali docenti, sia il rapporto di lavoro
autonomo che quello subordinato:
a) nel primo caso (rapporto autonomo) riconosce che l' attività didattica possa configurarsi
quale esercizio di "libera professione", se resa alla scuola privata semplicemente con l'au-
torizzazione del Preside in base al VI comma, art. 92 del D.P.R. 417/74:
"Al personale docente è consentito, previa autorizzazione del Preside, l'esercizio di libere
professioni che non siano di pregiudizio all'assolvimento di tutte le attività inerenti alla
funzione docente e siano compatibili con l'orario di insegnamento e di servizio. Avverso il
diniego di autorizzazione è ammesso ricorso al provveditore agli studi, che decide in via
definitiva"
(Il Provveditore quindi entra in merito solo nell'eventualità del ricorso).
b) nel secondo caso (rapporto subordinato) il Ministero, onde superare il divieto posto dal
primo comma dello stesso articolo 92, prevede una particolare deroga, in applicazione della
C.M. 241 del 6/9/75, che prescrive oltre all'autorizzazione del Preside, anche il N.O.del Prov-
veditore; il docente statale così potrebbe essere inserito nell'organico della scuola privata in
qualità di dipendente.
Ma questa seconda ipotesi appare contraddittoria e non "percorribile" per i seguenti motivi:
1) la disponibilità del docente statale non può essere assicurata alla stregua degli altri
subor-dinati, vista la priorità riservata alla scuola di stato (art. 6 del CCNL);
2) l'incarico ha caratteristiche di precarietà e di occasionalità in quanto viene conferito per
sopperire ad una situazione di emergenza e transitoria;
3) l'assunzione non può legittimarsi perché il docente statale non può essere titolare del
necessario libretto di lavoro, infatti non può iscriversi nelle liste di collocamento; non può
essere iscritto nel registro matricola e nel registro paga: pertanto si trova nell'impossibilità
procedurale di assumere un rapporto di lavoro subordinato.
In conclusione, la norma non può generare tali dissidi: da una parte concepire un
determina-to negozio giuridico e dall'altra renderlo inattuabile, se non illegittimamente.
E' evidente, nella fattispecie, la contraddittorietà dell'ipotesi del rapporto di lavoro subordinato;
quindi, per i docenti statali chiamati presso scuole private si individua come unica forma
idonea di rapporto di lavoro quella indicata dal combinato disposto degli artt. 2222-2228 e
2230, nonché dagli artt. 49 e 50 del D.P.R. 597/73 (per gli oneri fiscali), dalle norme più
recenti emanate dall'INPS (per i versamenti contributivi), e dall'art. 92, comma VI - D.P.R.
417/74.
Tuttavia, alcune sentenze di esito contrario hanno dimostrato quanto possa essere rischioso,
per una scuola privata, il non aver stipulato preventivamente, con tali docenti, un contratto
d'opera che ne qualifichi il rapporto.
34
____________________________________________________________________________
NOTE:
"La trasgressione, da parte dell'impiegato di un ente pubblico, dell'obbligo dell'esclusività della
prestazione a favore dell'ente datore di lavoro, può comportare una responsabilità disciplinare,
ma non può in alcun modo incidere sulla natura e sulla validità del contratto di lavoro privato
stipulato con terzi, pur in violazione dell'obbligo predetto e sulla normale operatività del relativo
rapporto." (Cass. Civ. Sez. Lav., sent. n. 00058 del 14/01/1985)
"Con riguardo all'attività d'insegnamento svolta in istituti privati da insegnanti statali nelle ore libere
dagli impegni connessi alla loro qualità di pubblici dipendenti, l'accertamento della natura autonoma o
subordinata del rapporto di lavoro, instauratosi con gli istituti privati medesimi, deve essere compiuto,
in ipotesi di non univocità, in un senso o nell'altro, dalle modalità di svolgimento della detta attività
intellettuale, assegnando rilievo determinante alla concorde qualificazione di rapporto di lavoro
autonomo operatane dalle parti, in presenza della quale spetta all'I.N.P.S., che invece sostenga il
carattere subordinato del rapporto, provarne tale asserita natura e dimostrare il carattere simulatorio
dell'accordo delle parti." (Cass. Sez. Lav., 23/06/1989, n. 03023; I.N.P.S. c. Meppadri - rv 463201).
FORMA E CONTENUTO CONTRATTUALE

Procedura.
Il "contratto" - ai sensi degli artt. 1321 e segg. c.c. - rappresenta l'atto formale di una comune
espressione di volontà che, nel caso di specie, costituisce l'accordo raggiunto mediante una
opportuna, quanto necessaria, pattuizione:
- da una parte il docente presenta (preferibilmente mediante racc. A.R.) l' offerta delle proprie
prestazioni professionali con rapporto di lavoro autonomo, proponendo le relative condizioni;
- dall'altra la Direzione della scuola, valutati i requisiti e le condizioni proposte dal do-
cente, risponde con l' accettazione dell'offerta, perfezionando l'accordo.
E' bene che questo secondo atto sia controfirmato anche dallo stesso docente per accettazione.
Tale procedura può essere effettuata legittimamente anche su moduli predisposti dalla scuola,
ai sensi degli artt. 1341 e 1342 c.c. A questa prima fase segue l'affidamento dell' incarico e la
relativa comunicazione al competente Provveditorato agli Studi.
Il contratto, quindi, è costituito da: offerta-accettazione-incarico; tuttavia, il rapporto di lavoro
autonomo può formalizzarsi anche mediante un atto unico, ovvero una convenzione sottoscritta
dalle parti e debitamente registrata. Sarà nondimeno opportuno che la scuola promuova azioni
atte a far conoscere al pubblico (magari con avvisi affissi all'albo) che la didattica viene affidata
a "liberi professionisti" nel campo dell'insegnamento, ovvero a "professori incaricati", ai quali
viene assicurata piena autonomia nel rispetto delle loro prerogative, comunque, nell' àmbito del
PEI. Potrebbe, altresì, risultare utile registrare sul protocollo della scuola gli atti relativi al
contratto, redatti in duplice copia, in modo da assicurare data certa alla costituzione del
rapporto.
Il rapporto di lavoro autonomo deve essere basato, in ogni caso, sull'art. 2222 che ne costituisce
il riferimento giuridico indispensabile. Le altre connotazioni (che fanno capo ad altri articoli
normativi, in quanto compatibili: prestazione d'opera intellettuale, collaborazione coordinata e
continuativa, associazione in partecipazione, ecc.) definiscono meglio l'assetto pattizio e le
reciproche obbligazioni; ma da sole non ne qualificano la natura negoziale, se non
indirettamente.
E' importante stabilire che in caso di assenza il docente non è tenuto alla relativa giustifica-
zione, mentre provvede personalmente alla propria sostituzione con altro collega, o persona
di sua fiducia fornito dei requisiti prescritti, in modo da garantire il servizio didattico; in tal
caso egli è responsabile della "bontà" della prestazione professionale del supplente.

35
E' ovvio che il ricorso al supplente deve esplicarsi nei limiti della eventualità e non della
consuetudine; inoltre deve essere notificato con tempestività alla Direzione della scuola per i
provvedimenti di competenza. Nel contratto occorre definire le circostanze individuate nella
nota 16/7/87 del Ministero del Lavoro, considerate tipiche per formalizzare il rapporto di
lavoro autonomo, tenendo conto anche delle indicazioni contenute negli artt. 1325 e segg.
c.c.-
Il contratto, inoltre, può prevedere un termine e può essere prorogato o rinnovato.
In caso di controversia si applicano le procedure indicate dagli artt. 410 e segg. c.p.c.
Art. 1341 c.c. (condizioni generali di contratto)
Le condizioni generali di contratto (1342, 1679, 2211) predisposte da uno dei contraenti sono
efficaci nei confronti dell'altro, se al momento della conclusione (1326) del contratto questi le
ha conosciute o avrebbe dovuto conoscerle usando l'ordinaria diligenza (1176, 1370)
In ogni caso non hanno effetto, se non sono specificatamente approvate per iscritto, le
condizioni che stabiliscono, a favore di colui che le ha predisposte, limitazioni di responsabilità
(1229), facoltà di recedere dal contratto (1373) o di sospenderne l'esecuzione (1461), ovvero
sanciscono a carico dell'altro contraente decadenze (2964 ss.), limitazioni alla facoltà di
opporre eccezioni (1462), restrizioni alla libertà contrattuale nei rapporti con i terzi (1379,
1566 ss., 2596), tacita proroga o rinnovazione del contratto, clausole compromissorie (808
c.p.c.) o deroghe alla competenza (6, 28, 29, c.p.c.) dell'autorità giudiziaria.
Corrispettivo.
Il docente nella sua offerta deve anche indicare l'entità dell'onorario in funzione, sia della
quantità e della qualità delle prestazioni, sia dei risultati concordati.
La disponibilità del docente è legata alla quantità di tempo che egli può e intende dedicare
all'insegnamento, in relazione al suo specifico interesse professionale e alle ore assegnate;
mentre la qualità del suo servizio dipende dalle capacità culturali, dalle attitudini
pedagogi-che e dall'impegno che egli profonde in tale attività.
Mentre risulta facile "misurare" il primo fattore (la quantità di tempo dedicato all'insegna-
mento) si rileva arduo valutare il secondo (la qualità del servizio didattico).
In ogni caso uno dei fattori da non trascurare è senz'altro il curriculum professionale
dell'in- segnante (titoli, referenze, esperienza, pubblicazioni); nondimeno, per ovvie
ragioni, deve essere trascurata la capacità finanziaria dell'ente commissionante.
In sintesi l'entità del compenso è legato:
a) alle ore di lezione effettivamente svolte e alle altre mansioni sussidiarie
dell'insegnamento;
b) alla "bontà" dei risultati ottenuti rispetto a quelli prefissati (per risultati non ci si riferisce
alla percentuale di promozioni - anche se tale elemento costituisce sicuramente un'importante
indicazione - ma alla reale crescita culturale e morale degli allievi in relazione al completo e
proficuo svolgimento del programma didattico e formativo prefissato dallo stesso
docente);
c) ai titoli e alle referenze: laurea, abilitazione, esperienza (da non confondersi con l'anzianità);
d) alla dimensione e alle possibilità finanziarie della scuola (numero medio di alunni per
clas-se, numero totale di alunni, rette di frequenza, entità dei costi);
e) alla situazione socio-economica della regione (nord-centro-sud) e del bacino di utenza.
I riferimenti sopra indicati possono suscitare qualche incertezza perché non esiste un "metro"
oggettivamente e universalmente valido per la loro valutazione, ma è certo che la qualità
ed il prestigio di una scuola derivano principalmente dalla "valenza" dei docenti; questa può es-
sere testimoniata dalla stima degli allievi e dal loro "indice di gradimento", nonché dal numero
delle nuovi iscrizioni.

36
Il docente in aula rappresenta la massima autorità, ma nel contempo è regista e attore è
amico e consigliere; è sempre lui che suscita l'interesse, che accentra l'attenzione senza
risultare noioso nè ridicolo, che si rivolge sempre a tutta la scolaresca senza "dimenticare"
nessun alunno e senza cadere in odiose discriminazioni, che cura l'aggiornamento e la
preparazione prossima della lezione, che effettua sistematicamente la verifica del profitto,
che esprime giudizi coerenti ed equilibrati senza dover utilizzare il "voto" come mezzo
d'intimidazione per ottenere l'attenzione ed il rispetto. Scrive Albert Einstein: "date all'inse-
gnante il minor numero possibile di mezzi coercitivi, cosicché l'unica fonte di rispetto da
parte dell'allievo sia costituita dalle qualità umane e intellettuali dell' insegnante stesso."
Purtroppo vi sono docenti che incentrano il loro compito sull'attribuzione del voto, in
quanto impegnati soprattutto a calcolare medie matematiche e a redigere giudizi, pur ne-
cessari, ma dimenticano che prima di essere giudici sono educatori, ed un bravo educatore
è in grado di ricuperare al meglio anche l'alunno svogliato o in difficoltà, ricercandone
anzitutto le cause ed i rimedi. Spesso l'insuccesso dell'alunno va attribuito all'insegnante;
così l'interesse di questi per una determinata "materia" deriva soprattutto dal rapporto di
socialità e di stima che il docente riesce ad instaurare con la scolaresca.
Certo, sarebbe meglio se tutti gli alunni fossero intelligenti, rispettosi e volenterosi, ma
cosa dire di un medico che cura solo le persone sane? Il docente valido non ha mai pro-
blemi di disciplina e riesce ad essere per i suoi allievi un punto di riferimento, un esempio
da emulare. Il messaggio morale fondamentale dell'insegnamento - che non va dato solo a
parole, ma soprattutto con l'esempio - può riassumersi nel seguente convincimento:
"qualsiasi cosa si faccia bisogna farla bene e con il massimo impegno; solo così c'è
soddisfazione e si migliora la qualità della vita propria e quella degli altri". Educare significa
rendere la persona capace di scegliere e di operare, renderla cosciente della propria
individua-lità e responsabile delle proprie azioni, come parte integrante della società.
Ogni insegnante può affinare le proprie attitudini e perfezionare i metodi didattici con
un'adeguata preparazione tecnica e con l'esperienza; ma esse sono senza dubbio legate a
qualità innate che si distinguono per la sensibilità, per la comunicativa, per la predisposi-
zione ad immedesimarsi nella realtà dei discenti; esse non possono quantificarsi, tuttavia
devono costituire i parametri essenziali dell'azione pedagogica, i cui meriti vanno ricono-
sciuti ed incentivati: oggi la scuola è meno selettiva, ma lo è molto di più la società in cui
la mediocrità vale "zero" e dove i "mestieranti" devono lasciare il posto ai "professionisti".
Non a caso, con questo inciso vengono sottolineate le qualità proprie del docente-
professionista; qualità che occorrono alla scuola per qualificarsi di più, ma che sono
indispensabili al docen-te per qualificarsi "professionista", indipendentemente dal possesso
della prescritta abilitazione.
L'alunno investe il suo impegno nella scuola per ottenere un avvenire migliore, mentre la
scuola investe le proprie risorse per migliorare la qualità del servizio affidato agli
insegnanti. Più alto è l'investimento, più buono è il risultato, più sicura è l'affermazione:
così è se le scelte vengono fatte in modo corretto ed oculato.
L'unità didattica è alla base della programmazione d'insegnamento, mentre l' ora di lezione
- da non confondersi con la prima - è l'unità economica per il calcolo dei costi nella gestione
della scuola; per questo il compenso base del docente viene riferito generalmente all'ora di
lezione svolta in classe.
A titolo di esempio, riportiamo un prospetto indicante quali potrebbero essere i corrispettivi,
singolarmente considerati, relativi ai servizi che sarebbe opportuno prevedere nel contratto
di lavoro autonomo:
1) compenso base per ogni ora di lezione effettivamente svolta in classe;
2) compenso integrativo per ogni "compito in classe" debitamente corretto e valutato nelle
materie che prevedono la prova scritta in misura, mediamente, di uno al mese;
37
3) gettone di presenza, per materia insegnata e per classe, assegnato per ogni consiglio di
fine trimestre o quadrimestre o di scrutinio, indipendentemente dalla durata del consiglio
stesso, anche se differito in più sedute; idem, per l'incontro con le famiglie;
4) rimborso spese per ogni altra riunione deliberata dagli Organi Collegiali;
5) parcella giornaliera d'esame in caso di partecipazione alle relative commissioni.
Tutte le prestazioni, cui il docente è tenuto professionalmente ad ottemperare, possono essere
conglobate in unico compenso forfettario, oppure remunerate per singola prestazione.
Ragioni di opportunità inducono a ritenere più confacente all'attività scolastica il compenso
calcolato per singola prestazione.
Il docente ha facoltà di non effettuare, in tutto o in parte, le prestazioni necessarie al raggiungi-
mento dei risultati programmati, rinunciando al corrispettivo e assumendosene la responsabilità.
L'entità degli emolumenti, sopra elencati, non può essere quantificata in modo uniforme e
standardizzato, visto che viene "dimensionata" sia ai requisiti soggettivi del docente che a quelli
oggettivi dell'istituzione committente, come indicato nei punti b, c, d, e di questo capitolo;
perciò è lasciata alla libertà negoziale delle parti (artt. 1322, 1372 e 1341,1326 c.c.), anche
tenendo conto che non possono essere invocati né l'art. 36 della Costituzione (il cui dettato si
riferisce al rapporto di lavoro subordinato) né il ricorso ad un tariffario professionale, in quanto
inesistente.
Comunque, la retribuzione stabilita nel C.C.N.L (FILL-CISNAL) per il rapporto subordinato
potrebbe costituire un adeguato elemento di raffronto, ove possibile, anche al fine di evitare
disparità di trattamento economico qualora siano operanti, nella stessa scuola, entrambi i tipi di
rapporto.
Non è influente la cadenza del periodo in cui vengono corrisposti gli eventuali acconti
(settimanale, mensile, bimestrale, ecc.); tuttavia, è consigliabile che si tenga conto delle
scadenze fiscali e contributive.
____________________________________________________________________________
NOTE:
"Il precetto dell'art. 36, primo comma, Cost., relativo al diritto ad una retribuzione proporzionata e
sufficiente, non è applicabile ai rapporti di lavoro autonomo, come quello concernente l'esercizio di
prestazione d'opera intellettuale, priva del requisito della subordinazione, ancorché in regime di
parasubordinazione." (Art.409, n.3, c.p.c.). (Cass. civ., sez. lav., 26 luglio 1990, n. 7543).
"Nel contratto d'opera la prestazione di colui che si è obbligato a compiere un servizio non
comprende solo lo svolgimento di un'attività lavorativa, ma anche la produzione del risultato utile
promesso, sicché essa non può ritenersi adempiuta quando, nonostante il trascorrere di un
ragionevole periodo di tempo dal conferimento dell'incarico, risulti evidente che il prestatore
d'opera - per negligenza o per difetto di preparazione - non è nelle condizioni di raggiungere il
risultato pattuito, senza che in tale caso la facoltà di recesso unilaterale del committente ai sensi
dell'art. 2227 c.c. possa ritenersi ostativa alla ordinaria risoluzione ex art. 1453 c.c. di detto
contratto a prestazioni corrispettive per l'inadempimento del prestatore d'opera, ed alla
conseguente negazione del diritto al pagamento di un corrispettivo ex art. 2225 c.c."
(Cass. Civ., Sez. III, 29 febbraio 1988, n. 2123).
"Anche dopo l'entrata in vigore del D.P.R. 31 dicembre 1971 n.1403, che non esclude l'obbligo
assicurativo nel caso di vincolo di parentela o di affinità tra datore di lavoro e lavoratore quando
sia provato il rapporto di lavoro, nel caso di prestazioni lavorative rese fra persone conviventi,
legate da vincolo di parentela o di affinità, o anche solo di affettuosa ospitalità, le prestazioni
stesse si presumono gratuite e non ricollegabili ad un rapporto di lavoro; detta presunzione può
essere vinta dalla prova precisa e rigorosa circa la sussistenza dei requisiti della subordinazione
e dell'onerosità, che incombe sull'attore, ovvero su colui che assume l'esistenza del rapporto di
lavoro." (Cass. Civ. Sez. Lav., sent. n. 03513 del 11/06/1985, I.N.P.S. c. Simonelli - rv 441133).

38
"Nel nostro ordinamento non esiste un principio generale di parità di trattamento nei rapporti di
lavoro, non desumibile, in particolare, né dall'art. 36 Cost., che fissa il criterio della proporzio-
nalità ed adeguatezza della retribuzione con esclusivo riferimento al singolo rapporto di lavoro
(a prescindere, quindi, da ogni comparazione intersoggettiva), né dall'art. 3 Cost., che stabilisce
l'uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, e non anche nell'ambito degli accordi privatistici
(come i contratti individuali di lavoro autonomo), costituenti in ogni caso atti di autonomia
negoziale." (Cass. Civ., Sez. Lav., sent. n. 04078 del 27/04/1987 - rv 452863).
"Non esiste nel nostro ordinamento un principio di diritto positivo, a carattere precettivo ed
immediatamente operante, che imponga al datore di lavoro, nell'ambito dei rapporti di lavoro
privatistici, di attuare una parità di trattamento retributivo fra tutti i lavoratori svolgenti le
stesse mansioni: siffatto principio - che non trova sostegno nelle fonti legislative, anche di diritto
comunitario ed internazionale (recepito dall'ordinamento italiano) - non è, in particolare,
ricavabile né dall'art. 36 Cost. (che si limita a fissare il criterio della proporzionalità ed
adeguatezza della retribuzione, prescindendo da ogni comparazione intersoggettiva) né dall'art.3
Cost., che stabilisce soltanto l'eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, ma non certo
nell'ambito dei rapporti privatistici, quali appunto i rapporti di lavoro privato."
(Cass. Civ., Sez. Lav., sent. n. 02027, 25/02/1988 - rv 457898).

Le Sezioni Unite della Corte di Cassazione, con sentenza n. 4570/96 ha ribadito il


principio secondo il quale, in vacanza di specifica norma legislativa, il contratto di
lavoro rappresenta un contratto di scambio, basato sulla libertà negoziale delle
parti, siano esse individuali o collettive o rappresentate da Organizzazioni Sinda-
cali, secondo le leggi operanti nei rapporti privatistici (artt. 2067 e segg. c.c.);
pertanto, non può essere invocata una parità retributiva semplicemente in
relazione ad una comparazione intersoggettiva e/o di mansioni lavorative.

Novazione da lavoro subordinato a lavoro autonomo.


Il servizio didattico può essere affidato, indifferentemente, a docenti legati da rapporto di lavoro
subordinato oppure autonomo, e questa scelta, come abbiamo visto, è demandata
esclusivamente alla libertà negoziale delle parti, essendo entranbi legittime.
Va considerata, però, la diversità giuridica, fiscale e contributiva delle due forme di rapporto.
Nell'attuale situazione economica contingente risulta sicuramente più opportuna, sia per
l'azienda che per il prestatore d'opera, la forma di rapporto meno onerosa e meno
vincolante, che è quella indicata dall'art. 2222; ma la trasformazione di contratti di lavoro
considerati più "protet-tivi e assistenziali" in contratti che, invece, fanno leva sulla
professionalità del docente e lo pongono in uno stato paritario con l'imprenditore, suscita
sicuramente qualche perplessità:
- il gestore della scuola privata passa da datore di lavoro a quello di committente, ovvero
di cliente del docente;
- il docente passa dal ruolo di dipendente a quello di professionista commissionato;
infatti, non viene "nominato", ma semplicemente "incaricato" di fornire - e non di eseguire - il
servizio didattico, di cui se ne assume la responsabilità.
Tutto ciò comporta un cambiamento sostanziale del rapporto e dell' atteggiamento comporta-
mentale, che spinge le rispettive parti a dare il meglio delle proprie possibilità. In questo
nuovo assetto negoziale, il docente viene incentivato dalla prospettiva di vedere valorizzate le
proprie capacità, anche in funzione di un possibile corrispettivo non più legato a parametri
retributivi codificati e invariabili; mentre il gestore può operare le proprie scelte con
maggiore libertà, incentivando la qualità del servizio, non più in modo anonimo e globale,
ma dando il giusto merito alle prestazioni professionali di ogni singolo docente.

39
La volontà di trasformare il rapporto di lavoro, tuttavia, deve essere adeguatamente
motiva-ta e deve risultare da un atto sottoscritto dalle parti. E' conveniente far coincidere
l'inizio del nuovo rapporto di lavoro autonomo con l'inizio dell'anno scolastico (settembre),
ovviamente dopo che i docenti interessati abbiano accettato, o richiesto, il trattamento di
fine rapporto (subordinato) per il servizio già maturato.
Ciò non impedisce di concludere l'accordo ricorrendo ad una transazione (art. 1965 c.c.).
Per quanto riguarda la motivazione, si è del parere che la nuova legge 335/95, che consente il
trattamento previdenziale anche ai lavoratori autonomi, offra una sufficiente giustificazione.
_______________________________________________________________________________
NOTE:
"Ove il datore di lavoro proponga nei confronti dell'INPS domanda di ripetizioni di somme
corrisposte con riserva, per contributi dell'assicurazione obbligatoria e sanzioni civili,
contestando la sussistenza del presupposto giuridico dell'obbligo del relativo pagamento, con
l'allegazione della novazione del rapporto di lavoro subordinato cui tale obbligo afferisce, in
ragione della stipulazione con il medesimo soggetto di un contratto di lavoro autonomo, incombe
sull'ente previdenziale l'onere della dimostrazione della simulazione dell'accordo novativo, diretta
ad eludere gli oneri contributivi, in assenza di effettive innovazioni all'unico e ininterrotto
rapporto di lavoro subordinato."
(Cass. 19/8/91, n. 8893)
"Con riguardo ad un rapporto avente ad oggetto una prestazione di servizi suscettibile di essere
svolta sia in via subordinata che in via autonoma, la definizione di agenzia, contrattualmente data
dalle parti al rapporto medesimo, non può essere svalutata col rilievo che la stessa attività abbia
prima formato oggetto di rapporto di lavoro subordinato fra le medesime parti, potendo
pervenirsi ad una diversa qualificazione del rapporto solo ove si dimostri che la subordinazione si
sia di fatto realizzata nello svolgimento del rapporto medesimo."
(Cass. 18/3/89, n. 1388)
"Tra le stesse parti può coesistere un rapporto di lavoro subordinato ed un rapporto di lavoro
autonomo, essendo la volontà delle parti sovrana nel determinare i caratteri delle due diverse
collaborazioni." (Pret. Milano 12/1/93 - Giur.Civ., 1993, I, 1356)
"La contemporanea esistenza fra le medesime parti di due rapporti di lavoro, l'uno autonomo e
l'altro subordinato, non può escludersi in via di principio, né è praticamente impossibile, salvo
che le due prestazioni siano identiche nell'oggetto o strumentali l'una all'altra con tempi di
esecuzione del tutto coincidenti."
(Cass. Sez. Lav., sent. n. 00526 del 21/01/1984)
"L'accertamento della novazione del rapporto di lavoro, intesa come convenzione con la quale le
parti intendono operare l'estinzione del rapporto precedente e la costituzione di uno nuovo, è
riservato al giudice del merito in quanto si risolve in un giudizio di fatto che, se sorretto da
congrua motivazione, si sottrae al sindacato in sede di legittimità."
(Cass. Sez. Lav., sent. n. 00287 del 13/01/1984)
"Elemento decisivo per la qualificazione di un rapporto di lavoro come autonomo o subordinato è
la subordinazione, la quale attiene non tanto all'intrinseca natura della prestazione lavorativa
quanto alle condizioni di estrinsecazione della medesima, con la conseguenza che una certa
attività di lavoro può essere svolta in un primo tempo in regime di subordinazione ed in un tempo
successivo - in virtù di motivata convenzione novativa delle parti - in regime di autonomia."
(Cass. Sez. Lav., sent. n. 01573 del 21/02/1985)
"L'accordo fra datore di lavoro e lavoratore, circa il carattere autonomo e non subordinato delle
prestazioni lavorative espletate in un determinato periodo anteriore alla formale assunzione,
esula dal mero negozio di accertamento ed integra una transazione, qualora risulti intervenuto
non con la mera funzione di rendere certa una situazione incerta, ma con lo scopo di comporre,
mediante reciproche concessioni, una lite, attuale o potenziale, mentre resta irrilevante, nel
concorso di tali requisiti del negozio transattivo, ogni indagine - a posteriori - sull'effettiva
ricollegabilità di quelle prestazioni ad un rapporto autonomo anziché subordinato."
(Cass. Civ., Sez. Lav., sent. n. 00062 del 06/01/1984, Ancifar c. Bensi - rv 432321).

40
"Un rapporto di lavoro subordinato può essere sostituito da uno di lavoro autonomo a seguito di
uno specifico negozio novativo, ma a tal fine è necessario che all'univoca volontà delle parti di
mutare il regime giuridico (ed il nomen iuris) del rapporto, si accompagni un effettivo mutamento
dello svolgimento delle prestazioni lavorative come conseguenza del venir meno del vincolo di
assoggettamento del lavoratore al datore di lavoro, ancorché rimanga eventualmente identico il
contenuto della prestazione stessa. La valutazione (positiva o negativa) del giudice del merito
circa l' anzidetto mutamento del rapporto - la cui reale prosecuzione come rapporto di lavoro
subordinato, anche dopo la sua convenzionale qualificazione come rapporto di lavoro autonomo,
deve essere dimostrata dal lavoratore interessato - è incensurabile in sede di legittimità, se
adeguatamente motivata.
(Cass. Sez. Lav.: 25/01/1993, n. 812; 21/1/89, n. 359 )

Collaborazione coordinata e continuativa.


Il rapporto di lavoro non subordinato che comporti l'inserimento, o meno, del prestatore d'opera
nell'organizzazione dell'azienda, continuativa e con prestazioni di carattere prevalente-mente
individuale, che possono anche non richiedere l'utilizzazione di beni strumentali propri, ma
dell'imprenditore, prende la denominazione di collaborazione coordinata e continuativa.
Tale definizione deriva dagli artt. 409, com. 3 c.p.c. (controversie individuali di lavoro) e 49-50
del D.P.R. 597/73 (redditi di lavoro autonomo); pertanto, la sua enunciazione scaturisce da
norme prettamente di carattere procedurale e fiscale (non avendo una fonte giuridica propria) ed
è riferita ai rapporti - così detti - di parasubordinazione in cui, accanto ad elementi tipici del
rapporto di lavoro subordinato, vi sono caratteristiche peculiari di quello autonomo.
Il rapporto di collaborazione coordinata e continuativa sembra adattarsi molto bene, ed in
forma complementare, a quello del docente legato con rapporto di lavoro autonomo, in cui la
tipologia della prestazione presenta gli aspetti caratteristici della parasubordinazione.

_______________________________________________________________________________
NOTE:
"Vanno innanzitutto annoverate nella categoria delle prestazioni di lavoro autonomo quelle rese da
esercenti arti e professioni e cioè dalle persone fisiche che non siano né imprenditori né prestatori di
lavoro dipendente. Rientrano fra i redditi di lavoro autonomo quelli derivanti da rapporti di
collaborazione coordinata e continuativa ed i compensi comunque denominati - anche sottoforma di
partecipazione agli utili - purché relativi a prestazioni di lavoro senza vincolo di subordinazione."
(Art.50 - D.P.R..29/9/73, n. 597)

41
"Con riguardo alle prestazioni di contenuto intellettuale, in cui maturano situazioni di rapporti
parasubordinati, che per la loro stessa natura non richiedono alcuna organizzazione imprenditoriale,
né postulano un'assunzione di rischio a carico del lavoratore, l'accertamento della natura (autonoma o
subordinata) del rapporto va desunta esclusivamente dalla posizione tecnico/gerarchica in cui si trovi o
meno il lavoratore medesimo, in correlazione ad un potere direttivo del datore di lavoro, che inerisca
all'intrinseco svolgimento di quelle prestazioni, restando irrilevante, ove difetti detto requisito,
l'eventuale sussistenza di connotati normalmente propri del lavoro subordinato, quali la
collaborazione, l'osservanza di un determinato orario, la continuità dell'attività e la forma della
retribuzione; quando poi le parti, nel regolare i loro reciproci interessi, abbiano dichiarato di voler
escludere l'elemento della subordinazione, non è possibile pervenire ad una diversa qualificazione del
rapporto se non si dimostra che, in concreto, detto elemento si sia realizzato nello svolgimento del
rapporto medesimo." (Nella specie, la sentenza impugnata, confermata dalla S.C., ha escluso, ai fini
dell'accertamento del debito per i contributi dell'assicurazione obbligatoria, la natura subordinata del
rapporto dei docenti di un istituto di istruzione privata caratterizzato tra l'altro dalla modificabilità dei
tempi della prestazione in relazione alle esigenze degli insegnanti stessi).
(Cass. Civ. Sez. Lav., sent. n. 08120 del 02/07/1992, I.N.P.S. c.Cosmacini - rv 478002).
"L'attività d'insegnamento - come ogni altra attività umana economicamente rilevante - può essere
svolta sia in regime di autonomia che di subordinazione, della quale è elemento rivelatore decisivo la
circostanza che le prestazioni del docente siano soggette, nel loro concreto svolgimento, a poteri
datoriali di direzione e di controllo momento per momento, pur compatibilmente con le peculiari
caratteristiche della detta attività intellettuale, e che la violazione degli obblighi del docente esponga il
medesimo a responsabilità disciplinari, avendo invece carattere meramente sussidiario altri elementi
(come l'inserimento del docente in un'organizzazione imprenditoriale, la mancanza di rischio
economico, la continuità del rapporto, il vincolo di orario e la predeterminazione di un programma) e
salva comunque, nei casi dubbi, la rilevanza della qualificazione assegnata al rapporto dalle stesse
parti." (Nella specie, l'impugnata sentenza - cassata dalla S.C. - aveva ritenuto la sussistenza del
lavoro subordinato, sul rilievo che gli insegnanti prestavano un'attività inserita nell'impresa del centro
studi meccanografici, che organizzava i corsi ed assumeva ogni rischio, con corrispettivo commisurato
alla durata dell'attività e trascurando, fra l'altro, la qualificazione di lavoro autonomo operatane dalle
parti). (Cass. Civ., Sez. Lav., sent. n. 01502 del 10/02/1992, Soc. I.C.I.P. c. I.N.P.S. - rv 475659).
Associazione in partecipazione.
L'istituto dell'associazione in partecipazione è disciplinato dagli artt. 2549-2554 c.c. e si
caratterizza come contratto fra due persone, in base al quale la prima (associante) attribuisce
alla seconda (associato) una parte degli utili della sua impresa, o di uno o più affari, verso il
corrispettivo di un determinato apporto, che può essere di qualsiasi natura e consistere soltanto
nella prestazione di un'attività lavorativa.
L'associato è socio non amministrante: non partecipa al capitale, né alla titolarità
dell'azien-da; la sua partecipazione può essere limitata all'acquisizione di una determinata
quota (calcolata in proporzione al valore del suo apporto) dell' utile netto desunto dal conto
"profitti e perdite" (e non dal "bilancio" aziendale, che potrebbe comprendere voci estranee
all'affare in comunione) senza che vi sia, necessariamente, la sua partecipazione anche alle
eventuali perdite.
In questo caso, l'atto formale di associazione prende la denominazione di contratto di
cointeressenza agli utili e viene riferito all' art. 2554 c.c. (che richiama anche l'art. 2102).
Sia l'associante che l'associato possono essere persone fisiche o giuridiche.
A titolo di esempio, si fa il caso che:
- la scuola sia gestita da una S.R.L. (associante) ed il corpo docente sia riunito in
Comitato, legalmente costituito con proprio statuto secondo gli artt. 39-42 c.c., (associato);
- la S.R.L. ceda in cointeressenza al Comitato, in qualità di unico referente, il 50%
dell'utile netto annuale dell'attività scolastica, a fronte del servizio didattico fornito;

42
- il Comitato gestisca autonomamente i fondi così ottenuti, ripartendoli a favore dei propri
membri, in proporzione alle rispettive prestazioni effettuate (ore di lezione), e
provvedendo ai relativi adempimenti fiscali e contributivi, assumendone
l'amministrazione.
E' ovvio che la S.R.L. può effettuare anticipazioni a favore del Comitato, durante il
decorso dell'anno scolastico, salvo conguaglio sugli utili calcolati alla chiusura
dell'esercizio.
Tali somme sono portate in detrazione dall'imponibile della Società, in quanto rappresentano
costi reali di gestione; sono assoggettate alla ritenuta d'acconto, mentre sono esentate dall'IVA
e dalla contribuzione previdenziale INPS.
La restante somma, che rappresenta l'utile d'esercizio della s.r.l., viene tassata secondo
l'aliquota IRPEG (circa il 51%).
Questa ipotesi mette in luce le possibilità negoziali offerte dall' associazione in partecipazione,
ma l'opportunità di una sua fattiva adozione deve essere vagliata con ponderazione.
Per quanto attiene alla distinzione tra contratto di associazione in partecipazione e
contratto di lavoro, si ricorda che la Cassazione, con orientamento più volte confermato,
sostiene che il criterio distintivo è dato dal fatto che nell'associazione in partecipazione
difet-tano il vincolo di dipendenza e la garanzia del guadagno, tipici del rapporto di lavoro
subordi-nato. Inoltre, l'associato non viene inserito in un'azienda a lui estranea, né è tenuto ad
offrire una collaborazione come dipendente, ma solo a dare il prorio contributo lavorativo,
in pro-porzione alla quota associativa, per il raggiungimento dei fini dell'impresa; non è
soggetto alle direttive di un datore di lavoro, bensì soltanto a quelle dell'associante al quale non
competono quei poteri disciplinari e di controllo spettanti al datore di lavoro; per contro,
l'associato può esercitare un controllo sull'andamento dell'azienda ed intervenire
sull'associante, nei limiti della tutela dei propri interessi.
E' importante sottolineare che la legge 335/95 esclude gli associati in partecipazione agli utili
dall'obbligo contributivo INPS qualora l' apporto degli stessi sia costituito esclusivamente dalla
prestazione di lavoro (art. 2554); mentre i relativi dividendi sono, in ogni caso, agli effetti
fiscali, assimilati ai redditi di lavoro autonomo, in base agli artt. 49 e 50 del D.P.R. 597/73,
più volte richiamato.

L' INPS, nella circolare n. 74/RCV del 23 marzo 1990, comunica che:

"Nonostante l'apporto di solo lavoro e la sostanziale non esposizione ai rischi d'impresa


(assenza di responsabilità verso terzi), la particolare posizione contrattuale dell'associato
presenta connotazioni che la differenziano da quella del vero e proprio lavoratore
dipendente; l'associato, infatti, può controllare la gestione e gli affari dell'associante,
impedirgli di attribuire ulteriori partecipazioni negando il proprio consenso, pretendere che
gli sia reso il rendiconto dell'affare compiuto, o quello annuale della gestione, se questa si
protrae per più di un anno, mentre il lavoratore dipendente non ha simili poteri e facoltà nei
confronti del datore di lavoro."
"L'osservanza di un orario di lavoro non è incompatibile con la natura dell'associazione
in partecipazione, in quanto non può escludersi che l'apporto di lavoro dell'associato
possa e/o debba svolgersi senza un orario prestabilito, in relazione alle esigenze tecniche
o alle necessità organizzative e commerciali dell'impresa". (Cass. - Sez. II - 21/6/ 1969, n.
2224).

43
"In ipotesi di associazione in partecipazione in cui l'associato apporta la sua sola attività
lavorativa non trova applicazione - a meno che non risulti provato che il contratto di associazione
dissimuli un contratto di lavoro subordinato - il principio della retribuzione sufficiente sancito
dall'art. 36 della Costituzione, tal ché l'associato non può rivendicare un'integrazione dei suoi
emolumenti lamentando che gli utili conseguiti siano inidonei ad assicurare a lui ed alla sua
famiglia un'esistenza libera e dignitosa." (Cass. Sez. Lav., n. 05759 - 21/11/1985 - rv 442948).
"Con l'associazione in partecipazione - la cui prova non esige l'atto scritto - è compatibile, anche
nell'ipotesi in cui l'associato conferisca solo la propria attività lavorativa, la pattuizione di un
guadagno minimo garantito a favore dell'associato medesimo, essendo tale pattuizione (che
perciò non è di per sé sola dimostrativa della sussistenza di un rapporto di lavoro subordinato)
coerente con il divieto, sancito dall'art. 2553 cod. civ., che le perdite che colpiscono l'associato
possano superare il valore del suo apporto." (Cass. Civ., Sez. Lav., n. 04235 - 21/06/1988).
"Nel contratto di associazione in partecipazione agli utili dell'impresa, o di uno o più affari, il
diritto di recesso deve riconoscersi a ciascuno dei contraenti ove manchi la previsione del termine
di durata del rapporto, con la conseguenza che l'istituto del recesso unilaterale, a norma del
secondo comma dell'art. 1373 c.c. è applicabile sia al contratto sopra richiamato che ai rapporti
di cointeressenza agli utili senza partecipazione alle perdite, che costituisce una figura
particolare del contratto di cui all'art. 2549 c.c.-" (Cass. Civ., Sez. III, 15 aprile 1993, n. 4473).
"L'istituto dell'associazione in partecipazione di cui agli artt. 2549 e segg. c.c. che si qualifica per
il carattere sinallagmatico fra l'attribuzione da parte di un contraente (associante) di una quota
degli utili derivante dalla gestione di una sua impresa o di un suo affare all'altro (associato) e
l'apporto, da quest'ultimo conferito, che può essere di qualsiasi natura, purché avente carattre
strumentale per l'esrcizio di quell'impresa o per lo svolgimento di quell'affare, non determina la
formazione di un soggetto giuridico nuovo o la costituzione di un autonomo patrimonio comune,
né la comunione dell'affare o dell'impresa, che restano di esclusiva pertinenza dell'associante, sia
nella titolarità sia nei confronti di terzi. Pertanto è solo l'associante che fa propri gli utili, salvo,
nei rapporti interni, il suo obbligo di liquidare all'associato la sua quota di utile come corrispet-
tivo del suo apporto, anche valutata a saldo di ogni sopravvenienza attiva o passiva. dipendente
dalla natura stessa dell'affare." (Cass. Civ., Sez. I, 18 giugno 1987, n. 5353).
"Il contratto di associazione in partecipazione con apporto di prestazione lavorativa da parte
dell'associato (art. 2549) si distingue dal contratto di lavoro subordinato con retribuzione
collegata agli utili dell'impresa (art. 2102) - anche se quest'ultimo articolo (richiamato dall'art.
2554) è operante nel caso di contratto di cointeressenza ai soli utili - in quanto mentre il primo
implica l'obbligo del rendiconto periodico dell'associante e l'esistenza di un rischio d'impresa a
carico dell'associato, il secondo implica un effettivo vincolo di subordinazione, più ampio del
generico potere dell'associante d'impartire direttive ed istruzioni al cointeressato dell'impresa."
(Cass. Civ., Sez. Lav., 9 novembre 1992, n. 12052).

NORME FISCALI, CONTRIBUTIVE E PREVIDENZIALI

Legge 8 agosto 1995, n. 335 (G.U. 16 agosto 1995, n. 190)


D.L. 27 maggio 1996, n. 295 e nuove normative INPS.

Prima di procedere all'esame della legge che istituisce il fondo di previdenza per i
lavoratori autonomi, e delle norme che lo disciplinano, ci sembra utile riportare
integralmente l'istanza presentata dalla FILL alla Direzione Generale INPS per sollecitare
un opportuno, quanto necessario, intervento chiarificatore nello specifico settore delle
scuole non statali:

Roma, 21/02/1996

- Direzione Generale I.N.P.S.


Direzione Gen. per i Contributi
44
Via Ciro il Grande, 21
00100 ROMA
e p.c. - Ministero del Lavoro
Direzione Generale
Previdenza e Assistenza Soc.
Via Flavia, n. 6
00100 ROMA

Oggetto: Docenti di scuola non statale con rapporto di lavoro autonomo.


Istanza per Decreto applicativo legge 335/95 -

Poiché in alcune sedi periferiche INPS viene messa in dubbio la natura del rapporto di
lavoro autonomo esistente tra le scuole non statali legalmente riconosciute, rappresentate da questa
Federazione, e gli insegnanti, anche nei casi in cui tale rapporto si fonda legittimamente su espressa
volontà pattizia delle parti e si concretizza in una pura collaborazione "coordinata e continuativa" con
esclusione di ogni vincolo di subordinazione (rapporto assoggettato, quindi, al contributo del 10%
previsto dal com. 26, art. 2 della legge n. 335 del 1995),

si invita

codesta Direzione a voler fornire precise disposizioni e chiarimenti in merito.


Per l'occasione si richiama quanto già a suo tempo precisato dal Ministero del Lavoro
nella nota della Dir. Gen. Prev. e Ass. Sociale n. 7/51364/OA-3 del 16/7/87:

Oggetto: Istituti privati di istruzione. Assoggettabilità dei docenti alle


assicurazioni sociali obbligatorie.

Questo Ministero ravvisa l'esigenza di individuare criteri uniformi per la valutazione della sussisten-
za, ai fini contributivi, di un rapporto di lavoro autonomo ovvero subordinato tra istituti privati
d'istruzione ed i soggetti docenti.
Premesso che, in linea teorica, questo Ministero, conformemente a quanto in precedenza espresso, ri-
tiene possibile la costituzione di rapporti di natura professionale autonoma in relazione a particolari
esigenze dei singoli istituti di istruzione, nei casi concreti dovrà escludersi il carattere della
subordinazione in presenza dei seguenti elementi obiettivi:
1) mancata imposizione al docente di un orario prestabilito da parte della scuola;
2) compenso determinato in relazione alla professionalità ed alle singole prestazioni;
3) assenza di vincoli e di sanzioni disciplinari;
4) libera scelta, da parte del docente, delle modalità tecniche per la trattazione degli argomenti;
5) volontà dei contraenti intesa ad escludere il rapporto di lavoro subordinato.
Per quanto concerne, poi, l'elemento dell'inserimento (o del mancato inserimento) dell'insegnante
nella organizzazione della scuola, si è dell'avviso che detto elemento, come già rappresentato da
questo Ministero con nota n. 6/PS 36240/LP/3 del 1° luglio 1986, non sia da solo sufficiente a
qualificare il rapporto come subordinato; perché ciò avvenga è necessario che l'inserimento sia privo
di autonomia e condizionato dal potere gerarchico e di controllo dell'Istituto.
Si possono rilevare, inoltre, numerose sentenze delle magistrature superiori che,
nell'indagine volta a qualificare il rapporto di lavoro autonomo, hanno espresso la tendenza ad
attribuire al "nomen iuris", ovvero alla volontà negoziale delle parti (quando questa sia chiara e
inconfutabile, specialmente nelle prestazioni d'opera intellettuale) un valore determinante, dando ad
altri elementi, quali: l'esistenza di un orario settimanale delle lezioni, la continuità del rapporto,
l'assenza del rischio, l'inserimento nell'organizzazione della scuola, la modalità della retribuzione ecc.,
un peso semplicemente indiziario e non probatorio della subordinazione.

45
Il D.L. del 27 maggio 1996, n. 295 (che ha reiterato il Decreto 166/96, decaduto per man-
cata conversione in legge) ha, fra l'altro, prorogato i termini della decorrenza della nuova
gestione INPS, dal primo gennaio 1996 al primo aprile e al trenta giugno 1996, a seconda
delle categorie dei contribuenti, come vedremo in seguito.
L' istanza FILL, giunta agli Enti interessati proprio nel periodo in cui era in corso la
stesura delle norme applicative della legge 335/95, ha ottenuto l'effetto desiderato; infatti,
l'INPS con la circolare n. 124 del 12/6/96, di cui riportiamo l'art. 1.5, ha fornito i chiarimenti
richiesti in merito alla possibilità di instaurare un rapporto di lavoro autonomo, ovvero di
collaborazione coordinata e continuativa, con specifico riferimento ai docenti che operano nelle
scuole private.
Alla circolare (diramata con messaggio n. 30736 del 12 giugno 1996 anche a tutte le sedi peri-
feriche INPS) è stato allegato il messaggio n. 10015 dell' 8 ottobre 1987 (all. 1), che riporta la
nota 16 luglio 1987 del Ministero del Lavoro (v.: "Disposizioni del Ministero del lavoro").
La nota del Ministero del Lavoro si riferisce, anch'essa, segnatamente al rapporto di lavoro fra
docenti e scuole non statali (rapporto che, per la natura della prestazione, presenta le carat-
teristiche peculiari della parasubordinazione); mentre le altre circolari richiamate nell'articolo
1.5 (la n. 179 dell' 8 agosto 1989 e la n. 74 del 23 marzo 1990) hanno carattere generico.
Di tale adempimento ne ha dato ampia notizia il quotidiano Il SOLE - 24 ORE del 14/6/96.

INPS – Circ. n. 124 - 12/6/96 - Art. 1.5 - Collaborazioni prestate presso scuole
private.
Possono rientrare fra le collaborazioni coordinate e continuative i rapporti intercorrenti
fra scuole private ed insegnanti, ovviamente se tali rapporti non debbano essere
qualificati di lavoro subordinato ai sensi della vigente normativa in materia.
Si citano al riguardo il messaggio n. 10015 dell' 8 ottobre 1987 (all. 1) e le circolari 179
e 74, rispettivamente dell' 8 agosto 1989 e del 23 marzo 1990.

La stessa circolare, all'art. 1.1, precisa che in caso di attività lavorativa gratuita (volontariato,
affectionis et benevolentiae causa, more uxorio, ecc.) non sussiste l'obbligo del contributo in
quanto il prestatore d'opera non percepisce alcun emolumento; tuttavia, non vi è neppure
l'esclusione (ovvero il divieto all'iscrizione) pertanto si è dell'opinione che sia possibile ottenere
un' apertura opzionale di posizione previdenziale INPS ai soli fini del completamento del
certificato di servizio, così come richiesto per il riconoscimento del punteggio.

Contribuzione dei lavoratori autonomi al fondo di previdenza separato INPS.

Per l' individuazione dei soggetti interessati è preferibile riferirsi alla natura dei redditi.

Sono esclusi:
- i redditi derivanti da lavoro subordinato;
- i redditi di impresa (imprenditori in genere, artigiani, commercianti, coldiretti ecc.);
- i redditi derivanti da lavoro autonomo o professionale in regime IVA - già soggetti a
cassa
previdenziale di categoria, qualora questa produca il trattamento pensionistico
(art. 6 - Reg. n. 281 del 2 maggio 1996 - Circ. INPS n. 124 del 12 giugno 1996, punto 1.4);
- i redditi di lavoro, comunque percepiti, superiori al massimale di lire 132.000.000 lorde annue

46
(D.L. n. 295 del 27 maggio 1996, art. 4, comma 4). Poiché, però, l'assicurazione di cui
trattasi, per il 1996, è scattata dal 1° aprile o dal 30 giugno '96, di fatto quest'anno il
massimale è pari a: 99.000.000 di lire per chi ha l'obbligo dal 1^ aprile e di 66.000.000
di
lire per chi ha l'obbligo dal 30 giugno (non è previsto un minimale retributivo annuo);
- i redditi percepiti a titolo di diritto d'autore (art. 49, comma 2, lettera b, del TUIR);
- i redditi derivanti da attività professionale non abituale, ovvero da prestazioni occasionali
(art. 81 del TUIR);
- le indennità ed i compensi per rimborso spese di arti e professioni o relativi a parcelle
dovute per partecipazioni a collegi, commissioni, comitati ecc. in virtù di specifici
incarichi
e in rappresentanza degli Enti di appartenenza di cui siano già dipendenti (es.:
commissari
regionali per gli esami di qualifica, commissari governativi per gli esami d'idoneità, ecc.);
- i redditi riferiti a borse di studio, ovvero premi assegnati in relazione all'attività svolta o
di
tirocinio (art. 2, comma 26, legge n. 335/95);
- i redditi relativi a quote di partecipazione agli utili, qualora l'apporto dell'associato sia
costituito esclusivamente da prestazione di lavoro (art. 49, comma 2, lettera c, del TUIR);
- i redditi derivanti da partecipazione agli utili spettanti ai promotori ed ai soci fondatori di
S.P.A., in accomandita per A. o S.R.L. (art. 49, comma 2, lettera d, del TUIR);
- le indennità per la cessazione di rapporti di agenzia (art. 49, comma 2, lettera e, del TUIR;
- i redditi derivanti da attività di levata dei protesti esercitata dai segretari comunali (art. 49,
comma 2, lettera f, del TUIR;
- i redditi percepiti da lavoratori autonomi di età superiore ai 65 anni.

Sono inclusi:
- i redditi derivanti da lavoro autonomo, compresi quelli da collaborazione coordinata e
continuativa, (art. 6, Reg. 281 del 2 maggio 1996 - Circ. INPS n. 124 del 12 giugno 1996);
- i redditi derivanti da esercizio di libera professione abituale, anche se non esclusiva,
ancorché soggetta al regime IVA, priva di propria cassa previdenziale pensionistica;
- i redditi percepiti dagli incaricati di vendite a domicilio.

Occorre osservare che il professionista soggetto IVA, che svolge anche attività d'insegnamento,
deve fatturare il reddito di quest'ultima unitamente a quello dell'attività professionale
prevalente; ne deriva che, qualora il medesimo fosse già assicurato alla cassa previdenziale
pensionistica di categoria, i compensi da lui percepiti per l'attività didattica risulterebbero
automaticamente esentati dalla contribuzione INPS del 10%.
(v.: Soggetti IVA - Risoluzione Ministero Finanze del 2 giugno 1980).

Infatti, la stessa circolare INPS n. 124, del 12 giugno 1996, chiarisce:

47
Art. 1.4 - Come è stato precisato nella circolare n. 112 del 25 maggio 1996 (che viene
confermata) ai sensi dell'art. 6 del regolamento n. 281, il professionista è tenuto al pagamento
del contributo alla gestione separata relativamente ai redditi professionali non assoggettati a
contribuzione previdenziale obbligatoria presso la cassa di categoria. Si chiarisce al riguardo
che il pagamento alla cassa professionale di un contributo forfettario di importo non
direttamente proporzionale al reddito, ma determinato in misura fissa, integra le condizioni per
l'esclusione dal pagamento del contributo del 10% alla gestione separata INPS se, in relazione
al contributo versato alla cassa, è prevista l'erogazione di un trattamento pensionistico.
Qualora il versamento forfettario fisso sia, invece, effettuato a titolo di solidarietà e non
comporti la valutazione del periodo ai fini pensionistici a carico della cassa professionale - si
cita a titolo di esempio il caso dell' ENPAM - il reddito dovrà essere assoggettato a
contribuzione INPS a partire dal 30 giugno 1996.

Decorrenza e modalità di versamento del contributo.

Sia la decorrenza della gestione previdenziale separata INPS che le modalità di versamento si
differenziano principalmente in base a due categorie di soggetti lavoratori:

1) Prestatori d'opera non soggetti IVA.


I datori di lavoro sono tenuti a versare il contributo del 10%, sui compensi corrisposti ai
prestatori d'opera non soggetti IVA, ma soggetti al contributo, calcolato sul 95% del compenso
lordo, in misura di un terzo a carico del lavoratore e di due terzi a carico del committente.
I prestatori d'opera sono tenuti ad autodenunciarsi all'INPS (preferibilmente alla sede compe-
tente nel territorio di residenza) per l'apertura della posizione previdenziale separata.
In tal caso i lavoratori rilasciano una quietanza di acconto o di saldo in cui siano riportate tutte
le ritenute prescritte (vedi "modulario").
I versamenti, a cura del datore di lavoro, devono essere effettuati entro il giorno 20 del mese
successivo all'avvenuto pagamento del corrispettivo - indipendentemente dal periodo lavorativo
a cui si riferisce - mediante moduli di conto corrente postale nominativi, intestati all'INPS.
Entro il 15 con il mod. F24 – unificato…
Per l' azienda che ha più di cinque collaboratori è prevista la possibilità di effettuare il
versamento in modo cumulativo (con unico bollettino), a condizione che sia preventivamente
autorizzata dall' INPS e che, entro la fine dello stesso mese del versamento, invii all'ente un
dischetto magne-tico contenente l'elenco dei collaboratori, con i loro dati anagrafici ed i
rispettivi compensi.
Le ricevute dei versamenti restano all'azienda, che annualmente rilascerà ad ogni collaboratore
la prescritta certificazione ed invierà all'INPS, entro il 31 ottobre, un prospetto cumulativo
indican-te i beneficiari con i relativi importi. La decorrenza della copertura previdenziale
pensionistica, per detti lavoratori, è dal primo aprile 1996.

2) Prestatori d'opera soggetti IVA.


I professionisti soggetti IVA e privi di propria cassa previdenziale pensionistica di categoria,
devono provvedere autonomamente sia al versamento del contributo del 10% (calcolato sul
reddito netto dell'attività professionale, compreso quello derivante dall'attività d'insegnamento)
che all'autodenuncia presso la sede territoriale INPS di residenza o di lavoro.
Il professionista può, in tal caso, caricare in fattura, sul proprio onorario, il 4% dei contributi
(oltre naturalmente all'IVA) riducendo così il suo onere previdenziale INPS al 6%.
I bollettini di versamento e le relative ricevute restano in possesso del professionista.
La decorrenza della copertura pensionistica, per detti lavoratori, è dal trenta giugno 1996.

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Maturazione della pensione INPS per i lavoratori autonomi.

Il contributo di cui alla legge 335/95 ha scopo previdenziale pensionistico e non già di
assistenza sociale per malattia o maternità, pertanto l'INPS riconosce al lavoratore autonomo
soltanto il diritto al trattamento di pensione, secondo il seguente parametro:
il mese maturato ai fini pensionistici viene riferito ad un versamento fittizio minimo di lire
173.930, pari ad un reddito mensile di lire 1.739.000 lorde (se calcolato al 10% e non al 9,5%).
Versamenti inferiori a tale minimale vengono conteggiati in proporzione.
Il beneficio (anche sotto forma di pensione integrativa o di secondo livello) può essere
fruito dal contribuente che:
- abbia compiuto 57 anni d'età (uomini e donne);
- abbia maturato almeno 5 anni contributivi (tenendo conto del minimale).
Qualora il contribuente non raggiungesse il diritto a pensione può chiederne il rimborso con
l'interesse del 4,5% composto annuo; in ogni caso, trattandosi di un fondo completamente
autonomo, non è contemplata la cumulabilità, ovvero il riscatto, con altre forme pensionistiche
(per esempio: docente che passa dalla scuola privata al servizio di ruolo statale, gestito dal
Ministero del Tesoro). Inoltre, non è prevista alcuna forma di contribuzione volontaria.

Sanzioni.

Non sono previste sanzioni per omessa o ritardata autodenuncia all'INPS, mentre in caso di
mancato versamento del contributo scattano gli interessi, che attualmente sono al tasso del
22,50% annuo; alquanto contenuti, nonostante la loro funzione sanzionatoria, per consen-
tire a tutti gli utenti di mettersi in regola.

Ritenuta d'acconto IRPEF e soggetti IVA.

Il datore di lavoro, in qualità di sostituto d'imposta (DPR 29/9/73, n. 597), è tenuto a trattenere
il 19 % sul compenso, comunque corrisposto al prestatore di lavoro autonomo, quale anticipo
sull' IRPEF dovuto all'erario dal lavoratore stesso. Tale trattenuta, debitamente registrata
sull'atto di quietanza o fattura, prende il nome di ritenuta d'acconto, e deve essere versata all'
ufficio riscossioni imposte dirette, a cura dello stesso datore di lavoro, entro il giorno 15
del mese successivo all'avvenuto pagamento, a prescindere dal periodo lavorativo a cui si
riferisce.
La norma stabilisce quali siano i redditi di lavoro autonomo e quelli ad essi assimilati:
"Vanno innanzitutto annoverate nella categoria delle prestazioni di lavoro autonomo
quelle rese da esercenti arti e professioni e cioè dalle persone fisiche che non siano né
imprenditori né prestatori di lavoro dipendente. Rientrano fra i redditi di lavoro
autonomo quelli derivanti da rapporti di collaborazione coordinata e continuativa ed i
compensi comunque denominati, anche sottoforma di partecipazione agli utili, purché
relativi a prestazioni di lavoro senza vincolo di subordinazione." (Art. 50 - D.P.R..29/9/73, n. 597)
Per quanto riguarda l'applicazione dell'IVA è sufficiente fare riferimento alla seguente
riso-luzione del Ministero delle Finanze:
"Le prestazioni dei docenti, qualora configurino attività di lavoro autonomo svolto nell'ambito
di rapporti di collaborazione coordinata e continuativa di cui all'art. 49, terzo comma, lettera
a) del DPR 29 settembre 1973, n. 597, richiamato dall'art. 5 del DPR 26 ottobre 1972, n. 633
e successive modificazioni, sono da considerarsi fuori del campo di applicazione del tributo
IVA, a meno che non siano rese da soggetti che svolgono per professione abituale altra attività
di lavoro autonomo soggetta all'IVA ai sensi del 1° comma dello stesso art. 5. In tal caso
anche le prestazioni didattiche dovranno essere regolarmente assoggettate al tributo."
49
(Risoluzione del Ministero delle Finanze n. 363801 del 2 giugno 1980)

Contributo Servizio Sanitario Nazionale.

L'attuale legislazione sottopone tutti i lavoratori non subordinati, compresi gli


imprenditori, a corrispondere allo Stato il contributo per il servizio sanitario nazionale
(tassa sulla salute) secondo le seguenti aliquote:
- reddito fino a quaranta milioni = 6,6%
- reddito superiore a quaranta milioni, fino a centocinquanta milioni = 4,6 %
Coloro che hanno un reddito di lavoro autonomo superiore a centocinquanta milioni annui sono
esentati. I versamenti vanno effettuati secondo la procedura dell' IRPEF.

Assicurazione integrativa.

Considerato che la gestione separata INPS, di cui alla legge 335/95, prevede soltanto il settore
pensionistico, ma non anche l'assistenza per malattia o per maternità, e tanto meno per
infor-tunio, è opportuno che il prestatore di lavoro autonomo faccia ricorso ad un trattamento
previ-denziale integrativo, che copra tali rischi.
Esistono ottime polizze, proposte dalle più note società d'assicurazione, che offrono la copertura
di tutti i rischi (anche dell'eventuale mancato guadagno in caso d'interruzione dell'attività
lavorativa), con premi sicuramente più convenienti e competitivi di quelli imposti dagli Enti
previdenziali statali: ad esempio si prospetta la possibilità, per un trentenne, di maturare una
rendita vitalizia annua (pensione integrativa) di lire 17.200.000, soltanto dopo 20 anni di
capitalizzazione, con un premio mensile di lire 400.000; oppure di percepire una liquidazione di
lire 218.000.000 (valutazione media).

Deducibilità fiscale.

La contribuzione versata è definita contribuzione obbligatoria, di conseguenza è deducibile


fiscalmente sia da parte del committente che del collaboratore, per le rispettive quote di compe-
tenza. Il criterio di deducibilità è sempre per cassa.

______________________________

50
MODULARIO

- Contratto d'opera d'insegnamento: offerta - accettazione - incarico


(depositato presso il Ministero del Lavoro il 15 ottobre 1996, in base alla legge n. 402 del
29 luglio 1996, art. 3 e D.L. n. 499 del 24 settembre 1996)
- Comunicazione all'INPS per l'iscrizione alla gestione prev. separata
- Dichiarazione di responsabilità per l'esenzione contributiva INPS
- Foglio delle prestazioni effettuate dal docente
- Dichiarazione del committente per i compensi ed i contributi erogati
- Prospetto sinottico dei corrispettivi e delle ritenute
- Quietanza (non soggetti IVA)
- Fattura (soggetti IVA)
- Comunicazioni della Direzione ai docenti (esempi)
- Avviso del docente per sua assenza temporanea
- Avviso del docente per sua disponibilità d'orario
- Certificato di servizio per i docenti "autonomi"
- Certificato di attribuzione di premio o borsa di studio

Racc. A.R.

Alla Sp.le Dire zione dell'Istituto l.r.


______________________________
Via___________________ , n. _____
(________) ____________________

51
Oggetto: Offerta di "prestazione d'opera intellettuale" con rapporto di
lavoro
autonomo, in forma di "collaborazione coordinata e continuativa".

Il/la sottoscritt_ Dott./Prof.__________________________________________________

nat_ il____________ a _________________________ , C.F._______________________,


residente in _________________________ (___), Via ____________________________,
n.____ tel.____________, in possesso di ________________________________________
conseguito presso ________________________________________ in data ____________
con punti ________ e dell'abilitazione all'insegnamento di
___________________________ (classe di abilitazione: _______ ), conseguita nell'anno
___________, iscritto all'Albo dei Professori presso il Provveditorato di
___________________________________________

nell'ambito dell'esercizio della "libera professione d'insegnamento", intende porre a


disposizione di codesto Istituto d'istruzione la propria attività pedagogica, e specificatamente
didattica, secondo l'Ordinamento Scolastico Italiano e alle seguenti condizioni:
1) Al sottoscritto dovrà essere garantita la piena autonomia di scelte e di azione nell' esple-
tamento delle proprie funzioni (artt. 5, 7 e 395 del T.U. - D.L. 16/4/1994, n. 297), nonché nel
rispetto della libertà d'insegnamento suggerita dall'art.4, n. 1 legge 30/7/73 n.477 e sancita
dall'art. 33 della Costituzione Italiana.
2) Il sottoscritto non intende assumere impegni o obbligazioni che lo pongano direttamente o
indirettamente in situazione di subordinazione, nei confronti della Direzione dell'Istituto, in
quanto le proprie prestazioni dovranno essere espletate esclusivamente in regime di lavoro
autonomo, regolato dagli artt. 2222/2228 e 2230 c.c., trattandosi di prestazione d'opera
intellettuale, nonché dall' art. 49, III comma, del D.P.R. 29/9/73, n. 597 (collaborazione
coordinata e continuativa) in quanto compatibile.
3) Il sottoscritto, quindi, non potrà essere sottoposto ad alcuna sanzione disciplinare o al potere
gerarchico della Direzione dell'Istituto, se non alla valutazione dei risultati programmati e
conseguiti; infatti, il medesimo dovrà attenersi, nell' espletamento delle proprie funzioni (per
dovere professionale ed in considerazione delle responsabilità che gli derivano dallo status di
docente di scuola legalmente riconosciuta) esclusivamente agli adempimenti prescritti dalle
leggi e dalle norme emanate dal Ministero P.I. e/o dal Provveditorato agli Studi, per quanto di
loro competenza.
4) L'orario delle lezioni ed il calendario degli altri adempimenti non dovranno essere imposti o
prestabiliti dalla Direzione dell'Istituto, nella sua qualità di committente, ma concordati in seno
ai competenti Organi Collegiali, in base ad obiettivi criteri didattici ed organizzativi, e conciliati
con le proprie esigenze. Il sottoscritto provvederà, di volta in volta, a notificarlo alla direzione.
5) Sarà, peraltro, cura del sottoscritto provvedere a tutte le necessarie attività collaterali e
complementari dell'insegnamento, come ad esempio: incontri con le famiglie; scelta e proposta
per il sussidio didattico; correzione degli elaborati; partecipazione ai consigli di classe, di inter-
classe e di istituto, nonché dare l'apporto della propria esperienza e spontanea collaborazione
per una reale crescita culturale e formativa degli allievi (D.P.R. 416/74 e 417/74) in coerenza
con il Progetto Educativo d'Istituto (PEI), fino al termine dell'incarico.

52
6) In caso d'impedimento o di assenza (che, comunque, non dovrà essere giustificata, ma
soltanto notificata alla Direzione) il sottoscritto provvederà personalmente alla propria
sostituzione, incaricando un collega o altro docente di sua fiducia, in possesso dei requisiti
prescritti.
7) L'incarico ha generalmente la durata di un anno scolastico, salvo proroga o rinnovo.
Ciascuna delle parti contraenti ha facoltà di recesso, in base all'art. 2237 c.c., con preavviso di
almeno 7 giorni.
In caso di inadempienza di una parte, l'altra può recedere con salvezza del danno.
8) Il corrispettivo dovrà essere proporzionato alla professionalità e sarà calcolato in relazione
alle singole prestazioni, che se non effettuate non dovranno essere retribuite, salvo il divieto di
cui agli artt. 331 e 358 c.p. e la facoltà di recesso da parte del committente.
Il compenso potrà essere corrisposto mediante acconti, in corso d'opera, con il saldo alla
scadenza dell'incarico.
A titolo indicativo il sottoscritto fa presente che la parcella oraria non potrà essere inferiore a
Lire ___________ ( ______________________________ ) lorda, mentre per le altre
prestazioni accessorie si rende disponibile ad un accordo, secondo le usanze dell'Istituto.
9) Il sottoscritto, inoltre, fa presente di svolgere la seguente altra attività: __________________
__________________________________________ presso ____________________________
______________________ , soggetto/non soggetto ad IVA (p. IVA: ___________________ )
e di essere/non essere assistito da cassa previdenziale pensionistica di categoria.
10) Sotto la propria responsabilità, avvalendosi della legge n. 15 del 4/01/1968
dichiara:
- di essere cittadino italiano;
- di non aver riportato condanne penali;
- di non aver alcun procedimento penale in corso.
- di aver/non aver ottemperato all'obbligo di apertura della posizione previdenziale INPS (in
quanto soggetto/non soggetto - legge 335/95), ed allega copia della relativa documentazione.

La presente offerta ha valore di proposta contrattuale, ai sensi degli artt. 1326, 1329 e 1333 c.c.,
nonché dell'art. 1341 c.c., relativamente all'anno scolastico _________.

___________________, ____ /____ /_____


IN FEDE

_____________________

________
Allegati: curriculum e referenze professionali.
timbro lineare
scuola
Al Dott./Prof. ________________________
Via _______________________ , n. ___
(________) _______________________
Prot.: ________/__
Rif.: _________/__
53
Oggetto: Accordo definitivo per Vs. offerta di prestazione d'opera
d'insegnamento.

In merito alla Vs. del ____________ , questa Direzione accoglie l'offerta in essa proposta,
alle condizioni che vengono di seguito richiamate:
a) NATURA DEL RAPPORTO DI LAVORO.
- Si prende atto della Vs. espressa volontà di escludere ogni forma di subordinazione, nei confronti
di questa Direzione, in quanto l'attività d'insegnamento dovrà essere svolta in regime di lavoro
autonomo, regolato dagli artt. 2222/2228 c.c. e nell'esercizio della libera professione "intesa come
autonomia didattica e libera espressione culturale, nel rispetto dei Principi Costituzionali e secondo
gli Ordinamenti stabiliti dallo Stato, nonché nel rispetto della coscienza morale e civile degli alunni e
del diritto di questi al pieno e libero sviluppo della loro personalità" (art.4 n.1 - legge 30/7/73 n. 477).
- Giustamente, viene applicato l' art. 2230 cc., trattandosi di prestazione d'opera intellettuale.
- In considerazione della durata dell'incarico e delle specifiche esigenze del servizio, il rapporto si
configura come collaborazione coordinata e continuativa, nell' àmbito dell'art. 49, III comma, del
DPR 29/9/1973, n. 597, contemplato nella legge 335/95, nonché nella circolare applicativa INPS del
12/6/1996, n. 124 - par. 1.5.
b) MODALITA' DI ESECUZIONE DELL'OPERA.
- Visti gli adempimenti scolastici derivanti dallo "status" di insegnante di scuola legalmente
riconosciuta, il docente è tenuto, anche in corso d'opera, al rendiconto dei risultati conseguiti, in
relazione a quelli da lui stesso prefissati nella "programmazione didattica", essendo pienamente
operanti le prescrizioni ministeriali riguardanti la "funzione docente" (DPR 417/74 - C.M. 22/9/88,
n. 263 - C.M. 377/87); inoltre, sarà cura del medesimo provvedere, con autonoma scelta di tempi e di
modi, concordata opportunamente in seno ai competenti Organi Collegiali (DPR 416/74), a tutte
quelle mansioni collaterali all'insegnamento, come ad esempio:
- organizzazione dell'orario settimanale e giornaliero per l'avvicendamento delle lezioni;
- programmazione didattica e relazioni preventiva e consuntiva dell'anno scolastico;
- correzione degli elaborati;
- valutazione periodica e costante verifica dell'apprendimento;
- incontro con le famiglie;
- partecipazione ai consigli di classe, di scrutinio e alle attività degli Organi Collegiali;
- scelta dei sussidi didattici e dei libri di testo;
- corretta tenuta dei registri personali, di classe e compilazione e trascrizione dei prescritti verbali;
- partecipazione eventuale alle commissioni d'esame;
- attività di aggiornamento;
- collaborazione costante per il raggiungimento dei fini istituzionali della scuola, in coerenza con
il PEI (Progetto Educativo d'Istituto).
- L'insegnante, nell'esercizio delle sue funzioni, è "incaricato di pubblico servizio" ed è soggetto a
tutte quelle norme che regolano tale compito, compreso il divieto d'interruzione del servizio stesso
(artt. 331 e 358 c.p.) se non per cause di forza maggiore, nonché alla vigilanza sugli alunni.
- L' incarico dovrà essere svolto dal docente a cui è stato assegnato; in caso d'impedimento o di
assenza (che non deve essere giustificata, ma notificata preventivamente alla Direzione per gli
adempimenti di competenza) egli provvede alla propria sostituzione, affidando la supplenza ad un
collega, ovvero a persona di sua fiducia, purché in possesso dei requisiti prescritti (art.2232) o, in
mancanza, avvisando tempestivamente la Direzione.
- Qualora il docente assumesse altri impegni (per esempio supplenze statali), anche se per brevi
periodi, tali da generare disservizi al regolare svolgimento dell'attività didattica, la Direzione si
riserva il diritto di recedere dal presente contratto e di assegnare l'incarico ad altri; in tal caso, infatti,
l'eventuale ricorso al supplente da parte del titolare non è previsto e non può essere legittimato.
c) PERIODO DI VALIDITA' DEL CONTRATTO.
- La durata del presente contratto coincide con quella dell'incarico d'insegnamento, ovvero:
dal _________ al _________.

54
- Se l'incarico è annuale, corrisponde al periodo di effettiva attività scolastica, secondo il calendario
ministeriale, e decade, senza obbligo di preavviso, al termine delle operazioni di scrutinio finale o di
esami.
d) RECESSO.
- Pur richiamando princìpi che fanno appello alla deontologia professionale per i quali il docente
s' impegna a fornire la propria prestazione fino al completamento dell'incarico, è consentita allo
stesso la facoltà di recesso in corso d'opera, con l'impegno, comunque, di darne preavviso alla
Direzione dell'Istituto in tempo utile (almeno sette giorni prima) per consentire la sua sostituzione ed
il regolare prosieguo dell'attività didattica; del pari, alla Direzione è riservato il diritto di recesso, con
revoca dell'incarico, mediante preavviso scritto a breve termine (una settimana), secondo le
previsioni dell'art. 2237 c.c. In caso di inadempienza di una delle due parti, l'altra ha il diritto di
recesso con salvezza di ogni eventuale danno.
e) COMPENSO.
- La Direzione accetta la Vs. richiesta di un compenso riferito all'ora di lezione effettivamente svolta,
non inferiore a Lire _________ (___________________________) al lordo di ogni ritenuta, come
fattore utile per il calcolo del compenso complessivo, in relazione all'entità dell'incarico. Per gli altri
emolumenti relativi alle prestazioni collaterali all'insegnamento, la Direzione propone il seguente
prospetto:

cat. COMPENSI ACCESSORI Lire


I - per ora di lezione extra-curricolare
- per ogni compito in classe valido per la valutazione dell'alunno, che sia
debitamente corretto e consegnato in presidenza, nelle materie che
II prevedono la prova scritta, in media di uno al mese.
- parcella d'esame: partecipazione alle Commissioni d'esame d'idoneità
mezza giornata
III intera giornata
- gettone di presenza: per materia insegnata e per classe, per ogni consiglio
di fine trimestre o quadrimestre o di scrutinio, indipendentemente dalla
durata del consiglio anche se differito in più sedute.
IV Lo stesso per l'incontro con le famiglie nei giorni prefissati dal Collegio.
- gettone di presenza: per ogni consiglio plenario, collegiale o d'istituto,
V indipendentemente dalla durata del consiglio stesso.

55
- In corso d'opera, il docente può ottenere, a richiesta, degli acconti sul suo onorario, in proporzione
alle prestazioni effettuate, salvo conguaglio alla chiusura del rapporto.
- La copertura assicurativa di ogni rischio derivante dall'attività è a totale carico del commissionato.
L'accettazione del presente accordo presuppone il contestuale conferimento dell'incarico
d'insegnamento, come atto integrante e conclusivo del pacchetto contrattuale.

_____________________, ___/ ___/ ____


PER L'ISTITUTO:
IL LEGALE RAPPRESENTANTE

LETTO, ACCETTATO E SOTTOSCRITTO:


IL DOCENTE

timbro lineare scuola


______________________ lì__________

Prot.: _________/___
Rif.: __________/___

Oggetto: Incarico d'insegnamento.

Questa Presidenza, visti:


- gli artt. 3 e 6 - legge 19/1/42 n. 86,
- la C.M. 9/12/87 n. 377, I/f,
- la documentazione presentata dall'interessato,
- il contratto che regola il rapporto di lavoro tra questo Istituto ed il medesimo,

CONFERISCE L'INCARICO D'INSEGNAMENTO

Al Dott./Prof. ____________________________________________________________ ,

nat_ a _______________________ il _________ , residente in ____________________ ,


Via ___________________ n.___ , Tel ____________ ,
C.F._______________________ , cittadin_ Italian_ in possesso di
_____________________________________________ , conseguito presso
_________________________________________________________ , nell'anno _____ ,
con voti _____ , abilitato/non abilitato all'insegnamento - Cl. di Conc. ______

in qualità di *)_____________________________________________________________ ,
nelle seguenti materie:______________________________________________________ ,
nelle classi _______________________________ , per complessive ore settimanali
____ ,
per il periodo dal ______ al ______ (in sostituzione di _____________________________
__________________________________________________________________________ ).
per l'anno scolastico __________ , con decorrenza dal ___________.
Il docente prende atto del Progetto Educativo d'Istituto e dichiara di condividerne i valori
morali e l'azione formativa.
IL PRESIDE
56
Per accettazione _______________________
Il docente

_________________________

_____________
*) docente titolare/supplente/lettore/assistente di laboratorio, ecc.

COMUNICAZIONE ALL' INPS PER L' ISCRIZIONE ALLA GESTIONE PREVIDENZIALE SEPARATA

...............................................................

...............................................................

57
DICHIARAZIONE DI RESPONSABILITA' PER L' ESENZIONE CONTRIBUTIVA INPS

...................................................

...................................................

58
FATTURA (SOGGETTI IVA)

FATTURA N. ________ DEL _______________

Dott. _____________________________________ (C.F. ____________________________ )


abilitato alla professione di _____________________________________________________
soggetto IVA ( _______________________ ) assistito da cassa previdenziale ___________ ;
domicilio fiscale: Via ______________________ , n. __ - ( ______ ) ___________________

ATTIVITA' DIDATTICA

effettuata dal ___________ al ___________ presso: ________________________________


____________________________________________________________________________
(P. IVA del committente ____________________ )

N. ore _____ di lezione = Lire ______________

Altre prestazioni = Lire ______________

COMPENSO LORDO = Lire ______________

Cassa prev. ( ___%) = Lire ______________


Costi (detrazioni) = Lire _____________

IMPONIBILE = Lire _____________

IVA (19%) = Lire ______________

TOTALE FATTURA = Lire ______________


Rit. d'acc. (19%) = Lire _____________

NETTO A PAGARE = Lire ______________


59
SALDATO IL ____________________

Timbro e firma

COMUNICAZIONI DELLA DIREZIONE AI DOCENTI - ESEMPI

Nota:
Nel rapporto di lavoro autonomo non possono adottarsi i seguenti provvedimenti:
- richiamo scritto o verbale;
- sanzioni disciplinari;
- disposizioni d'autorità o comandi;
- circolari intese a disciplinare la didattica o l'organizzazione degli insegnamenti, che
non siano riferite a norme legislative o ministeriali e richiamate nel contratto.
In generale, deve essere evitato tutto ciò che possa configurarsi come un'imposizione o
una direttiva datoriale; pertanto, è bene che l'atto negoziale d'incarico sia il più
dettagliato possibile circa le obbligazioni ed i relativi compensi.

AVVISO AI DOCENTI
____________

La Direzione, in qualità di committente, ricorda che nel rapporto di collaborazione


coordinata e continuativa, instaurato con questo Istituto, sono compresi tutti gli
adempimenti derivanti dallo "status" di docente di scuola legalmente riconosciuta, dettati
dalle norme, nonché previsti nel contratto di lavoro, ed in particolare:
- presentazione della programmazione didattica annuale;
(necessaria anche per consentire a questo ufficio di effettuare una preliminare valutazione
della collaborazione proposta e di corrispondere, a richiesta, il primo acconto sul compenso);
- vigilanza sulla scolaresca durante le lezioni e le pause, dovuta in conseguenza della
responsabilità civile e penale che la legge attribuisce all'insegnante;
- sostituzione, in caso di impedimento o malattia, a cura dello stesso docente titolare e
preventiva comunicazione a questa Direzione.

Data, ___/ ___/ ___ LA DIREZIONE


_________________________________________________________________________

RIUNIONE DEL COLLEGIO DOCENTI


_____________________

Si porta a conoscenza di tutti gli interessati che il Collegio Docenti di questo Liceo Linguistico
si riunirà nell'aula magna, il giorno _________ alle ore ______ per discutere e deliberare sul
seguente o. d. g.:
60
- primo esame complessivo dell'andamento didattico e disciplinare della scolaresca e proposte;
- definizione dell'orario settimanale delle lezioni relativamente alle esigenze dei singoli
docenti; - eventuale richiesta di autorizzazione al Provveditorato agli Studi per la riduzione a
50 minuti
della seconda, terza e quarta ora di lezione, tenuto conto degli orari dei mezzi pubblici;
- regolamento dei permessi di entrata e di uscita degli alunni fuori orario;
- organizzazione per l'uso dei mezzi e dei sussidi audiovisivi e della biblioteca;
- varie ed eventuali.

____________________ , ____/ ____/ ____

IL PRESIDENTE DEL COLLEGIO DOCENTI

BIBLIOGRAFIA
__________________________

- CODICE CIVILE (commentato e annotato)


ED.: A. GIUFFRE' - MILANO
Autori: Pescatore - Ruperto - Zanobini

- I CODICI COMMENTATI (esclusivamente con la giurisprudenza)


IL CODICE CIVILE
ED.: LA TRIBUNA - PIACENZA
Autori: Bartolini - Dubolino

- COMPENDIO DELLE LEGISLAZIONI SCOLASTICHE


ED.: FELICE LE MONNIER - FIRENZE
Autori: Giannarelli - Trainito - Auriemma

- COMMENTO AL T.U. DELLE DISPOSIZIONI VIGENTI IN MATERIA DI ISTRUZIONE


ED.: SEAM - VIA G. PACINI, 23 - 00198 ROMA
Autori: D'Amore - Scala

- Mensile "SCUOLA & AMMINISTRAZIONE"


ED.: CARRA' EDITRICE - CASARANO (LECCE)

- Quindicinale "NOTIZIE DELLA SCUOLA"


ED.: TECNODID - NAPOLI

- Quotidiano "IL SOLE 24 ORE"

- Inserito in Diritto&Diritti - aprile 2004:

61
62
di Avv. Rosa Francaviglia Magistrato della Corte Dei Conti
Specialista in Diritto Sindacale, del Lavoro e della Previdenza Sociale – Già Avvocato I.N.P.S. ed
ex-S.C.A.U.

1. IL MERCATO DEL LAVORO IN RELAZIONE ALLE PREVISIONI DELLA


RIFORMA BIAGI - AMBITO APPLICATIVO DELLE NUOVE TIPOLOGIE
CONTRATTUALI.
La Riforma Biagi sicuramente conforma il mercato del lavoro ai nuovi istituti di
flessibilizzazione occupazionale prendendo a modelli di riferimento le analoghe tipologie
contrattuali già esistenti in altri Paesi della U.E..
Peraltro, è palese che la mera flessibilizzazione del lavoro non è sufficiente di per sé ad
aumentare i tassi di occupazione se non connessa a politiche del lavoro efficienti ed
accentrata sulla formazione permanente, sulla bilateralità e sulle prestazioni assicurativo-
previdenziali .
Inoltre,il ricorso alle nuove tipologie contrattuali flessibili va rapportato entro limiti
quantitativi fisiologici propri della singola realtà aziendale.
In caso contrario, il rischio è che si incorra in un lavoro senza diritti e senza tutele, come
evidenziato in taluni Dossier delle O.O.S.S. Confederali sui lavori atipici.
Ecco perché l’ osservanza delle regole del gioco, specie in sede di contrattazione collettiva
e finanche di certificazione dei contratti di lavoro, assolve un ruolo fondamentale, onde
evitare che la Riforma assuma connotazioni distorte e deviate rispetto ai fini da essa
perseguiti che sono ben altri.
Difatti, il Decreto attuativo n° 276/2003 rinvia alla contrattazione collettiva la
regolamentazione dei rapporti di lavoro di cui ai contratti di inserimento, intermittente,
ripartito, ecc. attribuendo, quindi, una valenza “costitutiva” a detta contrattazione
( peraltro , i rinvii alla contrattazione collettiva sono strutturati in modo da evitare il
blocco di operatività della Riforma ).
In sintesi: il Ministro del lavoro è attributario di un potere di intervento sostitutivo a
mezzo decretazione qualora si assista all’ inerzia delle parti sociali.
Le collaborazioni coordinate e continuative vengono per la prima volta disciplinate sotto la
nuova denominazione di lavoro a progetto, mediante la previsione di una disciplina
organica che appresta tutela al lavoratore anche nell’ ipotesi di eventi quali la maternità,
l’ infortunio e la malattia, lasciando alla contrattazione collettiva e/o individuale la loro
definizione in quei settori la cui attività può essere organizzata mediante progetti o
programmi o fasi di esso.
La Riforma Biagi consacra il principio della bilateralità e sicuramente lo normativizza
assegnando un ruolo fondamentale agli enti bilaterali anche in sede di certificazione dei
contratti di lavoro e, soprattutto, in sede di promozione e di valorizzazione del ruolo
assolto dall’autonomia collettiva.
Omissis…

5. LA CIRCOLARE N. 4/2004 MINISTERO DEL LAVORO E L’ART. 10 DELLA


LEGGE BIAGI
 In tale contesto, va letto l’ art. 10 della L. n° 30/2003 la cui finalità è quella di incentivare
l’applicazione dei C.C.N.L. così colmando la storica mancanza degli effetti generalizzati
dei C.C.N.L. a cagione dell’attuazione del disposto di cui all’ art. 39 Cost. cpv..
Nel comparto artigiano ciò implica disporre di uno strumento teso a colmare la carenza di
tutela per tutte quelle aziende a cui i C.C.N.L. non si applicano, nonché a rendere
obbligatoria - per tutte le imprese del settore artigiano- l’ iscrizione e la successiva
contribuzione agli enti bilaterali regionali a fini mutualistici a sostegno del reddito.
Ciò, peraltro, con il limite che trattasi di clausole a valenza obbligatoria – ossia
vincolanti soltanto fra le parti stipulanti ed i soggetti da esse rappresentati ( Cass. N°
6530/2001 ).
63
Con la Circolare n° 4 del 2004 del Ministero del Lavoro si forniscono disposizioni
interpretative in merito alla portata dell’ art. 10 succitato chiarendo che l’ assunto
secondo cui - per le imprese artigiane, commerciali e del turismo rientranti nella sfera di
applicazione degli accordi e contratti collettivi nazionali,regionali e territoriali od
aziendali , laddove sottoscritti, il riconoscimento di benefici normativi e contributivi è
subordinato al rispetto integrale degli accordi e contratti citati, stipulati secondo il
principio della bilateralità, implica l’esistenza di una norma di applicazione generalizzata
per qualsivoglia tipologia di incentivo normativo e contributivo, presente e futuro,
assorbente di disposizioni analoghe.
Tuttavia, il riconoscimento di detti benefici è subordinato alla applicazione integrale della
sola parte economica e normativa degli accordi e contratti collettivi, e non anche della
parte obbligatoria di questi ultimi; chè , altrimenti, l’ art. 10 succitato violerebbe i principi
costituzionali in materia di libertà sindacale ed, in particolare, l’ art. 39 Cost. e quelli di
diritto comunitario della concorrenza..

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