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Lilla vid’io, qual mattutina stella,

spiccando un salto abbandonar la sponda,


e le braccia inarcar agile e snella
con la mano e col pié percuoter l’onda.
La spuma inargentò canuta e bella,
ch’una perla sembrò che vetro asconda,
e disciolta nel crin parea fra quella
nova Aurora a veder, candida e bionda.
L’onda dolce posò, zefiro tacque ;
e dove il nuoto agevolando scorse,
tornar d’argento e di zaffiro l’acque.
A mirarla ogni dea veloce corse,
e fu stupor ch’ove Ciprigna nacque,
un’altra Citerea dapoi ne sorse.

E labra ha di rubino
ed occhi ha di zaffiro
la bella e cruda donna ond’io sospiro.
Ha d’alabastro fino
la man che volge del tuo carro il freno,
di marmo il seno e di diamante il core.
Qual meraviglia, Amore,
s’a’ tuoi strali, a’ miei pianti ella è sì dura?
Tutta di pietre la formò natura.

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