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Il buco è un film spagnolo prodotto da Netflix che affronta tematiche come le disuguaglianza sociali,

l’individualismo, la cultura dello spreco e il ruolo del superuomo di Nietzsche nella società attuale. Il film
parla di una prigione che vede la propria disposizione posta in verticale, ogni piano ha una cella e al centro di
ogni cella vi è un buco attraverso cui passa la piattaforma che, dal primo piano fino all’ultimo, porta il cibo
per i detenuti. Il cibo man mano che la piattaforma scende verso “la fossa” diminuisce.1 L’ultimo giorno di
ogni mese i prigionieri vengono addormentati e si ritrovano in un livello diverso rispetto ai precedenti: il
primo livello è quello dell’amministrazione, non consapevole di tutto questo, per arrivare poi agli ultimi
livelli in cui il cibo è ormai finito. Il cibo ha un ruolo fondamentale nella trama del film, esso rappresenta il
conflitto tra i singoli individui: è il cibo che porta o toglie la ragione all’uomo. In questo futuro dispotico si
ha l’applicazione della teoria dello stato di natura di Hobbes, ovvero gli uomini sono lupi per gli altri uomini,
“homo homini lupus”. Il cibo è ciò da cui il conflitto per la sopravvivenza nasce. Nel film non mancano
scene di violenza, di uomini talmente attaccati ai loro valori materiali che uccidono e mangiano i loro simili.
In questa prigione verticale possiamo ritrovare dei punti di incontro con l’inferno dantesco, anche esso posto
in verticale.2 In Dante nei gironi più alti scontano la loro pena eterna gli incontinenti, a metà coloro che
hanno peccato di malizia ed alla fine ci sono i colpevoli di “matta bestialitade”, ovvero coloro che
commettono peccati e crimini contro i familiari, la patria o gli ospiti. Proprio come nella prigione del Buco,
anche in Dante più si scendono i piani più gli individui diventano bestiali, un esempio sono gli atti di
cannibalismo dei piani inferiori al 100. Nell’ultimo girone di Dante ritroviamo Lucifero ad aspettarlo, mentre
nell’ultimo piano della prigione il piano 333 viene moltiplicato per ogni detenuto presente in ogni piano
diventando 666, ovvero il numero del diavolo: anche qui all’ultimo piano della prigione possiamo ritrovare
un riferimento a Satana. Un’altra similitudine riconducibile alla prigione verticale è la società sviluppata
verticalmente della Fattoria degli Animali di G. Orwell. Nella società animale dell’opera la maggioranza
produce e la minoranza sottrae il prodotto lasciando agli altri dei rimasugli. Alla fine gli animali si ribellano
e scacciano gli uomini sotto la guida dei maiali, i condottieri che hanno pianificato la rivolta. Una volta liberi
dai soprusi, gli animali tentano di creare una società di uguaglianza e aiuto reciproco, producendo per loro
stessi senza alcun padrone. La guida rimane ai maiali in quanto sono coloro che sono più in grado di
governare ed amministrare la fattoria in cui tutti gli animali sono uguali. Dopo qualche scontro tra i maiali,
lentamente i suini cominciano ad assaporare il gusto del potere, della tirannia e del governo. Iniziano ad
essere avidi ed egoisti, a imporre regole a loro favorevoli, a far lavorare gli altri per pascersi delle rendite.
Lentamente si abituano ad essere tali e quali agli uomini e remano nettamente contro gli ideali della
rivoluzione che loro stessi hanno guidato. Il paradosso più totale avviene alla fine del romanzo, dove la
nuova legge fondamentale recita “tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri” e i
maiali iniziano a camminare su due gambe, come gli uomini, laddove uno dei simboli della rivoluzione
iniziale consisteva nel non avere nessun animale bipede che potesse atteggiarsi da essere umano. La
disposizione casuale dei prigionieri nel Buco permette a tutti di provare questa disuguaglianza di base che
rimane anche quando coloro che sono arrivati in alto mangiano buona parte del cibo per ingordigia
personale, ma è Goreng, il protagonista del film, l’unico che quando si ritrova in uno dei piani più alti decide
di iniziare la sua rivoluzione per permettere a tutti di mangiare.
Ogni carcerato ha la possibilità di portare un oggetto di sua scelta dentro la prigione ed è proprio Goreng a
fare una scelta diversa e molto significativa rispetto a tutti gli altri. Lui decide di portare con sé Don
Chisciotte della Mancha di M. de Cervantes, a differenza, ad esempio, del suo compagno di cella, Trigasi,
che decide di portare un coltello affilatissimo. L’arma è il simbolo della lotta spietata di tutti contro tutti,
della sopravvivenza a qualunque costo, è il precipizio dell’umanità; mentre il libro è simbolo della cultura,
degli ideali, della civiltà e razionalità dell’uomo in grado di controllare gli istinti primordiali. 4 Ad un certo
punto, però, Goreng si rende conto che la cultura non lo sfamerà fisicamente, ma deve brevemente rinunciare
ai suoi valori per poter mangiare, per poter continuare la sua battaglia e sopravvivere. Come nell’opera di
Cervantes il protagonista cerca di lottare contro dei muli a vento, nel film Goreng sembra incarnare la stessa
lotta persa in partenza per proteggere il piatto simbolo, ovvero la panna cotta, da tutti gli altri prigionieri.
Insieme al suo compagno di cella Bahart, che ricorda il fedele compagno Sancho Panza, decidono di salire
sulla piattaforma che porta il cibo in ogni cella per evitare che venga mangiata, perchè rappresenta la
pietanza più prelibata e desiderata. Ed è proprio in queste scene che le caratteristiche fondamentali del
superuomo vengono a delinearsi, egli è pronto a perdere tutto per ricongiungersi con la propria causa, per la
consapevolezza di inseguire un fine più grande di lui.
Il film termina con la riuscita dell’impresa del nostro eroe, ovvero riportare la panna cotta integra fino ai
piani dell’Amministrazione, ma nel suo viaggio fino ai piani più bassi incontra un bambino. Diverse sono le
interpretazioni di questa ultima scena. Secondo certi è una visione dell’ormai sfinito ed affamato Goreng,
secondo altri, invece, il bambino, in qualità di messaggio, può raccontare solo della discesa di qualcuno
negl’Inferi della fossa, senza che le dinamiche al suo interno si siano smosse di un millimetro. 5

1. Ginex, M. (2020). Il Buco: la spiegazione filosofica del film Netflix, Auralcrave.


https://auralcrave.com/2020/03/30/il-buco-la-spiegazione-filosofica-del-film-netflix/
2. Tonelli, F. (2020). I significati nascosti del film “Il Buco” analizzati con Dante, Orwell e Cervantes, Il
Superuovo. https://www.ilsuperuovo.it/i-significati-nascosti-del-film-il-buco-analizzati-con-dante-
orwell-e-cervantes/
3. Tonelli, F. (2020). I significati nascosti del film “Il Buco” analizzati con Dante, Orwell e Cervantes, Il
Superuovo. https://www.ilsuperuovo.it/i-significati-nascosti-del-film-il-buco-analizzati-con-dante-
orwell-e-cervantes/
4. Tonelli, F. (2020). I significati nascosti del film “Il Buco” analizzati con Dante, Orwell e Cervantes, Il
Superuovo. https://www.ilsuperuovo.it/i-significati-nascosti-del-film-il-buco-analizzati-con-dante-
orwell-e-cervantes/
5. Giuliano, C. (2020). Il film “Il Buco” mette in scena una catabasi al ritroso nella caverna di Platone, Il
Superuovo. https://www.ilsuperuovo.it/il-film-il-buco-mette-in-scena-una-catabasi-al-ritroso-nella-
caverna-di-platone/

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