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• Piers Plowman
• Il prato pieno di gente
In un periodo d'estate, quando il sole era delicato
[…]
Andai in questo intero mondo per sentire meraviglie.
Ma in una mattina di Maggio su Malvern Hills
incontrai una meraviglia, di fata, pensai.
Ero esausto per il girovagare e mi andai a riposare
Sotto un'ampia sponda a lato di un ruscello.
Mentre mi sdraiavo e mi riposavo e osservavo le acque
caddi addormentato per la gioia del suono.
Ero in una landa selvaggia, non sapevo dove.
Mentre guardavo verso est, su in direzione del sole
vidi una torre finemente costruita su una collina,
e una profonda valle e una prigione lì (e una prigione in una valle profonda)
con profondi fossi e oscuri e terribili da vedere.
Un bel campo pieno di gente trovai in mezzo
di ogni genere d'uomo, il povero e il ricco
che lavoravano e vagavano come il mondo chiede (vuole)
• GOEFFREY CHAUCER
• The Canterbury Tales
• THOMAS MALORY
• Le Morte Darthur
• Arthur's Death(da pagina 39)
Allora il re Artù si guardò intorno e si rese conto di trovarsi dove sir Mordred stava appoggiandosi alla sua
spada in mezzo ad un grande cumulo di uomini morti. “adesso dammi la mia lancia” disse re Artù a sir Luca,
“poiché ho visto il traditore che ha causato tutto questo dolore”, “signore, lasciatelo stare!”disse sir Lucan
“per amor di dio, mio signore, lasciatelo andare! Benedetto sia dio, voi avete vinto il campo e insieme a voi
ne sono rimasti vivi tre ma nessuno con sir Mordred. Quindi se voi lasciate il campo adesso questo malvagio
giorno del destino sarà passato”
“adesso è il tempo della mia morte o della mia vita” disse il re “ ora che lo vedo da solo, e non mi sfuggirà
dalle mani! Non avrò mai più un occasione come questa”. “ Il signore ti assista” disse sir Bedivere. Allora il
re prese la sua lancia con entrambe le sue mani e corse contro sir Mordred urlando “ Traditore, adesso il
giorno della tua morte è giunto!”.
Quando sir Mordred vide re Artù gli si precipitò contro con la spada sguainata, ma re Artù colpì sir Mordred
sotto lo scudo con la punta della sua spada e penetrò nel suo corpo più di un braccio. E quando sir Mordred
sentì che aveva ricevuto una ferita mortale si tirò su contro re Artù con tutta la forza che ancora aveva, e
proprio così colpì il padre re Artù con la sua spada che reggeva con entrambe le mani, sul lato della testa e la
spada penetrò l'elmo e l'osso. Allora sir Mordred cadde a terra morto stecchito. E anche il nobile re Artù
cadde. Sir Lucan e Sir Bedivere lo portarono in una cappelletta non lontano dal mare [...]poi udirono la gente
piangere nel campo. “Andate, Sir Lucan- disse il re- per farmi sapere cosa significa tutto quel rumore sul
campo”. Così Sir Lucan se ne andò malamente ferito com'era in molte parti del corpo, e vide e udì al chiaro
di luna come ladri e sciacalli erano arrivati nel campo per depredare e derubare molti nobili cavalieri, delle
loro spille e dei loro bracciali e molti fini anelli e ricchi gioielli.
E coloro i quali non erano ancora morti furono trucidati per le loro armi e le loro ricchezze. Quando sir
Lucan comprese cosa stava accadendo tornò dal re il più in fretta possibile, e gli riferì tutto ciò che aveva
sentito e visto.
• Arthur's Death
Allora sir Bedivere pianse per la morte di suo fratello “adesso smetti di lamentarti e di piangere, gentile
cavaliere” disse il re “poichè tutto ciò è inutile [...]e il tempo che mi rimane, trascorre rapidamente, quindi
prendi Excalibur, la mia buona spada, e vai con questa sulla riva dell'acqua e una volta giunto lì io ti incarico
di gettare la spada nell'acqua e poi tornerai indietro a dirmi cosa hai visto”. “Mio signore” disse sir Bedivere,
“ il tuo comando verrà eseguito [...]”. Così sir Bedivere andò. E così sulla via guardò questa nobile, e il pomo
e l'elsa della spada erano tutte pietre preziose. E allora disse tra sé e sé “Se getto questa ricca spada
nell'acqua, non ne verrà nessun bene, ma ne verranno danno e e beffa.”. Allora sir Bedivere nascose
Excalibur sotto un albero e ritornò da re Artù il più rapidamente possibile e gli disse che era stato sulla riva e
aveva gettato la spada nell'acqua. “Cosa hai visto lì?” disse il re. “Signore,” rispose lui “Non ho visto nulla se
non le onde ed il venti”. “Ciò non è vero” disse il Re “ quindi vai ed esegui il mio ordine, getta la spada
nell'acqua”. Così sir Bedivere tornò indietro e prese la spada tra le sue mani, e ancora pensò fosse un
peccato, una vergogna lanciare via quella nobile spada. E così un'altra volta nascose la spada e tornò indietro
dal re e gli disse che era stato sulla riva e aveva obbedito al suo ordine. “Cosa hai visto lì?” disse il re.
“Signore”, rispose, “non ho visto nulla che l'acqua lambire e il vento soffiare”. “Un traditore nei miei
confronti ed un bugiardo” disse Re Artù “ adesso mi hai tradito due volte! Chi avrebbe mai creduto che tu,
che sei stato così caro a me che ho fatto di te un nobile cavaliere, adesso mi tradisci per le ricchezze di questa
spada?Ma adesso va di nuovo, svelto, il tuo lungo indugio mi pone in grave pericolo di vita, poiché sto
sentendo freddo. A meno che tu adesso non faccia quello che ti ordino, se mai ti rivedrò di nuovo, ti ucciderò
con le mie stesse mani, poiché tu mi vorresti vedere morto per avere la mia ricca spada”. Allora sir Bedivere
tornò dalla spada e velocemente la prese e andò sulla riva dell'acqua. E così lanciò la spada il più lontano
possibile nell'acqua. E allora un braccio ed una mano vennero fuori dall'acqua e presero la spada, la scossero
tre volte e la brandirono e poi svanirono nell'acqua insieme alla spada. Così sir Bedivere tornò dal re e gli
disse cosa aveva visto. “Ahimè” disse il re “aiutami perchè temo di aver indugiato troppo”. Allora sir
Bedivere prese il re sulla sua schiena e andò con lui sulla riva dell'acqua. E quando giunsero lì, rapidamente
dalla sfonda arrivò una piccola imbarcazione con dentro delle belle dame, e tra tutte loro c'era una regina, e
tutte loro indossavano dei cappucci neri. E tutte loro piansero e gridarono quando videro re Artù. “adesso
mettimi dentro la barca” disse il re. E così fece dolcemente, e il re fu accolto dalle tre dame con grandi
lamenti. Così loro lo deposero e re Artù depose il capo sul grembo di una di loro. E allora la regina disse “
oh, mio caro fratello! Perchè hai indugiato così a lungo lontano da me? Ahimè, questa ferita che hai sul capo
ha preso troppo freddo!”.E subito loro remavano verso il mare, e sir Bedivere pianse e disse “oh, mio signore
Artù, cosa accadrà di me adesso che te ne vai via da me e mi lasci qui solo tra i miei nemici?”. “datti pace”
disse il re “e fai il meglio che puoi. Non ci si può affidare a me dal momento che io debbo andare nella valle
di Avalon per guarire la mia dolorosa ferita. E semmai sentirai parlare ancora di me, prega per l'anima mia! “
Ora io non sono più riuscito a trovare altro sulla morte di re Artù, salvo che queste dame lo portarono alla sua
tomba […] tuttavia alcuni dicono in molte parti dell'Inghilterra che Re Artù non è morto, ma che vive per
volontà del nostro Signore Gesù in un'altra terra, e si dice che tornerà di nuovo, e conquisterà la santa croce.
Tuttavia io non dirò affermare che questo accadrà certamente, ma piuttosto direi che qui in questo mondo ha
cambiato la sua vita. E molti dicono che sulla sua tomba c'è scritto questo: qui giace Arturo, che è stato re
una volta e che sarà re in seguito.
• ANONIMO
• The Moral Play of Everyman
D. dio onnipotente, io sono qui alla tua volontà
per eseguire il tuo comandamento
D. io te lo mostrerò
un rendiconto egli deve necessariamente avere
senza alcun ulteriore indugio.
[…]
• THOMAS WYATT
• Who so list to hunt- Chi così desidera cacciare
A colui il quale così desidera cacciare, so dove si trova una cerva.
Ma per quanto mi riguarda, ahimè, io non posso più:
Il vano travaglio mi ha stancato così amaramente,
che io mi ritrovo tra coloro che ne seguono più da lontano;
Tuttavia io non posso in alcun modo la mia mente stanca
distogliere dalla cerva: ma mentre lei fugge via,
io la seguo venendo meno. Rinuncio quindi (all'inseguimento)
dal momento che in una rete cerco di trattenere il vento.
A chi volesse cacciarla, io tolgo ogni dubbio,
così come me egli non sprechi il suo tempo invano:
poiché, inciso con dei diamante, a chiare lettere,
C'è scritto tutto attorno al suo bel collo:
Noli me tangere (non toccarmi), perchè io appartengo a Cesare,
e sono selvaggia per essere catturata, seppur sembri docile.
• THOMAS MORE
• Utopia
• Utopian Communism- Comunismo utopico
Padron More, a dirvi ciò che penso sinceramente, ovunque la proprietà sia privata, laddove il denaro è tutto,
è difficile quasi impossibile che lì lo Stato sia governato con giustizia e che prosperi floridamente. A meno
che voi non pensiate che la giustizia sia dove tutte le cose sono nelle mani di uomini malvagi, o che il
benessere possa prosperare laddove tutto è diviso tra pochi i quali cionondimeno non vivono in maniera
molto ricca mentre tutti gli altri vivono in maniera misera, infelice e nel bisogno. Perciò io considero tra me e
soppeso nella mia mente le ordinanze buone e sagge degli abitanti di Utopia: tra loro con pochissime leggi
tutte le cose sono disposte bene e riccamente, e la virtù è tenuta in alto valore e stima, e ciascuno ha
abbondanza di ogni cosa, dal momento che lì tutte le cose sono in comune. E ancora, d'altro canto, paragono
a loro tante nazioni che continuano a fare nuove leggi e tuttavia nessuna di loro bene è sufficientemente
fornita di leggi; ciascuno chiama quello che ha, sua proprietà personale e individuale e le molte leggi che
vengono fatte ogni giorno non sono sufficienti affinché ciascuno goda, difenda e sappia quello che è suo da
quello che appartiene ad un altro. Tutto questo è chiaramente dimostrato da le infinite controversie legali che
ogni giorno nascono per non avere mai fine. Non c'è da sorprendersi, considerando tutto questo, che Platone
si rifiutasse di fare le leggi per coloro i quali rifiutavano di avere e di godere di uguali parti di ricchezza e
beni. Quell'uomo saggio facilmente prevedeva che questo è l'unica e sola via per la prosperità di uno stato:
quando l'uguaglianza di ogni cosa viene introdotta e stabilita. Questo non è chiaramente possibile laddove la
proprietà di ognuno sia individuale e peculiare a lui. Laddove ognuno sotto la copertura di certi titoli e
pretese trae e sceglie per se il più possibile, cosicchè poi alcuni dividono tra loro tutte le ricchezze che ci
sono, a dispetto dell'abbondanza e della riserva, qui alla moltitudine vengono lasciati solo mancanza e
povertà. E nella maggior parte dei casi quest'ultima specie capita sia più degna di godere della ricchezza più
degli altri: i ricchi infatti sono superbi, astuti e inutili(non creano profitto). D'altro canto i poveri sono umili,
semplici e tramite la loro fatica giornaliera, sono più utili alla società che a se stessi. Quindi io sono convinto
che nessuna distribuzione uguale e giusta delle cose possa esistere fatta ne che la perfetta ricchezza potrà
esistere tra gli uomini, a meno che questa proprietà venga esiliata e bandita. Ma, fino a quando continuerà, il
fardello pesante e inevitabile della povertà e della miseria rimarrà tra la parte più cospicua e migliore degli
uomini. Io lo so che questo fardello può essere alleggerito ma nego totalmente che possa essere portato via
del tutto. Immaginiamo che venga fatta una legge, in virtù della quale nessuno dovrebbe possedere una certa
quantità di terra e che nessuno dovrebbe avere in suo possesso più di una somma prescritta e definita.
Immaginiamo venissero decretate certe leggi sulla base delle quali né il re dovrebbe avere un potere troppo
grande, né il popolo dovrebbe essere troppo orgoglioso e ricco; immaginiamo che gli uffici non debbano
essere ottenute per mezzo di smodate suppliche, tangenti e regali, e che non debbano essere comprate né
vendute; né debba essere necessario che i pubblici ufficiali debbano sostenere dei costi o dei tagli nei loro
uffici, dal momento che questa è l'occasione per i pubblici ufficiali di raccogliere il loro denaro di nuovo
attraverso frodi e imbrogli. E, dal momento che gli uffici sono ottenuti solo tramite regali e tangenti, solo i
ricchi possono permettersi di prendere il posto che dovrebbe essere affidato al saggio. Tramite leggi di questo
tipo, dico, che questi mali potrebbero essere mitigati ma soltanto come corpi malati che sono disperati e al di
là di ogni cura possono essere mantenuti e tenuti insieme per un po' con delle buone cure costanti. Ma che
questi mali possano essere perfettamente curati e portati ad una condizione buona e sana questo non è da
sperare fintanto che ognuno sarà padrone del suo per se stesso. E fintanto che si va in giro per mettere in atto
la cura da una parte, si farà più grande il dolore di un'altra parte così l'aiutare uno causa il dolore dell'altro.
Dal momento che nulla può essere dato a uno senza che venga sottratto ad un altro.
Ma io sono d'opinione contraria, dissi, tanto che penso che gli uomini non vivranno mai
nell'abbondanza laddove tutte le cose saranno in comune. Infatti come può esserci abbondanza di beni, e di
ogni altra cosa, laddove ognuno sottrae la sua mano dal lavoro? Chi non è spinto al lavoro dalla
considerazione dei propri guadagni?
• JOHN DONNE
• The Holy Sonnets
• To Death
Morte, non essere orgogliosa, anche se alcuni ti hanno definita
possente e terribile, perchè tu non lo sei;
poiché quelli che tu pensi di sopraffare
non muoiono, povera Morte, e neppure puoi uccidere me.
Dal riposo e dal sonno, che non sono altro che tue immagini,
molto piacere (ne deriva), quindi da te molto più ne deve scaturire,
e ad andare per primi sono i nostri uomini migliori con te,
riposo delle loro ossa, e liberazione dello spirito.
Tu sei schiava del destino, del caso, dei re e degli uomini disperati,
e dimori con il veleno, la guerra e la malattia,
ma il papavero o gli incantesimi possono farci dormire, e meglio
di quanto non faccia il tuo colpo; perchè dunque di riempi d'orgoglio?
Dopo un breve sono, noi ci risvegliamo per l'eternità,
e la morte non esisterà più, Morte, tu morirai.
• CHRISTOPHER MARLOWE
• The tragicall History of Doctor Faustus
• Faustus Signs a Pact with the Devil
[esce]
[esce]
M. Sotto i cieli.
• WILLIAM SHAKESPEARE
• Sonetto 12
Quando conto le ore che segnano il tempo,
e vedo il meraviglioso giorno sprofondare nell'orrida notte,
quando fisso la violetta che sfiorisce,
e riccioli corvini tutti inargentati di bianco:
Quando vedo gli alti alberi spogli di foglie,
i quali prima dalla calura offrivano protezione alle mandrie,
e il verde estivo tutto legato in covoni
portati in bara come una barba ispida e bianca:
allora sulla tua bellezza io mi domando
che anche tu tra le rovine del tempo devi andare,
poiché le cose dolci e belle si abbandonano
e muoiono in fretta non appena ne vedono crescere delle altre,
e nulla può proteggere dalla falce del Tempo
salvo il figlio per sfidarlo, quando lui ti porterà via da qui.
• Sonetto 18
ti dovrò paragonare ad un giorno d'estate?
tu sei più bello e più delicato;
venti crudi scuotono i teneri boccioli di maggio
e il tempo di un estate ha una durata troppo breve
a volte l'occhio del cielo splendo troppo ardente
e spesso il suo colore dorato è oscurato
e ogni bella a volte dalla bellezza declina,
disordinato dal caso o dal corso mutevole della natura
ma la tua estate eterna non svanirà
ne perderà il possesso della bellezza che tu possiedi
ne la morte di vanterà che tu vaghi nella sua ombra
quando in versi eterni tu crescerai nel tempo
fino a che gli uomini potranno respirare o gli occhi vedranno
fino ad allora vivrà questo, e questo ti dà vita.
• Sonetto 30
quando alle assise del dolce pensiero silente,
io convoco i ricordi del tempo passato,
io sospiro la perdita di molte cose che cercavo,
e con nuovi colori di nuovo piango lo sciupio del mio caro tempo:
allora posso inondare un occhio(che non è avvezzo a far scorrere lacrime).
Per amici preziosi nascosti nella notte senza fine della morte,
e posso piangere di nuovo dolori d'amore cancellati da molto tempo,
e lamentare lo spreco di molte visioni svanite,
allora io posso dolermi di dolori andati
e pesantemente raccontare di nuovo di dolore in dolore,
il triste resoconto di dolori già patite,
che io patisco di nuovo, come se non l avessi pagato prima.
ma se nel frattempo io penso a te, mio caro amico
tutte le perdite sono recuperate, e i dolori cessano.
• Lear's choice
L: ponetevi al servizio dei signori di Francia e Borgogna, Gloucester
G: lo farò, mio signore
[escono G e Edmund]
• JOHN MILTON
• Sonnet XVII
Quando io rifletto su come la mia luce si sia spenta,
prima della metà dei miei giorni, in questo oscuro e vasto mondo,
e che un talento che è morte nascondere
è rimasto inutile presso di me, anche se la mia anima era più
incline a servire con questo il mio creatore, e a presentare
il mio vero rendiconto, per timore che lui, ritornando mi rimproveri,
“ ma dio esige la fatica giornaliera, quando è negata la luce?”
io mi chiedo ardentemente, ma Pazienza per impedire
quel mormorio, immediatamente risponde: “ dio non ha bisogno
né dell'opera dell'uomo né dei suoi doni; coloro i quali
meglio sopportano il suo dolce giogo, sono quelli che lo servono meglio;
la loro condizione è regale- migliaia al suo ordine si precipitano
e si muovono sulla terra e sull'oceano senza riposo:
servono anche coloro che stanno fermi e attendono.
• PARADISE LOST
• Invocation to the Spirit
[…] O Spirito […]
[…] ciò che in me è oscuro
illuminalo, ciò che è basso elevalo e sostienilo;
affinchè all'altezza di questo grande argomento
io possa affermare l'eterna provvidenza,
e giustificare le vie di dio agli uomini.
• JOSEPH ADDISON
• The Royal Exchange
Non c'è nessun posto in tutta la città che io ami frequentare quanto la Borsa. Mi da una segreta
soddisfazione, e in qualche misura, gratifica la mia vanità, dal momento che sono un inglese, vedere
un'assemblea così ricca di connazionali e stranieri che si consulta insieme sugli affari privati dell'umanità, e
che fanno di questa metropoli una sorta di emporio per l'intero pianeta. Devo confessare che considero il
momento di più intensa attività come un grande consiglio, nel quale tutte le nazioni degne di maggior
considerazione hanno le loro rappresentanze. Gli intermediari nel mondo commerciale sono quello che gli
ambasciatori sono nel mondo politico; loro concludono affari, concludono trattati, e mantengono una buona
corrispondenza tra quelle ricche società di uomini che sono divise le une dalle altre da mari e oceani, oppure
che vivono sulle diverse estremità del continente. Mi sono spesso compiaciuto nel udire come delle dispute
venivano risolte tra una abitante del Giappone e un cittadino di Londra, oppure nel vedere un suddito del
gran Mogol entrare in alleanza con uno dello Zar della Moscovia. Provo enorme piacere nel mischiarmi con
questi diversi ministri del commercio, così come si differenziano per le loro diverse camminate e per le loro
diverse lingue: a volte sono spintonato in mezzo ad un gruppo di armeni, a volte mi perdo in una folla di
ebrei, e a volte divento uno di un gruppo di olandesi. Sono un danese, uno svedese o un francese in momenti
diversi, o piuttosto mi immagino come l'antico filosofo, il quale quando gli venne chiesto di quale nazione
era, rispose che era un cittadino del mondo. […]
questa grandiosa scena degli affari mi fornisce un'infinita varietà di solidi e sostanziali intrattenimenti.
Poichè sono un grande amante dell'umanità, il mio cuore naturalmente straripa di piacere alla vista di una
moltitudine prosperosa e felice, tanto che in molte solennità pubbliche non posso fare a meno di esprimere la
mia gioia con delle lacrime che sono scese furtivamente lungo le mie guance. Per questo motivo, sono
meravigliosamente compiaciuto nel vedere un tale gruppo di uomini prosperare nelle loro fortune privare e
promuovere la riserva pubblica; o in altre parole, che aumentano il patrimonio delle loro famiglie portando
dentro la loro nazione qualunque cosa sia carente e portando fuori qualunque cosa sia superflua.
La natura sembra aver preso una cura particolare nel disseminare i suoi beni tra le diverse regioni del mondo,
con un occhio a questo reciproco rapporto e traffico tra gli uomini, affinchè i nativi delle diverse parti del
mondo potessero avere una sorta di dipendenza dall'altro, e potessero essere uniti insieme da un loro comune
interesse. […]
Se noi consideriamo il nostro paese nella sua prospettiva naturale, senza alcuno dei benefici e dei vantaggi
del commercio, ma quale luogo della terra nudo e scomodo ci è toccato in sorte. Le nostre navi sono cariche
del raccolto di ogni clima, le nostre tavole sono piene di spezie e oli e di vini, le nostre stanze sono riempite
di piramidi di porcellana, e adornate di manufatti del Giappone: la nostra bevanda mattutina ci proviene
dagli angoli più remoti della terra, e noi ripariamo i nostri corpi con le droghe dell'America e ci riposiamo
sotto baldacchini indiani. Invero la natura ci fornisce lo stretto necessario per vivere, ma il commercio ci da
una grande varietà di ciò che è utile, e allo stesso tempo ci fornisce tutto quello che è conveniente e
ornamentale. Ne è la parte minore della nostra felicità il fatto che mentre noi ci godiamo i prodotti più
lontani del nord e sud, siamo liberi da quegli eccessi di tempo che danno loro la nascita; che i nostri occhi
sono rinfrescati con i verdi prati della Britannia, nello stesso tempo i nostri palati godono dei frutti che
crescono tra i tropici. Per tutte queste ragioni non ci sono membri più utili in uno stato dei mercanti.
Loro intrecciano insieme l'umanità in uno scambio reciproco di buoni uffici, distribuiscono i doni della
natura, trovano lavoro per i poveri, aggiungono ricchezza ai ricchi, e magnificenza ai grandi. Il nostro
mercante inglese converte lo stagno della propria nazione in oro, e scambia la sua lana per dei rubini. I
maomettani sono vestiti con i prodotti delle nostre manifatture inglesi, e gli abitanti delle zone gelide sono
riscaldati dai velli delle nostre greggi.
[…] il commercio, senza allargare i territori inglesi, ci ha dato una sorta di impero aggiuntivo, moltiplicando
il numero dei ricchi.
• STEELE
• London
Le ore del giorno e della notte sono occupate, nelle città di Londra e Westminster, da persone così differenti
l'una dall'altra come quelli nati nei secoli differenti. Gli uomini delle sei in punto danno il cambio a quelli
delle nove; (quelli) delle nove si scambiano con la generazione delle dodici; e quelli delle dodici spariscono e
fanno spazio ai mondani che hanno scambiato le due di notte per mezzogiorno. Mentre proseguivo il mio
viaggio, era un'immagine gradevole vedere il mondo cosi graziosamente variegato da quando ho lasciato
Richmond, e la scena continuava a riempirsi di figli di una nuova ora. Questa soddisfazione aumentava
mentre avanzavo verso la City (una zona di Londra). E le insegne vistose, le strade ben disposte (ben
organizzate), magnifici edifici pubblici, e i negozi di lusso, adorni di visi soddisfatti, facevano aumentare la
gioia ancora finché non entrammo nel centro di City, e il centro del mondo del commercio il Palazzo della
Borsa di Londra. Mentre gli altri uomini intorno a me si rallegravano con le loro speranze e i loro buoni
affari, ho trovato un proprio tornaconto nel fare particolare attenzione ai loro diversi interessi. In verità
consideravo me stesso come l'uomo più ricco che camminava quel giorno per il palazzo della borsa di
Londra, perché la mia benevolenza mi fece condividere i guadagni di ogni buon affare che veniva fatto. Non
era la minore delle mie soddisfazioni nel mio studio andare al piano di sopra e passare accanto negozi di
donne gradevoli, per osservare tante mani cosi graziose indaffarate nel piegare nastri; e la massima
attenzione di visi cosi gentili nella vendita dei nei artificiali, spille e bigodini da un lato all'altro del bancone,
era un divertimento nel quale mi sarei dovuto soffermare ulteriormente, se le care creature non mi avessero
chiamato per chiedermi cosa volessi, quando non potevo rispondere semplicemente “Guardarvi”.
Prima delle cinque del pomeriggio lasciai City, venni nel mio solito luogo, Covent Garden , e trascorsi la
serata da Will's prestando attenzione a discorsi di diversi gruppi di persone , i quali si confidavano l'uno con
l'altro a portata del mio orecchio su argomenti delle carte, i dadi, amore, cultura, e politica. L'ultimo
argomento mi trattenne fino a quando non le strade nel possesso del banditore, che annunciava al mondo, e
gridava << Sono le due!>>.
• DANIEL DEFOE
• Robinson Crusoe
• Life Record and Book-Keeping- Racconto biografico e rendicontazione
E siccome la ragione cominciava a prevalere sulla disperazione, cominciai a consolarmi come meglio
potevo, e a stabilire il bene al male, affinchè potessi avere qualcosa per distinguere la mia sorte da altre
peggiori; e lo stabilii con assoluta imparzialità, come debito e credito, le consolazioni di cui godevo e le
afflizioni che avevo sofferto, in questo modo:
SVANTAGGI VANTAGGI
Sono stato gettato su questa spaventosa isola deserta Ma sono vivo: non sono annegato, com'è accaduto di
senz'alcuna speranza di salvezza. tutti i miei compagni di navigazione.
Io sono da solo e separato, per così dire, da tutto il Ma io sono separato anche da tutto l'equipaggio della
mondo per essere infelice nave per essere risparmiato dalla morte, e colui che
miracolosamente mi ha salvato dalla morte mi può
liberare da questa condizione.
Io sono separato dal genere umano, un solitario, Ma non sono a morire di fame su una terra sterile,
bandito dalla compagnia degli uomini. priva di qualsiasi possibilità di sostentamento.
Nel complesso, qui c'era un indubbia testimonianza, che difficilmente c'era una una qualunque condizione al
mondo tanto miserevole, ma che c'era qualcosa di negativo o qualcosa di positivo da essere riconoscente per
questo; e facciamo sì che questa sia come una indicazione che proviene dall'esperienza della più miserevole
di tutte le condizioni di questo mondo, che noi possiamo sempre trovare in essa qualcosa da cui trarre
consolazione, e da mettere nella descrizione dei vantaggi e degli svantaggi, dal lato dei crediti in questo
resoconto.
Era un tizio di bell'aspetto, perfettamente proporzionato, con delle membra dritte e lunghe, non troppo
larghe, alto e ben formato, e, come posso dire aveva circa ventisei anni. Aveva una bellissima espressione,
non feroce e orribile, ma sembrava avere qualcosa di molto virile nel suo viso, e tuttavia aveva nel suo
aspetto tutta la dolcezza e tenerezza di un europeo, specialmente quando sorrideva. I suoi capelli erano
lunghi e neri, non ricci come lana; la fronte molto alta e larga, e una grande vivacità e una scintillante
acutezza negli occhi. Il colore della sua pelle non era troppo nero, ma era piuttosto molto abbronzato, e
tuttavia non era di un brutto giallo nauseabondo, come i brasiliani o i virginiani, come sono gli altri nativi
dell'America, ma di un brillante genere di colore olivastro, che aveva in se di molto gradevole, anche se non
molto facile da descrivere. Il suo volto era rotondo e paffuto, il suo naso piccolo, non era piatto come quelli
dei negri, una bocca molto bella, labbra sottili, e i suoi denti fini ben schierati, e bianchi come l'avorio.
[…]
Lui mi rivolse tutti i segni di soggezione, servitù e sottomissione immaginabili, per farmi sapere come mi
avrebbe servito finché viveva. Io lo compresi in molte cose, e gli feci capire che ero molto compiaciuto di
lui, in breve cominciai a parlargli, e gli insegnai a parlarmi, e per prima cosa, gli feci capire che il suo nome
doveva essere Venerdì, che era il giorno in cui gli avevo salvato la vita. Lo chiamai così in ricordo di quel
momento, e similmente gli insegnai a dire “Padrone” e poi lo informai che quello doveva essere il mio nome;
analogamente gli insegnai a dire si e no e a comprendere il significato di queste parole.
• FIELDIENG
• Tom Jones
• Off the right track- lontano dalla retta via
Il lettore sarà contento di ricordare che abbiamo lasciato Mr Jones, all'inizio di questo libro, sul suo cammino
per Bristol, deciso a cercare la sua fortuna in mare o anzi, piuttosto, a sfuggire dalla sua fortuna sulla terra.
Successe (cosa non molto insolita) che la guida che si era impegnata a guidarlo lungo il suo percorso
sfortunatamente non conosceva molto bene la strada; per cui, avendo smarrito il giusto sentiero e
vergognandosi di chiedere informazioni, gironzolò avanti e indietro finchè non giunse la notte e scese il buio.
Jones, sospettando ciò che stava succedendo, confessò alla guida le sue apprensioni, ma quello insistette sul
fatto che fossero sul giusto cammino ed aggiunse che sarebbe stato veramente strano se egli non avesse
conosciuto il sentiero corretto per Bristol,- anche se in realtà sarebbe stata cosa ancora più strana se l'avesse
realmente saputo, dal momento che non c'era mai passato prima in vita sua-.
Jones non aveva comunque una tanto implicita fiducia nella guida, da non chiedere al loro arrivo in un
villaggio al primo che vide a che punto fossero nel loro percorso verso Bristol. “Da dove siete venuti?” gli
gridò il tizio. “Non importa” rispose Jones frettolosamente, “ voglio sapere se questa è la strada per Bristol”.
“La strada per Bristol!” gridò ancora il tipo,sfregandosi la testa “beh signore credo che difficilmente
arriverete a Bristol entro stasera se proseguite su questa strada”. “Ti prego allora amico” rispose Jones
“Indicaci il sentiero”. -- “Beh signore”urlò il tipo “Devi uscire dalla tua strada il Signore sa dove, perchè
questa strada va verso Gloucester”. “Ok allora, e quale strada porta a Bristol?” disse Jones. “Beh, voi vi state
allontanando da Bristol” rispose il tizio. “Quindi” continuò Jones “dobbiamo tornare di nuovo indietro”. “Eh
già, dovete” confermò il tipo. “Bene, e dopo esser tornati indietro sulla cima della collina, quale strada
dobbiamo prendere?” “Beh, dovete prendere la strada dritta”. “Ma io ricordo che ci sono solo due strade, una
che va a destra e l'altra a sinistra”. “Beh, dovete prendere la strada che va a destra e poi andate dritto;
ricordate soltanto di girare prima alla vostra destra e poi di nuovo alla vostra sinistra e infine alla vostra
destra: questo vi porterà alla dimora del gentiluomo locale e lì dovrete poi proseguire dritto e girare a
sinistra”.
Un altro tipo si avvicinò e chiese in che direzione stessero andando i signori. Essendo di ciò messo a
conoscenza da Jones, prima si grattò la testa e poi, appoggiandosi ad un bastone che teneva in mano, iniziò a
dirgli “Che doveva restare sul percorso di destra per circa un miglio o un miglio e mezzo o un qualcosa del
genere e che poi avrebbe dovuto girare corto a sinistra e che questo lo avrebbe portato proprio attorno a
Padron Jin Bearness”. “Ma chi diavolo è Padron John Bearness?” chiese allora Jones. “Oh Signore” gridò il
tizio “non conoscete Padron Jin Bearness?Ma da dove venite?”
• POPE
• The rape of the Lock-Il taglio del ricciolo
Quale terribile offesa scaturisce da cause amorose,
quali possenti contese nascono da faccende triviali,
io canto – questi versi a Caryll, Musa! È dovuto;
questo persino Belinda può acconsentire a vedere:
piccolo è il soggetto, ma non così è la Lode
se Lei ispira, e Lui approva i miei versi.
Di’ quale strano motivo, Oh Dea! Potè costringere
Un lord beneducato ad assalire una gentile bella donna?
Di’ quale causa ancora più strana, e tuttavia inesplorata,
poté far si che una giovane gentildonna potesse respingere un Lord?
Possono i piccoli uomini impegnarsi in compiti così arditi?
E in teneri petti può dimorare un’ira così possente?
Il Sole attraverso le bianche tende lanciò un raggio timoroso,
e aprì quegli occhi che dovevano eclissare il Giorno;
Ora i cagnolini si danno la scrollatina del risveglio,
e gli innamorati insonni, a mezzogiorno in punto, si svegliano:
Per tre volte suonò il campanello, la pantofola batté sul pavimento,
e l’orologio a molla restituì un suono argentino.
Belinda ancora premeva il suo morbido cuscino,
il suo Silfo guardiano prolungava il suo riposo balsamico.
Era lui che aveva convocato al suo letto silenzioso
Il sogno mattutino che adagiava sul suo capo.
Un giovane più scintillante di un damerino agghindato per una festa,
(persino in questo sonno fece arrossire le sue guance)
Sembrava poggiare le sue labbra conquistatrici all’orecchio di lei,
e così tra i sussurri diceva, o così sembrava.
O tu, più bella di tutte le mortali, tu cura prediletta
Di mille splendenti abitanti dell’aria!
Semmai una visione toccò il tuo pensiero infantile,
di tutto ciò che la balia e il prete hanno insegnato,
di elfi alati visti all’ombra del chiaro di luna,
il pegno d’argento, e l’erba cerchiata,
di vergini visitate da potenze angeliche,
con corone dorate e ghirlande di fuori celesti,
Ascolta e credi! Sappi qual è la tua importanza,
e non negare le tue visioni alle cose poco importanti.
Alcune segrete verità nascoste all’orgoglio dei dotti,
sono rivelate soltanto alle fanciulle e ai bambini:
Che importanza ha se nessun credito vi danno le intelligenze che dubitano?
Le belle e gli innocenti continueranno a credere.
Sappi allora che molti spiriti svolazzano intorno a te,
la lieve milizia del cielo inferiore;
questi anche se invisibili, sono sempre in volo
stanno sospesi sopra il palco, e aleggiano sopra il Ring.
[…]
Ultimamente, mentre io percorrevo le regioni cristalline dell’aria,
nel chiaro specchio della stella che ti governa
Io ho visto incombere qualche terribile evento,
prima che questo sole mattutino discenda nell’oceano.
Ma il cielo non ripeta né di cosa si tratta, né come, né dove:
messa in guardia dal tuo silfo, o pia fanciulla bada!
Rivelarti questo è tutto quello che può fare il tuo guardiano!
Bada a tutto, ma soprattutto bada all' uomo!
Lui disse; quando Shock, che pensava che lei avesse dormito troppo,
si tirò su, e risvegliò la sua padrona con la sua lingua.
Fu allora Belinda! Se il resoconto dice il vero,
che i tuoi occhi si aprirono vedendo per la prima volta un bigliettino amoroso;
Non appena furono letti ferite, incantesimi e ardori,
tutta la visione svanì dalla tua testa.
E ora, svelata, la toletta sta in mostra,
con ogni singolo vaso d’argento disposto in ordine mistico.
Per prima cosa, vestita di bianco, la ninfa intenta adora
A capo scoperto le potenze cosmetiche.
Un’immagine celestiale compare nello specchio,
a questa lei si china, a quella lei rivolge i suoi occhi.
La sacerdotessa inferiore, a fianco del suo altare,
tremante, comincia i sacri riti dell’orgoglio.
Innumerevoli tesori si spalancano subito, e qui
Appaiono le varie offerte del mondo;
da ciascuna lei graziosamente sceglie con curiosa fatica,
e riveste la dea delle spoglie scintillanti,
questo scrigno dischiude le gemme scintillanti dell’India,
e tutta l’Arabia esala da quella scatola.
Qui la tartaruga e l’elefante uniti,
trasformati in pettine, maculato e bianco,
qui ci sono schiere di forcine stendono le loro file scintillanti,
piumini, ciprie, nei, bibbie, biglietti amorosi.
Ora la terribile bellezza indossa tutte le sue armi,
la bella ad ogni istante accresce nelle sue grazie
recupera il sorriso, risveglia ogni grazia
e richiama tutte le meraviglie del suo viso;
guarda per grado un rossore più puro,
e lampi più acuti accorrono nei suoi occhi.
I silvi indaffarati circondano la loro cara cura;
questi dispongono la testa, e quelli dividono i capelli,
alcuni piegano la manica, mentre altri lisciano la veste
e Betty è lodata per fatiche non sue.
• SWIFT
• Gulliver's Travels
• Laputa and Lagado
Quest’accademia non è un intero singolo edificio, ma un seguito di diversi palazzi posti da ambo i lati di una
strada, che essendo in rovina, furono acquistati e adattate a quello scopo. Fui accolto molto gentilmente dal
guardiano, e mi recai all’accademia per molti giorni. Ogni stanza ha dentro uno o più progettisti, e credo di
aver non visitato meno di 500 stanze.
Il primo uomo che vidi aveva un aspetto miserando, con mani e viso neri luridi, i suoi capelli e la sua barba
erano lunghi, era strappato e macchiato in molti punti. I suoi indumenti, la sua maglietta e la sua pelle erano
dello stesso colore. Lui lavorava da otto anni su un progetto per estrarre i raggi del sole dai cetrioli, che
dovevano essere chiusi in fiale ermeticamente sigillate, e poi liberati per riscaldare l'aria durante le estati
rigide e inclementi. Mi disse che non dubitava che entro altri 8 anni, sarebbe stato capace di fornire ai
giardini del governatore dei raggi solari a un prezzo conveniente. Si lamentava che la sua riserva era scarsa, e
mi pregò di dargli qualcosa come incoraggiamento per il suo ingegno, soprattutto perchè era stata una
stagione molto cara per i cetrioli.
Gli feci un piccolo regalo, visto che il mio Signore mi aveva rifornito di denaro proprio perchè conosceva il
loro costume di chiedere l’elemosina a tutti quelli che gli fanno visita.
Visitai poi la scuola di matematica, in cui trovai un professore che adoperava, per l'istruzione dei suoi scolari,
secondo un metodo difficilmente immaginabile in Europa. Ogni tesi e dimostrazione veniva scritti in bella
calligrafia sopra una sottile ostia, con uno speciale inchiostro di tintura cefalica. Questa lo studente doveva
inghiottirla a stomaco vuoto e durante i tre giorni successivi non si nutriva d’altro che di pane e acqua. Dopo
la digestione dell'ostia, la tintura cefalica saliva al cervello portando con se la tesi. Ma il successo non è stato
fin qui soddisfacente, in parte a causa di qualche errore nel quantuum o composizione, in parte a causa della
malvagità dei ragazzi ai quali questo bolo risulta così nauseabondo che loro generalmente si appartano lo
scaricano all'insù prima che possa funzionare, né è stato fin qui possibile persuaderli a praticare un'astinenza
così lunga come richiede la prescrizione.
• WILLIAM BLAKE
• Songs of Innocence
• Infant Joy
“Io non ho nome:
“non ho che solo due giorni di vita”
Come dovrei chiamarti?
“Sono felice
“il mio nome è gioia”
la dolce gioia ti tocchi in sorte
Bella gioia!
Dolce gioia avere solo due giorni,
Dolce gioia ti chiamerò:
tu sorridi,
mentre io canto,
la dolce gioia ti tocchi in sorte!
• Holy Thursday I
Era giovedì santo, con le loro faccette pulite,
i bambini camminando a due a due, vestiti di rosso, blu e verde,
davanti a loro camminavano dei diaconi dal capo canuto, con delle verghe bianche come la neve,
finchè entrarono come le acque del Tamigi nell'alta cupola di san paolo.
• London
io vago attraverso ogni strada etichettata,
vicino a dove l'etichettato Tamigi scorre,
e noto in ogni viso che incontro
segni di debolezza, segni di dolore
• MARY WOLLSTONECRAFT
• A Vindication of the Rights of Woman- Rivendicazione dei diritti delle Donne
Dal rispetto che viene reso alla proprietà scaturiscono, come da una fonte avvelenata, la maggior parte dei
mali e dei vizi che rendono questo mondo una scena così terribile alla mente contemplativa. Poiché è nella
società più raffinata che rettili rumorosi e serpenti velenosi stanno in agguato sotto l’erba fetida; e c’è voluttà
vezzeggiata dall’aria immobile e afosa, che rilassa ogni buona disposizione prima che questa maturi nella
virtù.
Una classe opprime l’altra; perché tutti mirano a procurarsi il rispetto sulla base della loro proprietà: e la
proprietà, una volta conquistata, procurerà solo il rispetto che è dovuto ai talenti e alla virtù. Gli uomini
trascurano i doveri che incombono sull’uomo, e tuttavia sono trattati come semidei: anche la religione è
separata dalla morale da un velo cerimoniale, e tuttavia gli uomini si meravigliano che il mondo sia quasi,
per dirla alla lettera, un covo di malfattori o di oppressori.
C’è un proverbio familiare che dice una verità acuta, che chiunque il demonio trovi ozioso lui lo impiegherà.
E che cosa può produrre la ricchezza e i titoli ereditari se non l’ozio abituale? Poiché l’uomo è fatto in
maniera tale che egli può conseguire un uso appropriato delle proprie facoltà soltanto esercitandole, e non le
eserciterà a meno che una necessità di qualche tipo non metta inizialmente in movimento le ruote.
Similmente la virtù può essere solamente ottenuta tramite la esecuzione dei doveri relativi; ma l’importanza
di questi sacri doveri sarà difficilmente sentita da quell’essere che è privato della sua umanità dalle lusinghe
degli adulatori. Deve esserci maggiore uguaglianza stabilita nella società, altrimenti la morale non
guadagnerà mai terreno, e questa uguaglianza virtuosa non poggerà su basi solide neppure se portata su una
roccia, se metà dell' umanità è incatenata ai piedi dal destino, poiché questa continuamente la minerà
attraverso l’ignoranza o l’orgoglio.
E’ inutile attendersi la virtù dalle donne fino a che esse non saranno in certa misura dagli uomini; anzi è
inutile aspettasi quella forza degli affetti naturali che le renderebbe buone mogli e madri. Fintanto che esse
rimarranno assolutamente dipendenti dai loro mariti saranno astute, meschine ed egoiste, e gli uomini che
possono essere gratificati da questa affezione scodinzolante non hanno delicatezza, poiché l’amore non lo si
deve comprare in nessun senso della parola; le sue ali di seta sono accartocciate immediatamente quando
qualunque cosa che vada al di là di una restituzione di genere analogo viene ricercata. E tuttavia, fintanto che
la ricchezza snerva l’uomo, e le donne vivono, per così dire, sulla base delle loro attrattive personali, come
possiamo aspettarci che svolgano quei doveri che nobilitano che richiedono ugualmente sforzo e auto
rinuncia? La proprietà ereditaria corrompe la mente, e le sue vittime sfortunate, se posso così esprimermi,
fasciate fin dalla loro nascita, di rado esercitano la forza motrice del corpo e della mente; e così, vedendo
ogni cosa attraverso un unico mezzo, ed essendo falso, sono incapaci di distinguere in che cosa consistono il
vero merito e la vera felicità. Falsa, invero, deve essere la luce quando il drappeggio della situazione
nasconde l’uomo, e lo fa avanzare mascherato, trascinando da una scena di dissipazione all’altra, le membra
prive di nervo che sono appese con ottusa immobilità, roteando tutt’intorno l’occhio vuoto che rivela
chiaramente che dentro non c’è mente.
Intendo quindi dedurre che non è prontamente organizzata quella società che non costringe gli uomini e le
donne a svolgere i loro rispettivi doveri, rendendolo l’unico mezzo per acquisire il rispetto dei loro simili,
che ogni essere umano spera in qualche modo di ottenere. Conseguentemente il rispetto che è reso alla
ricchezza e alle semplici attrattive personali, è una autentica tempesta di nord est che distrugge le tenere
gemme dell’affetto e della virtù. La natura ha saggiamente attaccato gli affetti ai doveri per addolcire la
fatica, e per dare quel vigore agli sforzi della ragione che soltanto il cuore può dare. Ma l’affetto che è
indossato solo perché è il segno appropriato di un certo ruolo, quando non ne vengono svolti i doveri, è uno
dei buoni complimenti che il vizio e la follia sono obbligati a rendere alla virtù alla reale natura delle cose.
• MALTHUS
• An Essay on the Principles of Population- Un saggio sui principi della popolazione.
E’ stato detto che grande problema è ora in discussione, se l’uomo da ora in poi dovrà avanzare a velocità
accelerata verso un miglioramento infinito e fin qui mai immaginato, oppure essere condannato ad una
perpetua oscillazione tra felicità e infelicità, e dopo ogni sforzo rimanere ancora a distante incommensurabile
dalla meta desiderata.
Nell’entrare nell’argomento devo premettere che escludo del tutto, al momento, tutte le semplici congetture,
cioè a dire, tutte le supposizioni la cui probabile realizzazione non può essere inferita su alcuna corretta base
filosofica […].
Penso di poter correttamente fare due postulati.
Primo, che il cibo è necessario all’esistenza dell’uomo.
Secondo, che la passione tra i sessi è necessaria e rimarrà pressoché nel suo stato attuale.
Queste due leggi, sin da quando noi abbiamo avuto una qualunque conoscenza dell’umanità, sembrano
essere state leggi fisse della nostra natura, e dal momento che fin qui non abbiamo visto modifiche in loro,
non abbiamo alcun diritto di concludere che cesseranno mai di essere quello che sono adesso, senza un altro
immediato atto di forza da parte dell’essere che per primo ha organizzato il sistema dell’universo, e che a
vantaggio delle sue creature esegue ancora, secondo leggi fisse, tutte le sue varie operazioni.
Non mi risulta che un qualunque scrittore abbia supposto che su questa terra l’uomo alla fine sarà capace di
vivere senza cibo… Verso l’estinzione della passione tra i due sessi, nessun progresso è stato fatto fin qui.
Sembra esistere con altrettanta forza al presente come faceva duemila o quattro mila anni fa. Ci sono delle
eccezioni individuali ora come ci sono sempre state. Ma, dato che queste eccezioni non sembrano crescere in
numero, sarebbe certamente un modo davvero irrazionale di arguire, di dedurre semplicemente dall’esistenza
di un’eccezione, che l’eccezione potrebbe nel tempo diventare la regola, e la regola l’eccezione.
Assumendo quindi i miei postulati come certi, io dico, che la capacità del potere di crescita della popolazione
è infinitamente più grande della capacità della terra di produrre sostentamento per gli uomini. La
popolazione, se non controllata, aumenta in ragione geometrica. La sussistenza cresce solo in ragione
aritmetica. Anche una piccola conoscenza dei numeri mostrerà l’immensità della prima capacità a paragone
con la seconda.
Per quella legge della nostra natura che rende il cibo necessario alla vita degli uomini, gli effetti di queste
due forze diverse devono essere mantenuti uguali.
Questo implica il funzionamento di un controllo forte e costante sulla popolazione messo in atto dalla
difficoltà della sussistenza. Questa difficoltà deve ricadere da qualche parte e difficilmente sarà sentita
severamente da una grande parte dell’umanità.
Per tutti mondi animali e vegetali, la natura ha sparso i semi della vita con mano estremamente prospera e
generosa. E’ stata al confronto avara nello spazio e nel nutrimento che sono necessari per farli crescere. I
germi dell’esistenza contenuti in questo luogo della terra, con abbondanza di cibo, e con abbondanza di
spazio per espandersi, riempirebbero milioni di mondi nel corso di poche migliaia di anni. La necessità,
quella imperiosa legge della natura e che tutto pervade, li limita dentro i limiti prescritti. La razza delle
piante e la razza degli animali si ritraggono sotto questa grande legge restrittiva. E la razza degli uomini non
può neanche con qualunque sforzo della ragione sfuggire a questa legge. Tra le piante e gli animali i suoi
effetti sono spreco di semi, malattia e morte prematura. Tra gli uomini sono miseria e vizio. La prima,
miseria, è una conseguenza assolutamente necessaria di questo. Il vizio è una conseguenza altamente
probabile, e conseguentemente noi lo vediamo prevalere abbondantemente, ma forse non potrebbe essere
definito una conseguenza assolutamente necessaria. La prova della virtù consiste nel resistere a ogni
tentazione verso il male.
Questa naturale disuguaglianza delle due forze di crescita della popolazione e della produzione sulla terra, e
quella grande legge della nostra natura che deve costantemente mantenere uguali i loro effetti costituisce
quella grande difficoltà che a me sembra insormontabile sul cammino della perfettibilità della società. Tutti
gli altri argomenti sono di importanza lieve e subordinata rispetto a questa. Io non vedo nessun modo in cui
l'uomo possa sfuggire dal peso di questa legge che pervade tutta la natura animata. Nessuna eguaglianza
immaginata, nessuna legge agraria nella loro massima estensione, potrebbero rimuovere la pressione sicura
neppure per un singolo secolo. E questo appare, quindi, essere decisivo contro la possibile esistenza di una
società, tutti i membri della quale dovrebbero vivere nell’agio, nella felicità e in relativo lusso; e non provare
alcuna ansia riguardo alla necessità di provvedere ai mezzi della sussistenza per se stessi e per la propria
famiglia.
Conseguentemente, se le premesse sono giuste, l’argomento è conclusivo contro la perfettibilità della massa
dell'umanità. E’ certamente una riflessione estremamente scoraggiante il fatto che il grande ostacolo sul
cammino verso qualunque straordinario miglioramento nella società sia di una natura tale che noi non
possiamo mai sperare di superarlo. La perpetua tendenza della razza umana ad aumentare al di là dei mezzi
di sussistenza è una delle leggi generali della natura animata che noi non abbiamo alcuna ragione di
attenderci che cambierà. E tuttavia, per quanto scoraggiante la contemplazione di questa difficoltà deve
essere per tutti i coloro i cui sforzi che sono lodevolmente diretti verso il miglioramento della specie umana,
è evidente che nessun possibile bene possa scaturire da qualunque sforzo di ignorarla o di tenerla sullo
sfondo. Contrariamente, i più terribili mali possono essere attesi dalla condotta non virile di non posare la
verità perché questa è sgradevole.