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Don Giuseppe, approfitto della sua disponibilità per chiederle di valutare se, queste due

tracce, vanno bene o se devo modificare o aggiungere qualcosa.


Per la 1° traccia (questa qui sotto) non sono riuscito a trovare dei riferimenti biblici da
citare.
Può darmi qualche suggerimento? Grazie.
Andrea

1)In un messaggio rivolto al mondo della Scuola, Papa Francesco ha detto: “Perché l’identità non
diventi violenta, non diventi autoritaria, non diventi negatrice della differenza, ha costantemente
bisogno dell’incontro con l’altro, ha bisogno del dialogo, ha bisogno di crescere in ogni incontro e ha
bisogno della memoria della propria appartenenza”. Come aiuterebbe gli alunni di una classe a sua
scelta ad essere più consapevoli del valore della propria unicità e allo stesso tempo della bellezza di
appartenere a un popolo? Quali testi biblici potrebbe citare?

Nel discorso di Papa Francesco ai giovani della Scholas Occurrentes, il Papa ci insegna che l’identità
non deve rinunciare alle sue radici e nello stesso tempo deve essere aperta all’incontro con l’altro,
con il diverso da noi.
Affrontando, con dei ragazzi a scuola, il tema dell’identità e dell’appartenenza ad un popolo, partirei
dal presupposto che ognuno di noi è unico, unico nella storia dell’umanità.
Pur essendo unici siamo chiamati, però, a vivere insieme con tutte le nostre diversità fisiche, culturali
e spirituali. Non siamo massa. Siamo individui con la chiamata ad essere tutti uniti nell'amore.
Ognuno di noi quindi ha un’identità e il Papa sottolinea che l’identità ha una storia, proviene da una
famiglia, da una città, da una comunità, quindi da un popolo; “La nostra identità - spiega il Papa - non
è un numero di fabbrica, non è una informazione che posso cercare su internet”.

È il disegno di Dio che ci vuole uniti nelle nostre diversità. Senza essere uniti a Lui siamo massa
plasmata non dall'amore ma dalla mentalità del mondo che, con forza e prepotenza, vuole che noi
parliamo, operiamo, vestiamo come esso ci vuole.
Ed è questo il pericolo di cui parla il Papa, cioè di un’identità che perde le sue radici, dimentica da
dove viene, dimentica la sua storia ed in questo caso diventa pericolosa perché non si apre all’altro,
perché è un’identità non aperta all’amore, all’accoglienza del diverso da noi.
Il Vangelo ci insegna, invece, che Cristo forma la sua comunità con individui l'uno diverso dall'altro
socialmente e culturalmente. Gradualmente e successivamente impareranno da Lui a stare uniti
nell'amore e rispetto reciproco. Quando ci sarà la Pentecoste, cioè la discesa dello Spirito Santo, essi
comprenderanno che nessuno è migliore dell'altro e che nessuno è autosufficiente. La fede in Gesù
Cristo li ha uniti nell'amore e rispetto reciproco.
Dove non c'è amore e unità, non c'è fede in Gesù Cristo. I differenti carismi non devono essere
strumento di divisione, ma di unità.
Ed è questo l’appello di Papa Francesco che ci dice che: “L’identità -  non “elimina la differenza, ha
bisogno in modo permanente dell'incontro con l’altro”, il dialogo con l’altro serve “per arricchirsi a
vicenda”, è fratellanza.”
Qui sta il centro dell’appello del Papa che ci indica l’altro non come qualcuno da cui difendersi o di cui
avere paura, ma qualcuno d’accogliere con amore perché è proprio attraverso l’accoglienza del
diverso che si arricchisce la nostra identità.
Sarebbe una cosa grandiosa se questo principio evangelico venisse compreso e praticato nella
famiglia, ma soprattutto nell’ambiente scolastico dove molto spesso il diverso viene rifiutato,
emarginato messo da parte e questa cosa può prendere poi il sopravvento e portare a forme gravi di
disagio come gli episodi di bullismo di cui purtroppo oggi sentiamo tanto parlare. E’ il compito di noi
educatori e insegnanti che dobbiamo riuscire a far capire ai nostri ragazzi quanto sia importante
aprirsi e dialogare con l’altro, conservando la nostra identità e accettandolo nella sua diversità.

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