Condizionamento
AUTONOMI
Impianti di climatizzazione
CENTRALIZZATI
1. A colonne montanti
1. a sorgente
2. A cascata
2. Complanare:
p
1. Ad anello monotubo
2. Ad anello a due tubi
3. A collettori complanari
Dalla caldaia si
dipartono
verticalmente le
tubazioni di
mandata e di
ritorno dalle
ritorno,
quali, in
corrispondenza
p
di ogni piano e
per ogni zona
termica si
termica,
dirama una
tubazione di
mandata che si
chiude ad anello
su tutti gli
utilizzatori
C tt i ti h
Caratteristiche
- la lunghezza delle tubazioni è ridotta e si ha una maggiore garanzia sulla
tenuta;
- l’ultimo radiatore di ciascuna zona è il più sfavorito in quanto la differenza
tra la temperatura media dell’acqua e quella dell’aria è più bassa;
pe a
-per avere
e e la
a sstessa
essa resa,
esa, occo
occorre
e au
aumentare
e a e la
a supe
superficie
ced di sca
scambio
bo
termico.
-Se
Se si chiude un radiatore
radiatore, si blocca il flusso anche agli altri (risolto con un by
by-
pass).
1.Per la regolazione si impiegano valvole a quattro vie, questo sistema viene
utilizzato dove gli altri risultano troppo costosi, ad esempio per riscaldare locali
molto ampi.
Corso di Impianti Tecnici per l'edilizia - E. Moretti 10
Impianti ad anello a due tubi: consente un minor impiego di tubazioni senza precludere
la possibilità di regolare il singolo terminale; consiste nel servire in serie e parallelo
con due tubi i diversi terminali, che prendono il fluido dal tubo di mandata e lo
scaricano su q
quello di ritorno.
Il ritorno di un terminale non va quindi a quelli successivi.
I terminali sono dimensionati in base alla ripartizione del carico termico nei
diversi ambienti e la distribuzione dell’acqua calda avviene
indipendentemente per ciascun radiatore.
Dal collettore partono tanti tubi quanti sono gli elementi terminali (uno per
la mandata e uno per il ritorno); si tratta di tubi di diametro molto
piccolo,, in g
p genere <16 mm,, in rame, senza p
pezzi speciali;
p sono installati
stendendoli sul massetto e proteggendoli dallo schiacciamento.
• Ogni utenza è servita da un generatore di calore, con una taglia media di circa 35
kW termici. La grande diffusione degli impianti autonomi è stata determinata dalla
possibilità di farli funzionare secondo le esigenze dell
dell’utente;
utente; il rendimento globale è
più basso rispetto agli impianti centralizzati con maggiori costi di esercizio.
• La distribuzione dell
dell'acqua
acqua calda avviene con le stesse modalità viste per gli
impianti centralizzati.
• Nell’ambito
N ll’ bit degli
d li impianti
i i ti autonomi
t i sii possono citare
it i radiatori
di t i a gas, elementi
l ti
che hanno la forma di un ventilconvettore ed ognuno dei quali possiede un
bruciatore. I vantaggi di questi impianti sono il fatto che il collegamento tra gli
elementi terminali è costituito da un tubo di piccolissime dimensioni, non esistono
problemi di congelamento e l’impianto può essere parzializzato.
• Si tratta di impianti a convezione forzata tra i fumi della combustione del gas e
l’aria, che presentano un fattore di scambio molto elevato, pertanto il tempo di
messa a regime è ridotto.
• Tra gli svantaggi dei radiatori a gas occorre ricordare che si ha la presenza di
numerose fiamme ed altrettanti scarichi in un appartamento; si hanno inoltre molte
probabilità di guasti e occorre un’adeguata manutenzione, soprattutto nel controllare
glili scarichi.
i hi
U impianto
Un i i t di riscaldamento
i ld t è quell complesso
l di elementi
l ti e di
apparecchiature atti a realizzare e mantenere in determinati ambienti
valori della temperatura maggiori di quelli esterni.
L’acqua presente nella rete di distribuzione circola, per mezzo di una pompa, all’interno
del generatore di calore, dove viene scaldata ed inviata agli elementi terminali che
scambiano calore con l’aria ambiente, mantenendone la temperatura al valore di
progetto.
Il vaso di espansione presente nel circuito serve ad assorbire le dilatazioni
termiche dell
dell’acqua
acqua dalle condizioni di volume minimo,
minimo ad impianto spento,
spento a quelle
di volume massimo, ad impianto acceso.
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ELEMENTI TERMINALI
Hanno il compito
p di fornire all’ambiente da riscaldare l’energia
g
termica necessaria a soddisfare il carico termico.
g impianti
Negli p di riscaldamento i tipi
p di elementi terminali sono:
radiatori;
ventilconvettori;
ventilconvettori;
pannelli radianti.
Radiatori
Vantaggi:
gg
−buone condizioni di benessere termoigrometrico, limitando il
fenomeno dell
dell’asimmetria
asimmetria radiante,
radiante bilanciando il flusso termico
verso superfici fredde (le finestre);
GHISA
Modulari con elementi a colonne o piastre di conseguenza si possono
realizzare corpi p scaldanti di p potenzialità adeguata
g alle esigenze
g
dell’ambiente in cui devono essere installati; resistenti alla corrosione con
una vita utile molto lunga.
S
Sono molto
lt pesanti ti e hanno
h un’elevata
’ l t inerzia
i i termica:
t i d un lato,
da l t
l’ambiente si mantiene caldo per un certo periodo di tempo dopo lo
spegnimento
p g dell’impianto,
p , dall’altro,, la temperatura
p interna dell’ambiente si
porta a regime con un ritardo superiore rispetto al caso in cui si impieghino
radiatori in acciaio o alluminio. 23
Corso di Impianti Tecnici per l'edilizia - E. Moretti
Disegno schematico di un radiatore in ghisa.
ALLUMINIO
(
qc = S ⋅ h c ⋅ TH2O − Ta )
dove:
qc = potenza
t t
termica
i scambiata
bi t (W);
(W)
S = superficie di scambio termico (m2);
hc = coefficiente
ffi i globale
l b l di scambio
bi termico
i per convezione
i
(W/m2K);
TH2O = temperatura media dell’acqua all’interno della batteria (K);
Ta = temperatura dell’aria all’ingresso al ventilconvettore (K).
Vantaggi:
• possono essere alimentati con acqua calda dai collettori solari;
• le perdite di calore lungo la rete di distribuzione sono più basse;
• non si ha formazione di zone nere sulla superficie della parete;
• possono essere impiegati per il raffrescamento estivo;
• a volte
lt sono meno costosi
t i rispetto
i tt aii radiatori.
di t i
a) b)
Nel p
primo caso si tratta di soluzioni in cui il corpo
p scaldante è p
parte
dello stesso circuito di distribuzione del fluido termovettore; infatti le
parti terminali delle tubazioni del circuito sono annegate nella
struttura del pavimento, delle pareti o del soffitto, e cedono calore
per radiazione
di i alle
ll pareti
ti affacciate
ff i t sull locale
l l riscaldato.
i ld t
Tra questi i più comuni sono gli impianti a pavimento radiante, con
tubazioni in materiale plastico poste al di sopra di uno strato di materiale
isolante e ricoperte
p dal massetto e dal p
pavimento.
Vantaggi:
•buone condizioni di benessere, evitano la formazione di discontinuità e
disuniformità di temperatura;
• non formano correnti d’aria;
• evitano la combustione del pulviscolo atmosferico;
• sono abbinabili a tecnologie per il risparmio energetico (collettori solari,
caldaie a condensazione,, ecc.);
);
• assenza di elementi terminali.
Svantaggi:
• costosi;
• personalel specializzato
i li t per l’i
l’installazione;
t ll i
• in caso di guasto occorre rimuovere il pavimento per la riparazione.
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Pannelli radianti
Se impiegati per il raffrescamento estivo,
estivo devono essere accompagnati da un
sensore anticondensa che controlli la temperatura superficiale del
pavimento,
i t f
facendo
d in
i modo
d che
h sii mantenga
t sempre superiore
i alla
ll
temperatura di rugiada dell’aria ambiente.
Nelle schede tecniche degli elementi terminali fornite dai costruttori, in base
alle
ll caratteristiche
tt i ti h di potenza
t prossime
i alle
ll esigenze
i d l locale,
del l l sii individua
i di id
preliminarmente la tipologia di corpo scaldante:
- per i radiatori sono fornite le potenze termiche rese da ciascun
elemento, pertanto si determina il numero di elementi dividendo la potenza
richiesta per la potenza di ciascun elemento e arrotondando all all’intero
intero
superiore; le rese sono riferite a valori stabiliti del ∆T tra acqua nel
radiatore e aria ambiente e p possono essere appositamente
pp corretti pper
valori diversi;
− per i ventilconvettori sono fornite la potenza termica e frigorifera
globalmente rese da diversi modelli nelle diverse taglie,
taglie basta selezionare
il modello di taglia pari (se disponibile) o appena superiore a quella
richiesta in ambiente;;
− per i pannelli radianti sono fornite le potenze termiche rese per unità di
superficie al variare del diametro e dell’interasse delle tubazioni, è
sufficiente individuare e selezionare la configurazione la cui potenza,
potenza
moltiplicata per la superficie dell’ambiente, fornisce la potenza richiesta.
Corso di Impianti Tecnici per l'edilizia - E. Moretti 38
DIMENSIONAMENTO
Q = K m ⋅ ΔT n
dove Km [W/°C] e n sono coefficienti il cui valore è tabulato nei dati tecnici
del singolo modello.
Q eff = Q nom ⋅ F
dove:
Qeff= potenza termica effettiva ((W);
p )
Qnom= potenza termica nominale (W);
F =fattore correttivo g
globale ((adimensionale).
)
Ipprincipali
p fluidi termovettori impiegati
p g nella distribuzione del calore
sono acqua e aria; l’acqua presenta dei vantaggi che ne fanno
generalmente il vettore p
g preferito a tale scopo:p ha un calore
specifico superiore di quattro volte rispetto a quello dell’aria (γH2O =
4 186 kJ/kg K,
4.186 K γa = 1.004
1 004 kJ/kg K) e ha un coefficiente di
convezione più elevato.
Diagramma portata - perdite di carico per tubazioni in acciaio a), in rame b).
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Tubazioni: tipologie e dimensionamento
½ 0 48
0.48 0 30
0.30 0 76
0.76 0 91
0.91
¾ 0.61 0.42 0.98 1.2
1 0.79 0.51 1.2 1.5
1¼ 1.0 0.70 1.7 2.1
1½ 1.2 0.80 1.9 2.4
2 1.5 1.0 2.5 3.0
2½ 1.8 1.2 3.0 3.6
3 2.3 1.5 3.6 4.6
3½ 2.7 1.8 4.6 5.4
4 3.0 2.0 5.1 6.4
5 4.0 2.5 6.4 7.6
6 4.9 3.0 7.6 9.1
8 6.1 4.0 10.4 10.7
10 77
7.7 49
4.9 12 8
12.8 15 2
15.2
12 9.1 5.8 15.3 18.3
14 10.4 7.0 16.8 20.7
16 11.6 7.9 18.9 23.8
18 12.8 8.8 21.4 26.0
R tot = R d + R c (Pa)
Possono essere:
1. a condotti indipendenti: il fluido caldo e il fluido freddo scorrono in tubi
diversi;
2. a condotti coassiali: il fluido caldo e il fluido freddo scorrono in uno
stesso tubo, opportunamente separati ed isolati;
3. con attacchi centrali: i tubi di alimentazione del fluido termovettore
provenienti dal g
p generatore sono raccordati ortogonalmente
g rispetto
p
all’asse del collettore;
4. con attacchi laterali: i tubi di alimentazione del fluido termovettore
sono raccordati longitudinalmente rispetto all’asse del collettore.
V0 ⋅ (e − e0 )
Vv = (m3 )
1 − (PI / PF )
Vv = volume del vaso di espansione (litri);
V0 = contenuto di acqua nellnell’impianto
impianto (litri);
e = coefficiente di espansione dell’acqua alla temperatura finale;
e0 = coefficiente di espansione dell’acqua alla temperatura iniziale;
PI = pressione
i assoluta
l t di carica
i vaso (bar);
(b )
PF = pressione assoluta massima di esercizio del vaso (bar).
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Vaso di espansione: tipologie e dimensionamento
1. p
pompe
p volumetriche: sfruttano la variazione di volume in una camera
per provocare la spinta sul fluido.
2 pompe centrifughe: il fluido viene messo in rotazione da una girante,
2. girante
aspirato assialmente e rinviato in direzione periferica all’estremità delle
pale
l della
d ll girante
i t stessa.
t
3. pompe ad elica, o assiali: sono costituite da un’elica calettata su un
albero, che imprime una spinta al fluido che viene aspirato e rinviato
sullo stesso asse.
Negli
g impianti
p di riscaldamento,, la tipologia
p g centrifuga
g è q
quella p
più
impiegata.
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Pompe di circolazione: tipologie e dimensionamento
Q = g⋅ γ ⋅ρ⋅ Δ
ΔT
T
in cui:
Q = carico termico dell’utenza, per mantenere la temperatura alle
condizioni di p
progetto
g ((W);
);
g = portata d’acqua (m3/h);
γ = calore specifico dell’acqua (J/kg °C);
ρ = densità dell’acqua (kg/m3);
ΔT = differenza tra la temperatura all’uscita e quella in ingresso alla
caldaia (°C).
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Pompe di circolazione: dimensionamento
O i circuito
Ogni i it ha h una curva caratteristica,
tt i ti l
legata
t alla
ll sua conformazione
f i e
alle singolarità: poiché le perdite di carico sono proporzionali al quadrato
della velocità, la curva può essere riportata in un diagramma g/H, in cui
dall’intersezione della curva caratteristica del circuito e di quella della pompa
è possibile individuare il punto di funzionamento.
Elettropompe in parallelo
Aumentare la prevalenza
Elettropompe
p p in serie
ρ ⋅ g⋅H ((kW))
P=
367.2 ⋅ η
in cui:
P = potenza assorbita dalla pompa (kW);
ρ = densità del fluido di lavoro (kg/m3);
g = portata (m3/h);
H = prevalenza (m c.a.);
367.2 = coefficiente numerico di conversione che ingloba la costante di
accelerazione universale;
η = rendimento.
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