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I componenti degli
impianti di
condizionamento e
riscaldamento
Prof. A. Frattolillo
andrea.frattolillo@unica.it
A. Frattolillo – Impianti Tecnici
I componenti degli impianti di riscaldamento e condizionamento
DICAAR
= 70 W/K
Noto il valore della potenza termica da fornire al locale, si passa al dimensionamento dei
radiatori da installare
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I componenti degli impianti di riscaldamento e condizionamento
DICAAR
I criteri generali
Qn = c·(tn)n
Tipologie e materiali
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I componenti degli impianti di riscaldamento e condizionamento
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Tipologie e materiali
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I componenti degli impianti di riscaldamento e condizionamento
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Tipologie e materiali
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I componenti degli impianti di riscaldamento e condizionamento
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Tipologie e materiali
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I componenti degli impianti di riscaldamento e condizionamento
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Tipologie e materiali
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I componenti degli impianti di riscaldamento e condizionamento
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Tipologie e materiali
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I componenti degli impianti di riscaldamento e condizionamento
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Termoconvettori e ventilconvettori
Sono terminali che cedono o sottraggono calore all’ambiente per convezione naturale e
forzata rispettivamente. Sono costituiti essenzialmente da:
- una o due batterie alettate di scambio termico
- ventilatori centrifughi o tangenziali (solo ventilconvettori)
- un filtro dell’aria
- una bacinella di raccolta condensa
- un involucro di contenimento (mobiletto)
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I componenti degli impianti di riscaldamento e condizionamento
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Termoconvettori e ventilconvettori
Si utilizzano per riscaldare e raffreddare abitazioni, uffici, sale di riunione,
alberghi, ospedali, laboratori, ecc....
Pannelli radianti
Si ottengono annegando nelle strutture murarie del pavimento o della parete
dei tubi in materiale plastico (PEX) all’interno dei quali scorre acqua calda
intorno ai 40°C.
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Pannelli radianti
I principali vantaggi del riscaldamento a pannelli radianti rispetto all’utilizzo di
radiatori o termoconvettori vanno dal risparmio energetico (10÷15%), miglior qualità
dell’aria, date le basse temperature di esercizio che evitano la cottura del pulviscolo
atmosferico, un miglior benessere termico e un minor impatto ambientale in quanto
l’impianto risulta essere completamente nascosto.
Per contro si ha un maggior costo sia in fase di realizzazione che di progettazione.
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I componenti degli impianti di riscaldamento e condizionamento
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Pannelli radianti
1. Pavimentazione 1. Pavimentazione
2. SABBIA E CEMENTO SUPERCEM 2. SABBIA E CEMENTO SUPERCEM
PRONTO PRONTO
3. Sistema di riscaldamento 3. Materassino fonoisolante
4. Materassino fonoisolante 4. PAVIFOND REVOLUTION
5. PAVIFOND REVOLUTION 5. BETONVER 1500
6. Barriera al vapore 6. Barriera al vapore
7. Soletta mista 7. Solaio in legno
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I componenti degli impianti di riscaldamento e condizionamento
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Terminali di erogazione
Ventilconvettori / Termoconvettori
Terminali di erogazione
Pannelli a parete
Pannelli annegati a
pavimento (non tengono
conto delle perdite di calore
non recuperate dal pavimento
verso il terreno)
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I componenti degli impianti di riscaldamento e condizionamento
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• attivano forti moti convettivi e quindi contribuiscono al formarsi di zone con aria più
calda a soffitto e più fredda a pavimento
Si tratta di una frazione della potenza termica “nominale”, viene calcolata applicando al
valore di quest’ultima una serie di coefficienti riduttivi, che tengono conto dell’altitudine,
della temperatura dell’acqua, della tipologia di attacchi, della verniciatura e della
tipologia di installazione:
Nella pratica quindi sarà necessario provvedere in via preliminare alla determinazione del
valore numerico dei cinque coefficienti citati, quindi moltiplicarli per il valore della
potenza termica nominale.
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I componenti degli impianti di riscaldamento e condizionamento
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E’ quindi possibile impostare una tabella in formato excel e procedere al calcolo del
fattore FT per i vari valori di temperatura.
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I componenti degli impianti di riscaldamento e condizionamento
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E’ quindi possibile impostare una tabella in formato excel e procedere al calcolo del
fattore FT per i vari valori di temperatura.
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I componenti degli impianti di riscaldamento e condizionamento
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pmare
Falt
1,3 pmare 0,3 p
dove:
pmare: pressione atmosferica al livello del mare = 101,3 kPa
p: pressione atmosferica della località di installazione (kPa), valutabile con:
p ( H ) 101,3 0,0113 H
con H espressa in m.
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installazione a nicchia
installazione dietro
lamiera perforata
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Esempio di dimensionamento
L’ambiente in cui è stato calcolato il fabbisogno iniziale è un locale, 10 metri per 5 metri,
dotato di due finestre 2 metri per 1 metro ed una porta 2,2 metri per 1 metro.
Il locale si trova collocato al quarto piano di un edificio, a Cagliari (H50 m sul livello
del mare).
Dal catalogo si sceglie:
Esempio di dimensionamento
Potenza nominale 233 W (condizioni standard)
Fattori correttivi:
-altitudine località edificio 50 m sul livello del mare
101,3 101,3
Falt 0,998
1,3 101,3 0,3 101,3 0,0113 50 131,69 30,22
Esempio di dimensionamento
Potenza nominale 233 W (condizioni standard)
Il corpo scaldante trasmette, dunque, meno del 95% della potenza nominale, ovvero
Pfabbisogno 770
N 4
Peffettiva 221
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Sistema di distribuzione
Le reti di distribuzione
dell’energia termica
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I circuiti aperti possono essere: a pressione (se la pressione totale è fornita da un mezzo
meccanico, ad esempio le elettropompe), a caduta (se l’acqua proviene da un serbatoio
sopraelevato rispetto all’utenza), misti (se l’acqua viene pompata ai serbatoi di raccolta e
quindi distribuita a caduta)
Le reti di distribuzione, che uniscono la sorgente energetica alle utenze mediante sistemi
di tubazioni nelle quali si muove acqua a circolazione forzata possono essere classificate
in distribuzione: i) monotubo, ii) a due tubi, iii) a tre tubi, iv) a quattro tubi.
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• L’acqua che entra nel primo corpo scaldante è una parte della portata totale; l’acqua che
entra nel secondo terminale è, a sua volta, parte della portata totale, risultante però dalla
miscela tra l’acqua meno calda che esce dal precedente e quella parte che ha proseguito
nell’anello con la temperatura iniziale.
Gli impianti a distribuzione orizzontale prelevano da un montante principale l’energia termica. Questa è distribuita ai singoli
terminali da una cassetta di zona. Questo elemento permette di effettuare una regolazione intermedia dell’impianto del
singolo appartamento, tramite sonda di temperatura in ambiente sul relativo termostato, nonché di effettuare una
contabilizzazione dei consumi, con l’opportuna componentistica (contacalorie).
impianti individuali con generatore autonomo con regolazione manuale o con regolazione di zona
a mezzo cronotermostato ambiente
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• Ogni terminale era dotato di elettrovalvola a tre vie che, comandata da un sensore
ambiente, sceglieva il “freddo” o il “caldo”.
Pompe assiali (ad elica): una girante con le pale perpendicolari all’asse
imprime una spinta centrifuga all’acqua
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Ppompa= VH2Op
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Il D.P.R. n. 412 del 1993 fornisce, in funzione del diametro esterno e della
conduttività termica dell’isolante, lo spessore del materiale coibente (in mm) da
applicare sulle reti di distribuzione dell’impianto termico. Maggiore è la capacità di
isolamento del materiale scelto e minore sarà lo spessore da impiegare.
La centrale termica
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Le centrali termiche
Si definiscono centrali termiche (o locali caldaia) quei locali all’interno dei quali sono collocati i
generatori di calore degli impianti di riscaldamento
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Le centrali termiche
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Le centrali termiche
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I locali posti all’interno di fabbricati destinati anche ad altri usi devono costituire
compartimento antincendio.
Le strutture portanti devono possedere requisiti di resistenza al fuoco non inferiore a R 120,
quelle di separazione da altri ambienti non inferiori a REI (R = resistenza E = ermeticità I =
isolamento)120.
Nel caso di apparecchi di portata termica complessiva inferiore a 116 kW e ammesso che tali
caratteristiche siano ridotte a R 60 e REI 60.
Le strutture devono essere realizzate in materiali incombustibili.
L’altezza del locale d’installazione deve rispettare le misure minime, in funzione della
portata termica complessiva:
- non superiore a 116 kW: 2,00 m;
- superiore a 116 kW e sino a 350 kW: 2,30 m;
- superiore a 350 kW: 2,50 m.
La soglia del locale deve essere rialzata di almeno 0,20 m rispetto al pavimento; questa
impermeabilizzata, assieme alle pareti perimetrali costituisce un bacino di contenimento in
caso di fuoriuscita accidentale di combustibile.
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Le centrali termiche
La localizzazione classica della centrale termica è prevista:
- al piano cantinato,
- all’ultimo piano dell’edificio (piano di copertura)
- locali completamente separati dall’edificio stesso (soluzione più frequente nei grossi
impianti di ospedali, centri commerciali, impianti di quartiere ecc.)
Posizione quanto più possibile baricentrica della centrale termica rispetto all’edificio allo
scopo di ridurre i tratti orizzontali delle tubazioni che collegano la centrale stessa alle varie
utenze.
È conveniente la collocazione che la vede prossima agli spazi previsti per il passaggio delle
tubazioni stesse (cavedi, cunicoli ecc.)
Dal punto di vista funzionale, dalla centrale si diramano le tubazioni (mandata e ritorno
dell’acqua calda) che collegano le varie utenze.
La localizzazione della centrale termica, dovrà tenere conto del tipo di combustibile
utilizzato e quindi del sistema di alimentazione (liquido da serbatoio e gassoso con
collegamento al contatore principale).
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Per i complessi costituiti da più edifici o comunque da utenze di grande potenzialità la soluzione più
idonea è quella di posizionare la centrale termica all’esterno dell’edificio
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Terminali di erogazione
Si definisce rendimento di emissione il rapporto tra l’energia richiesta per il riscaldamento
degli ambienti con un sistema di emissione in grado di fornire una temperatura ambiente con
uniformità ed uguale nei vari ambienti e l’energia richiesta per il riscaldamento degli stessi
ambienti con l’impianto di emissione reale.
Norme di riferimento per la determinazione della potenza termica nominale e della potenza termica
nelle diverse condizioni di impiego, per alcuni dei terminali di emissione:
- UNI EN 442 per i radiatori e termoconvettori;
- UNI EN 14037 per le strisce radianti prefabbricate montate a soffitto;
- UNI EN 1264 per i sistemi ed i componenti di riscaldamento a pavimento;
- UNI EN 1397 per i ventilconvettori ad acqua.
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Terminali di erogazione
Il carico termico medio annuo, espresso in W/m3 è ottenuto dividendo il fabbisogno annuo di energia termica utile Qh espresso in Wh, per il tempo
convenzionale di esercizio dei terminali di emissione, espresso in ore, e per il volume lordo riscaldato del locale o della zona espresso in metri cubi.
Wh
Qh 2 S m 2
m anno W
u
3
h
hr V m 3
m
anno
r
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I componenti degli impianti di riscaldamento e condizionamento
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Terminali di erogazione
(*) Il rendimento indicato è riferito ad una temperatura di mandata dell'acqua di 85 °C. Per parete
riflettente, si incrementa il rendimento di 0,01. In presenza di parete esterna non isolata (U > 0,8
W/m2 K) si riduce il rendimento di 0,04. Per temperatura di mandata dell'acqua ≤65 °C si incrementa
il rendimento di 0,03.
(**) I consumi elettrici non sono considerati e devono essere calcolati separatamente.
(****) I dati forniti non tengono conto delle perdite di calore non recuperate dal pavimento verso il terreno;
queste perdite devono essere calcolate separatamente
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Terminali di erogazione
Terminali di erogazione
Per ambienti riscaldati di altezza maggiore di 4 m, i rendimenti di emissione dipendono non
solo dal carico termico medio annuale, ma sono fortemente influenzati dalla tipologia e dalle
caratteristiche dei componenti, dalle modalità di installazione e dalle caratteristiche stesse
dell'edificio.
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Terminali di erogazione
Terminali di erogazione
Nel caso dell’aerotermo il ventilatore costituisce l’ausiliario del sistema di emissione, mentre la pompa di
circolazione del fluido termovettore è l’ausiliario del sistema di distribuzione.
Nel caso del generatore d’aria calda è opportuno assegnare la potenza elettrica ausiliaria del ventilatore al
sistema di emissione, mentre la potenza elettrica del bruciatore al sistema di generazione.
Sottosistema di distribuzione
Nel caso di impianti autonomi e impianti centralizzati con tipologie comuni di reti di
distribuzione, i valori del rendimento di distribuzione può essere ricavato da prospetti
semplificativi
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Sottosistema di distribuzione
Nel caso di impianti autonomi e impianti centralizzati con tipologie comuni di reti di
distribuzione, i valori del rendimento di distribuzione può essere ricavato da prospetti
semplificativi
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Sottosistema di distribuzione
Nel caso di impianti autonomi e impianti centralizzati con tipologie comuni di reti di
distribuzione, i valori del rendimento di distribuzione può essere ricavato da prospetti
semplificativi
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Sottosistema di distribuzione
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Sottosistema di distribuzione
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Sottosistema di distribuzione
I valori dei prospetti si riferiscono a distribuzione con temperatura variabile, con
temperature di mandata e ritorno di progetto di 80 °C/60 °C.
d corretto