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STORIA E CULTURA MILITARE

Prima di Lawrence
La missione segreta della Regia Marina
per il controllo del Mar Rosso nella guerra Italo-Turca
Mappa della penisola arabica a inizio del XX secolo
(Fonte: lahistoriaconmapas.com).
Claudio Rizza (*)

«Q ueste istruzioni riguardano solo la parte


politica della sua missione, e ne rimane
esclusa la parte militare e navale che vi
sarà subordinata e legata solo per quel tanto che potrà,
truppe in Eritrea e di facente funzioni di Governatore
della colonia stessa, doppia qualità che gli dà modo di
poter esercitare una indiscussa influenza sulle persone,
dimoranti nella colonia, cui fosse necessario ricorrere,
a suo giudizio, contribuire al buon risultato finale della e di assicurarne la discreta cooperazione.
missione stessa. Inoltre devo pregare la S.V. di procedere Scopo principale della sua missione è di mantenere,
di buon accordo col colonnello Rubiolo, che è stato e e qualora, come si ha ragione di credere, fosse momen-
continuerà a rimanere investito della cosa per tutto taneamente sopita la ribellione dei precitati due capi,
quanto si riattacca alla sua qualità di comandante delle di fomentarne il rinnovamento» (1).

(*) Ufficiale di Marina del Corpo di Stato Maggiore e laureato in Scienze Marittime e Navali e in Scienze Politiche. Ha ricoperto
vari incarichi, a bordo e a terra, tutti inerenti la propria specializzazione di ÿDirettore del TiroŸ e di Comando a bordo. Attualmente
ricopre lÊincarico di Capo Sezione Archivi presso lÊUfficio Storico della Marina Militare. Collabora, oltre che con la Rivista Marittima,
anche con il mensile Storia Militare.

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matico, esperto di questioni coloniali


e profondo conoscitore della cultura
musulmana, il comandante Cerrina
Ferroni era, in pratica, l’uomo giusto
non solo per condurre le operazioni
navali in quello scacchiere, ma
anche per portare a compimento la
difficile missione affidatagli dal Pre-
sidente del Consiglio dei Ministri.

La guerra si estende
L’incrociatore protetto PIEMONTE, unità con la quale il comandante Cerrina-Ferrone giunse a Massaua
Lo scacchiere del Mar Rosso,
(Fonte: naviearmatori.net). sebbene distante dal teatro d’opera-
zioni principale del Mediterraneo
Questi i passi principali della lettera d’istruzioni ri- centro-orientale, fu da subito coinvolto nella guerra
servate consegnata dal Presidente del Consiglio Gio- italo-turca in quanto frontiera naturale tra l’Impero ot-
vanni Giolitti al comandante Giovanni Cerrina-Ferroni tomano e la piccola colonia italiana d’Eritrea. Si trat-
nel novembre del 1911, alla vigilia della sua partenza tava, infatti, di un teatro marittimo «periferico, ma non
per la zona d’operazioni a bordo dell’incrociatore pro- necessariamente marginale» (4). Si doveva «anzitutto
tetto Piemonte. proteggere le nostre colonie contro qualche colpo di
La scelta del capitano di vascello Giovanni Cerrina- mano che la Turchia vi potesse tentare» (5).
Ferroni quale comandante superiore navale del Mar Per assicurare quest’obiettivo strategico la presenza
Rosso non era stata casuale. Egli, infatti, aveva passato navale italiana in Mar Rosso fu subito incrementata con
lunghi anni imbarcato sulle Regie Navi Staffetta e Bar- l’arrivo a Massaua degli incrociatori protetti Puglia (il
barigo, dislocate in Mar Rosso e nell’Oceano Indiano. 7 ottobre 1911) e Calabria (il 6 novembre successivo)
Durante questi imbarchi il comandante Cerrina aveva e dell’avviso Staffetta (il 10 novembre 1911), navi che
sviluppato un forte interesse per le questioni inerenti si andavano ad aggiungere alle due anziane unità sta-
l’amministrazione delle colonie tanto da essere desi- zionarie di base laggiù: la cannoniera Volturno e l’in-
gnato, nel 1905, a parte- crociatore torpediniere Aretusa (6). Fu altresì costituito
cipare al congresso il Comando Superiore delle Forze navali del Mar Rosso
coloniale, tenutosi ad affidandolo al comandante dell’Aretusa, Ugo Rombo,
Asmara. A partire dal appena promosso capitano di vascello.
gennaio 1906, inoltre, Sebbene la prima azione a fuoco in quello scacchiere
fu nominato reggente il fosse coincisa con lo «sbarco dei primi contingenti ita-
governo del Benadir liani a Tripoli il 5 ottobre 1911» (7), fu solo in seguito
(2), carica che egli man- all’arrivo in area degli attesi rinforzi che la Regia Ma-
tenne per poco più di un rina poté prendere decisamente l’iniziativa in Mar
anno (3). Ottimo mari- Rosso. Nonostante la vastità dell’area di operazioni, le
naio e grande conosci- limitate forze navali italiane riuscirono, infatti, a con-
tore delle acque del Mar durre numerose crociere volte a dar la caccia ai piro-
Ritratto del comandante Giovanni Cer- Rosso, dove in passato scafi contrabbandieri segnalati di tanto in tanto dalle
rina-Ferroni (Fonte: M. Gabriele, La Ma- aveva effettuato nume- reti di confidenti e informatori attivate lungo le opposte
rina nella guerra italo-turca, Roma,
Ufficio Storico della Marina Militare, rosi rilievi idrografici, sponde del Mar Rosso. Il Comando Superiore Navale
1998).
ma anche abile diplo- italiano era però teso, in primo luogo, a impegnare il

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La Regia Nave PUGLIA (Fonte: Collezione Parodi/naviearmatori.net).

prima possibile la flottiglia di piccole navi da guerra Mar Rosso. S’individuava, inoltre, in al-Idrîsî l’inter-
nemiche di stanza in quel bacino e la cui composizione locutore da prediligere sia per la di lui particolare av-
era nota fin da prima del conflitto (8). Nonostante ri- versione (motivata dal proprio conservatorismo
petute crociere e ricchi solleciti proposti agli informa- religioso) nei confronti dei «Giovani Turchi», il partito
tori quelle navi rimasero, però, introvabili per molte al potere in quel momento a Costantinopoli (10), sia
settimane. Il 5 novembre 1911 la divisione italiana ot- per la vicinanza dell’Asîr a Massaua, circostanza que-
tenne un nuovo successo con l’affondamento, davanti sta che semplificava l’invio via mare di eventuali emis-
ad ‘Aqabah, della cannoniera Alish da parte dall’incro- sari. Attraverso al-Idrîsî si riteneva poi possibile
ciatore protetto Puglia. La ricerca delle altre unità tur- guadagnare le simpatie dell’Imâm dello Yemen, coin-
che continuava, però, a essere vana. volgendo anche quest’ultimo nella comune causa anti-
Due giorni prima del combattimento di ‘Aqabah, il turca. Questo passaggio dell’analisi fatta dall’Ufficio
3 novembre 1911, lo Stato Maggiore della Regia Ma- Informazioni dello Stato Maggiore del Regio Esercito
rina aveva ricevuto, a stretto giro di posta, un dossier si rivelò, però, troppo ottimistico, o meglio semplici-
riservato edito dall’Ufficio Informazioni del Regio stico, poiché non teneva nel debito conto le rivalità esi-
Esercito intitolato «Situazione dei turchi nello Yemen stenti tra i vari notabili arabi della regione, «ben lontani
e progetto di accordo coi ribelli». Il documento trac- dal voler costituire un fronte unico antiturco» (11).
ciava un quadro aggiornato della situazione in atto nel Prova ne fu il fatto che l’Imâm Yahyâ, preoccupato di
sud ovest della penisola arabica, dove, già da alcuni un possibile rafforzamento di al-Idrîsî, concluse, nel-
anni, era in corso una rivolta antiturca sfociata, oramai, l’ottobre 1911, una tregua con gli Ottomani. In base a
in vera e propria guerriglia capeggiata, nello Yemen, tale accordo egli ottenne l’amministrazione autonoma
dell’Imâm Yahyâ ibn Hamid ed-Dîn e, nel confinante dello Yemen, fatta eccezione per la sola fascia costiera,
‘Asîr (attuale provincia dell’Arabia Saudita, situata nel rimasta sotto l’amministrazione ottomana in quanto la
sud-ovest del paese), dallo sceicco Sayyid al-Idrîsî. La possibilità di spostare via mare le truppe ottomane in
«velina» si concludeva con la raccomandazione di en- un punto o nell’altro della penisola arabica era la con-
trare in trattative segrete con i ribelli arabi per «sve- dizione necessaria e sufficiente per assicurare il domi-
gliarne l’attività e le speranze» (9) garantendo, in quel nio secolare della Porta su quelle terre.
modo, un supporto indiretto alle operazioni italiane nel Il documento del Regio Esercito si concludeva indi-

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cando nel cavalier Dante Oderisi, Capo sezione affari durre una volta giunto in area d’operazioni. Nel docu-
civili dell’Eritrea (un funzionario coloniale di lunga mento consegnato a Cerrina-Ferroni dallo stesso Gio-
esperienza e ottimo conoscitore della lingua araba) litti si evidenziava il concetto che al-Idrîsî sarebbero
l’uomo in grado d’individuare un emissario di fiducia dovuto essere rassicurato in merito al fatto che quella
attraverso il quale stabilire un contatto con al-Idrîsî. italiana non era un guerra contro i mussulmani, bensì
contro i Turchi «a tutela della nostra dignità e a pro-
Missione segreta tezione dei nostri connazionali e dei loro interessi»
La linea d’azione suggerita dall’intelligence del Mi- (15), inoltre, non vi era nessuna intenzione, da parte
nistero della Guerra fu sposata dal Governo e, pertanto, del Regio Governo, di mettere piede con le proprie
il 4 novembre 1911 il generale Pollio, Capo di Stato truppe nella penisola arabica. Qualora al-Idrîsî si fosse
Maggiore del Regio Esercito, telegrafò al Governatore dimostrato favorevole alla collaborazione l’Italia
dell’Eritrea richiedendo che Oderisi si trasferisse d’ur- avrebbe fornito denaro, armi e munizioni, nonché il
genza a Massaua in attesa d’istruzioni per un «incarico supporto di fuoco delle artiglierie delle Regie Navi per
speciale e riservatissimo» (12). Successivamente, con appoggiare, dal mare, l’azione delle milizie arabe. La
un lungo telegramma cifrato, il 9 novembre Pollio ri- lettera d’istruzioni del Presidente del Consiglio termi-
chiese a Oderisi d’individuare, fra i notabili mussul- nava accennando al fatto che il Khedivè dell’Egitto,
mani di sua conoscenza, una persona fidata che Abbās II Hilmī, si era offerto di aiutare l’Italia ad an-
s’incaricasse di far sapere ad al-Idrîsî che il Regio Go- nodare i rapporti con al-Idrîsî, dichiarandosi disponi-
verno era disposto ad aiutarlo nella rivolta contro i Tur- bile a inviare un proprio emissario. Giolitti specificava,
chi (beninteso senza accampare alcuna mira territoriale relativamente a quest’ultima notizia, di non potersi pro-
di Roma sulla penisola arabica) fornendogli denaro, fu- nunciare «sull’opportunità o anche sulla convenienza
cili e munizioni. Si fissava, infine, in 400.000 lire il li- di tale missione», quantunque avesse «ragione di rite-
mite massimo di spesa per quest’operazione coperta nere il Khedivè un vero e disinteressato amico dell’Ita-
(13). Il 16 novembre, infine, il Capo di Stato Maggiore lia» (16). In realtà, totalmente disinteressato il sovrano
dell’Esercito comunicava a Oderisi di prendere accordi d’Egitto non lo era. Egli, infatti, «in quel tempo osti-
diretti con il Comando Superiore Navale del Mar lissimo ai Giovani Turchi, di cui temeva ambizioni e
Rosso, il quale era «informato della nota missione se- pretese» (17), covava la segreta aspirazione di ottenere
greta» (14), per il trasporto via mare in Asîr dell’emis- il Califfato, diventando così il numero due dell’impero;
sario, nel frattempo individuato da quel funzionario un suo appoggio al tentativo italiano di rinfocolare la
coloniale nella persona di Mohammed Salem Effendi, rivolta antiturca in ‘Asîr (ma anche nello Yemen)
primo segretario della dogana di Massaua. aveva, pertanto, lo scopo di scalare il potere assicuran-
Il 30 novembre 1911 l’incrociatore protetto Pie- dosi la simpatia e il rispetto dei mussulmani d’Arabia.
monte, con a bordo Cerrina-Ferroni, appena designato
dal Ministero della Marina quale nuovo Comandante Tra due fuochi
Superiore navale in Mar Rosso, salpò alla volta di Mas- Il 12 dicembre 1911 Cerrina-Ferroni giunse con il
saua. A bordo erano stipati 10.000 fucili col relativo Piemonte a Massaua, dove trovò ad attenderlo, appo-
munizionamento, prima tranche degli aiuti militari de- sitamente giunto dall’Asmara, il colonnello Rubiolo.
stinati ad al-Idrîsî. Prima di prendere imbarco su Quest’ultimo lo aggiornò in merito agli ultimi avveni-
quell’unità, rientrata a Napoli il 24 novembre prece- menti. Una settimana prima, il 5 dicembre, era infatti
dente dopo aver compiuto una crociera di guerra nelle sbarcato a Massaua Sayyid Ismâ’îl, cugino di al-Idrîsî
acque antistanti la Libia, Cerrina-Ferroni fu chiamato e inviato del Khedivè d’Egitto, col compito di avviare
a Roma, dove ricevette direttamente da Giolitti una contatti tra lo sceicco dell’Asîr e le autorità italiane.
serie di raccomandazioni e istruzioni scritte in vista Non appena assunto il comando, l’azione di Cerrina-
della non facile missione che egli avrebbe dovuto con- Ferroni ebbe «un carattere molto risoluto» (18). Per

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provvide, inoltre, a inviare sulla costa dell’Asîr Sayyid


Ismâ’îl, affinché gettasse le basi per «un più stretto co-
ordinamento tra l’attività bellica della flotta italiana e
la ribellione in ‘Asîr» (20).
Cerrina-Ferroni provvide, inoltre, a chiedere l’invio
in Mar Rosso di ulteriori unità navali. Egli, infatti, in-
tendeva intensificare le crociere di esplorazione offen-
siva al fine di localizzare e, finalmente, neutralizzare le
cannoniere e i trasporti nemici che potevano far perve-
nire in un qualsiasi momento, sia pure in potenza, rin-
L’incrociatore protetto CALABRIA (Fonte: histamar.com.ar). forzi preziosi, o addirittura decisivi, alle truppe
ottomane impegnate contro gli armati di Idrîsî. Erano
necessarie, a quello scopo, unità di limitato pescaggio
atte a esplorare i canali tra la sponda orientale del Mar
Rosso e le numerose isole navigando attraverso acque
caratterizzate da bassi fondali, oltretutto poco o punto
conosciuti. A stretto giro di posta Cerrina-Ferroni rice-
vette assicurazione, da parte dello stesso Giolitti, che
presto sarebbero giunte in Mar Rosso, insieme a un pi-
roscafo con a bordo un battaglione di ascari eritrei pro-
venienti dalla Libia, l’incrociatore torpediniere Caprera
e i cacciatorpediniere Garibaldino e Artigliere.
Il 20 dicembre 1911 Piemonte e Calabria furono in-
viate in missione esplorativa alla ricerca delle unità ne-
miche nell’arcipelago delle Farasan; quando dette unità
Il cacciatorpediniere GARIBALDINO, della classe «Bersagliere» (Fonte:
naviearmatori.net). rientrarono, il 25 dicembre, senza aver localizzato la
flottiglia turca Cerrina-Ferroni si convinse, per esclu-
sione, che questa potesse trovarsi nelle acque prospi-
centi Qunfidhah, unico approdo sulla costa dell’Asîr
ancora in mano ai Turchi (21).
Il 28 dicembre, Sayyid Ismâ’îl fu finalmente di ri-
torno a Massaua. La missione presso lo sceicco suo
cugino aveva avuto pieno successo e la collabora-
zione con al-Idrîsî poteva finalmente dirsi avviata. Per
mezzo di Ismâ’îl, al-Idrîsî sollecitava «un sempre
maggiore invio di armi per i suoi combattenti», ma
anche «una massiccia offensiva [...] lungo tutta la fa-
Il cacciatorpediniere ARTIGLIERE (Fonte: naviearmatori.net).
scia sud occidentale della penisola arabica» (22), do-
mandando specificatamente il bombardamento della
prima cosa egli decise di aprire un canale diretto di con- costa tra al-Lith e Qunfidhah dove, come ipotizzato
tatti con al-Idrîsî seguendo due percorsi paralleli. Il 15 da Cerrina-Ferroni, lo sceicco aveva comunicato al-
dicembre gli inviò, tramite Mohammed Salem Effendi, tresì la presenza delle cannoniere turche. Al-Idrîsî
due sambuchi con 3.000 fucili, 480.000 cartucce e chiedeva inoltre il bombardamento dei forti e delle
9.000 sterline inglesi (19). Il 18 dicembre successivo caserme turche di Jeddah.

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Dietro Qunfidhah
Le richieste avanzate dal nuovo alleato furono subito
tradotte in ordini operativi da parte del comandante
Cerrina-Ferroni, eccezion fatta per il bombardamento
delle istallazioni ottomane a Jeddah, trattandosi di un
porto di transito dei pellegrini diretti alla Mecca; un at-
tacco avrebbe infatti rischiato di provocare il risenti-
mento del mondo mussulmano.
Ai primi di gennaio, potendo disporre finalmente dei
due cacciatorpediniere appena giunti dall’Italia, Cer-
rina-Ferroni pianificò un’azione coordinata in grande
stile ricorrendo a tutte le unità navali disponibili a Mas-
saua. Piemonte, Garibaldino e Artigliere avrebbero
esplorato il canale interno delle isole Farasan da nord, Grafico della battaglia di Qunfidhah secondo il testo del 1926, Guerra italo-
perlustrando prima al-Lith e proseguendo, poi, per Ge- turca (Fonte: C. Manfroni, Guerra italo-turca (1911-1912). Cronistoria delle
operazioni navali, vol. II, Roma, Ufficio del Capo di Stato Maggiore della
laiel e, infine, per Qunfidhah. Calabria e Puglia avreb- Regia Marina, 1926).
bero dovuto invece creare una diversione
bombardando un forte e un accampa-
mento ottomano individuati a Jabanah
per poi imboccare il canale delle Farasan
da sud perlustrando il porto di Hodeidah
e tagliando, se del caso, la via di fuga
verso sud alle cannoniere nemiche.
Il 2 gennaio Puglia e Calabria bom-
bardarono le truppe turche a Jabanah, le
quali, secondo le notizie avute, erano in
procinto di essere spostate via mare per
rinforzare i reparti impegnati contro i ri-
belli di al-Idrîsî. Il bombardamento pro-
vocò notevoli danni alle modeste
infrastrutture di quello scalo, oltre a nu-
merose vittime tra i Turchi. Il 5 gennaio
il Calabria effettuò un ulteriore bombar-
damento contro il forte di Maydî distrug-
gendolo quasi completamente.
Nel frattempo, a nord, Artigliere e Ga-
ribaldino perlustrarono rispettivamente
al-Lith e Jeddah, riunendosi, la sera del 5
gennaio, col Piemonte all’ingresso del ca-
nale delle Farasan per poi dirigere, in-
sieme, verso Qunfidhah. La mattina del
giorno 7 gennaio i due cacciatorpediniere
sorpresero, al ridosso dell’isola prospi- Grafico della battaglia di Qunfidhah comparso in un articolo della Rivista della Marina turco-ot-
tomana del 1915 (Fonte:USMM).
cente il porto di Qunfidhah, otto canno-

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Relitto semi-affondato di una cannoniera turca nelle acque prospicenti Una silurante italiana scorta lo yacht armato turco FAUVETTE (Fonte: F.lli
Qunfidhah (Fonte: F.lli Treves/L’Illustrazione italiana). Treves/L’Illustrazione italiana).

Al tramonto le unità italiane erano riuscite ad aver


ragione di tutte le cannoniere nemiche senza subire
alcun danno di rilievo. La flottiglia ottomana del Mar
Rosso era stata annientata mentre la squadra italiana
aveva ottenuto il completo controllo delle acque del
Mar Rosso.
Il 12 gennaio 1912 Cerrina-Ferroni poté inviare al
Capo di Stato Maggiore della Marina il seguente tele-
gramma: «Sono orgoglioso informare E.V. che Gari-
baldino giunto ora comunica Piemonte Garibaldino
Artigliere scontratisi giorno 7 dinanzi Kunfidah con
Marinai italiani posano per una foto ricordo mostrando le bandiere delle sette cannoniere turche un yacht armato. Dopo vio-
cannoniere turche catturate (Fonte: F.lli Treves/L’Illustrazione italiana). lenta resistenza tutte le cannoniere annientate. Yacht
Fauvette catturato. Fra qualche giorno arriverà qui
anche Piemonte con parte cannoni, bandiere e altri
trofei di guerra turchi» (25).
Dietro il successo tattico ottenuto dalle Regie Navi
nelle acque di Qunfidhah era stata fondamentale la ri-
soluta e brillante azione politica e militare del coman-
dante Cerrina-Ferroni, le cui unità navali potevano
fornire adesso, con piena libertà d’azione, il necessario
supporto all’alleato al-Idrîsî.

Epilogo
Un marinaio italiano ispeziona il relitto semi-affondato di una cannoniera A seguito del successo ottenuto dalla Regia Marina
turca (Fonte: F.lli Treves/L’Illustrazione italiana).
a Qunfidhah, al-Idrîsî scatenò una decisa offensiva con-
tro i Turchi, forte del puntuale supporto delle artiglierie
niere turche (23), alcune di esse con i fuochi accesi e navali italiane e di regolari rifornimenti di armi e mu-
pronte a muovere (24), iniziando con esse un nutrito nizioni (26). Lo sceicco dell’Asîr mosse le proprie
duello a colpi di cannone sostenuto, da terra, anche dalle forze, a sud, contro Maydî e Luhayyah, con l’obiettivo
artiglierie delle truppe turche. Alle 16 si unì il Piemonte, di aprirsi la strada verso Hodeidah sfruttando a proprio
giunto a dare supporto alle due siluranti italiane con le vantaggio il blocco navale italiano proclamato contro
proprie artiglierie principali da 152 mm. quella città il 24 gennaio; a nord, invece, al-Idrîsî at-

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Relitti di due cannoniere turche semi affondate (Fonte: F.lli Treves/L’Illu-


strazione italiana).

Effetti del tiro d’artiglieria delle unità italiane su una cannoniera (Fonte: C. Un’altra immagine delle cannoniere turche affondate dal tiro delle unità
Manfroni, Guerra italo-turca (1911-1912). Cronistoria delle operazioni navali, italiane a Qunfidhah (Fonte: F.lli Treves/L’Illustrazione italiana).
vol. II, Roma, Ufficio del Capo di Stato Maggiore della Regia Marina, 1926).

commercianti e marinai» (28), le cui modeste capa-


taccò la piazzaforte di Qunfidhah con l’intenzione di cità militari, anche a causa dell’ostinato rifiuto oppo-
puntare, successivamente, sulle città sante mussulmane sto da quello sceicco a qualsiasi presenza di istruttori
di Mecca e Medina. militari italiani, non furono mai paragonabili a quelle
Nella primavera 1912, però, nonostante il consi- delle truppe regolari turche.
stente aiuto italiano, l’offensiva di al-Idrîsî perse vi- A ogni modo, l’aver ottenuto il completo controllo
gore, sia in direzione del Higiâz, essendo fallito il sul Mar Rosso e fomentato la ribellione degli Arabi
tentativo di prendere Qunfidhah, sia in direzione dello dell’Asîr bastò, all’Italia, per scongiurare qualsiasi vel-
Yemen, dove lo sceicco non riuscì ad andare oltre la leità turca d’insidiare la colonia Eritrea abitata, dopo-
conquista della piazzaforte di Maydî. tutto, da mussulmani, molti dei quali servivano, per
La conseguente situazione di stallo nell’offensiva tradizione familiare, da oltre quattro secoli il Sultano.
terrestre di al-Idrîsî, verificatasi a partire dal maggio L’azione politico-militare italiana, brillantemente
1912, rimase sostanzialmente immutata, nonostante condotta sul campo dal comandante Cerrina-Ferroni,
«nove mesi di attivismo politico e militare italiano» aveva inoltre dimostrato a tutti che l’autorità della Su-
(27), fino alla fine del conflitto italo-turco. Pur di- blime Porta in Medio Oriente poteva essere messa in
sponendo di materiale bellico moderno ed efficace, crisi con un impegno economico-militare, tutto som-
Al-Idrîsî pagava, invero, lo scotto di essere a capo di mato, piuttosto limitato facendo leva sul sentimento an-
una colonna formata, sostanzialmente, da «contadini, titurco delle popolazioni arabe.

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Quattro anni dopo, in prima, fu necessario puntare su un profondo conosci-


piena guerra mondiale, fu tore dei costumi e della cultura araba nel tentativo di
il Governo di Sua Maestà guadagnare (naturalmente col consueto appoggio delle
Britannica a scommettere solide ghinee d’oro della tradizionale «cavalleria di
sui sentimenti indipen- San Giorgio») la fiducia del notabile arabo di turno in-
dentistici degli Arabi nel dividuato, in quell’occasione, in Faysal ibn al Husaayn
tentativo di combattere Alī, figlio dello sceriffo hascemita della Mecca e fu-
(con un limitato impiego turo capo della rivolta araba. Il resto di quella storia è
di truppe terrestri, ma col divenuto, infine, un mito grazie a libri e film leggen-
fondamentale supporto dari riassumibili nel semplice nome di Lawrence
della Royal Navy) le d’Arabia, una figura magari controversa (29), ma che
forze ottomane stanziate rivaleggia, a buon diritto, con Robin Hood. Cerrina-
nella penisola arabica. Ferroni, viceversa, che pure fece di più con molto
Il colonello Thomas Edward Lawrence
Ancora una volta, meno, non lo conosce nessuno. Forse è meglio così: il
in una celebre foto in abiti tradizionali come già avevano fatto Potere Marittimo è, infatti, tanto più efficace, nel
arabi (Fonte: polinice.org).
gli Italiani quattro anni tempo, quanto meno rumore fa. 8
NOTE
(1) Lettera d’istruzioni del Presidente del Consiglio dei Ministri al comandante Cerrina Ferroni datata 28 novembre 1911. Archivio Centrale dello Stato (ACS), fondo
Carte Giolitti, b. 23, f. 61, s.f. 4, pag. 1.
(2) Regione della Somalia ove si trova la città di Mogadiscio.
(3) Si veda a tale proposito: F. Grassi, Le origini dell’imperialismo italiano. Il caso somalo (1896-1915), Bari, Milella, 1980, pagg. 267–307.
(4) M. Gabriele, La Marina nella guerra italo-turca, Roma, U.S.M.M., 1998, pag. 7.
(5) G. Giolitti, Memorie della mia vita, vol. II, Milano, Fratelli Treves editori, 1922, pag. 409.
(6) Per una dettagliata descrizione della campagna navale italiana in Mar Rosso durante la guerra italo-turca si veda M. Gabriele, La Marina italiana nel Mar Rosso
durante il conflitto italo-turco, in «Bollettino d’Archivio U.S.M.M.», anno XI, giugno 1997.
(7) M. Lenci, La campagna italiana nel Mar Rosso durante la guerra di Libia e la rivolta antiturca di Al-Idrîsî nell’Asîr, in «Storia Contemporanea», anno 1985, n. 5/6,
pag. 972. Si trattò dell’affondamento, da parte dell’Aretusa di una piccola barca cannoniera turca appena sbarcata nel porto di Hideidah dal piroscafo britannico Gui-
dhall. L’azione era scaturita da una ricognizione offensiva condotta da Volturno e Aretusa a seguito d’informazioni sulla presenza di cannoniere turche in quel porto.
(8) Una relazione anonima datata 5 ottobre 1911 e indirizzata al Governatore dell’Eritrea riferisce circa la composizione delle forze navali turche in Mar Rosso consistenti,
secondo l’informatore, in un cacciatorpediniere (in effetti l’incrociatore torpediniere Peiki-I-Shevket) e 8 cannoniere. Archivio dell’Ufficio Storico della Marina Militare
(AUSMM), fondo, Raccolta di base dei documenti storici della R. Marina (1861-1939), b. 210, f. 2, s.f. 1. Ai primi di ottobre si venne inoltre a sapere «da alcuni capitani
di navi mercatili neutre» che l’unità maggiore e due delle cannoniere precedentemente segnalate avevano lasciato il Mar Rosso per essere internate a Suez.
(9) Allegato al fg. prot. n. 409 in data 9.11..1911 del Ministero degli Affari Esteri, Direzione Centrale degli Affari Coloniali. AUSMM, fondo citato, b. 210, f. 2, s.f. 1.
(10) Partito politico, attivo in Turchia prima del 1870, volto ad attuare nel paese vaste riforme e a contrastare il soffocante predominio finanziario delle potenze
europee nella vita politico-economica turca. Guidato da giovani ufficiali, il partito diede vita al comitato Unione e Progresso (Ittiḥād we Taraqqī) che il 22 luglio 1908
insorse e impose il ritorno alla Costituzione del 1876. Il sultano ‛Abd ul-Ḥamīd, cercò di attuare una controrivoluzione, ma i Giovani turchi ebbero il sopravvento
(aprile 1909), il sultano fu deposto e fu chiamato a succedergli il fratello, Maometto V (da www.treccani.it).
(11) M. Lenci, op. citata, pagg. 974-975.
(12) Telegramma in data 4.11.1911 del gen. Polio al Governatore dell’Eritrea. AUSMM, fondo cit., b. 210, f. 2, s.f. 1.
(13) Ibidem, Telegramma in data 9 novembre 1911 del gen. Polio al Governatore dell’Eritrea.
(14) Ibidem, Telegramma in data 16 novembre 1911 del gen. Polio al Governatore dell’Eritrea.
(15) Lettera d’istruzioni del Presidente del Consiglio dei Ministri al comandante Cerrina Ferroni datata 28 novembre 1911. Archivio Centrale dello Stato, fondo e
busta citati, pagg. 2-3.
(16) Ibidem.
(17) G. Giolitti, op. citata, pag. 410.
(18) C Manfroni, Guerra italo-turca (1911-1912). Cronistoria delle operazioni navali, vol. II, Roma, Ufficio del Capo di Stato Maggiore della R. Marina, 1926, pag. 47.
(19) Telegramma prot. 31/R in data 15 dicembre 1911 del colonnello Rubiolo al Presidente del Consiglio dei Ministri. ACS, fondo e busta cit.
(20) M. Lenci, op. citata, pag. 981.
(21) Telegramma in data 25 dicembre 1911 a firma Cerrina-Rubiolo al Presidente del Consiglio dei Ministri. ACS, fondo e busta cit.
(22) M. Lenci, op. citata, pag. 981.
(23) Si trattava delle cannoniere Ajutah, Ordon, Costamuni, Refakie, Moka, Bafra e Quankeche, tutte affondate o rese inutilizzabili dal fuoco delle unità italiane, e
dello yacht armato Shipka, già battente, in precedenza, bandiera francese col nome di Fauvette.
(24) Articolo comparso nella Rivista Marittima della Imperiale Marina ottomana (fascicolo 2o del 1915) dal titolo «3o anniversario della battaglia di Qunfidhah». USMM,
fondo cit., b. 235, f. 3.
(25) Telegr. in data 12.01.1912 a firma Cerrina al Ministero Marina. AUSM, fondo cit., b. 427, f. 1.
(26) Secondo Enrico De Leone in Le relazioni italo-yemenite negli ultimi ottant’anni (CEDAM, Padova, 1956), al-Idrîsî ricevette dall’Italia, nel corso dell’intero conflitto
italo-turco, 30.000 fucili, 3 milioni di cartucce e 28 cannoni di vario calibro con il relativo munizionamento.
(27) M. Lenci, op. citata, pag. 981.
(28) Ibidem, pag. 991.
(29) F. Bandini, «Lawrence d’Arabia, visionario della guerriglia», Storia Illustrata, novembre 1972.

Rivista Marittima Ottobre 2017 83

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