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Selezione e formazione dei

lavoratori
Lezione 7
Definizioni
• Le competenze dei lavoratori possono essere accumulate anche
dopo l’ingresso nel mercato del lavoro attraverso la formazione sul
posto di lavoro (training on the job) o l’esperienza diretta sul posto
di lavoro
• Per ottenere il livello ottimale di capitale umano, le imprese
utilizzano meccanismi di selezione dei lavoratori per rimediare al
problema della selezione avversa o l’investimento in formazione
professionale (generica o specifica)
Salari di efficienza
• Pagando salari di efficienza l’impresa riesce ad aumentare la qualità
media dei lavoratori assunti
– All’aumentare del salario aumenta l’interesse verso una determinata posizione anche
per i lavoratori più abili
• Tuttavia, i salari di efficienza non garantiscono all’impresa la
selezione dei soli lavoratori più abili
• I salari di efficienza sono tanto più profittevoli
– quanto maggiore è la percentuale dei lavoratori più abili sul mercato
– quanto minore è il differenziale tra i salari di riserva dei diversi lavoratori
– quanto maggiore è il divario di produttività tra i lavoratori
Valutazione dei candidati
• L’impresa può cercare di acquisire direttamente maggiori
informazioni sul lavoratore al momento dell’assunzione (esami o
test attitudinali, colloqui di lavoro, eventuali referenze) in modo da
avere una migliore stima delle sue capacità e della sua produttività
(screening)
• Supponiamo che:
– la valutazione abbia un costo per l’impresa pari a 𝐶
– la probabilità di scoprire attraverso la valutazione la vera produttività dei lavoratori sia 𝑞
– la quota di lavoratori poco abili, quindi con produttività 𝑦𝐿, sia 𝜆
– il salario pagato dall’impresa sia 𝑤
– Il prezzo del prodotto venduto dall’impresa sia 𝑝 = 1
Valutazione dei candidati
• In assenza di valutazione (l’impresa estrae casualmente un
lavoratore dal pool di candidati) i profitti attesi sono pari a:
𝜋𝑁 = 𝜆𝑦𝐿 + (1 – 𝜆)𝑦𝐻 – 𝑤
• In presenza di valutazione invece i profitti sono pari a:
𝜋𝑉 = 𝑞𝑦𝐻 + (1 – 𝑞) [𝜆𝑦𝐿 + (1 – 𝜆)𝑦𝐻 ] – 𝑤 – 𝐶
• Nota che la probabilità di selezionare un lavoratore abile attraverso
la valutazione aumenta da (1 – 𝜆) a (1 – 𝜆) + 𝑞𝜆
– se 𝑞 = 1 (valutazione perfetta) l’impresa assume solo lavoratori molto abili
– se 𝑞 = 0 (valutazione inutile), l’impresa assume sia lavoratori molto abili che quelli
poco abili in proporzione alla loro presenza nel mercato
Valutazione dei candidati
• La valutazione iniziale dei candidati è conveniente se 𝜋𝑉 > 𝜋𝑁:
𝑞𝑦𝐻 + (1 – 𝑞) [𝜆𝑦𝐿 + (1 – 𝜆)𝑦𝐻 ] – 𝑤 – 𝐶 ≥ 𝜆𝑦𝐿 + (1 – 𝜆)𝑦𝐻 – 𝑤
• Da cui si ottiene che:
𝜆𝑞(𝑦𝐻 – 𝑦𝐿) ≥ 𝐶
• Dunque, l’impresa troverà conveniente la valutazione solo se:
– il costo del processo di valutazione (𝐶) è basso
– l’attività di valutazione è efficace, cioè se la probabilità 𝑞 di scoprire l’effettiva
produttività di un lavoratore è elevata
– la proporzione di lavoratori con basse abilità 𝜆 è alta (se la maggior parte dei lavoratori
fosse molto abile sarebbe comunque molto probabile trovare un lavoratore produttivo)
– le differenze di produttività tra lavoratori molto e poco abili (𝑦𝐻 – 𝑦𝐿) sono elevate
Meccanismi di screening
• Esistono due principali meccanismi di screening adottati dalle
imprese per indurre i lavoratori ad autoselezionarsi:
1. legare contrattualmente la remunerazione alla produzione ottenuta, a
condizione che sia possibile misurare quest’ultima in maniera oggettiva e
senza eccessivi costi (contratti con performance related pay)
2. impiegare i lavoratori per un periodo di prova iniziale in seguito al quale si
assumono a tempo indeterminato solo i lavoratori che sono giudicati
sufficientemente produttivi (contratti di prova)
Performance related pay
• Assumiamo che:
– esistano lavoratori 𝐻 con più alta produttività ( 𝑦𝐻 ) e lavoratori 𝐿 a bassa
produttività (𝑦𝐿), dove 𝑦𝐻 > 𝑦𝐿
– il salario di riserva sia pari rispettivamente a 𝑤𝐻 e 𝑤𝐿 , dove 𝑤𝐻 > 𝑤𝐿
• Se la produzione è misurabile, l’impresa riesce ad incentivare il
lavoratore pagando un salario in proporzione 𝑏 (0 < 𝑏 < 1) al valore
della produzione ottenuta 𝑦: 𝑤 = 𝑏𝑦
• b rappresenta l’intensità degli incentivi, cioè misura quanto è forte
il legame tra la remunerazione e la produzione
– i lavoratori migliori sono disposti ad accettare il lavoro solo se il salario è maggiore del
salario di riserva (il primo vincolo di autoselezione), 𝑏𝑦𝐻 ≥ 𝑤𝐻 , cioè se l’intensità degli
incentivi 𝑏 è sufficientemente alta: 𝑏 ≥ 𝑤𝐻 𝑦𝐻
– i lavoratori meno abili sono disincentivati dal lavorare presso l’impresa solo se il salario
che ricevono è inferiore al salario di riserva (il secondo vincolo di autoselezione),
𝑏𝑦𝐿 ≤ 𝑤𝐿 , che comporta: 𝑏 ≤ 𝑤𝐿 𝑦𝐿
Contratti di prova (up-or-out)
• Assumiamo che:
– il salario di riserva sia pari rispettivamente a 𝑤𝐻 e 𝑤𝐿 , dove 𝑤𝐻 > 𝑤𝐿
– per valutare le capacità di un lavoratore occorrano 𝐾 periodi lavorativi
– 𝑁 sia il numero di periodi totali di vita lavorativa
– 𝑤𝑃 sia il salario durante il periodo di prova
– 𝑤𝐴 sia il salario se assunto a tempo indeterminato
• Affinché il contratto di prova scoraggi i lavoratori meno abili e
incentivi quelli più abili devono valere le seguenti condizioni:
1. 𝐾𝑤𝑃 + 𝑁 − 𝐾 𝑤𝐿 ≤ 𝑁𝑤𝐿 → 𝑤𝑃 ≤ 𝑤𝐿
2. 𝐾𝑤𝑃 + 𝑁 − 𝐾 𝑤𝐴 ≥ 𝑁𝑤𝐻 → 𝑁 − 𝐾 𝑤𝐴 ≥ 𝑁𝑤𝐻 − 𝐾𝑤𝐿
𝐾
→ 𝑤𝐴 ≥ 𝑤𝐻 + (𝑤𝐻 − 𝑤𝐿 )
𝑁−𝐾
– 𝑤𝐴 è il salario di conferma da pagare ai lavoratori assunti a tempo indeterminato
Contratti di prova (up-or-out)
• Se la valutazione delle capacità dei lavoratori è semplice da
effettuare ovvero serve un periodo di prova molto breve (𝐾 tende a
zero), allora 𝑤𝐴 = 𝑤𝐻
– Dunque, esiste un differenziale (piuttosto contenuto) tra salario di conferma e salario di
prova che è pari alla differenza tra i salari di riserva dei lavoratori
• Invece, se il periodo di prova necessario per scoprire le abilità dei
lavoratori è lungo (𝐾 è elevato), allora 𝑤𝐴 > 𝑤𝐻
• Intuizione: una volta assunto, il lavoratore abile dovrà essere
ricompensato per i bassi salari ricevuti nel periodo di prova
• Il premio salariale sarà tanto più elevato quanto:
– maggiore è stato il periodo di prova (↑ 𝐾 →↑ 𝑤𝐴)
– maggiore è stata la penalizzazione salariale nel periodo di prova (↑ (𝑤𝐻 − 𝑤𝐿 ) →↑ 𝑤𝐴)
Contratti di prova (up-or-out)
• Il salario di prova coincide con il salario di riserva dei lavoratori poco
abili, mentre quello di conferma sarà superiore al salario di riserva
dei lavoratori più abili
• Nota che differenziali molto alti tra 𝑤𝑃 e 𝑤𝐴 possono avere effetti
negativi se i lavoratori preferiscono un profilo di consumo
relativamente costante nel tempo (consumption smoothing) ma
sono soggetti a vincoli di liquidità
• Un salario crescente con l’anzianità può essere utile per scoraggiare
il turnover dei lavoratori (Salop e Salop, 1976)
– i lavoratori ad alta mobilità non accetterebbero l’occupazione presso un’impresa che
offre un salario crescente perché sarebbero penalizzati dai bassi livelli salariali iniziali,
– al contrario, i lavoratori a bassa mobilità saranno disponibili ad accettare un meccanismo
di salari crescenti
Investimento in formazione generica
in mercati concorrenziali
• Consideriamo un’impresa che assume un singolo lavoratore
(trascuriamo il capitale fisico per concentrarci solo sugli
investimenti in formazione)
• La funzione di produzione 𝑦(𝜏) indica la relazione tra il valore della
produttività del lavoratore e l’investimento in formazione
𝑦′(𝜏) > 0, 𝑦′′(𝜏) < 0
• La formazione viene effettuata nel primo periodo, ma i suoi effetti
sulla produttività si realizzano nel secondo periodo
Investimento in formazione generica
in mercati concorrenziali
• Nel primo periodo il prodotto del lavoratore è quello
corrispondente alle sue capacità iniziali:
𝑦0 = 𝑦 (𝜏 = 0), per 𝜏 > 0 , 𝑦 𝜏 > 𝑦0
• La formazione comporta un costo 𝑐(𝜏) che è crescente in 𝜏:
𝑐′(𝜏) > 0
• Il salario nel primo periodo è 𝑤0 e nel periodo successivo è 𝑤(𝜏)
(dipende dal livello di formazione acquisito)
Investimento in formazione generica
in mercati concorrenziali
• I profitti totali dell’impresa (per i due periodi) sono dati da:
𝑦𝜏 − 𝑤𝜏
𝜋 = 𝑦0 − 𝑤0 − 𝑐 𝜏 +
1+𝑟
• L’impresa sceglie il livello di investimento 𝜏 che massimizza i profitti
• La condizione di primo ordine è:
𝜕𝜋 𝑦 ′ 𝜏 − 𝑤′ 𝜏
= −𝑐 ′ 𝜏 + =0
𝜕𝜏 1+𝑟
• Che possiamo riscrivere come:
𝑦′ 𝜏 − 𝑤′ 𝜏
= 𝑐′ 𝜏
1+𝑟
– Il rendimento marginale della formazione, pari al valore attuale della differenza tra
il prodotto marginale della formazione 𝑦′(𝜏) e il maggior salario da pagare ai
lavoratori 𝑤′(𝜏), deve essere uguale al costo marginale
Investimento in formazione generica
in mercati concorrenziali
• Se il mercato è perfettamente concorrenziale allora la formazione
generica (che incrementa la produttività di un lavoratore per la
stessa impresa come per qualsiasi altra impresa) determina un ↑ del
salario dello stesso ammontare dell’incremento della produttività
• La competizione tra le imprese per attirare i lavoratori più produttivi
spingerà verso l’alto i salari fino al livello della maggiore produttività
acquisita grazie alle nuove competenze
𝑦(𝜏) = 𝑤(𝜏) → 𝑦′(𝜏) = 𝑤′(𝜏)
Investimento in formazione generica
in mercati concorrenziali
• Tutti i benefici derivanti dalla formazione saranno acquisiti dal
lavoratore
(𝑦′(𝜏) – 𝑦′(𝜏))/(1 + 𝑟) = 0 = 𝑐′(𝜏)
• Dunque, per l’impresa non è ottimale effettuare l’investimento in
formazione generica (𝜏 = 0)
• Poiché il lavoratore ottiene tutti i benefici della formazione
attraverso maggiori salari, allora ha anche interesse a sostenerne i
relativi costi
Investimento in formazione generica
in mercati concorrenziali
• Analizziamo quindi la scelta del lavoratore assumendo che sia lui a
pagare direttamente il costo della formazione
• L’utilità del lavoratore nei due periodi è funzione lineare del reddito
percepito al netto dei costi della formazione:
𝑤𝜏
𝑢 = 𝑤0 − 𝑐 𝜏 +
1+𝑟
– Nel primo periodo egli ottiene il salario 𝑤0 e sostiene i costi di formazione 𝑐(𝜏), mentre
nel secondo periodo otterrà il salario derivante dalle sue maggiori competenze
• In concorrenza perfetta vale che: 𝑦(𝜏) = 𝑤(𝜏)
• L’utilità del lavoratore è massima in corrispondenza di un livello di
investimento 𝜏 ∗ che soddisfi la seguente condizione di primo ordine:
𝜕𝑈 ′
𝑦′ 𝜏 𝑦′ 𝜏
= −𝑐 𝜏 + =0→ = 𝑐′ 𝜏
𝜕𝜏 1+𝑟 1+𝑟
Investimento in formazione generica
in mercati concorrenziali
• Il lavoratore investirà in formazione generica fino al punto in cui il
valore attuale del suo rendimento marginale risulterà pari al costo
marginale
• Il livello ottimale di training corrisponde al punto in cui la pendenza
della funzione di produzione (il beneficio marginale) è uguale alla
pendenza della funzione dei costi (costo marginale)
• Poiché il rendimento di cui beneficia il lavoratore coincide con il
rendimento complessivo della formazione, l’investimento realizzato
risulta efficiente
Investimento in formazione generica
in mercati concorrenziali
Investimento in formazione generica
in mercati concorrenziali
Investimento in formazione e
caratteristiche dei lavoratori
• Supponiamo che:
– la funzione di produzione sia: 𝑦(𝜏) = 𝜋𝜏 𝛼
• 𝜋 rappresenta l’abilità innata del lavoratore
• 𝛼 < 1, tanto minore è 𝛼, tanto più velocemente diminuiscono i rendimenti
marginali della formazione
– la funzione dei costi sia: 𝑐(𝜏) = 𝑐𝜏
𝜋𝜏𝛼
– la funzione di utilità del lavoratore sia: 𝑢 = 𝑤0 − 𝑐𝜏 + 1+𝑟
• Derivando 𝑢 rispetto a 𝜏 e ponendo uguale a zero si ottiene il livello
1
∗ 𝜋𝛼
di formazione ottimale: 𝜏 = [𝑐(1+𝑟)]1−𝛼
– L’investimento in formazione professionale effettuato dal lavoratore risulta tanto più
elevato quanto più elevati sono 𝛼 e 𝜋, e quanto meno elevati sono il costo del
training 𝑐 e il tasso di interesse 𝑟
Investimento in formazione e
caratteristiche dei lavoratori
• I lavoratori sono eterogenei circa il costo della formazione
– Il costo 𝑐 di acquisire nuove competenze è maggiore (ovvero il rendimento della
formazione 𝜋 è inferiore) per lavoratori meno abili o con minori livelli di istruzione
(complementarità tra istruzione e formazione)
• Le decisioni di formazione dipendono anche dalla lunghezza del
periodo di utilizzo delle competenze acquisite
• Assumiamo che:
– il periodo di lavoro successivo al training sia costituito da T anni (per semplicità 𝑟 = 0)
– la funzione di utilità dell’individuo: 𝑢 = (𝑤0 – 𝑐𝜏) + (𝜋𝜏 𝛼 ) 𝑇
𝛼𝜋𝑇 1
• Il livello di formazione ottimale risulta: 𝜏∗ = [ 𝑐 ]1−𝛼
– che è tanto più elevato quanto maggiore è 𝑇 (↑ 𝑇 →↑ produttività→↑ 𝑤)
Investimento in formazione e
caratteristiche dei lavoratori
• Il periodo di utilizzo delle competenze acquisite attraverso la
formazione dipende anche dall’età del lavoratore e dalla sua
condizione corrente e attesa sul mercato del lavoro
– l’incentivo ad investire in formazione, ceteris paribus, si riduce con l’età (lavoratori più
giovani hanno rendimenti della formazione maggiori in quanto percepiti per un periodo
di tempo più lungo)
• Le competenze acquisite sono effettivamente impiegate nel
processo produttivo solo quando il lavoratore risulta occupato
– l’incentivo ad investire in formazione, ceteris paribus, si riduce con per coloro che si
aspettano di essere esposti a periodi di disoccupazione
• Anche il genere e la condizione familiare possono influenzare le
decisioni di formazione nella misura in cui influenzano le decisioni
di offerta di lavoro
Investimento in formazione e
caratteristiche dei lavoratori
Investimento in formazione specifica
in mercati concorrenziali
• La fomazione specifica accresce la produttività del lavoratore solo
nell’impresa stessa, ma non nelle imprese esterne
• Le opportunità salariali all’esterno (outside option) rimangono
immutate al livello in assenza di formazione: 𝑤(𝜏) = 𝑦0
• L’impegno da parte dell’impresa a pagare un salario più elevato
post-formazione specifica non sarebbe credibile (hold-up problem)
• Il lavoratore non intende pagare la formazione specifica poiché non
trae beneficio in quanto bloccato (locked-in) nell’impresa
Investimento in formazione specifica
in mercati concorrenziali
• Poiché non è costretta a pagare un salario più elevato dopo la
formazione, l’impresa è incentivata a sostenerne il costo
– Se il salario è costante, l’impresa ottiene tutto il rendimento della formazione
𝑦′(𝜏)/(1 + 𝑟) ed è indotta ad investire finché 𝑦′(𝜏)/(1 + 𝑟) = 𝑐′(𝜏) e quindi a
realizzare un livello efficiente di investimento
• Se l’impresa sostiene l’intero costo e paga il salario 𝑤0, il lavoratore
è indifferente tra lavorare per quell’impresa o per un’altra
• Una possibile soluzione è offrire al lavoratore addestrato un salario
superiore al suo salario di riserva (per scoraggiarne il turnover) ma
inferiore alla sua produttività all’interno dell’impresa (per assicurare
un rendimento all’impresa): 𝑦0 < 𝑤(𝜏) < 𝑦(𝜏)
Investimento in formazione specifica
in mercati concorrenziali
• Ciò implica che i rendimenti della formazione specifica devono
essere suddivisi tra l’impresa e il lavoratore
• In equilibrio diventa necessario quindi suddividere nella stessa
proporzione anche i relativi costi della formazione
– altrimenti l’impresa investirebbe meno del livello efficiente (pur sostenendo l’intero
costo otterrebbe solo una parte dei rendimenti) e moltissimi lavoratori vorrebbero
lavorare presso questa impresa (otterrebbero parte dei rendimenti senza costi)
• La soluzione ottimale è che l’impresa e i lavoratori suddividano sia i
costi che i benefici della formazione specifica
– In tal modo si riducono sia i rischi di rinegoziazione salariale che il turnover e sia
l’impresa che il lavoratore hanno incentivo ad effettuare investimenti specifici efficienti
Investimento in formazione specifica
in mercati concorrenziali
Investimento in formazione generica
in mercati non concorrenziali
• Le condizioni del mercato del lavoro possono trasformare un
investimento generico in un investimento specifico «di fatto»
pertanto inducendo le imprese a sostenerne il costo
• Le imperfezioni del mercato del lavoro impediscono ai lavoratori di
beneficiare dell’intero rendimento dell’investimento, consentendo
alle imprese di appropriarsi di parte di questi rendimenti
• Le imperfezioni possono dipendere da:
– costi di mobilità dei lavoratori;
– frizioni nella ricerca e nell’incontro (matching) tra imprese e lavoratori;
– complementarità tra formazione specifica e generica;
– asimmetrie informative circa le abilità del lavoratore o il livello di formazione acquisito
– sistemi istituzionali che prevedono forme di contrattazione salariale centralizzata o che
impongono il pagamento di salari minimi
Investimento in formazione generica
in mercati non concorrenziali
• Le imperfezioni dei mercati comportano una riduzione dell’outside
option dei lavoratori e tendono a generare una struttura salariale
compressa (wage compression) in cui il salario cresce meno della
produttività all’aumentare del capitale umano dei lavoratori
• La compressione salariale disincentiva i lavoratori ad effettuare
investimenti in formazione ma induce le imprese a investire nella
formazione della propria forza lavoro
• Questo è coerente con l’evidenza empirica che mostra come sono
proprio le imprese che sostengono i costi dell’investimento in
formazione generica
Modello di Acemoglu e Pischke (1999)
• Assumiamo che:
– a causa delle imperfezioni del mercato, il salario sia uguale solo a una frazione
della produttività del lavoratore:
𝑤(𝜏) = 𝛽𝑦(𝜏)
– pertanto la differenza positiva tra produttività e salario rappresenta una
rendita per l’impresa:
∆(𝜏) = 𝑦(𝜏) – 𝑤(𝜏) = (1 – 𝛽) 𝑦(𝜏)
• l’impresa non avrebbe incentivo ad investire in formazione generica se il
salario 𝑤(𝜏) crescesse nella stessa misura dell’aumento di produttività del
lavoratore 𝑦(𝜏) (cioè se 𝛽 = 1) poiché il lavoratore otterrebbe tutti i benefici
– il lavoratore sia soggetto a vincoli finanziari che gli impediscono di investire in
formazione generica
Modello di Acemoglu e Pischke (1999)
• L’impresa sceglie il livello ottimale di investimento in formazione
che massimizza la seguente funzione di profitto:
[𝑦 𝜏 − 𝛽𝑦(𝜏)]
𝜋 = 𝑦0 − 𝛽𝑦0 − 𝑐 𝜏 +
1+𝑟
– Nel primo periodo la produzione è pari a 𝑦0 e l’impresa paga un salario pari a 𝛽𝑦0 e
sostiene i costi della formazione 𝑐 𝜏
– Nel secondo periodo, l’impresa ottiene un livello di produzione pari a 𝑦(𝜏) e paga un
salario in funzione della maggiore produttività del lavoratore 𝛽𝑦(𝜏)
• La condizione del primo ordine è:
𝜕𝜋 ′
1 − 𝛽 𝑦′ 𝜏 1 − 𝛽 𝑦′ 𝜏
= −𝑐 𝜏 + =0→ = 𝑐′ 𝜏
𝜕𝜏 1+𝑟 1+𝑟
Modello di Acemoglu e Pischke (1999)
• A differenza del caso di mercati concorrenziali il livello di
investimento dell’impresa è maggiore di zero
– L’impresa è incentivata ad investire nel capitale umano dei lavoratori poiché in tal modo
accresce la propria rendita
• Il livello di formazione socialmente ottimale (first best) che
massimizza il surplus sociale scaturisce dalla condizione:
𝑦′(𝜏𝐹𝐵 )
= 𝑐′(𝜏𝐹𝐵 )
1+𝑟
• se 𝛽 > 0 , il livello di formazione scelto dall’impresa è inferiore a
quello socialmente ottimale (l’impresa non considera il beneficio
sociale della formazione ma solo il proprio beneficio privato)
Modello di Acemoglu e Pischke (1999)
Modello di Acemoglu e Pischke (1999)
• Nota che l’incentivo dell’impresa ad investire in formazione
generica deriva dall’esistenza di una rendita che cresce al crescere
delle competenze acquisite dai lavoratori
– se la rendita fosse costante rispetto a 𝜏 l’impresa non investirebbe
• Assumiamo che 𝑤 𝜏 = 𝑦 𝜏 – 𝑅, dove 𝑅 è una costante positiva
– Intituizione: il lavoratore può cambiare impresa ma al costo di mobilità pari a R
• La rendita dell’impresa è dunque costante:
∆(𝜏) = 𝑦(𝜏) – [𝑦(𝜏) – 𝑅] = 𝑅
• Sostituendo la funzione dei salari nella funzione dei profitti:
[𝑦 𝜏 −𝑦 𝜏 +𝑅] 𝑅
𝜋 = 𝑦0 − 𝑦0 + 𝑅 − 𝑐 𝜏 + = 𝑅−𝑐 𝜏 + 1+𝑟
1+𝑟
– La formazione non genera per l’impresa beneficio aggiuntivo (che va tutto al lavoratore)
– Dunque l’impresa investe in formazione se la rendita derivante dalle imperfezioni del
mercato del lavoro è maggiore per i lavoratori con un maggiore livello di capitale umano
Turnover e investimenti in formazione
• La possibilità di turnover dei lavoratori disincentiva l’investimento in
formazione poiché genera una esternalità positiva a favore di
imprese esterne che possono usufruirne senza sostenerne il costo
• Sia 𝑞 la probabilità che il rapporto di lavoro si interrompa nel
periodo successivo all’addestramento
• In presenza del rischio di separazione, la funzione dei profitti
dell’impresa diventa: 𝜋 = 𝑦0 − 𝛽𝑦0 − 𝑐 𝜏 + 1−𝑞 [𝑦1+𝑟 𝜏 −𝛽𝑦(𝜏)]

• ↑ 𝑞 → ↓ (1 – 𝑞) (1 – 𝛽) 𝑦′(𝜏)/(1 + 𝑟) (rendimento marginale per l’impresa)


• Dalla massimizzazione dei profitti emerge che l’investimento in
formazione si riduce all’aumentare di 𝑞
• Risultato diverso se il training influenzasse la probabilità di turnover
– la formazione riduce il turnover poiché i lavoratori si adattano più facilimente ai
cambiamenti tecnologici [Jansen 1997; Manchester 2008]
Il ruolo delle istituzioni nelle
decisioni di training
• Le istituzioni del mercato del lavoro (salari minimi, la struttura
centralizzata della contrattazione salariale, i sindacati) possono
modificare l’incentivo delle imprese ad investire in formazione
• Analizziamo l’effetto dell’imposizione di un salario minimo
• Assumiamo che:
– il salario percepito dal lavoratore sia 𝑤(𝜏) = 𝑦(𝜏) – 𝑅
– la rendita percepita dall’impresa sia costante: ∆ = 𝑦 𝜏 – 𝑤 𝜏 = 𝑅
– l’impresa non abbia quindi interesse a investire in formazione
• Se venisse imposto un salario minimo, l’impresa avrebbe interesse
ad aumentare la produttività dei suoi lavoratori meno abili
– questi percepirebbero un salario superiore alla loro produttività e la rendita dell’impresa
risulterebbe negativa
– Risultato opposto a quello ottenuto nel caso di mercati concorrenziali
Il ruolo del salario minimo nelle
decisioni di training
Il ruolo dei sindacati sulle decisioni di
training
• Analizziamo ora l’effetto della presenza dei sindacati
• Il sindacato può incentivare la formazione da parte dell’impresa
attraverso
– una ↓ dei differenziali salariali tra lavoratori eterogenei in temini di capitale umano
– una ↓ dei tassi di turnover derivante dalla maggiore possibilità che i lavoratori hanno di
comunicare con i vertici aziendali in imprese sindacalizzate
• Consideriamo il caso in cui il sindacato imponga lo stesso salario a
tutti i lavoratori, a prescindere dal capitale umano: 𝑤 𝜏 = 𝑤
• La rendita dell’impresa aumenta all’aumentare di 𝜏: ∆ 𝜏 = 𝑦 𝜏 − 𝑤
– Ciò garantisce che l’impresa abbia incentivo ad investire in formazione
Evidenza empirica sul training
• Un risultato importante del modello di Acemoglu e Pischke è che le
imprese sostengono in tutto o in parte i costi del training
– Autor [2001] mostra che la Manpower Associates, una grande impresa americana
fornitrice di lavoratori temporanei, offre ai propri lavoratori corsi di informatica gratuiti
– Autor mostra anche che l’impresa ha interesse a fornire training perché questo le
permette di acquisire informazioni aggiuntive sulle abilità dei lavoratori al fine di
migliorare la qualità dei matching
• Booth e Bryan (2005) per UK stimano che il training finanziato dalle
imprese comporta un ↑ del salario dei lavoratori di circa il 10%
Evidenza empirica sul training
• Almeida e Carneiro (2009) per il Portogallo stimano rendimenti del
training per le imprese dell’ordine del 9%, comparabili ai rendimenti
degli investimenti in capitale fisico o in istruzione
• Acemoglu e Pischke (1998) per la Germania mostrano che i
lavoratori che lasciano l’impresa volontariamente guadagnano
meno di coloro che restano i quali, a loro volta, guadagnano di
meno di coloro che lasciano l’impresa per ragioni involontarie o
esogene (es. servizio militare)
• L’evidenza empirica sulla relazione tra training e salari minimi è
ambigua

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