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Socrate:

La vita, il processo.
La nascita e la gioventù
Nonostante la mastodontica importanza di Socrate nella storia
della filosofia occidentale, conosciamo ben poco la sua
biografia, a causa della sua avversione nei confronti della
scrittura. Sappiamo che nacque nel 470-469 A.C. ad Atene,
dall'unione di Sofronisco, uno scultore, e Fenarete, una
levatrice (ostetrica). La sua vita si svolse interamente ad Atene,
che lasciò solo tre volte per compiere il suo dovere di soldato,
le cui doti furono persino riconosciute e lodate da Alcibiade. In
un primo periodo della sua vita fu, probabilmente, allievo di
Anassagora e si dedicò ad una ricerca filosofica di genere
naturalistico. Per quanto ne sappiamo, abbandonò questo
genere di ricerca insoddisfatto degli scarsi risultati raggiunti,
dedicandosi più fruttuosamente ad una ricerca umanistica e
socio-politica.
La “vita filosofica”

Durante tutta la sua “carriera” di filosofo si dedico, come già


detto, ad una ricerca incentrata sull'uomo e sulla società.
Durante questa indagine razionale Socrate, fece proprio del suo
metodo il dialogo, che divenne un suo elemento caratteristico.
Il dialogo consisteva nell'interrogare personaggi illustri
(generali, uomini politici, sacerdoti, ecc), che si
autoproclamavano depositari di un sapere assoluto, relativo alla
loro professione, . Tramite quello che passerà alla storia come
“Dialogo Socratico” dimostrava a questi personaggi come loro
in realtà, sapessero in merito a ciò che gli veniva domandato
tanto quanto gli altri, ossia ben poco.
L'inizio della fine

Il fine ultimo di tutto ciò, era spingere gli uomini a pensare con
la propria testa, e a non accettare passivamente nessun sapere
assoluto, nessun dogma, ma a ricercare individualmente la
verità tramite il ragionamento logico, dunque la filosofia.
Tuttavia, questo processo “maieutico”, procurava a Socrate
molti nemici, spesso uomini ricchi e importanti: questo
sicuramente fu un problema per lui, e probabilmente ne favorì
la morte, seppure non ne fu la causa principale.
L'ambiente socio-politico
Ovviamente, nella sua indagine sulla società umana, Socrate
inserì anche la vigente democrazia ateniese. Questa si era
recentemente restaurata dopo il crollo del regime oligarchico
dei “Trenta Tiranni”, imposto dagli spartani dopo la loro
vittoria nella guerra contro Atene. Uscendo dunque da un
periodo “oscuro”, la città vedeva il glorioso passato di libertà e
democrazia come un patrimonio da conservare, per mantenere
un principio di unità: il governo assunse dunque un tono molto
conservatore nelle tradizioni e nella religione. Fu proprio
questo a costare la vita a Socrate: egli infatti non solo metteva
in discussione ogni tradizione e ogni dogma religioso, ma
parlava di un suo “demone interiore” (che nelle decisioni
importanti, lo dissuadeva da fare l'una o l'altra cosa, senza
tuttavia indicargli cosa fare), che fu visto da alcuni come una
nuova divinità.
Il processo
La combinazione di questi fattori (l'ambiente politico del tempo
e i suoi “metodi”) furono per lui una combinazione letale. Un
giorno infatti, un certo Meleto, assieme ad Anito e Licone, lo
denunciarono alla città. L'accusa formale era di traviare i
giovani e di introdurre nuove divinità (facendo forse
riferimento al suo “demone interiore”), e la pena richiesta era la
morte. Dinnanzi a questa accusa Socrate, avrebbe potuto
facilmente difendersi, o anche lasciare la città, ma in realtà fece
tutto il contrario: non solo si presentò al processo, ma neanche
si difese. Si vantò del compito educativo che affermava essere
di natura divina, e che mai avrebbe abbandonato. Questa sua
“difesa-aggressiva, riuscì quasi a salvarlo, in quanto fu
dichiarato colpevole per una maggioranza minima.
La condanna e la morte
Nella successiva fase del processo, quella che avrebbe deciso la
sua condanna, avrebbe potuto ancora opporsi, chiedendo pietà
o una pena più mite e adeguata alle sue “colpe”, ma così non
fu: affermò infatti che non meritava una condanna (pur
dicendosi disposto a pagare una cospicua multa), ma una vita
svolta a spese dello stato, così come era solito premiare i
personaggi più illustri. A causa di questa sua impertinenza fu
più consistente la maggioranza che confermò la pena di morte.
Durante il periodo di detenzione che precedeva l'esecuzione
della sentenza, gli “allievi” del filosofo, molti dei quali
membri della ricca aristocrazia cittadina, organizzarono un
piano per far fuggire il loro maestro: tuttavia, quando questi
venne a conoscenza di ciò si rifiutò di scappare, poiché il farlo
sarebbe stato contrario alla sua morale, e di conseguenza
avrebbe vanificato il significato di tutti i suoi insegnamenti.
Considerazioni moderne
Riesaminando la “Questione Processo” da un punto di vista
esterno, oggigiorno possiamo affermare fondamentalmente due
cose, egualmente importanti:

• Il processo, fu voluto sì da cittadini, tuttavia si hanno forti


motivi di credere che essendo Socrate un elemento
politicamente destabilizzante, a causa del suo pensiero,
l'iniziale accusa mossagli non fu altro che un espediente per
eliminarlo senza che il regime conservatore si esponesse
pubblicamente.
• La sua morte, fu probabilmente più importante della sua vita,
in quanto il suo rifiuto dinnanzi alla fuga, e la sua integrità
morale non fecero altro che elogiare la sua filosofia e la sua
immagine.
Titoli di Coda

A Cura di:
Lorenzo Rollo

Bibliografia:
Il Nuovo Protagonisti e Testo della Filosofia

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