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L'ESISTENZIALISMO

CARATTERI GENERALI
L'esistenzialismo come “atmosfera”
L’esistenzialismo, oltre ad essere una filosofia in senso stretto, è un clima culturale che ha
caratterizzato il periodo compreso tra i due conflitti mondiali e che ha trovato la sua maggiore
espressione nel periodo bellico e postbellico. Uno tra i concetti più importanti per l'esistenzialismo
è il Dasain, ovvero l'esserci e non l’essere proprio perché esso si riferisce all'esistenza dell’uomo.
Inteso come condizione esistenziale, l’esistenzialismo risulta definito da un’accentuata sensibilità
nei confronti della finitudine umana e degli elementi che la caratterizzano come la natura, la lotta,
la sofferenza, il passare del tempo, la morte ecc. Più in particolare, il sostantivo esistenzialismo e
l’aggettivo esistenzialista figurano in tutti quei contesti di discorso in cui si vuole attirare l'attenzione
sugli aspetti limitanti o tendenzialmente negativi della condizione umana del mondo: aspetti che
l’esperienza tragica della guerra, con tutto il suo lascito di orrori e distruzioni, aveva contribuito a
rendere ancora più evidenti.
Parallelamente alla delusione storica provocata dalla guerra, sulla sensibilità esistenzialista ha
influito la delusione culturale nei confronti degli ideali e delle correnti di pensiero dell'Ottocento. Le
tematiche dell'esistenzialismo non riguardano neanche il mondo peri primi del Novecento; quello
esistenzialista è un mondo di cui si stenta a comprendere il senso stesso dell’esistenza. È come lo
specchio di una società lacerata, un’epoca in crisi.
Dopo la seconda guerra mondiale, nel clima di incertezza che caratterizza la società europea,
distrutta materialmente e spiritualmente dalla guerra, la cosiddetta letteratura esistenzialistica
costituisce l’anello di congiunzione tra la realtà storica e le forme concettuali dell’esistenzialismo
che erano state elaborate in precedenza. Questa letteratura si diffuse nei primi anni Sessanta del
Novecento e ebbe il suo culmine nella Francia degli anni 60.
Si ricordino a tale proposito gli scritti letterari di Jean-Paul Sartre, che si sofferma sulla
problematicità radicale dell’uomo e perciò sugli aspetti meno rispettabili della vita umana, come il
peccato o il dolore, oppure ricordiamo Kierkegaard che fu un proto-esistenzialista, le cui opere
furono lette e interpretate molto in questo periodo.
Accanto alla letteratura esistenzialistica, esiste un vero e proprio costume esistenzialistico, proprio
alcune avanguardie giovanili del secondo dopoguerra riconoscibili per determinati modo di vestire
o di portare i capelli. Tale costume ha rappresentato un ulteriore anello di congiunzione con le
radici concettuali dell’esistenzialismo ed è valso soprattutto come protesta contro i conformismi e
le false sicurezze della tradizione.
Ricordiamo inoltre che esistono due tipi di esistenzialismo: quello religioso e quello ateo, in quello
religioso troviamo Karl Barth e Sartre, che però non era cristiano, ma aveva una sua visione della
religione, lui credeva in un certo “oltre".

L'esistenzialismo come filosofia


Inteso in senso stretto e tecnico, l’esistenzialismo è un insieme di filosofie che, tra gli anni Venti e
Quaranta del secolo scorso, si sono trovate a condividere l’idea che l'esistenza sia il modo
d'essere proprio dell’uomo. Queste filosofie sono caratterizzate da alcuni tratti comuni:
• L’esistenza: per gli esistenzialisti è molto importante il Dasain, ovvero l’esserci e non
l'essere, l’esistenza precede l'essenza, l’uomo infatti è l’unico individuo che si interroga. Lo
specifico modo dell’essere viene descritto dai filosofi esistenzialisti innanzitutto come un
rapporto con l’essere. L’esistenza viene infatti concepita come aperta ad un “oltre". Il che
implica che il rapporto tra l’esistenza e l’essere costituisca il tema centrale e decisivo
dell’esistenzialismo;
• La scelta: il rapporto esistenziale con l’essere è interpretato dagli esistenzialisti come
qualcosa che richiede la parte dell’uomo una qualche scelta, ovvero un progetto aperto al
rischio. La scelta è incertezza, con essa possiamo procurarci infelicità per il domani, può
portare angoscia. Qui troviamo la filosofia do Kierkegaard, filosofia di crisi e di angoscia. Gli
esistenzialisti ritengono infatti che l’essere umano si trovi di fronte ad infinite possibilità le
quali interpellano la sua libertà;
• La singolarità irripetibile dell’esistenza: l’appello alla scelta e all’autenticità implica che
l’uomo viva come singolo, ossia come un ente individuato e irripetibile, che ha una propria
personale prospettiva dell’essere e che risulta chiamato in causa come tale. Noi nasciamo
da soli e moriamo da soli, Sartre dirà “tra me e te c’è un muro" e secondo lui quel muro è
invalicabile, qui vi si ricollega anche il tema dell'incomunicabilità, molto ricorrente
nell'esistenzialismo;
• La situazione: l’esistenza si trova sempre in una situazione altrettanto individuata e
concreta, racchiusa dalla nascita alla morte. Inoltre per via della situazione, la nostra libertà
in realtà si rivela fittizia proprio perché non possiamo cambiare delle cose con le quali
siamo nati, come i nostri genitori o il colore dei capelli o della pelle. Anche qui troviamo la
filosofia kierkegaardiana;
• La finitudine: l’esistenza risulta costitutivamente segnata dalla finitudine e dal limite, il che
riduce anche la nostra libertà, per questo secondo gli esistenzialisti ne abbiamo poca.
Gli esponenti principali dell’esistenzialismo, ossia le figure che hanno oggettivamente contribuito al
diffondersi delle tematiche esistenzialistiche, sono: Karl Jaspers e Jean-Paul Sartre.
In Italia l’esistenzialismo ha trovato tra i suoi esponenti di spicco Nicola Abbagnano. Inoltre
ricordiamo l'opera di Albert Camus, recentemente rivalutata, e Karl Barth, esistenzialista religioso.

FASI E INTERPRETI DELL’ESISTENZIALISMO


L’esistenzialismo può essere identificato e ricostruito anche attraverso una serie di date.
Il 1919 è l’anno in cui vedono la luce l'Epistola ai romani di Karl Barth che inaugura la cosiddetta
teologia dialettica, e la Psicologia delle visioni del mondo di Karl Jaspers da cui prende avvio la
filosofia dell’esistenza in Germania. Pur nella loro profonda diversità questi due libri segnano
l’inizio del cosiddetto Kierkegaard Renaissance, ovvero un movimento di idee che riconosce nel
solitario pensatore danese il capostipite della filosofia dell’esistenza.
Nel 1927 esce Essere e tempo, l’opera chiave di Martin Heidegger, che più di tutte ha influito
dell’esistenzialismo novecentesco.
Nel 1932 esce la monumentale Filosofia di Jaspers, apice dell’esistenzialismo tedesco. Il
contributo decisivo di Jaspers, che risulta vicino a Kierkegaard risiede soprattutto nei concetti di
“situazione" e “scacco".
A partire dal 1934 si sviluppa in Francia la cosiddetta filosofia dello spirito, che coniuga l’influenza
kierkegaardiana ed esistenzialistica con quella spiritualistica.
Nel 1939 esce La struttura dell’esistenza di Nicola Abbagnano, con cui inizia il ciclo
dell’esistenzialismo positivo italiano.
Nel 1943 Jean-Paul Sartre pubblica L’essere e il nulla, il capolavoro filosofico dell’esistenzialismo
francese e uno dei maggiori documenti dell’esistenzialismo umanistico. Esce, inoltre, Il mito di
Sisifo di Albert Camus.
Nel 1946 esce L’esistenzialismo è un umanismo di Sartre, un breve testo destinato a fungere da
punto di riferimento del dibattito intorno all’esistenzialismo.

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