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ANNO XIX NUMERO 63 - PAG XII IL FOGLIO QUOTIDIANO SABATO 15 MARZO 2014

PRIMAVERA BULGARA
Rapsodia in rosso fra i monti Rodopi, lì dove Orfeo canta il risveglio della luce
e il fragoroso Dioniso apre le danze dei pastori in maschera (senza trascurare il Lupo)
corda inanimata. Immolata la vittima, com-
di Alessandro Giuli piuto il sacrificio, l’inverno trapassa come
ogni adolescente muore al suo stato pube-

L’ inizio del mese è dedicato a Baba Mar-


ta, una vecchia fiabesca signora can-
giante (può diventare giovanissima in un
rale quando diviene adulto, come il vec-
chio anno sacro che deve cedere il passo al
nuovo (l’anno sacro inizia appunto a mar-
attimo, purché lo voglia). E’ la linfa vitale zo), come Dioniso capro o Dioniso toro di-
che presiede alla fine dell’inverno, la per- viene pasto per i Titani e poi lampo e saet-
sonificazione dell’aurora primaverile. I ta e mucchio di cenere sorgiva da cui ger-
suoi colori sono il bianco della luce e il ros- moglierà la stirpe dei mortali.
so del sangue, due comete intrecciate in Infine sopraggiunge l’aratro di legno:
una sola festa: perché Baba Marta (versio- due ragazzi in maschera bovina (bianco l’u-
ne balcanica della antica Nerio Martis dei no bruno l’altro) vengono aggiogati e riper-
Sabini) è a modo suo la compagna del dio corrono lo stesso circuito dei Kukeri, la
cui è sacro questo mese, il padre Marte, il ruota cosmica scorre sul suo asse invisibi-
placido guardiano armato dei campi ma le mentre il vomere feconda la terra. A
terribile in battaglia, il signore dei lupi (i quel punto entra in scena una donna (un
lupi c’entrano sempre quando c’è di mez- uomo mascherato da femmina, come in an-
zo Marte, non per caso comincia adesso la tico) preceduta da aiutanti che spargono al
stagione dei loro amori). suolo il fieno conservato dalla mietitura
In Bulgaria il primo di marzo è dunque estiva. Il giaciglio è pronto, sorgono le do-
un tripudio dei ciuffi biancorossi di Baba glie, s’intensificano, la donna è costretta a
Marta: bracciali, coccarde, pupazzi appesi sdraiarsi sul pagliericcio, si riscuote si la-
sui rami degli alberi o sulle fronde degli menta si contorce, e finalmente ecco il

In Bulgaria il 1° marzo è un “Sono solo sulla terra, e questa


tripudio di ciuffi biancorossi: terra è la mia terra” cantano i
bracciali, coccarde, pupazzi. Loro poeti del Serpe Piumato e sembra
li chiamano “Martenitse” un canto perfetto per la Tracia
umani (braccia, capelli). Loro, i bulgari, li puer: rinasce il fanciullo cosmico (un pu-
chiamano “Martenitse” e se ne addobbano pazzo, o che altro?), ora tace l’urlo feroce
fastosamente, come usava in antico fra i ca- del caos, l’ordine è ristabilito, un altro cor-
valieri e le amazzoni della Tracia, li offro- teggio bacchico sorge come l’aurora a fe-
no in dono a chi atterri all’aeroporto di So- steggiare la vittoria sulla morte nera. A
fia, al centro della città capita di ricever- chiudere le celebrazioni è la confraternita
ne da giovani già festanti e alticci davanti dei Survakari, i celesti, potentissimi dèmo-
alle vinerie fin dal primo mattino. ni piumati che rappresentano lupi affron-
Ma non ci fermiamo nella Capitale, tati – sempre loro, signori della primavera
prendiamo la via verso sud-est che, pas- e vindici di ogni pavore – e poi stelle, orsi,
sando da Plovdiv, piega decisamente a me- uccelli, pesci, gnomi, ondine, silfidi e sala-
ridione, attraversa Asenovgrad e comincia mandre. Esseri alati, impersonano l’arche-
a salire in quota nella provincia di tipo come le idee platoniche, sono pure es-
Smolyan, sui monti Rodopi, le vette super- senze intellegibili, immutabili, eterne co-
be dove echeggia la cetra di Orfeo (c’è an- me l’anima di chi abbia combusto la sua
che una grotta dove si dice che il cantore natura inferiore: forza dell’etere che ha
discese agli inferi per cogliere l’ultimo sa- contemplato la bellezza e a cui il Nume
luto della sua Euridice, ma ci arriviamo schiude la soglia di Eros. Mistero e canto
dopo), dove il lupo (ancora lui) vigila in nu- del grande Evoè.
mero crescente, dove persino l’orso non di-
sdegna le incursioni negli ovili sguarniti, * * *
ma sopra tutto dove si prepara un rito an-
cestrale che si ripete ogni anno alla prima Di Orfeo e delle sue dimore occulte è le-
domenica di marzo. I più lo chiamano Car- cito soltanto accennare. Ma la Gola del Dia-
nevale, la maggior parte dei paesi mediter- volo attraversata dal fiume Trigrad, l’antro
ranei lo celebra in pochi posti scelti con Djavolsko dove l’acqua e le rocce si giaccio-
sfilate in maschera dal chiaro retaggio pa- no in un amplesso ferroso (quarantadue
storale. Chi conosca la Sardegna richiami metri di cascata sotterranea, la più alta del-
alla mente i Mamothones di Mamoiada (di- la penisola balcanica), quella sì che è aper-

La via verso sud-est che passa Cori, tamburi, passi ritmati e


da Plovdiv, piega a meridione, gaide coi loro lunghi bordoni dai
attraversa Asenovgrad e sale sui muggiti bassi a intessere luci di
monti Rodopi, le vette di Orfeo E’ la linfa vitale che presiede alla fine dell’inverno, la personificazione dell’aurora primaverile. I suoi colori sono il bianco della luce e il rosso del sangue, due comete intrecciate in una sola festa un sonoro crepuscolo silvestre
scendenti dei giovani Salii latino-romani, corteggiamento che preludono ai riti di giatori (Gaida Inn Club). Anima di Anfitrio- Iliya e la sua olimpionica Margò (lei, ol- pelame folto! / Gode che spesso sul monte ta e risuona ancora del sibilo guizzato da
e come tali riconosciuti anche dagli ar- passaggio. Dominano tinte arancio e verdi ne in corpo oblungo di montanaro appesan- tre vent’anni di lavoro nel mondo dello quei ricci una Naiade prese / della sua go- un flauto italico. Ultimata la discesa agli
cheologi più puntigliosi come Mario Torel- o bianche e cremisi. Ghirlande fioriscono tito dalla passione sedentaria per la sua sport in Calabria, parla un italiano inecce- ta, nella rosea mano” (A.P. IX, 745). Inferi, trecentouno sono i gradini necessa-
li) o Sos Boes di Ottana. In Portogallo so- sulle tempie feminee, emblemi di regalità cultura che studia e distilla fra reti virtua- pibile e sorride con irresistibile melanco- ri per risalire in superficie, e ogni passo è
no i Caretos di Podence (ne scrivemmo qui afroditica. Tambureggiano i giovani arieti li e contatti più autentici. Conoscerlo è una lia slava) si riveleranno il perfetto passe- E allora Iò Pan, Iò Pan, Pan, Pan, Iò Pan! la nota d’una scala che oltrepassa lo spet-
due anni fa), in Slovenia si dicono Kurent, danzanti e nei loro bastoni rimbomba la so- fortuna rara che diverte. La sua reggia è partout per entrare nel ritmo cardiaco di Giovani uomini-capri cinti da campanacci tro auditivo dei profani. E’ qui, fra arcate di
in Ungheria Busó: un solo archetipo dioni- vranità latente dei patresfamilias che saran- una costruzione ottocentesca in pietra lar- Shiroka Laka, visitare musei altrimenti ser- e forti di spade nella destra, prole dei Cu- scisto a forma di vulva fecondate dal tor-
siaco per una moltitudine di varianti loca- no presto. Cori, passi ritmati da Marte e an- ga e alta dove signoreggiano le divise tra- rati, scambiare doni e acquistare cimeli, reti armigeri che sul Monte Ida circonda- rente, che vengono alla luce le anime dei
li. Sono gli eudèmoni del dio Bromio che, cora gaide coi loro lunghi bordoni dai mug- dizionali di famiglia indossate da un paio percorrere strade invisibili, ridere della no di frastuono il rinascente Giove fanciul- suonatori di gaida? Da qui viene la pianta
rivestiti di pelli caprovine, le corna issate giti bassi a intessere luci di un sonoro cre- di manichini all’ingresso: trace nel lato pa- mafia e dolersi dell’Ucràina (alla russa, ça lo per salvarlo dal padre suo divoratore sacra a Orfeo, l’Haberlea rhodopensis (Sili-
su maschere raggianti, propiziano il risve- puscolo silvestre. Il grande Pan è vivo è terno (con gaida a tracolla), bretone per va sans dire) abitata da una rocciosa mino- Crono. Entrano nella piazza principale, sal- vriak) col suo fiore dai cinque petali bian-
glio in un’orgia di fuoco liquido, il succo abita nell’hic et nunc, prima di sfolgorare parte materna (l’adorabile cuffietta di piz- ranza bulgara, rammemorare la bellezza tano in fila percorrendo il moto ellittico del cheggianti e violacei, guardiani del gelo e
della vite, sangue della terra e gioia che dà nella nebbia e lasciare, ebbro di fiamma, zo). Un focolare ciclopico fa ardere la sua negletta delle usanze popolari cadute sul- Sole (inspirazione) e poi il suo contrario ministri della rinascenza primaverile (l’Ha-
ristoro all’uomo. tracce caprine. voce: “Se solo i bulgari non fossero così in- la via d’un benessere soltanto promesso dai (espirazione): aprono e chiudono di conti- berlea sopporta più di dieci gradi al di sot-
In Bulgaria è la festa di “Pespondelnik” dividualisti… se non ci fosse corruzione… cacodemoni liberaloidi. Se solo… Ma “sono nuo il diaframma dell’anima mundi, sisto- to dello zero)?
e va in scena a Shiroka Laka, nemmeno * * * se qui non dipendessimo da una società solo sulla terra, adesso, e questa terra è la le e diastole delle stagioni che scorrono lu-
mille abitanti addossati in case di pietra su straniera, austriaca, per la gestione della mia terra” cantano i sacerdoti del Serpe centi, pugno di guerrieri che d’improvviso * * *
terrazzamenti dislocati ai margini di un Iliya Tchernev è il soi-disant “Chairman corrente elettrica e dell’acqua… se solo Piumato e sembra un canto perfetto per la si schiude come il palmo dalle cinque di-
torrente pressoché omonimo (Shirokolu- of Tourist Society” di Shiroka Laka, ha me- avessimo i soldi per creare un parco natu- Tracia che riconquista se stessa nel giorno ta, come un pentalfa fiammeggiante, cuore Un giorno chiederemo questo e molto al-
shka) che scorre mezzo intubato in una val- no di cinquant’anni e parla senza tregua ralistico sui nostri bei monti dove i lupi del rito dionisiaco. Eccolo, comincia. che fiorisce. tro alla Signora del Vello d’argento, a colei
le angusta fra gli abitati in quota di Pampo- una koinè linguistica fatta di bulgaro-ingle- ululano e gli orsi devono difendersi dai Il momento è maturo per il sacrificio. Un che governa il trivio dei Rodopi tra la stra-
rovo e Devin. Qui sfileranno le maschere se-francese-italo-spagnolo. Spesso tutto in- bracconieri… se solo potessimo federarci * * * uomo mascherato viene tenuto fermo da al- da che porta sul versante greco dei monti
dei Kukeri. sieme più che separatamente, ma si fa ca- con le associazioni del folclore italiano per tri due, si allestisce una piccola forca, un e le altre due che vengono da Chepelare e
Ma a Shiroka Laka è ancora la sera di pire alla perfezione. Gestisce una specie di sfilare tutti insieme… se solo voleste scri- “Guarda il caprone cornuto di Bromio, cappio ora gli stringe il collo, pochi secon- Pamporovo. La Signora del Vello d’argen-
Baba Marta, ci si prepara per la festa, an- casa museo del folclore con B&B per viag- vere tutto questo…”. Se solo. che sguardo feroce / dell’occhio altero tra il di ancora e la sua maschera penzola dalla to vive in un alveare di legno e ogni sua cel-
zi si va al concerto nella scuola del folclo- letta mostra un tipo diverso di miele dagli
re locale. Qui, dalle sei del pomeriggio, de- aromi di menta o d’aceri e abete, i suoi tap-
cine di adolescenti spengono l’iPhone per peti hanno i colori del sole al tramonto
indossare abiti tradizionali. E poi danno vi- quando l’azzurro del cielo sembra este-
ta a una rappresentazione che ferma il nuarsi e invece sta corteggiando Cassiopea,
tempo profano attraverso la voce delle nin- le sue coperte sono onde lanuginose e il
fe, la danza dei sileni, la melodie delle gai- suo sorriso è un’orchidea regalata ai vian-
de che sono le zampogne locali impegnate danti stupiti dalla tempesta di neve che fu-
in mille variazioni su un tema musicale nesta il tragitto ma non osa avvicinarsi al-
identico da millenni. Li ritroveremo tutti o l’alveare. La Signora del Vello d’argento
quasi, domani, mascherati nelle vie del forse non esiste, ma noi le chiederemo
paese. E’ raro ma accade che alcuni poco- ugualmente se anche quest’anno un lupo in
più-che-fanciulli, altrimenti anodini, du- dispersione avrà trionfato sui cani randagi
rante la recita manifestino l’autenticità di e sui nembi oscuri, se avrà trovato nel me-
una possessione, quell’enthousiasmòs da se di marzo il suo raggio di gloria, se la sua
cui deriva l’epifania di una forza trascen- tana sarà abbastanza profonda per custo-
dente sotto fattezze umane. Per lo più rido- dirci l’età dell’oro. E lei, Baba Marta, into-
no fra loro e si sfiorano in balli circolari di nerà il carme della primavera.

“Guarda il caprone cornuto di Bromio, che sguardo feroce / dell’occhio altero tra il pelame folto! / Gode che spesso sul monte quei ricci una Naiade prese / della sua gota, nella rosea mano”

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