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Fideiussione bancaria: è un impegno a forma libera (anche verbale)

oppure da concludere per iscritto ex art. 117 TUB a pena di sua


nullità?

Di Maurizio Tidona, Avvocato

2 novembre 2017

Per la citazione: TIDONA M., Magistra Banca e Finanza , 2017, 2 novembre

Abstract:

L’articolo approfondisce le caratteristiche della fideiussione in generale, che è un negozio


giuridico a forma libera (la cui manifestazione può anche essere verbale), questionando le
particolarità di quella rilasciata in favore di una banca, ed in specie nel caso in cui la
fideiussione c.d. “bancaria” non sia stata rilasciata in forma scritta (il che in ambito bancario
non è certamente frequente) oppure il documento che dimostri l’esistenza della fideiussione sia
andato smarrito oppure, anche, quale esempio concreto non infrequente, le sottoscrizioni
dell’impegno fideiussorio siano contestate di falso o comunque siano mancanti. Per tutte
queste ipotesi ci si domanda se la banca possa provare l’esistenza della fideiussione in proprio
favore con altre modalità (testimonianza di propri dipendenti o qualsiasi presunzione che
dimostri inequivocabilmente l’impegno fideiussorio da parte di un soggetto relativamente ad
una obbligazione altrui).

È fideiussore colui che garantisce l’adempimento di un’obbligazione altrui, obbligandosi verso


il creditore a titolo personale e con l’intero suo patrimonio. [1] [2]

L’art. 1936 c.c. dispone che la fideiussione è valida anche se il debitore garantito non dia il
proprio consenso e perfino nel caso in cui egli non sia neppure a conoscenza della garanzia
rilasciata in suo favore.

Affinché la fideiussione sia valida ed efficace non occorre neanche che il creditore manifesti il
proprio consenso all’altrui impegno di garanzia (così la Cassazione [3]).

Il creditore può però rifiutare la proposta altrui, nel termine richiesto dalla natura degli affari o
dagli usi, senza alcun obbligo o dovere (neppure morale: ad esempio di buona fede) di
comunicare al fideiussore la propria accettazione all’altrui impegno. [3]

La fideiussione rientra difatti nell’alveo dei c.d. “contratti con obbligazioni del solo
proponente”, di cui all’art. 1333 c.c. il quale dispone che:

“[I]. La proposta diretta a concludere un contratto da cui derivino obbligazioni solo per il

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proponente è irrevocabile appena giunge a conoscenza della parte alla quale è destinata. [II]. Il
destinatario può rifiutare la proposta nel termine richiesto dalla natura dell’affare o dagli usi.
In mancanza di tale rifiuto il contratto è concluso”.

La volontà del fideiussore di garantire l’obbligazione altrui, non appena sia stata manifestata, è
pertanto auto-sufficiente, e perfeziona il negozio giuridico costituito dall’impegno a garantire
con il proprio patrimonio l’altrui obbligazione.

La fideiussione, per essere valida, non richiede neppure l’utilizzo di formule tipiche
sacramentali (ad esempio: “mi costituisco fideiussore di …”), essendo sufficiente che sia
manifestata la sola intenzione di obbligarsi personalmente verso il creditore relativamente ad
una obbligazione altrui. [6]

Secondo la Cassazione la volontà di prestare fideiussione, sebbene debba essere espressa in


modo chiaro, preciso ed inequivocabile, non deve però essere necessariamente in forma
scritta.

La fideiussione può essere cioè manifestata anche solo verbalmente, senza che sia necessario,
per la sua validità, un documento scritto che rappresenti esteriormente l’impegno assunto
verso il creditore relativamente all’obbligazione altrui (ex multis: Cassazione Civile, sez. III,
sent. n. 13539 del 13/6/2014 [4]).

Per la Cassazione è di conseguenza possibile la prova dell’esistenza di una fideiussione anche a


mezzo di testimoni o mediante presunzioni dalle quali possa in qualsiasi modo ricavarsi la
volontà di impegnarsi per l’altrui debito.[7] [8]

L’art. 2721 c.c. dispone in generale che la prova per testimoni dei contratti non è ammessa
quando il valore dell’oggetto eccede 2,58 euro. Tuttavia, il giudice può consentire la prova
oltre il limite anzidetto, tenuto conto della qualità delle parti, della natura del contratto e di
ogni altra circostanza.

In merito alla possibilità di provare il patto fideiussorio mediante presunzioni, l’art. 2729 c.c.
dispone che: “Le presunzioni non stabilite dalla legge sono lasciate alla prudenza del giudice, il
quale non deve ammettere che presunzioni gravi, precise e concordanti. (…)”. Anche per le
presunzioni, si ha quindi una grande libertà di valutazione da parte del giudice. [10]

Quale esempio concreto di una fideiussione solo verbale si immagini il caso dell’obbligazione
assunta dal conduttore con il locatore relativamente al pagamento del canone locativo di un

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immobile. La circostanza che un terzo (ipotizziamo un congiunto del conduttore) abbia


verbalmente dichiarato in più occasioni, dinanzi a testimoni, in modo chiaro ed inequivocabile,
che avrebbe provveduto lui stesso al pagamento del canone locativo in caso di morosità del
conduttore, costituisce un impegno valido per legge, che consente al locatore di domandare
giudizialmente il pagamento direttamente al congiunto-fideiussore.

Per i contratti bancari l’art. 117 TUB dispone però che:

“1. I contratti sono redatti per iscritto e un esemplare è consegnato ai clienti. (…) 3. Nel caso
di inosservanza della forma prescritta il contratto è nullo”.

Ci si domanda quale effetto possa avere tale norma sull’impegno fideiussorio espresso in
favore di una banca.

In particolare, se la fideiussione rilasciata in favore di una banca necessiti, ex art. 117 TUB,
della forma scritta a pena di nullità, oppure essa sia valida anche ove espressa verbalmente.

La questione è soltanto in apparenza meramente teorica (in quanto di norma la fideiussione


bancaria è sempre contenuta in uno scritto predisposto dalla stessa banca), in quanto la
rilevanza della questione si manifesta anche nel caso in cui lo scritto che includeva la
fideiussione sia andato smarrito oppure i presunti fideiussori contestino di falsità le firme
apposte nella scrittura di fideiussione.

In tali casi ci si domanda se l’esistenza della fideiussione sia comunque provabile dalla banca
in altro modo, ed in in particolare a mezzo di testimonianza o con ogni altra presunzione che
dimostri inequivocabilmente l’esistenza di un impegno di garanzia da parte del fideiussore.

La fideiussione, come abbiamo veduto, è un negozio giuridico unilaterale con il quale un


soggetto garantisce una obbligazione altrui, obbligandosi personalmente nei confronti del
creditore del rapporto obbligatorio.

Il negozio unilaterale si perfeziona con la semplice esteriorizzazione della dichiarazione; ne


consegue che la ricezione da parte del terzo (il creditore) è essenziale esclusivamente sul piano
degli effetti ma non per la validità dell’atto, che nasce già perfetto.

La risposta alla domanda sulla necessità della forma scritta anche per la fideiussione bancaria
è, per lo scrivente, negativa.

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Si ritiene cioè che la fideiussione rimanga un negozio giuridico unilaterale a forma libera (per
il quale non è quindi richiesta la forma scritta ad substantiam, a pena di nullità), anche ove sia
rilasciata in favore di una banca.

Questo in quanto, in primo luogo, la fideiussione non è un “contratto” di natura bancaria.

La circostanza che l’impegno fideiussorio sia manifestato in favore di una banca non ne muta la
sostanza, che rimane di garanzia generica all’altrui obbligazione.

Diversamente ragionando, tutti i contratti (o negozi giuridici unilaterali) in cui una delle parti
sia una banca (o altro intermediario finanziario) diverrebbero soggetti alla legge bancaria (o
finanziaria).

Si pensi alla locazione di uffici, ad un contratto di fornitura, ad una compravendita


immobiliare, e ad ogni altro caso in cui una delle parti sia una banca; tali rapporti sono per
opinione indiscussa esclusi dall’alveo e dalla protezione delle leggi bancarie. Si pensi anche ad
una assicurazione collegata ad un rapporto bancario o finanziario, che rimane assoggettata alle
norme previste dal codice delle assicurazioni ma non a quelle del TUB.

A conferma di questo si consideri che l’art. 115 TUB delimita l’ambito di applicazione delle
norme sulla trasparenza delle condizioni contrattuali e dei rapporti con i clienti, individuando
quali siano le operazioni e servizi bancari e finanziari per cui sia applicabile il TITOLO VI
(Trasparenza delle condizioni contrattuali e dei rapporti con i clienti) ed il CAPO I (Operazioni
e servizi bancari e finanziari).

Nel CAPO I è contenuto proprio l’art. 117 TUB sulla forma scritta imposta ai contratti bancari.

L’art. 115 TUB dispone esattamente che: “1. Le norme del presente titolo si applicano alle
attività svolte nel territorio della Repubblica dalle banche e dagli intermediari finanziari”.

L’art. 117 TUB sulla forma scritta a pena di nullità dei contratti bancari è, come scritto,
compreso nel TITOLO VI, CAPO I per il quale l’art. 115 TUB delimita l’ambito applicativo alle
sole attività svolte nel territorio della Repubblica dalle banche e dagli intermediari finanziari.

La fideiussione, anche ove rilasciata in favore di una banca, non è attività svolta da una banca
o altro intermediario finanziario.

La fideiussione è e rimane un impegno esterno, autonomo, finalizzato a garantire una

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obbligazione altrui, anche nel caso in cui quest’ultima sia di natura bancaria.

La banca è in tale situazione mero soggetto beneficiato, senza neppure necessità del suo
consenso per dare validità ed efficacia piena all’altrui fideiussione, che si perfeziona ex se, non
appena manifestata.

Il fideiussore, quando garantisce una banca relativamente ad una obbligazione altrui, non è
“cliente” agli effetti dell’applicazione del CAPO I (Operazioni e servizi bancari e finanziari), in
cui è compreso l’art. 117 TUB, in quanto il TITOLO VI in cui sono compresi è relativo
espressamente alla “trasparenza delle condizioni contrattuali e dei rapporti con i clienti”.

Vi è di più.

L’art. 117 TUB, così come l’intero CAPO I citato, prevede una nullità di protezione in favore di
un contraente debole, che necessita per legge di una protezione accresciuta rispetto a quella
ordinaria.

Il fideiussore non è però un contraente per cui la legge prevede una necessità di protezione,
tanto è che è possibile che una fideiussione si trasformi in una una “garanzia autonoma”, ove
ad essa sia aggiunta la formula di pagamento “senza eccezione”.

In tal caso il fideiussore (divenuto: garante autonomo) è costretto a provvedere al pagamento


in favore della banca senza facoltà di alcuna eccezione o opposizione (su questo particolare
tipo di garanzia si approfondirà a breve, anticipando comunque che la validità di una “garanzia
autonoma” è incontestabilmente ammessa dalla giurisprudenza di legittimità e di merito).

Se il fideiussore fosse soggetto alla protezione prevista dal TUB, o comunque dalle leggi
bancarie, non si comprenderebbe la grande libertà data all’autonomia privata di limitare, sino
ad azzerarli, i suoi diritti di eccezione o difesa, come avviene nel caso delle “garanzie
autonome”. [5]

Peraltro, anche ove si volesse considerare la fideiussione quale “contratto” bancario, il che non
è condivisibile per tutto quanto sopra scritto, non tutti i contratti bancari necessitano della
forma scritta imposta in generale dall’art. 117 TUB.

L’art. 117, comma 2, del T.U.B. stabilisce una eccezione: che il Comitato Interministeriale del
Credito e del Risparmio (C.I.C.R.), mediante apposite norme di rango secondario, consenta che
particolari contratti, per motivate ragioni tecniche, siano stipulabili in forma diversa da quella

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scritta.

In virtù del potere demandato dall’art. 117 T.U.B., il C.I.C.R. ha stabilito – con Delibera del 4
marzo 2003 sulla “Disciplina della trasparenza delle condizioni contrattuali delle operazioni e
dei servizi bancari e finanziari” – nella Sezione relativa alla “Trasparenza delle operazioni e
servizi bancari e finanziari” (sez. III, par. 2), che “la forma scritta non è obbligatoria: a) per le
operazioni e i servizi effettuati in esecuzione di previsioni contenute in contratti redatti per
iscritto”.

Il fideiussore, impegnandosi verso la banca, fa proprio l’impegno di pagamento di un terzo


soggetto (il garantito) e quindi assumendo su di sè gli effetti obbligatori già contenuti in un
contratto a forma scritta.

Si ribadisce che non si crede condivisibile la conclusione che il negozio giuridico della
fideiussione sia un “contratto” bancario. Quanto sopra costituisce comunque un ulteriore
ragionamento sulla sufficienza dell’impegno verbale, che in ambito bancario è ammesso ad
esempio addirittura per il rilevante contratto di apertura di credito, che è valido anche ove
concluso in forma verbale quando vi sia un sottostante rapporto di conto corrente in forma
scritta (così, ex multis, Cassazione Civile, sez. I, sent. n. 7763 del 27 marzo 2017).

Si ritiene per tutto ciò che anche la fideiussione bancaria non necessiti della forma scritta a
pena di sua invalidità, come ritenuto dalla giurisprudenza di legittimità per tutti gli altri
impegni fideiussori, potendo essere essa essere manifestata anche verbalmente, purché in
modo chiaro ed inequivocabile.

Si segnalano alcune sentenze contrarie, che non si ritiene siano condivisibili, per quanto
argomentato:

– Tribunale Teramo, 29/01/2015, n. 127:

“La fideiussione bancaria è un negozio giuridico, cui si applica la disciplina sulla forma degli
atti di cui all’art. 117, comma 1, D. Lgs. 385/1993 che prevedeva forma scritta a pena di nullità
per la stipula dei contratti bancari. La mancanza di firme riferibili ai fideiussori, sebbene se ne
indichino i nomi, nel documento prodotto dalla banca quale fideiussione, ne comporta la
nullità”.

– T.A.R. Catania, sez. III, n. 1701 del 13/10/2005:

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“La fideiussione è un negozio giuridico di diritto privato, cui si applica la disciplina codicistica
sulla forma degli atti e sulla natura e requisiti della scrittura privata, per cui dal combinato
disposto degli art. 1937, c.c. e 117 comma 1, d.lg. 1 settembre 1993 n. 385 (T.U. delle leggi in
materia bancaria e creditizia), discende che l’espresso impegno del fideiussore deve risultare
in forma scritta ed è con la sottoscrizione che il firmatario, assumendo gli obblighi risultanti
dal testo scritto, perfeziona il rapporto fideiussorio, ai sensi dell’art. 2702, c.c., in tema di
efficacia della scrittura privata; conseguentemente l’inesistenza del rapporto fideiussorio
comporta, in via immediatamente conseguenziale, l’inesistenza di una valida cauzione
provvisoria in capo al concorrente e l’illegittimità della sua mancata esclusione dalla gara per
l’appalto di opere pubbliche”.

Tali sentenze non hanno affrontato le questioni prima citate e pertanto non se ne ritiene
corretta la conclusione.

Merita un ultimo cenno conclusivo la questione della “garanzia autonoma” di cui si è scritto.

Di norma il fideiussore, sebbene sia terzo rispetto al contratto stipulato tra creditore garantito
e debitore principale, può opporre al creditore tutte le eccezioni spettanti al debitore garantito
(ad eccezione di quelle derivanti dall’incapacità). [11]

Questo però viene meno quando la fideiussione sia in realtà un “contratto autonomo di
garanzia”, il che accade quando l’impegno (anche eventualmente denominato “fideiussione”)
sia espresso con formule del tipo “senza eccezioni”, che fanno venire meno il carattere
accessorio (all’altrui obbligazione) della volontà di impegnarsi per l’altrui debito. [12] [13] [14]

In tale ipotesi il garante non può portare alcuna eccezione al creditore, residuando soltanto ad
esso fideiussore (rectius: garante autonomo) la sola exceptio doli (e cioè l’eccezione di una
esecuzione fraudolenta o abusiva, e cioè in mala fede, del creditore) e le eccezioni relative alla
nullità per contrarietà a norme imperative o all’illiceità della causa. [15] [16] [17]

Tra l’exceptio doli rientrerebbe ad esempio, per alcuna giurisprudenza, l’escussione della
garanzia da parte della banca, in assenza di una efficace revoca del rapporto nei confronti del
debitore garantito. [18]

[1] Art. 1936 (Nozione), comma 1, c.c.: “[I]. È fideiussore colui che, obbligandosi
personalmente verso il creditore, garantisce l’adempimento di un’obbligazione altrui. [II]. La
fideiussione è efficace anche se il debitore non ne ha conoscenza”.

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[2] Art. 2740 (Responsabilità patrimoniale) c.c.: “[I]. Il debitore risponde dell’adempimento
delle obbligazioni con tutti i suoi beni presenti e futuri. [II]. Le limitazioni della responsabilità
non sono ammesse se non nei casi stabiliti dalla legge”.

[3] Cassazione Civile, sez. III, sent. n. 13539 del 13/6/2014: “Se la fonte contrattuale della
fideiussione è quella più frequente (e presupposta dal legislatore che ha collocato la
fideiussione nel titolo terzo del libro 4^ del codice civile, dedicato ai contratti speciale),
quando si tratti di fideiussione senza corrispettivo, la formazione del contratto è regolata
dall’art. 1333 cod. civ. (cfr. già Cass. n. 2861/82, n. 9468/87, n. 863/92, n. 4646/97, nonché, di
recente, Cass. n. 13652/06 e n. 17641/12). Pertanto, la proposta proveniente dal fideiussore è
sufficiente a perfezionare il contratto senza che il creditore debba manifestare il consenso,
purché non rifiuti la proposta nel termine richiesto dalla natura dell’affare o dagli usi”.

[4] Cassazione Civile, sez. III, sent. n. 13539 del 13/6/2014: “La norma dell’art. 1937 c.c. va
interpretata tenendo presente il principio – vigente nell’ordinamento, se non espressamente
derogato – della libertà delle forme contrattuali. Il limite posto dalla disposizione in esame
all’ampia libertà di forma consentita al prestatore della garanzia personale nel manifestare il
proprio intendimento di obbligarsi in qualità di fideiussore è dato dalla non equivocità e dalla
oggettività di manifestazione di volontà, non essendo richiesti né la forma scritta, né l’utilizzo
di formule sacramentali, ed essendo consentita la prova relativa anche con testimoni o per
presunzioni. L’accertamento della volontà di prestare fideiussione – comunque – costituisce
una indagine di fatto, riservata al giudice di merito, censurabile in cassazione solo se compiuta
in violazione delle regole di ermeneutica contrattuale o se non adeguatamente motivata”.

[5] Cassazione civile, sez. III, n. 12152 del 14/6/2016: “In materia di contratto autonomo di
garanzia, la previsione, nel testo contrattuale, della clausola “a prima richiesta e senza
eccezioni” fa presumere l’assenza dell’accessorietà della garanzia, che, tuttavia, può derivarsi,
in difetto, anche dal tenore dell’accordo”.

[6] Cassazione Civile, sez. III, sent. n. 13539 del 13/6/2014 (sopra citata).

[7] In tal senso una datata sentenza del Tribunale di Milano. Tribunale Milano, 18/1/1993 (in
Banca borsa tit. cred. 1994, II, 455): “Il contratto di fideiussione bancaria è un contratto che
per la sua natura, per la sua complessa struttura, nonché per il fatto che ha spesso per oggetto
importi considerevoli, non ammette, ai sensi dell’art. 2721 c.c. la prova testimoniale”.

[8] Tribunale Verona, 26/11/1997 (in Foro padano 1999, I, 279): “È inammissibile la prova per
testi di una fideiussione illimitata: la natura del rapporto e il valore dell’oggetto rendono

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assolutamente inverosimile una stipula del negozio non consacrata in atto scritto”.

[9] Tribunale Milano, 06/04/2004 (in Banca borsa tit. cred. 2006, 4, II, 545): “La volontà di
prestare fideiussione, se da un lato deve essere chiara, precisa ed inequivocabile, dall’altro può
essere desunta dalle risultanze di prova testimoniale, avvalorate da elementi indiziari di
particolare evidenza e significatività”.

[10] Cassazione civile, sez. III, 31/01/2008, n. 2394: “La prova per presunzioni costituisce
prova completa, alla quale il giudice del merito può legittimamente ricorrere, anche in via
esclusiva, nell’esercizio del potere discrezionale, istituzionalmente demandatogli, di
individuare le fonti di prova, di controllarne l’attendibilità, di scegliere tra gli elementi
sottoposti al suo esame quelli ritenuti più idonei a dimostrare i fatti costitutivi della domanda o
dell’eccezione, senza che possa predicarsi l’esistenza di una gerarchia delle fonti di prova,
salvo il limite della motivazione del proprio convincimento da parte del giudicante. Non esiste,
infatti, una gerarchia di efficacia delle prove. Le prove, pertanto, anche se hanno carattere
indiziario, sono tutte liberamente valutabili dal giudice del merito per essere poste a
fondamento del suo convincimento. Nella prova per presunzioni – ancora – non occorre che tra
il fatto noto e il fatto ignoto sussista un legame di assoluta ed esclusiva necessità causale, ma è
sufficiente che il fatto da provare sia desumibile dal fatto noto come conseguenza
ragionevolmente possibile secondo un criterio di normalità”.

[11] Cassazione civile, sez. III, n. 14469 del 30/5/2008: “Il fideiussore è infatti un terzo
“particolare”, potendo, nell’esercizio di un autonomo diritto di difesa (v. Cass. 17/11/1976, n.
4292; Cass. 11/3/1966, n. 694. Nel senso che rispetto alla causa tra debitore e creditore il
fideiussore ai sensi dell’art. 1945 c.c., ha la posizione d’un interventore adesivo autonomo v.
Cass. 1/8/1991, n. 8475), ai sensi del combinato disposto di cui degli artt. 1945 e 1247 c.c., egli
opporre al creditore non solo tutte le eccezioni che spettano al debitore principale comprese
quelle che quest’ultimo non può più proporre, con deviazione dalla regola della solidarietà (art.
1297 c.c.) in quanto il comportamento passivo di quest’ultimo non può pregiudicare il suo
diritto di difesa (v. Cass. 20/7/1967, n. 1861; Cass. 11/3/1966, n. 694), ad esclusione solamente
di quelle derivanti dall’incapacità (cfr. Cass. 20/8/2003, n. 12225), ma pure quelle fondate sui
suoi personali rapporti con il creditore (v. Cass. 23/11/2001, n. 14861)”.

[12] Cassazione civile, sez. III, n. 12152 del 14/6/2016: “In materia di contratto autonomo di
garanzia, la previsione, nel testo contrattuale, della clausola “a prima richiesta e senza
eccezioni” fa presumere l’assenza dell’accessorietà della garanzia, che, tuttavia, può derivarsi,
in difetto, anche dal tenore dell’accordo”.

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[13] Tribunale Roma, sez. IX, n. 11663 del 7/6/2017: “La clausola di pagamento “a prima
richiesta e senza eccezioni” vale di per sé a qualificare il negozio come contratto autonomo di
garanzia, in quanto incompatibile con il principio di accessorietà che caratterizza il contratto di
fideiussione, salvo quando vi sia un’evidente discrasia rispetto all’intero contenuto della
convenzione negoziale. In tale ipotesi la previsione del carattere incondizionato dell’obbligo di
corrispondere l’indennizzo pari all’ammontare dell’obbligazione garantita esclude
l’applicabilità della normativa sulla fideiussione alla garanzia, la quale si deve ritenere svolgere
una funzione analoga a quella del deposito cauzionale”.

[14] Tribunale Napoli, sez. II, n. 4191 del 7/4/2017: “In tema di fideiussione, l’inserimento in
un contratto della clausola a prima richiesta e senza eccezioni è da considerarsi chiaro indice
sintomatico della volontà delle parti di rendere del tutto autonomo il contratto di garanzia del
rapporto principale”.

[15] Tribunale Roma, sez. VIII, n. 2014 del 2/2/2017: “Nell’ambito del contratto autonomo di
garanzia, il garante non ha la possibilità di sollevare alcuna eccezione relativa al rapporto
sottostante, intercorrente tra il debitore e il creditore garantito, salvo l’exceptio doli, le
eccezioni relative alla inesistenza del rapporto e quelle attinenti alla nullità per contrarietà a
norme imperative o all’illiceità della causa”.

[16] Corte appello Milano, sez. I, n. 418 del 4/2/2016: “L’esame della domanda relativa
all’exceptio doli non può che essere condizionato dalla qualificazione di garanzia autonoma
della polizza fideiussoria de quo. Infatti, da tale qualificazione discende l’automatica
impossibilità per il garante, di opporre al garantito eccezioni di merito derivanti dal rapporto
principale, con due soli limiti, costituiti (i) dal fatto che le eccezioni siano fondate sulla nullità
del contratto presupposto per contrarietà a norme imperative o per illiceità della causa, e (ii)
dall’esecuzione fraudolenta o abusiva, contro la quale è sempre opponibile l’exceptio doli”.

[17] Cassazione civile, sez. I, n. 16213 del 31/7/2015: “L’inopponibilità delle eccezioni di merito
derivanti dal rapporto principale, che contraddistingue il contratto autonomo di garanzia
rispetto alla fideiussione, comporta che, ai fini dell'”exceptio doli”, il garante non può limitarsi
ad allegare circostanze fattuali idonee a costituire oggetto di un’eccezione che il debitore
garantito potrebbe opporre al creditore ma debba far valere una condotta abusiva del
creditore, il quale, nel chiedere la tutela giudiziale del proprio diritto, abbia fraudolentemente
taciuto, nella prospettazione della vicenda, situazioni sopravvenute alla fonte negoziale del
diritto azionato ed aventi efficacia modificativa o estintiva dello stesso, ovvero abbia esercitato
tale diritto al fine di realizzare uno scopo diverso da quello riconosciuto dall’ordinamento, o

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nullità?

comunque all’esclusivo fine di arrecare pregiudizio ad altri, o, ancora, contro ogni legittima ed
incolpevole aspettativa altrui”.

[18] Tribunale Modena, sent. n. 71 del 13/1/2016: “Stipulato un contratto autonomo di


garanzia, l’escussione della garanzia da parte della banca, in assenza di una efficace revoca del
rapporto nei confronti del debitore garantito, integra un comportamento sussumibile
nell’exceptio doli che il garante autonomo è legittimato ad opporre nei confronti del creditore”.

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