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Il “Capitale”

Opera monumentale.
Gran parte degli sforzi di Marx furono indirizzati allo studio dell’economia e alla necessità di
capire a cosa corrisponde la struttura del capitalismo, per muovere delle critiche.
Il Capitale è quell’opera in cui vengono analizzate le strutture per coglierne le contraddizioni.
- le categorie per spiegare lo sviluppo economico del capitalismo erano considerati
assoluti temporali. Quando Smith e Ricardo riflettono sul capitalismo moderno, lo
fanno in modo poco critico. Smith e Ricardo eternizzano il sistema capitalistico:
partono dal presupposto che le leggi dell’economia sono state sempre identiche nel
corso di tutta la storia umana. Non considerano il capitalismo come una fra le tante
possibilità di struttura economica della società . Per esempio, la proprietà privata è
considerata come un fatto, assoluto e metastorico. Marx considera la proprietà privata
un fatto storico, non metastorico. Esistono delle alternative al sistema, che noi ormai
accettiamo come l’unico possibile.
- Differenza di significato che ha a che fare con il valore di una merce. Marx distingue fra
il valore di uso e il valore di scambio. Il valore d’uso è quel tipo di valore che serve a
soddisfare un bisogno. Il valore di scambio: sulla base di cosa faccio costare un chilo di
patate? Sulla base del lavoro che serve a produrre quella merce (Smith e Ricardo
influenzano Marx). Quando parliamo di lavoro, parliamo di lavoro sociale, quantificato
su parametri comuni. Esempio: un artigiano costruisce un tavolo in mezza giornata, e
un altro impiega un giorno. Intendiamo una quantifiazione su parametri comuni, medi.
- Tutte le economie precedenti a quella industriale, seguivano la formula M-D-M. Merce
 denaro  altra merce. Il sistema capitalistico ribalta questa prospettiva. La formula
è: D-M-D+. Il borghese parte da un capitale che ha, che investe producendo della merce,
il cui ricavato ha il fine di produrre altro denaro. L’inizio e la fine di tutto è il denaro.
Mentre nella precedente organizzazione economica il denaro era finalizzato a
realizzare dei bisogni, nel capitalismo il principio di ogni cosa è il denaro, e tutto è in
funzione sua. Ma come avviene che il capitalista ha del denaro, investe questo capitale
in attività , e produce degli utili che lo fanno aumentare. Quando assume un operaio, il
capitalista compra la sua forza lavoro, una merce, che ha un costo. Ma come si
stabilisce questa merce quanto deve essere pagata? Il costo della manodopera si basa
sulla sussistenza stessa dell’operaio, sulla possibilità di mantenere il vita il proletario.
Quando Marx scrive queste cose, gli operai sono sfruttatissimi. 14 ore di lavoro al
giorno, luoghi angusti, rumore, inquinamento. Il capitalista non tiene conto del
proletario in quanto individuo, in quanto uomo o donna. Per lui è una cosa, una
macchina da sfruttare nel maggior modo possibile per avere più utili possibili. Il salario
è tarato sulla sussistenza del proletario e della sua famiglia.
Ma il frutto del lavoro del proletario deve essere di più di quanto gli viene pagato. Da
qui viene l’utile. Questo margine di profitto Marx lo chiamerà plusvalore.
C’è una quota tempo del lavoro giornaliero dell’operaio che è rappresentato dal suo
salario. La restante quota tempo è surplus del capitalista.

Altra contraddizione: più il lavoratore lavora, più si impoverisce, perché aumenta il divario tra
lui e il capitalista.
Collegamenti: multinazionali con fabbriche in Cina pagano meno e si arricchiscono di più . La
concentrazione di ricchezza che c’è oggi in poche mani non si è mai realizzata nella storia
dell’umanità .

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