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Trascrizione

Puoi abbassare il volume per favore? Sto lavorando! Gaia! Il volume! Adesso ci penso io… con

quella musica a palla… fosse bella, almeno… e allora?? È un’ora che ti chiamo, abbassa il volume!

finalmente! Era una tortura.

Non credo proprio. La tortura è quando ascolti quei tuoi vecchi dischi in vinile!

Ma che ne sai? Che ne sai tu della musica vera? I grandi cantautori italiani …

Infatti, non lo so e non lo voglio sapere!

Lasciamo perdere, non ci provo neanche... Un giorno crescerai e ne riparleremo! Piuttosto, fammi il
favore, devo finire un po’ di lavoro, tienilo basso, ok?

Ok.

Tra l’altro, non dovevi fare i compiti? Più tardi devi uscire, no?

Veramente li stavo facendo.

Con quel casino? Quando io studiavo bastava una mosca per farmi deconcentrare! Tu stai con la
musica,

il cellulare, la TV…

Guarda che era proprio questo il compito, la prof ci ha chiesto di paragonare il testo di una canzone con

una poesia…

Amore mio, bastava che me lo avessi detto… ti aiuto io, te ne posso dare tanti di esempi: Lucio Dalla,

Ivano Fossati, …

Se permetti uso la musica che piace a me.

E che ci metti Tiziano Ferro o Laura Pausini? Fanno pure gli errori di grammatica, fanno… com’era

quello? Ah, Jovanotti! Su una canzone come dice? … “sono fortunato perché non c’è niente che ho

bisogno”… hai capito?? “Niente che ho bisogno…” Ci vuole che Jovanotti si ripassi un po’ di

grammatica nella vita…

Vedi, non capisci niente! Jovanotti la grammatica la conosce meglio di te. Si chiamano licenze

poetiche, quelle! Quando un poeta scrive una poesia e fa un errore, non è un vero sbaglio, lo fa apposta.

Quindi va bene lo stesso.

Eh sì, licenze poetiche… non vorrai mai paragonare Jovanotti a un poeta vero?!

Allora come ha detto mamma che un giorno le hai regalato un mazzo di fiori con un foglio su cui

avevi scritto il testo della canzone “Bella”, proprio di Jovanotti? Perché non le hai copiato una poesia di

Pascoli, allora?

Pure questa sai… Dai, è vero, è poetico pure Jovanotti, lo ammetto. Quindi gli perdoniamo tutto, pure gli
errori!

Vedi, bastava poco.

Amore mio, se non ci fossi tu… Vado! Tieni basso però.

Sì, sì, ciao!

Ciao amore!

Esame

Le vie di comunicazione e la rete delle infrastrutture di trasporti

La rete stradale italiana si sviluppa per circa 173.000 km; di tale rete circa 21.000 km sono gestiti
dall'ANAS (Azienda Nazionale Autonoma delle Strade), i restanti chilometri dagli enti locali e dalle
concessionarie autostradali. Sulla rete del gruppo Autostrade, la più estesa nel Paese, transitano ogni
anno oltre 760 milioni di veicoli. L'80% del traffico è rappresentato da autovetture e il restante 20% da
mezzi commerciali. L'attuazione di un programma di ammodernamento delle i. stradali del Paese nel
primo decennio del 21° sec. è finalizzata al miglioramento degli standard di sicurezza e della qualità del
servizio offerto agli utenti. 

Le linee ferroviarie in esercizio in Italia si sviluppano per 16.205 km, due terzi dei quali
elettrificati; 6774 km sono a doppio binario e 9541 km a semplice binario, con 6676 km di linee
fondamentali e 9549 km di linee complementari. Ogni giorno percorrono la rete 9200 treni
(oltre 10.000 nei giorni di punta), che trasportano 1.300.000 viaggiatori. In un anno i viaggiatori
sono 472 milioni e le merci trasportate 88 milioni di tonnellate. In Italia il trasporto ferroviario è
principalmente gestito dalle Ferrovie dello Stato a cui competono gli indirizzi strategici del gruppo, e a
cui fanno capo 36 società, tra le quali Trenitalia, che gestisce le attività di trasporto passeggeri e merci, e
Rete ferroviaria italiana (RFI), che gestisce invece l'i. ed è responsabile degli impianti e della sicurezza
della circolazione dei treni. La società TAV (Treni ad Alta Velocità) ha il compito di realizzare le nuove
linee ad Alta Velocità/Alta Capacità (AV/AC): a questo settore sono indirizzati la gran parte degli impegni
del gruppo per i prossimi anni.

Per quanto riguarda le ferrovie metropolitane, in Italia, nonostante diverse città dispongano di


servizi urbani, poche sono provviste di linee metropolitane. Roma e Milano sono state le prime città
italiane dotate di reti metropolitane, alle quali si sono aggiunte nel corso del tempo Napoli, Genova e
Catania. Le città italiane che risultano dotate di linee metropolitane sono Bari, Brescia, Catania, Genova,
Milano, Napoli, Roma, Torino.

Per quanto concerne gli aeroporti nei  40  aeroporti italiani transitano  44  milioni di passeggeri
per i voli nazionali e  46  milioni per quelli internazionali. I due grandi scali intercontinentali sono Roma
Fiumicino e Milano Malpensa con rispettivamente  25  e  18  milioni di passeggeri in transito. Altrettanto
sostenuto negli aeroscali italiani è il transito merci, valutato in  621.000  t, e quello postale,
circa  100.000  tonnellate.

Per il trasporto di merci e passeggeri, l'Italia conta, infine, sulla rete dei porti. I maggiori sono 27,
di cui 23 gestiti da vere e proprie autorità portuali. Nei principali porti italiani transitano quasi 45 milioni
di persone l'anno e oltre 400 milioni di t di merci. L'adeguamento e la crescita del sistema delle i. di
trasporto sono in genere strettamente correlati agli obiettivi di crescita e sviluppo economico. La
realizzazione di una nuova i. costituisce tuttavia un processo complesso e di lunga durata.
L’Italia ha una produzione petrolifera, come pure di gas naturale, che la mettono al quarto posto
fra i paesi produttori Europei.

la produzione nazionale rappresenta circa il 7% del nostro consumo totale di petrolio, il


rimanente 93% è importato dall’estero. Il trasporto del gas metano prodotto dagli impianti nazionali o
importato dall’estero avviene attraverso la Rete Nazionale dei Gasdotti (RNG).
La RNG, oltre a trasferire le quantità di gas fino ai punti di interconnessione con la Rete Regionale di
Trasporto (RRT), le reti di distribuzione locale e gli impianti di stoccaggio, rifornisce le grandi industrie e
le centrali termoelettriche.

I soggetti gestori di tratti della RNG e della RRT presentano ogni anno al Ministero, entro il 31
luglio, istanza di aggiornamento delle Reti. Oltre all’elenco completo dei tratti esistenti, i gestori
forniscono gli elenchi dei nuovi gasdotti entrati in esercizio, di quelli in progetto e infine di quelli
dismessi al 30 giugno dello stesso anno.
Il Ministero valuta le istanze e sentito il parere all’ARERA e delle Regioni interessate, provvede alla
pubblicazione sul proprio sito internet del decreto di aggiornamento della RNG e della RTR che entra in
vigore dal 1° gennaio dell’anno successivo.

Il Ministero si occupa della gestione delle risorse del sottosuolo, in particolare degli idrocarburi e
dei relativi impianti in mare. Promuove inoltre interventi di sviluppo degli idrocarburi e delle risorse
minerarie in paesi terzi di interesse per la politica di sicurezza dell'approvvigionamento e di
competitività nazionale. fatte salve le competenze delle Regioni a statuto speciale e delle province
autonome di Trento e di Bolzano e le normative in materia ambientale,   le autorizzazioni sono rilasciate
dal  Ministero dello sviluppo economico, di concerto con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti
per gli impianti definiti costieri, d'intesa con le Regioni interessate, tramite lo svolgimento di un
procedimento unico.

La norma è intesa a garantire il contenimento dei costi e la sicurezza degli approvvigionamenti


petroliferi, nonché a migliorare l’efficienza e la competitività nel settore petrolifero.

Si riportano di seguito la normativa di riferimento, corredata dalle circolari emanate sia da questa
Amministrazione, che dalle altre Amministrazioni interessate, la modulistica riguardante gli insediamenti
strategici, tra cui il facsimile di istanza, nonché l’elenco delle Conferenze dei servizi in corso di
svolgimento.

La regione geografica italiana

La regione geografica italiana è una regione geografica dell'Europa meridionale delimitata a nord
dalla catena delle Alpi, e nel restante dalla costa del Mar Mediterraneo. Composta da una parte
continentale, una peninsulare e una insulare , in particolare a nord confina direttamente con la regione
alpina, a nord-ovest con la regione francese e a nord-est con la penisola balcanica; circondata per il
restante dal Mar Mediterraneo, al di là del mare guarda la penisola iberica ad ovest oltre il Mar di
Sardegna; la Penisola Balcanica ad est oltre il Mar Adriatico; l'Africa a sud oltre il Canale di Sicilia; la Libia
oltre il Mar Jonio a sud-est.

Secondo la conformazione tradizionale, la superficie è di circa 324000 km², di cui la quasi totalità
occupata dalla Repubblica Italiana con poco più di 301000 km² (escluso il Territorio italiano oltre i confini
dell'Italia geografica). Vi sono quattro piccoli stati indipendenti totalmente inclusi nel territorio italiano:
la Repubblica di Malta, la Repubblica di San Marino, il Principato di Monaco e la Città del Vaticano. Le
altre parti sono nel territorio di Francia e Croazia.
La parte continentale, delimitata a nord dallo spartiacque alpino, corrisponde a circa il 40% della
regione italiana e si situa al nord di una linea immaginaria che va dall'imboccatura del fiume Magra a
quella del fiume Rubicone. La maggior parte è composta dai bacini idrografici dei fiumi Po, Adige,
Brenta, Piave, Tagliamento ed Isonzo. Dalla parte continentale sono escluse tuttavia alcune valli alpine
che pur fanno parte dello Stato italiano, come la Val di Lei tributaria del Mare del Nord mediante il fiume
Reno, la Val di Livigno, la sella di Dobbiaco e la conca di Tarvisio a nord-est della sella di Camporosso.

La parte insulare si estende su una superficie di circa 60000 km² (il 18% circa di tutta la regione
italiana), di cui 58000 km² circa per la Sicilia, la Sardegna e la Corsica. Al di fuori di queste grandi isole,
numerose isole minori, spesso raggruppate in arcipelaghi, si trovano lungo le coste italiane, per la
maggior parte nel mar Tirreno.

fiumi e laghi

1. FIUMI

La nostra penisola non presenta fiumi dal corso molto lungo. Soltanto nella parte continentale si
dipana la grande arteria fluviale del Po, lunga 652 km, che tuttavia in confronto ad  altri fiumi del mondo
appare piccolo e povero di acque. I fiumi italiani sfociano per la maggior parte nel mare Adriatico, nel
mar Ligure e nel mar Tirreno; solo pochi si gettano nel mar Ionio, nel
mar di Sardegna e nel canale di Sicilia.

Possiamo rilevare alcune importanti differenze tra i fiumi della zona continentale del Paese
rispetto
a quelli della zona peninsulare. I fiumi dell’Italia peninsulare scendono dai rilievi dell’Appennino e
sono, nella maggior parte dei casi, più poveri di acque e con un regime molto irregolare: sono
generalmente alimentati dalle piogge, quindi in estate sono in magra, mentre in primavera e in
autunno possono dare origine ad improvvise piene. Le acque di questi fiumi sono utilizzate
raramente per produrre forza motrice e sono poco utili per l’irrigazione dei campi.

I fiumi dell’Italia continentale sono quasi tutti affluenti del Po; non sono molto lunghi, ma in
genere
sono abbastanza copiosi e regolari poiché, scendendo per la maggior parte dalle Alpi, sono
alimentati da ghiacciai e da nevi perenni. Molti dei fiumi alpini sono immissari ed emissari di laghi.
Le acque dei fiumi dell’Italia continentale costituiscono una preziosa risorsa: come forza motrice,
per il trasporto di merci e persone; per la produzione di energia elettrica attraverso le centrali
idroelettriche; per la derivazione di canali navigabili; come riserva d’acqua per l’irrigazione dei
terreni agricoli attraversati. Il Po è il più lungo fiume italiano; percorre la Pianura Padana ed ha
molti affluenti. Tra i corsi d’acqua alpini ricordiamo: la Dora Baltea, che raccoglie le acque dei
ghiacciai della Valle d’Aosta; il Ticino e l’Adda, immissari ed emissari rispettivamente del lago
Maggiore e del lago di Como; l’Oglio, immissario ed emissario del lago d’Iseo; il Mincio, emissario
del lago di Garda; il Tanaro, che nasce dalle Alpi Marittime. Gli affluenti del Po che nascono dagli
Appennini sono più brevi, irregolari e meno ricchi di acque; tra essi ricordiamo Bormida, Scrivia,
Trebbia, Secchia. Altri importanti fiumi sono l’Adige, il Brenta, il Piave, il Tagliamento, l’Arno, il
Tevere, il Volturno, il Garigliano. Il fiume più lungo della Sicilia è il Salso; il più lungo della
Sardegna è il Tirso.
 

2. LAGHI

L’acqua dei laghi alpini, come il lago Blu o il lago Azzurro, si è accumulata negli  affossamenti
scavati nelle rocce dagli antichi ghiacciai in movimento.
Ma i laghi italiani più importanti e in generale più estesi sono i laghi prealpini, che si distendono ai
piedi dei rilievi delle Alpi e nelle Prealpi: il lago d’Orta, il lago Maggiore, il lago di Varese, il lago
di Lugano, il lago di Como, il lago d’Iseo, il lago di Garda. Hanno forma allungata, un corso
d’acqua immissario e un emissario; riempiono il fondo di antiche valli glaciali; anche questi laghi,
dunque, devono la loro formazione all’azione degli antichi ghiacciai che in passato occupavano le
grandi vallate alpine.

I laghi prealpini sono piuttosto ampi e possiedono un notevole volume di acqua, cosicché
esercitano
un’influenza apprezzabile sul clima delle terre che li circondano: gli inverni sono meno rigidi che
altrove e il caldo estivo è mitigato dalla brezza che spira sulle zone costiere; la vegetazione è
rigogliosa e crescono piante e alberi tipici di un clima più tiepido di quello abituale nell’Italia del
nord.

Nell’Appennino e Subappennino del Lazio vi sono numerosi laghi di origine vulcanica, dalla
caratteristica forma quasi circolare: essi si sono originati grazie all’accumulo di acqua entro i crateri
di antichi vulcani ormai spenti. Il maggior lago vulcanico italiano è il lago di Bolsena, cui si
accompagnano, poco più a sud, i laghi di Vico, di Bracciano, di Albano, di Nemi; anche in
Campania vi è un lago di origine vulcanica: il lago di Averno.

In Italia vi sono poi diversi laghi di sbarramento, sia naturali sia artificiali. I primi sono stati
originati dalla presenza di una frana o di un altro ostacolo naturale che ha impedito il libero deflusso
delle acque dei fiumi verso il mare: due esempi sono costituiti dal lago di Alleghe, in Veneto, e dal lago
Trasimeno, in Umbria.

I laghi artificiali sono formati a seguito della costruzione, da parte dell’uomo, di dighe per
sbarrare
il fluire dei fiumi e creare così delle grandi riserve di acqua da utilizzare per la produzione di
energia elettrica o per l’irrigazione dei campi coltivati; tra questi ricordiamo il lago di Place Moulin
in Valle d’Aosta, il lago di Santa Giustina nel Trentino Alto-Adige, i laghi Coghinas e Omodeo in
Sardegna.

Infine, lungo le coste della penisola, specchi d’acqua di piccole dimensioni formano un’ampia
rete
di paludi e stagni costieri, talora caratterizzati dall’avere acqua salmastra; esempi di laghi costieri
sono i laghi di Lesina e di Varano, nel promontorio del Gargano (in Puglia), le numerosi paludi
della Maremma toscana, le «Valli» di Comacchio in Emilia Romagna.
 

3. RISORSE MINERARIE

Le risorse minerarie di un territorio sono l’insieme dei minerali presenti nel suo sottosuolo, che
possono essere estratti e trasformati dall’industria in prodotti utilizzabili. Sono dunque risorse minerarie
anche il petrolio, il carbone, il gas naturale.

I minerali possono essere distinti in:

 metalliferi (da cui si ricavano metalli, come ferro, rame, oro, argento; generalmente vengono
estratti da miniere)

 non metalliferi (che non contengono metalli; sono prevalentemente usati come pietra da
costruzione ed estratti da cave)

In Italia esistono vari luoghi in cui si trovano giacimenti di minerali metalliferi e non metalliferi,
ma
tali giacimenti sono troppo dispersi, piccoli o profondi per poter essere convenientemente sfruttati.
È quindi meno costoso importare i metalli necessari alla produzione industriale, in particolare ferro,
alluminio, rame, zinco, stagno, piombo, argento e oro.

In Italia, dunque, le attività estrattive (il settore che si occupa di estrarre le risorse minerarie dal
sottosuolo) si sono notevolmente ridimensionate e molte miniere sono state chiuse; ricordiamo
quelle di ferro, all’isola d’Elba e a Cogne (Valle d’Aosta); di bauxite, in Puglia, Abruzzo e
Sardegna; di magnesite, nel Trentino; di talco, in Piemonte; di mercurio sul monte Amiata e nella
provincia di Grosseto (Toscana); d’argento, nelle Alpi e in Sardegna. È stata chiusa anche l’unica
miniera d’oro, presso il monte Rosa, perché i costi di estrazione superavano il valore del metallo
estratto.

Fino ai primi anni del XX secolo, inoltre, l’Italia era il maggior produttore mondiale di zolfo, la cui
produzione era alla base dell’economia di alcune regioni, come Sicilia, Campania, Lazio e Toscana.
Verso la fine degli anni Ottanta, però, anche questa produzione è cessata.

Vi sono alcune miniere o giacimenti ancora sfruttati, sebbene scarsamente produttivi: piombo e
zinco, in Sardegna, Friuli e Veneto (provincia di Belluno); pirite, in provincia di Grosseto
(Toscana); manganese, in provincia di Genova (Liguria); antimonio, in Sardegna; potassio, nelle
province di Enna e di Caltanissetta (Sicilia).

Discrete quantità di cloruro di sodio (il comune sale) sono estratte dalle saline di Volterra
(Toscana), di Salsomaggiore Terme (Emilia-Romagna), di Margherita di Savoia (Puglia) e della provincia
di Trapani (Sicilia).
 

4. RISORSE ENERGETICHE

Risorse energetiche fondamentali in Italia sono acqua, calore e carbone. A partire da queste
risorse, è possibile produrre energia elettrica in diversi modi:

 partendo dall’acqua, incanalandola e convogliandola, sfruttandone la forza prodotta dalla


caduta (si parla allora di energia idroelettrica)

 partendo da un combustibile naturale come petrolio o carbone, utilizzandone il calore (si parla
allora di energia termoelettrica); partendo da fonti naturali di calore, come soffioni boraciferi o
acque calde (si parla allora di energia geotermica)
l'italia: la storia, fatti e persone di maggior rilievo

Secondo la tradizione, la città di Roma fu fondata il 21 aprile del 753 a.C. da Romolo sul colle
Palatino. In realtà, già in precedenza erano sorti villaggi in quella posizione, fondamentale per la via di
commercio del sale, ma solo alla metà dell'VIII secolo a.C. questi si unirono in una sola città. La zona era
dotata, inoltre, di un buon potenziale agricolo, e la presenza dell'isola Tiberina rendeva facile
l'attraversamento del vicino fiume Tevere.

Lo scontro, sempre latente, si mantenne comunque entro i limiti delle tradizionali forme di
governo romane, fino al 49 a.C., quando il senato intimò a Cesare di rimettere il suo comando delle
legioni che aveva condotto alla conquista delle Gallie, e di tornare a Roma da privato cittadino. Il 10
gennaio, abbandonando gli ultimi dubbi (Alea iacta est), Cesare attraversò con le sue truppe il Rubicone
dando inizio alla guerra civile contro la fazione opposta. La guerra civile fu combattuta vittoriosamente
da Cesare su tre fronti: il fronte greco, dove Cesare sconfisse Pompeo nella battaglia di Farsalo, il fronte
africano, dove Cesare riuscì ad avere la meglio sugli Optimates guidati da Catone Uticense con la
decisiva battaglia di Utica e il fronte iberico, dove la battaglia decisiva avvenne a Munda, sull'esercito
nemico guidato dai figli di Pompeo, Gneo e Sesto. Cesare, avuta la meglio sulla fazione avversa, assunse
il titolo di dictator, assommando a sé molti poteri e prerogative, quasi un preludio della figura
dell'imperatore, che però non assunse mai, ucciso alle idi di marzo nel 44 a.C.
La morte del dittatore, contrariamente alle dichiarate intenzioni dei congiurati, non portò alla
restaurazione della Repubblica, ma a nuovo periodo di guerre civili. Questa volta però i due contendenti,
Augusto e Marco Antonio, non erano i campioni di due fazioni rivali, ma rappresentanti di due gruppi
che combattevano per il predominio sulla parte avversa, senza avere alcuna velleità di restaurare la
Repubblica, ormai superata come istituzione storica. La guerra civile tra Ottaviano e Marco Antonio
terminò con la Battaglia di Azio nel 31 a.C., che decretò il trionfo di Ottaviano e diede inizio de facto al
periodo imperiale della storia romana.

In breve, eccettuata una parte della Gallia e la Dalmazia, l'Impero era ridotto alla sola Italia
peninsulare. Tuttavia l'influenza dei barbari proseguì indebolendo l'ormai traballante autorità degli
Imperatori: nell'ultimo ventennio di vita l'Impero era governato da imperatori fantoccio manovrati da
generali di origini germaniche (Ricimero (461-472), Gundobaldo (472-474), Flavio Oreste (475-476)),
ormai i veri padroni di Roma. L'ultimo di questi generali, Oreste, dopo aver costretto alla fuga
l'imperatore Giulio Nepote, che si rifugiò in Dalmazia, dove continuò a regnare fino al 480, pose sul
trono il figlio Romolo Augusto. Un anno dopo, il rifiuto di Oreste di cedere alle truppe mercenarie
barbariche un terzo dell'Italia, ne causò la rivolta, capeggiata da Odoacre che depose l'ultimo imperatore
Romolo Augusto, causando la caduta formale dell'Impero. Infatti Odoacre decise di non nominarsi
Imperatore romano, ma semplicemente Re d'Italia.

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