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MADEinNOVE è su noveyork.

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A leggere il nome o il titolo di questo pezzo vengono in mente due cose. In
prima battuta di quanto sia vero che la nostra lingua è indubbiamente
contaminata con l’inglese e non solo, perlomeno in quello che è il parlato che
qui trovate trascritto. Secondo che nel lasco di 27 caratteri, spazi vuoti
compresi, il nome NOVE compare ben due volte. “Ovvio” - dirà qualcuno –
“siete di Nove, il paese della ceramica per antonomasia in provincia di
Vicenza!”. È vero, ma la cosa non è così scontata.
Siamo di Nove, anche se nessuno è nato fisicamente qui, visto che dagli anni
Sessanta in poi i casi di nascita in casa si contano sulle dita di una mano.
Siamo di Nove e non lo nascondiamo, ma non siamo campanilisti. O meglio, lo
siamo solo in maniera goliardica quando la compagnia e la situazione portano a
rimestare negli antichi dissapori esistenti tra popolani di paesi vicini.
Qualcuno dice anche che siamo giovani e in parte è vero, anche se ormai
siamo tutti più vicini ai trenta che ai venti... ma non crediamo che l’età
anagrafica possa influenzare più di tanto sulle nostre scelte artistiche.
Perché è di questo che ci occupiamo.
Chi a tempo pieno, chi come hobby, chi come studio, ma tutti lo sentiamo
come un imprescindibile ed indefinibile anelito dell’anima.
Come spiegare altrimenti l’incessante ricerca formale, tecnica e stilistica che ci
accompagna fin dall’adolescenza? Come dare una logica ai percorsi intrapresi
da ogni singolo componente di questo gruppo? Percorsi che vanno a confluire,
a collaborare, a sperimentare ed a contaminarsi l’un l’altro? Affinità e
divergenze, non affinità elettive, perché l’identità di ognuno è saldamente
ancorata a stilemi precisi, che si muovono parallelamente nella
sperimentazione.
Tecniche plastiche e decorative utilizzate sui materiali più disparati, sostenute
da concetti che, nel presente, guardano al passato, aprendo ad un ipotetico
futuro. Tele dipinte, tavole decorate, supporti creati ad hoc per sorreggere idee
atte a mostrare anche lati spesso nascosti della vita quotidiana. Non cerchiamo
l’urlo spiazzante fine a se stesso, ma una proposta reale per dare seguito alla
volontà di recupero degli aspetti migliori della tradizione.
E quindi la ceramica, certamente. Perché il paese in cui viviamo per moltissimi
anni ha basato molta della propria economia sulla ceramica artistica. Oggi
meno e, nonostante tutte le trasformazioni in atto, non possiamo fingere che
non sia questo il nostro sostrato culturale. Ceramica indifferentemente intesa
come mezzo espressivo finito, come semplice supporto, comunque spazio
definito su cui muoversi per plasmare e dipingere. La duplice valenza
dell’aspetto di ogni oggetto ceramico in quella che è la parte plastica e quella
decorativa, e quindi la fatica e la gioia mentale-visiva-tattile del definirne i
contorni. Sfruttare gli accorgimenti tecnici, anche vecchi di secoli, per ottenere
sfumature, linee e colori che altrimenti non potrebbero essere fissati, ma anche
e soprattutto comprendere la vita propria dell’argilla.
Sedimenti antichi più dell’uomo utilizzati fin dalla preistoria (con l’immagine
biblica dell’uomo modellato da Dio) che ancor oggi seguono le stesse fasi prima
di essere considerati oggetti finiti. Forme crude ottenute con il tramite
dell’acqua, che unisce e agisce da legante, che subito dopo chiedono solo il
riposo. Un riposo semplice, possibilmente tiepido, in cui è l’aria ad agire
liberando quasi ogni singola molecola d’acqua che giace nell’impasto. E quindi il
fuoco. Elemento naturale che consuma, la cui forma non è possibile fermare in
alcun modo, ma che permette di passare dalla fragilità alla solidità piena.
Niente derive filosofiche prego, è solamente lavoro e sudore. Perché la terra
pesa, perché non sempre si riesce a “domarla” nella maniera giusta e perché
quando entra in scena il fuoco la certezza del risultato diventa una chimera
faticosamente addomesticata.
Quindi che cos’è MADEinNOVE? Chi sono i fautori della rivalutazione di un
nome che per troppo tempo è stato omesso sulle ceramiche prodotte per mere
motivazioni economiche? Che cosa possono realizzare che non sia già stato
fatto dai grandi maestri della ceramica italiana, tra cui anche numerosi
concittadini del passato e del presente?
MADEinNOVE è un gruppo di amici che ha deciso di ribadire la propria
originalità. È un gruppo di persone che nel settembre 2002, sull’onda
emotivamente positiva creatasi in seguito alla seconda edizione di
SperimentARTI-collettiva giovanile d’arte contemporanea, ha allestito una
mostra presso la Sala “G.De Fabris” di Nove. Nelle adiacenze del Museo Civico
della Ceramica, a non più di venti metri dall’entrata dello stesso, è stata
realizzata una mostra che, per tempo a disposizione e per progetto di
allestimento concepito, ancor’oggi potrebbe sembrare un’impresa folle.
Eppure tutto ha funzionato. Sei giovani, coadiuvati da molti amici che non
finiremo mai di ringraziare, hanno “inscatolato” e poi aperto al pubblico il
proprio percorso artistico. Marco Bolzenhagen_MB ha preso i piatti più semplici,
quelli che oggi si definiscono piatti popolari e li ha segnati e dipinti facendo
emergere il legame con la terra intesa come argilla e la terra intesa come
natura, ma non solo. Lui, che di natura se ne intende molto pur essendo nato a
Berlino, ha teso ogni segno veicolando anche le emozioni più immediate che
l’uomo affronta ogni giorno. Andrea Dal Prà_.DNA, tenendo a mente le derive
grafiche dei grandi maestri classici studiati a scuola, assieme a quelle più
incisive di autori contemporanei, ha contaminato la natura con elementi
meccanci. Biomeccanica, evoluzione pensata, per probabile o improbabile che
sia, facendo propri elementi di quella naturale che abbiamo sotto gli occhi ogni
giorno. Una natura riformulata per il tramite di un immaginario che diventa
solido e reale in sculture ceramiche di notevoli dimensioni le quali evocano
richiami alle grandi civiltà antiche. Marco Maria Polloniato_mery9 scrive le
parole per il gruppo (e cura quasi sempre l’organizzazione ed il
coordinamento): spesso ha fatto anche le foto, talvolta la grafica, qualche volta
anche quadri simbolici e sculture ceramiche tese. Paolo Polloniato_POL è un
pittore nel senso più universale del termine. Con una tradizione familiare forte
ed una immaginazione veicolata nella giusta maniera, ha intrapreso la strada
dell’arte intesa come esperienza di vita. Ha scelto una strada difficile, ma ha
raggiunto notevoli risultati sperimentando e fronteggiando con perizia ogni
tecnica. Oggi si muove con facilità dalle tele alla ceramica, rimettendo in
discussione il concetto di decorazione ceramica tradizionale ed il metodo di
lavoro che essa persegue. Carlo Stringa_JAN si propone come elemento di
difficile definizione. Restìo ad essere inquadrato in un lavoro od un altro, ha
registrato sulla propria pelle i consigli di abili maestri artigiani. L’argilla trova
nelle sue mani le forme più svariate, diventando indifferentemente oggetti
d’uso, ludici o d’arredo. Denominatore comune è l’essere svincolato da
qualsiasi forma precedente, sia essa naturale o opera d’altro artista. Infine
Sergio Tolio_JOE a lungo il nostro webmaster. Sua è stata l’idea di veicolare
attraverso la rete la felice intuizione di .DNA che corrisponde al concetto di
noveyork. D’altra parte chi meglio di lui poteva dare forma ad un concetto, un
luogo virtuale nel quale confluire metaforicamente? Anche nelle sue immagini
digitali, siano esse esempi perfetti di macrofotografia o foto ritoccate dai
molteplici significati, la cosa emerge facilmente.
NoveyorK però è solo un luogo immaginario. Non è l’espressione di chi vede
nelle grandi metropoli il miraggio di qualcosa di migliore. Parafrasando un
importante autore quale è Marco Paolini, potremmo dire che questa terra è la
nostra terra e, pur con tutte le sue contraddizioni, non ce ne chiamiamo fuori.
Fin dall’adolescenza abbiamo avuto l’apertura mentale per guardare oltre i film
consumati al cinema o alla TV, per viaggiare con la fantasia più lontano dei libri
che abbiamo letto o sfogliato in cerca d’ispirazione, per ricercare nuovi suoni
oltre la musica che normalmente viene passata alla radio, per andare oltre
rispetto a quanto diligentemente chiesto a scuola dai nostri professori (almeno
in campo artistico) in barba ai risultati.
E da quel momento non abbiamo più smesso.

Marco Maria Polloniato

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