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titolo: OSPEDALE E SANITA' A PIACENZA DAL XV ALL'INIZIO DEL XXI SECOLO
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titolo: OSPEDALE E SANITA' A PIACENZA DAL XV ALL'INIZIO DEL XXI SECOLO
PASQUALE CACOPARDI
OSPEDALE E SANITÀ
A PIACENZA
DAL XV ALL’INIZIO DEL
XXI SECOLO
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titolo: OSPEDALE E SANITA' A PIACENZA DAL XV ALL'INIZIO DEL XXI SECOLO
P R E F A Z I O N E
17 agosto 1960.
Un giovane medico con la mente piena di speranze e di
aspettative, con la valigia carica di effetti personali che
costituiscono l’ultimo legame con il suo passato, è costretto a
lasciare il suo paese natale, nella nobile terra di Sicilia, per
emigrare al nord.
La prospettiva di un lavoro certo e il miraggio di iniziare
un’avventura sicuramente dura e difficile ma con qualche
gratificazione economica, quasi certamente non riescono ad
assopire il tumulto delle sensazioni che il cuore del giovanotto
prova in quel momento. In cui i ricordi di una giovinezza
spensierata ancora impressi sulla pelle dal sole e dalla salsedine
degli ultimi bagni d’agosto e verosimilmente accarezzata da
mani affettuose ed amorose delle giovani conquiste femminili,
devono rapidamente lasciare il posto alla consapevolezza che il
gioco della giovinezza è ormai finito e che sta cominciando il
duro compito del vivere.
Il nostro personaggio si trova così in una piccola città del
settentrione - la nostra - altrettanto ricca di storia e di tradizione
come quella del suo paese e forse altrettanto immobile nella
conservazione di uno stile di vita in cui i vizi e le virtù di ognuno
e l’eterno gioco dei sentimenti si riduce in una dimensione
discreta e personale, dove, insomma, i panni sporchi si lavano in
casa, mentre in pubblico si preferisce accreditare l’immagine
tranquillizzante come quella di una fotografia che si pone in
mostra sulla credenza di casa.
Tuttavia, la vicinanza di una grande metropoli conferisce a
questa città una laboriosità ed un fermento culturale che sotto
l’immobilismo di superficie, crea una vaga sensazione di
discreta modernità e di un malcelato benessere economico che
indubbiamente rappresentano un’attrazione per chi, provenendo
da terre meno fortunate, dimostri testa e braccia capaci.
Sembrerebbe questa la solita storia di un’emigrazione dal
profondo Sud.
Sì, ma con qualche differenza.
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Carlo Giarelli
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L’ A R R I V O
Piovigginava.
Era il 17 agosto.
La cittadina sonnecchiava nella calura appena rinfrescata da
quella incerta pioggerella che veniva giù lentamente da un cielo
basso ed uniformemente grigio.
Era il primo segnale che nella pianura l’estate finiva.
Il giovanotto era arrivato da qualche ora, quella mattina, col
treno dal sud, partito il pomeriggio del giorno prima.
Aveva voluto rimandare il più possibile la partenza, ma poi
si era dovuto decidere, altrimenti i termini di presentazione
sarebbero scaduti.
Laggiù aveva lasciato un’estate ancora sfolgorante, anche se
non aveva potuto godersela tanto.
Era già finito da un paio d’anni il tempo delle mai finite,
lunghe stagioni sulla spiaggia assolata a crogiolarsi tra le carezze
delle onde e quelle della sabbia, le oziose, infinite discussioni
con gli amici, le improvvise corse dietro una palla, i tuffi contro i
cavalloni più alti, nuotando sott’acqua rasente il fondo, fino a
sentire i polmoni scoppiare, per riemergere rapidamente il più
lontano possibile dalla riva, capitombolandosi nell’acqua, per
inseguire il compagno che lo aveva affondato.
Era finito il tempo delle lunghe stagioni sulla spiaggia
scottante sotto i piedi perché, subito dopo la laurea, era
subentrata la necessità del lavoro.
Prima era stato il servizio militare, un anno e mezzo tra
corso a Firenze e il periodo da sottotenente medico.
E poi il lavoro laggiù.
Perché lui laggiù aveva lavorato.
Per essere più esatti, lui aveva offerto il suo lavoro
gratuitamente per alcuni mesi nella Clinica Universitaria,
attendendosi in cambio una sia pur minimale sistemazione che
gli era stata promessa, utilizzando i pochi risparmi portati a casa
da militare per il vitto e l’alloggio nella città.
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STORIA
LA FONDAZIONE
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UN SECOLO DOPO
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Fino a quel momento si riteneva che il sangue, spinto nelle arterie dal cuore,
si disperdesse nei tessuti periferici, ricostituendosi continuamente grazie
all’introduzione degli alimenti. Ma Harvey dubitò che gli alimenti potessero
produrre centinaia di litri di sangue al giorno. Ipotizzò e dimostrò il circuito
chiuso di ritorno del sangue al cuore attraverso le vene.
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IL PERIODO NAPOLEONICO
(1806-1814)
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Come avviene adesso per la Commissione Europea.
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T O R N A N O I B O R B O N E (1847-1860)
IL COLERA
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Come avverrà, 140 anni dopo, con il Direttore Generale delle A.U.S.L,
successivamente più semplicemente ASL.
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LO STATO ITALIANO
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Irrompeva il Novecento.
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NOZZE PRINCIPESCHE
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Al censimento del 1991 i piacentini saranno 102.268. A quello del 2001 si
ridurranno a 95.056, di cui 2.536 stranieri residenti in città - il 2,66% - (nel 91
erano 1.026), in numero minore rispetto a quelli iscritti all’anagrafe che sono
4.193.
La Provincia, sempre nel 2001, conterà 263.309 anime.
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I B A D I L A N T I
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a metà degli anni ’30 appunto, in tutta Italia, delle Case di Cura
Private.
Perché gli aiuti, soprattutto delle branche chirurgiche, che
dopo otto anni di proficua esperienza chirurgica in ospedale si
trovavano licenziati, sapendo solamente fare chirurgia, in quale
maniera potevano continuare a fare il medico se non
associandosi fra loro e organizzandosi in locali dove continuare
a lavorare?
Poteva accadere - e accadde - che in questa loro necessità
fossero aiutati anche da iniziative di ordini religiosi, in un
periodo in cui ancora moltissime persone, non coperte da forme
assicurative pubbliche, pagavano per essere curate.
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Q U A T T R O, D U E, U N O
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M I L L E N O V E C E N T O S E S SAN T O T T O
Circolare 184 e Legge Mariotti
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Tutte le guerre fatte dagli U.S.A. nel corso del XX ° secolo, tranne quella
del Golfo, sono state avviate da pacifisti Presidenti Democratici e chiuse da
guerrafondai Presidenti Repubblicani .
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Altri resistettero.
Qualcuno, più abile e fortunato, trovò un proprio spazio
senza apportare alla struttura ed alla città apprezzabili progressi
scientifici, tanto è vero che Piacenza era ed è la città dell’Emilia
e forse di tutto il nord Italia a maggiore migrazione ospedaliera.
Si organizzavano viaggi collettivi a Dallas, negli USA, per
fare operare laggiù cardiopazienti anche di altre città, vista la
carenza delle strutture cardiochirurgiche in Italia (funzionava
solo il Centro De Gasperis di Milano, non funzionava ancora
Pavia).
Quando un cardiochirurgo americano con addentellati in
Italia che operava laggiù venne assassinato dalla moglie gelosa,
fu una brutta battuta d’arresto per il giro.
Qualcun altro, promosso di malavoglia da chi poteva,
veniva emarginato in ambiti angusti.
Erano queste le notizie che dalla cittadella filtravano.
Bisognerebbe vivere più di una vita per sfruttare nella
seconda l’esperienza fatta nella prima.
Nelle grandi casate, quelle che si tramandano il potere da
secoli, i capofamiglia sanno che le regole cambieranno nel corso
di un ciclo, di una vita, di un secolo.
Sono stati avvertiti ed educati ai cambiamenti che verranno
ed avvertono ed educano i loro successori a questa sicura
evenienza.
Per questo non sono mai impreparati e sanno rapidamente
adattarsi ai nuovi assetti.
Sono flessibili.
Chi si fa da solo ed è stato educato a precisi principi, li
ritiene immutabili e non sa adattarsi ai cambiamenti.
Non saprà essere flessibile.
Flessibilità era un termine venuto in voga in quegli anni a
livello di sociologia e psicologia spicciole. Doveva essere la
parola chiave e risolutrice di tutte le situazioni esistenziali.
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Trento era stata, durante il corso degli ultimi anni ‘60 e dei
primi anni ‘70, una importante fucina di innovazioni. Tra gli
altri, nella facoltà di Sociologia insegnava economia un certo
Beniamino Andreatta e da quella scuola sarebbero usciti
personaggi come Renato Curcio, ideologo delle Brigate Rosse.
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E il cittadino?
Come succede sempre all’avvento di nuove regole, all’inizio
e per qualche anno, la maggioranza delle persone mal gradì la
riforma.
Per gli assistiti dell’INAM, già abituati all’assistenza diretta,
cioè senza esborso anticipato di denaro, sia per quanto
riguardava la medicina generale che la specialistica, la
farmaceutica e l’ospedaliera, poco cambiava.
Tutti gli altri - la maggioranza, appunto, - che, anche se
dovevano pagare, all’interno del proprio sistema avevano
trovato, negli anni, gli opportuni aggiustamenti (c’era chi, con la
connivenza del proprio medico, raccogliendo bollini dalle scatole
dei farmaci, istruiva pratiche fasulle di rimborso soprattutto nei
confronti dell’ENPAS, e ci giocavano dentro anche alcuni
farmacisti), fino a quel momento, avevano avuto il vantaggio
della libera scelta del medico di fiducia, sia generico che
specialista, che potevano cambiare quando volevano.
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Da un articolo di “Libertà” del 2/2/2002 si rileverà che, mediamente, sul
territorio nazionale e, pare , europeo, per una mammografia il tempo di attesa
è di 210 giorni; per una coronarografia è di 180 giorni; per una TAC
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addominale passano 150 giorni; 130 giorni per una endoscopia gastrica e per
una ecografia all’addome.
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DICEMBRE 92-DICEMBRE 93
A Z I E N D A L I Z Z A Z I O N E
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Occhetto vedeva vicina una soluzione favorevole al proprio partito come
alternativa di Governo e si preparava, senza ancora scoprire le carte, a
sostenere una legge uninominale maggioritaria non condivisa da una
consistente parte del partito. Da quella legge, licenziata dal Parlamento
nell’agosto ’93 dopo il Referendum del 18 aprile, nel ’96 sarebbe nato l’Ulivo
guidato da Prodi. Ma, uscito nel frattempo di scena Occhetto, l’Ulivo e Prodi
sarebbero stati prima boicottati e poi eliminati da quella stessa corrente che
avrebbe condotto il centro sinistra alla sconfitta elettorale del 2001.
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In quel periodo si intrecciavano la guerra in Bosnia e le
estenuanti trattative di pace a Ginevra con i musulmani di
Izbegovic messi all’angolo; l’intervento militare di George Bush
e dell’UNOSOM in Somalia contro i Signori della Guerra Aidid
ed Ali Mahadi che dovevano essere assolutamente catturati da
Boutros Ghali, egiziano Segretario dell’ONU (la guerra
proseguirà con la totalizzante iniziativa militare degli USA di
Clinton e la trasformazione di Aidid in Generale); e le vicende in
Russia, col lungo braccio di ferro tra Eltsin, sostenuto da Clinton,
ed il Parlamento di Khasbulatov e Rutskoi, risoltosi il 4 ottobre
93 con l’assalto a suon di cannonate di Eltsin al Parlamento
stesso e l’arresto di tutti gli asserragliati dentro, senza contare i
morti.
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L’iter processuale si concluderà nel 2001 con l’assoluzione in primo grado
di Andreotti, ma la Procura di Palermo ricorrerà in appello.
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Italgel faceva parte della SME, poi smembrata, per la quale lo stesso
Prodi nel 1985 aveva firmato un impegno di vendita alla Buitoni di De
Benedetti per 393 miliardi, prezzo ritenuto non equo da Craxi allora
Presidente del Consiglio. Prodi aveva ottenuto l’autorizzazione all’operazione
dal CDA dell’IRI ma non quello dell’allora Ministro delle Partecipazioni
Statali Darida, per cui la vendita non venne perfezionata. Ne era seguita una
sequela di ricorsi giudiziari da parte di De Benedetti con cinque sentenze tutte
negative per il ricorrente. Sulla prima di quelle sentenze la Procura milanese
anni dopo imbastirà il processo SME-Ariosto - dal nome della principale teste
di accusa - contro l’ex ministro Previti e Berlusconi, ipotizzandosi la
corruzione di un giudice da parte dell’avv. Pacifico, orchestrata da Previti per
conto di Berlusconi.
Questo processo si svolgerà, a Milano, tra molte polemiche politico-
giudiziarie, alla fine del 2001 e proseguirà nel 2002, Presidente del Consiglio
in carica Berlusconi, e saranno chiamati a testimoniare Prodi e Amato,
quest’ultimo nel 1985 Sottosegretario di Craxi.
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Complessivamente dalle due vendite l’IRI ricava 2.800 miliardi, contro i
393 che Prodi aveva concordato con De Benedetti nel 1985. Anche questa
vendita avrà strascichi giudiziari che la stampa estera, soprattutto quella
inglese, negli anni successivi spolvererà periodicamente contro Prodi, nel
frattempo divenuto Presidente della Commissione Europea.
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I L N U O V O O S PE DALE
ovverossia
IL PADIGLIONE P O L I C H I R U R G I C O
A questo punto, come in ogni bella o brutta storia che si
rispetti, bisogna fare un passo indietro.
Un ospedale costruito meno di un secolo fa (è il caso degli
ospedali “Piemonte” e “Regina Margherita” di Messina, costruiti
dopo il terremoto del 1908, i quali portano il nome della regione
e del personaggio che hanno contribuito a finanziarli), è già
decrepito.
Ma anche uno che, concepito e costruito cinquecento anni
fa, ha subito periodici radicali rifacimenti nei secoli successivi,
sulla base delle sopravvenienti necessità di adeguamento alle
nuove esigenze di ordine sanitario-assistenziale e che, perciò,
negli anni ’50 e ’60 utilizzava strutture murarie in buona parte
costruite non più di 20-30 o, al massimo, 40-50 anni prima.
Le modifiche più recenti nel tempo sono state infatti:
la costruzione del Padiglione Chirurgico, progettato e
costruito dall’ing. Gaspare Costa, inaugurato il 3 gennaio 1909 e
dedicato a Guglielmo da Saliceto;
l’Ospedaletto Pediatrico Umberto I°;
il Padiglione di Ortopedia e Radiologia (la cosiddetta Casa
di Cura).
Per quanto riguarda l’Ospedaletto Umberto I°, nel 1885 si
costituì un comitato di cittadini che intendevano costruire un
ospedaletto infantile raccogliendo i necessari fondi, ma non
andarono molto avanti.
Se ne costituì un secondo nel 1905. Vi furono contatti con
l’Amministrazione Ospedaliera che si protrassero fino al 1915,
interrotti dalla Prima Guerra Mondiale.
I contatti vennero ripresi, verosimilmente da altri comitati,
nel 1921, 1926 e nel 1929.
Nel 1934 si inaugurò la nuova struttura che, affacciandosi
sulla via Taverna, comprendeva, oltre alla nuova Pediatria,
l’ingresso principale, spostato dalla via Campagna, e la
corrispondente ala ovest destinata ad ospitare gli uffici
amministrativi degli Ospizi Civili.
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DUEMILAUNO
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Dopo il primo scorporo della Neurologia dall’originaria unica Divisione
Medica di 200 posti letto e lo sdoppiamento della stessa nel 1968, nel 2001
sono presenti in Ospedale 11 unità operative a specialità medica con un
numero complessivo di letti forse inferiore a quello di partenza: Medicina 1ª,
2ª e 3ª, Medicina d’urgenza, Cardiologia, Nefrologia, Geriatria, Oncologia,
Pneumologia, Ematologia e Diabetologia,
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Titolare o contitolare di questa società sarebbe un fratello dell’ex Manager
della USL piacentina Dott. Piersergio Serventi.
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Da una tabella riportata su “Libertà” del 4/12/2001 si apprende che
l’assegnazione regionale per l’esercizio 2001 all’AUSL di Piacenza è stata di
616 miliardi e 400 milioni, pari al 6,98% del fondo regionale, e che vi è un
disavanzo di 63 miliardi.
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F I N E
Marzo 2002
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L’art. 47, del diritto alle attività professionali per alcune categorie del
personale sanitario, costituirà per il trentennio successivo - se ci si riferisce a
tutt’oggi, ma probabilmente anche per il trentennio che seguirà ed oltre - il
punto di frizione e fallimento sostanziale delle varie riforme sanitarie proposte
o tentate, a livello ospedaliero, basate su un effettivo tempo pieno
generalizzato. Riguarda l’esercizio della libera professione all’interno degli
ospedali in ambienti predisposti dall’ospedale ed attrezzati in modo adeguato,
sale separate qualitativamente idonee per il ricovero di malati paganti in
proprio, con un numero di letti variabile dal 4 al 10 per cento del totale, dove
i medici possano esercitare la loro personale attività professionale.
Si tratta dell’attività intra moenia che i medici ospedalieri di ogni
qualifica, ma soprattutto i primari, ormai tutti a tempo pieno, esercitano
tranquillamente extra moenia, perché pochi ospedali d’Italia hanno realizzato,
32 anni dopo, quello che doveva essere fatto entro il termine di tempo stabilito
dall’art. 43, lettera d) della legge 12 febbraio 68 n° 132 espressamente
richiamato da tale art. 47. E l’unico termine di tempo che viene fatto alla
lettera d) di tale art. è: fino alla fine dell’anno 1975.
L’art. 47 poi, prosegue specificando compensi vietati ai medici, tariffari
ecc., norme da sempre e da tutti disattese.
Il Titolo III° (artt. 55-59) tratta della relazione informativa da parte del
Direttore Sanitario sul fascicolo personale del singolo dipendente (art. 55);
della Commissione consultiva riguardante promozioni e decadenza (art. 56);
lo stato matricolare (art. 57); i provvedimenti disciplinari (art. 58); la
Commissione di disciplina (art. 59).
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- per decadenza (nei casi espressamente previsti dalla legge per gli
impiegati civili dello Stato);
- per dispensa per invalidità permanente o per insufficiente rendimento.
In merito alla seconda ipotesi, sono previste complicate procedure a
garanzia sia dell’Amministrazione che del soggetto sottoposto al
provvedimento.
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L’art. 70 tratta dello scorporo dei servizi sanitari della C.R.I. e del
riordinamento dell’Associazione e l’art. 71 dei compiti delle Associazioni di
volontariato, già considerate dall’art. 45.
L’art. 72 sopprime l’ENPI, ente nazionale prevenzione infortuni e
l’ANCC, associazione nazionale controllo combustioni, le cui funzioni
dall’1/1/80 sono devolute ai comuni, alle regioni e ad organi centrali dello
Stato (CNEN). Il personale verrà traserito alle UU.SS.LL.
L’art. 74 stabilisce che le erogazioni delle prestazioni economiche per
malattia e per maternità già erogate dagli enti soppressi, sono attribuite
all’INPS.
L’art. 76 tratta delle modalità transitorie per la riscossione dei contributi
di malattia che fino al 31 dicembre 1979 restano affidati agli enti mutualistici
posti in liquidazione con legge n° 349 del 29/6/77. Dal 1° gennaio 1980 e fino
alla completa fiscalizzazione degli oneri sociali, tali adempimenti sono
affidati all’INPS (che per anni e tuttora si affannerà inutilmente per far
emergere il sommerso). I contributi di competenza affluiranno al Ministero del
Tesoro mediante versamento dei datori di lavoro o degli esattori od enti
incaricati della riscossione a mezzo ruolo:
L’art. 77 precisa la liquidazione degli enti soppressi con leggi 386/74 e
349/77 ed il ripiano delle loro passività per le quali il ministro del tesoro è
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APPENDICE
15 ANNI DOPO
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03/08/2016, mercoledì.
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06 Agosto, sabato
Riesco ad entrare in reparto solo nel pomeriggio ed incontro
il nefrologo Francesco Rastelli. Antonio ha cominciato ad
urinare 50cc l’ora. Non è più ipoteso (130/80) senza adrenalina.
L’acrocianosi (da coagulazione intravascolare disseminata?) è
regredita.
Pare che il CPK sia sceso a 20.000. Creatinina intorno a 5.
07 Agosto, domenica.
Antonio oggi non ha fatto dialisi. E’ stabile. Forse è risalita
un po’ la creatininemia. CPK intorno a 7.000. Nolli gira intorno
facendo paragoni cementizi nei tubuli “che non filtrano” (quando
invece riassorbono l’acqua filtrata dal glomerulo) ed accennando
anche a possibile morbo di Chron.
Qualcuno aveva detto a Imberti, primario di medicina ed
amico d’infanzia di Antonio, che ad Antonio, oggi, domenica,
sarebbe stata fatta una colonscopia, ma è tutto un equivoco di chi
ha detto o di chi ha sentito e poi riferito male.
Per il quadro addominale teso senza movimenti intestinali,
propongo di fare una TAC (o una laparoscopia), ma Nolli
respinge l’idea.
08 Agosto, lunedì.
Telefono a Celoni che verso la mezza mi fa sapere di aver
ripetuto la rettoscopia e di avere riscontrato una certa regressione
delle lesioni viste venerdì. Lo ha trovato meglio.
Alla visita serale Antonio è un po’ più provato, forse per la
sedazione per la rettoscopia. Non ha più la mascherina
dell’ossigeno, La diuresi è un po’ più contratta. Il resto al solito.
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09 Agosto, martedì.
Telefono al nefrologo Rastelli che dice che lo vedrà nel
pomeriggio e mi riferirà per telefono. Ma non lo farà.
Oggi Antonio fa la dialisi. Quando vado a trovarlo alle 18
circa appare stanco e fa fatica a parlare perché, a mio avviso,
disidratato. L’infermiera dice che rifiuta di voler bere e invece,
quando gli si dà da bere un po’, riesce a bere e deglutire.
La dottoressa che riferisce dice che la creatininemia prima
della dialisi è sui 4 e il CPK a 1500.
La diuresi è diminuita. Ma hanno fatto la dialisi a “calo
ponderale”, cioè, se ho capito bene, con maggiore eliminazione
di quota liquida.
Per l’addome sempre globoso, domani faranno una TAC.
Raccomando di non introdurre mezzo di contrasto, per non
intasare ulteriormente i reni. Ma faranno come vorranno.
10 Agosto, mercoledì.
Dalla Tac total body fatta oggi risulta:
a carico dell’apparato respiratorio la comparsa di un
versamento pleurico a sinistra che necessiterà di toracentesi
diagnostica ed evacuativa;
a carico dell’addome una acinesia viscerale diffusa (anche se
oggi A. ha evacuato del liquame) con imprecisato ristagno
gastrico, Nolli dice con componente biliare, che sarebbe stato
aspirato. Poi parla anche di versamento peritoneale, ma non
chiaramente.
Per l’acinesia intende iniziare terapia con domperidone e
prostigmina.
Intanto oggi è stato sottoposto a dialisi e la diuresi si è
contratta.
Staremo a vedere domani.
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titolo: OSPEDALE E SANITA' A PIACENZA DAL XV ALL'INIZIO DEL XXI SECOLO
11 Agosto, giovedì.
Vado a trovare A. verso le 17 e lo trovo un po’ più su, ma gli
atti respiratori sono frequenti (da 25 a 40). La lingua è umida, ma
non riesce a parlare in maniera comprensibile. Ha iniziato la
terapia con prostigmina. La diuresi è scarsa. E’ in corso dialisi.
A fatica capisco che mi dice: è appena andato via
Giovanni…(Mariagrazia poi dedurrà: Giovanni Porcari).
Ritorno alle 18, 30, resto in attesa di parlare con Nolli che mi
passa davanti senza dire niente.
Arrivano Lorenza ed Irene (ex moglie e figlia di Antonio)
che lo vanno a trovare ma, stranamente, Antonio “dorme”.
Chiedo se si può parlare con Nolli, ma mi dicono che sta
preparando una broncoscopia ad Antonio. Broncoscopia?
Perche?
Poi arriva Mariagrazia che trova pure lei Antonio dormiente,
evidentemente sedato, alla quale Nolli riferisce di aver fatto oggi
una toracentesi di 400 cc. e che si appresta alla broncoscopia. Io
non capisco questa necessità, ma dopo parlo anch’io con Nolli di
sfuggita, il quale parla di catarro che A. non riesce ad espellere,
dice che vuole fare un lavaggio bronchiale con prelievo di
catarro per esami microbiologici. Resto ad aspettare e dopo un
po’ Nolli arriva con alcune fotografie che mostrano mucosa
bronchiale normale.
Gli chiedo alcuni aggiornamenti sui valori ematochimici. La
creatininemia è 3,4; il CPK è sceso a 2700; alta la
mioglobulinemia di cui finora non si era parlato.
E’ un fatto che se da una parte gli fa prostigmina e dall’altro
lo seda per inutili broncoscopie, l’intestino non si muove di
certo.
Vedremo le novità di domani.
Stasera mi hanno rubato la bicicletta.
12 Agosto, venerdì
Alle 9,30 arriva la telefonata della dott.ssa Scaltrini. Questa
notte Antonio ha avuto febbre a 38 e la P.A. è scesa a 60 mm Hg.
Hanno deciso di operare l’addome. Entrerà in sala operatoria
fra mezz’ora, lo opererà il dott. Celoni.
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13 Agosto, sabato.
Antonio ha avuto ancora febbre a 38 questa notte e la
pressione si mantiene intorno agli 80. Poi saprò che in nottata
sempre sotto adrenalina è arrivato anche a 110.
Verso le 10,30 entra in sala operatoria.
A mezzogiorno circa il dott. Celoni riferisce che il rimanente
intestino è irrorato normalmente, che ha tolto della fibrina ed ha
eseguito un lavaggio.
Il responsabile di tutto – colite pseudo membranosa – è il
clostridium difficile che pare sia stato evidenziato anche dalla
copro cultura, ma non si saprà mai con certezza.
Si tratta di fare la terapia con metronicazolo ed un altro
antibiotico.
Dal punto di vista chirurgico si prospetta una ileostomia
esterna temporanea – qualche mese? – finché le lesioni saranno
regredite.
Poi si passerebbe al riabboccamento dell’ileo residuo col
colon.
Celoni rivedrà Antonio martedì prossimo, 16 agosto.
Vado in serata. Mi danno un camice e dei guanti per entrare
nella sua stanza. E’ sedato e sta facendo dialisi.
La P.A. è intorno a 100 mm. Hg.
Aspettiamo.
14 agosto, domenica
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15 Agosto, lunedì
Vado a trovare Antonio verso le 18.
Ha 37,1. E’ sedato. Lo chiamo e reagisce aprendo a fatica
un occhio. Mi sembra un po’ giallino. Poca urina, ipercolorata
(?). P.A. 130/80, frequenza intorno ai 100.
Torno a casa.
16 Agosto, martedì.
Alle 8,30 circa vedo Celoni in “Endoscopia chirurgica” al 1°
piano, settore B. E’ passato a vedere Antonio e lo ha trovato
stazionario. Dice che – finalmente – gli danno l’antibiotico per
via orale (per via endovena è inattivo).
Domani in mattinata suturerà la parete addominale. Poi ci
vorrà pazienza.
17 Agosto, mercoledì
La mattina alle 11,30 Antonio esce dalla sala operatoria.
Celoni ha chiuso l’addome. L’ileostomia regge. Oggi Antonio
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18 Agosto, giovedì
Telefono a Mariagrazia per la comunicazione ad Iren. Dice
che fa tutto lei, ha parlato con l’ufficio personale ed ha già il
certificato di degenza, iniziata la notte tra il 2 ed il 3 agosto .
La sera vado a trovare Antonio che è sempre sedato ed
intubato. Al richiamo apre appena l’occhio, come ieri. Pressione
e frequenza cardiaca come al solito. Diuresi molto scarsa.
C’è Lorenza ex moglie di Antonio con Irene loro figlia ed
arriva anche Mariagrazia.
Io e Mariagrazia parliamo con Nolli che dice di condizioni
stazionarie. Farà eseguire un elettroencefalogramma, ma non
dice nulla di chiaro circa la riduzione della sedazione – continua
a fare morfina? - e del risveglio che lui chiama “quadro
neurologico”. La creatininemia è 1,40.
Lo lascio parlando di “incomunicabilità”.
19 Agosto, venerdì
Questa sera, verso le 18, da Antonio non si può entrare
perché lo stanno “sistemando”.
Vedo il dr Villani, giovane, molto gentile. Mi dice che hanno
fatto una TAC, cranio: solito reperto, torace: piccolo versamento
a sinistra, addome: versamento nel peritoneo, postoperatorio (?).
E’ sostanzialmente anurico.
Il problema però è il risveglio e la conseguente possibile
estubazione. Antonio fa ancora morfina, a piccola dose più
l’antidoto metadone. Secondo me è logico che non si svegli.
Ma Villani dice che domattina praticherà una finestra
terapeutica di alcune ore con sospensione della morfina.
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20 Agosto, sabato
Alle 18 vado a trovarlo. Risponde al richiamo aprendo un
occhio. Poi più niente. C’è un po’ di urina nel sacchetto.
Parlo a lungo con Villani ed il dott. Spagnolo, medico più
anziano, tutti e due molto gentili.
Dicono che va un po’ meglio, stamattina rispondeva agli
stimoli, anche quando gli chiedevano di stringere la mano.
Per l’atonia muscolare diffusa lunedì sentiranno il fisiatra.
Per la sedazione, il programma è di terminare con l’ultima
dose di morfina, per continuare con metadone come
antidolorifico.
Sentito l’infettivologo, hanno sospeso un antibiotico a largo
spettro che facevano, prosegue col solo metronicazolo.
Bisognerà pensare all’estubazione e non si esclude una
tracheotomia.
Intanto hanno bisogno del GH che Antonio pratica
quotidianamente. Quello portato da casa è finito e la farmacia
dell’ospedale è chiusa. Se lo procureranno lunedì.
Esco e fuori, mentre piove, incontro Lorenza con Irene poi si
aggiunge Mariagrazia che era andata a vedere Antonio mentre io
parlavo coi medici e poi sono uscito senza incontrarla.
Ci aggiorneremo domani sera.
21 Agosto, domenica
Alle 18 circa incontro il dottore Spagnolo, il quale è molto
gentile, disponibile ed esauriente.
Mi dice che sua moglie è una infermiera che si chiama
Pagani che ha lavorato in dialisi con Scarpioni senior ai tempi di
Petrella. Io non mi ricordo, forse lei si ricorderà di me.
Antonio sembra più vigile, risponde meno debolmente ai
richiami aprendo gli occhi e stringe debolmente la mano alla
richiesta. Stamane ha fatto dialisi. Ha urinato un po’ di più,
intorno ai 700 – 800 cc. Il sacchetto dall’ileostomia ha raccolto
feci, il che significa che l’intestino si muove. Dicono che ha
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22 Agosto, lunedì
Alle 18 trovo che ad Antonio è stata praticata la trachetomia.
Lo hanno dovuto sedare ed infatti è più sonnolento, apre gli
occhi se chiamato, ma non muove le dita.
Una infermiera gentile, messinese, Grazia, mi dice che ha
urinato quasi 100 cc all’ora (adesso il sacchetto è vuoto), sta
facendo albumina ed è sedato con Propofol, antidolorifico, oltre
al metadone. Hanno ripreso il GH.
Dalla dott.ssa Scaltrini non riesco a sapere il programma
relativo all’estubazione. Un’altra dottoressa più giovane mi dice
che Antonio innesca lui il respiro e dalla “macchina” viene solo
aiutato. Faranno prove che sanno solo loro ed entro 48 ore si
potrà sapere qualcosa in più.
23 Agosto, martedì
Vado a trovare Antonio verso le 17,30.
Ha 37,6 di temperatura, P.A. intorno a 105, ha urinato circa
1000 cc da questa mattina, apre gli occhi se chiamato, ma non
riesce a muovere un dito della mano. Non ha fatto dialisi.
L’infermiera dice che è un po’ agitato, forse disturbato e stanco
della confusione che ha intorno.
Quanto alla sedazione, dice che ne fa poca (propophol?), 2
ml l’ora, che fanno 48 ml nelle 24 ore.
Aspetto un po’ seduto fuori.
Poi torno a casa senza parlare con la o le dottoresse, la
Scaltrini e l’altra, che di solito non dicono nulla.
24 Agosto, mercoledì
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25 Agosto, giovedì
Verso le 17 parlo col dr. Riccardi del reparto di Nefrologia
nel vecchio ospedale. Dice che la diuresi è ripresa ma i reni non
concentrano, evidentemente per necrosi tubulare sofferta. Una
possibile loro ripresa funzionale richiede 4 settimane. La
creatinina si aggira attorno ai 5. Complica le cosa la perdita di
liquidi attraverso la stomia ileale. Per il momento procedono con
due dialisi settimanali. Non sa dirmi niente circa la protidemia di
Antonio.
Poi vado a trovarlo. “Dorme”. E’ stato sedato perché stamani
Celoni ha “lavorato” sulla stomia. Cerco di fargli muovere le dita
delle mani. A dx risponde debolmente ma niente a sx.
L’infermiera però dice che fino a che si ricorda lei, forse
avantieri, muoveva il braccio portandolo verso l’addome.
I dati leggibili sul monitor sono i soliti di ieri.
Poi incontro Nolli che mi invita nello studio. Mi dice le
solite cose. Va bene anche se… Oggi gli ha cambiato vena usata
per le infusioni e per la dialisi, facendo un’anestesia locale. Dice
che è ricomparso il versamento pleurico a sx, ma non lo
preoccupa. Sull’estubazione non si pronuncia. Teme l’insorgere
di atelettasie polmonari. Sul futuro riabilitativo accenna a Castel
San Giovanni, dove però non c’è la dialisi.
26 Agosto, venerdì
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27 Agosto, sabato
Antonio è sempre sveglio. Tiene gli occhi aperti. Vorrebbe
parlare, ma non riesce per via della cannula in trachea. Gli dico
di rispondere alle mie domande con un cenno di “sì” o di “no”,
ma non si riesce.
I parametri sono i soliti. Oggi ha fatto dialisi. Ha sospeso
l’albumina. Gli è stato tolto il drenaggio addominale.
La cute visibile è molto meno imbibita che nei giorni scorsi.
Chiedo notizie ad una giovane dottoressa. Dice che nel
complesso va bene, anche se ha febbre. Hanno fatto una
emocultura. Nei prossimi giorni tenteranno la respirazione
spontanea per qualche ora. Le chiedo il valore della protidemia
che è di g. 5,6. La creatinina 4,4.
28 Agosto, domenica
Verso le 18, quando vado a trovare Antonio, trovo Irene e
Silvia al suo letto. Antonio, anche se non sedato (?) sembra
affaticato. La temperatura è 37,3.
La dottoressa dice che l’aiuto del respiratore è minimo e
quindi lui fa più fatica negli atti respiratori. Mi conferma che lo
stanno preparando gradualmente alla estubazione.
29 Agosto, lunedì
Alle 18 Antonio dorme.
Noto che esegue dai 15 ai 25 atti respiratori al m’. Ha vicino
al letto un ecografo.
Parlo con Nolli che mi dice che hanno tolto il respiratore a
mezzogiorno e quindi sono sei ore che respira autonomamente.
Poi lo rimetteranno, per fare successivamente altri intervalli
senza. Quanto all’ecografo dice che vuol vedere il versamento
pleurico che io spero si riassorba spontaneamente col
miglioramento della pressione oncotica.
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30 Agosto, martedì
Antonio è sempre sonnolento.
Gli hanno riapplicato il respiratore, dopo averlo lasciato
senza dal mezzogiorno di ieri a questa mattina quando ha avuto
qualche difficoltà.
Chiedo a Nolli cosa ha visto con l’ecografia al torace, ma
dice che poi non l’ha fatta.
Gli chiedo del possibile accumulo del metadone non
eliminato dal rene. Cincischia un po’, dice che il metadone viene
eliminato per via epatica e quindi con le feci che è falsità
assoluta, poi dice che domani gli fa un “narco”. Narcotest?
Sentirò domani che Antonio dovrebbe fare dialisi.
31 Agosto, mercoledì
Antonio ha 35,6 di temperatura interna. F.C. sotto i 100.
Suda molto. Oggi ha fatto dialisi. Risponde un po’ di più al
richiamo, ma poco di più. Arrivano Lorenza ed Irene. Antonio si
rianima un po’. Sembra abbia chiesto che giorno è oggi e chissà
cosa avrà pensato quando gli abbiamo detto che è il 31 agosto.
Continua con il metadone.
Andate via Lorenza ed Irene, resto per parlare con Nolli e
intanto arriva Mariagrazia.
Nolli dice che non ha fatto il Narcan (Naloxone), antagonista
degli oppioidi, perché oggi ha fatto dialisi e non voleva
interferire e disturbarlo. Farà una TAC di controllo. Parla di
“edema cerebrale” sofferto da Antonio a cui attribuisce lo stato
di sopore. Esclude che dipenda dal metadone dato in piccole dosi
come antidolorifico. Faccio notare che, per quanto riguarda il
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1 Settembre, giovedì
Oggi Antonio è più sveglio ed anche agitato.
Ha sospeso il metadone dopo una prova con il Naloxone
(Narcan). Suda molto. Temperatura intorno ai 36,5 – 37.
Frequenza cardiaca e respiratoria, quest’ultima anche assistita,
aumentate. Ha la mano sx contratta in maniera impressionante.
Nolli mi dice che va bene ma che tornerà a sedarlo un po’,
perché aspetta che riacquisti un buon respiro con capacità di
espellere il catarro, e quindi senza il rischio che si producano
atelettasie, “che non è accettabile”.
Torno a casa sconfortato.
2 Settembre, venerdì
Antonio è imbambolato, non capisco nemmeno se mi vede.
Parlo con un medico molto “stronzo”.
Gli hanno fatto la TAC dell’addome e del torace. Dice che
volevano vedere il fegato perché ci sono segni di citolisi epatica.
Chiedo se sono aumentate le transaminasi e mi risponde con
sufficienza: “quelle e gli altri indici di citolisi”.
Chiedo se c’è ancora il versamento pleurico a sx e mi
risponde asciutto: “sì”. Dice che gli hanno fatto un prelievo per
emocultura. L’esito si avrà fra 72 ore, vale a dire lunedì
prossimo. Gli dico che temo che si stia preparando un altro caso
Eluana Englaro. Dice che si sapeva che il cervello aveva sofferto.
Non so da cosa lo deduca.
3 Settembre, sabato.
E’ un mese che Antonio è ricoverato.
Stasera mi sembra più presente. Gli chiedo se può inghiottire
la saliva e lui ci prova positivamente. Respira col respiratore,
vorrebbe dire qualcosa, si agita e l’apparecchio fischia. Arriva un
altro medico, più gentile che dice che oggi non ha fatto dialisi
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4 Settembre, domenica
Antonio ha gli occhi aperti, ma sembra più assente.
A causa del metadone? L’infermiera dice che gliene fanno
10 cc al giorno in due somministrazioni.
Vado via senza parlare con medici che, fra l’altro, non ci
sono. Quello che risponde asciutto e con sufficienza pare si
chiami Segalini.
5 Settembre, lunedì
Trovo Antonio come al solito, forse un po’ più presente, alla
mia richiesta di tirare fuori la lingua, cerca di farlo. Tenperatura,
diuresi, P.A., Freq. Cardiaca e respiro con respiratore, come al
solito.
Parlo con una dottoressa giovane e minuta. Antonio non ha
fatto dialisi nemmeno oggi. La creatininemia è 3,3
sostanzialmente invariata. Ma dice che Antonio ha presentato
emolisi post trasfusionale con conseguente anemia e subittero.
Ha il test di Coombs positivo. Finora non ne aveva parlato
nessuno.
Quanto al metadone, dice che ne fa 5 ml e che domani lo
sospende.
Staremo a vedere.
6 Settembre, martedì
Nemmeno oggi dialisi.
Antonio è più presente, anche se poco propenso al sorriso.
Gli chiedo se è venuta Irene e/o Mariagrazia, Dice di no.
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7 Settembre, mercoledì
Antonio è presente, molto debole e lento nelle risposte
motorie, ma va meglio.
Anche oggi niente dialisi. L’infermiera (o POS) gli dà da
mangiare uno yogurt imboccandolo cucchiaino per cucchiaino.
Antonio fa fatica a deglutire, ma poco per volta ci riesce.
E’ venuto a trovarlo l’altro figlio di Mariagrazia Tommaso.
Dice che telefonerà a Irene e che la accompagnerà lui domani o
dopodomani.
Il dr Villani mi dice che non farà più dialisi. Domani
toglieranno l’attacco venoso. Non fa più diuretici né antibiotici
né sedativi. Oggi hanno staccato il respiratore per circa un’ora,
poi Antonio era stanco e lo hanno riattaccato. Fa fisioterapia.
Continueranno con lo svezzamento dal respiratore, ma
probabilmente lo trasferiranno a medicina sub intensiva ancora
con quello. Non so quando.
8 Settembre, giovedì
Oggi è stata tolta la connessione venosa per la dialisi.
Provano a dargli un omogeneizzato, ma Antonio fa fatica a
deglutire.
Comunque, lentamente procede la ripresa.
9 Settembre, venerdì.
Oggi l’ho trovato con la tv davanti. Non so quanto seguisse,
comunque quelle immagini sullo schermo sono una distrazione
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10 Settembre, sabato
Ad Antonio non hanno tolto il sondino naso gastrico di
alimentazione, anche se ha mangiato. Non hanno fatto prove di
respirazione autonoma senza respiratore. Provo a mettergli gli
occhiali e dice che va meglio. Arriva Mariagrazia, Armeggia col
telefonino e risulta che Irene è venuta un giorno sì ed un giorno
no. Di Tommi si son perdute le tracce.
Parlo con una dottoressa di mezza età che è molto vaga, ma
faccio domande precise e parlando di futuro prossimo e di futuro
remoto, sulla respirazione autonoma che non ha fatto né ieri né
oggi dice che devono valutare giorno per giorno in base alle
condizioni “cliniche” del p. Quanto a trasferirlo altrove, si farà
quando sarà autonomo dal punto di vista respiratorio. Ma
secondo me ha detto balle.
11 Settembre, domenica
Antonio sta guardando la tv con gli occhiali che gli ho messo
sul naso ieri sera. Non ha più il sondino naso gastrico.
L’infermiera dice che ha mangiato un piatto di semolino.
E’ ancora attaccato al respiratore, al minimo.
Non parlo con medici (c’è quella di ieri sera). Domani
dovrebbe esserci Nolli.
Uscendo incontro Tommi ed Irene che vanno a trovare
Antonio.
12 Settembre, lunedì.
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13 settembre martedì
Antonio respira da solo, ma ha di nuovo il sondino naso
gastrico. Lo ha fatto rimettere Nolli questa mattina perché a suo
parere Antonio non inghiotte i liquidi. A me non sembrava,
anche se Antonio deglutisce a fatica.
Dopo lo incontro, mi parla di questa difficoltà ed io gli dico
di andare al letto di Antonio e di provare farlo bere. Andiamo ed
Antonio sta mangiando una sostanza gelatinosa in un piatto,
imboccato da una infermiera POS. Nolli gli dà da bere ed
Antonio lentamente beve. Ma Nolli resta del suo parere e parla di
mandarlo a Castelsangiovanni dove c’è una buona struttura per la
riabilitazione motoria.
Tutte balle. In serata telefono a Mai che infatti mi conferma
che si tratta di una struttura di terzo livello.
In sovrappiù, quando dico a Nolli che tra due mesi Celoni
potrà effettuare la connessione dell’ileo al colon come aveva
detto, lui afferma che un intervento del genere rimetterebbe la
vita di Antonio a rischio.
Sarà cosi?
C’è Mariagrazia che conosce certo Antenucci che verrebbe
da Borgonovo e sarebbe il riabilitatore di Castelsangiovanni.
Cercherà di contattarlo, mentre il primario della
Rianimazione di Castello sarebbe certo Benedetti che Mai
definisce “un galantuomo”.
Sempre problemi.
14 settembre, mercoledì
Appena arrivato a Vigoleno, verso le 9,30 ricevo una
telefonata da una dottoressa della Rianimazione che mi dice che
in mattinata Antonio verrà trasferito a Castelsangiovanni. Io dico
che non sono d’accordo. Poi parlo al telefono con Celoni che mi
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15 Settembre, giovedì
Vado da Antonio alle 18. E’ un po’ sudato. Le infermiere
girano attorno a vuoto.
Parlo col medico di ieri sera che mi parla ancora di tempi
lunghi – 20/25 giorni - per la rimozione della cannula malgrado
che Antonio respiri autonomamente senza l’aiuto del respiratore.
In tempo imprecisato verrà trasferito in riabilitazione
motoria con la cannula e lì, sentiti gli otorino, si sostituirà la
cannula attuale con una fenestrata che consente di parlare.
I dati ematochimici intanto migliorano lentamente. La
creatininemia è di 2,20.
Poi mi dice che le infermiere, per consentirgli di comunicare
qualcosa, gli mettono davanti una lavagna con le lettere
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16 Settembre, venerdì
Vado da Antonio alle 12,30.
Una Pos gli dà da mangiare pasta che Antonio non riesce a
masticare e quasi soffoca. Quella dice che è stata mandata dalla
cucina. Poi avrebbe della carne tritata ed insalata di pomodoro.
Poi capisce che Antonio non è in grado di ingoiare cose
simili e passa a semolino e omogeneizzato di carne.
L’infermiera avrebbe voluto che lo imboccassi io ma io ho
rifiutato perché desidero che siano loro a rendersi conto di
quanto Antonio è in grado di inghiottire.
Intanto gli ho portato il telefonino dopo averlo tenuto sotto
carica a casa che Silvia ed il suo ragazzo rimettono in funzione.
Il nuovo numero è 3479050593, il PIN 1503.
Antonio ha chiesto di Irene e Silvia si mette in contatto con
lei.
Intanto si è rovinato il lettore CD procurato da Mariagrazia
con i CD di Renato Zero che piacciono ad Antonio perché dalla
sacca per il sondino naso gastrico usciva liquido che ci è andato
sopra.
Benedetti non c’è. L’hanno visto andar via verso
mezzogiorno ed un quarto. Di solito non c’è nemmeno la sera.
Tutto questo mi fa pensare che in reparto ci sia alquanto
pressapochismo da struttura paesana oltre a scaricabarili vari.
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19 Settembre, lunedì
Vado alle 12,30 e lo trovo tranquillo, che legge il telefonino.
E’ un po’ pallido. Mi chiede in quale ospedale si trova.
Scrive sulla lavagna che è diventato afono.
Pare che abbia mangiato semolino con formaggino.
Chiedo del dott. Benedetti il quale mi chiede dello stato
addominale, ma dal punto di vista infettivo. Dice che A. ha circa
20.000 globuli bianchi. Che ha perdite ematiche anali. Che ha
proceduto a copro, emo e bronco cultura. Staremo a vedere.
Dice che ha il mio numero di telefono e, se necessario, mi
telefonerà.
Mi chiede se, tra qualche settimana, ho preferenze per la
sede della riabilitazione, qui, a Montescano o altrove.
Rispondo che va bene Castelsangiovanni; se mai non
andasse bene, aggiungo, si penserà dopo per qualche altro posto.
Dice che Antenucci è esperto nello svezzamento dalla
cannula tracheale.
E’ sempre grigia.
Dopo saprò che nella notte Antonio ha avuto febbre a 38.
Martedì andrà a trovarlo Silvia e mercoledì Mariagrazia alla
quale chiederà la Settimana Enigmistica e succo di pera in
tetrapac.
22 Settembre, giovedì
Vado a mezzogiorno. Antonio è senza sondino naso gastrico,
pare dal 19 settembre. Se lo è strappato via, evidentemente dopo
la mia visita, e non glielo hanno più rimesso.
Delle culture annunciate il 19 non si hanno ancora gli esiti.
Pare che la temperatura (misurata mentre ero lì è 37) sia in
discesa, come i globuli bianchi (ma la dottoressa presente è
alquanto approssimativa). Dice che hanno fatto una lastra del
torace. La creatinina è 1,50.
Antonio è più reattivo. Chiede la “Domenica Quiz” e beve
un po’ di succo di pera che gli ho portato.
Dice che ha mangiato.
Comunicando con la “tabella-alfabeto”, chiede cosa c’entra
il sondino col mangiare e gli spiego che gli hanno dato da
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23 Settembre, venerdì
Oggi ho fatto richiesta della cartella clinica del ricovero a
Piacenza. Me la daranno tra 3 settimane.
Andato a trovare A. la sera. Arriva anche Tommi che ha
fatto i test per medicina a Genova e gli ha portato gli occhiali da
vicino.
Antonio sta mangiando patate lesse, spinaci lessi e prosciutto
cotto tagliato a pezzettini e cerca di farlo da solo. Fa fatica a
piegare il braccio destro dove ha il bracciale per la pressione che
chiedo all’infermiera di togliere, perché anche lui impedisce il
piegamento del gomito.
La dottoressa dice che le culture non sono arrivate tranne
quella dell’escreato per cui fanno un antibiotico ad hoc oltre al
metronidazolo per il clostridium. I gl. Bianchi sono scesi a
11.000, la creatininemia a 1,40. La lastra del torace è negativa.
Tornerò lunedì.
26 Settembre, lunedì
A mezzogiorno incontro Benedetti che, come al solito, ha
fretta. Comunque, mi dice che Antonio va meglio, che lo ha
trovato propositivo, e che spera di trasferirlo presto in
riabilitazione.
Antonio sta mangiando, ma presto dice che basta così.
27 Settembre, martedì
A mezzogiorno e mezzo, mentre sto per entrare in
Castelsangiovanni, mi telefona Benedetti che mi dice che deve
partire per Reggio Emilia, che oggi trasferiscono Antonio in
riabilitazione, che in tutti i casi loro sono sempre lì. Pronti ad
intervenire in caso di necessità.
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titolo: OSPEDALE E SANITA' A PIACENZA DAL XV ALL'INIZIO DEL XXI SECOLO
29 Settembre, giovedì
Passo da Antonio verso le 14.
Lo trovo che riesce a parlare perché gli hanno sostituito la
precedente cannula con una “fonatoria”. Parlo con il caposala,
molto gentile, che mi dice che lo hanno messo a sedere in
carrozzella, anzi, arrivano le infermiere proprio per farcelo
sedere.
Oltre a mangiare (dalla bocca) ha ancora le sacche alimentari
per via venosa.
Lo lascio così.
30 Settembre, venerdì
Antonio è come al solito. Un infermiere gli dà qualcosa da
bere e scopro che è perché ha avuto diarrea.
Parlo con un medico e scopro che la coprocultura
anticipatami 10 giorni fa da Benedetti non risulta da nessuna
parte. Dice anche che la stomia tende a “retrarsi”. Una
coprocultura è stata inviata oggi al laboratorio.
Speriamo di vederne l’esito.
Poi arriva Antenucci che dice che lunedì Antonio andrà a
Piacenza all’ambulatorio stomie e, se sarà possibile, anche dagli
otorino per una broncoscopia prima di un possibile svezzamento
dalla cannula tracheale.
Tornando da Antonio, trovo il marito di Mariagrazia con la
figlia.
Nel tornare, telefono a Celoni per dirgli della visita di lunedì,
ma dice che non sarà lui a vederlo, che avviserà la caposala.
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3 Ottobre, lunedì
Arrivato in reparto verso le 17,30, incontro Antenucci che mi
dice che la copro cultura è negativa per il Cl. difficile, e che al
controllo odierno presso l’ambulatorio per le stomie
dell’Ospedale di Piacenza non hanno rilevato nulla di particolare
e che hanno indicato nuove placche da usare per la stomia.
Su mia richiesta mi dice che all’ultimo controllo di alcuni
giorni fa i gl. bianchi erano 16.000.
Poi sarà la volta degli otorino, per controllare tramite
broncoscopia che non ci siano granulomi in trachea.
Antonio è come al solito. Ascolta la radio sul telefonino.
Poi arriva la cena, ma ha poca fame perché ha pranzato tardi,
quando è tornato da Piacenza.
4 Ottobre, martedì
Poco da segnalare. Antonio dice che a novembre dovrà fare
la visita della patente ed ha chiesto a Mariagrazia di fare la
prenotazione. Gli dico che credo che il controllo si può anche
rimandare. Poi su Internet ne trovo conferma.
Non sa dove è finito l’orologio. Poi arriva Mariagrazia che
dice di averlo lei.
Antonio, piega il gomito destro con difficoltà, mangia: pasta
e prosciutto cotto.
6 Ottobre, giovedì
Ritiro le cartelle della Neurologia, Medicina Semintensiva e
Rianimazione di Piacenza, dal 3 agosto al 14 settembre. Sono
685 pagine.
Faccio richiesta della cartella della Rianimazione di
Castelsangiovanni.
La sera vado a Castello. Antonio è più reattivo. Muove un
po’ di più braccia e gambe . Mangia pastina escludendo il brodo
e prosciutto.
Parlo con il dott. Bonanno e concordiamo di sospendere gli
antibiotici che sta facendo da oltre 10 giorni e di controllare
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7 Ottobre, venerdì
In mattinata mi telefona il dott. Benedetti che dice di aver
visto Antonio e di avere riscontrato buoni progressi.
Nel pomeriggio parlo col dott. Antenucci al quale riferisco di
aver ricevuto una telefonata da una ditta di Monza per una
spedizione di placche e sacche per la stomia (ordinate
dall’ambulatorio per le stomie?). Mi dice di riceverle e di
portarne qualche scatola in reparto per vedere se vanno bene.
Pensa di procedere quanto prima alla rimozione della
cannula tracheale.
10 Ottobre, lunedì
Antonio è di cattivo umore. Gli danno riso in bianco a
mezzogiorno e sera che lui rifiuta.
Parlo con Antenucci che mi fa vedere gli ultimi esami.
L’Hb è 10. I globuli bianchi 8000. La creatinina 0,93.
Dice che una broncoscopia ha escluso granulomi in trachea.
Farà una emogasanalisi prima di procedere alla rimozione.
Hanno provato a mettere Antonio in piedi che naturalmente
fatica parecchio.
11 Ottobre, martedì.
Mi sono arrivati due pacchi con dentro le scatole di placche e
sacche per la stomia. Porto una scatola per articolo al reparto.
Antenucci non c’è e il dott. Bonanno non sa nulla delle
placche. Dice che le consegnerà all’infermiere.
Dice che ha chiesto lastre di anche e gomiti per escludere
presenza di calcificazioni articolari.
Controlliamo la terapia. Sospesi gli antibiotici, fa acido
folico, (EPO?), Keppra e GH.
Ad Antonio dopo due mesi è stata tolta la cannula
tracheale.
E’ stata chiesta altra visita del dietologo per vedere se si può
cambiare la dieta del riso al burro.
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13 Ottobre, giovedì
Antonio è di umore migliore. Oltre alla cannula tracheale gli
hanno tolto anche il catetere vescicale.
Non sa dove è finita una borsa con dentro le chiavi di casa.
Telefona a Mariagrazia che lo tranquillizza: le chiavi le ha
lei.
Vado a parlare col dr. Bonanno che mi dice che le lastre
hanno evidenziato calcificazioni a carico delle anche, più a
destra. Mette terapia con Indometacina più gastroprotettore.
Mi sembra medico preparato e coscienzioso.
17 Ottobre, lunedì.
Venerdì scorso non sono andato a trovare Antonio perché
pioveva abbastanza forte. Gli ho mandato un sms per avvertirlo.
Sono andato oggi e lo ho trovato abbastanza giù, con una
voce flebile. C’è anche Tommaso. Naturalmente Antonio non sa
dire nulla circa il suo stato. E’ preoccupato perché non riesce a
usare il cellulare, non ricorda il “pook”, che sarebbe altra cosa
dal PIN. Lo dà a Tommaso perché insieme a sua madre lo
sistemi.
Io vado in cerca di un medico e trovo Antenucci che di
Antonio non sa niente ma poi scopre dalla cartella che venerdì (o
sabato) ha avuto febbre fino a 39. Hanno fatto emocultura ed uro
cultura oltre a chiedere rx torace. La copro cultura no perché
“non gli sembra il caso e perché le feci da clostridium hanno un
odore particolare”.
Dall’infermiera vengo a sapere che ieri la febbre era 38,
qualche ora fa 37,3 e adesso (le 18) 36,7.
Telefono a Mariagrazia che della febbre non sapeva niente
ma aveva trovato Antonio molto debilitato ed incapace di
muovere le gambe.
E’ stata sospesa la riabilitazione motoria.
Pare che oggi a mezzogiorno Antonio non abbia mangiato.
Adesso si prepara a mangiare il prosciutto, ma rifiuta di
mangiare la pastina in brodo che gli hanno portato.
Vado via abbastanza sconfortato.
Speriamo di trovarlo meglio domani.
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18 Ottobre, martedì
Antonio è ancora debilitato e confuso, ma cerca di mangiare
qualche cucchiaiata di riso al burro. Gli taglio una fetta di
formaggio tenero.
Ha di nuovo il telefonino.
Il dott. Sacco dice che gli esami vanno bene, che il dato più
rilevante è l’astenia forse riferibile all’episodio febbrile dei
giorni scorsi.
Staremo a vedere.
19 Ottobre, mercoledì
Vado a Vigoleno e per tutta la giornata tento inutilmente di
mettermi in contatto telefonico, anche con un sms, con Antonio.
Risponde sempre la segreteria telefonica.
20 Ottobre, giovedì
Anche stamattina Antonio non risponde alle mie chiamate.
Penso che abbia lasciato il telefono spento e telefono al caposala
del reparto. Mi risponde un’infermiera che dice che Antonio non
è in grado di rispondere. Dice che mi farà telefonare dal medico
che in questo momento è occupato.
Non resto ad aspettare e vado a Castello, dopo aver
telefonato al dr Benedetti della Rianimazione che al momento
del trasferimento in Riabilitazione aveva detto: “Noi siamo
sempre qua” il quale dice che è in sala operatoria e che passerà a
vedere Antonio.
Quando arrivo in reparto incontro Benedetti che mi dice che
di Antonio non gli hanno detto niente. E se ne va.
Il dr. Sacco invece mi dice che da un emogas venoso è
risultata una modesta acidosi metabolica che spiega lo stato
confusionale di Antonio. E’ in corso flebo di bicarbonato.
Resto lì più di un’ora ed effettivamente lo stato di coscienza
di Antonio migliora.
Celoni mi conferma che nei casi di ileostomia (intestino
corto) l’acidosi metabolica è evento frequente a causa di perdita
di liquidi e basi.
Rientro a casa.
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21 Ottobre, venerdì
Nel corso della giornata non sono riuscito a contattare per
telefono Antonio. Al suo cellulare risponde sempre la segreteria.
Telefono alla sala medici e mi risponde Antenucci che mi
dice che Antonio è sfebbrato. Io gli dico che ieri era in acidosi.
Mi dice che va bene, che stamane hanno fatto una emogasanalisi
(venosa) che va bene. Io mi auguro che abbia detto il vero.
Arrivo a Castello poco dopo le 17, bloccato alcuni minuti da
un corteo di operai.
Antonio è presente, ma i suoi movimenti sono rallentati, la
voce flebile, ha difficoltà a trovare le parole.
Gli dico delle difficoltà col telefono. Lui lo prende, cerca di
inserire il PIN, ma il telefonino si spegne molto presto, solo dopo
qualche secondo. Dopo alcuni faticosi tentativi di inserire il
benedetto PIN (1503) il telefono si blocca e chiede il PUK che al
telefono Mariagrazia mi dice essere 55556263. Lo inserisco, mi
chiede di inserire un altro PIN (1234), ma il telefono resta
bloccato. Io sono esasperato.
Antonio vuole urinare e gli passo il pappagallo. Fa poca
urina. Beve ripetutamente acqua, non la gasata che ha richiesto
avantieri, ma la naturale.
Arriva la cena: farfalle di pasta, una confezione di
formaggino tenero robiolina che io faccio fatica ad aprire,
figuriamoci lui, e purè. Giostrando con mano destra e sinistra,
mangia qualche farfalla di pasta. Poi io gli do la robiolina che
mangia tutta e qualche pizzico di purè.
Mi rendo conto che non è in grado di mangiare da solo.
Bisognerà trovare un sistema, qualcuno che sia presente al
momento dei pasti per imboccarlo.
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22 Ottobre, sabato
Nel pomeriggio telefono ad Antonio. Mi risponde con voce
debole che muore di noia.
Ma almeno il telefono risponde.
24 Ottobre, lunedì
Vado a Castello al mattino. Resterò fino alla mezza e poi
torno al pomeriggio.
Antonio è crollato. Afono, in stato confusionale, con
disfagia. Le feci che ho visto in una provetta per una copro
cultura, sono della consistenza liquida e del colore del caffè.
Convinco il dr Sacco a riprendere la terapia con
Metronidazolo per il clostridio, anche se la copro cultura risulterà
poi negativa. Il dr. Sacco si propone di eseguire una TAC del
cranio, poi dell’addome, ma non eseguirà né l’una né l’altra.
Discuto con lui di un eventuale trasferimento in altro reparto, a
Piacenza, per esempio le malattie infettive, ma non decide e, in
ogni caso, vuole avere in mano elementi che possano giustificare
l’iniziativa per cui, alla fine, chiede un rx torace.
Comunico a Mariagrazia che potrebbe rendersi necessario
avere una donna per l’ora dei pasti, visto che in reparto non viene
aiutato e da solo non è in grado di mangiare. Poi si capirà che
non mangia nemmeno aiutato, e quindi la necessità della donna
diminuisce. Tiene in bocca a masticare molto a lungo senza
inghiottire.
Mariagrazia si rivolge ad un conoscente di
Castelsangiovanni che conosce l’ambiente.
Antenucci non c’è. Mariagrazia gli ha mandato un
messaggio e salta fuori che è a Bari. Si potranno sentire per
telefono verso sera.
La sera arriva Piero.
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25 Ottobre, martedì
Vado da Antonio già al mattino.
E’ sempre afono ed in stato semiconfusionale, a tratti
presente, a tratti imbambolato. Sembra tornato nella situazione
del 3 – 4 agosto.
Non ha più l’accesso venoso (PICC) per cui non ha su né le
fleboclisi, né la pappa alimentare.
Un tecnico venuto da Piacenza gli inserisce un catetere
venoso che dal braccio sinistro va all’Anonima.
Poi farà un rx torace che risulterà negativo per alterazioni
parenchimali o pleuriche.
L’emocultura eseguita due giorni fa ha evidenziato un germe
- a probabile partenza dal PICC venoso - parzialmente sensibile
alla Vancomicina che viene aggiunta per via venosa.
Torno nel pomeriggio e ritrovo il dr Buonanno per il quale
Antonio è sì, un po’ giù, ma tutto il resto “va bene”. !!!
Io non so cosa dire. Comunque, con questa terapia si
dovrebbe vedere qualche effetto, si spera positivo, entro 24-48
ore. Il tempo che ritorni Antenucci, cioè venerdì.
Sopraggiunge Mariagrazia. Stasera parlerà con Antenucci
per dirgli che siamo molto preoccupati.
Ma Antenucci al telefono dice a Mariagrazia che le notizie
che ha lui su Antonio non sono poi così cattive.
26 Ottobre, mercoledì
Vado a Vigoleno.
Il conoscente di Mariagrazia ha trovato una persona, ma per
ora rimandiamo ogni decisione.
Nel pomeriggio parlo al telefono con Sacco. Le condizioni di
Antonio sono stazionarie e cioè le solite. Unico dato positivo, le
feci sembra che siano meno liquide.
Poi mi telefona Mariagrazia che mi dice che una infermiera
ha aiutato Antonio a mangiare e questa volta ha mangiato di più.
Speriamo che sia l’inizio di una ripresa.
27 Ottobre, giovedì
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30 Ottobre, domenica
Venerdì e sabato non sono andato a Castello. Ho telefonato
ad Antonio che ha risposto con qualche difficoltà.
Oggi, domenica mattina, ho telefonato ad Antonio che mi ha
detto: sto malissimo, ho vomitato tutto il possibile.
Fuori c’è una fitta nebbia.
Dopo consultazioni varie (Mariagrazia, Silvana) vado a
Castello. In reparto c’è solo l’infermiera. Ha chiamato il medico
di guardia ma non è ancora arrivato.
Antonio è al solito, dolce e rassegnato.
Chiamato nuovamente il medico di guardia, arriva una tizia,
che dà un’occhiata al vomito, probabilmente fecaloide, ordina un
antiemetico e se ne va senza dirmi una parola. Antonio è
dispnoico ed ha freddo. Gli metto addosso una giacchina di felpa.
Arriva un sacerdote che dice belle parole ad Antonio, lo vede
in condizioni particolari e gli chiede se vuole fare la Comunione.
Antonio acconsente, prende l’Ostia, beve un sorso d’acqua.
Ma è sempre più dispnoico, rantola.
Richiamo l’infermiera che chiama il medico di guardia.
Parlo al telefono con Mariagrazia che è al mare. Ci si chiede se
telefonare ad Andreucci. Telefono a Benedetti. E’ a Bergamo.
Vado in Rianimazione per vedere di parlare a qualche medico.
Aspetto più di un quarto d’ora e non arriva nessuno. Esco e
torno da Antonio. Ci sono due dottoresse nella sua stanza: la tizia
di prima ed un’altra più matura. Quest’ultima è della
Rianimazione. Ha dedotto che Antonio ha inspirato parte del
vomito ed ora è “intasato”. Deve essere trasferito in
Rianimazione. Qui lo sedano, lo intubano, gli mettono il
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31 Ottobre, lunedì
Vado a Castello alle 12. Incontro il dott. Benedetti con la
dott.ssa Mazzoni che vanno a prendere un caffè e mi dice di
aspettarlo. Mi spiega le solite cose. Pare che i rapporti con
Antenucci, almeno così dice, non siano dei migliori. La P.A. di
Antonio è intorno ai 70. Dal sondino gastrico fuoriesce materiale
fecaloide. . Il potassio è sopra i 5.
Torno a casa.
Nel pomeriggio Benedetti mi telefona che trasferisce
Antonio in rianimazione a Piacenza. Meno male.
Vado verso le nove. Si sta preparando una TAC addominale.
Riferisco alla dottoressa di turno che Antonio, col vomito, ha
inalato materiale fecale.
. Celoni, al quale telefono, dice che è in riposo di 15 giorni
per rischio radiologico e non può entrare in Ospedale.
Anche la Tac attuale esclude lesioni intestinale a parte pareti
ispessite e quindi edematose e quindi fragili. Al torace invece si
evidenziano focolai disseminati, ma i parametri respiratori sono
buoni.
Parlo col chirurgo di guardia dott. Regina. Dice che la stomia
è quasi totalmente chiusa. Conta, se il nefrologo gli dà l’ok stante
la potassiemia elevata, di portarlo in sala operatoria per allargare
l’orifizio della stomia e di esaminare endoscopicamente l’ileo per
vedere se individua ostruzioni. L’altra ipotesi è di aprire
l’addome, ma è rischioso. Concordo di procedere per la prima
ipotesi e chiedo se posso presenziare all’intervento. Mi viene
concesso. Assisto così alle manovre sulla stomia ed
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01 Novembre, martedì.
Telefono al dott. Regina che dice che ha trovato le anse
avviluppate da aderenze, con zone di ischemia parietale “a
macchie di leopardo”. Le ha liberate dalle aderenze. Ha smontato
la stomia lasciata in addome ed ha lasciato la parete aperta per un
secondo intervento, forse giovedì.
Nel pomeriggio va in reparto Mariagrazia che mi fa sapere
che Antonio urina, ha febbre non elevata, aumento dei globuli
bianchi e la P.A intorno a 110, ma sotto noradrenalina.
Telefono al dott. Benedetti per renderlo edotto, che a
Castello sappiano quello che hanno combinato. Mi dice di
tenerlo informato.
02 Novembre, mercoledì
Alle 11 ricevo la telefonata della dott,ssa Scaltrini della
Rianimazione di Piacenza. Antonio va in sala operatoria tra
mezz’ora. Ricevo conferma telefonica anche dal chirurgo dr.
Albertario.
Vado in Rianimazione. La dott.ssa Scaltrini dice che i
parametri respiratori sono migliorati, Antonio urina, non ha
febbre, la pressione è mantenuta dalle amine somministrate.
Antonio viene portato in sala operatoria.
Aspetto fino all 12,45. Esce dalla sala operatoria il dr
Albertario che dice di aver trovato una massa costituita dall’ileo
residuo, molto corto, con aderenze, secondo lui ricostituitesi
nelle ultime ore dopo l’intervento del dott. Regina.
Prossimalmente, in zona digiunale o giù di lì, aree ischemiche
che potrebbero essere di vecchia data, presenti forse già all’epoca
degli interventi di agosto del dr Celoni. Sono tutte ipotesi, su un
quadro intestinale in ogni caso molto complicato.
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03 Novembre, giovedì
Mi reco in ospedale verso le 17,30.
Antonio è sedato e non risponde al richiamo.
Apiretico, diuresi spontanea. P.A. 120/60, con farmaci
ridotti. Intubato ed attaccato al respiratore.
Non ha eseguito controlli del torace. Dalla stomia fuoriesce
materiale biliare che defluisce in una sacca.
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16 Novembre, mercoledì
Alle nove del mattino, dopo una mia telefonata, Celoni viene
in Rianimazione dove sono anch’io. Antonio viaggia tra i 40 ed i
50 di P.A.
C’è del gemizio sanguinolento sia dallo stomaco, attraverso
il sondino, che dalla stomia. Celoni invece che a una
perforazione intestinale pensa ad un infarto intestinale.
Che sia l’uno o l’altra, sono esclusi margini di operabilità.
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BIBLIOGRAFIA
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I N D I C E
Prefazione……………………………… pag. 5
L’arrivo………………………………… “ 10
La Storia………………………………… “ 14
Nozze principesche……………………… “ 46
I badilanti……………………………….. “ 58
Quattro, due, uno………………………… “ 72
Il millenovecentosessantotto…………….. “ 77
Lo Statuto dei dipendenti ospedalieri
e gli anni ’70……………………………… “ 86
Fine delle Mutue e dell’Ente Ospedaliero.
Nascita del Sistema Sanitario Nazionale
e delle UU.SS.LL…………… …………… “ 99
Dicembre ‘92-Dicembre ’93.
Aziendalizzazione…………………………. “ 109
Il Nuovo Ospedale ovverossia
il Padiglione Polichirurgico………………… “ 142
Duemilauno………………………………… “ 173
Note ………………………………………… “ 186
Appendice - 15 anni dopo …………………... “ 208
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