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https://youtu.be/k33ta6HBotc
- Andamento HIV in italia: https://youtu.be/JrTyUIugm4U
L’HIV
Domanda 1
DOMANDA 1 I virus dell'immunodeficienza umana (HIV, sigla dell'inglese
Human Immunodeficiency Virus) sono due specie di Lentivirus che causano
un'infezione che, se non trattata, provoca la sindrome da immunodeficienza
acquisita (AIDS). L'AIDS è una malattia in cui il sistema immunitario si
indebolisce progressivamente fino a consentire l'insorgenza di gravi infezioni
opportunistiche e tumori. L’HIV fa parte del genere Lentivirus, della famiglia
dei Retroviridae, e detiene le proprie informazioni genetiche nell’RNA e non
nel DNA (la maggior parte degli altri organismi viventi usa il DNA). I Lentivirus
hanno in comune molte morfologie e proprietà biologiche. Molte specie sono
infette da Lentivirus, che sono tipicamente responsabili di malattie di lunga
durata con un lungo periodo di incubazione. Quando l’HIV penetra in una
cellula umana, rilascia il suo RNA, e un enzima chiamato transcriptasi inversa
esegue una copia DNA dell’RNA del virus. Il DNA risultante dall’HIV si integra
nel DNA della cellula infetta. Questo è un processo inverso a quello utilizzato
dalle cellule umane, che eseguono una copia RNA del DNA. Per questo, l’HIV
viene definito retrovirus, a indicare il processo inverso (contrario). Ogni volta
che una cellula infetta da HIV si divide, crea una nuova copia del DNA dell’HIV
integrato, oltre che dei propri geni. La copia DNA dell’HIV può essere: 1.
Inattivo (latente): il virus è presente ma non provoca danni. 2. Attivato: il virus
assume il controllo delle funzioni della cellula infetta, determinando la
produzione e il rilascio di molte nuove copie di HIV, che successivamente
invadono altre cellule. L’HIV distrugge progressivamente alcuni tipi di globuli
bianchi del sangue, chiamati linfociti CD4+. I linfociti aiutano a difendere
l’organismo da cellule estranee, microrganismi infettivi e tumori. Quindi,
quando l’HIV distrugge i linfociti CD4+, si diventa esposti agli attacchi di molti
altri germi infettivi. Molte delle complicanze causate dall’infezione da HIV,
compresa la morte, sono dovute solitamente a queste altre infezioni e non
direttamente all’infezione da HIV. L’AIDS rappresenta la forma più grave
dell’infezione da HIV. L’infezione da HIV è considerata AIDS quando si
manifesta almeno una grave malattia con complicanze o quando il numero
(conta) dei linfociti CD4+ diminuisce considerevolmente. In base alle
conoscenze attuali, l'HIV è suddiviso in due ceppi: HIV-1 e HIV-2. L'HIV-1 è il
virus che è stato inizialmente scoperto e definito sia LAV che HTLV-III: è più
virulento, più infettivo ed è la causa della maggior parte delle infezioni da HIV a
livello mondiale. Il primo dei due è prevalentemente localizzato in Europa,
America e Africa centrale; l'HIV-2, invece, si trova per lo più in Africa
occidentale e Asia e determina una sindrome clinicamente più moderata
rispetto al ceppo precedente. È ormai accertato che il virus umano dell'HIV
(Human Immunodeficiency Virus) derivi da mutazioni di vari ceppi del SIV, con
il salto di specie in un'epoca imprecisata in alcune regioni dell'Africa
occidentale sub-sahariana. I primi studi degli anni ottanta indicavano come
possibile zona d'origine del contagio la zona dei grandi laghi, mentre gli studi
più moderni propendono per un'area più a ovest, nel Camerun. Dal virus
SIVcpz dello scimpanzé Pan troglodytes troglodytes deriverebbe il ceppo HIV-1,
responsabile dell'attuale pandemia, mentre dal virus SIVsmm, che colpisce le
scimmie Sooty Mangabey, deriverebbe il ceppo HIV-2, dotato di patogenicità e
contagiosità più limitate, che è rimasto confinato nei luoghi di origine, con
l'eccezione di alcuni soggetti infettati nelle proprie aree endemiche e poi
trasferitisi in paesi occidentali. Uno studio di ricercatori inglesi, americani e
francesi è giunto alla conclusione che il virus è “saltato” dalle scimmie agli
scimpanzé con lo stesso metodo con cui è arrivato all'uomo: la caccia. Si sa
infatti che gli scimpanzé a volte si comportano come cacciatori, e catturano e
mangiano altre piccole scimmie. Trasformati nello scimpanzé. Nel loro corpo, i
virus dell'immunodeficienza di due specie di scimmie (un cercocebo e un
cercopiteco) si sono ricombinati e hanno dato origine al virus
dell'immunodeficienza proprio dello scimpanzé. I ricercatori sono giunti a
questa conclusione studiando le sequenze di molti virus di piccole scimmie,
dell'uomo e dello scimpanzé, e costruendo un albero filogenetico di tutti i
virus. La trasmissione uomo/scimmia dovette avvenire tramite il contatto tra
liquidi biologici (ad esempio morso). Vi sono prove che gli esseri umani che
partecipano ad attività di caccia e di vendita di carne e pelli di scimmia abbiano
contratto il SIV (teoria del cacciatore); tuttavia, solo alcune di queste infezioni
sono state in grado di causare epidemie nell'uomo, e tutte si sono verificate tra
la fine del XIX secolo e l'inizio del XX secolo. Per spiegare la nascita di epidemie
di HIV negli umani solo da quel momento, vi sono diverse teorie: cambiamenti
sociali dopo il colonialismo, la trasmissione tramite vaccinazioni contro il vaiolo
con aghi non sterili e la prostituzione con la concomitante alta frequenza di
malattie ulcerative dei genitali nelle nascenti città coloniali. SITOGRAFIA:
Wikipedia, Manual MSD, Focus
2. Sintomi della malattia e cenni del decorso clinico
Dopo il contagio (e il periodo finestra) è possibile vivere per anni senza la
presenza di nessun sintomo. Alcune persone si accorgono di essere stati colpiti
da questo virus solo quando inizia a manifestarsi la malattia.
In generale i sintomi della malattia sono diversi e dipendono dalla fase
dell’infezione:
• FASE 1, infezione primaria:
Nelle prime 4 settimane dal contagio si possono avere sintomi influenzali
(mal di testa, mal di gola, ingrossamento dei linfonodi e della milza,
febbre...). Questi sintomi, se presenti, tendono a regredire nel giro di
qualche settimana lasciando l’individuo apparentemente in perfetto
stato di salute. Durante questa fase il numero di particelle virali
circolanti nel sangue è molto alto e il sistema immunitario presente
nell’intestino subisce il danno maggiore;
• FASE 2, fase asintomatica:
il virus continua a replicarsi nel sangue e nell’organismo danneggiando
progressivamente il sistema immunitario. In questa fase molte persone
iniziano a sentirsi meglio e non dovrebbero avere grossi problemi per un
periodo di tempo molto lungo (dagli 9 ai 10 anni);
• FASE 3: Aids
Generalmente a partire dal 10 anno dal contagio iniziano a comparire i
sintomi più gravi a cui si aggiungono le infezioni opportunistiche
(polmonite, meningite, tubercolosi, candidosi, herpes...). Queste
infezioni sono causate da agenti patogeni che normalmente non
infettano le persone sane ma solo quelle con un sistema immunitario
molto compromesso.
Fra le malattie che possono manifestarsi nel corpo di una persona malata di
Aids si hanno anche diversi tipi di tumori, linfomi, il sarcoma di kaposi e il
carcinoma del collo dell’utero.
3. come avviene la trasmissione: la trasmissione può avvenire solo attraverso
liquidi biologici di persone con HIV che non si trovano in terapia antiretrovirale
efficace:
- sangue;
- sperma, secrezioni vaginali;
- latte materno.
Generalmente il virus riesce a entrare nel corpo di un’altra persona attraverso
ferite della pelle o lesioni (anche non visibili) delle mucose. La possibilità di
trasmettere l’infezione dipende soprattutto dalla quantità di virus presente nel
sangue o nelle secrezioni genitali della persona con HIV. La trasmissione può
avvenire nel così detto “periodo finestra”, periodo che può durare qualche
settimana ed è il momento che intercorre tra il contagio e la positivizzazione.
In questo periodo, anche se la persona risulta negativa al test, può trasmettere
il virus. La trasmissione è nulla quando le persone affette da HIV sono in
terapia con farmaci efficaci che servono a rendere la carica virale non
misurabile per almeno 6 mesi. Se la carica virale non è misurabile allora non è
neanche trasmettibile (U=U -> undetectable, non rilevabile = untrasmittable,
non trasmettibile).
Le vie di trasmissione sono 3:
- sessuale: nei rapporti etero o omosessuali non protetti da un efficace metodo
di prevenzione (es. Preservativo). In Italia la modalità di trasmissione più
diffusa è quella sessuale. La trasmissione è possibile anche se le mucose
sembrano integre, le piccole lesioni che non sono visibili a occhio nudo
aumentano la probabilità di contrarre il virus.
- ematica: tramite siringhe usate da più persone (siringhe per l’iniezione di
droghe o usate per la trasfusione del sangue). Negli anni ‘80 il rischio di
contrarre il virus per la trasfusione del sangue era molto elevato, a partire dagli
anni ‘90 invece, in Italia il rischio di contrarre l’HIV attraverso le trasfusioni del
sangue è quasi azzerata in quanto il sistema trasfusionale nazionale presenta
alti livelli di sicurezza. Per prevenire la diffusione dell’HIV è quindi molto
importante utilizzare aghi sterili monouso per la creazione di tatuaggi o
piercing.
- verticale: da madre a neonato durante la gravidanza (o nel momento del
parto o durante l’allattamento). Il rischio per una donna sieropositiva di
trasmettere il virus è del 20 % ma, è possibile ridurre la probabilità di
trasmissione con una terapia antiretrovirale alla madre durante la gravidanza
(nelle prime 4/6 settimane di vita). La probabilità di trasmissione può essere
ridotta fino al 2%. È molto importante quindi sottoporsi al test dell’HIV subito
all’inizio di una gravidanza.
Domanda 4.
Alla fine del 1980, Michael Gottlieb, ricercatore dell'Università della California,
sta svolgendo una ricerca clinica sui deficit del sistema immunitario.
Analizzando le cartelle cliniche dei ricoverati in ospedale, si imbatte nel caso di
un giovane paziente che soffre di un raro tipo di polmonite dovuta a
Pneumocystis carinii, un protozoo che solitamente colpisce solo pazienti con
un sistema immunitario indebolito. Nei mesi successivi, Gottlieb scopre altri tre
casi di pazienti, tutti omosessuali attivi, con un basso livello di linfociti T.
Nel 1981, i Centers for Disease Control and Prevention segnalano sul loro
bollettino epidemiologico, un aumento improvviso e inspiegabile di casi di
polmonite da Pneumocystis carinii in giovani omosessuali. Successivamente
vengono segnalati ai Cdc nuovi casi di pazienti che soffrono di un raro tumore
dei vasi sanguigni, il sarcoma di Kaposi. Con la pubblicazione di questi dati, si fa
lentamente strada la consapevolezza di essere di fronte a una nuova malattia.
Sebbene non siano chiare le modalità di trasmissione e di contagio, cominciano
a nascere le prime teorie sulle possibili cause di queste infezioni e tumori: l’uso
di droghe. L’ipotesi più accreditata è comunque quella che la malattia colpisca
soltanto gli omosessuali. Alla fine dell’anno, però, la malattia comincia a colpire
anche gli eterosessuali e, soprattutto, esce dal confine degli Stati Uniti.
Durante il mese di agosto, viene proposto per la prima volta il termine
“sindrome da immuno-deficienza acquisita” per definire la nuova malattia. Nel
maggio del 1983, il virologo francese riporta l’isolamento di un nuovo virus che
potrebbe essere l’agente responsabile della trasmissione della malattia. Il virus
viene isolato dalle cellule coltivate in laboratorio di un paziente omosessuale
con linfonodi ingrossati, privo però di alcun sintomo di Aids. Inviato ai Cdc di
Atlanta, il virus viene analizzato e denominato Lav (Virus associato a
linfoadenopatia).
Un anno dopo i Cdc dichiarano pubblicamente che il virus francese Lav è stato
definitivamente identificato come la causa dell'Aids.
Un direttore del laboratorio di biologia cellulare dei tumori del National Cancer
Institute, ha a sua volta isolato da pazienti malati di Aids il virus candidato a
essere il responsabile della malattia, chiamandolo Htlv-III (Virus umano della
leucemia a cellule T di tipo III). Il nome assegnato al virus indica come faccia
parte di una famiglia di retrovirus identificata dallo stesso Gallo, costituita da
virus che infettano i linfociti T umani.
La conclusione collettiva è che si tratti dello stesso virus. Nel 1986 un comitato
internazionale stabilisce un nuovo nome per indicare il virus dell'Aids: d’ora in
poi si parlerà soltanto di Hiv, ovvero “Virus dell’immunodeficienza umana”.