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13°

CORSO DI FOTOGRAFIA

2011

prima lezione

L’occhio umano, la visione, la fotografia

IMMAGINARE studio fotografico


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PRIMA LEZIONE
l’occhio umano, la visione, la fotografia
Molte volte, osservando le nostre fotografie, si ha la netta sensazione che esse non
“rendano” quello che abbiamo “visto” con i nostri occhi. Manca l’imponenza di certi paesaggi,
l’atmosfera dei luoghi, quello che a noi era parso il più grandioso monumento mai visto prima è
ora ridotto ad un insignificante particolare di una altrettanto insignificante fotografia piena di
elementi che disturbano.
Eppure l’obiettivo usato sulla macchina era quello “normale”, quello che, dicono i sacri
testi di fotografia, fornisce un’immagine corrispondente a quella dell’occhio umano, la luce era
giusta, ecc. Oppure ci può capitare di far vedere le nostre foto di cui andiamo fieri ad un nostro
amico e verificare con delusione che egli non prova affatto quelle emozioni che esse suscitano in
noi. Cos’è successo?
Spesso, di fronte a questi fatti scuotiamo le spalle dicendo: “Eh, la fotografia non può
trasmettere le nostre sensazioni!”
Ciò è in parte vero e in parte falso. Questo fatto è comunque il fattore più importante che
genera delusione in chi fotografa, molto più dei problemi tecnici, ed è uno degli aspetti meno
trattati nei manuali di fotografia.
Prima di affrontare gli aspetti tecnici della fotografia - comunque importanti - dovremo
infatti renderci ben conto di come avviene la visione umana attraverso il sistema occhio-cervello e
cercare di scoprire le analogie e le fondamentali differenze con il sistema fotografico.

Il sistema di visione umana occhio-cervello

Cerchiamo di illustrare, sia pur sommariamente, il complesso meccanismo della visione


umana. In esso distinguiamo tre parti:
* un sistema ottico che forma e proietta le immagini su una superficie sensibile
* una superficie sensibile che raccoglie le immagini e le trasmette
* un elaboratore dei dati raccolti da quest’ultima che li elabora, li vaglia e “forma” l’immagine
definitiva: la visione umana.

L’occhio umano, semplifican-


do al massimo, può per certi versi
essere paragonato ad una macchina
fotografica, se non altro perche
dispone di un obiettivo (il cristallino),
con regolazione dell’apertura (iride e pellicola
pupilla) e di una superficie sensibile obiettivo
diaframma contenitore a
Iride tenuta di luce retina
alla luce su cui viene messa a fuoco
l’immagine (la retina). L’occhio,
inoltre, è una vera e propria camera
oscura formata da un bulbo annerito
all’interno in modo che tutti i raggi
parassiti vengano assorbiti e non
influenzino negativamente la
ricezione della retina (fig. 1).
La superficie sensibile Le parti più peri-
dell’occhio è, abbiamo detto, la feriche della retina non
retina, costituita da miliardi di distinguono né la forma, né i
ricettori sensibili (i bastoncelli ed i colori degli oggetti, ma
coni), il cui compito è quello di quando un oggetto entra nel
analizzare quantitativamente e campo visivo dell’occhio
qualitativamente la luce da cui determinano il movimento
sono colpiti e di inviare al cervello, istintivo della testa e
tramite il nervo ottico, i dati dell’occhio stesso al fine di
ottenuti. portare l’immagine nella
La retina potrebbe in un zona centrale della retina,
certo senso essere paragonata al ove si ha la massima
s e n s o re d i u n a m a c c h i n a capacità di “vedere”. Man
fotografica, ma c’è una prima mano che ci si sposta verso
enorme e per noi importantissima la zona centrale della retina
differenza. Nella retina non si si ha una visione sempre più
ha una distribuzione omogenea nitida, sino a raggiungere il
della capacità di “vedere” come massimo nella fovea, al
invece per la pellicola, ma una dif- centro della macchia lutea
ferenzazione di compiti. (fig. 2).

Fig. 2 - Diagramma del potere risolutivo delle varie zone della retina. Con O è indicata la posizione della fovea
dove il potere risolutivo è massimo e viene indicato con 1. Man mano che ci si allontana (in gradi) dalla fovea il
potere risolutivo decresce.

Se la visione totale dell’occhio fermo abbraccia un campo di 140° in senso orizzontale e di


circa 120° in senso verticale, la visione della macchia lutea abbraccia un campo rispettivamente di
8 e 6 gradi, mentre quello della fovea poco più di 1 grado.
Possiamo fare un piccolo esperimento per rendercene conto. Osservate un punto qualsiasi
del vostro foglio di carta, una delle lettere che vi stanno davanti; vi accorgerete subito che il campo
abbracciato dall’occhio è piuttosto piccolo. Infatti non riuscite a leggere, fissando un punto, più di
una lettera o due. Accanto al punto in cui “vedete” in modo chiaro sta un vasto campo dove le
immagini si vedono ma non si leggono, o meglio esse si leggono solo spostando l’occhio.
Questo è un concetto fondamentale: noi vediamo per punti, che il nostro occhio analizza
uno per uno per formare, grazie all’elaboratore dei dati che è il cervello, le immagini. Un pò come
fa uno scanner per digitalizzare le immagini.
Per di più non bisogna credere che la retina sia semplicemente una superficie sensibile che
raccoglie imparziabilmente i dati e li invia al cervello tramite il nervo ottico. Essa è attualmente
considerata come una parte stessa del cervello. I dati che essa invia al “cervellone centrale” sono
dunque già filtrati, in un certo qual modo “pensati”.
Visto sotto questo aspetto l’occhio umano è uno strumento meraviglioso che non
reggerebbe il confronto neppure con il più sofisticato e costoso apparecchio fotografico;
considerato invece come strumento per produrre immagini statiche esso vale molto meno di una
usa e getta!
Dunque l’occhio umano vede ciò che vuole vedere, e la sua visione è condizionata
anche dal vissuto e dalla cultura della persona. I dati che arrivano al cervello attraverso il sistema
occhio-retina-nervo ottico vengono infatti confrontati nel cervello stesso con le informazioni in esso
contenute, con il risultato che di fronte allo stesso panorama ogni persona avrà una “visione”
differente, mentre due macchine fotografiche diverse ma con due obiettivi uguali produrranno la
stessa, identica immagine (fig. 3)
Proviamo a far attenzione a ciò che stradale nell’angolo o un pezzo della nostra
succede in noi di fronte ad una scena, ad un automobile? Dove metteremmo il soggetto
panorama: il nostro occhio, spostandosi principale? In centro, di lato, più in basso?
rapidissimamente, analizza punto per punto Dove sarà la linea dell’orizzonte? E quale
la scena, la “pensa”, filtra ciò che non gli proporzione dovrà avere il nostro soggetto nei
interessa e “vede” solamente ciò che vuole confronti del resto dell’immagine? A volte in
vedere. Il classico palo della luce che pare certe foto è più grande il bidone della
spuntare dalla testa del nostro soggetto e che spazzatura che non nostro figlio o la torre di
ci ha rovinato tante foto non è stato giudicato Pisa! Disegneremmo un volto in ombra o
importante dal nostro occhio, che non gli ha colpito in pieno dalla luce o di lato?
dato importanza poichè non era l’oggetto Queste ed altre ancora sono le
della sua visione e non lo ha letteralmente domande che dobbiamo porci.
“visto”. Ma la nostra macchina fotografica che Qualcuno obietterà: “Ma il bidone
non sceglie, lo ha immortalato impla- c’era e non potevo spostarlo”, ma forse potevi
cabilmente con la stessa nitidezza e spostarti tu, cambiare obiettivo; oppure
importanza del resto dell’immagine. La ancora: ”Io volevo far stare tutto nella foto, sia
nostra fotografia è forse tecnicamente la Basilica di San Pietro, che è così grande e
ineccepibile, a fuoco, con bei colori, ecc. Ma che ora sembra una chiesetta di campagna e
l’immagine è brutta, insignificante, so- sia mio figlio, che ripreso dal basso in alto pare
prattutto se viene osservata da chi non ha malformato; eppure avevo visto tutto così in
scattato la fotografia. Tutto questo è ordine! Certo, tu avevi visto così perchè
abbastanza normale, proprio perchè la vedendo per punti il tuo cervello aveva
maggior parte delle persone ignora o non messo tutto al posto giusto!
tiene in debito conto le fondamentali Entro certi limiti, che in queste sere
differenze tra visione umana e fotografia. vedremo, abbiamo la possibilità tramite la
In sintesi possiamo affermare che scelta del punto di ripresa, dell’obiettivo
l’immagine che si forma nel cervello è giusto, della sensibilità, dell’esposizione, di
dinamica, prodotto dell’intelligenza e della riprodurre nella fotografia proprio ciò che
cultura del soggetto oltre che dal suo occhio, abbiamo visto o che vogliamo far vedere,
mentre quella realizzata dalla macchina oppure discostarci completamente dalla
fotografica è statica, formata da un obiettivo realtà. Vedremo inoltre nelle serate successive
su un sensore. come il fatto che il nostro occhio veda per
E’ chiaro dunque che per ottenere punti ha delle conseguenze importantissime
delle immagini fotografiche, per loro natura anche sull’uso degli obiettivi, sulla luce e
statiche, ma che possano trasmettere la sull’esposizione, ma per questa sera ci
dinamicità della visione umana, per poterle limitiamo a prendere coscienza di quanti e
trasmettere eventualmente anche ad altri, quali errori possiamo fare solamente
dobbiamo perlomeno avere ciò sempre ben ignorando questo fatto, anche con l’ausilio di
presente. Ma come affrontare correttamente il alcune diapositive.
problema?
Innanzitutto, prima di scattare una
fotografia, dobbiamo prendere l’abitudine di
“esplorare” attentamente con il nostro occhio,
punto per punto, il campo abbracciato dal
mirino della macchina fotografica e
affrontare la fotografia come se
stessimo per dipingere un quadro.
Se avessimo un pennello in mano e
dovessimo dipingere su un foglio bianco il
nostro fidanzato/a con lo sfondo di un certo
panorama disegneremmo forse un filo della
luce che taglia un bel cielo terso, un segnale

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