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SOCIOLINGUISTICA

07/12/2020

Gli usi linguistici nell’Italia Contemporanea

a. Venne un bimbo povero che la sua mamma era malata > non è scritta in maniera corretta questa
frase.

Italiano: codice storicamente determinato (si sviluppa e cambia nel tempo)

Italiano standard: modalità di uso della lingua che viene insegnato a scuola, prendendo in riferimento le
grammatiche, che sono prescrittive, che dicono come deve essere utilizzato l’italiano. Lo standard ha regole
precise a tutti i livelli. A livello lessicale lo standard è descritto nei vocabolari, a livello sintattico nelle
grammatiche, a livello fonetico-fonologico l’italiano standard è descritto nei dizionari di pronuncia, con la
dizione, secondo le regole standard come dovrebbe essere pronunciata una parola.
L’italiano standard è un modello di riferimento che accettiamo ma non rispettiamo tutte le sue regole, e
nella società questo non rispetto delle regole viene accettato senza sanzioni.

Italiano neo-standard: italiano che ammette anche regionalismi, viene utilizzato da per esempio il
presidente della repubblica. Ogni regione seleziona molti tratti fonetici, ma possono esserci anche tratti
regionali.

Chi è che parla l’italiano standard?

Il sociolinguista cerca di individuare una relazione tra fattori socioculturali (come per esempio l’istruzione) e
l’uso della lingua. L’uso corretto della lingua è comune e accettato nella società, non ci rende non italiani.

b. Pure te te sei messa a vvende, eh? … E’ annato a ppijà ‘na bira > Romano; qui avviene il
raddoppiamento fonosintattico, in seguito a mono sillabi (‘a ppijà’) + caduta della sillaba finale di
‘vendere’ (venne)

Gergo: uso linguistico di un numero limitato di persone che condividono alcune caratteristiche comuni. Può
avere varietà diatopiche

Dialetto: una lingua che in nessuno stato è una lingua ufficiale, ma è completamente uguale dal punto di
vista linguistico alla lingua ufficiale, dal punto di vista linguistico non c’è differenza. Non ha statuto
nazionale in nessun territorio. Abbiamo dialetti parlati da più parlanti rispetto alla lingua ufficiale. Abbiamo
dialetti scritti, abbiamo un sacco di letteratura dialettale. Altri dialetti, così come le lingue, non hanno una
forma scritta (solo 1/3 delle lingue hanno una forma scritta).

LEZIONE 09/12

Variazione linguistica dell’italiano: uso diversificato della lingua italiana (non è riferito ai dialetti). Una delle
cause di questa variazione sta nella copresenza della lingua italiana e dei dialetti.

Cosa ha cambiato questo profilo linguistico dell’italiano?


1. Sicuramente la percentuale di scolarità. L’analfabetismo si è ridotto molto.
2. La migrazione interna, soprattutto dal sud d’Italia al nord. Persone con dialetti diversi si incontrano, e non
capendosi per interagire utilizzano l’italiano (diversificato al suo interno). > ad oggi le migrazioni interne
corrispondono alle esperienze di viaggio.
3. I mass media, prima con la radio, poi con la televisione, hanno portato una conoscenza alta dell’italiano.

Questi sono fattori storici che caratterizzano anche l’attualità, anche con le varie lingue nel mondo.
Chiunque oggi ha una conoscenza migliore sull’inglese, e ha un’influenza maggiore anche sull’italiano.
Adesso possiamo dire che certamente anche l’inglese influenza il comportamento linguistico dell’italiano.

Berruto definisce come repertorio (repertorio: riferito sia solo a una comunità che a una singola persona)
degli italiani come bilinguismo endogeno o endo-comunitario a bassa distanza strutturale con dialia.

Bilinguismo: Berruto si riferisce al bilinguismo italiano-dialetto.

Endogeno: significa che non abbiamo una copresenza di due sistemi linguistici di cui uno esterno (come in
Svizzera), abbiamo un bilinguismo di idiomi sviluppatisi all’interno della comunità linguistica. Non sono stati
importati, come nel caso delle lingue pidgin.

Bassa distanza strutturale: significa che abbiamo a che fare con due idiomi italo-romanzi. È vero quasi
ovunque, tranne nell’Alto Adige e nel Veneto. Molti tratti morfo-sintattici e lessicali sono comuni nei due
idiomi.

Dialia (e non diglossia): DIGLOSSIA > forma di bilinguismo in cui una lingua ha un prestigio alto e una ha un
prestigio basso, e da questa diversa attribuzione di prestigio deriva la scelta della lingua principale/ufficiale.
DIALIA > termine coniato da Berruto (maggior sociolinguista italiano) e diffuso anche fuori. Si riferisce a una
convivenza di due lingue che condividono molte sfere funzionali, ovvero in molti ambiti sono libera di
scegliere. A casa per esempio viene parlato (al giorno d’oggi) sia l’italiano che il dialetto. O alle poste si può
parlare in italiano ma anche il dialetto.

Nel 2015, il 46% della popolazione usa prevalentemente l’italiano in famiglia, il 33% parla sia in italiano che
in dialetto. Il restante 20% (1 su 5) l’uso della lingua italiana è in minoranza, l’italiano non viene utilizzato
così tanto. Il 14% usa prevalentemente il dialetto, il 7% utilizza altre lingue.

Per tutte le fasce di età diminuisce l’uso esclusivo del dialetto, anche tra gli anziani.

L’uso prevalente del dialetto in situazioni informali sembra essere correlato col titolo di studi.

De Saussure considera il tempo e la massa parlante (comunità linguistica) come fattori interni alla lingua. Le
esperienze delle comunità linguistica formano dall’interno la lingua italiana.
Nella singola persona, le dimensioni (diafasica, diacronica, diastratica, diatopica, diamesica) agiscono
contemporaneamente e solo questa contemporaneità permette che gli usi si penetrino.

Berruto distingue queste varietà dell’italiano: Queste varietà hanno una loro collocazione su tutti gli assi
(diafasica, diastratica, diamesica).
1. Italiano standard
2. Italiano neo-standard
3. Italiano parlato colloquiale
4. Italiano regionale popolare
5. Italiano informale trascurato: quello che usiamo facendo battute, che usiamo quando siamo stanchi o
quando giochiamo. Scelta lessicale ridotta, più riferito a una variazione diafasica bassa.
6. Italiano gergale: italiano parlato da singoli gruppi, come l’italiano giovanile.
7. Italiano formale aulico: quello che normalmente non usiamo. Quello delle cerimonie che usano il Papa, il
Rettore dell’università, il presidente della Repubblica…
8. Italiano tecnico scientifico: quello della ricerca
9. Italiano burocratico: quello dell’amministrazione e della burocrazia

I livelli di analisi della lingua:


1. Fonetico-ortografico: la maniera in cui gli elementi distintivi della lingua vengono articolati e reso per
iscritto.
2. Morfo-sintattica: la maniera in cui sono usati gli elementi grammaticali
3. Sintattico: la maniera in cui le parole si uniscono in entità maggiori, quali soprattutto la frase.
4. Testuale: la maniera in cui le frasi sono correlate tra loro: soprattutto coerenza, coesione
5. Pragmatico: la maniera in cui l’enunciato è legato alla situazione comunicativa.

Esempio: Lettere di Anna del Salento

Questo testo è scritto in italiano regionale popolare. Non è un italiano informale trascurato perché il
lessico è molto ricercato.

Livello fonetico: mancanza dell’h (anno) a livello fonetico è una lettera ma non un fono. A livello fonetico
l’apostrofo corrisponde all’elisione, viene cancellata. Punteggiatura, accento. Le doppie, a livello fonetico
corrispondono alla lunghezza consonantica, influenzato dal dialetto regionale.

Livello ortografico: mancanza di h, accenti e apostrofi. Punteggiatura. Accento (uso alternato, a volte c’è,
altre no). Doppie. Maiuscole e minuscole (che a livello fonetico non hanno corrispondenza), patria scritto in
piccolo.

Livello morfo-sintattico: “italianissimi”.

LEZIONE 11/12

TRADUZIONE ASSISTITA (seminario #2)

Per la traduzione letterale l’essere umano è indispensabile.

Traduzione tecnica (Traduzione automatica, TA)


1. Alta qualità dell’output
2. Funzionamento completamente automatico
3. Applicabilità a qualunque tipo di testo

Questi tre aspetti non possono convergere in un solo sistema di traduzione automatica, ma è il sogno di
avere questi tre elementi da quando la traduzione automatica è nata.

Linguistica computazionale: disciplina in cui vengono a convergere diverse scienze (sociolinguistica,


informatica, linguistica...) e consiste nell’utilizzo allo sfruttamento dell’informatica per l’analisi linguistica e
testale, ma anche la possibilità di dare la macchina e al computer la possibilità di elaborare la lingua. In un
modo o nell’altro si tratta di un rapporto linguistico.

La lingua naturale è incalcolabile.

L’idea nasce negli anni ’30, con i primi modelli di traduzione automatica con Artsrouni e Trojandkij.

Nel 1949 l’ingegnere Warren Weaver pubblica un testo chiamato ‘Memorandum on Translation’ in cui
esplicita le sue idee sulla possibilità di giungere alla traduzione automatica.

I presupposti per la traduzione automatica sono quelli di decriptazione dei messaggi, passando da un
sistema linguistico ad un altro. Non può essere però solo una questione di decriptografia.
Criptare i messaggi nella Seconda Guerra Mondiale è stata una delle innovazioni maggiori. Da quel
momento si inizia a pensare a un sistema che possa criptare i messaggi, e si pensa di poter procedere con
sistemi di traduzione automatica.

Nel 1952 avviene il primo convegno di TA al MIT e nel 1954 viene pubblicata la dimostrazione di un
esperimento alla Georgetown University in cui vengono tradotti segmenti di piccole frasi (50 segmenti) di
200-300 parole tradotte dal Russo all’Inglese, e fanno riferimento al settore scientifico della chimica e della
farmaceutica. Il testo riportato conteneva pochi segmenti e il lessico era ridotto, oltre ad essere
contestualizzato in un determinato settore.
Le due lingue coinvolte erano il Russo e l’Inglese per l’inizio della Guerra Fredda. Spesso quando c’è
un’innovazione viene anche spinto dal fattore bellico, nella storia (anche recente).

Le ricerche sulla Traduzione Automatica fu fortemente finanziata. Nonostante ciò, l’idea era quello di
costituire un sistema di traduzione automatica completo, il che era una parziale disillusione. L’ALPAC
(Automatic Language Processing Advisory Committee) rallenta quindi questo tipo di elaborazione, e
Yehoshua Bar-Hillel dice che sarà impossibile avere un sistema così completa.

“Little John was looking for his toy box. Finally, he found it. The box was in the pen. John was very happy.”
Piccolo John stava cercando la sua scatola dei giochi, ma il problema era che la scatola era nella penna. Bar-
Hillel voleva dimostrare che un traduttore automatico ci avrebbe dato come significato più comune di ‘pen’
‘penna’, e non ‘recinto’, altro significato di penna. Si potrebbe parlare anche di Pig Pen (porcile) o Play Pen
(scatola dei giochi). Questa frase viene presa come esempio che effettivamente diversi piani contribuivano
alla non realizzabilità di una traduzione efficiente.

Fino ad oggi si sono sviluppati diversi modelli di Traduzione Automatica.

Sistemi basati su regole > l’idea è quella di sviluppare sistemi che riescano a tradurre sufficientemente dei
testi, in base a delle regole. Il primo approccio è quello diretto, di traduzione parola per parola.
Successivamente, all’interno della macchina viene utilizzato un sistema di elaborazione morfo-sintattica,
con l’approccio transfer, con un inversione nei casi di regole grammaticali differente (nome e aggettivo
invertiti nelle altre lingue). Si passa poi all’approccio interlingua.
Un esempio su questo sistema è Babelfish, un pesciolino di babele inserito nell’orecchio di una persona per
permettere alle persone di capire qualsiasi lingua.

Sistemi statistico-probabilistici > sistemi in cui viene privilegiato il dato, l’effettiva produzione linguistica.
(es. Google Traduttore)

Sistemi neutrali > Deep Learning (es. DeepL)

TRADUZIONE ASSISTITA > compiuta dall’essere umano attraverso il computer

LEZIONE 12/12/20

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