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Commento di “Nove marzo duemilaventi” di Mariangela Gualtieri - Francesco Nigro

La poesia parla dei tragici avvenimenti che hanno colpito l’umanità in questo
duemilaventi, ma ne parla attraverso una profonda critica verso la società odierna, dedita
solo al progresso, all’evoluzione e al consumismo. Una società che sfruttava senza alcun
rispetto la propria Terra, Terra che ora, secondo l’autrice, si sta ribellando a noi, come se
fosse viva, e potente. L’autrice vede questa catastrofe globale come un’opportunità per la
società di fermarsi e ragionare, anche se più che un’opportunità la descrive come un
obbligo, non controllato da noi. Ciò si può dedurre dal fatto che l’autrice dica che
nessuno sforzo umano ci avrebbe potuto bloccare, e che solo qualcosa di incontrollabile
e non generato da noi ne avrebbe avuto il potere, qualcosa di generato, forse, proprio da
quella Terra potente e viva che lei cita nella poesia, come se essa pensasse a qualcosa,
qualcosa che noi non conosciamo (ma che sicuramente ci riguarda, visto che viviamo
qui), nonostante come specie sentissimo che qualcosa di questo tipo doveva succedere.
L’autrice fa presente, inoltre, di come noi credessimo di “aver creato il cielo”, e di
governare il mondo, quando in realtà è il contrario, e siamo noi ad essere governati dalla
natura, che trova sempre un modo per riequilibrare le cose, come se l’universo fosse
regolato da leggi inconcepibili per noi.

Inoltre l’autrice fa riferimento al fatto che ora ci viene imposto dall’alto di rimanere a casa,
ma che in realtà noi, ingenui, non capiamo bene che cosa stia succedendo. Siamo come
bambini, che capiscono di averla fatta grossa, anche se non riescono a comprendere
bene che cosa, ma sanno che non saranno premiati per questo (non avranno baci, non
saranno abbracciati).

Secondo l’autrice dobbiamo però sfruttare questa grande pausa che ci è stata imposta
per vedere bene ciò che ci circonda e per prenderci del tempo per pensare alle cose che
vediamo.

Conclude la poesia con una nota di speranza riposta nel genere umano: crede che
staremo più attenti, che saremo più delicati e rispettosi verso ciò che ci circonda e che
daremo valore a cose che prima magari non consideravamo (adesso lo sappiamo quanto
è triste stare lontani un metro).

Nella poesia vi sono allitterazioni della F e della R, che alludono all frenesia delle nostre
azioni.

I verbi sono coniugati alla 1ª persona plurale (noi) per dare un senso di collettività
all’opera, e sottolineare il fatto che siamo un’unica specie che vive in un unico pianeta, e
che ciò che succede ci riguarda tutti.

La Terra viene personificata, per sottolineare la sua importanza, e in tutta la poesia


predominano i campi semantici dell’astronomia (per alludere al fatto che noi facciamo
parte dell’universo, ma siamo solo una briciola, e non lo governiamo) e della lentezza, che
è uno dei temi della poesia.

Non ci sono rime considerevoli e il ritmo risulta vario a causa di frequenti cesure,
enjambement e varie lunghezze nei versi.

Alcune parole chiave sono evidenziate dalla punteggiatura, ma in generale la poesia si


può comprendere osservando il significato delle parole utilizzate, più che il significante.

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