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Gianna Beretta – Pietro Molla

Lettere
a cura di Elio Guerriero
© EDIZIONI SAN PAOLO s.r.l., 2012
Piazza Soncino, 5 - 20092 Cinisello Balsamo (Milano)
www.edizionisanpaolo.it
Distribuzione: Diffusione San Paolo s.r.l.
Corso Regina Margherita, 2 - 10153 Torino

ISBN 978-88-215-7081-0
PRESENTAZIONE

di Angelo Scola

Lo scambio epistolare tra santa Gianna e il marito Pietro


Molla testimonia una vita familiare sviluppatasi, con ori-
ginale intensità spirituale, sul ceppo fecondo della Chiesa
ambrosiana. Fin da giovani i futuri coniugi avevano vissu-
to l’esperienza della partecipazione all’Azione Cattolica.
Nel momento in cui intensificarono la loro conoscenza e
giunsero al matrimonio nel 1955, da poco era arrivato a
Milano come arcivescovo Giovanni Battista Montini. Tra
le due guerre, in età relativamente giovanile, egli era stato
assistente ecclesiastico nazionale della FUCI, l’organizza-
zione dei giovani universitari cattolici. Negli anni della ri-
costruzione postbellica continuava ad essere il loro punto
di riferimento. Ormai impegnati in politica come dirigenti
del partito dei cattolici, essi stavano guidando il paese fuori
dall’emergenza. Giunto a Milano, pastore con grande espe-
rienza diplomatica e politica alle spalle, Montini inaugu-
ra con slancio il ministero episcopale nella grande diocesi.
Predica nelle festività, promuove l’educazione liturgica, cu-
ra l’associazionismo cattolico. Ben presto, tuttavia, si rende
conto di come la nuova realtà industriale che sta prendendo
forma, resti estranea a queste sollecitazioni. Egli lancia allo-
ra la famosa “Missione Milano” intesa come rinnovata pro-
posta dell’annuncio cristiano, oggi diremmo un tentativo
di nuova evangelizzazione negli ambienti di lavoro. Negli

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anni successivi, con il cambio di pontificato e l’annuncio
dell’indizione del Concilio Vaticano II, si sforza poi di sen-
sibilizzare la sua diocesi perché si prepari adeguatamente
al grande evento ecclesiale.
Gianna e Pietro risposero convinti alle sollecitazioni
del loro arcivescovo. Santa Gianna, medico pediatra per
vocazione, ebbe modo di mettere in pratica quella carità
operosa cui era stata preparata dalla tradizione familiare
e dalla partecipazione attiva alla vita della Chiesa. L’inge-
gnere Molla, già affermato dirigente industriale al tempo
dell’arrivo del nuovo arcivescovo e del matrimonio, fu un
assertore convinto e competente del rinnovamento tecnolo-
gico accompagnato dalla preoccupazione, dettata da carità
e giustizia, di creare nuovi posti di lavoro per sopperire agli
esuberi prodotti dall’accelerazione dei processi di produzio-
ne ed evitare licenziamenti dolorosi. Vi era poi la partecipa-
zione convinta alla vita della Chiesa, alla liturgia anzitutto,
ma, da parte di Gianna, anche la scelta di proseguire l’im-
pegno nell’Azione Cattolica come responsabile territoriale
delle donne. Sullo sfondo emerge sempre la carità come
testimonia l’amicizia con don Olinto Marella, il “prete bar-
bone” (Montanelli) che con un vecchio camioncino da Bo-
logna raggiungeva Magenta per raccogliere nella fabbrica
di Pietro tutto quanto poteva essere utile alle case dei suoi
bambini orfani e abbandonati. E poi la vita familiare di cui
parlano anzitutto le lettere. Ne emerge il grande amore dei
due coniugi, la dedizione senza limiti ai figli e, fondamento
di tutto, l’intensa vita di preghiera.
Le lettere di Gianna e del marito vengono pubblicate
nell’anno in cui ricorre il cinquantesimo anniversario della
morte della santa e dell’apertura del Vaticano II. Il lega-
me tra i due eventi è dato dal fatto che proprio il Concilio
convocato da Giovanni XXIII e portato a compimento da

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Paolo VI ha favorito quella nuova visione del rapporto uo-
mo-donna e del matrimonio in Cristo di cui nell’epistolario
vi è traccia anticipatrice. La circostanza, poi, che in questo
stesso anno si svolga a Milano il VII Incontro mondiale del-
le famiglie sul tema “La famiglia: il lavoro e la festa” è un
ulteriore stimolo a leggere questo carteggio per assimilarne
lo spirito. È una preziosa testimonianza della forza gene-
ratrice di quella pienezza dell’umano che può nascere dal
matrimonio vissuto nella fede.

� Angelo card. Scola


Arcivescovo di Milano

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PRESENTAZIONE

di Angelo Comastri

L’antico popolo dell’alleanza era certamente abituato


a sentirsi chiamare «fidanzata», «vergine», «mia sposa»,
«mio compiacimento». Questo popolo singolare conosceva
benissimo il vocabolario dell’amore di Dio che, spesso, si
era presentato come «sposo» e aveva dichiarato solenne-
mente:

Ti farò mia sposa per sempre, ti farò mia sposa


nella giustizia e nel diritto,
nell’amore e nella benevolenza.
(Os 2,21)

Non temere, perché non dovrai più arrossire […]


poiché tuo sposo è il tuo creatore,
Signore degli eserciti è il suo nome;
tuo redentore è il Santo di Israele,
è chiamato Dio di tutta la terra.
(Is 54,4-5)

Sì, come un giovane sposa una vergine,


così ti sposeranno i tuoi figli;
come gioisce lo sposo per la sposa,
così il tuo Dio gioirà per te.
(Is 62,5)

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Il popolo dell’alleanza conosceva questo linguaggio usa-
to continuamente dai profeti per descrivere il rapporto tra
Dio e Israele; tuttavia, davanti a un poema d’amore come
il Cantico dei cantici, questo popolo provò difficoltà a ri-
conoscervi un’icarnazione della Parola di Dio: il travaglio
dell’accoglienza di questo libro è un grande insegnamento
e un grande motivo di riflessione per noi.
Ecco i fatti. Nell’anno 90 d.C., quando la Palestina era pre-
sidiata dalle forze di occupazione di Roma, gli ebrei si radu-
narono a Jamnia, sulla costa meridionale. Essi, non potendo
ricostruire la città santa, si rifugiarono nella Parola di Dio e si
accinsero a codificare il canone della Bibbia, stabilendo quali
erano i libri nei quali la Parola di Dio si era manifestata.
Per il Cantico dei cantici ci fu perplessità, perché il linguag-
gio di questo libro appariva così carnale e sensuale da sem-
brare offensivo alle orecchie di qualche pio israelita. Allora
Rabbi Aquiba, grande maestro rabbinico, pronunciò la più
bella difesa del Cantico dei cantici e disse: «Nessuno in Isra-
ele ha mai dubitato che il Cantico dei cantici possa sporcare
le mani. Nessuno ha mai pensato a questo. Tutto il mondo
non vale quanto il giorno nel quale è stato dato al popolo di
Israele il Cantico. Tutti i libri della Bibbia sono santi, ma il
Cantico è il Santo dei santi». E, per questa difesa appassiona-
ta di Rabbi Aquiba, il Cantico dei cantici venne accolto nel
canone ebraico.

Canto nuziale o canto mistico? Certamente il Cantico


attinge ai canti nuziali che accompagnavano la settimana
delle nozze nell’ambiente palestinese: tutto questo non fa
alcuna difficoltà, perché la Parola di Dio si incarna vera-
mente nella storia umana. Certamente il Cantico conserva
intatta la trama del linguaggio dell’amore umano, che vie-
ne guardato con stupore e simpatia, così come il Creatore

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lo guardò con stupore e simpatia nel momento in cui creò
la prima coppia umana:

Dio disse: «Facciamo l’uomo a nostra immagine, secondo la


nostra somiglianza» […]. E Dio creò l’uomo a sua immagine;
a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò […].
Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona.
(Gen 1,26.27.31)

Certamente il Cantico non va letto con il prisma del-


la mentalità logica occidentale. Il Cantico è una lettera
d’amore, è poesia altissima, è libera esplosione di sentimen-
ti nobilissimi e comprensibili soltanto nella logica senza lo-
gica degli innamorati: tutto questo è vero, è bello, è umano.
Tuttavia resta la domanda: il Cantico è un poema di amore
umano o è un poema mistico?
La risposta è semplice: il Cantico dei cantici è un cantico
di innamorati, che Dio fa suo per raccontare il suo amore
per l’umanità.
Per questo, in ogni canto d’amore vero di fidanzati o di
sposi si percepisce il Canto dell’Amore di Dio e si resta af-
fascinati.
È l’esperienza che si prova leggendo le lettere di Gian-
na e Pietro che sono una filigrana di sentimenti belli, puri,
autentici, attraverso i quali si riaccende nel nostro cuore la
nostalgia e la speranza di vedere rifiorire nel mondo una
stagione di amore degno di questo nome.
Santa Gianna, sposa e mamma santa, interceda affinché
si compia questo sogno. E alla sua preghiera si unisca quel-
la dell’amato Pietro.

� Angelo card. Comastri


Arciprete della Basilica Papale di San Pietro in Vaticano

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PREFAZIONE
ALLE LETTERE DELLA MOGLIE

di Pietro Molla*

Le lettere del fidanzamento sono state, per me, ventate


bellissime, apportatrici di entusiasmo e di gioia, di tenerez-
za e di amore, un invito forte e provvidenziale a godere la
bellezza della vita e le meraviglie del creato, a vivere la fede
con gioia e con fiducia nella Provvidenza.
Con il suo dichiararmi «…Vorrei proprio farti felice ed
essere quella che tu desideri: buona, comprensiva e pronta
ai sacrifici che la vita ci chiederà…» e «…Intendo donar-
mi per formare una famiglia veramente cristiana…» nella
prima lettera (21 febbraio 1955), Gianna ha centrato il mio
ideale e la mia volontà di fare altrettanto.
Nelle altre lettere, il richiamarsi a Dio, al Suo aiuto e
alla Sua benedizione, alla fiducia in Lui, al nostro dovere
di esserGli riconoscenti, mi hanno confermato quanto ra-
dicata fosse in Lei la fede e quanto profondo il suo spirito
di preghiera.
Nella lettera del 9 aprile dello stesso anno Gianna, nella
sua umiltà, mi ha scritto: «…Pietro, potessi essere per te la
donna forte del Vangelo. Invece mi pare e mi sento debo-
le…».

* Si ripropone qui la Prefazione di Pietro Molla alla prima edizione di: Gianna
Beretta Molla, Il tuo grande amore mi aiuterà a essere forte. Lettere al marito, a cura di Elio
Guerriero, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo 1999.

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In realtà è stata, da subito, una donna forte. L’ho chiama-
ta ad abitare nella villetta entro il recinto dello stabilimento
di cui ero direttore e il suo sì è stato pronto. E quando, nel
triennio 1956-1957-1958, scioperi prolungati e molto pe-
santi le hanno fatto condividere in diretta preoccupazioni
e amarezze, non mi ha mai chiesto di cambiare casa; sape-
va che questa residenza facilitava l’adempimento dei miei
compiti e delle mie responsabilità.
Con gli inviti, da me subito accolti, a festeggiare il nostro
fidanzamento ufficiale con la Santa Messa e la comunione
e, soprattutto, con quello affidato alla lettera del 14 settem-
bre 1955, di prepararci a ricevere il sacramento dell’amore con
un triduo di Sante Messe e comunioni, Gianna mi ha edifi-
cato.
Nella comunione di vita e di amore della nostra famiglia,
che la nascita dei figli rendeva ancora più ampia e impe-
gnativa, Gianna si sentì sempre pienamente appagata. Le
sue lettere lo confermano e a me piace ricordarla così.
Ora, mi inginocchio dinanzi a Lei, donna, fidanzata,
sposa e madre meravigliosa e forte, che, nel suo amore per
la vita e la creatura in grembo, ha saputo ascendere alla
vetta dell’amore più grande che Gesù ci ha indicato.

Pietro Molla

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PREFAZIONE
ALLE LETTERE DEL PADRE

di Gianna Emanuela Molla

Carissimo Papà d’oro,


so bene e sento che ora tu vegli su di me dal Paradiso, insie-
me alla Mamma e a Mariolina, i miei tre Angeli Custodi che
mi proteggono, mi aiutano e guidano i miei passi. Permettimi
di rivolgermi a te per condividere, con chi leggerà questo li-
bro, l’esperienza tanto intensa e commovente che ho vissuto
in questi mesi nel trascrivere, leggere e rileggere, nella loro
completezza, tutte le tue magnifiche lettere alla Mamma.
Nel fare questo ho avuto un’ulteriore conferma, anche se
non ne avevo affatto bisogno, che sei stato veramente uno
Sposo e un Papà d’oro, il degnissimo Sposo della mia Santa
Mamma.
Sono da poco passate le 4 del pomeriggio di martedì
20 settembre 2011 e ho appena terminato di completare
il raccoglitore che contiene tutte le tue lettere, cartoline e
biglietti che hai scritto con immenso amore alla Mamma, e
che domani consegnerò al dott. Guerriero per la loro pub-
blicazione.
È giunto il momento, tanto auspicato e atteso da molti,
soprattutto da coloro che hanno già conosciuto e apprezza-
to tutte le lettere che con altrettanto amore ti ha scritto la
Mamma, di far conoscere anche le tue.
Lo stesso cardinale Carlo Maria Martini, allora arci-
vescovo di Milano e oggi emerito, che scrisse la bellissima

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Presentazione del libro che raccoglie tutte le lettere che la
Mamma ti ha inviato, si era augurato la pubblicazione an-
che delle tue: «Oltre che per la frequenza, questo rapporto
epistolare è un esempio straordinario di comunicazione an-
che e soprattutto perché ci permette di intravedere qualche
sprazzo luminoso di quella “vita secondo il Vangelo” – ossia
di quella “spiritualità” – che ha caratterizzato l’esperienza
di Gianna e, con lei, di suo marito Pietro, le cui lettere pure
– lo si intuisce da alcuni accenni contenuti nelle lettere della
moglie – potrebbero contribuire a tratteggiare un quadro
più completo della spiritualità di questa coppia e famiglia
cristiana»1.
Ricordo bene che tu, però, da persona molto riservata
quale eri, hai sempre preferito rimandare questa pubblica-
zione a dopo che il Signore ti avrebbe chiamato a Sé, ed è
stata rispettata, giustamente, questa tua volontà.
Era il 1° ottobre del 2010 – erano trascorsi solo pochi
mesi dal 3 aprile, Sabato Santo, quando sei volato in Para-
diso a riabbracciare, per sempre, la tua amatissima Gianna
e la tua Mariolina, lasciando un vuoto incolmabile – quan-
do il dott. Guerriero mi ha rinnovato il desiderio delle Edi-
zioni San Paolo di pubblicare le tue lettere alla Mamma, e
ho subito informato di questo Laura e Pierluigi.
Ricordo che, in un primo momento, conoscendo bene la
tua estrema riservatezza, ero nel dubbio, mi chiedevo se fosse
giusto, temevo quasi potesse essere violata la tua anima, così
nobile e pura, così timorata di Dio, i sentimenti più profondi
che avevi nel cuore, nel tuo grande, grandissimo cuore.
Poi mi sono convinta che le tue lettere, che lasciano con-
tinuamente trasparire la tua profonda fede e fiducia nel
Signore e nella Mamma Celeste, alla luce delle quali hai

1 Gianna Beretta Molla, Il tuo grande amore mi aiuterà a essere forte, cit., p. 6.

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sempre vissuto anche il tuo immenso e tenerissimo amore
per la Mamma e per noi figli, per la tua famiglia e per il
tuo prossimo, avrebbero potuto fare tanto bene; mi sono
convinta che tu, che in tutta la tua lunga vita hai sempre
fatto solo del bene agli altri, tu che sei stato sempre, sino
all’ultimo respiro, di grande esempio per noi, saresti stato
certamente contento di poter continuare a fare del bene
anche dal Paradiso.
E così, d’accordo con Laura e Pierluigi, ho iniziato a
trascrivere, con tutta la mia buona volontà e tutto il mio
impegno, una ad una, le tue 73 lettere, 39 cartoline, 11 bi-
glietti – tutti scritti con la penna stilografica e l’inchiostro
verde – e il tuo telegramma alla Mamma, confrontando poi
la trascrizione, parola per parola, e più volte, con il tuo ma-
noscritto originale, di non facile lettura per la tua complessa
calligrafia, perché fosse veramente conforme e fedele al tuo
originale. Che lavoro lungo e meticoloso è stato necessario
fare; ne sono stata più che contenta, onorata e profonda-
mente edificata.
Soprattutto leggendo le tue prime lettere, ma anche altre
successive, molte delle quali scritte a tarda sera quando eri
già molto stanco, non ho saputo trattenere le lacrime: da
un lato pensavo e riflettevo sull’immenso bene che vi siete
voluti tu e la Mamma e che volevate a noi figli, sulla vostra
gioia immensa nel riabbracciarvi, dopo 48 anni, in Paradi-
so, e dall’altro sentivo e soffrivo ancora di più la mancanza
della tua presenza visibile e del tuo immenso affetto.
Man mano che trascrivevo le tue lettere ho capito sempre
di più quanto fosse stata grande la grazia che tu e la Mam-
ma avevate ricevuto dal Signore e dalla Mamma Celeste:
la grazia di avervi fatto incontrare, di avervi fatto diventare
«un cuore ed un’anima sola», con tutte le benedizioni del
Cielo; ho capito fino in fondo che il vostro amore era così

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grande, poteva essere così grande, così profondo e così vero
perché il Signore e la Mamma Celeste erano sempre pre-
senti, ne facevano parte integrante, come già erano parte
integrante di tutta la vostra vita.
E nelle tue lettere, quale continuo ringraziamento al Si-
gnore e alla Madonna per tutte le grazie e le benedizioni
ricevute, quale continua, devota e intensa preghiera per la
tua amatissima Gianna, i tuoi amatissimi figli, la tua fami-
glia, sempre, e ancor di più quando il tuo lavoro, di grande
impegno e responsabilità, ti portava lontano, anche molto
lontano e per lungo tempo.
La preghiera dei miei voli è davvero magnifica, tant’è vero che
la Mamma ti ha risposto: «Sei proprio un carissimo e affet-
tuosissimo maritino, un santo papà, non d’oro, ma di brillan-
te, il più grosso e il più prezioso che ci sia su questa terra».
Più volte, in questi mesi, mi è tornato alla mente il ri-
cordo vivissimo di quando, leggendo qualche tua lettera
insieme a te, ti dicevo, con tutto il mio cuore e la mia gioia:
«Papà, ma tu sei un poeta!» e tu mi sorridevi, ed eri tanto
contento della mia gioia.
E poi aggiungevo: «Papà, eri certamente ispirato dal
Cielo quando hai scritto queste lettere alla Mamma», e tu,
nella tua profonda umiltà, non esitavi a confermare questo
mio pensiero.
Quando eri in vita, mi inginocchiavo dinnanzi a te e chie-
devo la tua benedizione, ora che sei in Cielo, accanto alla
Mamma per sempre, non so davvero come ringraziare il Si-
gnore per il dono immenso che mi ha fatto – insieme al dono
della vita – di due Santi Genitori. E lo prego ogni giorno,
meglio che posso, perché mi renda degna di Voi, per potervi
raggiungere e riabbracciare un giorno, e per sempre.
La tua affezionatissima
Gianna Emanuela

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Introduzione

PIÙ FORTE DELLA MORTE È L’AMORE


di Elio Guerriero

Incontrai la prima volta l’ingegner Pietro Molla all’in-


domani della beatificazione della moglie Gianna Beretta
nel 1994 per un libro intervista che ha conosciuto una no-
tevole fortuna in Italia e nel mondo1. All’epoca mi parlò
subito delle lettere della moglie, in particolare di quelle del
periodo del fidanzamento, «una delle reliquie più toccanti
che conservo di mia moglie». Già allora gli chiesi di poter
pubblicare le lettere, ma egli saggiamente preferì attendere
promettendomi, tuttavia, che mi avrebbe avvisato quando
sarebbe giunta l’ora. Da galantuomo qual era mantenne la
parola e in vista della canonizzazione della moglie, avvenu-
ta poi nel 2004, mi telefonò per chiedermi se ero sempre in-
teressato a curare la pubblicazione delle lettere di Gianna.
Ovviamente risposi di sì, nello stesso tempo feci presente
che ai fini della leggibilità e della completezza sarebbe sta-
to utile pubblicare anche le sue lettere. Non rispose subito
negativamente l’ingegnere, chiese del tempo per riflettere,
ma alla fine mi comunicò la risposta che tutto sommato
avevo previsto: aveva prevalso il riserbo. Dopo la sua morte,

1 Il volume P. Molla-E. Guerriero, Gianna. La beata Gianna Beretta Molla nel ricordo

del marito, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo 1995, è stato più volte ristampa-
to in Italia ed è stato tradotto all’estero in cinque lingue. Qui di seguito faremo
riferimento alla seconda edizione, del 2005, intitolata Santa Gianna Beretta Molla, la
citazione sotto riportata è a p. 44.

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tuttavia, chiamai Gianna Emanuela, la figlia che si era pro-
digata in maniera straordinaria per assistere l’ingegnere ne-
gli ultimi anni, e che ora è l’anima della Fondazione Santa
Gianna Beretta Molla, la quale mi disse che il papà le aveva
parlato della mia richiesta e acconsentiva ora a pubblicare,
insieme alle lettere della moglie, anche le sue. Davvero un
uomo per il quale aveva valore la parola data.
Lo scambio di lettere tra santa Gianna Beretta e il mari-
to Pietro Molla introduce un capitolo nuovo e significativo
nella spiritualità cristiana. Meglio di un trattato di teologia,
queste lettere sono una dimostrazione convincente che la
via della santità non passa necessariamente attraverso la vi-
ta religiosa o il ministero sacerdotale, ma può dispiegarsi in
mezzo al mondo, vivendo la propria vocazione di cristiani
chiamati alla santità nella vita del matrimonio in Cristo.
Questa antica verità (come è noto, negli Atti degli Aposto-
li santi è sinonimo di cristiani) è stata ricoperta nei secoli
dall’oblio, messa a tacere da un’antropologia che ricopriva
di sospetto tutto quello che aveva a che fare con il corpo e
la sessualità. Tra le diverse tipologie di santi (martiri, con-
fessori, dottori, vergini) non sembrava esserci spazio per i
tanti cristiani che avevano abbracciato la vita matrimoniale
e l’avevano vissuta come la missione loro donata da Dio,
come il campo in cui far fruttificare i loro talenti. Ancora di
più, le poche persone sposate (Rita, Nicola di Flüe, France-
sca Romana, Giovanna di Chantal, Luisa di Marillac) dalla
Chiesa proclamate sante avevano quasi compiuto un’abiura
del loro matrimonio. Gianna Beretta e Pietro Molla invece,
morirono nello stato matrimoniale e le loro lettere testimo-
niano la loro gioia per la vita di comunione nel matrimonio
in Cristo, la forza e tenerezza del loro amore per i figli.
Anzi, sollevando il velo sulla loro vita privata, fanno vedere
che l’amore in Cristo nulla toglie alla bellezza dell’inna-

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moramento, dell’attrazione e della passione per l’amato, al
trasporto e alla volontà di dedizione per i figli. Al contrario,
dal carteggio dei due coniugi questi sentimenti ci vengono
incontro freschi, puri e gioiosi, ogni volta rinnovati dalla
partecipazione alla liturgia della Chiesa e dalla comunione
nella preghiera che tiene uniti i due sposi nella lontananza,
nel dispendio di energie richiesto dalla nascita di nuovi figli,
negli impegni di lavoro per ambedue esigente.
All’inizio di Meditazione sulla Chiesa il cardinale de Lubac
ricordava le sofferenze di tanti cristiani costretti a parlare
del mistero della Chiesa «che avrebbero voluto e dovuto
soltanto adorare»2. Ciò nonostante egli riteneva giunto il
momento di parlare della Chiesa, di gettare le basi di una
solida ecclesiologia a causa delle incomprensioni cui nel
tempo tra le due guerre era esposta la concezione della
comunità fondata da Gesù Cristo. Ritengo sia oggi dove-
roso applicare il ragionamento del cardinale alla vita ma-
trimoniale. Nel momento in cui la concezione cristiana del
matrimonio viene fraintesa e irrisa da più parti, è giunto
il tempo di mettere da parte il riserbo per proporre la bel-
lezza entusiasmante della vita di comunione tra i coniugi,
soprattutto contro il coro unanime dei detrattori; è urgente
ripetere con l’esempio più che con la parola che il matrimo-
nio cristiano è pienamente vivibile, è un modo razionale e
umanamente gratificante di spendere la propria vita.
Il fatto poi che il carteggio tra santa Gianna Beretta e
il marito Pietro Molla venga pubblicato nell’anno in cui si
svolge a Milano il VII incontro mondiale delle famiglie con
il tema della festa e del lavoro, conferisce all’opera un’at-
tualità sorprendente. Gianna, per Pietro, fu la donna della
festa, la moglie che riusciva ad avvolgere la stessa quotidia-

2 H. de Lubac, Meditazione sulla Chiesa, Jaca Book, Milano 1979, p. 8.

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nità in una atmosfera di gioia. Pietro fu uomo del lavoro il
cui eccesso di dedizione alla professione venne temperato e
riequilibrato dopo il matrimonio. A sua volta uomo retto e
devoto, realizzò con la moglie una comunione di vita e di
preghiera che fu all’origine della serenità e della gioia della
loro esperienza matrimoniale aperta ai figli accolti e cre-
sciuti con amore e dedizione. Il volume è, dunque, un invito
rivolto agli sposi cristiani a prendere in mano queste lettere,
a leggerle con attenzione per scorgervi la possibilità concre-
ta di vivere il matrimonio cristiano nell’amore, nell’entu-
siasmo del periodo del fidanzamento, nella gioia dei primi
anni e delle prime maternità, nella cura per mantenere vivo
ogni giorno il sacramento e la cura per l’educazione dei fi-
gli. Anche la fatica del lavoro – avevano ambedue un lavoro
impegnativo – può opportunamente collocarsi all’interno
di questo quadro reso armonioso da un amore che, come
ha ripetuto più volte Benedetto XVI, non nasce solo dalla
prima attrazione ma va coltivato e si apprende ogni gior-
no3.
A facilitare la comprensione del carteggio dei due coniu-
gi questa presentazione si articola in due punti: alle notizie
sui due sposi seguiranno alcune informazioni sulle lettere di
marito e moglie. Concluderò con alcune considerazioni di
carattere teologico.

3 Cfr. Benedetto XVI, L’amore si apprende, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo

2012.

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I protagonisti

Gianna4

I genitori di Gianna, Maria De Micheli (1887-1942) e


Alberto Beretta (1881-1942), erano saldamente impianta-
ti nella tradizione del cattolicesimo lombardo, attento più
all’operosità che alle elaborazioni dottrinali. Dal punto di
vista sociale i Beretta erano piuttosto benestanti, ma non
ostentavano ricchezza e non facevano mancare il loro aiuto
ai più bisognosi. Di notevole in questa famiglia vi fu certo la
preoccupazione per la formazione dei figli. I due sposi eb-
bero tredici figli di cui cinque morirono in tenera età: tre a
causa dell’influenza spagnola e due a causa delle condizioni
della medicina del tempo. Gli altri otto ebbero tutti modo
di studiare e culminarono la loro formazione con un titolo
accademico. Davvero un’eccezione per quei tempi. Santa
Gianna fu la decima figlia, la settima dei fratelli che supe-
rarono l’età infantile. Nacque a Magenta il 4 ottobre 1922,
festa di san Francesco. Per devozione verso il Poverello di
Assisi i genitori, ambedue terziari francescani, aggiunsero al
nome Giovanna quello di Francesca. Ricevette il battesimo
a una settimana dalla nascita nella Basilica parrocchiale di
San Martino dalle mani dello zio paterno don Giuseppe.
La famiglia ritornò poi a Milano in piazza Risorgimento,
dove Gianna trascorse i primi anni di vita coccolata da fra-
telli e sorelle, respirando già la profonda atmosfera cristiana
che regnava in famiglia. Nel 1925 vi fu il trasferimento a

4 Per le notizie di carattere biografico di Gianna e della famiglia Beretta, cfr.

Posizione sulle virtù della beata Gianna Beretta Molla, Pro manuscripto, Roma 1999 (la
ricostruzione biografica era di mons. Antonio Rimoldi). Cfr. anche P. Molla-E.
Guerriero, Santa Gianna Beretta Molla, cit.

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Bergamo, in città alta, ma lo stile di vita della famiglia non
cambiò. Preparata dalla mamma e dalla sorella maggiore
Amalia, detta Iucci, Gianna ricevette la prima comunione
il 4 aprile 1928, all’età di cinque anni e mezzo. Da allora
ogni mattina accompagnava la mamma per assistere alla
santa Messa. Nel 1928 iniziò l’iter scolastico presso la scuola
elementare Beltrame di Colle Aperto in Bergamo. Secondo
la testimonianza della sorella più giovane, madre Virginia,
«Gianna era un tipo molto sereno, limpido, sincero, attivo»5.
Non era molto brillante a scuola, ma l’ambiente familiare la
sostenne finché trovò gli stimoli per studiare con maggiore
impegno. Nel 1930 ricevette la cresima nella cattedrale di
Bergamo e in quello stesso anno frequentò la scuola delle
Suore francesi de La Sagesse. Negli anni successivi, inve-
ce, a causa della malattia della mamma, insieme al fratello
Giuseppe e alla sorella Virginia frequentò la scuola delle
Madri Canossiane. Nel 1933 cominciò il ginnasio presso il
liceo pubblico Paolo Sarpi. A questi anni risalgono i primi
documenti di Gianna giunti fino a noi. Sono lettere invia-
te ai fratelli e ai genitori in cui palesa grande attaccamen-
to alla famiglia ma anche la fatica per lo studio. Nel 1936
all’esame di ammissione in quarta ginnasio fu rimandata in
italiano e latino. Durante l’estate dovette restare a Bergamo
da dove scriveva ai genitori in vacanza sul lago Maggiore a
Viggiona: «Eccomi a te, cara mamma, oggi purtroppo sono
sola e mi sono messa a scriverti perché così passo un po’
di tempo in compagnia di te. Sono venuta a Dottrina a S.
Vigilio così poi mi fermavo a studiare…»6.
Superato con fatica l’esame a settembre, Gianna fre-
quentò la quarta ginnasio all’Istituto Paolo Sarpi di Berga-

5 In Posizione sulle virtù, cit., p. 113.


6 Lettera del 6 settembre 1936.

24
INDICE

Presentazione di Angelo Scola pag. 5


Presentazione di Angelo Comastri » 9
Prefazione alle lettere della moglie di Pietro Molla » 13
Prefazione alle lettere del padre di Gianna Emanuela Molla » 15
Introduzione
PIÙ FORTE DELLA MORTE È L’AMORE
di Elio Guerriero » 19
LETTERE » 65
I. «VORREI PROPRIO FARTI FELICE»
Lettere del fidanzamento » 67
II. «IL TUO GRANDE AMORE MI AIUTERÀ
A ESSERE FORTE»
Lettere dei primi anni di matrimonio » 103
III. «PREGUSTO GIÀ LA GIOIA DI RIVEDERTI»
Lettere del viaggio negli Stati Uniti » 177
IV. «MI È DI CONFORTO E DI TRANQUILLITÀ
LA TUA VIGILE E SAPIENTE PRESENZA»
Lettere della maturità » 269
CRONOLOGIA » 293
Gianna Beretta » 294
Pietro Molla » 298
Stampa
Società San Paolo, Alba (Cuneo)

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