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ACLS
GESTIONE AVANZATA DELLE
EMERGENZE CARDIOVASCOLARI
LINEE GUIDA  ILCOR – ERC  2010

AEFFE 
AGGIORNAMENTI 
INFORMAZIONE 
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AEFFE per l’Ambiente

Questo è un libro elettronico, impaginato per

essere letto direttamente dal tuo computer o dal

tuo lettore di ebook. Se desideri stamparlo, ti

suggeriamo di impostare la stampante in modo

tale che stampi 2 o 4 pagine su ogni foglio A4,

poiché il corpo grande del testo ti permetterà

comunque un’agevole lettura.

E naturalmente, se puoi… usa carta riciclata.

Grazie!

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AEFFE – AggiornaMenti InFormazione

“…in qualche punto dell’universo esiste un pianeta dove


tutti nasceranno una seconda volta. Allo stesso tempo,
saranno pienamente coscienti della vita passata sulla Terra
di tutte le esperienze che vi avevano acquisito. Ed esiste
forse ancora un altro pianeta dove nasceranno tutti una
terza volta con le esperienze di entrambe le vita
precedenti…” (Milan Kundera, “l’insostenibile leggerezza
dell’essere”)

Proprio le esperienze diverse in ambito professionale,


accademico e privato hanno fornito ai soci fondatori dell’
AEFFE la consapevolezza di avere dei limiti ma allo stesso
tempo la consapevolezza che questi stessi limiti potevano
essere superati.
La strategia vincente è stata, pertanto, individuata nel
superamento di modelli organizzativi e formativi stereotipati
e la messa in atto di un modello organizzativo
immediatamente di tipo aziendale/imprenditoriale, basato
su criteri di flessibilità, innovazione, creatività e scientificità.
INFERMIERI DELLA TUSCIA è stata l’associazione
infermieristica dalla cui evoluzione è nata successivamente

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l’AEFFE (AggiornaMenti InFormazione). Il cambiamento di


denominazione ha riassunto la necessità di trasformare una
realtà associativa infermieristica, molto circoscritta e
limitata, in una società nuova, frutto di una precisa
evoluzione organizzativa e di vision, del tutto diversa
rispetto alla precedente e rispetto alle altre realtà
associative nazionali, orientata, inoltre, a collaborare con
ambienti multidisciplinari, non solo infermieristici e non solo
nel settore sanitario.
L’AEFFE oggi è una società di formazione e consulenza
solida, dinamica, poliedrica, vivace ed estremamente
sensibile alle mutevoli esigenze del mondo formativo e delle
consulenze che vanta collaborazioni con enti nazionali e
internazionali in ambito sanitario e non sanitario.
L’obiettivo strategico aziendale è quello non solo di
prevedere le esigenze future del panorama formativo e
delle consulenze ma quello di anticiparle. Ciò è possibile
farlo con un atteggiamento proattivo non solo dei membri
del comitato di direzione e scientifico ma, anche e
soprattutto, di tutti i collaboratori. Questi ultimi in linea con
un modello organizzativo riflessivo sanno riconoscere
tempestivamente eventuali criticità durante l’espletamento
delle loro attività e sanno di conseguenza proporre e

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attuare soluzioni efficaci dosando sapientemente


scientificità e creatività.
Gli importanti riconoscimenti ottenuti dall’AEFFE sono
indubbiamente il frutto di una precisa lungimiranza, voglia
di allargare gli orizzonti, spregiudicatezza nello
sperimentare di tutti quelli che hanno collaborato e
collaborano attivamente con l’ AEFFE.
I servizi offerti dall’AEFFE, sia quelli esclusivi AEFFE che
quelli simili offerti da altri enti formativi, risultano avere, a
differenza di questi ultimi, una connotazione di esclusività e
peculiarità, ciò è dovuto alla strutturazione su misura del
servizio rispetto alle caratteristiche e alle esigenze del
cliente. Quest’ultimo, in tal modo, diviene parte attiva e
responsabile dello stesso servizio offerto che tende sempre
e unicamente verso l’eccellenza.
"L'eccellenza non si identifica con un risultato preciso. Fa
parte, piuttosto, dello spirito di un'organizzazione, è un
processo che non finisce mai"
Lawrence M. Miller (consulente e scrittore americano)

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IL MODELLO FORMATIVO/APPRENDIMENTO A
SPIRALE 3D
“…Il vasaio la faceva girare col
piede, sì che girava anche il piattello
su cui poneva il blocco di creta. Ve
lo sbatteva sopra con un colpo per
farlo ben aderire; poi cominciava ad accarezzarlo, pareva,
dolcemente, con le mani frequentemente bagnate nella
tinozza vicina e il blocco di creta, lì, davanti ai miei occhi,
assumeva miracolosamente una forma, grossolana
all'inizio, poi sempre più aggraziata. E non pareva esserne
lui, il vasaio, l'autore, pareva essa, la creta, prendere
miracolosamente forma. Pareva, la mano del vasaio,
essere soltanto una testimone di quel miracolo, e il suo
movimento una carezza compiaciuta e non la forza che ne
determinava la variazione di forma… La creta, ubbidiente,
da massa inerte e informe, diventava, nel giro di pochi
minuti, un oggetto da rapire con lo sguardo, nasceva in
essa una specie di vita, inconscia, che parlava al cuore e
alla fantasia, così come parla un fiore, senza che ce ne
rendiamo conto…
(Franco Braga, “la ruota del vasaio”)

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Il MODELLO A SPIRALE 3D è la sintesi di anni di ricerca


accademica e formativa condotta
sul campo. Questo modello
formativo e di apprendimento
AEFFE nell’arco degli anni si è
rivelato estremamente apprezzato
per la propria efficienza ed efficacia sia da parte dei
formatori e soprattutto da parte dei discenti.
Il concetto di spirale sottintende che il processo di
apprendimento è un modello di tipo costruzionista. Esso
parte dalla consapevolezza che ogni essere umano,
partendo dall’infanzia sino all’età adulta, ha dei propri
modelli teorici che riguardano la propria realtà personale,
emotiva, relazionale, lavorativa. A volte questi costrutti
possono essere molto vicini ad una realtà scientificamente
validata ma altre volte possono essere “ingenui” e
comunque esse sono credenze solide e fortemente
funzionali e di riferimento per lo stesso individuo.
Partendo da questo presupposto, i formatori AEFFE hanno
come obiettivo quello di scoprire le pre-conoscenze del
discente e di seguito creare, con varie strategie e tattiche,
un conflitto tra le vecchie conoscenze e credenze e una
nuova proposta di conoscenze nuove e funzionali. Le

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concezioni di partenza, quindi, vengono confrontate con


una nuova realtà, la quale spinge alla revisione,
conducendo così a concezioni più evolute le quali di nuovo
vengono confrontate con l’esperienza e così di seguito
come una spirale.
Il concetto 3D sottolinea la dimensione tridimensionale di
questa spirale dell’apprendimento, investendo oltre l’area
cognitiva, quella più profonda emotiva e relazionale che si
sviluppa nel setting formativo.
3D è da intendersi, inoltre, come acronimo che riguarda
aspetti puramente attinenti alla strategia formativa:
1) Divertente, questo aggettivo sottolinea il fondamentale
interessamento della sfera
emozionale del discente e
quindi il coinvolgimento oltre
della memoria semantica di
quella emotiva. Il risultato è
sicuramente più efficace e duraturo per un forte
fenomeno di ancoraggio.
 
 

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2) Differenziato, altro termine che mette in risalto la


straordinaria duttilità dei
formatori di adattare
tattiche e tecniche
formative diversificate a
seconda delle
caratteristiche del
discente, passando con disinvoltura da un modello
associazionista (presentazione delle nozioni step by
step), al modello del campo (più elementi che si
dispongono in modo tale da formare strutture globali),
a quello della scoperta (prettamente esperienziale
diretta) sino al modello costruzionista.
3) Divergente, tale termine pone l’accento sull’importanza
della creatività da
intendersi come una
particolare forma di
pensiero che implica
originalità e fluidità, che
rompe con i modelli
esistenti introducendo qualcosa di nuovo. Il pensiero
divergente va al di là di ciò che è contenuto nella
situazione di partenza, supera la chiusura dei dati del

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problema, esplora varie direzioni e produce qualcosa


di nuovo e di diverso. Tale forma di pensiero si
differenzia totalmente da quello convergente che
utilizza un’unica prospettiva molto rigida e razionale
che induce ad utilizzare regole già definite e codificate
di apprendimento e soluzione dei problemi. Il
formatore “divergente” porrà in essere gli elementi
salienti del pensiero divergente e stimolerà il loro
sviluppo nel discente, essi sono: fluidità, flessibilità,
originalità, elaborazione, valutazione.

La tecnica del vasaio, descritta in maniera magistrale


nell’introduzione, riassume metaforicamente il
concetto di “formazione” per i professionisti
dell’area formazione AEFFE, che non usano questo
termine come sinonimo di educare, insegnare ecc, ma
come processo dinamico, flessibile, diversificato e
profondamente coinvolgente atto ad aiutare il discente a
dare “nuova forma” alle proprie conoscenze.

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Elaborare un manuale come questo è un’operazione


complessa e non scevra da possibili errori.

Nell’ottica del miglioramento continuo della qualità del


materiale informativo vi preghiamo di segnalarci
inesattezze, refusi o eventuali imprecisioni all’indirizzo e-
mail dell’Associazione,

aeffe@aeffetraining.it

Il TUO aiuto è fondamentale

per renderTi un servizio sempre più qualificato.

Grazie.
 

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Sommario 
La gestione di un’emergenza/urgenza ........................................................................................ 15 
Principi generali fondamentali dell’ACLS .................................................................................... 22 
L’arresto cardiaco (AC). ............................................................................................................... 26 
Fibrillazione ventricolare/tachicardia ventricolare senza polso ............................................. 27 
Dissociazione elettromeccanica(PEA)/Asistolia ...................................................................... 33 
Cause reversibili di AC ............................................................................................................. 36 
Sindromi da periarresto .............................................................................................................. 47 
Lo shock ................................................................................................................................... 47 
L’edema polmonare acuto (EPA) ............................................................................................. 54 
Le bradi/tachiaritmie ................................................................................................................... 57 
Le bradicardie .......................................................................................................................... 58 
Le tachicardie .......................................................................................................................... 65 
La sindrome coronarica acuta (SCA) ........................................................................................... 74 
Lo stroke ...................................................................................................................................... 89 
BIBLIOGRAFIA .............................................................................................................................. 98 
 

 
 
 

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Cos’è l’ACLS ?

Non è altro che un progressivo aumento delle risorse

tecniche usate per la gestione di un’emergenza

cardiovascolare. Quindi al BLSD, punto cardine iniziale di

ogni situazione di questo tipo, si aggiunge la gestione delle

vie aeree, l’accesso venoso e l’uso di farmaci.

Perché è importante ? Solo un dato per rispondere a questa

domanda: è stato valutato che solo il 13 % circa di pazienti

con arresto cardiaco (AC) intraospedaliero sopravvive fino

alla dimissione, e questo soprattutto per la scarsa capacità

di saper riconoscere segni precoci di problematiche

cardiovascolari ed il ritardo dell’applicazione di un corretto e

rapido iter terapeutico.

L’esperienza quotidiana ci fa porre una domanda la cui

risposta, se onesta, è inquietante: quanti reparti ospedalieri

non intensivi o presidi ambulatoriali hanno strumenti per e

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sono preparati per applicare almeno il BLSD, se non

l’ACLS?

Per applicare correttamente ed evitare di essere sopraffatti

dall’ansia che, sicuramente ci assale in tali situazioni,

bisogna conoscere perfettamente cosa fare, per eseguire

nel minor tempo possibile i trattamenti utili (vedi figura 1 per

capire l’importanza del fattore tempo)

Figura 1

Questo manuale è focalizzato sull’ACLS e quindi ci saranno

minimi richiami al BLSD.

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La gestione di un’emergenza/urgenza 
 

Una corretta gestione di una situazione di

emergenza/urgenza richiede calma e solo la conoscenza “a

memoria” dei vari passaggi ci può aiutare: è indispensabile

sapere cosa fare e cosa non fare.

Basilare nella gestione di qualsiasi situazione di

emergenza/urgenza è un approccio sistematico secondo

il criterio di priorità: bisogna quindi conoscere quali sono le

cose da trattare prioritariamente.

Davanti ad un paziente in una situazione d’emergenza va

“salvata prima di tutto la vita”, valutazione primaria, e

dopo, solo dopo, cerchiamo di capire la o le cause,

valutazione secondaria.

Anche nell’ambito della valutazione primaria si applica il

concetto di priorità, secondo l’acronimo ABCD:

A = apertura vie aeree

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B = ventilazione a pressione positiva

C = gestione circolo (compressioni toraciche)

D = defibrillazione.

Anche la valutazione secondaria segue il concetto di priorità

ABCD, con situazioni ovviamente relativamente più

tranquille:

A = stabilire il controllo delle vie aeree

B = controllare l’efficacia delle ventilazioni

C = proseguire la RCP, accesso venoso, ricontrollare il

ritmo, usare farmaci

D = diagnosi differenziale per identificare le possibili cause.

Appare evidente come, di fronte ad un’emergenza

cardiovascolare, la valutazione primaria non è altro che il

BLSD mentre l’ACLS può considerarsi la valutazione

secondaria !

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Quindi deve essere sempre ricordato che anche la più

corretta gestione delle vie aeree e l’uso dei farmaci è

secondario rispetto alle compressioni toraciche di buona

qualità ed alla defibrillazione precoce!

Per facilitare il “ricordo” delle varie fasi si usa l’approccio

secondo algoritmi.

L’algoritmo è un diagramma, un disegno rappresentativo di

un fenomeno espresso attraverso una successione lineare

di valutazioni ed interventi, cioè non è altro che uno

strumento di semplificazione didattica e una sintesi della

valutazione e trattamento in base al concetto di priorità.

Conoscere un algoritmo

– riduce i tempi di risposta

– migliora la capacità di risposta

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La figura 2 mostra l’algoritmo universale di un arresto

cardiaco (AC), che non rappresenta altro che la valutazione

primaria.

Figura 2

Nel frattempo eseguire la valutazione secondaria, figura 3,

e cercare eventuali cause secondarie di arresto

cardiocircolatorio, figura 4.

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Figura 3

Figura 4

Nell’applicazione di un algoritmo è indispensabile

controllare i risultati del trattamento. A questo proposito

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assumono sempre più importanza la capnografia (che

valuta l’EtCO2) e l’ecografia.

Nella figura 5 le indicazioni in urgenza della EtCO2

Figura 5

L’ecografia è estremamente utile sia per la ricerca di

eventuali cause secondarie di ACC (tamponamento

cardiaco, infarto miocardico ecc.) sia per il controllo della

situazione cardiaca (l’assenza di motilità è associata a

morte del paziente).

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Ultimo, ma non meno importante, è la conoscenza

preventiva del ruolo di ciascun operatore: in ogni situazione

d’emergenza deve essere preventivamente individuato il

leader ed ognuno dei componenti del team deve sapere

perfettamente il proprio ruolo.

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Principi generali fondamentali dell’ACLS 
 

Prima di addentrarci nello specifico, vediamo i principi

generali fondamentali.

Abbiamo visto come l’ACLS non rappresenti altro che la

valutazione secondaria di un’emergenza cardiovascolare.

Vediamo quindi i principi generali delle varie fasi ABCD.

A nell’ACLS si pratica il controllo delle vie aeree. Il gold

standard è ovviamente l’intubazione oro-tracheale (IOT).

Tuttavia le linee guida del 2010 raccomandano l’uso di

mezzi sovraglottici (maschera laringea, tubo laringeo ecc.)

se non esperti nella manovra di intubazione; non sono in

effetti dimostrati risultati migliori nei pazienti intubati rispetto

a quelli gestiti con mezzi sovraglottici.

B una volta ottenuto il controllo delle vie aeree, ventilare

con Ambu ad una frequenza di 8-10 atti minuto ed un

volume corrente di 6-8 ml/Kg. Se disponibile, usare

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ventilatore meccanico che, una volta “settato”, libera un

operatore e evita il rischio di “overinflation.”

C dopo controllo delle vie aeree non c’è più rapporto 30:2

tra compressioni e ventilazioni. Eseguire compressioni ad

una frequenza di circa 100/120 al minuto. Per quanto

riguarda l’accesso venoso, la vena periferica è l’accesso di

scelta. In caso di non reperimento di una vena, la seconda

scelta, nelle ultime linee guida, è l’accesso intraosseo.

Non è più raccomandata la somministrazione di farmaci

endotracheale. La somministrazione del farmaco è in bolo,

seguito da bolo di 20 cc di fisiologica ad arto sollevato.

Esistono poi farmaci che sono, al momento, sempre indicati

in un AC: ossigeno e adrenalina.

Le tabelle 1 e 2 ne elencano le caratteristiche.

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Tabella 1

Tabella 2

Il manuale sarà suddiviso in vari argomenti e seguirà le

linee guida ERC ed AHA 2010:

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– l’arresto cardiaco

– le sindromi di periarresto

– le bradi/tachiaritmie

– la sindrome coronarica acuta

– lo stroke

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L’arresto cardiaco (AC). 

Abbiamo visto nel BLSD come la causa di un AC possa

essere la:

– fibrillazione ventricolare (FV)/tachicardia

ventricolare senza polso (TVsp)

– asistolia (assenza di attività elettrica cardiaca)

– dissociazione elettromeccanica (PEA) (presenza di

attività elettrica cardiaca senza una corrispondente

azione meccanica).

È stato valutato che la FV/TVsp , le cause con maggior

probabilità di successo, rappresentano tra il 28 ed il 35%

dei ritmi evidenziati inizialmente; tuttavia questo

relativamente bassa percentuale è probabilmente dovuta al

ritardo dei soccorsi e probabilmente almeno il 60% degli AC

è secondario inizialmente ad una FV/TVsp.

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In questo capitolo ovviamente parleremo anche delle

cosiddette cause “reversibili” di arresto cardiaco e tutte

saranno valutate in breve

Fibrillazione ventricolare/tachicardia ventricolare 
senza polso 
 

L’AC da FV/TVsp (nelle figure 6 e 7 esempi di quadri ECG)

è , se correttamente trattato, quello in cui si ottengono i

migliori risultati.

Le cause più frequenti sono:

– sindrome coronarica acuta

– alterazioni elettrolitiche

– acidosi

– ipotermia

– problemi “elettrici” cardiaci

– cardiopatia

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ed alcune di queste possono essere reversibili e le vedremo

in dettaglio più avanti.

Figura 6 ‐ Quadro ECG di Fibrillazione ventricolare 

 
Figura 7 ‐ Quadro ECG di tachicardia 
ventricolare

 
 

Dopo aver portato a termine la prima parte dell’algoritmo

della figura 2, se la valutazione del ritmo dimostra una

FV/TVsp seguire l’algoritmo mostrato nella figura 8.

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Figura 8 

Nel  frattempo,  se  possibile  eseguire  le  manovre  previste  dalla 

valutazione secondaria, figura 9. 

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Figura 9 

Dopo il terzo shock, riprendere immediatamente il

massaggio cardiaco secondo schema 30:2 (se pz non già

intubato) e somministrare Adrenalina secondo schema

della tabella 2.

Se mancata risposta, somministrare Amiodarone, tabella

3, continuando il massaggio cardiaco.

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Tabella 3

Se dopo 2 minuti di RCP la valutazione mostra ancora

FV/TVsp eseguire altro shock.

Somministrare ulteriore adrenalina, alternata a shock, ogni

3-5 minuti.

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In situazioni particolari possono essere usati farmaci

alternativi come mostrato nelle tabelle 4 e 5.

N.B. ricordarsi sempre che una corretta RCP e la

defibrillazione sono molto più importanti delle manovre

ALS (IOT, farmaci ecc.)

Tabella 4 

 
 

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Tabella 5 

Dissociazione elettromeccanica(PEA)/Asistolia 
 

L’algoritmo di trattamento di un’asistolia e di una PEA è

identico e, cosa da ricordare, non prevede la

defibrillazione; tuttavia esistono differenze tra le due

situazioni che devono essere sottolineate.

In caso di asistolia, quindi:

– riconoscere l’asistolia

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– RCP di buona qualità

– usare farmaci

– in caso di asistolia persistente, considerare il

decesso del paziente.

In caso di PEA invece va spesa particolare attenzione alla

ricerca di cause reversibili, eziologia più frequente di

dissociazione elettromeccanica.

La figura 10 mostra l’algoritmo di trattamento di

un’asistolia/PEA.

Figura 10

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Eseguire RCP per altri 2 minuti fino a quando non è stato

portato a termine controllo delle vie aeree e continuare

RCP senza pause e ricontrollare il ritmo e continuare

secondo algoritmo, figura 11.

N.B. nelle linee guida del 2010 non è più raccomandato

l’uso dell’Atropina

Figura 11

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Cause reversibili di AC 
 

Abbiamo visto come alcune delle cause di AC siano

reversibili, cioè trattabili e come nella valutazione

secondaria ci sia una fase ( la D della valutazione

secondaria) in cui devono essere specificatamente

ricercate.

Le cause reversibili principali sono 8 (le 4 H e le 4 T degli

autori anglosassoni):

– ipossia

– ipovolemia

– disturbi elettrolitici, acidosi, ipoglicemia

– ipotermia

– avvelenamento

– pneumotorace iperteso

– tamponamento cardiaco

– trombosi polmonare e cardiaca (embolia polmonare o

sindrome coronarica acuta)

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Le tabelle 6, 7, 8, 9, 10, e 11 mostrano le caratteristiche

principali dell’acidosi e dei disturbi elettrolitici.

Tabella 6  

 
Tabella 7  

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Tabella 8  

 
Tabella 9 

 
 

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Tabella 10 

 
Tabella 11 

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Altra possibile causa reversibile di AC è l’ipotermia. Si

intende per ipotermia la diminuzione della temperatura

corporea al di sotto di 35°C.

Il trattamento è suddiviso in due parti: una parte definiamola

generale, cose da mettere sempre in pratica di fronte ad un

paziente ipotermico ed una parte che dipende dal grado di

ipotermia. Prima di parlare del trattamento quindi è

necessario un cenno alla classificazione dell’ipotermia:

esistono due sistemi di classificazione:

– in base alla temperatura

– in base ai segni clinici (Swiss staging system).

La tabella 12 riassume i due sistemi di classificazione,

ponendoli a confronto.

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Tabella 12 

Il trattamento generale, da mettere sempre in pratica è:

– la rimozione dei vestiti della vittima

– protezione da ulteriore perdita di calore

– mantenere la posizione orizzontale

– evitare movimenti bruschi ed eccessiva attività

– monitorare temperatura e ritmo cardiaco.

Il paziente ipotermico va innanzitutto riscaldato e la tabella

13 riassume i tipi di riscaldamento.

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Tabella 13 

Il  trattamento  “specifico”  dipende  dallo  stato  di  coscienza  della 


vittima. Le tabelle 14, 15 e 16 mostrano l’algoritmo terapeutico a 
stato di coscienza integro o alterato. 

Tabella 14 

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Tabella 15 

 
Tabella 16 

 
 

Il riscaldamento di un paziente ipotermico va proseguito fino

a:

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− raggiungimento temperatura >35°C o

− ritorno circolo o

− paziente dichiarato deceduto.

N.B. Un paziente ipotermico non va mai dichiarato

deceduto fino al ripristino della temperatura (si dice

sempre che un paziente ipotermico deve essere “deceduto

e caldo”).

Esaminate le 4 H degli autori anglosassoni, passiamo alle 4

T.

La prima T sta per Tossine, cioè avvelenamento.

Nell’anamnesi di solito è presente un’assunzione incongrua,

voluta o non, di farmaci. Il trattamento richiede, oltre

all’infusione di liquidi ed eventualmente vasopressori, l’uso

di antidoti specifici: ad esempio l’AC da intossicazione da

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triciclicici richiede l’uso del bicarbonato di sodio (uno dei

pochi casi in cui è indicato).

La seconda T sta per tamponamento cardiaco. La tabella

17 riassume le caratteristiche cliniche e terapeutiche.

Tabella 17 

 
 

La terza T sta per pnx iperteso (tension pneumothorax): le

caratteristiche sono elencate nella tabella 18.

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Tabella 18 

 
 

Infine l’ultima T sta per trombosi (polmonare e/o coronarica)

con i relativi algoritmi.

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BIBLIOGRAFIA 
Testi 

9 Chiaranda M., “Guida illustrata delle emergenze Istituzioni”, , 
Piccin, 2006 

9 European Resuscitation Council, Italian Resuscitation Council, 
“ALS, Advanced Life Support – Manuale di rianimazione 
cardiopolmonare avanzata”, seconda edizione italiana a cura 
di IRC, Masson Editore, 2006 

9 AHA, Linee Guida Rianimazione Cardiopolmonare, 
trattamento delle emergenze cardiovascolari, edizione 2007 

9 Circulation 2010 n° 122 ottobre 2010 

9 2010 American Heart Association Guidelines for 
Cardiopulmonary, Resuscitation and Emergency 
Cardiovascular Care 

9 Resuscitation 2010 n°81 ottobre 2010 

9 European Resuscitation Council Guidelines for resuscitation 
2010 

9 Advanced Life Support – ERC Guidelinees 2010 edition – 
edition 6 

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9 Advanced Life Support – edizione italiana – Linee Guida ERC 
2010 

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