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A C C A D E M I A MI LI TARE

- UFFICIO ADDESTRAMENTO E STUDI -

A R M I

I A N N O

Lezioni tenute dal Capitane f. Emilio Bernardini

- 1960 -

"edizione fuori commercio


CAPITOLO I

ARMA è, in genere, qualunque mezzo atto ad accrescere le possi


bilità fisiche dell'uomo per offendere o per difendersi.

CLASSIFICAZIONE. - Le armi vengono classificate in:

- armi bianche,
- armi da fuoco.

ARMI BIANCHE. - Sono così chiamate per distinguerle dalle armi da


fuoco e, probabilmente, per la lucentezza del metallo. Esse si divi­
dono in:
- offensive, destinate a produrre lesioni per mezzo della forza
muscolare dell'uomo (es. : sciabola baionetta, pugnali, ecc.);
- difensive, destinate a proteggere le parti più vulnerabili del cor
po, annullando o diminuendo gli effetti d'urto delle armi offensi
ve (es. : scudi, elmetti, ec c.).

ARMI DA FUOCO. - Le armi da fuoco sono macchine term o-balisti­


che capaci di lanciare un corpo pesante - proietto - destinato ad of­
fendere un bersaglio posto a distanza, utilizzando la forza espansi­
va dei gas prodotti dalla trasformazione di una sostanza esplosiva -
carica di lancio - fatta esplodere nell'interno di un tubo resistente -
canna o bocca da fuoco. I
Se ne deduce che gli elementi fondamentali di un'arma da fuoco
sono:
- la canna (apparecchiatura meccanica);
- il proietto (utensile);
- la carica (energia motrice).

A R M I - Parte 1
Disp. r - ACCAD. MILIT. - MODENA.
SUDDIVISIONE.

Le armi da fuoco si dividono in:


- armi portatili;
- artiglierie.

Le armi portatili hanno come caratteristica precipua il piccolo ca


libro e la leggerezza; possono essere trasportate ed efficacemente
impiegate da un solo uomo (eccezionalmente due o tre uomini) ; lan­
ciano proietti pieni, sono adoperate nella lotta ravvicinata.

Le artiglierie sono armi di maggior potenza (di calibro superiore


ai 20 mm. ) che, a causa del loro peso e dell'ingombro, richiedono
per il trasporto appositi mezzi (animali o meccanici) e, per il tiro,
stabile appoggio sul terreno ed il servizio di più uomini.
Usano proietti scoppianti e sono impiegate per la lotta a distanza.

DENOMINAZIONE.
/
Le armi da fuoco sono denominate specificando:
- tipo e modello (es. : mitragliatrice "B reda" mod. 37);
- calibro, espresso in mm. ;
- lunghezza dell'anima, solo per le artiglierie, usando come uni
tà di misura il calibro dell'arma stessa (es. : 57/50 - 75/22 s. r.
57/21 - ecc. ).

o
- 3 -

CAPITOLO II

LA CANNA

La canna è un tubo metallico di conveniente calibro, lunghezza e


spessore, destinata a contenere la cartuccia ed avente il compito di
consentire l'utilizzazione dei gas della carica per la propulsione del
proietto.
La canna può essere:
- semplice, quando è costituita da un unico pezzo di metallo omo­
geneo;
- composta, quando è costituita da uno o più tubi o strati sovrap­
posti.
Le canne delle armi portatili sono sempre a pareti semplici.

ELEMENTI STRUTTURALI.

Gli elementi strutturali di una canna sono (fig. 1):


- l'anima;
- la camera di cartuccia;
- la rigatura;
- la volata con il vivo di volata;
- la culatta con il vivo di culatta.

(fig. 1)

RESISTENZA DI UNA CANNA A PARETI SEMPLICI.

La canna, per la pressione dei gas prodotti dalla deflagrazione


della carica, è sollecitata a dilatarsi trasversalmente e ad allunga^
si longitudinalmente. A dette sollecitazioni essa deve opporre una re-
sistenza che le consenta non solo di non rompersi, ma anche di non
deformarsi permanentemente. Questa resistenza dipende:
- dalla natura del metallo (qualità molecolare);
- dallo spessore delle pareti della canna (quantità molecolare);
- dal valore della pressione dei gas.

I primi due fattori sono tra loro interdipendenti e sono in funzio­


ne del terzo.
Noi esamineremo separatamente le due resistenze: quella trasver
sale e quella longitudinale.
Al fine di vedere più chiaro l'argomento facciamo qualche richia­
mo di fisica relativo alla elasticità dei corpi.
Tutti i corpi sollecitati da forze esterne si deformano o tendono
a deformarsi. Detta deformazione può essere:
- elastica, quando scompare al cessare dell'azione determinante;
- permanente, quando permane in parte anche dopo che la forza ha
cessato di agire (fig. 2).
Chiamasi carico al limite di elasticità lo sforzo, per unità di su­
perficie, corrispondente alla massima deformazione elastica; cari­
co di rottura lo sforzo unitario necessario per rompere un corpo.
Ogni metallo o lega è caratterizzato da determinati valori del ca­
rico al limite di elasticità e del carico al limite di rottura. In pratica
al fine di garantire che le deformazioni rimangano certamente al di
sotto del limite di elasticità, si pone un limite al valore massimo del
carico unitario, molto al di sotto del carico al limite di elasticità; ta

le carico si chiama carico di sicurezza. I vari carichi si esprimono


o
in Kg. per mm di azione sulla superficie del corpo sollecitato.
- 5 -

Resistenza trasversale.

Consideriamo la canna come costituita da infinite fibre circolari


concentriche. Sotto l'azione della pressione dei gas dette fibre si di
latano e tendono ad aumentare di diametro in quanto le loro molecole
sono sottoposte ad uno sforzo tangenziale che tende ad allontanare le
une dalle altre.
Sottoponendo le fibre più interne al carico al limite di elasticità,
cioè al massimo sforzo possibile senza deformarle permanentemen­
te, le altre fibre più esterne sono tanto meno sollecitate quanto più
lontane dal centro. Ciò perchè:
- la pressione che esse sopportano è già diminuita per aver defor
mato le fibre più interne;
- aumentando la superficie sulla quale la pressione agisce, dimi­
nuisce la pressione unitaria.

Chiariamo quanto sopra, rappresentando graficamente la resiste^


za elastica di una canna in corrispondenza di una determinata sezio­
ne trasversale (fig. 3).

(fig. 3)

Supponiamo che essa abbia, in corrispondenza ad un punto stabi­


lito dell'anima, un certo spessore ed ivi sia soggetta ad una pressio
ne massima tale che le fibre dello strato dell'anima lavorino al limi
te dell'elasticità. Riportiamo in iscala e tangenzialmente ad ogni stra
L'andamento delle tensioni risulta rappresentato dalla curva T ,
T j ......... Tn , convessa verso l'asse O X al quale si avvicina. Tale
andamento è dovuto al fatto che mentre la fibra più interna lavora al
carico limite di elasticità, e concorre quindi al massimo della resi­
stenza, le fibre successive, procedendo verso l'esterno, lavorano e
concorrono alla resistenza in misura minore.
E' facile adesso osservare come, aumentando lo spessore, aumeji
ta la resistenza complessiva (cioè il lavoro resistente alla deforma­
zione), ma diminuisce sempre più il lavoro delle fibre esterne. Il
diagramma della curva risulterà perciò un prolungamento di quello
già disegnato e si avvicinerà di più all'asse OX. Ne risulta che per
un certo valore dello spessore degli strati aggiunti si può considera­
re che il diagramma incontra l'asse delle x e quindi le fibre oltre
il punto M non intervengono più nella resistenza. Perciò, se la pres
sione interna diviene tale che gli strati interni sorpassano il limite
elastico, questi si deformano perchè non trovano alcun concorso da
parte degli strati esterni oltre il punto M. In pratica non conviene
giungere allo spessore OM, perchè il peso della canna risulterebbe
troppo elevato.
La balistica interna dimostra che:
- allo spessore di mezzo calibro corrisponde la resistenza di
0, 500 0 (carico limite di elasticità).

(1) - Tensioni che in fisica sono dette forze interne e forze elastiche
dei corpi. Le pressioni e le tensioni si misurano in atmosfere
o nell'equivalente valore in Kg. sull'unità di superficie prescel
ta; una atmosfera, equivale a Kg. 1, 033 per cm^.
Trattandosi di armi portatili si usa prendere per unità di super
ficie il mm^ e perciò a tale superficie occorre riferirsi allorché
si parla di pressioni, tensioni, carichi di sicurezza, di elastici
tà o di rottura.
Per esempio: dire che una canna lavora normalmente alla pres­
sione di 300 atmosfere, vuol dire che la pressione massima sul
le pareti dell'anima è di Kg. 30, 990 per mm^.
(2) - Si fa il solo diagramma delle tensioni trasversali.
- 7 -

- allo spessore di 1 calibro corrisponde la resistenza di 0, 632 6 ;


- allo spessore di 1, 5 " " " " " 0, 682 9 ;
- allo spessore di oo " " " " " 0, 750 9 .

Dunque, superando lo spessore di un calibro, un piccolo aumento


di resistenza sarebbe ottenuto a spese di un notevole aumento di pe­
so (il peso cresce in ragione del calibro).
In pratica lo spessore è ancora più limitato. Per le armi portati
li il massimo spessore che non conviene oltrepassare è pari ad un
calibro e mezzo.

Resistenza longitudinale.

La canna delle armi da fuoco è sottoposta a sollecitazione longitjjt


dinaie per effetto della pressione che si esercita sulla faccia anterio
re del congegno di chiusura. Essa, infatti, per l'azione di detta pres
sione, è costretta a rinculare con una certa velocità. A tale suo mo­
vimento si oppone l'inerzia della massa antistante e la resistenza ojp
posta dal sostegno al quale è fissata. A causa di queste resistenze
ogni sezione del tubo antistante alla faccia anteriore del congegno di
chiusura è sottoposto ad uno sforzo di trazione diretto parallelamen­
te all'asse della canna, sforzo che determina una deformazione lon­
gitudinale, di grandezza decrescente dal fondo dell'anima alla bocca

(fig. 4).

(fig. 4)

1 - azione dei gas


2 - azione dei gas
3 - reazione del sostegno
4 - inerzia
• 5 - sollecitazioni longitudinali
Con il sistema di costruzione a pareti semplici la resistenza del
la bocca da fuoco è quella conferitale principalmente dalla qualità
del metallo impiegato.
I requisiti che si richiedono a quest’ultimo sono:
- elevato carico al limite di elasticità;
- grande tenacia, possibilità cioè di subire grandi deformazioni
permanenti prima di rompersi (la tenacità di un metallo è misurata
dal suo coefficiente o carico di rottura);
- grande durezza per resistere agli attriti dovuti al movimento
del proietto nell'anima;
- resistenza al potere erosivo della polvere;
- essere facilmente lavorabile.
Dette qualità sono possedute in maniera particolare dall'acciaio
il quale è perciò, il metallo universalmente impiegato nella fabbri­
cazione delle canne.
L'acciaio è una lega del ferro con carbonio in percentuali dal
0, 25 % a ll'l, 7 %. L'aggiunta di uno o più elementi, come nichel, ero
mo, manganese, vanadio, tungsteno, conferisce ad esso particolari
qualità esaltandone, in genere, l'elasticità. L'acciaio è suscettibile
di tempera: trattamento termico che consiste nel fissare nella m as­
sa del metallo, a freddo, strutture interne caratteristiche che si ve
rificano solo quando il metallo è portato a determinate temperature.
L'acciaio così trattato acquista proprietà di durezza, tenacità, ela­
sticità.
Nelle armi di minor potenza normalmente è impiegato l'acciaio
semplice. Nei fucili mitragliatori e mitragliatrici viene invece us_a
to acciaio legato.

PROFILO ESTERNO.

TI profilo esterno deve assicurare in ogni punto della canna uno


spessore conveniente per resistere alla pressione massima che in
tal punto si può verificare.
- 9 -

Nel calcolo dello spessore da dare alle pareti, si tiene conto del
diagramma delle pressioni. Di solito è sufficiente conoscere (fig. 5):
- la pressione massima misurata dall'ordinata mM ed il percor
so Om, che le corrisponde, compiuto dal proietto;
- la pressione misurata dall'ordinata tT che si verifica nell'i­
stante in cui termina la combustione della carica e dopo il percorso
Ot del proietto;
- le pressioni in altri due o tre punti verso la volata.

Dal punto di pressione massima al fondo dell'anima, compresa


quindi la camera di cartuccia, tutte le sezioni debbono sopportare
la pressione massima ed, in conseguenza, lo spessore sarà massi­
mo. Dal punto di pressione massima alla volata le pressioni vanno
decrescendo per cui lo spessore diminuirà gradatamente.

(fig. 5)

Se la resistenza in ogni tratto fosse calcolata sulla base del cari


co al limite di elasticità del metallo, avremo un profilo il quale non
offrirebbe sicurezza nel caso si verificasse un anormale comporta­
mento della carica, che può produrre:
. un aumento della pressione massima;
. lo spostamento, verso la volata, del punto di pressione massima;
. le due cause predette concomitanti.
prevede, nel calcolo degli spessori:
. l'aumento di 1 /4 dello spessore teorico;
. lo spostamento per un certo tratto, verso la volata, dello spesso­
re massimo.

LUNGHEZZA.

La lunghezza è elemento che influisce direttamente sulle qualità


balistiche e tattiche dell'arma.
La lunghezza totale della canna, misurata dal vivo di culatta al vi
vo di volata, è determinata soprattutto da esigenze pratiche relative
alla maneggevolezza ed all'impiego (peso, ingombro).
La lunghezza dell'anima (parte rigata), ossia lo spazio percorso
dal proietto, è indice della capacità dell'arma ad imprimere al pro­
ietto velocità più o meno grandi.

PESO E RINCULO.
In relazione alle caratteristiche dell'arma che si vuole costruire
vengono determinate le dimensioni della canna (calibro, lunghezza,
spessore); viene, cioè, stabilito indirettamente il peso che dovrà a-
vere la canna.
Tenendo presente che il peso della canna influisce direttamente
sulla costituzione e sul peso del sostegno, si può senz'altro afferma
re che esso è l'elemento determinante il peso totale dell'arma.
Vediamo adesso da quale relazione sono legati il peso dell'arma
ed il rinculo.
All'atto della deflagrazione della carica di lancio si generano dei
gas che tendono ad espandersi in tutti i sensi e le cui forze sono sin
tetizzate dalle treccie riportate nella figura 6.
Si stabilisce una forza interna che agisce sul complesso canna-
proietto e mentre il proietto si sposta in avanti la canna tende a spo
starsi indietro.
Sia P il peso dell'arma, p il peso del proietto, v la velocità di
rinculo dell'arma e V la velocità del proietto. In virtù di una nota
- 11 -

legge di fisica - ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e


contraria - i prodotti Pv e pV, che sono quantità di moto, saranno
uguali. Si avrà cioè Pv = pV da cui si ricava la velocità di rinculo:

camera g/ / caréucc/a
. canoa

♦ c

/6 wmmmmm
w/m/m/m/mm

a-a - forza dilaniatrice (fig. 6)


b - forza propulsiva
c - forza di rinculo

Detta espressione sta a dimostrare che per avere una velocità di


rinculo piccola è necessario che il peso dell'arma sia grande.
Nelle armi moderne si tende a diminuire la prima senza, per al­
tro, aumentare il peso dell'arma. Si usano, a tal fine, particolari
accorgimenti costruttivi (conveniente angolo di calcio) oppure dispo
sitivi speciali (ammortizzatori del rinculo, freni di bocca).

RIGATURA.

La rigatura è l'insieme dei solchi che sono praticati nell'interno


della canna e nei quali si impegnano altrettante sporgenze del pro­
ietto dette parti conduttrici.
Essa ha il compito d'imprimere al proietto la velocità di rotazio
ne necessaria per assicurarne la stabilità lungo la traiettoria.
- Riga è il solco.
- Pieno è la nervatura risultante tra riga e riga.
In una rigatura le righe sono tra loro eguali e così pure i pieni.
~ Calibro dell'arma è il diametro dell'anima misurato tra due pieni
opposti. Si misura generalmente in millimetri.
ELEMENTI DELLA RIGATURA.

Gli elementi di una rigatura sono:


- il profilo;
- il senso;
- il tracciato.

Profilo. - Il profilo (fig. 7) è la figura geometrica che si ottiene se­


zionando l'anima rigata di una canna con un piano normale all'asse
di essa.

Ogni riga è costituita da (fig. 8):


- un fondo, coassiale con l'anima;
- due fianchi che la limitano lateralmente. Di essi uno si chiama
direttore o fianco di sparo ed è quello contro cui si appoggia, duran
te il movimento, la corrispondente parte conduttrice del proietto;
l'altro è detto contro-fianco.

(fig. 8)

Elementi caratteristici di un profilo sono:


- il numero delle righe;
- la forma dei fianchi e del fondo di ogni riga;
- 13 -

- la larghezza e la profondità della riga.

I fianchi possono essere:


- convergenti al centro;
- paralleli al raggio nel punto medio del fondo della riga (profilo
italiano);
- divergenti.

I fianchi sono raccordati con il fondo mediante piccoli archi di


cerchio.
Gli spigoli, invece, sono vivi onde facilitare il lavoro d'intaglio
delle parti conduttrici.
La profondità è normalmente costante. Vi sono righe a profondi­
tà decrescente, righe cioè nelle quali la profondità diminuisce dal­
l'origine alla bocca.

NOTA. - Il profilo praticato in molte armi è quello italiano (fig. 7)


nel quale la riga presenta: un fondo concentrico all'anima, due fian­
chi rettilinei paralleli al raggio condotto per il punto medio del fon­
do e raccordati a questo mediante breve arco di circolo. I fianchi
per tutta la lunghezza dell'anima, hanno andamento parallelo fra lo
ro, cioè la riga è di lunghezza costante, generalmente anche la prò
fondità è costante.
Altri sistemi sono:
- il profilo prussiano i cui fianchi convergenti sono diretti secon
do il raggio;

Profilo prussiano Profilo Lench


- il profilo austriaco, tipo Lench, in cui il fianco direttore è di­
retto secondo il raggio ed il controfianco forma col fondo un solo ar­
co di cerchio eccentrico rispetto all'asse dell'anima od un arco di
spirale.
fianco).
Il numero delle righe è vario. Una sola riga non assicura la rego
larità del movimento rotatorio del proietto. Sarebbero sufficienti due
righe diametralmente opposte; esse, però, dovrebbero essere molto
profonde per cui verrebbe compromessa la resistenza della canna.
Si impiega, pertanto, un numero di righe tale che la pressione delle
parti conduttrici del proietto sul fianco direttore si ripartisca mag­
giormente e con uniformità, in modo da poter ridurre di molto la prò
fondità delle righe e l'altezza delle parti conduttrici del proietto.
S e "N "è il numero delle righe, " l p " l a larghezza del pieno, "l r "
quella della riga,"a " i l calibro si ha:

I TC • a
N ----------------
\, lp + l r

Senso della rigatur senso è la parte verso cui volge la rigatu­


ra, considerando l superiore dell'anima osservata dalla cu­
latta verso la volata (1).
La rigatura può essere:
- destrorsa, quando le righe volgono da sinistra a destra;
- sinistrorsa, quando le righe volgono da destra a sinistra.

La maggior parte delle armi portatili hanno rigatura che volge


da sinistra a destra.
Stabilito il senso della rigatura, il fianco direttore di una riga è
quello opposto alla direzione del movimento rotatorio.

Tracciato. - Sviluppando su di un piano la superficie interna dell'ani


ma, la linea determinata dallo spigolo del fianco di sparo di una ri­
ga, costituisce il tracciato. Questo è l'elemento più importante di

(1)- La rigatura si può considerare generata da uno stabilito profi­


lo che si sposti lungo l'asse dell'anima e contemporaneamente
ruoti con un moto angolare determinato da una linea direttrice
tracciata sulla superficie cilindrica dell'anima.
- 15 -

una rigatura in quanto, con il suo andamento, determina:


- la velocità di rotazione del proietto, la quale deve essere tale
da assicurare a quest'ultimo la stabilità lungo la traiettoria e quindi
adeguata all'entità delle cause perturbatrici;
- la pressione tra fianco di sparo della riga e corrispondente fian
co della parte conduttrice, la quale deve essere limitata e regolare
onde non generare eccessivo lavoro di attrito delle parti conduttrici.
Dato fondamentale di un tracciato è la sua inclinazione rispetto ad
una generatrice.
L'inclinazione in un punto .qualsiasi della riga è misurata dal vaio
re dell'angolo acuto 0 formato dalla tangente allo sviluppo nel pun­
to considerato con la generatrice (fig. 9).

Se l'inclinazione della riga è costante lungo tutta la lunghezza del


l'anima, la rigatura si dice elicoidale (ogni riga ha un andamento ad
elica cilindrica).
Se l'inclinazione cresce dalla culatta verso la volata, la rigatura
si dice progressiva. In questo caso la velocità di rotazione, assunta
dal proietto, è quella corrispondente alla inclinazione del tracciato
alla bocca.
- 16 -

Nel primo caso (inclinazione costante) il tracciato è rappresenta


to da una retta (fig. 9); nel secondo da una curva (fig. 10).
Praticamente viene assunto quale dato caratteristico della rigatu
ra il passo: cioè la distanza tra due punti di una riga misurata sulla
medesima generatrice (fig. 11).
Indicando con p il passo e con T[ a
la lunghezza della circonferenza si ha:

TC a
tg 9

Considerando una rigatura elicoidale,


\
\
cioè ad inclinazione costante, il vaio
re di p non varia mai ed il passo è
costante per tutta la lunghezza della
canna.
Nel caso invece di rigatura progressi
va il passo decresce verso la volata
(fig. 11) cambiando ad ogni istante.
In un punto qualsiasi dell'anima il suo valore è rappresentato dal
la lunghezza del tratto di cui dovrebbe avanzare il proietto per com
piere un giro completo se da quel punto in poi la rigatura divenisse
elicoidale.
Una.rigatura progressiva è sempre indicata con il passo iniziale
e quello finale.

o
- 17 -

CAPITOLO III

IL PROIETTO

Il proietto è lo strumento destinato a produrre sul bersaglio l'of


fesa voluta, consistente in un lavoro di perforazione e deformazione^
ottenuto dalla trasformazione della forza viva residua di cui è anima
to quando colpisce il bersaglio.
Se le dimensioni lo consentono (oltre 20 mm. ) il proietto può es­
sere anche.scoppiante (artiglieria) e l'effetto sul bersaglio è cosi ac
cresciuto dall'azione esplosiva della carica di scoppio innescata al
momento opportuno dalla spoletta.
La costituzione e la forma del proietto influiscono notevolmente
sulle qualità balistiche dell'arma; il proietto deve rispondere alle s_e
guente condizioni:
- essere costituito in modo da ridurre al massimo le cause di ir ­
regolarità durante il movimento nell'interno dell'anima e nell'aria,
al fine di diminuire la dispersione;
- sfruttare nel miglior modo l'energia sviluppata dai gas portando
alla maggiore distanza possibile la massima forza viva residua.

METALLO DEI PROIETTI.

I metalli da impiegare per la costruzione dei proietti per armi


portatili devono rispondere ai seguenti requisiti:
- consentire di ottenere una forte densità trasversale (1);
- presentare sufficiente resistenza e tenacità per ottenere la vo­
luta efficacia contro bersagli resistenti (perforazione).

(1)- La densità trasversale è data dal rapporto tra il peso del pro­
ietto e l'area della sua sezione normale:
_ P__
J r af_
4

ARMI - Parte 1
Disp. 2~ - ACCAD. MILIT. - MODENA.
Tali requisiti sono contrastanti. Ad esempio, il piombo mentre
soddisfa pienamente il primo per il suo forte peso specifico, non per
mette di ottenere la seconda condizione per le sue deficienti qualità
meccaniche. Esso, infatti, è usato per la costruzione dei proietti da
impiegare contro bersagli animati, sempre però con un rivestimento
di metallo più tenace e resistente per evitare l'impiombatura della
canna.

FORMA DEI PROIETTI.

I proietti sferici impiegati nelle prime armi da fuòco possedeva­


no piccola densità trasversale ed offrivano molta resistenza al movi
mento nell'aria. La forma attuale dei proietti - oblunga - consente
di ottenere una maggiore densità trasversale e di poter dare al pro­
ietto un profilo più penetrante.
La form a migliore per ottenere la minima resistenza dell'aria è
data dal proietto (teorico) ideato da Piobert: un paraboloide di rivolu
zione lungo 5 calibri con la sezione massima distante 1 /3 di lunghe_z
za dalla punta (fig. 12). Questo proietto, di grande densità trasversa
le e senza alcuna superficie cilindrica, rende impossibile il forza­
mento nella canna ed in conseguenza provoca irregolarità durante il
suo movimento nell'interno della canna stessa.

a = calibro
(fig. 12)

La forma oggi adottata è quella cilindro-ogivale. In un proietto


siffatto si nota:
- l'ogiva;
- la parte cilindrica;
- il fondello.

L'ogiva è ottenuta dalla superficie generata a mezzo della rotazio


ne di un arco di cerchio tangente alla generatrice della parte cilindri
- 19 -

ca intorno all'asse del proietto. Il raggio dell'arco di cerchio dicesi


raggio ogivale. Viene espresso in calibri del proietto e può essere
di 1 calibro ad un massimo di 10 calibri (fig. 13).

Dicesi angolo di ogiva l'angolo formato dalla tangente all'arco di


cerchio che ha generato l'ogiva nel punto d'intersezione con l'asse
del proietto stesso (fig. 14).

(fig. 15)

Dicesi altezza dell'ogiva (o lunghezza) la distanza fra la punta del


l'ogiva ed il piano che separa la parte cilindrica dall'ogiva (fig. 15).
- 20 -

Il coefficiente di forma, che viene ricavato sperimentalmente, è


migliore quanto minore è l'angolo di ogiva. Esso dipende inoltre dal
la lunghezza complessiva del proietto, dal rapporto tra la lunghezza
della parte ogivale e della parte cilindrica. Prendendo come unità di
misura il cilindro, per proietti moderni le misure correnti sono le
seguenti:
- lunghezza totale: oltre i 4 calibri;
- lunghezza dell'ogiva: 2-3 calibri;
- raggio ogivale: fino a 10 calibri.

Si stanno oggi affermando le ogive coniche, la cui generatrice è


una retta.
Il coefficiente di forma che per una sfera è 2, per i proietti mo­
derni può scendere fino a quasi 0, 5. I valori correnti vanno da 0, 70
a 0, 90.
Allo scopo di migliorare la forma del proietto si sono costruiti
proietti rastremati al fondello (cioè di forma tronco-conica) (fig. 16).
Con questa forma i filetti d'aria, che tendono a creare dietro al fon
dello dei vortici ed esercitano, perciò, un'azione frenante, vengono
meglio guidati e condotti a riunirsi dietro il proietto con maggiore
regolarità riducendo l'intensità del moto vorticoso. Inoltre, con la
rastrematura, viene ridotta la superficie su cui si esercita quest'a­
zione frenante. Recenti esperienze hanno dimostrato che, alle mag­

(fig. 16)

giori velocità, l'effetto della rastrematura sul coefficiente di forma


è trascurabile, mentre è dannoso nel movimento del proietto nella
- 21 -

canna per le irregolarità che si hanno a causa della turbolenza dei


gas della carica che agiscono sul fondello del proietto.

CENNI SUL MOVIMENTO DEL PROIETTO NELLA CANNA.

Nel trattare il moto del proietto nell'anima della canna consideria


mo separatamente:
- la pressione che i gas esercitano sul proietto;
- le resistenze che si oppongono al moto del proietto.
- il lavoro complessivo compiuto dalla pressione dei gas;
- la velocità che il proietto acquista in virtù della detta pressione.

Pressioni. - La pressione che si verifica nell'anima in un dato istan­


te dipende:
- dalla quantità dei gas sviluppata fino all'istante considerato;
- dal volume compreso tra il fondello del proietto ed il fondo del­
l'anima;
- dalla temperatura dei gas.

L'andamento della pressione, dal momento in cui s'inizia l'infiam


mazione della carica, è rappresentato dalla figura 17 (curva delle
pressioni). Lungo l'asse delle ordinate sono indicati i valori "p„ del­
la pressione, lungo l'asse delle ascisse sono indicati gli spazi "s„pe_r
corsi dal proietto.
Il proietto incomincia a muoversi solo quando la pressione ha rag
giunto un valore tale da vincere le resistenze che si oppongono al mo
to del proietto stesso. Tale valore si chiama pressione di forzamen-
to ( P o h _
Mentre la pressione sale da 0 a ^ il proietto non si muove
(S = 0) ; successivamente, mentre il proietto comincia a muoversi e
mentre il volume interno cresce con relativa lentezza, si ha un for­
te sviluppo dei gas. In conseguenza la pressione cresce rapidamente
e raggiunge il suo valore massimo P max. Dopo di chè, i gas conti
nuano a svolgersi fino a quando la carica non è completamente com
busta. In questo tratto però l'aumento di volume è più rapido dello
sviluppo dei gas, quindi la pressione diminuisce. Diminuirebbe fino
a raggiungere la pressione a fosse sufficiente
mente lunga.

P
y
p
nx

(fig. 17)

Resistenze. - Al moto del proietto si oppongono le seguenti resistevi


ze:
- l'inerzia del proietto al moto di traslazione ed al moto rotatorio;
- il forzamento del proietto pèr la formazione delle parti condut­
trici;
- la resistenza dell'aria contenuta nell'interno dell'anima;
- il peso del proietto quando la bocca è inclinata positivamente.
t
Dette resistenze sono nel loro complesso di valore relativamente
piccolo. Il loro valore in ogni punto della canna è rappresentato gra
ficamente nella figura 17.
ord. ^
Lavoro. - one dei gas in un punto qual
siasi del l prodotto del valore p del-
La forza e intensità della
la pressione per l'area del fondello calibro). F- p *

Poichè lavoro di una forza è il prodotto d sua intensità per lo


spostamento del suo punto di applicazione L = FS, il lavoro compijj
to dai gas per un tratto qualsiasi di lunghezza S è rappresentato dal
- 23 -

prodotto dell'ordinata media pm del diagramma delle pressioni nel


tratto considerato, per l'area del fondello, per lo spostamento S :

TX a 2
L = Pm ‘ S
4

ossia, la porzione di area del diagramma relativa al tratto S(p • s),


rappresenta il lavoro compiuto dai gas in quel tratto.
Estendendo il ragionamento a tutto il percorso del proietto nell'_a
nima, si può affermare che l'area del diagramma delle pressioni,
compresa tra l'asse delle ordinate, l'asse delle ascisse, il diagram
ma e l'ordinata relativa alla bocca dell'arma, rappresenta il lavoro
totale compiuto dai gas (fig. 18). Sottraendo da tale area quella cor­
rispondente al diagramma delle resistenze - lavoro passivo - l'area
rimanente rappresenta il lavoro utile compiuto dai gas ossia la for-
1 2
za viva, - m v , posseduta dal proietto alla volata. Detta forza vi-

va rappresenta l'effetto utile.

i/woi?o 5
rs>JIetà.

.
-
A1
—. — A As '\Xrx -
2
% f f e tJ ' o o T » I f

(fig. 18)

In pratica, per le pressioni si hanno valori massimi che giungo­


no fino a 3500, 3800 atmosfere. La pressione alla bocca, che dà idea
di quanto sia stata sfruttata la carica, giunge sempre a qualche cen­
tinaio di atmosfere e talvolta anche a 1000.
te, quanto maggiore è la forza che sollecita il proietto ad avanzare
(fig. 17); questa forza (il cui valore è pari al prodotto della pressio­
ne per l'area del fondello) è più grande quando la pressione raggiun­
ge il suo valore massimo e va decrescebdo man mano che la pressio
ne si abbassa. Se si costruisse una canna lunga fino al punto in cui
le pressioni sono pari alle resistenze, la velocità raggiungerebbe il
suo valore massimo (lunghezza teorica). ■
In pratica, però, pur di realizzare una canna che meglio rispon­
da ai requisiti tattici di maneggevolezza e mobilità, si preferisce ri
nunciare agl'incrementi di velocità che riceve il proietto nell'ultimo
tratto, creando canne di lunghezza pratica inferiore a quella teorica.

---------------------------------- o - -------------------------------

LA CA RI CA

Sarà trattata nel Capitolo: "Munizioni per armi portatili"

>
- 25 -

CAPITOLO IV

CLASSIFICAZIONE DELLE ARMI PORTATILI

Le armi da fuoco portatili vengono classificate in relazione al:


- trasporto ed impiego;
- tiro,
- caricamento;
- funzionamento.

Trasporto ed impiego.

Per il trasporto e l'impiego le armi portatili vengono classifica­


te in:
- armi individuali, quelle che possono essere trasportate ed impie
gate da un solo uomo. Esempio: pistole, fucili, moschetti automati­
ci, ecc. ;
- armi collettive o di reparto, quelle che richiedono l'ausilio di
due o al massimo di tre uomini per il trasporto e l'impiego.
Esempio: mitragliatrici, mortai, cannoni s . r . , e c c ..

Tiro.
In relazione alla forma della traiettoria descritta dal proietto che
lanciano, le armi portatili vengono classificate in:
- armi a tiro teso, quelle il cui proiettile descrive una traiettoria
molto tesa, avente cioè ordinate piccole rispetto alla linea di sito.
Esempio: fucili, fucili mitragliatori, mitragliatrici;
- armi a tiro curvo, quelle il cui proietto descrive una traiettoria
curva, avente cioè ordinate con valori molto forti. Esempio: mortai.

Caricamento.

In relazione al caricamento le armi portatili vengono classificate


in armi:
- a caricamento successivo, quelle in cui le cartucce sono intro­
dotte, successivamente, una per volta;
- a caricamento multiplo, quelle che hanno un serbatoio contenen­
te più cartucce;
- a retrocarica, quelle in cui il caricamento è eseguito dalla culat
ta;
- ad avancarica, quelle in cui il caricamento è eseguito dalla vo­
lata. Queste ultime sono sprovviste di congegno di chiusura.

Funzionamento.

In relazione al funzionamento le armi portatili vengono classifica


te in:
- armi a ripetizione ordinaria, quelle in cui le fasi del ciclo fun­
zionale (1) relative all'alimentazione, all'armamento del percussore,
sparo ed estrazione del bossolo, sono effettuate ad opera del tiratore;

- armi a ripetizione automatica, quelle in cui le dette fasi del ci­


clo funzionale sono effettuate sfruttando, direttamente od indiretta­
mente, l'azione dei gas prodotti dalla carica di lancio.

Le armi automatiche, in virtù di particolari organizzazioni del


congegno di scatto, possono consentire: il tiro continuo se, dispost
l'arma per il primo colpo, il tiratore, agendo con continuità sullo
scatto, determina una successione ininterrotta di colpi; il tiro inter-
mittente (o colpo per colpo) se si richiede ad ogni colpo una nuova a-
zione del tiratore sul congegno di scatto. Queste ultime sono dette
anche armi semiautomatiche.

(1)- Dicesi ciclo funzionale di un'arma il complesso delle operazioni


necessarie e successive eseguite dai/m eccanism i dell'arma per
ottenere la continuità del tiro. Ciascuna operazione costituisce
una fase del ciclo.
Schematicamente un ciclo ha le seguenti fasi:
- armamento, ottenuto con la compressione di una molla o di un
sistema di molle;
- caricamento;
- chiusura della culatta;
- scatto e percussione;
- apertura della culatta,
- estrazione ed espulsione.

o
- 27 -

CAPITOLO V

QUALITÀ1 TATTICHE E BALISTICHE DELLE ARMI PORTATILI

Le armi portatili sono destinate all'impiego contro bersagli ani­


mati: nell'azione individuale (pistole, fucili e moschetti a ripetizione
automatica) per mettere fuori combattimento uomini isolati anche con
un solo colpo, nell'azione collettiva (fucili mitragliatori e mitraglia­
trici) contro gruppi o masse più o meno estese e defilate di uomini,
che si cerca di investire con un fascio di traiettorie della massima
densità possibile. Sono impiegate anche contro bersagli consistenti
fissi e mobili.
L'azione di queste armi si svolge dalle brevi distanze fino a distaci
ze relativamente grandi, ed occorre, quindi, che il proiettile abbia
sufficiente forza viva residua anche a queste ultime. Poiché l'azione
si effettua contro bersagli mobili e facilmente occultabili, dev'esse­
re consentito di agire a puntamento diretto per realizzare azione pron
ta e facile.
Inoltre, considerando i movimenti che le armi ed il nemico, azio­
ne durante, effettuano sul campo di battaglia, dev'essere insita nelle
caratteristiche dell'arma la possibilità di un'azione efficace, senza
dover procedere a continua stima delle distanze per apportare le con
seguenti variazioni di alzo.
In sintesi; nella realizzazione di un'arma portatile sono richieste
determinate caratteristiche balistiche, oltre a massima potenza, fa­
cilità di trasporto ed impiego, il tutto ottenuto con semplicità di co­
struzione e funzionamento ed offrendo massima garanzia al persona­
le nell'impiego delle armi stesse.

QUALITÀ' TATTICHE.

Le qualità tattiche di un'arma portatile sono:


a)- Potenza. - S'intende potenza di un'arma l'efficacia del colpo sin-
golo; quanto più grande è la distanza alla quale questo effetto si fa
sentire tanto maggiore è la potenza dell'arma.
Sono, inoltre, fattori di potenza:
- la celerità di tiro, cioè il numero dei colpi che l'arma può spa­
rare nell'unità di tempo ( 1 ');

- la capacità di fuoco, intesa come possibilità di azione prolunga­


ta senza compromettere le qualità meccaniche e balistiche dell'arma.
Questa caratteristica è particolarmente richiesta nelle mitragliatri­
ci,
- la facilità ed esattezza di puntamento, che si può ottenere con
congegni di puntamento semplici, di facile e rapido impiego, in mo­
do da permettere una maggiore esattezza del tiro.

b) - Mobilità e maneggevolezza. - La mobilità è in funzione diretta del


peso dell'arma e permette un facile e comodo trasporto di essa sul
campo di battaglia.
La maneggevolezza s'intende la capacità dell'arma di consentire ra­
pidi cambiamenti nell'azione di fuoco da un'obiettivo ad un altro.

c) - Semplicità e sicurezza. - La semplicità è un requisito tattico im­


portantissimo delle armi, che rende possibile l'impiego di esse an­
che da parte di personale poco addestrato. Richiede studio accurato
nella costruzione ed organizzazione delle parti costitutive dell'arma.
La sicurezza si ottiene con l'applicazione di dispositivi che garanti­
scono dal pericolo di spari prematuri e accidentali.

d) - Robustezza e rusticità. - Sono qualità necessarie per assicurare


il funzionamento dell'arma, anche in condizioni sfavorevoli. Per ro­
bustezza s'intende la resistenza delle singole parti e dei congegni nel
compiere il lavoro ad essi richiesto. Per rusticità vuol intendersi la
caratteristica dell'arma di assicurare il funzionamento anche nelle
condizioni sfavorevoli che si verificano in combattimento: urti, per­
cosse, imbrattamento con fango, terra, sabbia, deficienza o mancan
za assoluta di manutenzione.
- 29 -

QUALITÀ1 BALISTICHE.

Le qualità balistiche ci forniscono elementi circa il rendimento di


un'arma sul campo di battaglia.
Gli elementi dai quali dipende il valore balistico di un'arma a ti­
ro teso sono:
a)- Precisione. - E' una proprietà balistica che risulta dal grado di
esattezza ed armonia raggiunto nella costituzione ed organizzazione
dell'arma, per cui sparando più colpi in condizioni praticamente u-
guali si ottiene un cono di dispersione, quindi una rosa di tiro, mol­
to ristretto. E' una caratteristica intimamente legata all'arma, che
non può essere migliorata dall'abilità del tiratore; da essa dipende
la possibilità di colpire un determinato bersaglio.

La definizione giusta dal punto di vista balistico, poco o nulla ci


dice dal punto di vista pratico, che è quello che intere l'impiego
delle armi, dove altri ed importantissimi fattori esercitano influen­
za sulla dispersione del tiro; fra questi fattori hanno importanza mol
to rilevante quelli che si riferiscono al tiratore e ad alcune caratteri
stiche meccaniche dell'arma.
spersione può essere fortemente influenzata dal puntamento e dalle
diverse reazioni del tiratore all'atto dello sparo.
Nel tiro con i fucili mitragliatori e con le mitragliatrici avranno
invece prevalente influenza alcuni fattori meccanici, cioè le vibra­
zioni del complesso arma-sostegno e le oscillazioni dell'arma sul
sostegno, nonché l'intensità delle reazioni di cui il tiratore è capa­
ce e che dovrebbero neutralizzare al massimo tali vibrazioni ed o-
scillazioni.
La probabilità pratica di colpire un bersaglio in combattimento
si ritiene, in genere, la metà di quella teorica; per conseguenza,
volendo avere la probabilità del 50 % di colpire un bersaglio di date
dimensioni, occorre averne la certezza teorica; ossia la rosa di ti
ro, ammesso esatto il puntamento, deve essere tutta compresa nel
bersaglio. Le distanze a cui si può utilmente tirare individualmente
su un uomo in piedi, in ginocchio o a terra, sono quelle per le qua­
li le rose di tiro non hanno alcuna delle dimensioni superiori a quel
- 30 -

la corrispondente del bersaglio, e sono quindi maggiori quanto più


l'arma è precisa.
Una grande precisione è quindi della massima importanza per il
tiro individuale, mirato contro uomini isolati o piccoli gruppi.
Nel tiro con i fucili mitragliatori e le mitragliatrici, esattamente
centrato, la precisione ci dà un grande addensamento di colpi e quin
di molte probabilità di colpire il bersaglio che sia investito dal fascio;
a tiro non centrato, è ovvio che sarebbe più vantaggioso disporre di
una rosa più ampia perchè in questo caso la maggiore dispersione ser­
virebbe a compensare l'errore.
Ma questa considerazione non potrebbe in alcun modo giustificare
la rinuncia al massimo di precisione in quanto, in pratica, a secon­
da delle esigenze, possiamo a nostra volontà aumentare la dispersio
ne, specie con le mitragliatrici (falciamento), mentre non potremo
in alcun modo migliorare la precisione.

b)- Tensione della traiettoria. - E' questo fra -gliele menti balistici
quello che ha maggiore influenza sul rendimento dell'arma in combat
timento.
Quando le condizioni del momento (terreno umido, erboso, coperto
da fitta vegetazione, scarse condizioni di visibilità) non è possibile
l'osservazione del tiro per conseguire l'aggiustamento, quando per
errata stima delle distanze non s'impiega l'alzo corrispondente, o
quando pur avendo ben stimata la distanza per emotività si commet-
te un errore nella graduazione dell'alzo, è,proprio la tensione della
traiettoria che ci consente di colpire il ber
za non corrisponde alla graduazione dell'alzo e, fino a certi limiti,
anche j i tiro non aggiustato.
I vantaggi della tensione della traiettoria derivano dalla entità de­
gli errori battuti o tolleranza nella stima della distanza e dello spa­
zio ininterrottamente battuto dall'origine.
Ne consegue possibilità di:
- efficacia anche con errori nella stima della distanza (errori che
per buoni estimatori giungono fino al 10%), e quindi anche con discor
- 31 -

danza fra la distanza effettiva del bersaglio e la graduazione di alzo


impiegata;
- avere un alzo con poche graduazioni sufficienti per battere con
efficacia tutta la profondità della zona in cui si svolge il combattimeji
to. Ciò semplifica il congegno di puntamento ed il suo impiego.
Sarebbe desiderabile una tensione tale da poter impiegare un al­
zo unico di combattimento, valevole per tutte le distanze comprese
nella zona di azione efficace delle armi portatili. Se un tale risulta­
to massimo non è stato raggiunto, ragguardevoli sono quelli conse­
guiti per le minime ordinate che hanno le traiettorie delle attuali ar­
mi a tiro teso.
Dalla grande tensione derivano, però, grandi zone defilate e pro­
tette da ostacoli anche di piccola altezza; ciò costituisce il lato nega
tivo delle armi a grande tensione di traiettoria, a cui si può ripara­
re con l'azione di fuoco delle armi a tiro curvo.

c)- Penetrazione del proiettile. - Una forte penetrazione è necessaria


non soltanto perchè da essa dipende il potere vulnerante sul corpo u-
mano, ma anche perchè il proiettile conservi sufficiente capacità di
penetrazione dopo aver oltrepassato eventuali mezzi di protezione che
defilano gli uomini, che oggi hanno una particolare efficacia.
La penetrazione di un proietto in un determinato mezzo resistente
dipende da qualità statiche e dinamiche ed è in relazione alla materia
del mezzo colpito
Sono qualità statiche quelle proprie del proietto: calibro, forma,
lunghezza, peso, metallo costitutivo.
Sono qualità dinamiche quelle che provengono al proietto dal movi
mento al mQinfiiitp dell'urto: forza viva d'urto, direzione dell'urto ri
spetto all'asse del proietto e alla colpita, movimento diro
tazione.
La forza viva d'urto è fattore preminente, essa è uguale a pu
2g
in cui: p = peso del proietto espresso in Kg. ; U = velocità residua;
g = accelerazione che alla nostra latitudine è circa 9, 8.
- 32 -

Da questa relazione risulta evidente che la forza viva sarà tanto


maggiore quanto più grande A i qe^o. xie .proietto e quanto maggiore
è la velocità residua; quest'ultima influisce in ragione del quadrato.
iche in relazione a quelle statiche
si rileva che:
- la penetrazione è tanto maggiore quanto maggiore è il rapporto
fra forza viva d'urto e area del bersaglio colpito, che può ritenersi
uguale all'area della sezione retta del proietto; tale rapporto è detto
coefficiente di pressione e, a parità di forza viva d'urto, cresce col
diminuire del calibro;
- per ottenere la massima penetrazione il proietto deve colpire
di punta e in direzione del proprio asse; quindi necessità di una gran
de stabilità sulla traiettoria,
- è conveniente che il proietto urti il bersaglio normalmente alla
superficie di questo; ciò dipende da tante circostanze accidentali di
cui non si può tener conto.
- 33 -

CAPITOLO VI

COSTITUZIONE D E L L E ARMI PO RTA TILI (1)

P rim a di in iz ia re una p a rtic o la re g g ia ta tra tta z io n e delle p a rti e


dei congegni c o stitu tiv i d elle a rm i autom atiche, diam o un cenno sui
c r i t e r i che im prontano la lo ro ideazio n e e conseguente p ro g ettaz io n e.
Viene sta b ilito an zitutto, in b a se ad e sig en ze d'im p ieg o , il tipo del
l'a r m a - p isto la , fu cile o m o sch etto autom atico, c a ra b in a , fu cile m i­
tr a g lia to r e o m itra g lia tric e - e si d e te rm in a su c c e ssiv a m e n te , in r e ­
lazio n e a lle n e c e s s ità p ra tic h e , la c e le r ità di tir o la quale dipende dal
la c e le r ità di funzionam ento (2).
C o n c retati q u e sti e le m e n ti, vengono r is o lti i seguenti p ro b lem i co
stru ttiv i:
- s iste m a di funzionam ento, sc elto opportunam ente p e r re a liz z a r e
la voluta c e le rità di funzionam ento;
- m a s s a e form a d e ll'o ttu ra to re p e r o tte n e re un d e te rm in a to te m ­
po di c h iu su ra;
- congegno di ric u p e ro con lo scopo di im m a g a z z in a re l'e n e rg ia
cin e tic a d elle p a rti rin cu lan ti, n e c e s s a ria p e r r e a liz z a r e l'in v e r s io ­
ne del m oto,
- m ezzo di ra ffre d d am en to opportuno in b ase al tipo di a rm a , a l-

(1) - La tra tta z io n e è r if e r ita a lle a rm i a funzionam ento autom atico,


tra la s c ia n d o quelle a rip e tiz io n e o rd in a ria o rm a i non più u sa te.
(2) - P e r c e le r ità di funzionam ento in ten d esi il n u m ero dei colpi che
l'a r m a può s p a r a r e n e ll'u n ità di tem po (m inuto prim o) sen za te
n e r conto del puntam ento e d e ll'a lim e n ta z io n e .
P e r c e le rità di tir o in ten d esi il nu m ero dei colpi che l'a r m a può
s p a r a re n e ll'u n ità di tem po, tenendo conto del tem po o c c o rre n te
p e r l'a lim e n ta z io n e ed il puntam ento (c e le rità te o ric a che in p r a ­
tic a viene rid o tta da ev entuali ir r e g o la r ità di funzionam ento).
la c e le rità di funzionam ento e ad e sig en ze d 'im p ieg o (peso d e ll'a rm a );
- a m m o rtiz z a to re del rin cu lo p e r a s s o r b ir e l'e c c e s s o di e n erg ia
d elle p a rti rin c u la n ti, p e r r id u r r e al m inim o l'e ffe tto d e ll'u rto t r a le
p a rti m obili e le fis s e .

A ltri p ro b le m i di n a tu ra m ec ca n ic a si p re se n ta n o n e lla c o s tru z io ­


ne di u n 'a rm a a u to m atica, p e rò , sono tu tti conseguenti a quelli so p ra
accen n ati.

A c ia sc u n a fa s e del ciclo funzionale di u n 'a rm a è p re p o sta una p a r


te od un congegno (1). Il lo ro n u m ero v a ria in re la z io n e a lle c a r a tte ­
r is tic h e m eccan ich e che si vogliono r e a liz z a r e n e ll'a r m a s te s s a .
Non b a sta , p e rò , a s s ic u r a r e il ciclo funzionale, con un apposito
siste m a , bisogna anche a ttu a re tu tta una s e r ie di provvidenze tenden
ti a c o n se n tire un agevole puntam ento, a d a re uno sta b ile appoggio du
ran te il tiro , a f a c ilita re il tra s p o rto ed a g a ra n tire i se rv e n ti dallo
sp a ro accid e n ta le e p re m a tu ro .
Pertanto i meccanismi, i congegni e le parti comuni a tutte le armi a ripe­
tizione automatica sono :
— canna;
— culatta o castello ;
— meccanismo di chiusura •
. otturatore ;
. congegno per la tenuta ermetica ;
. congegno per la manovra ;
— meccanismo di sparo :
. congegno di scatto ;
. congegno di percussione;
— congegno di estrazione ed espulsione ;
— meccanismo di caricamento :
. elemento introduttore ;
. congegno di alimentazione ;
— meccanismo di puntamento ;
— congegni di sicurezza;

(1 ) Parte di un’arma: è un’elemento di essa, a sè stante o funzionante assieme


ad altre parti.
Congegno : è l’insieme di due o più parti unite o collegate in maniera da co­
stituire un complesso organico avente nell’arma una ben definita funzione.
Meccanismo : è il complesso ordinato di più congegni.
- 35 -

- cassa stegno; affusto

- fo rn im e n ti ed a c c e s s o ri.
N elle a rm i, o ltre le p a rti e i congegni su d d etti, si possono a v ere:
m m o r t i z z a t o r i del rin cu lo ;
m ezzi di raffred d am en to ;
congegni re g o la to ri di cadenza;
congegni di a r r e s to d e ll'o ttu r a to re a c a rtu c c e e s a u rite ;
congegni di lu b rifica zio n e ;
p a r ti a c c e s s o rie .
SISTEMI DI FUNZIONAMENTO

L’energia fornita dalla carica può essere utilizzata sotto forme diverse —
griccio — pressione dei gas^ — forzamento del proietto nell’anima — di conse­
guenza si hanno vari sistemi di funzionamento (tendenti, ciascuno a risolvere
questo essenziale problema : tene re la cul^t t a chiusa fintantoché il proietto non
abbia abbandonato la.volata della canna), ed in part
sistemi ad utilizzazione del rincu
i
. del solo otturatore ;
. di tutta la bocca da fuoco:
.. a corto rinculo ;
.. a lungo rinculo ;

— sistemi ad utilizzazione della pressione :


. da un punto deH’anima ;
. alla volata;
. dallo spazio di caricamento ( non usato ) ;
sistemi ad utilizzazione del forzamento del proietto nell’anima, (teoricamente
possibile non realizzabile in pratica).
sistemi misti.
Sistemi ad utilizzazione del rinculo:
. del solo otturatore. '

E’ sistema usato nelle armi a canna corta (pistole, moschétti automatici).


Esse sono organizzate in maniera tale che la forza di rinculo dei gas ( agente mo-
tore), agendo sul fondello del bossolo, (dispositivo motore), fa retrocedere l'o ttu ra -
to re . Q uesto venendo in d ie tro co m p rim e la m olla r ic u p e ra tric e , prò
voca l'e sp u lsio n e del bossolo, pro du ce (e
del p e rc u s s o re , indi sotto l'a z io n e della m olla r ic u p e ra tric e ritox-na
in av anti, in tro d u ce una c a rtu c c ia n e lla c a m e ra , produce (se m p re
che non si sia già v e rific a to nel m ovim ento di a p e rtu ra ) l'a rm a m e n to
del p e rc u s s o re e chiude infine la c u la tta (fig. 19).

m otta ric u p e ra trice

I z
c u /a tta mo+tie

(fig. 19)

N elle a rm i con p e rc u s s o re fis s o a ll'o ttu r a to r e ric h ie d e p a rtic o la ­


re studio la lunghezza del p e rc u s s o re ; e s s a , in fatti, in flu isce notevol
m ente su lla c e le rità di funzionam ento d e ll'a rm a .
Q uesto sis te m a di funzionam ento può p re s e n ta re l'in co n v en ien te
d e ll'a p e r tu r a p re m a tu ra d ella cu la tta quando il congegno p e rd e il suo
n o rm a le c a ric o di e la s tic ità .
Sistemi ad utilizzazione della pressione dei gas:
. da un punto dell’anima.

E ' un sis te m a di funzionam ento la rg a m e n te s fru tta to n ella r e a liz ­


zazione dei fu cili au to m atici a tiro in te rm itte n te , delle c ara b in e , dei
fu cili m itra g lia to ri, delle m itr a g lia tric i.
Le a rm i che adottano questo s is te m a sono dette anche a s o ttra z io -
ne d jtf m a di canna (fig. 20).

rùro d/ —
presa
cam era etespansione emòo/o
p isto n e congegno d i recu p ero

(fig. 20)

In un punto d e te rm in a to della canna è p ra tic a to un fo ro di stu d ia ­


te dim ensioni, fo ro di p re s a , a ttr a v e r s o il quale i gas vengono con-
- 37 -

vogliati p e r a g ire su di un pistone che, in v a rio modo, è collegato


con l'o ttu r a to r e .
Il fo ro di p r e s a viene ric a v a to in un solco della rig a tu ra p e r e v i­
ta r e che il fo rz a m e n to del r iv estim en to del p ro ie tto con tro i pieni
fo rm i dei tru c io li m e ta llic i.
La p o sizio ne del fo ro di p r e s a gas lungo la canna è d e te rm in a ta da
due n e c e s s ità :
d a re p rim a sufficiente v elo cità al p ro ietto ;
r e a liz z a r e l'a p e r tu r a d ella c a m e ra di c a rtu c c ia un tem pusco lo
dopo che il p ro ie tto abbia abbandonato la volata. Ciò è ottenuto c a l­
colando il tem po che il p ro ie tto im piega a p e r c o r r e r e il tra tto di ca_n
na co m p re so t r a il fo ro di p re s a ed il vivo di volata; tem po che deve
e s s e r e la rg a m e n te in fe rio re a quello o c c o rre n te ai gas p e r v in ce re
l'in e r z ia d elle m a s se m obili e la re s is te n z a del congegno di ric u p e ro .
Le a rm i che re a liz z a n o ta le s iste m a di funzionam ento richiedono
un p a rtic o la re d isp o sitiv o (d isp o sitiv o di p r e s a gas) i cui e lem en ti es
se n z ia li sono:
la c a m e ra di esp an sio n e, am b iente di fo rm a e dim ensio ni oppor­
tune nel quale affluiscono i gas p e r e s s e r e poi u tiliz z a ti. In alcune
a rm i il volum e d ella c a m e ra viene opportunam ente v a ria to al fine di
re g o la re l'im p u lso dei gas sul p isto n e a seconda dello sta to d 'u so del
l'a r m a e del ritm o di sp a ro che si vuole o tte n e re ;
- il c ilin d ro , di dim ensioni v a ria b ili a secondo d ella sezione del
pistone che s c o r r e in esso ;
il pistone o stantuffo, a s ta m e ta llic a di sezio n e e lunghezza p rc
p o rzio n ate a lle m a s se da a zio n a re ; p re s e n ta n ella p a rte a n te rio re d_e
gli an elli di ten u ta gas (fig. 21).

foro (//p r e s a
c u /a é /a ...f. v o /a /a
/ / / a / /zz a u / 2 / / / . / ; / /7T7~r. ' 7 7 / / / / ' / / / / / / / / S S )

(fig. 21)
I d isp o sitiv i c o stitu iti solo dagli ele m e n ti p re c ed e n tem en te c ita ti
sono d etti in v a ria b ili. In ta l caso , il fo ro di p re s a deve e s s e r e ric a -
vato in p ro s s im ità d e lla volata, cioè nel punto in cui i gas sono più
sta b iliz z a ti ed in conseguenza si hanno m in o ri p ro b a b ilità di a ritm ie
nel funzionam ento d e ll'a rm a . I d isp o sitiv i in v a ria b ili sono u sa ti n e l­
le a rm i a tir o in te rm itte n te .
G en eralm en te n e lle a rm i au to m atich e a tir o continuo vengono usa
ti d isp o sitiv i p ro v v isti di o rg an i re g o la to ri. Q uesti e lem en ti re g o la ­
to r i possono s f r u tta r e t r e siste m i:
v a ria re le dim en sioni del fo ro di p re s a ;
v a r i a r e il volum e d e lla c a m e ra di espan sio n e;
re g o la re lo s c a ric o di una c e rta q uantità di g as s o ttr a tta a tt r a ­
v e rs o il fo ro di p re s a .

D isp o sitiv i con re g o la to ri del fo ro di p re s a .


Ve ne sono d iv e rs i; ne rip o rtia m o due tipi:
£ )- il re g o la to re è fo rm a to da un disco fo ra to con luci di dim ensio

ni d iv e rs e (fig. 22).
F acendo c o rris p o n d e re , a m ezzo d e lla ro taz io n e del disco, i d e t­
ti fo ri con il fo ro di p re s a , si ottien e una m ag g io re o m in o re s o ttr a ­
zione di gas d a ll'a n im a della canna.

canna

disco forato p e r
r e g o /a re / / foro di presa
— ca m era d i
espansione

f>isco f o r a to p is to n e J » 1
p e r rego/a re / /
foro c/i p r e s a

(fig. 22)

b)- Il re g o la to re è fo rm a to da un co rp o c ilin d ric o a ttr a v e r s a to da


alcuni condotti d i d iv e rs a g ra n d e z z a (fig. 23). F acen d o c o in c id e re uno
dei condotti con il fo ro di p r e s a si o ttien e la voluta v a ria z io n e nella
so ttra z io n e dei gas.
- 39 -

Q uesto s is te m a o ffre il vantaggio di p o te r e ffe ttu a re una fre q u e n ­


te p u lizia del re g o la to re , in quanto q u e st'u ltim o può fa c ilm e n te ess_e
re rim o s s o d a lla sua sed e. (F u c ile m itra g lia to re "B ren ").
----- W
BR £N
foro ài p r o s a
vola (a

p is t o n e va lva /a forata.

(fig. 23)

D isp o sitiv i con re g o la to ri del volum e d e lla c a m e ra di e sp an sio n e (fi­


g u ra 24).
Il volum e d e lla c a m e ra può e s s e r e re g o la to avvitando o svitando
o pportunam ente il tappo di c h iu su ra d ella c a m e ra s te s s a . V ariando
il volum e m uta il v a lo re d ella p re s s io n e dei gas ed in conseguenza
l'im p u lso sul p isto n e ( m itr a g lia tr ic e | ''H o tc h k iss" cal. 8).

foro d i p re sa
folata

tappo regolatore Pista>/?e


d e / volume della camera
cam era d'espansione

(fig. 24)

D isp o sitiv i con re g o la to ri dello s c a r ic o .

Anche q u e sti d isp o sitiv i possono a v e re v a ria c o stitu zio n e . Ne d e ­


s c riv ia m o alcu n i.
a)- Il re g o la to re è fo rm a to da un tappo c ilin d ric o (fig. 25) su cui
sono ric a v a ti dei fo ri p e r lo s c a ric o dei gas ed unlappendice tro n c o -
conica la quale si alloggia a g iu sta m is u ra n e lla a p e rtu ra d ella carne
ra . Il tappo è avvitato ad u n'appendice del m anicotto, sicch é s v ita n ­
dolo od avvitandolo opportunam ente è p o ssib ile re g o la re la luce p e r il
d eflu sso dei gas. Una n u m erazio n e e s te rn a consente di c o n o sc e re la
g rad u azione del tappo, che può e s s e r e fis s a to n e lla p osizione voluta
m ediante riteg n o e la stic o (M itra g lia tric e "B red a 37").

Tappo re g o la to re dello scarico foro d/ p re sa g a s


V olata
■*

tappo regolatore manicotto p is to n e

(fig. 25)

b)- Il re g o la to re è c o stitu ito da un anello fo ra to (fig. 26) con fo ri


di v a ria g ran d e zz a , che è in v estito su lla canna e su e s s a può ru o ta ­
re . Un can ale di d eriv a zio n e ric a v a to n ello s p e s s o re d ella canna con
sen te di e lim in a re una p a rte dei gas s o ttr a tti.

(fig. 26
- 41 -

Facendo c o in c id e re opportunam ente i d iv e rs i fo ri del d isco con il


canale è p o ssib ile re g o la re la quantità di gas che debbono e s s e r e eli
m in ati. (M itra g lia tric e "S. E tien n e").

I d isp o sitiv i di p re s a g o no fre q u e n te e m in u zio sa p u li­


zia. I re s id u i c a rb o n io si dei gas c re a n o in c ro s ta z io n i nei condotti e
sul p isto n e v arian d o il co m p o rtam en to di e s s i e, quindi, il rendime_n
to d e ll'a rm a .

Sistema ad utilizzazione della pressione dei gas: alla volata

A lla volata d ella canna è in v estito un m anicotto c ilin d ric o fisso o


m obile (avvitato a lla canna) e n tro cui può s c o r r e r e una coppa collega
ta a ll'o ttu r a to re a m ezzo di leve e tira n ti. I gas che seguono il p r o ­
ietto , espandendosi nel m anicotto, producono il m ovim ento della cop
pa ed in conseguenza l'a p e r tu r a d e lla c u la tta . Quando l'a r m a va in
c h iu su ra , p e r d iste n sio n e della m o lla r ic u p e ra tric e , l'a n e llo em bolo
rito rn a n e lla posizio n e p rim itiv a .

m o///z r ic u p e r a irice

(fig. 27)
Sistemi ad utilizzazione del rinculo: della bocca da fuoco:
. a corto rinculo.

E ' s is te m a a canna s c o rre v o le in d ie tro . A lla d efla g raz io n e della


c a ric a di lan cio la p re s s io n e dei gas, agendo sul fondello del b o sso ­
lo e quindi su lla fa c c ia d e ll'o ttu ra to re , c o strin g e canna ed o ttu ra to ­
re a re tr o c e d e re u niti fino a che la canna non c o n tra s ta con un ta llo ­
ne lim ita to re . A questo punto l'o ttu r a to r e se m p re sotto l'a z io n e dei
gas com pleta la sua c o rs a a ll'in d ie tro , m e n tre la canna rito rn a n e lla
posizione o rig in a ria in v irtù d e lla sua m olla.
L 'o ttu ra to re , u ltim a ta la c o rs a re tro g ra d a , viene nuovam ente
spinto in avanti dal congegno di ric u p e ro .
In alcune a rm i l'u n io n e t r a canna ed o ttu ra to re è ottenuta a m ezzo
di g h ie re o blocchi che con m ovim enti ro ta to ri disim pegnano al m o­
m ento opportuno l'o ttu r a to r e . La canna può anche r ito r n a r e n e lla po­
sizio n e n o rm a le quando l'o ttu r a to r e , in fa s e di c h iu su ra , u rta contro
l'e le m e n to di unione spingendolo avanti e facendolo c o n te m p o ra n ea ­
m ente ru o ta re .

(fig. 28)

Sistemi ad utilizzazione del rinculo : della bocca da fuoco :


. a lungo rinculo.
Anche questo è s is te m a a canna sc o rre v o le in d ie tro . Canna ed ot
tu r a to re retro c e d e n d o uniti fino al lim ite d ella c o rs a a ll'in d ie tro del
l'o ttu r a to r e . M entre questo viene tra tte n u to dal dente di sc a tto , la
canna spinta d a lla sua m o lla ric u p e r a tr ic e viene p o rta ta in avanti prò
vocando l'e s tra z io n e del b o sso lo e l'e s p u ls io n e . Ad un d e te rm in a to
punto di ta le c o rs a in avanti la canna p ro v o ca l'a b b a ss a m e n to del deji
te di sc a tto . L 'o ttu ra to re lib e ro e so lle c ita to d a lla m olla di ric u p e ro
va avanti effettuando l'a lim e n ta z io n e e la c h iu su ra .
E ' q u e sta u n 'o rg a n iz z a z io n e m ecca n ic a c o m p le ssa e p e rc iò poco
sfru tta ta . tallone limitatore
motta ricupero
motta ricupero canna
o ttu ra to re

Peate arresto
otturatore
mo//a de//o scatto

tat/oae e dente d / sv/nco/o d e// ottur.


a/termine de/tavanzata de/fa canna

(fig. 29)
Sistemi misti - 43 -

- A rm i ad u tiliz z a z io n e dei gas a lla bocca p e r rin fo rz o del rin cu lo -

E ' un s is te m a s u s s id ia rio che in te g ra quello p rin c ip a le di alcune


a rm i a c o rto rin cu lo di canna (fig. 30). Il c a ste llo d e ll'a rm a preseci
ta a lla volata un m anicotto c ilin d ric o (c a m e ra di espansione) nel qua
le affluiscono p a rte dei gas che seguono il p ro ie tto . La canna, s c o r ­
rev o le in d ie tro , p o rta a sua volta a lla volata un ris a lto a n u la re che
a d e ris c e a lle p a re ti del m anicotto. I gas che si espandono nel m an i­
cotto, agendo sul ris a lto , d e te rm in a n o la re tro c e s s io n e della canna
facilitan d o il m ovim ento di rin cu lo del co m p lesso m obile.

r/salfo anulare

(fig. 30)

O ltre ai s is te m i so p ra c o n sid e ra ti ne e sisto n o a ltr i. E s s i sonopje


rò abbandonati in quanto il lo ro ren d im en to è a sso lu ta m e n te inadegua
to a lle d iffico ltà di re a liz z a z io n e ed a ll'a lto costo di produzione.

CANNA (Vedi Capitolo II).

CULATTA (O c aste llo ).

Ha la funzione di c o lle g a re le v a rie p a rti e di co n te n ere il m ecca


n ism o d e ll'a rm a . E ' un pezzo cavo v a ria m e n te sagom ato a seconda
d ella fo rm a d elle p a rti e congegni che deve c o n te n ere . P e r la sua
sp e c ia le c o stitu zio n e - n o rm alm e n te di f e r r o te m p ra to a pacch etto o
di a cc ia io dolce cem en tato - è p o ssib ile la v o ra rla agevolm ente, f a ­
cendole a c q u is ta re la n e c e s s a r ia d u re z z a a lav o ro u ltim ato . E s s a co
stitu is c e il p rolungam ento della canna n e lla p a rte p o s te rio re ed è ad
e s s a unita m ediante a v v ita tu ra od in c a s tri.
La c u la tta si tro v a in tu tte le a rm i a rip e tiz io n e au to m atica (a t i ­
ro continuo ed in te rm itte n te ).
- 44 -

Il c a s te llo , m olto più co m p lesso e p e san te , si ha solo n e lle a rm i


a funzionam ento autom atico di una c e rta potenza (fucili m itra g lia to ri
e m itr a g lia tric i). F anno eccezio n e le p isto le .
MECCANISMO DI CHIUSURA

Congegno per la manovra : dispositivo di ricupero.


hiv*'
Il £JjSÉ®éSk° di ric u p e ro , elem ento c a r a tte r is tic o d elle a rm i a u to ­
m atich e, è c o stitu ito da una m olla (o da un s is te m a di m olle) che, d_e
fo rm a ta e la stic a m e n te (c o m p re ssa o d iste s a ) d u ran te il rin cu lo , r i ­
p ren d e, a rin cu lo ultim ato , la fo rm a p rim itiv a , consentendo l 'i n v e r ­
sione del m oto delle p a rti m obili.-^ -" ,4* q- gv*
Il d ia m e tro del filo, il rag g io d ella m olla e il n u m ero delle s p ire ,
debbono e s s e r e opportunam ente c a lc o la ti p e r so d d isfa re a due condi­
zioni e s se n z ia li, sp e cie quando l 'a r m a a ssu m e fo rte elevazione:
- a s s o r b ir e , d u ran te il rin cu lo , su fficien te e n e rg ia p e r r ip o r ta r e
agevolm ente le m a s s e m obili in c h iu su ra;
- m a n te n e re la m a s s a rin cu lan te in c h iu su ra co m pleta.
Nel c alco lo delle c a r a tte r is tic h e da d a re a lla m olla (o al s iste m a
di m olle), o c c o rre te n e r conto-del p eso d ella m a s s a rin cu lan te , d e l­
la lunghezza del tr a tto da p e r c o r r e r e , d e ll'a ttr ito p e r la in te ra c o r ­
sa di rito rn o d e ll'o ttu ra to re e dello sfo rz o p e r e s t r a r r e la nuova c o r
tu c c ia dal se rb a to io o p e r a z io n a re il congegno di a lim en tazio n e.
La m olla o le m olle che co stitu isc o n o il congegno sono o rd in a ria ­
m ente ad e lic a c ilin d ric a , talv o lta in v e stite su a s te di guida.
G e n eralm en te la m a s sa rin c u la n te co m p rim e la m olla o le m olle
co n tro un so stegno fisso ; le m olle possono v e n ire anche d is te s e n e l­
la fa se a p e rtu ra e ciò risu ltajje^o ricam en te equivalente.
R isp etto a ll'a r m a , il congegno può e s s e r e :
- a n te rio re ;
- p o s te r io re .
MECCANISMO DI CHIUSURA

Il meccanismo di chiusura consente la chiusura temporanea meccanica


ompleta ) ed ermetica della bocca da fuoco e presiede alle fasi di apertura e di
usura della bocca da fuoco.

congegno per la manovra


- 45 -
Otturatore

uO L’otturatore è la parte essenziale del meccanismo, compie il movimento di


te retrocessione sfruttando l’energia dei gas prodotti ' dalla
?
c a ric a di lancio e l'in v e rs io n e del m oto ad o p e ra del congegno di r i ­
cu p ero , ad eccezione d e ll'a rm a m e n to in iz ia le p e r cui è ric h ie s ta la
»ceH m anovra a m ano.
ce
N ella p ro g ettazio n e d e ll'a rm a , l'o ttu r a to r e ric h ie d e uno studiopa_r
re -«
o tic o la re p e r s ta b ilirn e la fo rm a , le d im ensioni, il peso e l'appoggio,
X! S
te 0) v a ria b ili a seconda del tipo di a rm a e del sis te m a di funzionam ento.
a •i-H

< o
>
P e r r e s i s t e r e al notevole a ttrito che si g e n e ra d u ran te il suo m o­
E‘
+o2 vim ento, ed a cau sa d e ll'e le v a ta c e le rità di funzionam ento che si ha
S -5 -40-i3
n elle a rm i a rip e tiz io n e a u to m atica, l'o ttu r a to r e è di a cc ia io v a r ia ­
(V m ente leg ato. In e s s o sono ric a v a ti allo g g iam en ti, fo ri, incavi, sg u ­
0) sci, r is a lti che gli consentono di c o m p iere , o ltre la p a rtic o la re fun­
C <v
O
O a< zione di c h iu su ra quelle re la tiv e a ll 'a li m entazione, e stra z io n e , espul
sione ed a ltr e m eno im p o rta n ti.
Negli o ttu ra to ri p ren d iam o in e sam e le dim en sio n i, la fo rm a e
ILaggoggjo.
a
>
o. a)- F o rm a e d im e n sio n i.
co3
S; A seconda delle d im ensioni gli o ttu ra to ri possono e s s e r e c la s s i­
c3*
T3.
■H
fic a ti in:
»
uo3■ - o ttu ra to ri c ilin d ric i;
4) — otturatori prismatici;
<D - o ttu ra to ri a ciocco.
£3 Gli o ttu ra to ri c ilin d ric i hanno le dim ensioni longitudinali alm eno
a
<v q u a ttro o cinque volte quelle tr a s v e r s a l i (fig. 31).
ocot-> £V
tfl
co CUi
CO

JL

(fig. 31)
Agli o ttu ra to ri c ilin d ric i di fo rm a c ilin d ric a può e s s e r e c o n sen ti­
to il m ovim ento di s c o rrim e n to e di ro taz io n e n e lla c u latta o nel c a ­
ste llo , m e n tre a quelli di fo rm a p ris m a tic a il solo m ovim ento di s c o r
rim en to .
46A

A seconda della lo ro fig u ra g e o m e tric a gli o ttu ra to ri si dicono di


fo rm a c ilin d ric a , p ris m a tic a , ecc. .

b)- Appoggio.
L 'appoggio im p ed isce che l'o ttu r a to r e , in cv
tro c e d a a ll'a z io n e dei g as, p ro d o tti dalla ''
di lancio, su lla p a rte a n te rio re (ap e1"'
c a rtu c c ia ) (1).
L 'o ttu ra to re può e s s e r e ..stello) in
i^iiV
un punt e1 ^ A s im m e tric o o
X®1 \^v
asinitné co.
/ .n ette a ll'o ttu ra to re di re-
A
A & <ir 5.é%^ r a a ll'a tto dello sp a ro , p erch è
. ^ r i p a r t i t o su tu tta la m a s sa .
A 1 <?"
„A <A"*ato p e r la p osizione e la fo rm a .
^ ^ ------------- ----------
,e>'
A o°-
J ? eA A
, A ,0 A
<i$r _ A e

A 0A ? s te rio re ,
o A

(1)- Non hanno un appoggio p e r c o n tra sto di p a rte le a rm i a canna


f is s a ed o ttu ra to re rin cu lan te (bloccaggio lab ile ). In queste a_r
m i l'o ttu r a to r e viene tenuto in c h iu su ra dosando opportuname_n
te la sua m a s sa e la re s is te n z a del congegno di ricu p e ro .
— 4:6- B

L’appoggio impedisce, pertanto, che l’otturatore, in chiusura completa, re­


troceda all’azione dei gas, prodotti dalla deflagrazione della carica di lancio, sul­
la teriore (apertura prematura della camera di cartuccia).
Appoggio assoluto.
L’appoggio è assoluto quando :
• tutta o parte della superficie posteriore dell’otturatore prende appoggio contro
la culatta;
■ appositi vincoli - organi di appoggio - collegano stabilmente l’otturatore alla
culatta.
Gli organi di appoggio possono essere portati dall’una o dall’altra delle parti
da collegare ed hanno forme diverse, ma tutti possono rientrare in una delle se-
guenti categorie :
. organi di appoggio all’otturatore o alla bocca da fuoco - risalti -
. organi di appoggio dall’otturatore, dalla bocca da fuoco o da parti ad
essi collegate - blocchi -
. organi di appoggio all’otturatore q alla bocca da fuoco - bielle arti­
colate^
L’otturatore può essere appoggiato alla culatta (o al castello) in un punto
qualunque della sua lunghezza, pertanto per la posizione l’appoggio può essere:
V anteriore;
© centrale ;
© posteriore;
ed in tutti i casi :
simmetrico o asimmetrico.
L’appoggio anteriore simmetrico permette all’otturatore di resistere meglio
al tormento che si genera all’atto dello sparo, si evitano, infatti, le flessioni late­
rali dovute al carico di punta, si ottiene una uniforme ripartizione delle solleci­
tazioni.
La forma e il sistema di appoggio può permettere, anche, una classificazione
dei meccanismi di chiusura :
— Meccanismi di chiusura con otturatore ad alette :
r i 'O-i
■ appoggio ad alette fisse al cilindro; n 1} j

. appoggio ad alette su testa mobile girevole; (Vv)iwu CH6 P,


. appoggio a ghiera girevole. \+
— Meccanismo di chiusura con otturatore oscillante: (W\ -L : ^ V)
. appoggio a tallone ;
. appoggio a gradino ;
— Meccanismi di chiusura con blocchi esterni all’otturatore:
. appoggio a blocco girevole ;
. appoggio a blocco scorrevole;
— Meccanismi di chiusura con otturatori a blocchi oscillanti :
. appoggio a puntello articolato. (p
— Meccanismi di chiusura con appoggio a bielle articolate: (non trova impiego).
Appoggio ad a le tte fis s e al c ilin d ro . - Il c ilin d ro (o ttu ra to re ) è m u n i­
to a ll'e s tr e m ità a n te rio re di due o t r e a le tte che fanno corpo con il
c ilin d ro o sono ric a v a te su una te s ta fis s a ta con v iti al c ilin d ro ste_s
so. T ali a le tte possono s c o r r e r e e ru o ta re n e lla c u la tta a m ezzo di
sc a n a la tu re longitudinali e t r a s v e r s a l i. Com piuto il p e rc o rs o in sen
so longitudinale, e s s e , p e r il m ovim ento di ro taz io n e d e ll'o ttu ra to ­
re , si adattano n e lle sc a n a la tu re e lic o id a li prendendo appoggio sui
t r a t ti te rm in a li di e s s e .

Appoggio ad a le tte su te s ta m obile g ire v o le . - L 'o ttu ra to re p o rta a l­


la sua e s tr e m ità a n te rio re una te s ta m unita di a le tte e s c o rre v o le a
m ezzo di un gam bo nel c ilin d ro . Sul gam bo è ric a v a to un dentino che
può s c o r r e r e lungo una sc a n a la tu ra elico id a le a la rg o p a sso p r a tic a ­
ta nel c ilin d ro s te s s o . A m ezzo di ta le dentino il m ovim ento longitu
dinaie del cilin d ro p roduce, ad \m c e rto punto della sua c o rs a in avaji
ti, un m ovim ento ro ta to rio della te s ta . E ' con ta le ro taz io n e che le
a le tte si allogano n egli incavi d ella c u latta dando appoggio a ll'o ttu ra
to re .

Appoggio a ta llo n e . - Si ris c o n tra negli o ttu ra to ri o sc illa n ti; il ta llo ­


ne, rica v ato n e lla p a rte p o s te rio re d e ll'o ttu ra to re , in appoggio si in
s e r is c e in un incavo della c u latta o del c a ste llo (fig. 33).

Appoggio a puntello a rtic o la to . - E ' re a liz z a to in qualche a rm a a sot


tra z io n e dei gas d a ll'a n im a di canna. L 'a rtic o la z io n e è ottenuta m e ­
diante una b iella ed una c o n tro b iella che collegano l'o ttu ra to re con
la m a s s a m obile. Quando si d e te rm in a il m ovim ento di ch iu su ra del
l'a r m a l'o ttu r a to r e viene fe rm a to d alla cu la tta , m en tre l'u lte r io r e
c o rs a in avanti della m a s sa m obile aziona la biella e la co n trobiella
- 48 -

in modo che q u e st'u ltim a , so llev an d o si, vada a p u n te lla rsi co n tro il
c a ste llo . A ll'in iz io del m ovim ento di a p e rtu ra la m a s s a m obile a r ti
cola b ie lla e c o n tro b iella co sicch é la c o n tro b iella si ab b assa, p erd e
l'appoggio dal c a ste llo , consentendo la u lte rio re c o rs a a ll'in d ie tro
d ella m a s sa m obile e d e ll'o ttu ra to re (fig. 34).

p u n te eta p p o g g io a / c a s t e l l o

(fig. 34)

Appoggio a blocco g ire v o le . - E ' c e n tra le , a s im m e tric o . Il blocco,


o rg an izzato e la stic a m e n te m ediante una m olla a lam in a, è im p ern ia
to a lla c u la tta e può ru o ta re . Quando l'o ttu r a to r e è in c h iu su ra com
p ietà, .il blocco ris u lta alloggiato in un incavo e s is te n te n e lla p a rte
in fe rio re d e ll'o ttu ra to re , contribuendo con la m olla del congegno di
ric u p e ro a m a n te n e re l'a r m a in c h iu su ra . Al rin cu lo , il blocco ru a
ta disim pegnando l'o ttu r a to r e che può co n tin u are la sua c o rs a r e tro
g rad a (fig. 3 5). E ' un appoggio poco sta b ile .
- 49 : ^ ■ «

V / /// / / / / / / / /////////7 7 r n 7 '7 /7 . T o K q^ t

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(fig. 35)

Appoggio a blocco s c o rre v o le . - Il blocco è sc o rre v o le lungo guide in


clin ate del c a ste llo . E ' re s o e la stic o m ed ian te m olla a lam in a (od a
sp ira le ) situ a ta a lla sua b a se . Quando la m a s s a m obile avanza, il
blocco, so llevandosi, va ad in c a s tr a r s i n egli incavi d e ll’o ttu ra to re .
Al v e r if ic a r s i del rin cu lo il blocco si a b b a ssa p e r s c o rrim e n to sui
piani in clin ati, disim pegnando l'o ttu r a to r e (fig. 36).

* m m 77777 m
o ttu r a to r e
m m z m
i, , , , , , n > > r r ir * = - J ~D7r7 T 7 / / / / / 7 / /

(fig. 36)

ARMI - P a rte 1“
Di s n . - A r e AD. MTT.IT. - M O D E N A .
zione d e ll'o ttu ra to re p e r d isim p e g n a re le a le tte dalla cu la tta m obile,
si ha la ro tazio n e d ella g h ie ra p e r sc o rrim e n to su p iani in clin ati a l­
l'a tto del rin cu lo d ella canna. L 'o ttu ra to re ha quindi solo m ovim ento
di s c o rrim e n to . G en eralm en te, anzich é a v e re due sole a le tte se ne
hanno t r e o più d isp o ste secondo v a rie g e n e ra tric i, in modo da o tte ­
n e re lo svincolo d e ll'o ttu ra to re con una fra z io n e di g iro d ella g h ie ra
in fe rio re ai 90°. Ciò allo scopo di a c c e le r a r e il m ovim ento di r e tr o
c essio n e d elle m a s s e m obili (fig. 37).

------- OriHfr
otturatori*
------- QHP-TO

(fig. 37)

O ltre gli appoggi c o n sid e ra ti ne e sisto n o a ltr i che presentano o_r


g an izzazione m olto più c o m p lessa e sono poco u sa ti.

M aneggio d e ll'o ttu r a to r e . - N elle a rm i a rip e tiz io n e autom atica la


m an o v ra d e ll'o ttu ra to re , p e r l'a rm a m e n to in iz iale, si effettua m e ­
diante un c a r r e llo di a rm a m e n to (estern o ) che è collegato a ll'o ttu ra
to re .
- 51 -
V L A Mv-> fV "
- S iste m i di bloccaggio -

Appoggio labile.
Nei meccanismi di chiusura con otturatore ad appoggio labile, l’otturatore,
cilindrico o prismatico, non si vincola alla culatta, ma si limita ad appoggiarsi
al vivo di culatta opponendo alla pressione dei gas la sua massa e la resistenza
del dispositivo di ricupero.
Questi meccanismi hanno, quindi, manovra semplicissima, in quanto limi­
tata al movimento di avvicinamento e di allontanamento, realizzato per trasla­
zione assiale dell’otturatore solle tato d l dispositivo motore - bossolo -.

L’appoggio labile trova larga applicazione nelle armi a canna corta e con
non elevate pressioni massime, ma il suo impiego è precluso alle armi nelle quali
la deflagrazione genera elevate pressioni.
Ciò ha dato origine agli studi per la realizzazione di sistemi di ritardo della
apertura che però lasciano inalterate le caratteristiche di semplicità della ma­
novra.
I sistemi di ritardo più impiegati sono :
. a lanciata, quando si fa avvenire la percussione qualche istante prima della
chiusura in modo da opporre alla pressione dei gas anche l’energia residua del
dispositivo di ricupero;
. a bielle articolate, quando si collega l’otturatore al castello tramite bielle arti­
colate il cui snodamento richiede un certo tempo;
. per contrasto di piani inclinati, quando l’otturatore è collegato al castello da
blocchi scorrevoli lungo piani inclinati il cui movimento richiede un rallenta­
mento dell’apertura.
I sistemi anzidetti non hanno del tutto soddisfatto, ma recentemente alcuni
prototipi ripropongono e risolvono il problema suddividendo l’otturatore in due
parti. Ciò consente di ritardare l’apertura in quanto la parte anteriore dopo un
breve arretramento libero è costretta a rallentare il suo movimento per reinse-
rìrsi tutta o in parte nel corpo dell’otturatore.
Congegno per In tenuta ermetica
Il congegno per la tenuta ermetica ha il compito di evitare, nel modo più
assoluto, la fuoriuscita dei gas dalla culatta ,i suoi requisiti debbono essere:
. elevata elasticità;
. istantaneità e sicurezza di funzionamento.
Il congegno è costituito, nelle armi portatili, dallo stesso contenitore della
carica - bossolo - le cui pareti, per azione dei gas, aderiscono a quelle dello spazio
di caricamento con una pressione pari a quella esistente nell’anima.
Congegno per la manovra
Il congegno per la manovra è costituito da :
. dispositivo motore ;
. dispositivo di ricupero;
. carrello di armamento, (o manubrio, maniglie di manovra, leve di manovra).
La seconda, ueterm in an d o la e s a tta posizio n e del fo ro di p re s a lun
go la canna, in re la z io n e al tem po o c c o rre n te :
. . al p ro ie tto , p e r p e r c o r r e r e il tr a tto di canna t r a il fo ro di p re s a
ed il vivo di volata;
. . ai g as, p e r v in c e re l'in e r z ia delle m a s se m obili e la r e s is te n z a
del congegno di ric u p e ro ;
. . a ll'o ttu r a to r e p e r c o m p iere d e te rm in a ti m ovim enti p rim a di p e r ­
d e re l'appoggio.

CC AWI-SM 0
<3QH&Bg8£-DI SPARO.

Ha la funzione di f a r p a r tir e il colpo o i colpi a volontà del tir a to


r e . C onsta d e tte -p a rti p re p o s te a llo sc atto e d-a lla p e rc u s s io n e .

a) S c a tto .

Lo sc a tto p e rm e tte al tir a to r e di f a r p a r tir e il colpo o i colpi nel


m om ento voluto. R isu lta, n o rm a lm e n te , c o stitu ito d alle seguenti pa_r

CO/v-td' oL* ° ‘ ^ ^ -----«•


- un g rille tto , lev a a fu lc ro c e n tra le , avente un b ra c c io a fo rm a s e ­
m ilu n a re , detto coda su cui a g isc e il tir a to r e ed un b ra c c io con cui
tr a s m e tte il m ovim ento allo sc a tto (fig. 38).

una lev a di sc a tto , re c a n te a ll'e s tr e m ità di uno dei b ra c c i il dente


- 53 -

di sc a tto che ha il com pito di tr a tte n e r e dente di scatto

le m a s se aU

- una o più m olle che hanno la funzione di


r ip o r ta r e in p o sizio n e o rd in a ria le leve coda
quando c e s s a l'a z io n e del t ir a to r e . E s s e 0 Ah ±

possono e s s e r e a lam in a od a s p ira le .


(fig. 38)
A lcuni congegni, p e r c o n fe rire una m ag g io re p re c is io n e a ll'a r m a ,
hanno una sp e c ia le c o stitu zio n e ed o rg an iz za zio n e d elle p a rti p e r cui
il tir a to r e ha la p o s s ib ilità di a v v e rtire l'is ta n te im m e d ia ta m en te p re
cedente lo sc a tto . T ale s e n s ib ilità è o ttenuta disponendo o pportuna­
m en te i punti di ap p licazio n e d elle lev e che com pongono il congegno,
oppure sdoppiando il m ovim ento di sc a tto in due tem p i a m ezzo di op
p o rtu n a sa g o m a tu ra (gobbe) di uno dei due b ra c c i del g rille tto .
N elle m itr a g lia tr ic i al posto del g rille tto si ha una leva con uno o
due bottoni su cui a g isc e il tir a to r e ; in ta l c aso ha la denom inazione
di lev a di sp a ro (fig. 39).

denie
d i scatto

(fig. 39) (fig. 40)

T alv o lta al posto d e lla lev a di sc a tto si tro v a un blocco di sc atto


su cui è ric a v a to egu alm en te a m ezzo di opportuna sa g o m a tu ra il den
te di sc a tto (m o sch etto a u to m atico " B e re tta " ) (fig. 40).
In qualche congegno la leva di sc a tto può anche m a n c a re ed a llo ­
r a il dente di sc atto è p o rta to d ire tta m e n te dal g rille tto o d alla leva
di sp a ro (fu cile se m iau to m atico "G arand") (fig. 38).
In talu n i congegni, o ltre i su d d etti ele m e n ti c o stitu tiv i e ss e n z ia ­
li, vi possono e s s e r e aggiunte a ltr e p a rti: co n tro lev a di sc atto , leva
di tra s m is s io n e dello sc atto , n o ttolin i, a s te , ecc . che tendono a m i
g lio ra re il funzionam ento dei congegni s te s s i.
L 'o rg a n iz z a z io n e del congegno è in re la z io n e al funzionam ento del
l'a r m a di cui e s s o fa p a rte . E s s a deve p o te r c o n se n tire :
n e lle a rm i au to m atich e a tir o continuo, che gli o rg an i del con
gegno, sotto la p re s s io n e del t ir a to r e , vengano e s c lu s i dal funziona-
w -------

m ento d elle m a s s e m obili e ta li rim an g an o fino a che c e s s a detta a-


zione;

b)- n e lle a rm i au to m atich e a tir o in te rm itte n te , che le m a s se mo


r --------- ------ ___--------
b ili, p u r p erd u ra n d o l'a z io n e del tir a to r e , siano fe rm a te ad ogni col
p o ^ Q u e s t'u ltim a p o s s ib ilità è ottenuta disponendo le p a rti del congq
gno in m a n ie ra ta le che, avvenuto lo sc atto , e s s e p o ssan o d isim p e ­
g n a rs i t r a lo ro e ria c q u is ta re indipendentem ente la lo ro posizione or­
d in a ria .

Una c e rta c o m p le s sità p re s e n ta l'o rg a n iz z a z io n e del congegno nel


le a rm i a doppio funzionam ento, dovendo e s s a p e rm e tte re n e lla m ede
sim a a rm a e il tir o continuo e il tir o in te rm itte n te . D etto funziona­
m ento è, di n o rm a , ottenuto:
© a m ezzo di due g r ille tti agenti ciascu n o su p a rti d istin te del con
gegno (m o sch etti a u to m atici " B e re tta " ) (fig. 41 );

dente d i sc a tto

(fig. 41)
)
a. ÌLl-wH n~-
- 55 -

$ a m ezzo di in d ici di tir o che, opportunam ente sag o m ati e dispo


sti, p erm etto n o di v a r ia r e la p o sizio n e o il m ovim ento di uno degli
elem en ti del congegno (c a ra b in a "W in c h este r" M 2 - fu cile m itra g lia
to re "B re n ").
Il congegno di sc atto può a g ire sui seg u en ti elem enti:

<iecc*n . m a s s a b atten te (m itra g lia tric e "B red a 37", fu cile m itra g lia to re
a; "B re n " e "B. A. R. ");
i’ì 10 S 0 ^ ^
. o ttu ra to re (m oschetto auto m atico "B e re tta " );
COngeg^ 0 . p e rc u s s o re (m itra g lia tric e "B row ning" cal. 12, 7);
di
percussione . cane (p isto la " B e re tta " , fu cile sem ia u to m a tic o "G arand" e c a ra
bina W in ch ester").

b) P e rc u s s io n e .

La p e rc u ssio n e p rovoca, a m ezzo d 'u rto , la detonazione d ella ca_s


su la p e r a c c e n d e re la c a ric a di lan c io . E s s a può av v en ire:
- p e r la n c io , quando si ha la p ro iez io n e in avanti del p e rc u s s o re
da p a rte di una m o lla, o p e r azione di una leva;
- p e r b attu ta, quando si ha la b attu ta di un cane o di un tallo n e con
tr o la p a rte p o s te rio re del p e rc u s s o re .
5 p e c i a 11
O ltre le dette o rg an iz za zio n i ve ne sono a ltr e p a r tic o la r i, com e
Mlg
q u elle dei congegni con p e rc u s s o r i f is s i a ll'o ttu r a to r e o a lla m a s sa
Scuwflfzi-o se
b atten te oppure al congegno m o to re in cui la p e rc u ssio n e avviene p e r
azione d ire tta di d e tti e le m e n ti.
La c o stitu zio n e del congegno v a ria in re la z io n e a lla sua o rg a n iz ­
zazione.
I congegni con la p e rc u ssio n e o rg a n iz z a ta p e r lancio sono c o s ti­
tu iti:
- da un p e rc u s s o re del tipo a ste lo , che p re s e n ta :
. una punta a c c ia ia ta , talune volte ric a m b ia b ile , che p e r com pie­
r e la b attu ta d ella c a ss u la , sp o rg e da un fo ro p ra tic a to su lla fac
e ia a n te rio re d e ll'o ttu ra to re ;
. una te s ta o c o lla re ;
. un gam bo o corpo, n e lla cui p a rte p o s te rio re è rica v ato , in posi
t
zione conveniente, il dente di a r r e s to (fig. 42;
= E ^ p u n ta
y
dente d/ arresto gam bo testa o cotta re

(fig. 42)

9 da una m o lla , la quale avvolge il gam bo e tro v a appoggio su lla t e ­


sta del p e rc u s s o re e s u ll'o ttu ra to re .

In alcuni di d e tti congegni il lan cio è ottenuto a m ezzo di una leva


che, im p e rn ia ta a lla m a s s a m obile, con un b ra c c io a g isc e sul p e r ­
c u s s o re (m o sch etto auto m atico " B e re tta " 38/A ).
I congegni con la p e rc u ssio n e o rg a n iz z a ta p e r b attu ta sono c o s ti­
tu iti:
« da un p e rc u s s o re di fo rm a q u asi sim ile a quella dei p e rc u s s o ri a
ste lo m a di dim en sio n i in fe rio ri (fig, 43);

(fig. 43)

& da una m olla che ha il com pito di r ip o r ta r e il p e rc u s s o re in p o s i­


zione p rim itiv a dopo avvenuta la p e rc u ss io n e . T alv o lta la m olla
può m a n c a re e l'a rm a m e n to del p e rc u s s o re è ottenuto con oppn r-
tuni p iani in c lin a ti e s is te n ti n e lla c u la tta o p o rta ti da a lt r i elem en
ti (c a ra b in a "W in c h este r" - fu cile sem ia u to m a tic o " G arantì" - fu ­
c ile m itra g lia to re "B. A. R. ");

(fig. 44) (fig. 45)


57

- da un cane o da un ta llo n e . Di q u e sti il p rim o è im p e rn ia to a lle p a r


ti f is s e d e ll'a rm a ; il tallo n e è invece p o rta to dalla m a s s a m obile
(fig u re 44 - 45 - 46).

(fig. 46)

CONGEGNO DI ESTRAZIONE ED ESPULSIONE.

Il congegno di e s tra z io n e ed e sp u lsio n e ha il com pito di e s t r a r r e


il bo sso lo d alla c a m e ra di c a rtu c c ia dopo la p a rte n z a del colpo e di
e s p e lle rlo d a ll'a rm a .
Il congegno è c o stitu ito :
* da un e s tr a tto r e ;
a da un e sp u lso re ;
■a da m o lle p e r l'o rg a n iz z a z io n e e la s tic a dei due e lem en ti.

E s t r a t to r e . - L 'e s tr a tto r e è n o rm a lm e n te d isp o sto in una scan ala


tu ra od allo ggiam ento d e ll'o ttu ra to re e sp o rg e davanti a questo con
una e s tr e m ità opportunam ente foggiata, in m a n ie ra da p o te r aggan­
c ia re l'o r lo del b o sso lo . D etta e s tr e m ità - unghia - deve a v e re d i­
m ensioni ta li da non la s c ia r e sfu g g ire il fondello del bossolo, indi-
d e rlo o a d d irittu ra tr a n c ia r lo .
Non p re se n ta n o d etta conform azione alcuni e s tr a tto r i non fis s a ti
s u ll'o ttu r a to re m a p o rta ti da a stu c c i s c o rre v o li lungo guide ric a v a te

‘ -, -"4
d.- ^ .
(fig. 47)

N elle a rm i con o ttu ra to re sc o rre v o le e t e s ta g ire v o le l 'e s t r a t t o re ,


al fine di r id u r r e g l'in ta g li da p r a tic a r e nel viv cu la tta, è a p p li­
cato sul c ilin d ro che è dotato di solo m ovim ento di s c o rrim e n to , ( m u n ì i ci-u-n )
Se l'e le m e n to di p r e s a d e ll'e s tr a tto r e c o stitu isc e una p a rte della
e s tr e m ità a n te rio re del c ilin d ro , la te s ta d e ll'o ttu ra to re è in cavata
in modo che vi p o ssa a llo g g ia re p e rfe tta m e n te il fondello del bossolo.
L 'e s tr a tto r e , n e lle a rm i ad u tiliz z az io n e d ire tta del rin cu lo , fun-
iona solo da tr a tte n ito r e del b o ss o lo .

Infatti, la e s tra z io n e del b o sso lo d a lla c a m e ra di c a rtu c c ia a w ie


ne p e r la p re s s io n e che i gas e s e rc ita n o sul suo fondello, p e r cui
l 'e s t r a t t o r e ha solo la funzione di a s s ic u r a r e la g iu sta p o sizio n e del
b o sso lo fino a ll'u r to c o n tro l'e s p u ls o r e .

E sp u lso re . - L 'e s p u lo re è c o stitu ito da una sp o rg e n za (dente, pio


lo, ecc. ) rip o rta ta n e lla c u la tta o nel c a s te llo d isp o sta dalla p a rte op
p o sta d e ll'e s tr a tto r e . Può e s s e r e rig id o od e la stic o . E ' re s o e la s ti­
co qualche volta p e r c o n se n tire il p a ssa g g io d e lle m a s se m obili.
L 'e sp u lsio n e è ottenuta con un m ovim ento ro ta to rio im p re s s o al
b o sso lo in seguito a ll'u r to violento co n tro l'e s p u ls o r e . E s s a può a v ­
v e n ire nel sen so v e rtic a le ovvero in quello o riz z o n ta le a ttr a v e r s o una
a p e rtu ra p ra tic a ta n e lla c u la tta o nel c a ste llo . Comunque e s s a si v e ri
- 59 -

fich i deve e s s e r e ta le che il bosso lo esp u lso non a rr e c h i danno al ti


r a to r e ed ai suoi v icin i.
L 'e sp u lsio n e si ha in fa s e di a p e rtu ra e se m p re p rim a che l'o ttu ­
r a to re abbia te rm in a ta la sua c o rs a re tr o g ra d a . Ciò a l fine di p e r-
m e tte re la p re se n ta z io n e di una nuova c a rtu c c ia a ll'o ttu r a to r e senza
inceppam enti.
T alvolta si notano delle eccezio n i ris p e tto a lla c o stitu zio n e c la s ­
sic a p rec ed e n tem en te c ita ta .
In alcune a rm i l'e s p u ls o re , c o stitu ito da un piolo e la stic o , è appU
cato s u ll'o ttu ra to re (fucile sem ia u to m a tic o "G arantì" e c a ra b in a "Win
C h ester").
In a ltr e l'e s p u ls o re m anca:
. l'e sp u lsio n e si ha p e r caduta del b o sso lo (m itra g l. "Brow ning");
. il b o sso lo non viene esp u lso , m a rip o rta to , dallo s te s s o e s tr a t-
to re , n e ll'a lv e o della la s tr in a (m itra g lia tric e "B re d a " 37).

M olle. - Le m olle possono e s s e r e a lam in a od a s p ira le . E s s e han


no il com pito di re n d e re e la s tic i:
- l'e s tr a tto r e affinchè p o ss a s c a v a lc a re l'o r lo del b o sso lo ed a g ­
g a n ciarlo ;
- l'e s p u ls o re quando questo deve s c o r r e r e in una sc a n a la tu ra d e l­
le m a s s e m obili.

M ancano di m olla gli e s tr a tto r i, c o sì d e tti a lam in a, in quanto la


e la s tic ità viene ad e s s i a s s ic u ra ta d a lla lo ro s te s s a lunghezza e spe_s
s o re . EIFMÉNfO. fNTRODUTT®<?E
MECCANISMO' DI C A R I C A M E N T O
CONTENITORI CéWG^CVnI© Dì
CONGEGNO DI ALIMENTAZIONE. pl£?OSiTlV0 SPOSTAT©£f-i>l5Tft!&V>rO££

Il congegno di alim en tazio n e p e rm e tte la e secu zio n e del ciclo fun


zio n ale di u n 'a rm a sen za d o v erla c a r ic a r e ad ogni colpo.
Il congegno può e s s e r e con s is te m a |a s e rb a to io , a/fnastro odjjla l a ­
s t r i n a . Q u esti due u ltim i s is te m i rich ied o n o un c o m p lesso di p a rti
p e r e ffe ttu a re il m ovim ento del n a s tro o d ella la s tr in a e p e r a s s ic u ­
r a r e la g iu sta posizio n e della c a rtu c c ia affinchè q u e sta p o ssa e s s e r e
sfila ta dal n a s tro o dalla la s tr in a ed in tro d o tta in c a m e ra di c a rtu c c ia .
V li* sJSL olii }*<yvV<JU CO*'
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Z fa**- €. ^U. o/>»»oCto- / y J m Vv ffvcftÀx.
60

SERBATOI.

I se rb a to i possono e s s e r e c o sì c la s s ific a ti:

- m o b ili/^ * )
-....... ^ > a secondo se possono e s s e r e rim o s s i c m eno d a ll'a rm a ;
- f is s i d \* A o V \. bvV-i

a n te r io ri "\ ^^Tvrj

- c e n tra li a secondo d ella lo ro p o sizio n e ris p e tto a ll'a r m a ;


- p o s te rio ri

- a c a ric a m e n to m ultiplo, quando le c a rtu c c e possono e s s e r e in tro ­


dotte tu tte in una volta (se rb a to i p ro n tam en te ric a ric a b ili);

a c a ric a m e n to su c c e ss iv o , quando le c a rtu c c e devono e s s e r e in tro


dotte su c c e ssiv a m e n te una p e r volta (se rb a to i non p ro n tam en te ri-
V7a\ —~"=c2t<
c a ric a b ili).

Noi t r a t t e re m o solo i s e rb a to i c e n tra li, a c a ric a m e n to m ultiplo e


su c c e ssiv o - f is s i e mobil i - tra la s c ia n d o gli a lt r i in quanto a p p a rte
n en ti a s is te m i poco a d o p e ra ti.

S erb ato i f i s s i . Sono c o stitu iti da:

- una sc a to la m e ta llic a ap p lica ta a lla c u latta;

- da un e le v a to re a m olla che ha il com pito di sp in g e re in alto le c a r


tu c c e . E sso può e s s e r e c o stitu ito da una suola lunga quanto le c a r ­
tu cc e so lle c ita ta in a lto da una m olla a s p ira le o a lam in a (fig. 48);

- oppure da un se m p lic e b ra c c io im p e rn ia to a ll 'e s tr e m ità a n te rio re


del se rb a to io e so lle c ita to da una m olla a lam in a (fig. 49). h
Quando, p e r a u m e n ta re la c a p a c ità del se rb a to io , le c a rtu c c e so
d isp o ste in e s s o s fa ls a te , la suola d e ll'e le v a to re p re s e n ta un g r a ­
dino longitudinale (fig. 50);

- da un a r r e s t a c a rtu c c e che p e rm e tte l'in tro d u z io n e d elle c a rtu c c e


d a ll'a lto in b a sso , m a non l'u s c ita dal b a sso in a lto . La c a rtu c c ia
s u p e rio re sp o rg e con l'o r lo del bosso lo in modo da p o te r e s s e r e
s fila ta d a ll'o ttu ra to re nel m ovim ento di c h iu su ra (fig. 50).
- 61

(fig. 48) (fig. 49)

La c a p a cità di d etti s e rb a to i non può e s s e r e g rande: v a ria da 6 a


8 c a rtu c c e disponendo g e n e ra lm e n te le c a rtu c c e s fa ls a te .
I se rb a to i f is s i sono a d o p e ra ti in alcune a rm i sem iau to m atich e
(fucile "G arantì").

(fig. 50)
Serbatoi m obili. Hanno la m ed e sim a co stitu zio n e dei se rb a to i f is s i.
Si differenziano da q u e sti p e r la fo rm a - possono e s s e r e a d o rso d rit
to o curvo (fig. 51) - e p e r cap a cità , potendo e s s i co n te n ere un m ag ­
g io r num ero di c a rtu c c e , d isp o ste su una o due file .
^ s e rb a to i m obili possono e s s e r e a p p lica ti a ll'a r m a tanto v e rtic a l
nte - su p e rio rm e n te od in fe rio rm e n te - quanto o rizz o n ta lm e n te
- a d e s tra o a s in is tr a - e ad e s s a f is s a ti a m ezzo di un gancio di r i ­
tegno (fig. 51).
serbatoio a c/orso d ritto serbatoio a dorso coreo

S erb ato i m obili


(fig. 51)

P a r tic o la r e fo rm a e c o stitu zio n e hanno i se rb a to i m obili a tam bu-


rof(tipo Lew is) ed a c a s s e tta in ^ jnL&oa-')

C a ric am en to dei s e rb a to i. Il c a ric a m e n to dei se rb a to i può e s s e r e e-


seguito:
- introducendo (a mano) le c a rtu c c e una p e r volta;
- ovvero introducendo sim u lta n e a m e n te più c a rtu c c e a m ezzo di
un c a ric a to re .

CARICATORE. - Il c a r ic a to r e è un involucro, g e n e ra lm e n te in lam ie


rin o , atto a te n e re riu n ite un c e rto n u m ero di c a rtu c c e ed a re n d e re
p o ssib ile il rifo rn im e n to del se rb a to io con una so la o p e ra zio n e . Il ca
r ic a to r e può e s s e r e se m p lice od a p acch etto .

à^) C a ric a to re s e m p lic e . S erve so ltan to p e r e ffe ttu a re il c a rica m e n to


del se rb a to io , dopo di che viene e s tr a tto . Può e s s e r e fo rm ato da:
- una la s tr in a (fig. 52);

- una lam in a avente i b o rd i rip ie g a ti in d en tro in modo da p o te r af


f e r r a r e i b o sso li a ll'o r lo del fondello. Una m olla a lam ina, f is s a ta in
te rn a m e n te al d o rso , ha il com pito d 'im p e d ire che le c a rtu c c e p o s s a ­
no sc iv o la re (fig. 53).
- 63 -

C a ric a to re a la s tr in a
(fig. 52)

Il c a ric a m e n to del se rb a to io si effettua p rem en d o con il p o llice le


c a rtu c c e in modo da fa r le u s c ire dal c a ric a to re ed e n tr a r e nel se rb a
toio, finché l'u ltim a c a rtu c c ia è a ffe rra ta d a ll 'a r r e s t a c a rtu c c e .

C a ric a to re a lam in a
(fig. 53)

b) C a ric a to re a p a cch etto (fig. 54). E ' p a rte in te g ra n te del s e rb a to ­


io p e rc h è rim a n e in e s s o finché l'u ltim a c a rtu c c ia non è s ta ta in tro ­
dotta n e lla c a m e ra di c a rtu c c ia . G e n eralm en te è ad in v o lu cro , cioè
c o stitu ito da un la m ie rin o rip ie g ato ad "U ". I fian ch i o guance hanno,
im m ed iatam en te dopo la rip ie g a tu ra , un r is a lto v e rs o l'in te rn o nel
quale fanno p re s a gli o rli o sc a n a la tu re del fondello dei b o sso li, i
fianchi sono anche le g g e rm e n te rip ie g a ti ai la ti p e r tra tte n e re le cajr
tu cce; i r is a lti di p re s a sono in te r r o tti v e rs o le e s tr e m ità p e r p e r ­
m e tte re a lle c a rtu c c e di s f ila r s i. Il pacch etto viene in tro d o tto nel
se rb a to io co m prim endo l'e le v a to re ed è tra tte n u to , quando è com pie
- 64 -

tam en te e n tra to , da un gancio a m olla che è a p p licato nel se rb a to io


s te s s o e che fa p r e s a in un r is a lto del d o rso o dei fianchi del pacch et
to (non sono n e c e s s a r i gli a r r e s t a c a rtu c c e ). L 'e le v a to re a g isc e con­
tr o la c a rtu c c ia in fe rio re , m a le c a rtu c c e non possono u s c ire p e rc h è
tra tte n u te dai b o rd i rip ie g a ti dei fian ch i del pacchetto; qundo l'u ltim a
c a rtu c c ia è s ta ta sfila ta , l'in v o lu c ro , non più tra tte n u to , cade a ttr a -
v e rs o a p p o sita a p e rtu ra oppure viene e sp u lso p e r una p a rtic o la re o r
g an izzazio ne del congegno di a lim en taz io n e (fucile m itra g lia to re "Ga
H. 1
ran d ").

C a ric a to re a pacch etto


(fig. 54)

I c a r ic a to r i a p a cc h etti possono e s s e r e :

s im m e tric i, quando possono e s s e r e in tro d o tti nel se rb a to io indif-


fe re n te m e n te da una p a rte o d a ll'a ltr a (fig. 55);

C a ric a to re sim m e tric o a d o rso curvo


(fig. 55)
- 65 -

- a s im m e tric i, quando, p e r p o te r e s s e r e in tro d o tti nel se rb a to io , r i


chiedono che s i o s s e rv i q u a l'è la p a rte a lta e la p a rte b a s s a (fig. 56).

C a ric a to re a s im m e tric o
(fig. 56)

NASTRI. - I n a s tr i possono e s s e r e di te la o m e ta llic i.

N a stro di te l a . E ' c o stitu ito da due bande di te la fo rte , unite una a l­


l 'a l t r a ad in te rv a lli di c irc a due c e n tim e tr i da punti m e ta llic i. Ogni
c a rtu c c ia tro v a alloggio in un tr a tto lib e ro t r a due punti contigui e vi
r e s ta tra tte n u ta p e r a ttr ito . Ogni n a s tro di te la è lungo tanto da con­
te n e re 200 o 300 c a rtu c c e (fig. 57). ; J
E ' s is te m a le g g e ro e poco in gom brante; m a il n a s tro di te la si de
te r io r a fa c ilm e n te con l'u s o e ris e n te tro p p o d e ll'u m id ità dando lu o ­
go a fre q u e n ti in ceppam enti.

A R MI - P a r te 1~
D isp. 5" - ACCAD. M ILIT. - MODENA.
- 66 -

N a stro m e ta llic o . E ' c o stitu ito da una caten a di e le m e n ti m e ta llic i,


m aglioni, uniti a snodo l'u n o a ll'a ltr o , ognuno dei quali contiene una
c a rtu c c ia che vi r e s ta tra tte n u ta p e r a ttrito (fig. 58).

i
LJ
N a stro m e ta llic o
(fig. 58)

L 'unione di un m aglione al su c c e ssiv o può e s s e r e ottenuta p e r me_z


zo di una lin g u etta, facen te p a rte di ogni m aglione, che s i in c a s tra
n ell'elerften to contiguo in modo da im p e d ire una se p a ra z io n e accide_n
ta le , m a consentendo la ro taz io n e re c ip ro c a .
T ipi c a r a tte r is tic i di n a s tro m e ta llic o sono:
a) il n a s tro " P rid e a u " , in cui ogni c a rtu c c ia fa da p ern o t r a due m a ­
glioni; quando la c a rtu c c ia viene s fila ta p e r e s s e r e in tro d o tta in c a ­
m e ra di c a rtu c c ia , uno dei m aglioni da e s s a u niti si sta c c a ; il n a s tro
quindi s i scom pone m ano a m ano che i colpi vengono s p a ra ti;

b) il n a s tro nH o tc h k issM, in cui ogni m aglione (rigido) contiene due o


t r e c a rtu c c e ; i v a ri m aglioni sono uniti m ediante p e rn i longitudinali.

Il n a s tro m e ta llic o è a g ran d e c a p a c ità e g e n e ra lm e n te può a v e re


lunghezza indefinita, sp e cie q u elli tipo " P rid e a u " , poiché gli elem en
ti si possono u n ire con gran d e fa c ilità . Di n o rm a , d u ran te il funzio­
nam ento d e ll'a rm a , e s s o va contenuto in una c a s s e tta che r e s ta fis s a
ta su l fianco d e ll'a rm a s te s s a .
Il n a s tro , s ia di te la che m e ta llic o , viene in tro d o tto n e ll'a rm a a t­
tr a v e r s o una a p e rtu ra tr a s v e r s a le del c a ste llo ed in p osizione ta le
che a m ezzo di uno sp o s ta to re , azionato dalle m a s s e m obili d e l l 'a r ­
m a, il n a s tro può, ad ogni colpo, s c o r r e r e di una lunghezza p a ri a l­
la d istan z a tr a una c a rtu c c ia e l 'a l t r a . D etto sp o s ta to re può e s s e r e :
a tam b u ro o a lev a.
- 67 -

Lo s p o s ta to re a tam b u ro è dotato di un m ovim ento ro ta to rio in to r


no ad a s s e lo ngitu d in ale. E sso è m unito di denti con i quali a ff e r r a
una c a rtu c c ia e, ruotando, obbliga il n a s tro a s c o r r e r e (fig. 59).

Lo s p o s ta to re a lev a è a fo rm a di sq u a d ra ed è im p e rn ia to nel go
m ito. Ad un b ra c c io di e s s o a g isc e u n 'a p p o sita tra s m is s io n e com an
data d a ll'o ttu ra to re , m e n tre l 'a l t r o b ra c c io com anda un c a r r e llo s c o r
rev o le , con denti a m olla, che obbliga il n a s tro a s c o r r e r e (fig. 60).
Una volta effettuato lo sp o stam en to la te r a le del n a s tro viene sfila
ta una c a rtu c c ia dal n a s tro e su c c e ssiv a m e n te so llev a ta od a b b a s s a ­
ta p e r e s s e r e p o sta in d ire z io n e d ella c a m e ra di c a rtu c c ia .
P a r ti del congegno im pediscono al n a stro , d u ran te lo sp a ro , di
c o m p iere m ovim enti.

cartuccia

S p o stato re a leva
(fig. 60)
S p o stato re a tam b u ro
(fig. 59)

LASTRINE. La la s tr in a è fo rm a ta da una banda m e ta llic a , su lla qua


le sono ric a v a ti gli allo g g iam en ti della c a rtu c c e (alveoli) e, p e r sta m
paggio, i r i s a lt i p e r d a re p re s a ag li o rg an i che provvedono al suo mo
vim ento (fig. 61).
- 68 -

La ls tr in a può co n te n ere poche c a rtu c c e ; tu tta v ia , q u esta lim ita ta


cap a cità non incide su lla c e le r ità di tir o d e ll'a rm a , poiché le l a s t r i ­
ne possono e s s e r e in tro d o tte n e ll'a rm a una dopo l 'a l t r a sen za che si
abbia alcuna in te rru z io n e nel tiro .

U G iu a ia ju iiiiC iiu ijiu u u w u iiìu u -

alveolo

L a s trin a
(fig. 61)

Lo s c o rrim e n to d ella la s trin a , analogam ente a quello del n a stro ,


è ottenuto a m ezzo di uno s p o s ta to re com andato da una p ia s tr a di aU
m entazione con sc a n a la tu ra a "z" che la m a s s a m obile tra s c in a nel
suo m ovim ento longitudinale. Un dente dello sp o s ta to re , im pegnato
n e lla sc a n a la tu ra a "Z " consente di o tte n e re dal m ovim ento longitu­
dinale d e lla p ia s tr a un m ovim ento tr a s v e r s a le dello sp o s ta to re s t e s ­
so; questo, a m ezzo di una leva, obbliga la la s tr in a a s p o s ta rs i (figu
r a 62).
A r r e s ta la la s tr in a d u ran te lo sp a ro una seconda leva che viene
azio n ata dallo sp o s ta to re .
Con il sis te m a di a lim en tazio n e a la s tr in a i b o sso li, anziché e s s e
r e e sp u lsi, sono r im e s s i n ei lo ro alv eo li.

& "> V

S p o stato re con p ia s tr a di alim en tazio n e


(fig. 62)
- 69 -
CONCnCÉSNO 5£C0NDC\R\d
Af<ÌEST ® P c t '<JT*VfJ T'--'rtg" A CARTOCCI fSAJRlTt
Ayvigo di serbatoio-vuoto. - L 'a v v iso di se rb a to io vuoto ha lo scopo
di f e r m a re l'o ttu r a to r e in posizio n e di a p e rtu ra , dopo la p a rte n z a del
l'u ltim o colpo, consentendo co sì te m p e stiv a m e n te la r ip r e s a del fuo­
co.
E ' ottenuto g e n e ra lm e n te con l'e le v a to re del se rb a to io o con una
sp o rg en za di e s s o che c o n tra s ta , a c a rtu c c e e s a u rite , con l'o ttu ra to
r e ferm an d o lo a ll'in iz io d ella fa s e di c h iu su ra .

HF CCAMI SM 0
PUNTAM ENTO.

Il eengegno di puntam ento p e rm e tte di m a te ria liz z a re la lin ea di


m ira , p e r d is p o rre l'a r m a n e lla g iu sta d ire z io n e e con la n e c e s s a ria
in clin azio n e affinchè la tr a ie tto r ia d e s c ritta dal p ro ie tto p a s s i p e r il
punto m ira to . S T R U m ^ T i PFR
La lin ea di m ira è m a te ria liz z a ta da due punti: m irin o e ta c c a di
m ira o pportunam ente d ista n z ia ti. D etti punti sono g e n e ra lm e n te d i­
sp o sti n e lla p a rte s u p e rio re d e ll'a rm a ; possono e s s e r e anche s i s t e ­
m ati l a t e r a l m e n te ^ .
Il m irin o può a v e re fo rm e s v a ria te : in g e n e ra le ha sezione t r ia n ­
g o lare o tra p e z o id a le o re tta n g o la re ; con p ro filo di a lte z z a d e c re s c e n
te v e rs o la bocca, in m a n ie ra che, p e r q u a ls ia si in clin azio n e della
canna, l'o c c h io p e rc e p is c a solo la fa c c ia p o s te rio re del m irin o che
deve e s s e r e piana e n o rm a le a ll'a s s e d ella canna (figg. 63-64-65).
Vi sono anche m irin i a sezio n e c ir c o la re .
' OL
t ' _l( Ci--\ ^ *uJiz ■non
JtU aGL-

■Kr-
' ' __ -j"--^ f Fv.
L.~.ra~ °° ( ~"t ^
L - j» . . . 4j» td* oL

M irino a sezio n e tria n g o la re


~0-0-^wT0 b
(fig. 63)
A M. *,. P. vUr« da oTwiVw n --- I P A* « j JP_ , Q.

_ |(Q- (L'^xa.
y r^ * ^ H
1j r->ZtL n.
■ jfe C a ^ . a r c ^ ~ U lX <
Cl A ja a* -'
r | Ovl- 't>W , . 0
- 70 -

M irino a sezio n e tra p e z o id a le


(fig. 64)

M irino a se zio n e re tta n g o la re


(fig. 65)

NOTA
La lin ea di m ira è la r e tta d e te rm in a ta d a lla ta c c a di m ira e dal
m irin o . D ic esf lin ea di m ira n a tu ra le la lin e a di m ira c o rrisp o n d e n ­
te a lla p o sizio n e più b a s s a che può a s s u m e re la ta c c a ; l'a lz o r e la ti-
vo alzo n a tu ra le . La lin e a di m ira n a tu ra le può e s s e r e p a ra lle la o no
a ll'a s s e d ella canna.
L 'angolo di m ira è l'an g o lo fo rm a to d a lla lin e a di m ir a e d a ll'a s s e
d ella canna.
L unghezza d ella lin e a di m ir a è la d ista n z a del m irin o d a lla ta c c a ,
m is u ra ta p a ra lle la m e n te a ll 'a s s e d e lla canna.
O rigine degli a lz i è la p o sizio n e d e lla ta c c a r if e r ita a due a s s i o r
togonali, contenuti in un piano n o rm a le a ll 'a s s e d e lla canna (uno o riz
zontale e l 'a l t r o n o rm a le a l p rim o ), a v en ti l'o rig in e nel punto in cui
si tro v e re b b e la ta c c a quando la lin e a di m ira fo s s e p a ra lle la a l l 'a s ­
se d ella canna.
- 71 -

La ta c c a di m ira è d ata da un intag lio di v a ria fo rm a (a secondo


d ella sezio n e del m irin o ), p ra tic a to al m a rg in e s u p e rio re di una pia
s tr in a f is s a ta a ll'a r m a . La ta c c a di m ira può e s s e r e anche p o rta ta
da una p a rte m obile ed a llo ra si ha un a lz o , che co n sen te di f a r ass_u
m e re d iv e rs e elev azio n i a ll'a r m a v arian d o la d ista n z a del b e rs a g lio .
Gli a lz i hanno fo rm e e d isp o siz io n i s v a ria te e sono a p p lica ti s u l­
l'a r m a a lla m a s sim a d ista n z a p o ssib ile dal m irin o p e r a u m e n ta re la
lunghezza d ella lin e a di m ira .
Gli a lz i possono a v e re una ta c c a di m ira unica e m obile oppure
possono a v e rn e d iv e rs e c o rrisp o n d e n ti ad alcune d ista n z e opportuna
m ente in te rv a lla te .
Gli a lz i che hanno la ta c c a di m ira unica e m obile sono c a ra tte ri^
zati dal s is te m a adottato p e r f a r a s s u m e re a lla ta c c a le d iv e rse a l-
»
te z z e re la tiv e a lle v a rie lin ee di m ira .
Q_ 1L. 2, *■
È s s i si distinguono in a lz i ^
'f l-CjLa&C . C
- a ritto con c u rs o re ; iv-L ■

a q u ad rante; y*- -> a ^


d_ ^ W1* Lwv-**
I- a tan g ente. /V—C '-

(seguito nota di pagina p reced en te)

Una q u a ls ia si p osizione d ella lin ea di m ira ris p e tto a ll'a s s e della


canna è ra p p re s e n ta ta da un v a lo re H d e ll'o rd in a ta ed una v a lo re S
d e ll'a s c is s a re la tiv a a lla posizio n e d e lla ta c c a di m ira .
A m m esso che la c r e s ta del m irin o coincida con il c e n tro d ella bqc
ca e che l'o rig in e degli a lz i sia s u ll'a s s e d ella canna, ad a rm a punta
ta la lin ea di m ira coincide con la lin ea di sito , il piano di m ira con
il piano di d ire z io n e , l'an g o lo di m ira è uguale a ll'a n g o lo di elevazio
ne.
P e r una d e te rm in a ta p osizione d ella lin e a di m ira si ha che:
- t r a l'o rd in a ta H e l'an g o lo di elev azio n e oc s u s s is te la re la zio n e:
H = L tg oc ;
- t r a l 'a s c i s s a S e l'an g o lo di sc o sta m e n to JÒs u s s is te la re la zio n e:

cos OC * | i-
l^

• ^ -v - -V^ Oc. , • ‘ --■ - >•- 1 *••


W t 'C D A -
‘4 >1.. __I'noJLj teU .. . .
- f\ £o-\ \ f. JiÀ*-- t '
- 72 -

a) A lzi a ritto con c u rs o r e . La ta c c a di m ira , p o rta ta da un c u rs o re ,


si sp o sta in a lte z z a , lungo rii ritto , v e rtic a lm e n te . Il ritto è g ire v o ­
le a tto rn o ad un a s s e tr a s v e r s a le . Il c u rs o re che p o rta la ta c c a di m i
ra , può e s s e r e fis s a to da un bottone e la stic o n e lle v a rie posizioni
c o rrisp o n d e n ti a lle d iv e rs e a lte z z e . Il ritto può a s s u m e re due p o si­
zioni - ro v e sc ia to in avanti e v e rtic a le - ed in alcune a rm i anche t r e
potendo p u re a s s u m e re quella di abbattuto in d ie tro ; quando è ro v e sc ia
to o abbattuto e s s o d e te rm in a due lin e e di m ira p e r le d ista n z e d ic o m
b attim ento a m ezzo di due tac ch e fis s e p o ste a lla sua b a se . La ta c c a
di m iraj3yà-anGhe-££Lsere sp o sta ta tr a s v e rs a lm e n te a m ezzo di com an
do a v ite p e r d a re v a lo ri di sc o sta m e n to (fig. 66). V+
TI

(seguito nota di pagina p re c e d e n te .


Ad ogni d ista n z a c o rrisp o n d o n o d e te rm in a ti v a lo ri di H, di oc ,
di S e di J b . H ed S vengono anche c h ia m a ti, risp e ttiv a m e n te , al
zo e sc o sta m e n to .
- 73 -

b) A lzi a q u a d ra n te . La ta c c a di m ira s i sp o sta in a lte z z a , d e s c r i-


I - __ ___ _________ _ ___ _
vendo un a rc o di cerch io . In p ra tic a , g li a lz l a qu àd ra
li che hanno il ritto g ire v o le a tto rn o ad un pern o tr a s v e r s a le p o rta ta
da uno zoccolo e la ta c c a di m ira situ a ta a lla e s tre m ità del ritto . Le
v a rie lin ee di m ira sono d e te rm in a te dalle d iv e rs e a lte z z e a cui v ie ­
ne a tr o v a r s i la ta c c a di m ira a seconda d elle v a rie inclinazioni a s ­
su nte dal ritto (fig. 57).

G li alzi a q u ad ran te possono a v e re v a ria c o stitu zio n e m eccanica.


C itiam o i tip i più com uni:
- a lzi a q u ad ran te ad a le tte e ta c c h e di grad u azio n e (fig. 68). Lo zoc-
colo d e ll'a lz o p o rta due a le tte la te ra li, una delle quali ha d elle t a c ­
che ra d ia li che serv o n o a s ta b ilire le v a rie p o sizio n i del ritto e
p o rta seg n ata n e lla p a rte s u p e rio re la graduazione;

Alzo a q u ad ran te con a le tte e tac ch e di g raduazione

(fig. 68)
- 74 -

tà a lz i a q u ad ran te con a le tte a cu rv a di grad u azio n e (fig. 69). Lo zoc­


colo d ell'a lz o ha due p ic c ole a le tte la te r a li
cu rv a^ su lle quali s i appoggia il ritto a m ezzo di un c u rs o re s c o r ­
rev o le; una m o lla tie tan teffren te T ritto p re m u to c o n il c u rs o ­
ro il d o rso d e lle a le tte . Secondo le v a rie p o sizio n i che può
a s s u m e re il c u rs o re lungo il ritto , q u esto s i in clin a più o m eno in
dipendenza d ^ a _ s a g o rn a iu re ^ d e lle a le tte . La ta c c a di m ira , p o rta ­
ta a ll'e s tr e m ità del ritto , I'a tro v a re a v a rie a lte z z e
d eterm in an d o d iv e rs e a lte z z e d e lla lin e a di m ira (fig. 69);

(fig. 69)

^ a lz i a q u ad ran te con c u rs o re e zoccolo a g ra d in i (fig. 70). Sono


m olto s im ili al tipo p re c e d e n te m e n te d e s c r itto; le a le tte dello zo c ­
colo, anziché a v e re un d o rso a c u rv a continua, p re se n ta n o d iv e rsi
g ra d in i sui q uali si appoggia il c u rs o r e del ritto ;

Alzo a q u ad ran te con c u rs o re e zoccolo a g rad in i


(fig. 70)
- 75 -

- a lz i a q u ad ran te con c u rs o re e r itto a n e rv a tu re c u rv ilin e e (fig. 71).


Il c u rs o re è s c o rre v o le su llo zoccolo lungo due guide piane p a r a l­
a tu ­

.... ..... ......... ......


re c u rv ilin e e ric a v a te sul ritto ; q u e st'u ltim o , a m ezzo di d ette n e r-
v a tu re , può a s s u m e re , in re la z io n e a lle v a rie p osizion i del c u rs o ­
r e su llo zoccolo, v a rie in clin azio n i che d ete rm in a n o a ltre tta n te a l ­
te z z e d ella ta c c a di m ira ;

cursore

Alzo a q u ad ran te con c u rs o re e ritto a n e rv a tu re c u rv ilin e e


(fig. 71)

- a lz i a q u ad ran te ad e c c e n tric o (fig. 72) . Su uno zoccolo fissa to a l­


la canna è im p e rn ia to un r itto con la ta c c a di m ira . Il ritto è sp in ­
to da una m olla ad a p p o g g ia rsi, con l'e s tr e m ità , su di un p ern o e c-
c en tric o ad a s s e tr a s v e r s a le , che a ttr a v e r s a la p a rte p o s te rio re
dello zoccolo e sp o rg e v e rs o d e s tra con un g ro s s o bottone z ig rin a ­
to di m anovra, che re c a in c ise le g rad u azio n i in d istan z a. A se co n ­
da d e lla posizione del bottone di m an o v ra il p ern o e c c e n tric o s o lle ­
va più o m eno il ritto con la ta c c a d eterm in an d o la lin e a di m ira r e ­
lativ a a lla d ista n z a seg n ata sul bottone di m anovra. Le v a rie p o si­
zioni del pern o sono fis s a te da un piccolo piolo a m olla in te rp o sto
t r a il bottone e lo zoccolo.

A lzo a q u ad ran te ad e c c e n tric o


(fig. 72)
- 76 -

c) A lzi a tan g en te (fig. 73). La ta c c a di m ira p o rta ta da un c u rs o re


s c o r r e su di uno zoccolo a piano in clinato, ap plicato su lla canna.

G radu a zio n i
piano inclinato lungo
il gua/e si sposta la
tacca di mira
a le tte di
protezione

linea d i fede relativa a i te i intervalli


per H perfezio n a m en to della giustezza
in direzione.
vite m icrom etrica p er lo spostamento
della tacca di m ira sul piano
azim utale.

A lzo a tan g en te
(fig. 73)

Le v a rie p o sizio n i d e lla ta c c a di m ir a ris p e tto allo zoccolo co­


stitu isc o n o d iv e rs e g rad u azio n i d e ll'a lz o .
Le g rad u a zio n i sono n o rm a lm e n te p o rta te d a lla fac c ia s u p e rio ­
r e dello zoccolo (ca rab in e "W in c h este r").
F r a gli a lz i che hanno più ta c c h e di m ira , i più com uni sono:
- l'a lz o a ta c c h e f is s e (fig. 74). E ' c o stitu ito da una lam in a con v a ­
r ie ta c c h e c o rrisp o n d e n ti ad a ltre tta n te d ista n z e di tiro ;

A lzo a ta c c h e fis s e
(fig. 74)
- 77 -

- l'a lz o a fo g lie tte (fig. 75). E ' fo rm a to da v a rie lam in e re c a n ti c ia ­


scuna una ta c c a . Le lam in e sono rib a lta b ili p e rc h è ru o tan ti intorno
ad un perno;

Alzo a fo g liette
(fig. 75)

- l'a lz o a tam b u ro (fig. 76). Su un ta m b u ro sono ric a v a te due o più


tac ch e c o rrisp o n d e n ti a v a rie d ista n z e di tiro .

Alzo a tam b u ro
(fig. 76)

G li a lz i con più tac ch e di m ira sono idonei p e r a rm i d e stin a te ad


a g ire a d istan z e ra v v ic in a te (en tro 500 - 600 m e tri).

Hanno p a rtic o la re c o stitu zio n e i congegni di puntam ento p e r il t i ­


ro c o n tra e re o (fig. 77). E s s i hanno u n 'u n ica ta c c a di m ira f is s a ed
al posto del m irin o uno sp e c ia le re tic o lo m irin o . A m ezzo del r e tic o ­
lo, che può a v e re la fo rm a c ir c o la r e o e llittic a , è p o ssib ile o tte n e re
v a rie lin ee di m ira in re la z io n e : a lla d ista n z a del b e rsa g lio , al suo
angolo di sito ris p e tto a ll'a r m a , a lla v e lo c ità e ro tta del b e rsa g lio ,
nonché a lla d u ra ta del p e rc o rs o del p ro ietto .
Nei congegni di puntam ento a v isu a le lib e ra la o rg an izzazio n e dei
punti di m ira può e s s e r e a m irin o pieno ed a m irin o sfio rato .
- 78 -

(fig. 77)

O rg an izzazio n e a m irin o pieno. E* s is te m a u sa to n ei congegni con


la ta c c a di m ira a sezio n e re tta n g o la re o s e m ic irc o la re oppure a
mtrino
sezio n e c irc o la re . P e rc h è il puntam ento
s ia g iusto il m irin o deve e s s e r e c o m p re ­
so q u asi p e r in te ro fra il fondo e la p a rte
s u p e rio re d e lla ta c c a (p er le ta c c h e a s e ­
zione re tta n g o la re o s e m ic irc o la re ) (fig.
78).. tfiff. 781

O rg an izzazio n e a m irin o s fio ra to . E ' s is te m a p ro p rio dei congegni


aventi tac ch e di m ira con fondo a spigolo vivo e m irin o a sezio n e
tria n g o la re . Il puntam ento è g iusto quando la lin ea di m ira p a s s a p e r
il fondo d ella ta c c a di m ira e s fio ra la c re s ta del m irin o (fig. 79).

(fig. 79)
- 79 -

G raduazione degli a l z i .
G li a lz i hanno, in g e n e re , g rad u azio n i di hm in hm (di 100 in 100
y a rd s n e lle a rm i in g le si ed a m e ric an e ) e solo e cc ezio n alm en te s ih a n
no g rad u azio n i in fe rio ri a ll'e tto m e tro .

R elazione t r a alzo e d istan z a. Da quanto è sta to detto in m e rito a lla


funzione d e ll'a lz o a p p a re evidente che con l'a u m e n ta re o con il d im i­
n u ire d ella d ista n z a a lla quale si tro v a il b e rs a g lio , dovrà n e c e s s a ­
ria m e n te a u m e n ta re o d im in u ire l'a lz o (h).
Infatti (fig. 80) s ia AO l'a s s e d ella canna, AS la lin e a di sito ,
O P la lin e a di p ro iez io n e , O V S la tr a ie tto r ia ottenuta con l'angolo
di p ro iez io n e P O S (1). Se M è la c re s ta del m irin o e congiungia-

(fig. 80)
mo S con M prolungando la r e tta sino ad in c o n tra re in T, la n o r ­
m ale "e„d„ a ll'a s s e d e lla canna p a ssa n te p e r l 'a l t r o punto di m ira , la
T M r a p p r e s e n te rà la lin e a di m ira che o c c o rre p e r c o lp ire il b e rs a
glió S e T la posizio n e che dovrà a v e re la ta c c a di m ira d e ll'a lz o .
Se o ra , dal punto M (so m m ità del m irin o ) conduciam o una p a ­
r a lle la a ll'a s s e d ella canna sino ad in c o n tra re la "e,"d„ in M ', la lun­
ghezza M 'T = h c h ia m a si alzo c o rrisp o n d e n te a lla d istan z a di pun­
to in bianco M S.
Il tria n g o lo rettan g o lo T M ' M è il tria n g o lo di m ira .

(1) - Dato il piccolo v a lo re d ell'an g o lo di rile v am e n to , si c o n sid e ra


la lin ea di tir o coincidente con quella di p ro iezio n e.
-so­

li tr a tto M'M = 1 ra p p re s e n ta la lunghezza d e lla linea di m ira .


L 'angolo T M M \ è l'an g o lo di m ira : e sso può c o n s id e ra rs i uguale
a ll'a n g o lo di elev azio n e oc p e rc h è lin e a di m ira T M S e lin e a di sito
OS, si possono su p p o rre coincidenti dato il lo ro p ic c o lissim o angolo
di co n v ergenza, p e rc iò anche i due tria n g o li re tta n g o li T M ' M e P S O
si possono r ite n e r e sim ili. E poiché nei tria n g o li s im ili i la ti om olo­
ghi sono p ro p o rz io n a li, aum entando o dim inuendo la d ista n z a a lla qua­
le si tro v a S cioè aum entando o dim inuendo l'a b b a ss a m e n to P S , do­
v rà n e c e s s a ria m e n te a u m e n ta re o d im in u ire h; cioè l'a lz o deve v a r ia ­
r e in re la z io n e a lla d ista n z a a lla quale tro v a s i il segno da c o lp ire. E '
quanto v o lev a si d im o s tra re .

D eterm in azio n e degli a lz i.


P e r d e te rm in a re la quantità di cui s i deve so lle v a re la ta c c a di m i­
r a su lla lin e a di m ira n a tu ra le , p e r c o lp ire un segno d isp o sto ad una
data d istan z a, si p ro ce d e n el modo seguente:
- a lla d ista n z a s ta b ilita s i colloca un telo n e sul quale s ia ben v isib ile
un segno S situ ato s u ll'o riz z o n te d e ll'a rm a (fig. 81).
Con alzo p ra tic o a p p ro ssim a tiv o T T ^ , s i punta in S. P oiché
l'a lz o im piegato non è il v ero , la tr a ie tto r ia d e s c ritta dal p ro ie tto
non p a s s e r à p e r S m a c o lp irà il telo n e più in alto o più in b a sso
C o n sid e ria m o che il p ro ie tto c o lp isc a un punto B più in alto e
che, quindi, l'a lz o p ra tic o im piegato s ia m ag g io re del v e ro . P e r
c o lp ire il punto S, o c c o rre im p ie g a re l'a lz o effettivo T T „ che dif-

fe r is c e d a ll'a lz o p ra tic o a p p ro ssim a tiv o im piegato d ella quantità T 9T.
e* X

(fig. 81)
- 81 -

P oiché sul telo n e si può m is u r a r e l 'e r r o r e SB e si conosce T T j,


la lunghezza L d e lla lin e a di tir o T O e la d ista n z a OS d e ll'a rm a
dal b e rsa g lio , si può d e te rm in a re e p e rc iò l'a lz o p ra tic o re a le
T T9 p e r la d ista n z a voluta.
Infatti il tria n g o lo O X ^Tj e Q B 'S (B'S è la p a ra lle la a ll'a lz o con
dotta da S) sono t r a lo ro sim ili e p e rc iò :

t 2t x s F'
O T " “ T

Ma p e r le a rm i p o rta tili la d ifferen z a t r a O ed O T può r i t e ­


n e r s i tr a s c u r a b ile ris p e tto al v a lo re di c o sì com e può r ite n e r ­
si tr a s c u r a b ile ris p e tto al v a lo re di OS la d ifferen z a t r a S B ' ed SB.
P o ssia m o a llo ra s c r iv e r e che:

T2T1 SB SB
O t" = O S O ssia T 2T 1 = OS ’ ° T

Sappiam o in o ltre che O T è poco d iffe re n te da OM , o s s ia da L


e p ertan to :
SB
T2T1 = OS • L

Ma com e si è detto, l'a lz o p ra tic o re la tiv o a lla d istan z a OS è da


to da T T 2 = T T j ± T2 Ti > quindi:

SB
TT0 TTj + L
OS

C osì facendo è p o ssib ile d e te rm in a re i v a ri a lz i da im p ie g are a lle


d iv e rs e d istan z e di tir o .
La d e te rm in a zio n e degli a lz i può anche e s s e r e e se g u ita g ra fic a -
m ente a m ezzo della cu rv a degli a lzi.

ARMI - P a r te 1"
D isp. 6" - ACCAD. M ILIT. - MODENA.
DISPOSITIVI DI SICUREZZA.

Un re q u is ito e s s e n z ia le da o tte n e re n e lle a rm i a rip e tiz io n e auto


m atica è la s ic u re z z a . Q uesta si m a te ria liz z a im pedendo:
a) - la p a rte n z a del colpo, sen za la volontà del tir a to r e , quando
l'a r m a è c a ric a (sp a ro accid en tale):

b) - la p e rc u ss io n e e, quindi, la d efla g raz io n e d ella c a ric a di lan


ciò se l'a r m a non è in c h iu su ra com pleta (sp a ro p re m a tu ro ).

Le condizioni di cui so p ra si re a liz z a n o m ediante:


- la s ic u re z z a o rd in a ria ;
- la s ic u re z z a a u to m atica .

S ic u rez za o rd in a ria .

La s ic u re z z a o rd in a ria im p e d isce lo sp a ro a c c id e n ta le . E s s a è
ottenuta con un d isp o sitiv o che deve a v e re i seguenti re q u is iti:
- e v ita re in modo a sso lu to lo sp a ro sen za la volontà del tir a to r e ;
- e s s e r e ben v isib ile e sta b ile n e lle sue due posizio n i (fuoco e s_i
c u rezza);
- e s s e r e ro b u sto e se m p lic e p e r c o n se n tire con p ro n te z z a e fa c i­
lità la m an o v ra da c h ic c h e ssia .
Il d isp o sitiv o , c o stitu ito da una leva o di una p a rte m unita di un
b ra c c io e s te rn o di m an o v ra, opportunam ente azionato dal tir a to r e :
a )- im m o b iliz za un elem ento del congegno di s p a r o . Q uesto s is te
m a p e rm e tte di b lo c c a re :
- il g rille tto (p isto la " B e re tta " m od. 34 - fig. 82 - ; fu cile m itra
g lia to re "B. A. R. ");
- la leva o blocco di sc atto ,
rendendo, c o sì, im p o ssib ile il
disim pegno d elle m a s s e m obi­
li, anche se si aziona involon­
ta ria m e n te il g rille tto (m oschet
ti au to m atici "B e re tta " );
- 83 -

b) - disim pegna le p a rti del congegno di sc a tto , affinchè queste pe_r


dano il contatto f r a lo ro , in modo che agendo sul g rille tto , la m a s sa
m obile non p o ssa e s s e r e lib e ra ta (fucile m itra g lia to re "B ren ");

c) - im m o b iliz za il p e rc u s s o re , c o sì che questo non può s c a tta re _ „ ........


ho,—(L:ctv</\ 1 ,
anche se è già a rm a to e viene lib e ra to dal congegno di scatto ;! p^

d) “ d is a rm a to ta lm e n te o p a rz ia lm e n te la m olla del p e rc u s s o r e ,
già a rm a to . Q uesto s is te m a ha il vantaggio, quando l'a r m a è in sicu
re z z a , di te n e r la m olla del p e rc u s s o re in ista to di rip o so , tanto più
com pleto quanto m ag g io re è la d isten sio n e d ella m o lla | fAo5>t ^ ")

I due u ltim i s is te m i sono p ra tic a ti in a rm i che hanno la p e rc u ss io


ne o rg a n iz z a ta p e r "lan c io ".

S ic u re z z a a u to m atica.
La s ic u re z z a au to m atica ev ita lo sp a ro p re m a tu ro . E s s a è ottenu
ta:
- m ediante p a rti aggiuntive com e, p e r esem p io , leve, nottolini,
p isto n cin i, ecc. che agiscono sul congegno di p e rc u ssio n e , n elle a r ­
m i aventi la p e rc u ssio n e o rg a n iz z a ta p e r "lancio'*;
- p e r co stitu zio n e ed o rg an iz za zio n e dei congegni di c h iu su ra , di
p e rc u ssio n e e di sc a tto n e lle a rm i in cui la p e rc u ss io n e avviene p e r
"b a ttu ta ".

In p a rtic o la re , la s ic u re z z a a u to m atica si re a liz z a :

a )- n e lle a rm i in cui la p e rc u ss io n e avviene p e r "lan cio " con:


- una p a rte che a r r e s t a il p e rc u s s o re quando l'a r m a non è in chiù
s u ra com pleta nel caso in cui il p e rc u s s o re è sta to lib e ra to dal con­
gegno di sc a tto (pistoncino di s ic u re z z a del fu cile m itra g lia to re "B re
da 30");
- un m ezzo che im p e d isce al p e rc u s s o re , già lib e ra to dal conge­
gno di sc atto e lan c ia to d alla m olla, di rag g iu n g e re la c a ss u la e,quin
di, p e rc u o te rla (fig. 83);
83)
A rm a in c h iu su ra com pleta
(il p e rc u s s o re non può sp o rg e re ) (il p e rc u s s o re può sp o rg e re )

b)“ n e lle a rm i in cui la p e rc u ss io n e si ottiene p e r " b a ttu ta " :


- co stru en d o le p a rti dei congegni di c h iu su ra e p e rc u ssio n e in m a
n ie ra ta le da non p e rm e tte re la b attu ta del tallo n e (o zoccolo) su lla te
sta del p e rc u s s o re quando l'o ttu r a to r e non è in c h iu su ra com pleta (fji
c ili m itra g lia to ri "B re n " e " B .A .R . ");
- im pedendo la fu o ru sc ita d e lla punta del p e rc u s s o re , anche quan
do il cane ha battuto su lla te s ta del p e rc u s s o re , nel c aso in cui l 'o t ­
tu r a to r e non ha com piuto i n e c e s s a r i m ovim enti p e r d e te rm in a re la
c h iu su ra co m pleta, (fucile sem ia u to m a tic o "G arantì" - c a ra b in e "Win
C hester");
- disim pegnando le p a rti del congegno di sc a tto quando le m a s se
m obili non hanno com piuto com p letam en te la lo ro c o rs a in avanti p e r
d e te rm in a re la c h iu su ra co m pleta (p isto la " B e re tta " m od. 34).

Infine si deve ag g iu n g ere che, talu n e a rm i p re se n ta n o e cc e z io n a ­


li s ic u re z z e dovute a c a r a tte r is tic h e di c o stru z io n e le quale im p ed i­
scono la p a rte n z a del colpo nel caso che l'a r m a non sia m ontata pe_r
fettam e n te ; una ta l s ic u re z z a è re a liz z a ta nei m o sc h e tti au to m atici
" B e re tta " .

M EZZI DI RAFFREDDAMENTO D ELLE CANNE.

La d e fla g raz io n e d ella c a ric a di lancio ris c a ld a se n sib ilm e n te il


m etallo d ella canna, p ro b lem a im p o rta n te da ris o lv e r e n e lle a rm i a
rip e tiz io n e a u to m atica, sp e cie quelle a tir o continuo, p e r la rap id a
- 85 -

su c c e ssio n e dei colpi, che p o rta , in b re v e tem po, la canna ad un al


to punto di risc a ld a m e n to .
Il s u rris c a ld a m e n to pro v o ca la fa c ile u s u ra della canna, rid u ce
le q u alità b a listic h e d e ll'a rm a e può p ro v o c a re l ' auto d eflag razio n e
d ella c a r ic a appena in tro d o tta la c a rtu c c ia n e lla c a m e ra di c a rtu c c ia .
P e r c o n se n tire , quindi, il n o rm a le im piego d elle a rm i a rip e tiz io
ne a u to m atica è n e c e s s a rio d o ta rle di un efficace m ezzo p e rc h è il
punto di s u rris c a ld a m e n to sia raggiunto più ta r d i p o ss ib ile .
I m e z z i possono e s s e r e :
ad acqua: la canna è riv e s tita da un m an icotto c ilin d ric o nel qua
l e può c ir c o la r e acqua m ediante tubi c o lleg a ti ad un bidone s e ro a to -
io ed un s is te m a di pom pe azio n ate da un s e rv e n te . Il m anicotto, a
p e rfe tta ten u ta, p re s e n ta una valvola che consente lo sfogo del vapo
r e quando l'a c q u a raggiunge elev ate te m p e ra tu re .
Q uesto c o m p le sso m ezzo p e r il ra ffre d d am en to d ella canna, r i ­
chiede continua d isp o n ib ilità di acqua p e r il re in te g ro di quella e v a ­
p o ra ta (c irc a 4 l it r i ogni J.QQ0 colpi);, il peso d e ll'a rm a è sen sib ilm eji
te m ag g io rato dal m an ico tto con l'a c q u a e dal s is te m a di pom pe p e r
la c irc o la z io n e ; infine il cam bio della canna è re s o o ltrem o d o d iffi­
co lto so . P e r le sue c a r a tte r is tic h e n egative, questo m ezzo non è più
u sa to .

- ad a ria : c o stru en d o intorno a lla canna, sp e c ie in p ro s s im ità del


la so rg e n te di c a lo re (c a m e ra di c a rtu c c ia ), dei ra d ia to ri c o stitu iti
da ondulazioni a n u la ri (rondelle) che aum entano la su p e rfic ie di i r r a
diazione del c a lo re a s s o rb ito , rendendo p o ssib ile una lunga azione
di fuoco 84). Anche crean d o co sto le longitudinali, p e r tu tta la
lunghezza della canna, si può fa v o rire il ra ffre d d am en to di q u esta.
'a) f '|W i. ^ &
’T 2 ^ ^ '*■

I I ’) n i

(fig. 84)
su
si il c a lo re p e r s t r a ti su c c e ss iv i, una m a s s a m ag g io re raggiunge più
ta rd i ta le condizione.
Q uesto m ezzo, p e rò , incide notevolm ente sul p eso d e ll'a rm a e può
e s s e r e re a liz z a to solo in a rm i d e stin a te ad u n 'azio n e di fuoco sta tic a .

N elle a rm i a u to m atich e più m o d ern e, si riso lv e il p ro b lem a in m a


n ie ra m olto ra z io n a le . Si c o s tru is c e la canna con m etallo r e f r a tta r io
a ll'a s s o rb im e n to del c a lo re , che co n sen te di s p a r a r e u n 'e le v ato nu­
m e ro di colpi p rim a di rag g iu n g e re il punto di su rrisc a ld a m e n to . Si
ren d e, poi, la canna fa c ilm e n te so stitu ib ile , co sì, con la ro tazione
di due o più canne, con b re v i in te rru z io n i del tir o p e r la s o s titu z io ­
ne di e s s a , si può p r o t r a r r e l'a z io n e di fuoco a tem po in d e te rm in a-__
to.
«a

CONGEGNO DI LUBRIFICAZIONE.

Si ha solo in qualche fu cile m itra g lia to re o m itr a g lia tric e . Serve


a lu b rific a re le c a rtu c c e e l'a r m a evitando inceppam enti e l'e c c e s s i
vo risc a ld a m e n to d elle p a rti che si muovono rap id a m e n te.
E ' c o stitu ito da una sc a to la m e ta llic a (serb ato io ) che contiene la
m is c e la lu b rific a n te ed un s is te m a di pom pe azionate dal m ovim ento
s te s s o d elle m a s s e m obili, che la s c ia c a d e re , a ttr a v e r s o una valvo
la di e m issio n e , una goccia di olio su lla c a rtu c c ia ad ogni c o rs a del
l'o ttu r a to r e (fucile m itra g lia to re "B re d a " 30).
1 (aj r — ^* ><,JLw

CASSA.

Ha la funzione di s o s te n e re la canna e di u n ire le d iv e rs e p a rti


d e ll'a rm a , p erm etten d o n e il m aneggio, il puntam ento ed il tir o (fi­
g u ra 85). E ' s^ m p ^e di legno a fib ra co m patta debitam ente stagiona
to (noce, fra s s in o , fa g g io )^ a

E s s a com prende:
- il fu sto a l quale è f is s a ta la canna;
- l'im p u g n a tu ra ;
- 87 -

- il calcio col quale l 'a r m a viene appoggiata a lla sp alla del tira to
re d u ran te il puntam ento e lo sp a ro .

Il fu sto ha sezione ovale o tondeggiante e si estende dalla culatta


m obile fin quasi a lla volata (talv o lta fino a lla volata); le dim ensioni
d ella sezio n e vanno dim inuendo d a ll'in d ie tro a ll'a v anti. Siccom e nel
puntam ento la m ano s in is tr a im pugna l'a r m a al fusto, questo p o rta,
sp e sso , degli sg u sci longitudinali p e r fa c ilita re la p re s a . Il fusto è
sagom ato p e r a c c o g lie re la canna, la cu la tta m obile, i congegni di
sc a tto e di a lim en taz io n e . T alv o lta col fu sto fa p a rte in te g ra n te un
co p rican n a che avvolge su p e rio rm e n te la canna d alla cu la tta fino a l­
la bocca o solo p e r un c e rto tr a tto .

nfiz>

(fig. 35)

L 'unione della canna al fusto è ottenuta m ediante fa s c e tte e a ttra


v e rs o la c u latta m obile; m a p e r tr a s m e tte r e d ire tta m e n te a l calcio
la p e rc o s s a di sp a ro evitando so lle c ita z io n i al congegno di c h iu su ra
l'u n io n e è co m p letata da r is a lt i d ella canna che appoggiano co n tro sa
g o m atu re del fusto.
p e r d a re m ig lio r p re s a a lla m ano.
Il calcio deve r i p a r t ir e su am pia su p e rfic ie d ella sp a lla del t i r a ­
to re la p e rc o s s a di sp aro ; ha g e n e ra lm e n te p ro filo tra p e z o id a le o
tria n g o la re con un lato in prolungam ento d e lla g e n e ra tric e in fe rio re
d e ll'im p u g n a tu ra; ha sezio n e e llittic a ; p o s te rio rm e n te è lim ita to da
una su p e rfic ie piana o le g g e rm e n te a se lla , p e rc h è p o ssa ben a d e r i­
re a lla sp a lla del t ir a to r e .
L 'a s s e della canna fo rm a con l 'a s s e c a lc io -im p u g n a tu ra , un ango
lo che si ch iam a angolo di calcio ( oC ) (fig, 86).
E sso ha im p o rta n z a p e rc h è ne dipendono:
l a p o sizio n e d ella lin ea di m ira ris p e tto a lla sp a lla del tir a to r e
e p e r conseguenza la com odità di puntam ento;
l'a z io n e del rin cu lo su lla sp a lla del tir a to r e e la sta b ilità d e l­
l'a r m a allo sp a ro ;
>la ro b u ste z z a d e lla c a s s a .

l 'a s s e d ella canna si scom pone secondo due d ire z io n i: una lungo l*im
p u g n a tu ra -c a lc io ed è quella che d e te rm in a la p e rc o s s a su lla sp alla
del tir a to r e , l 'a l t r a d ire tta v e rs o l'a lto che pro v o ca l'im p en n am en to
d e ll'a r m a . A p a rità d 'in te n s ità d e lla fo rz a di rin cu lo , quanto più g ran
de è l'an g o lo di c alcio , tanto m in o re è la p rim a , tanto m ag g io re è ia
seconda, con notevole im p re c isio n e del tir o .
- 89 -

Infine, un am pio angolo di calcio , p u r consentendo il notevole van


taggio di f a r r is u lta r e la lin ea di m ira , ad a rm a im b ra c c ia ta , q u asi
a ll'a lte z z a d e ll'o c c h io del tir a to r e , p re s e n ta lo svantaggio di indebo
lir e e c c e ss iv a m e n te la c a s s a .
P e r a rm o n iz z a re le p re d e tte condizioni, l'an g o lo di calcio viene
tenuto t r a 4° e 10° con il p re v a le re dei v a lo ri m edi. Anche la lunghe_z
za c o m p le ssiv a c alc io -im p u g n a tu ra , è un dato di cui o c c o rre te n e r
conto, p e rc h è da e s s a dipendono le d istan z e del g rille tto e d e ll'a lz o ,
risp e ttiv a m e n te dalla sp a lla e d a ll'o c c h io . Il suo v a lo re o sc illa f r a
30 e 35 c m . .
In alcu n i fu cili la c a s s a è d iv isa in due p a rti: fusto ed im pugnatu­
r a con c alcio . T ale siste m a z io n e , im p o sta da p a rtic o la ri fo rm e del
congegno di c h iu su ra, in d eb o lisce notevolm ente il co m p lesso della
c a s s a ed è ra ra m e n te a p p lic a ta . 3

N elle a rm i a rip e tiz io n e a u to m atica di una c e rta potenza - fu cili


m itra g lia to ri e m itr a g lia tr ic i - è n e c e s s a rio , p e r il puntam ento ed
il tir o , un adeguato so steg n o con c a r a tte r is tic h e d iv e rs e a seconda
d e ll'a rm a e del suo im piego ( t e r r e s t r e o c o n tra e re o ) m a se m p re ta ­
li da co n sen tire un agevole m aneggio d u ra n te il puntam ento ed il tir o .
Il sostegno può e s s e r e :
- a bipiede;
- a tre p p ie d e .

B ip ied e.
E ' il sostegno com une dei fu cili m itr a g lia to r i. D e v 'e s s e re leg g e -
r o ^ e m p lic e e c o n se n tire il tir o solo d a lla p o sizio n e "a t e r r a " .
E ' g e n e ralm en te c o stitu ito da due tubi m e ta llic i (gam be) f is s i o a l
lungabili con s is te m a a can n o cch iale, m uniti ad una e s tre m ità di pat
tin i od a rp io n i p e r l'à n c o ra g g io a l te r r e n o . L 'a rm a è appoggiata al
bipiede v e rs o la v o lata e l'u n io n e è ottenuta con a tta c c o snodato che
consente i m o vim enti n e c e s s a r i p e r e ffe ttu a re il puntam ento. Il so ­
stegno è co m p letato p o s te rio rm e n te da un calcio in legno p e r l'appog
Al calcio può e s s e r e im ita, ta lv o lta , una te r z a gam ba rip ie g ab ile
(puntalino).
Il bipiede è p riv o di congegni di p u n te ria . E ' o rg a n iz z a to in modo
da p o te r e s s e r e rip ie g a to s u ll'a rm a p e r c o n se n tire il fa c ile tra s p o rto
a sp a lla d e ll'a rm a s te s s a .

(fig. 87)

T re p p ie d e .
E ' il sostegno n o rm a le delle m itr a g lia tr ic i. D e v 'e s s e re ro b u sto ,
sta b ile , e, p e r quanto p o ss ib ile , p e san te , p e r c o trib u ire al c o n se ­
guim ento di ima m ag g io re p re c isio n e , g ran d e e s a tte z z a e r id u r r e al
m inim o i tra b a lla m e n ti d u ran te il tir o . Il p eso , di n o rm a , non supje
r a i 20 - 25 Kg. p e r non re n d e re d ifficoltoso il suo tr a s p o rto a sp ai
la .
E ', g e n e ra lm e n te , c o stitu ito da due gam be a n te r io r i ed una po­
s te r io r e , più lunga, d isp o ste in modo da fo rm a re una la rg a b a se di
appoggio m olto sta b ile (1).
P e rc h è il tre p p ie d e p o ssa e s s e r e a d attato a lle fo rm e del te rre n o ,
le gam be sono snodate ed a llu n g ab ili con s is te m a a cannocchiale; in
g e n ere sono le due gam be a n te rio ri che, unite a snodo a lla te s ta ta ,

(1)- F a eccezio n e la m itr a g lia tr ic e te d e sc a m od. 34 e la "B row ning


c a l. 12, 7", che adottano un so steg n o con due gam be p o s te rio ri
ed una a n te rio re il che c o n fe risc e una m ag g io re s ta b ilità nel ti
ro anche quando l'a r m a è sp o sta ta in d ire z io n e .
- 91 -

possono e s s e r e fis s a te in v a rie p o sizio n i p e r re g o la re l'a lte z z a d e l­


l'a r m a su l te rre n o (ginocchiello).
Le gam be a n te rio ri te rm in a n o con su p e rfic i di appoggio m unite
di a rp io n i o p attin i, quella p o s te rio re con un p iccolo v o m e re p e r
l'a n c o ra g g io al te rre n o (fig. 88).

(fig. 88)

L 'a rm a deve e s s e r e f is s a ta al tre p p ie d e so lid am en te in modo da


h * ~ 5*
f a r corpo unico con e s s o . (La m itr a g lia tr ic e te d e sc a m od, 34, p e r
a s s o r b ir e gli scu o tim en ti d e ll'a r m a d u ran te il tir o , data la grande
c e le rità di funzionam ento (900 colpi al 1'), è in ca v alca ta su l tre p p ie
de con l'in te rp o s izione di una cu lla n e lla quale può s c
dinalm ente; una m olla s e rv e ad a s s o r b ir e l'e n e rg ia di rin cu lo ed a
rip o r ta re ava

NOTA
La m itra g lia tric e è, indubbiam ente, u n 'a rm a p re c is a anche a rag
g u ard ev o li d istan z e, che co n sen te fuoco c o n ce n tra to , fa lc ia n te , m a ­
n o v rato , p e rc h è in c a v a lc a ta su tre p p ie d e di notevole peso e con c a ­
r a tte r is tic h e ta li da p e rm e tte re am pi sp o sta m en ti d e ll'a rm a nei due
s e tto r i, o riz z o n ta le e v e rtic a le o di b lo c c a rla su d irez io n e fis s a .
A lcuni fu cili m itra g lia to ri, p e r re a liz z a r e le s te s s e p o ssib ilità ,
vengono do tati di un p a rtic o la re so steg n o a tre p p ie d e sul quale sono
in s ta lla te quando il fu clie m itra g lia to re deve sv o lg e re l'a z io n e di fuo
co di una m itr a g lia tr ic e (fucile m itra g lia to re "B ren ").
sp etto al sostegno, a tto rn o a due a s s i, uno v e rtic a le e l 'a l t r o o r iz ­
zo n tale.
I s e tto ri c o n c e ssi (o riz z o n ta le e v e rtic a le ) devono e s s e r e m olto
am pi co m p atib ilm en te con le lim ita z io n i im p o ste d alla sta b ilità t r a ­
s v e r s a le . I m ovim enti n ei due se n si sono e se g u iti p e r m ezzo di con
gegni di p u n te ria che consentono una buona p re c is io n e (piccoli spo­
stam en ti); i g ran d i sp o sta m en ti si devono invece p o te r e ffe ttu a re ra
p idam ente (a m ano) svincolando il congegno m eccan ico .
I congegni di p u n te ria , in elev azio n e o in d ire z io n e , sono g e n e ra i
m ente c o stitu iti da s is te m i "a v ite e c h io c cio la", a ro cc h etto denta
to ", o "a v ite tan g en te e s e tto re den tato ". Il congegno di p u n te ria in
d ire z io n e può anche m an c a re : il puntam ento si effettua a m ano; s is te
m i di bloccaggio se rv o n o p e r f i s s a r e l'a r m a n e lla posizio n e voluta.
P e r b a tte re fro n ti di una
.je rta am p iez za , il fa lc ia m en
to s i effettu a spostando a m a ­
no l'a r m a , d u ran te il fuoco,
e n tro il s e tto re voluto, i cui
lim iti sono f is s a ti m ediante
dadi o c h ia v is te lli. In g e n ere
non vi sono d isp o sitiv i p e r il
fa lc ia m en to in p ro fo n d ità.
P e r e ffe ttu a re il tir o c o n tro ­
a e r e i con le m itra g lia tric i,q u e
ste a rm i sfru tta n o il tre p p ie d e
o r d in a rio che, m ed iante p a rti

(fig. 89)
- 93 -

aggiuntive, viene o p portunam ente tra s fo rm a to p e r c o n se n tire s e tto ri


di 90° in e le v az io ne e 360° in d ire z io n e con a sso lu ta lib e r tà di sp o
m g n tij n tu tti i se n si; l'a lte z z a del sostegno deve e s s e r e ta le da p e r ­
m e tte re , p e r com odità, il puntam ento con t i r a to r e in p iedi (fig. 89).

PARTE-ACCESSORIE. COAfO € C \*Ì lì O'M il

Sono tu tti gli e le m e n ti c o m p lem e n ta ri di u n 'a rm a a rip e tiz io n e au


to m a tic a che c o n s e n to n o di m ig lio ra rn e il ren d im en to e cioè
- spegnifiam m a;
- fre n i di bocca;
- a m m o rtiz z a to ri del rinculo;
- rid u tto ri di cadenza.

Spegnifiam m a. - Sono ap p lica ti a lla v olata d ella canna. Riducono la


vam pata che si o rig in a a lla volata delle a rm i, dovuta a lla com bina­
zione f r a e le m e n ti inco m b u sti della c a ric a ed il co m b u ren te (ossige
no) contenuto n e ll'a r ia .
Sono c o stitu iti da r ip a r i m e ta llic i, di fo rm a tro n c o -c o n ic a o c i­
lin d ric a (fig. 90).
Q uasi tu tte le a rm i di m ag g io re potenza ne sono dotate.

F re n i di b o c ca . - Vengono av v itati e f is s a ti al vivo di volata ed han­


no dim ensioni p ro p o rz io n a te al c a lib ro d e ll'a rm a . Servono p e r rid u r­
re il rin cu lo .
Sono c o stitu iti da un blocco m e tallic o , in g en ere di fo rm a c ilin ­
d ric a , con un fo ro c o a s s ia le a ll'a n im a , di c a lib ro leg g erm en te supe
r io r e a quello d e ll'a rm a , p e r p e rm e tte re il p assag g io del p ro ie tto e
di sfogatoi la te r a li.
Dei gas che seguono il p ro ie tto , una p a rte fu o rie sc e con il p ro ie t
to ste s s o , m e n tre la rim a n en te m a s s a g a sso sa a g isce contro le p a re
s e s s o . In ta l modo l'a r m a viene so lle c ita ta in avanti da una spinta
che n e u tra liz z a in p a rte l'e n e rg ia di rin cu lo .
Il fre n o di bocca si tro v a ta lv o lta anche n elle a rm i che hanno a p ­
poggio di sp a lla e già sfru tta n o l'an g o lo di calcio p e r r id u r r e il r in ­
culo.

Schem i di fre n i di bocca


(fig. 91)

A m m o rtiz z a to ri del rin cu lo . - Hanno lo scopo di e v ita re o di a ttu tire


l'u r to di p a rti m obili co n tro p a rti fis s e e in d ire tta m e n te di dim in u i­
re , n e lle a rm i con appoggio di sp a lla , l'a z io n e del rin cu lo co n tro la
sp a lla del tir a to r e .
Gli a m m o rtiz z a to ri possono e s s e r e : a m olla, a liquido, a s o s ta n ­
za e la s tic a (cuoio, caucciù), o m is ti.

- A m o lla , sono g e n e ra lm e n te c o stitu iti da un m ollone co n tro il qua­


le u rtan o le p a rti m obili (m itr. "B red a ") o da una m olla e da una pia
s tr a (fuc. m itr. "B re n ").

- A liq uido, sono c o stitu iti da un c ilin d ro contenente il liquido e da


un p isto ne a tenuta (m itr. "B row ning").

- A so sta n z a e la s tic a , sono fo rm a ti da più d isc h i di caucciù o di cuo


io (m itr. " F ia t" 14 e 35).

- M isti, risu lta n o c o stitu iti da un m ollone e da d isch i di cuoio, o da.


un s iste m a a liquido, m olle e d isc h i (m itr. "B row ning").

R e g o lato ri di c ad e n za . - Sono congegni che p erm etto n o di g ra d u a re


la c e le rità di tir o d e ll'a rm a in re la z io n e a ll'in te n s ità di fuoco che si
vuole sv ilu p p a re . G en era lm e n te , agiscono sugli e lem en ti del conge-
- 95 -

gno di sc a tto d eterm in an d o il riteg n o tem p o ran e o d e lle m a s s e m obi­


li e facendo r e a liz z a r e c o sì uno s c a rto di 200-250 colpi c irc a t r a la
cadenza n o rm a le e quella rid o tta (fucile m itr. "B. A. R. ").

FORNIM ENTI.

I fo rn im e n ti (fig. 92), sono tu tte quelle p a rti che concorrono a com


p le ta re l'a r m a ; alcune serv o n o a c o lle g a re la canna a lla c a ssa : fa ­
sc e tte , copiglie, m o lle tte di rite g n o , v iti di cu la tta m obile; a ltre a
rin fo rz a re p a rti d e lla c a s s a : bocchino, scudo, p ia s trin a con m agliet
ta; a ltr e infine serv o n o di p ro tez io n e e di appoggio: calciolo, ponti­
cello di p ro tez io n e del g rille tto , c o p ric an n a . Al tra s p o rto se rv e la
cinghia che è u nita a ll'a r m a m ediante m a g lie tte .

(fig. 92)

La fa s c e tta s e rv e p e r tr a tte n e r e la canna a lla c a ssa ; può e s s e r e


in te ra ed a llo ra è tra tte n u ta n e lla sua posizione dalla m olletta; può
a v e re a p e rtu ra v a ria b ile ed a llo ra è p ro v v ista di una vite di p re s s io
ne.
Le v iti d ella c u la tta m obile serv o n o ad u n ire la cu latta m obile a_l
la c a s s a ; g e n e ra lm e n te , e s s e non fanno p re s a d ire tta m e n te nel legno
m a in tu b icin i di riv e s tim e n to del fo ro in c a s tra ti nel legno, che p rò
teggono il fo ro e sta b ilisc o n o l'e s a tta posizione delle p a rti a v v itate .
Il bocchino u n isc e a n te rio rm e n te la canna a lla c a s s a in modo da
r id u r r e le v ib razio n i della canna allo sp aro , r ip a ra e rin fo rz a l 'e ­
s tr e m ità a n te rio re del fusto, p o rta talv o lta il ferm o della sciab o la-
baionetta.
- 96 -

Il c a lc io lo , con le re la tiv e v iti, rin fo rz a e r ip a r a la b a se del c a l­


cio dagli u rti sul suolo.
Lo scudo s e rv e a r ip a r a r e l'a p e r tu r a d ella c a s s a in c o rrisp o n d e n
za d ella sc a to la se rb a to io .
Il p o n ticello di p ro tez io n e del g rille tto r ip a r a la coda del g r ille t­
to dagli u rti a c c id e n ta li.
Il rip a r o del m irin o , s e rv e p e r p ro te g g e re q u e st'u ltim o dagli u r ­
ti. Può e s s e r e fis s o o m obile.
La p ia s trin a con m a g lie tta è a p p lica ta al calcio e s e rv e p e r l 'a t ­
tac co in fe rio re della cinghia.
La cinghia è di cuoio o te s s u to , s e rv e p e r il tra s p o rto d e ll'a rm a ,
viene a tta c c a ta a lla fa s c e tta s u p e rio re e a lla p ia s trin a con m a g lie tta .

ACCESSORI.
Sono tu tti gli oggetti d e stin a ti a lla buona c o n serv azio n e, a lla pulì
zia, a lla com posizione e sco m p o sizio n e d e ll'a r m a . I p rin c ip a li sono:
- b acch etta;
- sco v o letto;
- am pollino p e r olio;
- c ac ciav ite;
- chiavi p e r sm ontaggio, e c c . .

La b a c c h e tta , è u n 'a s ta di a c c ia io più lunga d ella canna che può


e s s e r e in un pezzo solo o in più p ezzi da a v v ita re in sie m e . S erve p e r
p u lire l'in te rn o d e ll'a n im a avvitandovi lo sco v o letto o n ettato io e p e r
v u o tare la c a m e ra di c a rtu c c ia quando il b o sso lo o una c a rtu c c ia , r i ­
m anga inceppato in e s s a .
U n 'e s tre m ità è in g ro s s a ta e p re s e n ta una sp a c c a tu ra p e r fa rv i
p a s s a r e un piccolo s tra c c io p e r la p u lizia d e ll'a n im a ; l 'a l t r a e s tr e -
m ità è a v ite p e r f is s a r v i lo scovoletto.
La b a cc h etta può e s s e r e c u sto d ita in un canale p ra tic a to nel fusto
ed a llo ra con l 'e s tr e m ità a v ite viene fis s a ta sul fondo del canale ste_s
so, oppure, sco m p o sta in due o più p a rti, è c u sto d ita in un allo g g ia ­
m ento ric a v a to nel calcio , ed a llo ra vi viene in tro d o tta a ttra v e rs o
u n 'a p e rtu ra con sp o rte llin o ric a v a to nel c alcio lo .
- 97 -

CAPITOLO VII

INSTALLAZIONE DELLE ARMI SUI MEZZI CORAZZATI (1)

L'armamento dei mezzi corazzati può essere suddiviso in: arma­


mento principale ed armamento secondario.
L'armamento principale è installato in torretta ed è costituito, ge
neralmente, da:
- 1 cannone (o obice);
- 1 mitragliatrice.
L'armamento secondario, normalmente, è costituito da:
- 1 mitragliatrice di prua;
- 1 mitragliatrice di torretta;
- lanciabombe o mortaio (eventuale).

L'installazione per l'armamento principale comprende le seguen­


ti parti:
- Torretta;
- Supporto corazzato;
- Culla;
- Scudo di protezione;
- Congegni di punteria in direzione ed in elevazione;
- Consegni di puntamento;
- Congegni di sparo;
- Girostabilizzatore (eventuale).

Torretta. - E' costituita da un sci blocco di acciaio; poggia sullo sca


fo sul quale può ruotare mediante rocchetto dentato portato dalla tor­
retta ed una cremagliera fissata allo scafo stesso.

(1)- Per l'installazione delle armi sui mezzi corazzati, si intende


quel complesso di parti e congegni mediante i quali le armi si
uniscono elasticamente allo scafo e possono essere puntate per
effettuare il tiro.

ARMI - Parte 1A
Disp. 7~ - ACCAD. MILIT. - MODENA
- 98 -

La torretta presenta una finestra di ampio settore in cui prende


posto il supporto corazzato e, talvolta, tuia finestra laterale muni­
ta di sportello attraverso la quale si espellono i bossoli.

Supporto corazzato. - E' fissato alla torretta e permette il movimen


to in elevazione delle armi. Presenta varie aperture su cui vengono
installati la bocca da fuoco ed, in due fori laterali, la mitragliatrice
ed il cannocchiale (unico per le due armi).

Culla. - Alla culla, che porta i cilindri degli organi elastici, è inse­
rita la b .d .f. e, mediante chiavistelli, è fissata la mitragliatrice ad
un ' o r e c c hioni e r a.

Scudo di protezione. - E' unito alla culla; è costituito da una robusta


corazza. Presenta un foro centrale per il passaggio della bocca da
fuoco e due fori per il passaggio della canna della mitragliatrice e
del cannocchiale.
Si muove insieme alla bocca da fuoco ed alla mitragliatrice.

Congegni di punteria in direzione ed in elevazione. - Servono per far


assumere alla bocca da fuoco angoli di elevazione (o depressione) e
di direzione.
Mentre il congegno di elevazione permette il movimento tra culla
e torretta, a mezzo del supporto corazzato, quello di direzione fà
ruotare tutta la torretta rispetto allo scafo.
Il puntamento in elevazione si ottiene a mezzo di volantino, con
"vite senza fine e rocchetto dentato" posto sotto le armi. La rotazio
ne del volantino sposta, nel senso zenitale, il supporto su cui sono
installate le armi.
Il puntamento in direzione si ha mediante la rotazione della tor­
retta (generalmente per 360°).
La rotazione della torretta (brandeggio) può avvenire:
- a mano: (nei mezzi leggeri) per mezzo di un dispositivo cinema
tico costituito da un volantino, comandato a mano, che fa ruotare il
rocchetto dentato, fisso alla torretta, che ingrana con la corona den
tata dello scafo;
- 99 -

- elettricamente: (nei mezzi medi e pesanti) il rocchetto dentato,


che ingrana sulla cremagliera dello scafo, vien fatto ruotare, anzi­
ché a mano, dà un motorino elettrico.
Il motorino è azionato da una leva che, assumendo diverse posi­
zioni, regola il bloccaggio della torretta e gli spostamenti verso de­
stra o sinistra.

Congegno di puntamento. - Per il puntamento del cannone e della mi­


tragliatrice, abbinati, si usa lo stesso congegno di puntamento, cioè
un alzo a cannocchiale.
Nei mezzi leggeri si ha un cannocchiale telescopico montato sul
supporto corazzato, in parallelo con le armi. Un reticolo mirino con
scala graduata permette di imporre rapidamente il valore dell'ango­
lo di rotta dei mezzi da colpire e l'eventuale elevazione.
Nei mezzi più pesanti, si adotta un cannocchiale panoramico con
iposcopio.

Congegno di sparo. —L'azione di scatto è ottenuta mediante pedalie


ra (due pedali - uno per arma), sistemata sul fondo della camera di
combattimento. I pedali comandano le aste di scatto, che agiscono
sulle rispettive leve di sparo delle due armi.
I pedali possono azionare le rispettive aste di scatto a mezzo di
trasmissione meccanica o trasmissione elettrica. La trasmissione
meccanica è ottenuta mediante un filo di acciaio contenuto in un ca­
vo di custodia.
La trasmissione elettrica si ottiene per mezzo di una elettrocalji
mita. L'azione sul pedale chiude il circuito elettrico ed un'asta col
legata a mezzo di bilanciere all'asta di scatto viene attirata e va a
premere la leva di sparo.
II congegno di sparo è sempre completato da un sistema sussi­
diario, a mano, da adoperarsi in caso di avaria della trasmissione
meccanica od elettrica.

Girostabilizzatore. - E' basato sul principio del giroscopio che è un


solido animato da un rapido movimento rotatorio attorno al suo as-
- 100 -

se e la cui massa è perfettamente equilibrata relativamente all'as­


se. Se è verificata questa seconda condizione nessuna forza viene ad
esercitarsi sull'asse per effetto della rotazione poiché la forza cen­
trifuga di ogni particella delle masse viene, durante la rotazione, in
tal caso ad essere annullata da una uguale e contraria. Siccome poi
ogni particella rotante tende per inerzia a rimanere nel suo piano di
rotazione che è perpendicolare all'asse, l'asse stesso avrà la tendeji
za a conservare la sua direzione nello spazio ed alle forze che tenda
no a modificare questa posizione opporrà una resistenza tanto maggio
re quanto più grandi saranno i momenti d'inerzia e la velocità di ro­
tazione del giroscopio.
L'azione della forza tendente a variare l'orientamento dell'asse di
rotazione ha invece l'effetto di spostare l'asse stesso in una direzio­
ne perpendicolare alla forza perturbatrice.
Ne consegue che se uniamo rigidamente all'asse della bocca dafuo
co l'asse di un girostabilizzatore una volta puntata l'arma ad un se­
gno essendo in funzione il girostabilizzatore, qualunque sia la posi­
zione del carro l'arma rimarrà sempre puntata.
L'armamento secondario non prevede installazioni particolari, in
fatti: la mitragliatrice di prua sporge dalla piastra anteriore del mez
zo ed è montata su un piccolo supporto a snodo il quale ha, all'este_r
no, un piccolo scudo a fungo dal quale fuoriesce la volata dell'arma.
Questa mitragliatrice è impiegata per la difesa vicina del mezzo im­
mobilizzato.
La mitragliatrice di torretta è montata su un supporto applicato
al bordo della torretta: impiega il normale congegno di puntamento,
a mirino e alzo a ritto con cursore. Serve per la difesa contraerei
e del mezzo immobilizzato.

o
- 101 -

CAPITOLO Vili

BOMBE A MANO

Le bombe a mano sono ordigni destinati a produrre effetto di scop


pio - proiezione di schegge di opportune dimensioni per un certo rag
gio - oppure effetti speciali - azione nebbiogena, incendiaria, chimi
ca.
La costituzione, la organizzazione meccanica e la natura della ca
rica variano in relazione ai detti effetti.
Le bombe a mano possono essere classificate'in relazio ­
guenti criteri:
esplosive;
caricamento ^ a caricamento speciale;
da esercitazione ed istruzione;

a percussione (cor^ funzionamento universale);


- funzionamento - %
a tempo;

offensive;
- impiego

(difensive.

SUDDIVISIONE PER IL CARICAMENTO.

Bombe a mano ad alto esplosivo.

Sono ad esclusiva azione di scoppio (spostamento d'aria e proie­


zione di schegge). Contengono una carica di sostanza esplosiva che
viene fatta esplodere per l'azione di una spoletta all'urto contro un
mezzo, oppure a mezzo di un eccenditore.

Bombe a mano a caricamento speciale.

Le bombe a mano a caricamento speciale sono impiegate per otte


nere diversi effetti. A seconda di questi ultimi esse si suddividono
in:
•Vbombe a mano nebbiogeno-incendiarie. - Il corpo della bomba è
formato da un sottile involucro di lamierino. La carica è costituita
da fosforo bianco che, bruciando, produce una densa nube di fumo.
L'effetto delle schegge è minimo, mentre i frammenti di fosforo in
combustione possono raggiungere la distanza di alcuni metri.
Le bombe nebbiogeno-incendiarie sono impiegate normalmente per
produrr che effetti incendiari specie se lancia

a c»Jr>cle]à
» bombe a mano fumogene. - Il corpo della bomba è di lamiera sot
tile con un certo numero di fori per l'uscita del fumo. La carica è
costituita da una miscela fumogena, in genere: zolfo, clorato di po-
tassio, bicarbonato di sodio» Talvolta ^ «rf geo» aggiunta un'idonea

Queste bombe vengono impiegate principalmente per segnalazioni; la


cortina di fumo raggiunge il suo pieno sviluppo in pochi secondi e la
combustione della miscela dura alcuni minuti;

7 bombe a mano con aggressivo chim ico. - L'involucro esterno è


di lamiera, di forma e dimensioni variabili, con fori sulla superfi­
cie per l'uscita dei vapori che si sprigionano all'azione di un accen­
ditore sulla sostanza chimica.
La carica è costituita da miscela con effetto lacrimogeno, starnuta­
torio, ecc. Possono anche essere caricate con una miscela tossica.
Le prime sono di norma impiegate in operazioni di polizia, le secon
de in azioni di guerra;

ìj- bombe a mano incendiarie. - Hanno corpo di lamierino di ferro


o di alluminio e sono caricate con termite la quale brucia a tempera
,o
tura di circa 2400 ed ha, in conseguenza, alto potere incendiario.
Limitato è, però, il raggio d'azione.

Bombe a mano da esercitazione e da istruzione.

Queste bombe possono essere o completamente inerti o a carica-


mento ridotto.
- 103 -

Le prime sono costituite da un involucro simile, per forma, a


quello delle bombe ordinarie, ma più robusto perchè deve resistere
ai molteplici lanci che, con esse, vengono effettuati per l'addestra­
mento del personale. Sono riempite con sostanza inerte per ottenre
lo stesso peso della bomba attiva e sono prive di congegno di accen­
sione. Servono per l'addestramento al lancio.
Le bombe a caricamento ridotto sono molto simili alle bombe at­
tive sia per la struttura esterna dell'involucro, che per la presenza
degli organi di accensione e di sicurezza. Contengono una carica di
scoppio ridotta od una sostanza capace di produrre una fumata.
Servono per l'addestramento del personale alle operazioni da compie
re prima del lancio ed al lancio stesso.

SUDDIVISIONE PER IL FUNZIONAMENTO.


(i<l . £. RCM
Bombe a mano a percussione (con funzionamento universale).

Il funzionamento è ottenuto a mezzo di una spoletta, costituita da


un detonatore, da un percussore e da un organo antagonista (molla).
Sia il detonatore che il percussore sono portati da due diversi ele­
menti mobili. La detonazione della cassula e, quindi, lo scoppio del
la carica avvengono per l'urto della bomba contro un mezzo resistevi
te. Le bombe a mano a percussione hanno tutte funzionamento univer
sale in quanto lo scoppio è assicurato comunque avvenga l'urto. Ta­
le caratteristica è ottenuta con l'aggiunta di parti che assicurano sem
pre l'avvicinamento dei detti elementi mobili.

Bombe a mano con funzionamento a tempo.

Il funzionamento a tempo si ottiene mediante una miccia che, op­


portunamente accesa, trasmette, dopo un determinato tempo, l'a c ­
censione al detonatore. La miccia è di polvere nera e la sua lunghez
za è in relazione al ritardo pirico che s'intende ottenere, che di mas
sima, si aggira sui 4" - 5". L'accensione della miccia può essere
ottenuta per:
- 104 -

- sfregamento. - L'estremità della miccia è munita di una capoc­


chia di costituzione analoga a quella dei fiammiferi e che viene acce
sa per sfregamento contro una sostanza ruvida.
E' un sistema ormai superato;

- percussione a mano. - La miccia termina con una capsula la qua


le si trova a contatto con uno spillo portato da un coperchietto. Bat­
tendo quest'ultimo contro un corpo solido si provoca l'urto dello spil
lo contro la cassula e, quindi, l'accensione della miccia.
Anche questo sistema non è più usato;

- percussione automatica. - L'accensione della miccia è ottenuta


a mezzo di un percussore il quale, appena il lanciatore lascia libe­
ra una leva di sicurezza, batte automaticamente contro la cassula.
Questo sistema di accensione è un pò complesso perchè richiede un
vero e proprio congegno per il funzionamento e presenta, inoltre, un
inconveniente. Allo scoppio della bomba, detto congegno viene pro­
iettato, generalmente tutto intero, come una grossa scheggia, ad
una distanza maggiore di quella che raggiungono le schegge dell'in­
volucro esterno, costituendo, nelle bombe offensive, un serio peri­
colo per il lanciatore;

- strappo. - L'accensione è ottenuta a mezzo di un cannello a fri


zione. Una cordicella o un fil di ferro, opportunamente foggiati a
dente di sega, immersi nella sostanza innescante, provocano, al
momento dello strappo, l'accensione della cassula.

Qualunque sia il sistema di funzionamento, ogni bomba è munita


di sicurezza di trasporto e di maneggio. Si può avere anche una si­
curezza di traiettoria.
- 105 -

SUDDIVISIONE PER L'IMPIEGO.

Bombe a mano offensive.

Sono costituite da un involucro di lamierino di ferro o di allumi­


nio di dimensioni di mm. 0, 3 - mm. O, 4, oppure di altra sostanza
non molto resistente. Internamente presentano una carica di scoppio
di quantità tale da ottenere la proiezione delle schegge entro un rag-
20- % • AcUfy*»' Q tl *' q t -^ - e' f f tu / À . ■) q _ K iv».
gio di ìrQ metri, per consentire il lancio della bomba anche da posi­
zione non defilata.
Hanno un peso che oscilla fra i 200 ed i 350 grammi.
Possono essere con sistema di accensione a tempo od a percus­
sione (funzionamento universale).

Bombe a mano difensive.

Sono costituite da un involucro esterno, generalmente, di ghisa


acciaiosa, con o senza frattura prestabilita, oppure da un sottile in
volucro esterno di lamierino, simile alle bombe offensive, riempi­
te internamente di frammenti di ferro di opportune dimensioni che
vengono proiettati all'atto dello scoppio.
Hanno un raggio di proiezione delle schegge che si aggira sui 50-
60 metri (talvolta anche sui 150 metri - bomba americana a frattura
prestabilita MK^2) per cui richiedono che il lancio sia effettuato da
una posizione defilata.

o
- 106 -

CAPITOLO IX

LANCIABOMBE O MORTAI PER FANTERIA

Durante la 1" guerra mondiale, per battere obiettivi defilati alle


rmi a tiro teso, furono ideati i lanciabombe, cioè armi capaci di
lanciare ad una certa distanza, con traiettoria notevolmente curva,
proietti scoppianti.
Dai lanciabombe meccanici si passò a quelli pneumatici ed, infi­
ne, ai lanciabombe che impiegano una carica esplosiva per il lancio
del proietto.

Lanciabombe m eccanici. - Sfruttano l'energia accumulata caricando


una molla che vien fatta rapidamente distendere per proiettare la
bomba.

Lanciabombe pneumatici. - Sfruttano l'energia propulsiva dell'aria


compressa, contenuta in bombole, per lanciare il proietto.

Lanciabombe a carica di lancio. - Sfruttano l'energia prodotta dalla


deflagrazione della carica di lancio.
Tra i vari tipi di lanciabombe a carica di lancio creati durante la
guerra del 1914-18 notevole è il lanciabombe "Stokes" sul cui tipo so
no modellati molti mortai di fanteria oggi adottati in diversi eserciti.

CARATTERISTICHE GENERALI DEI MORTAI PER FANTERIA.

I mortai hanno il compito specifico di integrare l'azione delle a_r


mi a tiro teso della fanteria battendo obiettivi defilati che non posso­
no essere battuti dalle dette armi. Essi, inoltre, disponendo di tra­
iettorie molto curve, possono agire da posizioni defilate ed usando
proietti scoppianti con raggio d'azione inferiore a quello delle arti­
glierie, possono accompagnare i fanti fino alle minori distanze.
Al fine di risolvere nella maniera migliore i citati compiti i mor
tai offrono:
MX db**_ CIa/n.k
•>
.*r v A ' ' H'•
aff ' .

*5°
o
- 107 -

- ampie possibilità di tiro con la combinazione delle cariche e de


gli angoli di tiro;
- sufficiente celerità di tiro;
- grande mobilità in qualsiasi terreno, data dal peso modesto o
dalla possibilità di essere scomposti in parti facilmente trasporta­
bili.
Di contro quasi tutti i mortai per fanteria presentano fattori nega
tivi come la notevole durata della traiettoria, la modesta precisione
di tiro dovuta alla scarsa velocità iniziale ed alla conseguente note­
vole durata della traiettoria ed al sistema di stabilizzatori ad impen
naggi. Infatti specie per i mortai leggeri e medi il tubo di lancio è
ad anima liscia. Negativa è anche una relativa frequenza dei colpi
anomali; questi, però, ne infirmano in maniera molto trascurabile
l'efficacia sul campo di battaglia.
I mortai per fanteria in relazione al calibro vengono classificati
in:
- leggeri: fino ai 65 mm. ;
- medi: fino agli 82 mm. ;
- pesanti: oltre gli 82 mm. e fino ai 120 m m ..

I mortai lanciano proietti scoppianti chiamati bombe, aventi pie


cola velocità iniziale e traiettoria curva.

MORTAI LEGGERI.

Caratteristiche balistiche e tattiche.

Sono impiegati nel settore di azione del plotone e della compa­


gnia.
Consentono possibilità di trasporto, messa in postazione ed im­
piego anche da parte di un solo uomo; di conseguenza il peso non è
eccessivo: varia da Kg. 3, 500 fino ad un massimo di 18-19 K g ..
Presentano costituzione rustica, estremamente semplice, poco
costosa.
Hanno gittate medie di efficacia fra i 500 ed i 1000 metri, brac­
cio perfettamente adeguato alle pratiche possibilità di tiro delle ar-
- 108 -

mi automatiche alle quali essi dovranno, generalmente, essere con­


trapposti.
I mortai con 500-600 metri di gittata possono fronteggiare i fuci­
li mitragliatori (mortai di plotone), mentre per contrapporsi sicura
mente alle mitragliatrici occorreranno mortai leggeri la cui gittata
si aggiri intorno ai 1000 metri (mortai di compagnia).
I mortai leggeri lanciano bombe di peso fra i 400 ed i 500 gr. ed
anche bombe nebbiogene, nebbiogeno-incendiarie ed illuminanti con
paracadute.
La propulsione della bomba avviene per azione di una carica fis ­
sa; solo i mortai da 60 mm. usano cariche multiple. Le velocità ini
ziali oscillano fra 59 m /s. e 160 m / s . .
II raggio massimo di proiezione delle schegge va fino a m. 150
(mortai da 60 m m .).
La celerità di tiro giunge, in casi eccezionali, fino a 30 bombe
al minuto primo.
La dispersione longitudinale massima non va oltre i 50-60 metri.
(Wr*
» «j -iA
Caratteristiche meccaniche.
occa d a -ri)0 C0 I ^XsJ^L
Caima (o tubo di lancio). - E 1 ad anima liscia di calibro variabile fi­
no ai 65 m m .. Può avere lunghezza fino a 80 c m ..

tira. - La canna è chiusa in culatta da un blocco me


tallico avvitato che, però, può essere rim osso per la pulizia della
canna stessa.
r<4.rCO^ >
' vsj
Alcuni tipi di mortai leggeri presentano un normale congegno di
chiusura (es. mortaio "B rixia" da 45 mm. ).
M ectam^YvM» oU
Congegno d iageasMtìuim percussione. - Normalmente la percussione av­
viene per bomba, che contiene nel codolo la carica di
lancio, contro il percussore fisso alla culatta; alcuni mortai leggeri,
che effettuano la percussione a scatto comandato, hanno normali con
gegni di percussione e scatto.
- 109 -

Congegno di puntamento. - I mortai leggeri hanno congegni di punta­


mento di varia costituzione. Di semplice costituzione, talvolta a li­
nea di mira naturale, sono quelli dei mortai di piccolo calibro, men
tre i mortai di maggiore potenza hanno dei veri e propri alzi.

Dispositivi di sicurezza. - I mortai leggeri dotati di un vero e pro­


prio meccanismo attuano anche la sicurezza ordinaria (mortaio "Bri
xia" da 45 mm. ).

Sostegno. - Nei mortai leggeri si ha una varietà di appoggi. Si posso


no adottare sostegni, con costituzione talvolta rudimentale (mortaio
inglese da 2"), essendo formati da una semplice piattaforma, forte­
mente arpionata, per ancorarla al terreno. Il tubo di lancio (o can­
na) è fissato alla piattaforma in modo da consentire il puntamento in
elevazione e direzione (fig. 93).

1. Bloccaggio in direzione.
2 . Settore orizzontale.
3. Piattaforma.
4. Cinghia per assicurare la canna
alla piattaforma durante il tra­
sporto con l'arma ripiegata.
Arpione.

Taluni mortai leggeri presentano invece sostegni più solidi e sta


bili con una larga base con tre punti di appoggio al terreno (mortaio
"Brixia" da 45 mm. ).
Il sostegno permette il puntamento dell'arma in elevazione ed in
direzione mediante congegni di punteria che consentono ampi settori
adottano i normali sostegni dei mortai medi.

(fig. 94)

MORTAI MEDI.

Caratteristiche balistiche e tattiche.

I mortai medi sono impiegati nel settore d'azione del battaglione


con compiti che tendono ad avvicinarli alle artiglierie divisionali.
II peso totale in batteria dei mortai medi va fino a 60-70 K g ..
Consueto è il trasporto a salma o con automezzi cingolati; però so­
no facilmente scomponibili in 3 - 4 carichi spalleggiabili, quando lo
esigano le necessità del combattimento.
Sono armi di grande rusticità e facile messa in postazione: mano
vra semplice con tre uomini al massimo.
L'azione di fuoco del mortaio medio si manovra su una fronte di
1-2 Km. per 3-4 Km. di profondità, con una celerità pratica di tiro
sui 18-20 colpi al minuto.
I mortai medi adottano due tipi di bombe ad alto esplosivo, oltre
ai proietti speciali (nebbiogeni, nebbiogeno-incendiari, illuminanti
ed a liquidi speciali). Il peso dei proietti arriva fino a 7 Kg. Il siste
ma di propulsione è a cariche multiple. Il raggio di proiezione delle
schegge delle bombe a grande capacità va fino ai 200 metri.
Alle caratteristiche positive, estrema semplicità, rapidità di in­
tervento, elevata capacità di tiro, fanno contrasto le caratteristiche
negative, bassa velocità iniziale, grande durata della traiettoria e
conseguentemente la notevole dispersione che rappresenta il lato ve
ramente negativo dell'arma che ha tanti pregi. Infatti la striscia lon
gitudinale è pari a 1, 5-2/100 della distanza di tiro.

Caratteristiche meccaniche.
BOCCA DA FUOCO
tubo di lancio). - Il tubo di lancio, sempre ad anima liscia,
è chiuso in culatta da un blocco metallico, come si è detto per i mor
tai leggeri di maggiore potenza.
La lunghezza del tubo va fino a cm. 135.

Congegno di scatto e percussione. - Non esiste. La percussione av­


viene per urto della cassula della cartuccia di lancio contro il per­
cussore fisso al blocco di culatta, quando la bomba viene introdotta
nel tubo di lancio.

Congegno di puntamento. - E' costituito da un alzo che può consenti­


re anche ODerazioni di Darallelismo.

Sostegno. - I mortai medi adottano sostegni a bipiede con gambe mu


nite di arpioni; una piastra anch'essa arpionata completa l'appoggio
posteriore dell'arm a. Il tubo di lancio è incavalcato su una culla che
porta un congegno ammortizzatore del rinculo (fig. 95).
Sul sostegno sono sistemati i congegni di punteria, normalmente
costituiti "a vite e chiocciola" ed azionati da volantini, che consen­
tono spostamenti per valori angolari in elevazione da 45° a 85° e
piccolo settore in direzione per non compromettere la stabilità del­
l'arma durante il tiro.
- 112 -

(fig. 95)

Il sostegno porta spesso anche un congegno per correggere lo


sbandamento, in modo da consentire l'im piego dell'arma anche in
terreni non perfettamente piani (fig. 96).

(fig. 96)
- 113 -

MORTAI PESANTI.

Caratteristiche balistiche e tattiche. ^ : ^ ■

I mortai pesanti sono impiegati nel settore d'azione del Rgt., con
compiti molto simili alle artiglierie divisionali.
II peso totale in batteria va sui 150- 300 Kg. circa. Gittata sui
4-5 K m ..
Adottano i tipi di munizioni ed il sistema di propulsione previsti
per i mortai medi. Il peso delle bombe si aggira intorno ai 10-15 K g ..

Caratteristiche meccaniche.

Sono analoghe a quelle dei mortai medi, solo che, alcuni mortai
pesanti hanno il tubo ad anima rigata.

ARMI - Parte 1*
Disp. 8* - ACCAD. MILIT. - MODENA.
- 114 -

CAPITOLO X

MUNIZIONI PER---------------------------------
------------------------ ARMI A TIRO TESO

Le munizioni per armi portatili, a tiro teso, sono tutte a cartuc­


cia con bossolo metallico.
La cartuccia si compone delle seguenti parti: proietto o pallotto­
la, bossolo, carica, cassula o innesco, lubrificante.
Questo sistema garantisce un’ ottima chiusura ermetica della cu­
latta con un congegno di chiusura anche semplice, conveniente prote
zione contro la perdita di parti della carica e contro l ’umidità, riu
nione della carica al proietto in un unico elemento consistente che
permette di soddisfare le elevate celerità di tiro richieste per le ar­
mi automatiche.
Per contro, il bossolo metallico costituisce un'inevitabile peso
morto, è costoso e richiede un congegno di estrazione ed espulsione.

PROIETTO O PALLOTTOLA.

E' la parte destinata a produrre l'offesa.


Nel proietto, in particolare, sono da considerar e: il calibro, il
peso, la lunghezza, la forma, la costituzione.
Tali elementi costituiscono le qualità statiche del proietto, in­
fluiscono su quelle dinamiche e ne determinano gli effetti.

Peso. - Dal peso, a parità di calibro, dipende il coefficiente balisti


co ( 1) e, quindi, la gittata massima e la forza viva che si possono
ottenere.
A parità di calibro e di carica, proietti di peso diverso hanno ve
locità iniziali diverse. Il proietto di peso inferiore, avendo velocità _
iniziale maggiore, fino ad una certa distanza, ha tensione, precisio
e

(1)- E' detto coefficiente balistico "c " il rapporto i P *jr !


in cui P ( ^
1000 a2 1
è il peso del proietto ed "a" il c a lib r o ^ <*..)
- 115 -

certe distanze, il proietto più pesante ha qualità balistiche migliori

ò dedurre la convenienza di proiettili:


- più leggeri per le armi che devono agire entro distanze limitate
(fucili automatici e fucili mitragliatori);

- più pesanti per le armi destinate ad agire a distanze maggiori


(mitragliatrici).

L'adozione di due proiettili di peso diverso e quindi di differente


calibro comporta difficoltà di carattere logistico e d'impiego. L'uni
cità di munizionamento fra le armi a tiro teso risolverebbe il pro­
blema predetto, però, per mantenere le qualità balistiche delle m i­
tragliatrici, chiamate ad agire alle maggiori distanze, si conferire^
be alle altre armi impiegate in un più modesto raggio, lina potenza
di nessuna utilità, a scapito di altre doti.
Per i fucili il peso della pallottola oscilla da un minimo di gr. 8, 30
ad un massimo di gr. 13, 7 (fucile russo Mossine) con media intorno
agli 11 g r . .
Per le mitragliatrici il peso è sempre superiore.
Per le pistole il peso del proietto si aggira sui 7-8 g r . .

Lunghezza. -

a
o la torsione al
Per i fucili e le mitragliatrici le lunghezze usate variato da cal.
3, 5 a cal. 5; per le pistole, le carabine ed i moschetti automatici
sono molto minori.

Forma. - Il piccolo calibro e ìa necessità di ottenere grande densità


trasversale obbligano ad una forma di pallottola molto allungata.
Inoltre, il bisogno di un notevole grado di penetrazione e la necessi
tà di ottenere traiettorie molto tese, inducono a foggiare il proietto
oblungo, cilindro-ogivale con la parte anteriore molto acuminata e
con ogiva molto lunga rispetto alla parte cilindrica. Il fondello è ge
neralmente rastremato.
- 116 -

Costituzione. - Le pallottole impiegate per il munizionamento ordi­


nario delle armi portatili, sono costituite da due parti essenziali:
il nocciolo e l'incamiciatura (detta anche rivestimento)
Il nocciolo è ottenuto con piombo indurito mediante compressione,
o in lega con 2-3 % di antimonio. Il piombe, che ha la caratteristica
vantaggiosa di un alto peso specifico, presenta l'inconveniente di un
basso punto di fusione, per cui la necessità di un rivestimento ester­
no con altro metallo con caratteristiche diverse.
L'incamiciatura è destinata:
- a costituire parti conduttrici più resistenti allo sforzo di attrito;
- a impedire l'impiombatura della canna;
- a impedire del proietto contro ostacoli resisten
ti
- a impedire la deformazione del proietto durante il caricamento.
L'incamiciatura e
non deve essere facilmente ossidabile.
Essa è costituita da un sottile involucro di. una lega a base di ra­
me. Lo spessore dell'incamiciatura è limitato al puro necessario
per evitare deformazioni del proietto o rottura dell'involucro stes­
so, generalmente varia da mm. 0, 45 a 0, 55.
L'incamiciatura ordinariamente si estende a tutta la pallottola,
compreso il fondello, ed ha spessore costante; talvolta può anche
essere parziale.
Nelle pallottole con piccoli angoli di ogiva conviene dare uno spe_s
sore maggiore alla punta per ottenere sufficiente potere perforante
in corpi resistenti.

diametro della canna misurato sul fondo delle righe; esiste, cioè,
un forzamento iniziale della pallottola; perciò occorre che il noccio
lo e l ’ incamiciatura presentino un certo grado di plasticità e che sia
no saldamente collegati fra loro. Pertanto, il nocciolo non viene sol
tanto fuso ma com presso e saldato alla incamiciatura.
- 117 -

BOSSOLO.

Il bossolo deve:
R a s s icu ra re la chiusura ermetica della culatta all'atto della de­
flagrazione della carica di lancio;
essere di metallo dilatabile elasticamente sotto le pressioni dei
gas;
Qh assicurare la perfetta conservazione della carica e della cassu-
la;
0 ) collegare bene le varie parti che compongono la cartuccia;
consentire un'agevole alimentazione dell'arma;
assicurare l'azione dell'estrattore e dell'espulsore;
determinare esattamente la posizione della cartuccia nella ca­
mera;
^ essere leggero e nello stesso tempo robusto, di facile lavorazio
ne e non costoso.
Nell'esame del bossolo occorre considerare il metallo e la forma.

Metallo. - Il metallo da impiegare deve rispondere ai seguenti requi


siti:

possedere una sufficiente elasticità per aderire perfettamente


alle pareti della camera di cartuccia, quando si originano le pres­
sioni
^ ritorn a re allo stato primitivo quando cessano le pressioni, per
consentire l'estrazione dalla camera;
(^essere leggero, non ossidabile, nè chimicamente intaccabile dal
l'esplosivo che deve contenere;
^ e s s e r e di facile lavorazione.
Si sono sperimentati bossoli di rame ma il metallo era facilme_n
te ossidabile, troppo malleabile, poco elastico e costoso; indi tom-
bac (rame e zinco dal 5 al 12%), ma anche questo è risultato alquan
to malleabile e non presentava sufficiente resistenza alla presa del
l'estrattore.
Bossoli di ferro (ossidabile e poco elastico), in bronzo (poco eia
stico e costoso), in alluminio (leggero ma poco resistente alle eleva
- 118 <■

te pressioni), in acciaio (idoneo per la sua resistenza, ma poco ela­


stico ed ossidabile anche se nichelato) non hanno dato buoni risultati.
Il metallo più comunemente adottato, perchè dimostratosi mag­
giormente rispondente ai requisiti voluti, è l'ottone: lega di rame e
zinco costituita dal 6 6 % di rame, 32% di zinco, 1 % di piombo e sta­
gno, 1 % di antimonio.

Forma. - La forma dei bossoli deve assicurare, in rapporto al cali­


bro, un notevole volume alla carica. Quindi, per evitare una e cces­
siva lunghezza, il diametro del bossolo è sempre di molto superiore
al calibro del proietto.
Il bossolo ha forma tronco-conica con un colletto cilindrico ante­
riore ove viene fissato il proiettile a forzamento o mediante punzona
tura, un raccordo tronco-conico accentuato, un corpo leggermente
tronco-conico chiuso posteriormente da un fondello circolare chepo_r
ta nel centro un foro porta cassula. Il fondello reca un risalto anula­
re od una gola anulare per dare presa all'estrattore (fig. 97).

A_f a ccordo

(fig. 97)

Lo spessore delle pareti va diminuendo dal fondello verso l'orlo


del colletto ove deve essere tale da consentire facilmente la dilata­
zione elastica sotto l'azione dei gas prodotti dalla deflagrazione del
la carica.
- 119 -

La carica è disposta alla rinfusa nell'interno del bossolo, inguai


che caso è tenuta assestata mediante un dischetto di feltro.


I bossoli per cartucce da carabina e da pistola sono
molto corti, data la piccola carica, di forma tronco-co
nica semplice o cilindrica con colletto di diametro pres
sochè uguale al corpo, manca, quindi, il raccordo tro_n
co-conico (fig. 98).

CARICA.
La carica è costituita dalla quantità di esplosivo necessaria per
lanciare ad una determinata distanza un proietto di un certo peso.
Gli esplosivi sono sostanze capaci di sviluppare, in un tempo bre
vissimo, grandi quantità di gas, ad elevata temperatura.
II fenomeno dell'esplosione è dovuto ad una reazione chimica
- combustione ad andamento rapidissimo - tra elementi chimici com
bustibili (carbonio, idrogeno, e c c .) ed il comburente (ossigeno).
Gli esplosivi che costituiscono le cariche di lancio delle armi da
fuoco sono detti esplosivi lenti o polveri. Esplodono per deflagrazio­
ne dando luogo ad uno sviluppo di gas relativamente lento; sono quin
di capaci di compiere un notevole lavoro di propulsione senza pro­
durre rotture o deformazioni permanenti della canna.
Sono esplosivi stabili, poco sensibili, con piccolo potere erosi -
vo ( 1).

(I )- Sensibilità; è l'attitudine dell'esplosivo ad iniziare più o meno


facilmente la reazione sotto l'impulso di un adatto
agente esterno (urto, sfregamento, riscaldamento,
accensione, e c c .).
Stabilità: è l'attitudine dell'esplosivo a mantenere inalterata
la propria costituzione chimica e fisica, nelle ordì
narie condizioni di conservazione.
Potere erosivo: è la tendenza dell'esplosivo a corrodere la su­
perficie interna della canna per un'azione combina­
ta - termica, meccanica e chimica - dei gas e del
metallo costitutivo della canna.
- 120

La deflagrazione passa per tre fasi distinte:


- accensione. E' l'inizio della reazione nella particella di sostan
za esplosiva sulla quale si è esercitato l'impulso iniziale;

- infiammazione. E' la propagazione rapidissima, quasi istanta­


nea, dell'accensione a tutta la superficie esterna ed interna di ogni
singolo grano dell'esplosivo (se questo è composto di tanti grani la
superficie è quella totale dei vari grani).
Nello studio teorico la si considera istantanea in tutta la massa, cer­
cando poi di regolarla, in pratica, con vari accorgimenti;

- combustione. E' il successivo propagarsi della decomposizione


dall'esterno all'interno e viceversa dei singoli grani che costituisco
no la massa dell'esplosivo. La rapidità con cui questa propagazione
avviene si chiama velocità di combustione o di reazione.

La velocità di reazione di una carica deflagrante è in relazione,


principalmente, dei seguenti fattori:
- densità dell'esplosivo: è dato dal suo peso specifico tenendo con
to delle porosità racchiuse nella sua massa. Negli esplosivi defla­
granti la velocità di reazione è tanto maggiore quanto minore è la
densità. Un aumento di pressione nell'ambiente in cui avviene la rej.
zione provoca un acceleramento della reazione stessa;

- densità di caricamento: è il rapporto tra il peso dell'esplosivo


in Kg. ed il volume del recipiente in dm . La velocità di reazione è
t mento poiché, a parità
di quantità di esplosivo, minore è lo spazio disponibile per l'espan­
sione dei gas e quindi maggiori le pressioni che si manifestano. Gli
esplosivi di lancio, ad esempio, possono detonare se inizialmente
com pressi ed energicamente innescati; bruciano senza esplodere, se
incendiati semplicemente al contatto di una fiamma, talvolta anche
se in grande quantità, all'aria aperta. La velocità di reazione aumeji
ta con la temperatura iniziale;

- intasamento: è la resistenza che i gas dell'esplosione incontra­


no nell'espandersi. Con l'aumentare dell'intasamento aumenta la ve
locità della reazione esplosiva;
121 -

- natura dell’ azione innescante: influisce sull'andamento della rea


zione, che è tanto più rapida quanto più energica è l'azione innescaci
te.
Una carica è definita, oltre che dalla qualità e quantità di esplosi
vo, anche dalla granitura. Questa, dando ai grani forma geometrica
e dimensioni precise e ben definite (cubi, sfere, piastrelle, striscie,
solenoidi, ecc. ) (fig. 99), garantisce la massima regolarità nello
sviluppo dei gas, durante la combustione. A mezzo di essa è infatti
possibile ottenere che:
- tutti i grani inizino contemporaneamente la combustione su tutti
i punti della loro superficie;
- che la combustione di ciascun grano proceda dall'esterno all'in
terno e viceversa di quantità eguale in tempi eguali.

(fig. 99)

La granitura di una carica viene espressa a mezzo delle dimen­


sioni dei grani che la compongono. Una carica viene indicata con i
seguenti elementi:

= mm. 2 diametro esterno;

1 = mm. 1 diametro interno;


= mm. 2 lunghezza;

- g. 0, 23 balistite in piastrelle (0, 1 x 1, 1 x 1, 1 mm. );

- g . 10 cordite in piastrelle (3, 5 x 35x 35 mm. ).

Le cariche di lancio sono costituite da nitrocellulosa gelatinizza


ta e si distinguono in:
- 122 -

- polveri alla nitrocellulosa, quando la base principale è la nitro


cellulosa senza traccia di nitroglicerina;
- polveri alla nitroglicerina, quando, oltre alla nitrocellulosa,
contengono anche'nitroglicerina.

Le polveri alla nitrocellulosa deflagrano in modo lento e progre_s


sivo ed hanno temperatura di esplosione di circa 2300° C. (inferiore
a quelle alla nitroglocerina). Sono più costose, meno stabili e meno
potenti di quelle alla nitroglicerina.

Le polveri alla nitroglicerina sono in linea di massima più conve


nienti di quelle alla nitrocellulosa: per il maggior effetto balistico,
per la maggiore costanza e regolarità di effetti (dovuta, tra l'altro,
alla maggiore plasticità ed omogeneità di struttura), per la maggiore
stabilità eccetto che alle basse temperature (trasudamenti di nitro­
glicerina). Hanno però il difetto di essere fortemente erosive. Delle
polveri alla nitroglicerina le più usate sono:
la balistite, miscela chim ico-fisica ottenuta per gelatinizzazio­
ne del cotone collodio in nitroglicerina (50 %). E' un esplosivo di lan
ciò di grande potenza. Temperatura di esplosione 3000°; ha il difet­
to di essere fortemente erosiva.
Al fine di ridurre il potere erosivo della balistite si è diminuito
il tenore di nitroglicerina (minor temperatura di esplosione): balisti
te attenuate al 42 % di nitroglicerina; balistite C.G. 13 al 25 % di ni
troglicerina, 60 % di cotone collodio e fulmicotone, 15 % di binitro-
toluene. Sono, però, meno potenti della balistite normale;

la splenite italiana, studiata per avere un esplosivo di lancio


meno erosivo. Il titolo di nitroglicerina è del 36 % . Vi è invece' con
tenuto un 12 % di fulmicotone, oltre al 49 % di cotone collodio e 3 %
di olio minerale. Temperatura di esplosione 2660°;

- la cordite - usata nel munizionamento inglese - con il 30 % di


nitroglicerina, 65 % di fulmicotone, 5 % di vasellina. La detta com
posizione è quella media. Vi sono altri tipi di cordite contenente i
detti elementi in percentuali diverse, ovvero contenenti elementi di­
- 123 -

versi come il cotone collodio al posto del fulmicotone e la carbamite


al posto della vasellina come stabilizzante e refrigerante. La cordi­
te viene preparata principalmente in fili; può, però, essere prepara
ta in tutte le altre principali graniture.

L'esplosivo da impiegare per armi portatili deve possedere una


elevata energia potenziale per consentire di ridurre il peso della ca
rica, il volume ed il peso del bossolo; nello stesso tempo è necessja
rio che il potere erosivo non sia troppo elevato. Generalmente si
usano polveri alla nitroglicerina; ma qualche nazione usa anche pol­
veri alla nitroglicerina.
Le pressioni massime che vengono raggiunte nei fucili e nelle mi
tragliatrici sono piuttosto elevate. Ciò è reso possibile dal grande
spessore relativo che può essere dato alle canne; spessore che, da­
to il calibro, non porta ad aumenti elevati di peso. I valori normali
delle pressioni massime raggiunte vanno da 2800 a 3500 atmosfere.
Le graniture comunemente adottate sono: a cubi, lamelle, pia­
strelle, tubetti, cilindretti, trucioli.
Il peso della carica impiegata varia a seconda delle caratteristi­
che dell'arma e delle qualità di esplosivo impiegato.
Usando polveri alla nitroglicerina, con proiettili da 10 a 15 gram
mi, la carica pesa da gr. 2, 28 a 2, 43; giunge fino a g. 3, 30 con poi
veri alla nitrocellulosa.
Il peso della carica deve essere molto preciso; non si ammetto­
no, generalmente, tolleranze superiori a 0, 05 od anche 0, 015 g . .
Un centigrammo di differenza nel peso della carica può portare
a differenze di 3 o 4 m /s. nella velocità iniziale e 6 o 7 atmosfere
di differenza nella pressione.
Nelle pistole il peso della carica è proporzionalmente ridotto e
varia da 0, 2 a 0, 5 grammi.
- 124 -

CAPSULA
CASSULA O INNESCO.

La cassula o innesco è un tubicino metallico che si applica nel fo


ro portacassula del fondello; contiene una sostanza che detona alla
percussione e produce l'accensione della carica di lancio.
La cassula deve:
<C)essere giustamente sensibile all'urto del percussore;
assicurare l'accensione della carica e non produrre fecce;
non alterare le sue proprietà di detonante lun
j^peritìdo^di conservazione;
- es r luogo a reazioni con il metallo del tu-
bicino che la contiene;
- non sfondarsi, nè uscire dal porta-cassula all'urt<L_del percus­
sore
La cassula è generalmente in ottone perchè più resistente e meno
intaccabile del rame e del tombac; talvolta conviene proteggerla con
un copri-cassula o contro-cassula.
La materia detonante è costituita da un esplosivo molto sensibile
che compie il processo di trasformazione con estrema rapidità ed è
finito prima ancora che i gas abbiano avuto il tempo di espandersi.
E' a base di fulminato di mercurio con clorato di potassio (o ni­
trato di potassio) e solfuro di antimonio (miscela detonante), oppure
mescolato con polvere di vetro. Per le cassule delle cartucce viene
usata una miscela fulminante composta di 60 % di fulminato di m er­
curio, 25 % di clorato di potassio, 15 % di solfuro d'antimonio.
La miscela è compressa nella cassula e rivestita con un sottile
strato di vernice o un dischetto di stagnola per proteggerla dall'umi
dità ed impedire screpolature e sgretolamenti.
Nell'innesco centrale esterno la cassula è forzata nel porta-cas­
sula, il quale ha una parete foggiata a punta od a più punte, detta in-
cudinetta, e questa alla base presenta dei forellini sicché il percus
sore, urtando il fondo della cassula, schiaccia la materia detonante
contro l'incudinetta e produce una fiammata che, passando attravejr
so i forellini, accende la carica contenuta nel bossolo. Le form e di
innesco centrale esterno più usate sono:
125 -

- innesco ordinario o "Herdan” ;


- innesco di sicurezza o "B oxer".

Nell'innesco ordinario (Berdan) il fondo dell'alveolo è ripiegato


a guisa di capezzolo in modo da costituire una incudinetta conica; i
forellini per il passaggio della fiamma sono praticati alla base della
incudinetta; la cassula, talora protetta da un copri-cassula, s'inve­
ste e si forza sull'incudinetta finche la materia detonante risulta a
contatto dell'incudinetta. Questo tipo d'innesco è semplice e di poco
costo, perciò è il più usato; volendo, permette il ricaricamento del
bossolo (fig. 100).

Innesco ordinario (Berdan)


(fig. 100)
Nell'innesco di sicurezza (Boxer) il fondo dell'alveolo presenta i
forellini e non ha alcuna ripiegatura; l 'incudinetta è costituita da una
piastrina a forma di cuore con due risalti; l 'incudinetta viene intro­
dotta dentro la cassula coi risalti appoggiati all'orlo della cassula in
modo che la fronte risulti un poco distante dalla materia detonante,
indi la cassula, provvista dell'incudinetta, viene forzata dentro il
porta-cassula finché la base dell'incudinetta poggia sul fondo dell'al
veolo. Questo tipo d'innesco presenta maggiore sicurezza dell'inne­
sco ordinario poiché l'urto per l'accensione dev'essere esattamente
centrale. E' molto adatto per il ricaricamento dei bossoli; per con­
tro è più complicato e più costoso dell'innesco ordinario (fig. 101).

Innesco di sicurezza (Boxer)


(fig. 101)
126 -

LUBRIFICANTE.
E' un miscuglio di vasellina gialla, cera e paraffina che viene
spalmato in sottile strato esternamente alla pallottola, fino ad una
certa distanza dal colletto del bossolo.
La sostanza lubrificante non deve mai penetrare nell'interno del
bossolo, altrimenti può provocare la decomposizione della sostanza
esplosiva, facendo variare il comportamento di questa,

MUNIZIONI DA GUERRA.

Il problema del munizionamento da guerra delle armi portatili si


è fatto più ampio e più complesso per le nuove esigenze tattiche.
Le sole cartucce a pallottola ordinaria non riescono a soddisfare le
necessità del combattimento odierno. Si richiedono cartucce con pai
lottole dotate di buon potere perforante per agire contro mezzi leg­
germente consistenti; cartucce con pallottole traccianti e di aggiu­
stamento capaci di far individuare la traiettoria con una traccia lu­
minosa visibile anche di giorno, o segnare il punto di arrivo, anche
se a distanza relativamente grande, per apportare le opportune cor­
rezioni al tiro. Lo studio relativo a tali proietti da guerra deve por
tare a pallottole che conservino le stesse caratteristiche balistiche
delle pallottole ordinarie e abbiano, rispetto a queste, traiettorie
uguali o pochissimo differenti.
Il munizionamento da guerra comprende:
Cartucce a pallottola ordinaria. - Questa
cartuccia costituisce il munizionamento nor­
male per l'azione contro bersagli umani o di
materiale leggero. Il proietto ha costituzio­
ne analoga a quello descritto nella prima pa_r
te del capitolo (fig. 102) . ^
OfyvvQ-
Cartucce a pallottola*perforante. - Le pal­
lottole perforanti sono destinate per la loro
forma e costituzione a forare lamiere metal
liche di determinata grassezza od altri ber­
sagli resistenti.
(fig. 102)
; ;v - 127 -

' Le caratteristiche principali di una pallottola perforante possono


così riassumersi: ; " ; ;
- forma affusolata, perchè la più adatta alla penetrazione;
- nocciolo della pallottola di metallo particolarmente atto alla per
forazione;' / ■ . ; '
- massima velocità iniziale consentita dalle qualità balistiche del
l'arma. y .; v

Una pallottola perforante è quindi costituita generalmente da:


- un involucro esterno di metallo simile a quello delle pallottole
ordinarie; . y.:y'
- un nucleo centrale che rappresenta l'elemento perforante, co­
stituito da acciaio speciale, opportunamente temprato e trattato con
procedimenti tali da raggiungere la massima tenacità e durezza, op
pure di acciaio legato (al cromo, al tungsteno, ecc. ).
La parte ogivale e, talvolta, il fondello della pallottola presenta­
no un riempitivo di piombo od altro metallo a grande peso specifico
allo scopo di ottenere una buona densità trasversale (fig. 103).
- 128 -
RgKw-r
Cartucce a pallottola tracciante. - Le pallottole traccianti sono
costituite in modo da rendere visibile per qualche tratto la traietto­
ria da esse seguita per consentire la correzione del tiro, fare segna
lazioni, provocare incendi e per individuare bersagli.
L'effetto visivo è ottenuto in genere per mezzo di una miscela cojn
tenuta nel fondello della pallottola. L'effetto prodotto dalla combu­
stione della miscela luminosa non è mai disgiunto dallo sviluppo di
calore, che talvolta è considerevolissimo, raggiungendo durante la
combustione temperature superiori a 2000°C. Da- ciò deriva la seoen
da -denominazione di pallottola-iReondiaria-data- ad-alcuni tipi di dette
pallottole che-riescone-qwalehe volta ad appiccare il fuoco a materia
li facilmente combustibili.
La pallottola tracciante (ordinaria o perforante) presenta verso il
fondello un vano nel quale è contenuto un tubetto metallico (tracciato
re) con la miscela per produrre la scia luminosa (nitrato di stronzio,
t'CYovsido d i >o
magne siò7\fecc. J~.

p/accato

f— A

c/t /anc/'o

k
1 J
!

Cartuccia tracciante perforante


(fig. 104) (fig. 105)
- 129 -

Cartucce a pallottola per aggiustamento. - La pallottola per aggiu


stamento permette di segnare il punto di arrivo con una piccola fu­
mata. Serve per la correzione del tiro quando il bersaglio è situato
in particolare terreno (erboso, bagnato).
La costituzione del proietto presenta in prossimità dell'ogiva, una
carichetta al fosforo. Questo venendo a contatto dell'aria, al momeji
to dell'urto, per la frattura del rivestimento, s'incendia dando luogo
ad una nuvoletta bianca, facilmente visibile ad una certa distanza
(fig. 105)^V-^ c9—J L
X o*.—/Le—'c- U, 5 .^ n ■ <
0 ^' ‘ -Y'C
MUNIZIONI SPECIALI

Viene normalmente denominato munizionamento speciale quello


destinato all'addestramento, ai servizi di ordine pubblico, alle e-
sperienze.
Le questioni inerenti al munizionamento di esercitazione rivesto
no per le armi portatili una particolare importanza, perchè esso de
ve servire all'addestramento di masse considerevoli, che devono es
sere tenute in continuo esercizio. Tale munizionamento deve quindi;
- essere economico;
- non logorare le armi;
- essere atto all'impiego in poligoni situati negli abitati o nelle
caserme stesse;
- richiedere le stesse condizioni o modalità d'impiego e dare tra
iettorie non troppo diverse da quelle del munizionamento da guerra.

Costituiscono munizionamento speciale le seguenti cartucce:

Cartucce per tiro ridotto. - Sono impiegate nell'istruzione di pun


tamento e di tiro e consentono lo svolgersi di dette istruzioni in li­
miti di terreno alquanto ristretti. Le caratteristiche principali di
queste cartucce sono: carica ridotta e proietto di poca consistenza
in modo da risultare facilmente frangibile all'urto.

ARMI - Parte 1*
Disp. 9~ - ACCAD. MILIT. - MODENA.
- 130 -

Cartucce da salve. - Sono impiegate


nelle esercitazioni tattiche per simulare
il fuoco, per segnalazioni e per salve di
legnofp/oppo stagionato)
saluto. La cartuccia da salve ha una ca­ vuota internam ente

rica ridotta e può essere:


- senza pallottola; la chiusura del bos
solo si ha mediante una coppetta o un di­ coton e _
idrofilo
schetto di cartone tenuto a sito da alcune
carica di
gocce di gomma lacca; /andò ridotta

- con pallottola, fatta in modo che si


frantumi all'uscita dalla canna (fig. 106).

Le pallottole per cartucce da salve per


armi a ripetizione ordinaria sono di legno (fig. 106)

o di carta. La forma esterna è quasi identica a quella delle pallotto


le ordinarie.
Le pallottole da salve per armi automatiche hanno maggiore co_n
sistenza dovendo assicurare il funzionamento dell'arma. In genere,
sono costituite da limatura di piombo rivestita da un involucro di
metallo malleabile.

Cartucce inerti per istruzione. - Servono per istruire il persona


le nel maneggio delle armi. Non hanno carica, nè cassula; la car­
tuccia consta solo del bossolo e del proietto.

Cartucce per prave di pressione. - Vengono impiegate nei tiri per


il collaudo delle armi.
La cartuccia presenta la caratteristica eccezionale di una mag­
giore quantità di carica. Data la fortissim a pressione che si genera
all'atto della deflagrazione, le armi da collaudare vengono fissate
ad un cavalletto disposto in luogo protetto e lo sparo viene fatto a di
stanza mediante un dispositivo elettrico. Questa cartuccia deve es­
sere impiegata solo dal personale tecnico.
- 131 -

IDENTIFICAZIONE DELLE MUNIZIONI.

Le cartucce à pallottola perforante, tracciante incendiaria e di


aggiustamento presentano particolari segni che consentono la loro
identificazione. Questi segni sono costituiti dalla colorazione che vie
ne data all'ogiva delle pallottole, talvolta anche riprodotta sul fondel
lo della cassula. Non tutte le nazioni adottano lo stesso colore per
indicare la medesima cartuccia.
Sul fondello del bossolo delle cartucce sono, inoltre, indicate la
sigla dello stabilimento costruttore, quella del collaudatore e la da­
ta di fabbricazione.
Le cartucce inerti si riconoscono perchè hanno il bossolo forato
o scanalato e mancano di cassula.

o
- 132 -

CAPITOLO XI

MUNIZIONI PER ARMI A TIRO CURVO

Le armi a tiro curvo - mortai - lanciano proietti (bombe) ad azio


ne esplosiva e ad azione speciale (nebbiogena, incendiaria, chimica)
con piccola velocità iniziale.

Costituzione delle bombe.

Le bombe generalmente sono costituite da:


- un corpo periforme o cilindrico, con raccordi tronco-conici ve_r
so la parte inferiore e superiore. Il metallo costitutivo è l'acciaio
o la ghisa acciaiosa. Viene spesso usata, quest'ultima, sfruttando la
relativa bassa pressione unitaria a cui vengono sottoposte le pareti
della bomba, all'atto della deflagrazione della carica di lancio. Sul
corpo, e sempre in corrispondenza della parte del diametro maggio
re, sono praticate della fasce di centramento;
- una carica di scoppio, contenuta nella cavità interna, eventual­
mente insieme alle parti destinate a contenere sostanze speciali (to_s
siche, nebbiogene, illuminanti) j
- una parte ogivale, che può fare parte del corpo oppure ad esso
unita a mezzo di filettatura. Detta parte ogivale, anteriormente, ha
forma di bocchino entro cui viene avvitata la spoletta;
- la spoletta e gli artifizi, destinati a produrre l'accensione del­
la carica;
- un sistema d'impennaggio tendente ad eliminare l'effetto della
coppia perturbatrice. E ’ formata da un certo numero di alette appli
cate attorno ad un vano cilindrico. In quest'ultimo è allogata la ca­
rica fondamentale di lancio; fra le alette sono disposte le cariche ag
giuntive.
Detto sistema è diverso nelle bombe impiegate dai mortai con ca
rica di lancio fissa.
- 133

Costituzione e funzionamento delle spolette.

Lo scoppio della carica della bomba è ottenuto a mezzo di spolet­


te che, a seconda del funzionamento, si dividono in: spolette a per­
cussione, se richiedono per il funzionamento l'urto del proietto con­
tro un'ostacolo; spolette a tempo, se determinano lo scoppio in un
punto prestabilito della traiettoria.
Le spolette, generalmente, constano di: una cassula di materia
detonante che, al momento opportuno, deve detonare e produrre una
fiammata; uno spillo, destinato a battere contro la cassula e deter­
minare l'esplosione; eventuali detonatori che servono a rinforzare
la fiammata della cassula ed a trasmetterla alla carica di scoppio
della bomba. Comprendono inoltre organi di sicurezza aventi lo sco­
po di evitare, comunque, lo scoppio della bomba durante il traspor­
to, il maneggio, il caricamento e nel primo tratto della traiettoria.
Il funzionamento della spoletta a percussione può avvenire:
- per urto diretto;
- per concussione.
Nel. primo caso lo spillo è fissato ad un cappelletto, deformabile
e mobile verso l'indietro; la cassula è unita al corpo della spoletta.
All'urto contro il terreno, il cappelletto si schiacchia o è spinto in­
dietro e lo spillo urta contro la cassula.
Nel secondo caso si sfrutta l'inerzia di una massa mobile. Cas­
sula e spillo sono mobili e tenuti a distanza a mezzo di una molla an
tagonista. All'urto contro il terreno, la parte mobile, per inerzia,
tende a proseguire nella corsa della bomba conservando la propria
velocità. In tal maniera vince la resistenza della molla e va ad urta
re contro l'altro elemento determinando la detonazione.

Cariche di lancio.
La propulsione della bomba è ottenuta a mezzo di opportuna ca­
rica di lancio. Questa può essere fissa o variabile. Quand'è fissa è
costituita da un normale bossolo contenente una certa quantità di s_o
stanza deflagrante. Nel secondo caso, invece, è formata da:
- 134

- un elemento fondamentale;
- cariche aggiuntive.
La carica fondamentale ha la forma di una normale cartuccia da
caccia. Detta cartuccia è completa anche di cassula e può, talvolta,
portare il percussore destinato a battere contro una superficie si­
stemata alla base del tubo di lancio.
Le cariche aggiuntive sono costituite da involucri di materiale fa
cilmente infiammabile (celluloide, cellophane) contenenti una certa
quantità di polvere dell'elemento fondamentale. Sono disposte di no_r
ma tra le alette del codolo. Possono, anche, essere costituite da blo_c
chetti di sottili foglietti di esplosivi di lancio che, mediante un foro,
vengono agganciati al codolo, oppure fissati ad esso in altro modo.

TIPI DI BOMBE.

Per soddisfare le moderne esigenze tattiche, le armi a tiro cura­


vo adottano un munizionamento vario. Citiamo appresso i normali
tipi di bombe da guerra:
- ad alto esplosivo;
- nebbiogeno-incendiarie;
- illuminanti con paracadute;
- ad aggressivi chimici,

e quelle da esercitazioni ed istruzioni:


- da esercitazione o per scuola di tiro;
-• inerti per istruzione.

Bombe ad alto esplosivo. - Sono ad esclusiva azione di scoppio. Il


corpo della bomba contiene una carica di sostanza esplosiva che scop
pia all'azione di una spoletta sistemata nella parte anteriore del prò
ietto. Possono essere a piccola e grande capacità. La spoletta è, nor
malmente, del tipo a percussione con funzionamento istantaneo. Ve_n
gono, però, anche impiegate spolette a doppio effetto: istantaneo o
ritardato (figure 107 e 108).
- 136 -

Bombe nebbiogeno-incendiarie. - Sono impiegate per:

- accecare elementi nemici;


- creare cortine nebbiogene atte a coprire il movimento di repar­
ti;
- produrre incendi in abitati, boschi, e c c . .
Sono analoghe, per forma e dimensioni esterne, alle bombe ad al
to esplosivo, dalle quali, però, differiscono sia per lo spessore del­
l'involucro che per la carica. Infatti, l'involucro esterno è più sotti
le, in genere di acciaio, a frattura occasionale; la carica interna è
costituita da sostanze nebbiogene o nebbiogeno-incendiarie (fosforo
bianco, esacloretano, miscela compressa di ossido di zinco, siliciu
ro di calcio ed esacloretano). Le caratteristiche che da queste bom
be si richiedono sono:
- avere lo stesso comportamento balistico delle bombe ad alto e-
splosivo;
- non lasciare, almeno nel primo tratto della traiettoria, scie che
facilitino l'individuazione della postazione dei mortai;
- dare un'emissione di nebbia densa e persistente, almeno per 1
o 2 minuti.
Adottano normalmente, spolette a percussione con azione istanta
nea.

Bombe illuminanti con paracadute. - Sono adoperate per illuminare


una determinata zona del campo di battaglia, con un'intensità lumi­
nosa che va fino a 145. 000 candele (variabile secondo il tipo di mi­
scela) e per la durata di 25-30 secondi.
La bomba illuminante si compone dei seguenti elementi:
- involucro di metallo leggero, generalmente di forma cilindrica,
con bocchino anteriore per avvitarvi là spoletta a tempo (fisso o gra
duabile);
- un complesso illuminante (bengala) costituito da nitrato di bario
ed alluminio, polvere compressa di magnesio od altra sostanza illu
minante, collegato ad un paracadute mediante una funicella o filo me
fallico leggerissim o;
- 137 -

- una carica di esplosivo propellente (polvere nera in genere) che,


innescata dalla spoletta, ad una certa altezza della traiettoria (nor­
malmente al vertice) propelle il bengala sospeso al paracadute il qua
le, lentamente, scende a terra.
Il mezzo di propulsione è identico a quello usato per il lancio de­
gli altri tipi di bombe (fig. 109).
Bomba illuminante con paracadute

(fig. 109)
1. Spoletta a tempo (fisso). 7. Bengala illuminante.
2. Corpo di bomba. 8. Raccordo del bengala.
3. Raccordo tronco-conico. 9. Distanziatore.
4. Codolo. 10. Paracadute.
5. Cariche aggiuntive. 11. Raccordo filettato del codolo.
6. Carica esplosiva. 12. Carica di lancio.
» 138 -

Bombe ad aggressivi chim ici. - Sono adoperate per irrorare una de­
terminata zona del campo di battaglia di aggrissivo chimico.
L'involucro esterno, normalmente in acciaio a pareti sottili, con
tiene un aggressivo chimico liquido che, all'atto dello scoppio, per­
mette di irrorare il terreno, per un certo raggio, con la sostanza
contenuta nel corpo della bomba.

Bombe da esercitazione o per scuola di tiro . - Sono impiegate per


addestrare il personale alle operazioni da compiere al tiro. Hanno
la stessa forma e grandezza delle bombe ad alto esplosivo. Per con
sentire l'immediato reimpiego alcune volte il corpo porta degli sfo­
gatoi circolari che consentono la sfuggita dei gas, riducendo così al
minimo l'utilizzazione della forza propulsiva della carica di lancio
(fig. HO).

Bombe inerti per istruzione. - Hanno la stessa forma e dimensioni


di quelle ad alto esplosivo. Sono dotate di spoletta inerte e caricate
con materiale anch'esso inerte. Si usa per istruzioni di spolettamen
to. Non deve mai essere nè caricata nè lanciata.

IDENTIFICAZIONE DELLE MUNIZIONI.

- Ogni bomba porta, per la identificazione, i seguenti contrassegni:


. calibro e tipo (inerte, esercitazione, alto esplosivo, e c c .);
. tipo di esplosivo, della carica o miscela speciale;
. lotto di appartenenza,

- Le cariche portano segnati: il tipo, l'anno di fabbricazione, il lot­


to e la sigla del collaudatore.

- Le spolette sono contrassegnate con i seguenti dati:


» tipo e modello;
. anno di fabbricazione;
. lotto di appartenenza;
. sigla del collaudatore,
- 139 -

Bomba da esercitazione

(fig . H O )

1. Detonatore.
2. Carica di polvere nera.
3. Riempimento inerte.

==oOo= =
MINISTERO DELLA DIFESA - ESERCITO
DIREZIONE GENERALE ARTIGLIERIA

N. 4806

MUNIZIONAMENTO DI ARMI DELLA FANTERIA AMERICANA


(Tavole)
(S tra lc io e tra d u z io n e d e lla p u b b lic a z io n e a m e rica n a TM 9 - 1904 - ed. 1944)

Luglio 1949
Errata-corrige alla pubblicazione N. 4 8 0 6 (Tavole)

FIGU RA ERRATA CORRIGE

2 - B cal. 11,4 (0” ,45) cab 11,21 (0” ,45) M1911

2 - C o r , 22) (0” ,22) long rifle

11 - G lega piombo lega di piombo j

13 - denominaz. continuazione. - continuazione. j

19 - B cartuccia per istruzione ... (la ...

24 in nastro di tela ... nastri ... :

36 (dicitura... (diciture...

40 - N. 8 cartuccie M3 cartuccia M3 !

44 - N. 12 delle cartuccie della cartuccia j


MINISTERO DELLA DIFESA - ESERCITO
DIREZIONE GENERALE ARTIGLIERIA

N. 4806

MUNIZIONAMENTO DI «IM I DEEU FANTERIA AMERICANA


(laide)

(S tra lc io e tra d u z io n e d e lia p u b b lic a z io n e a m e rica n a TM 9 - 1904 - ed. 1944)

Luglio 1949
A - Cartuccia per mosch. cui. 7,62 ,(0'\30) MI I) - Cartuccia per fucile tipo caccia da 12 gage
B - Cartuccia a pallottola cal. 11,21 (fT’,45) Il - Cartuccia a pallottola cal. 7,112 (0,?,30) M2
C - Cartuccia a pallottola cal. 5,58 ((T’,22) F - Cartuccia a pallottola cal. 12,7 (0” ,5ft) M2
Figura 1 — T ip i di m u n izio n i per arm i p o rta tili

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A - Cartuccia per mosch. cal. 7,62 (0’’,30) MI 1) Cartuccia per fucile tipo caccia da 12 gagc
B - Cartuccia a pallottola cal. 11,4 (0” ,45) E Cartuccia a pallottola cal. 7,62 (0’\30 M2
C - Cartuccia a pallottola cal. 5,58 (0” ,22) F Cartuccia a pallottola cal. 12,7 (0” ,50) M2
5 2
1. Inondi netta (d’ottone)

2. Coppa ((Toltone)

3. Coppa (di similoro)

4. Dischetto di c a r ta

5. Carichetta

Cai. 7,62 (0”30) Cai. 11,21 (0”45) jj Cal^l2/7 (U”50)

Figura 3 — Cawwgttì s e z io n a t i

Figura 4 — C aricatore per 5 ca rtu cce Figura 5 — C aricatore per 8 cartu cce
cal. 7 ,6 2 (0 ,3 0 poli.) cal. 7 ,6 2 (0 ,3 0 poli.)

F igura 6 — C a ricatore per revolver cal. 11,21 (0 ,4 5 poli.)


F ig u ra 8 - E le m e n to di na stro c a ric a ­
tore m e ta llic o , M 2 , per c a rtu cce d a
29,1 m m . 12,7 (0 ,5 0 p o li ).

Pallottola normale, M2 F ig u ra 9 - Pezzo di na stro ca rica to re me


ta llic o per ca rtu cce da m m . 7 ,6 2
Nero (0 ,3 0 poli.).

A - Riempitivo posteriore di similoro


Pallottola perforante, M2 B - Carichetta del comp. trace, d’accens.
C - Composto tracciante
Rosso D - Nucleo di acciaio al cromo
e. tungsteno
E - Incamiciatura di similoro
F - Riempitivo anteriore di piombo
G - Nucleo ili lega piombo e antimonio
Pallottola tracciante, MI

F ig u ra 10 - P a llo tto le da m m
7 ,6 2 (0 ,3 0 p o li.). F ig u ra 11 - P a llo tto le da m m . 7 ,6 2 ( 0 ” ,3 0 ) - seziona te

A - Cartuccia perforante, M2
B - Cartuccia a pallottola (normale) M2
C - Cartuccia tracciante MI
D - Cartuccia a pallottola (normale) MI
E - Cart. a pallottola M2, tipo National
Match

F ig u ra 12 - C a rtu cce da m m . 7 ,6 2 (0 ,3 0 )

E
A - Cartuccia per tiri a salve M1909
B - Cartuccia da istruzione MI!
C - Cartuccia da istruzione M190fi
D - Cartuccia per servizi di guardia
MI
E - Cartuccia per servizi di guardia
MI 900
F - Cartuccia per prove di pressione
MI

Singnato

Incamiciatura di nickel-rame

StJipnnft» _

F ?
..
F ig u ra 13 - C artucce da m m . 7 ,6 2 (0 ,3 0 poli.)
c o n tin u a zio n e .

Rosso - Cteca mm. Idi ----- -


C o p p e tt a di c a rto n c in o UXJ

D isch etto (li c a rto n c in o A - Cartuccia a pallottola. M1911


B - Cart. a salve per revolver MI
C - Cartuccia da istruzione M1921
D - Cart. per prove di pressione MI
nr D is c h e tto di feltro E - Cartuccia tracciante MI

F igura 14 - C artucce a salve (l’im b o c c a tu ra è stata Fig. 15 - C artucce da m m . 11,21


se zio n a ta per m ettere in evidenza i vari (0 ,4 5 poli.)
tip i di d is c h e tti di chiusura)
Pallottola normale, M2
Nero, circa mm. 11,06

Pallottola perforante, M2
Rosso, circa mm. 11,06

Rosso
A - Carichetta d’aceens. del comp. trace.
B - ('aridi, ausiliaria d’aceens. del comp. 1rare.
C - Composto traciante
I) - Nucleo d’acciaio
K - Nucleo d'acciaio al cromo e tungsteno
F - Incamiciatura di similoro
la alto : Pallottola normale M2 (! - Riempitivo ani. di piombo-antimonio
In mezzo: Pallottola perforante M2 H - Nucleo di piombo c antimonio
In basso : Pallottola tracciante MI
F igura 17 - P a llo tto le da m m . 12,7 (0 ,5 0 poli.)
Fig, 16 - P a llo tto le da m m . 12,7 sezionate.
(0 ,5 0 poli.)

Rosso.

A - Cartuccia perforante M2 — B - Cartuccia a pallottola normale M2 — C - Cartuccia tracciante MI


Figura 18 - C artucce da m m . 12,7 (0 ,5 0 poli )
A - Cartuccia per tiri a salve MI
lì - Cartuccia per istruzione M2
C - Cartuccia per prove di pressione MI

Figura 19 - C a rtucce da m m . 12,7 (0 ,5 0 poli.) - contin u a zio n e .

Cart. a salve da min. 5,58 M2 e M2 Al


per mitragliatrici d’addestramento
— Pallottola di piombo
In alto: Cart. per moschetto da mm. 7,62
(0,30 poli.) MI.
Cart. a pallottola da mm. 5,58 (Long Rifle) In basso: Cart. per tiri ridotti da mm. 7,62
(0,30 poli.) M1925.
Figura 2 0 - C artucce da m m . 5 ,5 8 (0 ,2 2 poli.)
Fig. 2 2 - C artucce varie

F igura 21 - C a rtu ccia da ca ccia da 12 gage


Figura 2 3 - C ontrassegni e s tris c ie colorate per cassette per ca rtu cce di piccolo calibro.

Caricatori da N colpi Caricatori da 5 colpi da min. 7.(12 in nastro eli tela.

da min. 7,(ili in nastri metallici. da min. 12.7 in nastri metallici.

Fig. 2 4 - C ontrassegni e disegni s c h e m a tic i per cassette per cartu cce per a rm i p o rta tili.
Bomba a mano
Bomba a mano Bomba a mano
a gas irritante 1• Foro di riempimento (filettato 13 Molla del percussore
fumogena. H C . M8 a 2as ""tan te in fusione) 14. Dischetto di stagnola
C N .D N , M6 C N , M7 2. Carica di scoppio (polvere E. 15. Cassu:a, tipo IVÌK. V
Blank) 16. Corpo della spoletta
3. Carica d’infiammazione (polve­ 17- Coppetta della cassula
Bomba a mano a re nera) 18. Rondella di guarnizione
frattura prestabilita, M K 2 4. Involucro di rame 19. Involucro della bomba
3- Rivestimento alla cellulosa 20- Anello d ’estrazione della co­
6. Spoletta a tempo (tipo com­ piglia doppia
merciale) 21 Modello della spoletta, inizia i
7. Percussione de! fabbricante e numero del
8. Piastrina di chiusura della spo­ lotto di fabbricazione stampi­
letta gliati sulla leva
9. Punta del percussore 22. Stampigliatura dell’ispettore
l(t Leva del percussore 23. Iniziali del fabbricante del cor­
Bomba a mano per 11. Copiglia doppia ad occhiello po della bomba
12. Perno della cerniera
addestramento ,
Fig. 2 6 - B om ba a m ano a fra ttu ra p re sta b ilita
Figura 2 5 - Bom be a m ano M K II con sp o le tta per bom ba a m ano M10A2.

1. Leva di sicurezza 1 - Dischetto di stagnola


2. Percussore 2 - (Spoletta
3. Molla del percussore 3 - Cassula
4 - Tubo metallico o detonatore
4. Pi a strinsi di chius. della spoletta 5 - Corpo della bomba (di ghisa)
5. Corpo della spoi. (di ghisa) 6 - Carica esplosiva
7 - Tappo di chiusura del foro di caricamento
Figura 2 7 - B om ba a m ano a fra ttu ra
p re s ta b ilita M K II F igura 2 8 - B om ba a m ano (sezionata)
Lanciaboinbe per fucili, MI

Cartuccia
per bomba
anticarro
per fucile, M3
ita anticarro
r fucile, M9 por fucile, M9A1

F ig u ra ’r2 9 - Bom be per fu c ili e la n cia b o m b e per fu c ili

Lato sinistro

Lato destro
1. Lampadina elettrica di spia (!. Alloggiamento della batteria elettrica
2. Graffa a molla 7. Grilletto
3. Mirino
8. Alzo
4. Anello di protezione
5. Calcio 9. Meccanismo di contatto

F igura 3 0 - L a n cia ra zzo a n ticarro, M1


Fig. 31 - Razzo a n tic a rro da
6 0 m m . (2 ,3 6 poli.) M 6.

Figura 3 3 - M o rta io da 81 m m .
j i ll:

1. Involucro
2. Fondello
3. Collare di raccordo per spoletta
4. Porta carica di lancio
5. Involucro ilei detonatore
fi. Tappo porta spoletta
7. Carica di scoppio (tritolo)
361.9

1. Ogiva con spoletta


2. Detonatore
3. Involucro
I. Caridir aggiuntive
5. Cartuccia

Figura 3 4 - B om ba per m o rta io da 3 poli, e da 81 m m . M KI

1. Numero del lotto delle munizioni


2. Modello della bomba
3. Tipo della carica di scoppio
4. Calibro del mortaio

Figura 3 5 - B om ba ad a lto esp lo sivo M43A1 per m o rta io da 81 m m .

1. Tipo della carica di scoppio


2. Numero del lotto delle munizioni
3. Modello della bomba
4. Calibro del mortaio

.Verniciatura blu (dicitura in bianco)


--------------------- 33?--------------------

F igura 3 6 - B om ba per scuola di tiro per m o rta io da 81 m m .


1. Spoletta a percussione M45 7. Impennaggio
2. Raccordo 8. Cariche aggiuntive
«3. Coppa di bachelite del detonatore 9. Cartuccia Vi.3
4. Involucro della bomba 10. Alette ri pieghevoli
5. Carica di scoppio di tritolo 11. Cariche aggiuntive
(i. Fascia di centramento 12. Cartuccia M3
Figura 3 7 - B o m ba ad alto esplosivo M 4 5 , per m o rta io da 81 m m .

F igura 3 8 - B om ba ad alto esplosivo M 5 6 per m o rta io da 81 m m .

Calibro del mortaio


Modello della bomba Tipo del caricamento interno
tlimerò del lotto delle munizioni Striscio verdi
^7

581.4___________________________ ______
F igura 3 9 - B om ba a ca rica m e n to c h im ic o M 5 7 , per m o rta io da 81 m m .
1. Spoletta P. 1). (anteriore) M52 7. Fascia di centramento
2. Coppa di bachelite pordetonatore 8. Cartacei e M3
3. Involucro della bomba 9. Impennaggio
4. Collare di raccordo 10. Alette
5. Fascia sporgente 11. Stelo dell’impennaggio
(1. Tubo di scoppio M2 12. Carica aggiuntiva M2

F igura 4 0 - B om ba a ca rica m e n to c h im ic o M 5 7 per m o rta io da 81 m m .

A - P a rti separate

Calibro e modello della bomba

^ jjs» Contrassegno zona di

Cannello M33 e Cartuccia M6

Bomba da istruz. M68 per mortaio da 81 mm.


senza impennaggio, cartuccia e cannello

B - C o lp o c o m p le to
Impennaggio per bombe Verniciatura nera (diciture in bianco)
M43A1 e M68

Figura 41 - B om ba da istru zio n e M 6 8 per m o rta io da 81 m m .

*
M56
M57
M45

M49A2
M50A2

MKl M43
M44

Figura 4 2 - C artucce e ca rich e a g g iu ntive per m o rta i da trin c e a

Figura 4 3 - B om ba ad alto esp lo sivo M 4 9 A 2 per m o rta i da 6 0 m m .


I Spoletta P. D. M 55 17. Cannello M 32
2. Fascia di centramento 18. Corpo del cannello
3. Involucro della bomba 19- Incudmetta
4. Carica esplosiva 20. Carichetta M 35
5. Porta-cariche aggiuntive, M i 21. Carichetta di trasmissione
6- Carica aggiuntiva, M3 22. Dischetto di chiusura
7- Impennaggio 23. Porta cassula
8. Cannello M 32 24. Cartuccia M 5
9. Cartuccia M 5 25- Tubo esterno
10. Fori di scarico dei gas
26. Tubo interno
1I . Disco di piombo
27. Carica
12- Alloggiamento delle cartuccie
28. Dischetto
13. A letta
14. Collare 29. Rondella
15. Porta-caiiche aggiuntive, MI 30. Lettere e cifre in giallo
16. Occhiello 31 ■ Verniciatura oliva

Figura 4 4 - Bom ba ad a lto esplosivo M 4 9 A 2 per m o rta i da 6 0 m m .

F igura 4 5 - B om ba illu m in a n te da 6 0 m m . M 8 3 - C om plesso del paraca dute


1. Involucro 9. Dischetto inf. di compensato
2. Carica di prima accensione IO. Carichetta di rinforzo
3. Carica illuminante II- Dischetto inf. di chiusura
4. Carica d innescamento 12. Rondella distanziatrice
5. Filo metallico di sospensione 13. Anello distanziatore della carichetta
6- Disco d ’acciaio di rinf.
7. Dischetto di copertura della carichetta 14. Cordicella di legatura
di rinforzo 15. Nastro di rinforzo
8. Dischetto superiore di chiusura 16- Nastro d unione

I. Involucro della bomba 8. Raccordo tronco-conico


2- Complesso illuminante 9. Pezzo d ’unione
3. Complesso paracadute
IO. Disco d unione
4. Complesso di coda
5. Collare di raccordo 1 I Disco del paracadute
6. Collare di raccordo dell'impennaggio 12. Spillo di ritegno del tubo del paracadute
7. Tubp piterno distanziatore del paracadute 13. Tubo dell’involucro

F igura 4 6 - B om ba illu m in a n te da 6 0 m m . M 8 3 - In vo lu cro e co m plesso illu m in a n te

Modello della bomba

N u m e ro del lo t t o d e lle m u n iz io n i

F igura 4 7 - B om ba illu m in a n te da 6 0 m m ., M 8 3 - C ontrassegni

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