Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Buono studio!!!
Vit
Ciao!!!!!!!
Vit
Per quanto riguarda il quadro normativo, inizialmente si fa riferimento alla legge
Merloni, conosciuta anche come “ la legge 109/94”. Nel 2006 l’Italia recepisce la
delega datale dall’UE e costituisce il D.Lgs. 12 Aprile 2006 “Codice dei contratti
pubblici relativi a lavori, servizi e forniture in attuazione delle direttive 2004/17/CE e
2004/18/CE”. La prima direttiva coordina le procedure di appalto degli enti erogatori di
acqua e di energia, degli enti che forniscono servizi di trasporto e servizi postali; la
seconda è relativa al coordinamento delle procedure di aggiudicazione degli appalti
pubblici di lavori, di forniture e di servizi. (Questa è la normativa
COGENTE=obbligatoria; le norme tecniche, che qualificano e verificano il progetto
edilizio di nuove costruzioni sono VOLONTARIE).
NOTA BENE: Il codice dei contratti pubblici regola, ovviamente, tutte le tematiche
legislative riguardanti gli appalti pubblici; vengono inoltre stabiliti requisiti che i
soggetti privati coinvolti nelle gare d'appalto devono necessariamente possedere. Il
Testo unico dell’edilizia (DPR 6 giugno 2001 n. 380), è un testo unico della Repubblica
Italiana, che detta i principi fondamentali e generali e le disposizioni per la disciplina
dell'attività edilizia. Si tratta di una legge-cornice che riguarda non l'intera materia
dell'urbanistica ma la sua sub-materia dell'edilizia attinente al controllo preventivo
dell'attività edilizia, la vigilanza e le sanzioni contro gli abusi. Tra le novità portate dalla
normativa vi è la creazione dello Sportello Unico dell'edilizia, l'abolizione di alcuni atti
amministrativi, quali l'autorizzazione edilizia e la concessione edilizia. Altri elementi
sono l'istituzione del permesso di costruire e l'ampliamento dell'applicazione
della denuncia di inizio attività in edilizia. Inoltre vi è il procedimento amministrativo di
agibilità che va ad assorbire quello per ottenere l'abitabilità. Viene anche espressa una
definizione di nuova costruzione.
FASI PROGETTUALI (Fonti : Ergotecnica Edile, Ed.2011, Biblioteca
Dalmine, appunti legislazione, appunti valutazione economica)
1. LA FASE DI PROGRAMMAZIONE
L’analisi dei bisogni è costituita da uno studio che elabora i dati disponibili al fine di
individuare i bisogni concreti e le esigenze specifiche di una comunità, ipotizzando
soluzioni e possibili interventi diretti a soddisfare le istanze individuate.
L’identificazione dei bisogni, è uno dei punti fondamentali ed è inoltre una pratica
tecnico/politica. La norma UNI 10914-2 definisce i fabbisogni:
Queste specifiche servono per distinguere gli interventi di carattere ordinario da quelli
straordinari che invece richiedono un’attenta valutazione che deve seguire l’iter dello
studio di fattibilità.
1. 1 Lo studio di fattibilità
Definisce i requisiti e gli elementi del progetto. I contenuti possono essere raggruppati
in 3 macroaree:
2. LA FASE DI PROGETTAZIONE
La normativa vigente, sia cogente che tecnica, interviene per definire i principi, gli
obiettivi e i diversi livelli di approfondimento dell’attività di progettazione. La
progettazione ha come fine fondamentale la realizzazione di un intervento di qualità e
tecnicamente valido, nel rispetto del miglior rapporto fra i benefici e i costi globali di
costruzione, manutenzione e gestione. La progettazione è uniformata ai principi di
sostenibilità ambientale. La redazione dei progetti deve essere svolta preferibilmente
impiegando la tecnica della ”analisi del valore” per ottimizzare il costo globale
dell’intervento, inoltre, qualora siano possibili più soluzioni progettuali, la scelta deve
avvenire mediante l’impiego di una metodologia di valutazione qualitativa e
quantitativa, multicriterio o multi obiettivo, tale da permettere di dedurre una
graduatoria di priorità tra le soluzioni progettuali possibili. Di norma la redazione del
progetto avviene secondo 3 progressivi livelli di definizione:
1. Progetto preliminare
2. Progetto definitivo
3. Progetto esecutivo
I tre livelli costituiscono una suddivisione di contenuti che tra loro interagiscono e si
sviluppano senza soluzione di continuità. Per ogni intervento, il responsabile del
procedimento, valuta la necessità di integrare o di ridurre, a seconda della specifica
tipologia e alla dimensione dell’intervento, i livelli di definizione e i contenuti della
progettazione. Alla fine del processo esecutivo, e quindi durante la realizzazione
dell’opera, gli elaborati del progetto sono aggiornati in conseguenza delle varianti e
delle reali soluzioni tecniche poste in opera. Tale aggiornamento prende il nome di “AS
BUILT” ed è curato dall’esecutore e approvato dal direttore dei lavori, in modo da
rendere disponibili tutte le informazioni sulle modalità di realizzazione dell’opera per la
futura gestione della vita utile dell’organismo edilizio.
Nel caso il progetto preliminare sia posto a base di gara di un appalto di progettazione
ed esecuzione, gli studi devono essere integrati con le indagini geologiche, idrologiche,
idrauliche, geotecniche, nonché archeologiche e sulle interferenze e devono essere
redatte le relative relazioni ed i relativi elaborati grafici nonché la relazione tecnica sullo
stato di consistenza degli immobili da ristrutturare; inoltre viene redatto sia il capitolato
speciale descrittivo e prestazionale, sia lo schema di contratto. Qualora il progetto
preliminare sia posto a base di una gara di affidamento di una concessione di lavori
pubblici, deve essere inoltre predisposto un piano economico e finanziario di massima,
sulla base del quale siano determinati i criteri di valutazione dell’offerta da inserire nel
relativo bando di gara.
Relazione generale: esplicita i criteri utilizzati per le scelte progettuali, gli aspetti
dell’inserimento dell’intervento nel territorio, le caratteristiche dei materiali
prescelti;
Relazioni tecniche e relazioni specialistiche: deve contenere la relazione
geologica, idraulica, strutturale, geotecnica, archeologica, relazione tecnica delle
opere architettoniche, relazione tecnica degli impianti, relazione sul sistema di
sicurezza per l’esercizio e le caratteristiche del progetto, relazione sulla gestione
delle materie, relazione sulle interferenze;
Rilievi plano altimetrici e studio dettagliato di inserimento urbanistico;
Elaborati grafici: sono normalmente costituiti da uno stralcio dello strumento
urbanistico dell’area interessata, planimetria d’insieme con le indicazioni delle
curve di livello, planimetria delle indagini geologiche e geotecniche, planimetria
che illustra tutti i profili dell’intervento con tutte le quote altimetriche, le piante
dei vari livelli con le destinazioni d’uso di ciascuno di essi, un numero adeguato
di sezioni, tutti i prospetti, fondazioni, schemi funzionali di massima di tutti gli
impianti, planimetria e sezioni dei tracciati principali delle reti impiantistiche;
Studio di impatto ambientale (ove previsto dalle vigenti normative), ovvero
studio di fattibilità ambientale: analizza e determina le misure atte a ridurre o
compensare gli effetti dell’intervento sull’ambiente e sulla salute;
Calcolo delle strutture e degli impianti: devono garantire la compatibilità con
l’aspetto architettonico dell’opera;
Disciplinare descrittivo e prestazionale degli elementi tecnici: tutti i contenuti
prestazionali tecnici degli elementi previsti nel progetto;
Censimento e progetto di risoluzione delle interferenze;
Piano particellare di esproprio: redatto in base alle mappe catastali aggiornate;
Elenco dei prezzi unitari ed eventuali analisi: vengono utilizzati i prezzi dedotti
dai vigenti prezzari della stazione appaltante o dai listini ufficiali vigenti
nell’area interessata;
Computo metrico estimativo: viene redatto applicando alle quantità delle
lavorazioni i prezzi unitari riportati nell’elaborato “elenco dei prezzi unitari”;
Aggiornamento del documento contenente le prime indicazioni e disposizioni
per la stesura dei piani di sicurezza;
Quadro economico con l’indicazione dei costi della sicurezza.
L’appaltatore, entro 30 giorni dalla data di ultimazione dei lavori, affida l’incarico del
collaudo finale a professionisti o a commissioni di professionisti con requisiti
commisurati alla tipologia, alla categoria, alla complessità e all’importo dell’intervento.
Il collaudo deve essere ultimato non oltre sei mesi dal termine dei lavori. In caso di
collaudo in corso d’opera, la nomina deve avvenire entro 30 giorni dalla data di
consegna dei lavori. Questo tipo di collaudo è obbligatorio quando le amministrazioni
non potendo espletare l’attività di direzione dei lavori, affidano il compito ad altre
amministrazioni pubbliche o al progettista; oppure, nel caso di interventi soggetti alle
norme vigenti sui beni culturali e ambientali; oppure ancor quando l’intervento
comprende inusuali e significative lavorazioni non più ispezionabili in sede di collaudo.
Il collaudatore, visti i documenti messi a disposizione dal committente, fissa il giorno
della visita di collaudo e lo comunica all’appaltatore e al direttore dei lavori, che è
obbligato ad intervenire. Della visita di collaudo è redatto il processo verbale, firmato
dal collaudatore, dell’appaltatore, dal direttore dei lavori e da quanti sono intervenuti
alla visita stessa. Il collaudatore redige, inoltre, una relazione in cui sono messi a
confronto i dati di fatto rilevanti nel processo verbale di visita con i dati di progetto, di
eventuali varianti e dei documenti contabili. Ulteriori verifiche o la sospensione delle
operazioni di collaudo sono disposte dal collaudatore qualora riscontri discordanze tra
contabilità ed esecuzione, difetti e mancanze nell’esecuzione, eccedenza su quanto è
stato autorizzato ed approvato. Il procedimento si conclude con l’emissione del
certificato di collaudo, che sarà depositato allo stesso ufficio competente per le denuncie
dei progetti strutturali delle opere in CA e in acciaio.
1. COLLAUDO STATICO
Per gli interventi comprendenti strutture le operazioni di collaudo sono integrate dal
collaudo statico. Questo tipo di collaudo deve essere eseguito da un architetto o da un
ingegnere iscritti all’albo professionale da almeno 10 anni e che non siano intervenuti in
nessun modo nella progettazione, direzione ed esecuzione dell’opera. La legge
num.1086 prevede esplicitamente che le opere in conglomerato cementizio armato
normale o precompresso e a struttura metallica siano sottoposte al collaudo statico. Il
collaudo statico comprende l’ispezione dell’opera nel suo complesso con particolare
attenzione alle parti strutturali più significative, che devono essere confrontate con i
disegni esecutivi. Comprende, inoltre, l’esame dei certificati delle prove sui materiali, il
controllo di eventuali prove di carico fatte eseguire dal direttore dei lavori, l’esame delle
impostazioni generali del progetto strutturale, degli schemi di calcolo e delle azioni
considerate. A sua discrezione, il collaudatore può richiedere documenti integrativi di
progetto e ulteriori accertamenti, quali saggi diretti sui conglomerati con prelievo di
campioni e controllo delle armature, prove non distruttive, prove di carico.
I prelievi sono eseguiti con microcarotatori, cioè con strumenti capaci di estrarre
dalla struttura provini di ridottissime dimensioni da inviare in laboratorio.
Le prove non distruttive consentono di controllare la resistenza e la qualità
dell’elemento strutturale utilizzando appositi strumenti: sclerometri, penetro
metrici, strumenti elettrici, strumenti ad ultrasuoni.
Le prove di carico consistono nel sottoporre l’elemento strutturale a carichi di
prova di intensità tale da indurre, simulando le azioni variabili di esercizio, le
massime sollecitazioni previste nel progetto.
Per esempio, la prova di carico per un solaio di civile abitazione si esegue disponendo,
in genere solo sulle strisce centrali, il carico in esercizio (2 kN/m2). L’intensità di carico
può essere simulata disponendo in modo adeguato sacchi di cemento accostati e
sovrapposti, cassoni pieni di detriti, appositi recipienti riempiti d’acqua. L’esito della
prova è positivo se la deformazione indotta ha comportamento elastico e non supera la
freccia massima di calcolo. L’andamento della deformazione in funzione del carico e
del tempo è misurato da appostiti strumenti: deformatori e flessimetri. Le prove di
calcolo sugli elementi in CA devono avere luogo non prima di 28 giorni
dall’ultimazione del getto e comunque non prima che il calcestruzzo abbia raggiunto la
resistenza definitiva.
1. MODALITÀ DI APPALTO
2. LA RICHIESTA DI OFFERTA
La richiesta di offerta è un atto più o meno formale che consiste nella consegna degli
elaborati progettuali all’impresa di fiducia del committente oppure coinvolge uno
svariato numero di imprese invitate attraverso una lettera di invito a presentare
un’offerta elaborata sulla base di una serie di elaborati grafici. In alcuni casi le imprese
a cui si richiede un’offerta vengono preventivamente valutate e prequalificate sulla base
di una verifica del possesso di requisiti tecnici, organizzativi e finanziari. Il committente
pubblico deve seguire precisi dispositivi legislativi scegliendo tra le forme che sono ben
definite dalle norme. L’ambito privato è vario: la selezione generalmente avviene
attraverso l’amicizia o la conoscenza diretta delle piccole imprese. Esiste la grande
industria, l’immobiliare che, nell’ambito di lavori importanti, chiama le varie imprese a
presentare la propria offerta attraverso procedure che vengono di volta in volta stabilite
e che richiedono una serie di adempimenti formali uguali per tutti i concorrenti.
GARANZIA PER I DIFETTI ELL’OPERA (sia per gli appalti pubblici che privati):
DIFFETTI:
Obbligo del committente di denunciare i difetti non appena li scopre (entro 60gg dalla
scoperta).
In termini di durata della garanzia si allungano (non più 2 anni, ma bensì 10 anni
dalla consegna dell’opera), mentre la decadenza (il tempo per denunciare) è di 1
anno.
PRATICHE EDILIZIE
1.1 SCIA E DIA(Fonti: dal sito del comune di Bergamo, aggiornato a inizio 2014)
1.1.1 SCIA
1.1.2 DIA
Dal 2010 è stata, per la maggior parte dei casi, sostituita dalla segnalazione certificata di
inizio attività (S.C.I.A.). Tuttavia la D.I.A. ancora oggi esiste e può essere utilizzata, per
le varianti in corso d'opera, invece di un permesso di costruire, qualora si apportino
modifiche non sostanziali.
Questo tipo di denuncia di inizio attività (D.I.A.) è diventata uno strumento molto
versatile, che è servito alla pubblica amministrazione italiana (in larga parte, gli uffici
tecnici dei Comuni) per agevolare e snellire il procedimento relativo a pratiche edilizie,
di minor peso urbanistico, sull'attività edilizia che si svolgeva sul proprio territorio.
Con una D.I.A., infatti, si poteva ristrutturare il proprio appartamento, effettuare opere
di manutenzione ordinaria o straordinaria sul proprio immobile e persino costruire nuovi
edifici, qualora fosse presente un piano particolareggiato, ovvero in caso di demolizione
e ricostruzione fedele.
Ambito di applicazione della Scia:
Dopo le polemiche sul nuovo titolo abilitativo e i dubbi manifestati sulla sua
applicabilità alle costruzioni, che avevano reso necessaria una circolare esplicativa del
Ministero della Semplificazione, è stato il Decreto Sviluppo a chiarire i margini
d’azione della nuova procedura. La segnalazione certificata di inizio attività non
sostituisce i nulla osta necessari in presenza di vincoli ambientali, paesaggistici e
culturali, né nei casi in cui si ricorre alla Dia in sostituzione della Super-Dia.
Sono escluse anche le nuove costruzioni e le ristrutturazioni urbanistiche ed edilizie che
implicano modifiche di volume, sagoma e destinazione d’uso.
Si può ricorrere al titolo abilitativo semplificato per restauro e risanamento
conservativo, mutamenti di destinazione d’uso funzionali, manutenzioni sulle parti
strutturali, frazionamento o accorpamento di più unità abitative, ampliamento dei
fabbricati all’interno della sagoma esistente, senza creazione di volumi autonomi,
modifiche prospettiche, come l’apertura di finestre, varianti a permessi di costruire che
non incidono su volumetrie e parametri urbanistici e realizzazione di parcheggi a piano
terra o nel sottosuolo, anche in deroga agli strumenti urbanistici.
Quando la Scia non sostituisce la Dia:
Rimangono soggetti alla denuncia di inizio attività gli interventi per i quali è ammesso il
ricorso alla Dia alternativa al permesso di costruire (Super-Dia). Si tratta di interventi di
ristrutturazione maggiore, che portano ad un organismo edilizio in tutto o in parte
diverso dal precedente, e di interventi di nuova costruzione o ristrutturazione
urbanistica. A questi si aggiungono poi tutti i lavori per i quali le leggi regionali
prevedono la semplificazione rispetto al permesso di costruire.
Le differenze:
Come avveniva con la Dia, la Super-Dia deve essere presentata allo Sportello Unico 30
giorni prima dell’inizio dei lavori. Con la Scia, il cantiere può partire nello stesso giorno
in cui viene consegnata l’istanza, ma il dirigente entro 30 giorni può adottare
provvedimenti di divieto di prosecuzione dell’attività e di rimozione degli eventuali
effetti dannosi. Decorso questo termine, all’amministrazione è consentito intervenire
solo in presenza del pericolo di un danno per il patrimonio artistico e culturale, per
l’ambiente, per la salute, per la sicurezza pubblica o la difesa nazionale.
La Super-Dia ha efficacia limitata a tre anni. I lavori non ultimati entro tale termine
possono essere completati previa presentazione di una nuova Super-Dia. Per la Scia non
è stata dettata nessuna disposizione particolare, il che, secondo il Consiglio del
Notariato, potrebbe lasciare presupporre una durata analoga dell’efficacia.
Il ricorso alla Super-Dia è ammesso anche nel caso di immobili vincolati. Ad ogni modo
devono essere prima rilasciati i pareri o le autorizzazioni previste dalla normativa
vigente. Nel caso della Scia, il Dl Sviluppo ha specificato che questa non sostituisce gli
atti di autorizzazione delle amministrazioni preposte alla tutela dell'ambiente e del
patrimonio culturale. Si può quindi desumere che il titolo abilitativo semplificato deve
essere ammesso anche per immobili vincolati purchè sia allegato il nulla osta.
(riproduzione riservata)
A strutture ultimate, entro il termine di 60 giorni, il Direttore dei lavori deve depositare
presso il Comune la relazione a struttura ultimata, allegando:
i certificati delle prove sui materiali impiegati (controlli in cantiere) emessi da
Laboratori di cui all’art. 59 del D.P.R. 380/2001;
per le opere in C.A.P. ogni indicazione relativa alla tesatura dei cavi ed ai
sistemi di messa in coazione;
l’esito di eventuali prove di carico, allegando le copie dei relativi verbali firmate
per copia conforme.
N.B.: i controlli di cantiere sono obbligatori:
o per i cubetti di cls
o per le barre di acciaio per C.A.
mentre sono a discrezione del Direttore delle strutture:
o per l’acciaio per C.A.P.
o per l’acciaio da costruzione (profilati metallici).
Ne consegue pertanto che per le strutture in C.A., alla relazione a struttura ultimata,
dovranno essere sempre allegati sia i certificati delle prove di compressione sui cubetti
di cls che i certificati delle prove di trazione sulle barre di acciaio per C.A.