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Parodia da Uno, nessuno e centomila di Luigi Pirandello [LIBRO PRIMO; I.

Mia moglie e il mio naso]

Uno, nessuno e social network


LIBRO PRIMO
I. I miei selfie[1] e il mio naso
SITUAZIONE
Possiamo in questa scena ammirare il nostro Vitangelo Moscarda e la sua coniuge accomodati sul divano nel salotto
del loro appartamento, ciascuno intento a trastullarsi innanzi allo schermo di un telefono cellulare e tramite
quest’ultimo comunicare con l’individuo consorte.

– Che fai? – mia moglie mi domandò, vedendomi insolitamente indugiare davanti alla chat.
– Niente – le risposi, – mi guardo qua, dentro il mio profilo Facebook, in questo selfie. Zoomando sul
naso si vede un certo brufolino.
Mia moglie inviò un’emoticon[2] sorridente e scrisse:
– Credevo ti fossi accorto che nella realtà ti pende.
Iniziai a digitare come un cane a cui qualcuno avesse pestato la coda:
– Mi pende? A me? Il naso? Nella REALTÀ?
E mia moglie, placidamente:
– Ma sì caro. Guàrdatelo bene: ti pende verso destra.
Avevo ventotto anni e sempre fin allora ritenuto il mio naso, se non proprio bello, almeno ritoccabile
con Photoshop o qualche filtro fotografico grazioso, come insieme tutte le altre parti delle mie foto. Per cui
m’era stato facile ammettere e sostenere quel che di solito ammettono e sostengono tutti coloro che non
hanno avuto la sciagura di sortire un profilo Instagram [3] con pochi seguaci: che cioè sia da sciocchi invanire
per i propri selfie. La scoperta improvvisa e inattesa di quel difetto non correggibile perciò mi stizzì come
un immeritato ban[4].
Vide forse mia moglie molto più dentro di me in quella mia stizza e aggiunse subito che, se riposavo
nella certezza di essere tutto preciso alle foto che pubblicavo in rete, me ne levassi pure, perché, in quella
che ella s’ostinava a chiamare REALTÀ, come il naso mi pendeva verso destra, così…
– Che altro?
Eh, altro! altro! Le mie sopracciglia parevano sugli occhi due accenti circonflessi, ^ ^, le mie orecchie
erano attaccate male, una più sporgente dell’altra; e altri difetti…
– Ancora?
Eh sì, ancora: nelle mani, al dito mignolo; e nelle gambe (no, storte no!), la destra, un pochino più
arcuata dell’altra: verso il ginocchio, un pochino.
Dopo un attento esame dovetti riconoscere veri tutti questi difetti, e non ritoccabili con alcun
software[5]. E solo allora, scambiando certo per dolore e avvilimento la maraviglia che ne provai subito dopo
la stizza, mia moglie per consolarmi m’esortò a non affliggermene poi tanto, ché anche con essi dal vivo,
tutto sommato, sui social network rimanevo un bell’uomo.
Sfido a non irritarsi, ricevendo come generosa concessione sulle piattaforme digitali ciò che come
diritto ci è stato prima negato nella nostra apparenza cosiddetta REALE. Inviai un velenosissimo «grazie.»
(rigorosamente seguito dal punto) e, sicuro di non aver motivo né d’addolorarmi né d’avvilirmi, non diedi
alcuna importanza a quei lievi difetti, ma una grandissima e straordinaria al fatto che tant’anni ero vissuto
senza mai cambiar di naso, sempre con quello, e con quelle sopracciglia e quelle orecchie, quelle mani e
quelle gambe; e dovevo aspettare di prender moglie per aver conto che essi esistevano anche in una REALTÀ
altra ai social network, e che, rispetto a come ivi apparivano, erano effettivamente diversi e difettosi.

1
Autoscatto realizzato attraverso una fotocamera digitale di un qualsiasi apparecchio tecnologico puntata verso sé stessi o verso
uno specchio, solitamente esso viene poi condiviso sui social network.
2
Riproduzioni stilizzate di tutte le principali espressioni facciali umane che esprimono un'emozione.
3
Social network che permette agli utenti di scattare foto, applicare filtri, e condividerle su altri numerosi servizi social.
4
Nel gergo di internet, meccanismi che consentono di bandire un certo utente da una comunità virtuale, impedendogli di
parteciparvi.
5
In questo caso s’intende il termine come sinonimo di programma eseguibile su di un supporto informatico.
Rachele Pesce | PARODIA U. N. C.
– Uh che maraviglia! E non si sa, le mogli? Fatte apposta per far scoprire i difetti del marito.
Ecco, già – le mogli, non nego. Ma anch’io, se permettete, di quei tempi ero fatto per sprofondare, a
ogni notifica che mi fosse arrivata sullo smartphone[6], o video di gattini visto su YouTube, in abissi di
riflessioni e considerazioni che mi scavavano dentro e bucheravano giù per torto e su per traverso il blog di
Tumblr[7], come una tana di talpa, senza che sulla mia bacheca di Facebook ne paresse nulla.
– Si vede, – voi dite, – che avevate molto tempo da perdere.
No, ecco. Per lo stato in cui mi trovavo su Whatsapp. Ma del resto sì, anche per l’ozio, non nego.
Ricco, due fidati tablet[8], Apple iPad Air e Samsung Galaxy Tab, badavano ai miei affari dopo la morte della
scheda madre del mio portatile; il quale, per quanto ci si fosse adoperato con i suoi otto gigabyte di RAM[9],
non era riuscito a farmi concludere mai nulla; tranne di accettare la richiesta di amicizia di mia moglie,
questo sì, giovanissimo; forse con la speranza che almeno avessi presto taggato[10] nelle foto un figliuolo che
non mi somigliasse punto; e, povera macchina, neppur questo aveva potuto ottenere da me.
Non già, badiamo, ch’io opponessi volontà ad chiedere le amicizie cui Facebook mi consigliava. Tutte
le chiedevo. Ma chattarci, non ci chattavo. Mi fermavo ad ogni lettera digitata; mi mettevo prima alla
lontana, poi sempre più vicino a girare attorno a ogni MI PIACE[11] che m’affibbiavano, e mi maravigliavo
assai che gli altri potessero esaminare il mio profilo senza fare alcun caso a quel MI PIACE che per me intanto
aveva assunto le proporzioni d’una montagna insormontabile, anzi d’un mondo in cui avrei potuto
senz’altro domiciliarmi.
Ero rimasto così, fermo alle prime lettere di tante chat, con la bacheca piena di mondi, o di MI PIACE,
che fa lo stesso. Ma non mi pareva affatto che quelli che avevano esaminato il mio profilo e avevano
percorso tutto il mio diario di Facebook, ne sapessero in sostanza più di me. M’avevano visitato il diario di
Facebook, non si mette in dubbio, e tutti commentando come tanti ruffiani; ma poi, in fondo al diario,
avevano trovato un link[12]: il link per creare il loro sito web personale; vi erano stati impegnati con molta
pazienza nella creazione, e ora lo spammavano[13] in ogni dove. Non spammavo nessun sito web, io; e non
avevo perciò né clausole con Google da rispettare né virus da poter prendere; ero privo di copyright
certamente più di loro; ma guadagnare su internet, non sapevo come guadagnare su internet.
Ora, ritornando alla scoperta di quei lievi difetti, sprofondai tutto, subito, nella riflessione che –
possibile? – non conoscevo neppure che il mio stesso corpo esistesse in una REALTÀ diversa da quella che
vivevo costantemente e coscientemente sui social network, le cose che più intimamente m’appartenevano
non erano tutti quegli ammassi di pixel colorati: bensì il naso, le orecchie, le mani, le gambe; si potevano
toccare, avevano un loro peculiare ingombro, mi facevano provare dolore se percosse, le potevo muovere a
piacimento, come se controllassi un drone. E tornavo a guardarmele per rifarne l’esame, alla guisa di un
bimbo cui si mostra un nuovo giuoco.
Cominciò da questo il mio male. Quel male che doveva ridurmi in breve in condizioni di attività in
rete così misere e disperate che certo ne sarei morto o impazzito, ove in esso medesimo non avessi trovato
(come dirò) il rimedio che doveva guarirmene.

6
Telefono cellulare con capacità di calcolo, di memoria e di connessione dati molto più avanzate rispetto ai normali telefoni
cellulari, basato su un sistema operativo per dispositivi mobili.
7
Piattaforma che consente di creare un piccoli blog dove postare contenuti multimediali, generalmente frequentata da adolescenti
con velleità poetiche pessimistiche.
8
Apparecchio composto da uno schermo tattile come principale fonte di input che output, ad eccezione di altre porte di
comunicazione.
9
Acronimo dell'inglese Random Access Memory, ovvero memoria ad accesso casuale, è un tipo di memoria volatile che permette
l’esecuzione di programmi su dispositivi informatici.
10
Taggare: identificare qualcuno in un post, foto o in un aggiornamento di stato che si vuole condividere.
11
Reazione che indica l’apprezzamento di altri utenti rispetto ad un contenuto condiviso su Facebook.
12
Collegamento ad un determinato sito o pagina web.
13
Spammare: inviare messaggi indesiderati attraverso qualunque sistema di comunicazione, soprattutto su Internet, attraverso
messaggi di posta elettronica, chat, social network o forum.
Rachele Pesce | PARODIA U. N. C.

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