Sei sulla pagina 1di 7

II BOZZE

Contributi
05

Intervento conservativo su un’urna chiusina del Museo


Archeologico Nazionale di Firenze. Rivelazioni da un vecchio
restauro
Roberto Bonaiuti, Paola Rendini

Introduzione Per questo motivo anche un intervento episodico


La collaborazione per attività di restauro richiesta dal come questo, felicemente concluso per i suoi risultati
Museo Archeologico Nazionale di Firenze del Polo – il recupero dell’originario aspetto dell’urna chiusina,
Museale Regionale della Toscana all’Opificio delle con l’antica cromia e i particolari finora occultati da
Pietre Dure ha permesso di intervenire su un’urna superfetazioni successive; le acquisizioni dirette sulle
funeraria fittile con coperchio, in condizioni di con- procedure seguite nel XIX secolo per il restauro dei re-
servazione precarie, pertinente alla collezione Vagnon- perti archeologici – potrebbe essere motivo di attrazio-
ville, in deposito presso lo stesso museo (figg. 1-2).1 ne sulla collezione Vagnonville, documento del gusto
La collezione prende il nome da Pierre-Amédée Fouc- dell’epoca e di un rinato interesse per il passato, che il
ques de Vagnonville, o più correttamente Wagnon- nobile collezionista francese decise di donare a Firen-
ville, (Douai 1806-Firenze 1876), di nobile famiglia ze, nel momento in cui la città, diventata capitale del
originaria delle Fiandre francesi. Trasferitosi in Italia, Regno d’Italia, era investita da un vento di novità. Un
in parte in linea con la tradizione familiare, Pier- progetto complessivo di restauro e valorizzazione del-
re-Amédée si dedicò al collezionismo archeologico e la collezione permetterebbe di rispettare, dopo tanto
acquistò vari lotti e raccolte di reperti, tra cui nel 1858 tempo, le ultime volontà di Pierre-Amédée Foucques
la collezione Lunghini, provenienti da Chiusi e dal de Vagnonville.
suo territorio, all’epoca oggetto di un’intensa attività
di scavo. Nel 1861 trasferì la cospicua collezione nel
suo palazzo di lungarno Corsini o delle Cascine, cor- Descrizione
rispondente all’odierno edificio d’angolo tra lungarno Coperchio: base 50x23 cm, h 32 cm.
Amerigo Vespucci e piazza Vittorio Veneto. Alla sua Scheggiature alla sommità della fronte e alla capiglia-
morte la collezione passò in legato testamentario alla tura del recumbente; integrazioni nel braccio sinistro
città di Firenze e fu depositata a Palazzo Vecchio, dove e nell’area sacrale della schiena; lacuna al piede destro;
Gian Francesco Gamurrini allestì il Museo Vagnon- integrazioni alla base e allo spigolo posteriore destro.
ville in una sala del quartiere di Leone X. Cassa: base 45x20 cm, h 26 cm.
Nel 1881 la collezione fu collocata al Palazzo della Ampiamente integrati la parte inferiore destra e lo
Crocetta e, finalmente, nel 1882, parzialmente esposta spigolo pertinente della fronte; il fondo, il retro e par-
nella sala VII, in successione alla sala VI di Chiusi, nel te della parete destra della cassa.4
Museo Topografico, sezione del Museo Archeologico Sono conservate, su strato di biacca, tracce di colore
recentemente inaugurato.2 rosa per l’incarnato delle figure del coperchio e della
Oggi, la collezione, dopo lo smantellamento del Mu- cassa; bianco nelle vesti del recumbente e nella patera;
seo Topografico, per i danni inferti dall’alluvione del marrone chiaro per la sua capigliatura; verde chiaro e
1966, si conserva nei depositi del Museo Archeologico rosa sulle corazze dei contendenti della cassa.
di Firenze, ancora in attesa di un’edizione critica d’in- Sul coperchio (fig. 3) è rappresentato in forma accu-
sieme, essendo stati pubblicati finora solo selezionati rata, appoggiato su un cuscino rigido, un recumbente
reperti o classi di materiali, come nel caso delle urne vestito di tunica con scollo a V e mantello, che copre la
fittili chiusine – tra cui rientra anche l’urna in esame – parte inferiore del corpo e forma un cordone pieghet-
oggetto di una monografia di Marina Sclafani.3 tato sull’addome, trattenuto per un lembo dalla mano

75
1. Il coperchio dell’urna prima del restauro. 2. La cassa prima del restauro.

3. Il coperchio dell’urna dopo il restauro. 4. La cassa dopo il restauro.

sinistra; nella destra invece ha una patera ombelicata. chiara allusione alla morte, due Lase alate, con la tipi-
Il volto giovanile, di prospetto, ha gli occhi volti verso ca corta tunica scoperta sul seno, che sorreggono una
l’alto, con iride e particolari annotati in colore marro- face accesa specularmente con la mano verso l’esterno
ne; la capigliatura a ciocche ondulate, modellate an- e tendono l’altra verso i duellanti.
che sul retro, è trattenuta da una benda. Il motivo del duello tra Eteocle e Polinice, rappresen-
La cassa parallelepipeda (fig. 4) ha fronte decorata da tato sulla cassa, è tipico della produzione chiusina se-
una scena di duello, eseguita a matrice, delimitata in riale delle urne fittili, che ne annovera molte repliche,
alto da una cornice aggettante costituita da listello a partire dalla prima metà del II secolo a.C. Nel corso
liscio, fregio a ovoli e sottostante serie di perle e astra- dello stesso secolo la produzione fittile, molto svilup-
gali; in basso da zoccolo liscio; ai lati da paraste, a pata a Chiusi, sostituisce gradualmente quella delle
fusto scanalato, sormontate da capitelli. urne lapidee, per motivi di natura economica.
La scena rappresenta il noto motivo della lotta tra i La rifinitura a stecca del coperchio sottolinea un’ac-
fratelli Eteocle e Polinice, derivato da un modello di curata esecuzione, propria degli esemplari di qualità
età ellenistica: i due eroi sono rappresentati, Eteocle, medio-alta dell’inizio del II secolo a.C., periodo a cui
in piedi, a sinistra, con corazza a fasce, clamide ed si adatta anche la rappresentazione del recumbente
elmo, mentre aggredisce al collo Polinice, a destra, ammantato, adottata in coerenza con i modelli coevi
con lorica, che in ginocchio, con la destra cerca di delle urne litiche.
colpire l’avversario e con la sinistra sorregge lo scudo.5 Lo studio di Sclafani, condotto prima del restauro, ha
Ai lati, nei triangoli di risulta, sono rappresentate, con assegnato, nella classificazione proposta, in base a os-

76
Note di restauro

servazioni iconografiche e tecniche, rispettivamente, il


coperchio al tipo B IV, Gruppo B, la cassa al tipo A
I b, databili nella prima metà del II secolo a.C., con-
fermando l’inquadramento cronologico proposto da
Sannibale.6
[Paola Rendini]

Il restauro
L’intervento di restauro sull’urna fittile, della colle-
zione Vagnonville del Museo Archeologico Nazionale
di Firenze, si è reso necessario a causa dei rilevanti
5. Velinatura di consolidamento.
aspetti di degrado, che riguardavano in particolar
modo la cassa. A causa di evidenti fasi di distacco de-
gli elementi in rilievo e di zone con materia in corso
di disgregazione, per la movimentazione e il trasporto
nei laboratori dell’Opificio delle Pietre Dure, è stato
necessario eseguire una velinatura preventiva sul lato
frontale (fig. 5).
Per fissare le parti a rischio di stabilità si sono applica-
ti strati di carta giapponese, a contatto con la superfi-
cie interessata dal degrado, e strati di garza di cotone
imbevuti di alcol di polivinile. Per il coperchio, con la
caratteristica figura distesa, che appariva in migliori
condizioni di staticità, non è stato necessario esegui-
re le stesse operazioni. Insieme all’opera era conser-
vata una cassetta contenente frammenti di terracotta
e di malta, alcuni dei quali non pertinenti all’antico
manufatto. Fra quest’ultimi si notavano due grandi
frammenti di laterizio utilizzati per richiudere la par-
te mancante del fondo della cassa.
6. Particolare della testa con stuccatura.
Dopo le fasi preliminari di documentazione, a una
prima valutazione autoptica si è reso evidente che i
maggiori problemi derivavano dall’antico restauro e
dal degrado dei materiali impiegati all’epoca. Il ma-
teriale in fase di disgregazione riguardava la malta
utilizzata come integrante, evidentemente sensibile
all’umidità assorbita negli anni. Lo stesso materia-
le ricopriva larghe zone della superficie originale in
modo da mascherare le linee di frattura e le commet-
titure con le parti mancanti (fig. 6).
Per indirizzare le operazioni di smontaggio e per ap-
profondire le informazioni sulla tecnica del vecchio
intervento sono stati effettuati prelievi dai materiali
usati per gli incollaggi e per le integrazioni (fig. 7).
Le analisi hanno rilevato prodotti costituiti da ges-
so, inerti e materiali organici sensibili all’acqua, dato 7. Prelievo di campione per analisi.

77
Note di restauro

confermato dagli evidenti rigonfiamenti e distacchi Smontaggio


causati dall’umidità nel corso della permanenza nei Si è proceduto, quindi, per ognuno dei due elementi
depositi del museo, i quali – come è noto – hanno dell’opera (1- cassa con bassorilievo a stampo, 2- co-
subito gli allagamenti dovuti all’alluvione del ’66. perchio con figura plastica recumbente), allo smon-
L’intervento pregresso può essere collocato tra la fine taggio completo e all’eliminazione di tutti i prodotti
dell’Ottocento e i primi anni del secolo successivo. non coerenti.
Ulteriori ricerche d’archivio potranno restringere
questo arco temporale. 1- Cassa con bassorilievo a stampo
L’intervento di restauro è iniziato con una pulitura Il parallelepipedo fittile, destinato a contenere le cene-
preliminare, per rimuovere i prodotti di deposito am- ri del defunto, presentava il lato posteriore distaccato
bientale, utilizzando tamponi e una soluzione di al- e privo di parte dello spigolo verso la base, la parte
col, acetone e acqua deionizzata. centrale del fondo era quasi completamente mancan-
Questa prima operazione ha evidenziato i margini te, il fianco destro si conservava dall’orlo verso il basso
delle stuccature e delle integrazioni effettuate all’e- per circa la metà, nella porzione superstite mancava
poca del primo intervento ed è stato possibile delimi- parte della superficie esterna nella zona verso la frat-
tare i contorni delle fratture e delle lacune dell’opera tura inferiore. Nel lato frontale con rilievo le lacune
originale. interessavano parte della base del fregio, compresi al-
cuni elementi anatomici delle figure rappresentate, sul
lato destro risultava mancante la parte della parasta di
chiusura della scena.
Per la rimozione della velinatura, applicata a sostegno
delle parti mobili, si sono utilizzati tamponi di acqua
deionizzata e vaporizzatore a bassa pressione. Si è po-
tuto osservare che il distacco dei frammenti originali
di rilievo plastico dalla parete frontale della cassa è
avvenuto per piani paralleli alla parete stessa (fig. 8).
Fenomeno frequente nei manufatti realizzati a calco o
per applicazioni plastiche alla barbotine.
La malta costituente le integrazioni e le stuccature,7
che in alcune parti era ancora saldamente ancorata
8. Particolare dei distacchi.
all’opera, è stata ammorbidita con impacchi di acqua
demineralizzata tiepida e asportata con mezzi mecca-
nici (bisturi, microscalpello, ablatore). Anche i residui
degli incollaggi hanno subito lo stesso trattamento
per la loro completa rimozione.

2- Coperchio con figura plastica


Il coperchio, costituito dalla figura virile distesa sul
fianco sinistro su di una base rettangolare, si presenta-
va in due grandi frammenti incollati fra loro lungo la
frattura passante, collocata, all’incirca, sulla mediana
del manufatto. Detta frattura percorreva tutta la base,
attraversava il fronte del soggetto all’altezza dell’in-
guine, fino all’incavo dell’anca destra. Sul verso, da
questa linea di frattura si apriva un’ampia lacuna, col-
mata con l’integrazione dell’antico restauro, che dalla
9. Fase della rimozione delle vecchie integrazioni. curvatura delle natiche arrivava al fianco sinistro della

78
Note di restauro

figura plastica, fino a comprendere una porzione del


lato della base e gran parte del braccio, ricostruito,
in modo arbitrario dal gomito alla spalla. Anche la
testa presentava una zona lacunosa restituita con il
modellato dell’integrazione. Questa zona riguardava
la parte frontale dell’acconciatura, dall’attaccatura dei
capelli fino alla sommità del cranio. Per la rimozione
dei materiali del precedente restauro si è utilizzato il
metodo sopra descritto. Nel coperchio, più che nella
cassa, si è notato che la malta utilizzata era stata stesa
ben oltre i limiti delle fratture, sormontando, a sfu-
mare, la superficie originale in modo da simulare un
manufatto completamente integro.
10. Test di pulitura.

Pulitura
Nel corso delle operazioni di smontaggio si è potuto
verificare che gran parte dell’ampia lacuna era stata
risarcita utilizzando a supporto materiali di varia na-
tura, come pezzetti di carta paglia, ritagli di pagine di
quaderno e frammenti ceramici (fig. 9). Quest’ultimi,
come descriveremo meglio più avanti, si sono rivelati
pezzi originali, appartenenti al fondo della cassa.
Eliminati i prodotti e i materiali derivati dal vecchio
intervento, si è proceduto con le fasi di pulitura dei
depositi più antichi derivati probabilmente dal perio-
do di giacitura. Già con la prima asportazione degli
aggregati ambientali si è potuto notare che la superfi-
cie dei manufatti conservava tracce della cromia ori- 11. Test di pulitura.
ginale (fig. 10).
Sicuramente oggetto di una pulitura sommaria, ef-
fettuata durante l’intervento di restauro antico, i due
manufatti presentavano, essenzialmente, zone local-
mente interessate da concrezioni carbonatiche e una
diffusa puntinatura di macchie color bruno. Dal loro
posizionamento, le concrezioni sembravano causate da
infiltrazioni e gocciolamento di acque ipogee ricche di
minerali. Infatti, nel coperchio si potevano riscontrare
maggiormente in punti che potevano favorirne il rista-
gno. Anche la cassa era interessata da questi depositi,
in misura maggiore nei punti più soggetti a trattenere
l’umidità, come nella cornice sopra la scena o sulle su-
perfici inferiori delle parti aggettanti. Anche la fianca-
ta sinistra della cassa era parzialmente coperta da una
spessa incrostazione siliceo-calcarea la cui formazione
era stata, verosimilmente, favorita da una posizione di
giacitura che ha causato un lungo ristagno o la fre- 12. Fase della pulitura con il recupero delle cromie originali.

79
Note di restauro

13. Integrazione sul verso della figura. acqua ossigenata. L’esito di questi test ha indirizzato
le operazioni di pulitura, le quali sono state messe in
quente percolazione di acque ricche di questi minerali. atto, in tempi successivi, con le applicazioni dei due
Le macchie color bruno potevano far pensare a un de- prodotti e azioni meccaniche con tamponi, bisturi
grado da formazioni biologiche, come talli di licheni e localmente con l’utilizzo di ablatore a ultrasuoni.
o dispersioni di spore fungine, pur non mostrandone Questa fase ha restituito buona parte della cromia an-
le caratteristiche formazioni a ventaglio, oppure a un tica sull’incarnato e sulle vesti del recumbente del co-
inquinamento della superficie dovuto a contatto con perchio e sulle figure della scena del rilievo sul fronte
ossidi presenti nel terreno. Per sciogliere questi quesiti della cassa (fig. 12).
si sono effettuati test di pulitura, in più zone dei due
manufatti, utilizzando EDTA tetrasodico al 3% in
acqua demineralizzata, acqua ossigenata 130 volumi Rimontaggio
e B.D.G. 86. I test sono stati eseguiti applicando im- Terminate le operazioni di pulitura si è iniziato con il
pacchi con carta giapponese, a contatto con la super- rimontaggio. Sono stati incollati, in una prima fase,
ficie, e polpa di carta come supportante (fig. 11). i frammenti già assemblati nel restauro antico. Nelle
Dai saggi di pulitura è stata rilevata una certa effica- interfacce delle fratture si è riscontrata, in molti casi, la
cia nelle prove fatte con EDTA e con B.D.G. 86, il mancanza di contatti ben definiti, questo, in parte, è
primo per l’ammorbidimento dei depositi calcarei, il dovuto alla perdita di materiale nel periodo giacitura,
secondo per l’efficacia sulle macchie brune, rivelan- ma probabilmente, anche ad aggiustamenti, funzio-
done la causa dovuta a ossidi di manganese o di ferro nali all’assemblaggio, riscontrati spesso nei restauri di
rimasti a contatto con la superficie dell’opera. Nessun quel periodo. In particolare i frammenti del bassori-
effetto è sortito dall’applicazione degli impacchi con lievo erano privi, in molti punti, del collegamento con

80
Note di restauro

la parete interna, come se i frammenti appartenenti


all’interno del corpo ceramico fossero stati considerati
superflui o addirittura scomodi da riposizionare e per
questo non impiegati nelle operazioni di montaggio.
Questa impressione è stata confermata dal ritrovamen-
to di frammenti di terracotta utilizzati a supporto della
vecchia integrazione del coperchio. Questi, una volta
ripuliti, si sono rivelati essere coerenti con il fondo del-
la cassa benché conservassero ridotte zone di contigui-
tà. Probabilmente per questo motivo non erano stati
considerati nel corso del vecchio restauro ed erano stati
sostituiti con un grande frammento di tegola.

Restituzione delle parti mancanti


Come integrante è stato scelto d’impiegare gesso den-
tistico addizionato di terre naturali, nelle proporzioni
necessarie per ottenere una tonalità vicina al colore del
corpo ceramico del manufatto. La miscela, per la messa
in opera, è stata arricchita di emulsione acrilica al 5%.
Le integrazioni delle lacune nelle opere plastiche pre-
sentano sempre delle difficoltà legate all’incertezza
sulla corretta distribuzione dei volumi mancanti. Per
quanto riguarda la cassa, usando come guida gli spi-
goli della forma a parallelepipedo, abbiamo ottenuto
i riferimenti necessari per risarcire i vuoti lasciati dai 14. Integrazione sul lato sinistro della figura.
frammenti perduti. Anche sul bassorilievo frontale ci
Note
siamo limitati a raccordare, con l’integrazione, le linee 1) Cfr. Archivio corrente OPD, nota prot. 1171 del 3 maggio
date dai frammenti originali, omettendo le parti man- 2017; Archivio Restauri, scheda G.R. 13748.
canti delle figure anatomiche. 2) Per le vicende della collezione, M. Iozzo, Un nuovo dinos da
Per il coperchio, la lacuna, che interessava buona parte Chiusi con le nozze di Peleo e Thetis, in Shapes and Images: Stu-
del lato destro della figura distesa, è stata completa- dies on Attic Black Figure and Related Topics in Honour of Herman
A.G. Brijder, a cura di E.M. Moormann, V.V. Stissi, Leuven-Paris-
mente chiusa, in modo da non lasciare i margini del- Walpole 2009, pp. 63-85, in part. p. 63, nota 3, con bibliografia.
le fratture esposti e conferire al reperto la robustezza 3) M. Sclafani, Urne fittili chiusine e perugine di età medio e tar-
necessaria. Non avendo riferimenti certi nel sagomare do-ellenistica, Tyrrhenica, VII, Archaeologica, 160, Roma 2010.
l’integrazione si è scelto di accennare l’andamento del 4) Per le osservazioni tecniche sullo stato di conservazione pri-
modellato originale limitandosi a una stilizzazione dei ma e dopo l’intervento di restauro, si rinvia al testo di Roberto
Bonaiuti.
volumi non conosciuti (figg. 13-14).
5) M. Sannibale, Le urne cinerarie di età ellenistica, Monumenti
L’intervento di restauro sull’urna chiusina ha offerto Musei e Gallerie Pontificie. Museo Gregoriano Etrusco, Cataloghi,
numerosi spunti d’interesse a cominciare dalla possi- 3, a cura di F. Buranelli, Roma 1994, pp. 116-119.
bilità di confronto e di studio sulle metodologie di re- 6) M. Sclafani, Urne fittili cit., n. 354, pp. 224-225; per la clas-
stauro impiegate dai colleghi del passato. Non ultima sificazione pp. 37-38; 61-66, in part. p. 65.
la soddisfazione di aver dato il nostro contributo al re- 7) Le analisi sui campioni prelevati dalle integrazioni e dalle
stuccature hanno rivelato, come componenti, silicati, gesso, car-
cupero conservativo di un’opera appartenente a questa bonati di calcio che, in alcuni casi, presentano tracce di ossalato
importante collezione. di calcio e polvere di mattone. Quest’ultima utilizzata probabil-
[Roberto Bonaiuti] mente come colorante.

81

Potrebbero piacerti anche