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LABORATORIO ARTI VISIVE

LAB OFF
2016

CORSO BASE DI FOTOGRAFIA DIGITALE


© 2016 ANDREA LIVIERI | WWW.ANDREALIVIERIPHOTO.COM
LEZIONE 1
CONSIDERAZIONI INIZIALI

• Cos’è la fotografia?

• Perché fotografiamo?

• Distinzione tra mezzo e fine (funzionamento fotocamera - foto)

• Da dove partire?
COS’E’ LA FOTOGRAFIA?

Il termine fotografia, deriva dal greco antico


(phôs, luce) e (graphè, scrittura o disegno),
ovvero "disegnare con la luce".
La fotografia è l'immagine di un oggetto fissata,
mediante proiezione ottica, su di un supporto
(analogico o digitale) sensibile alla luce.
La fotografia è un’arte, pari alla pittura ed alla
scultura, un linguaggio, un mezzo per dar vita a
delle idee, curiosità, a dei progetti, racconti;
spesso per conoscere meglio noi stessi ed il
mondo che ci avvolge.
Cenni Storici
La prima fotografia della storia così come è
esposta all’Università di Austin, Texas.

Si tratta di un’eliografia (l’antenata della
moderna fotografia) dell’estate del 1826 e ritrae
una veduta dalla finestra del piano sopra lo
studio dell’autore che è da considerarsi quindi il
primo fotografo della storia: Joseph Nicéphore
Niépce.

L’immagine fu realizzata pennellando una
lamina 20x25cm di rame ricoperta d’argento con
uno strato di bitume di Giudea ridotto in polvere
e disciolto in essenza di lavanda; la soluzione
viene pennellata su questa lamina e quindi fatta
asciugare.

L’esposizione è durata più di 8 ore!

Joseph Nicéphore Niépce, vista dalla camera a Le Gras, 1826


Nasce il Dagherrotipo (1839-1860 ca.)
Una lastra ricoperta d’argento che, esposta ai
vapori dello iodio (ioduro d’argento), messa in
camera oscura e posizionata davanti al soggetto
da riprendere, dopo una posa decisamente
lunga e un lavaggio in sale marino e mercurio
(per eliminare ogni residuo di ioduro d’argento
che potesse continuare a scurirsi), mostra
un’immagine speculare dell’oggetto ripreso.
Di una nitidezza e lucentezza sconvolgente per
l’epoca, questa tecnica rivoluziona il mondo del
ritratto, ora alla portata di tutti, e della memoria
familiare e collettiva.

Louis-Jacques-Mandé Daguerre, Natura morta, 1837, Dagherrotipo


Nel 1851 L’inglese Frederick Scott Archer (1813-1857)
inventa il procedimento al collodio umido, un metodo
per sensibilizzare lastre di vetro e farne negativi
mescolando i sali d’argento al collodio (fulmicotone).
In questo modo si elimina sia l’unicità e sia la delicatezza
del dagherrotipo. Il collodio soppianta, così, tutte le altre
tecniche fino agli anni Ottanta dell’Ottocento.
Con la nuova tecnologia al collodio si comincia a
fotografare in modo sistematico tutto il bacino del
Mediterraneo e il fotografo occidentale si avventura anche
nel mondo orientale; si cominciano ad esplorare le città
europee e americane nei loro aspetti più poveri.
La fotografia inizia così a rivestire un’importanza capitale
come documentazione geografica, etnografica e
sociologica. Un suo uso massiccio è richiesto dalle
amministrazioni locali per testimoniare le condizioni di
Immagine realizzata con il procedimento del collodio umido inventato
da Frederick Scott Archer nel 1851.
quartieri e popolazioni in un’ottica di risanamento
urbanistico.
Nel 1861, poi, arriva la fotografia a colori, grazie al matematico e
fisico scozzese James Clerk Maxwell (1831 – 1879), che spiegò
che la sovrapposizione dei filtri rosso, verde e blu (oggi diremmo
RGB) restituivano una immagine a colori.
Maxwell fa fotografare tre volte la stoffa tipica scozzese (quella dei
kilt) ponendo sopra l’obiettivo i tre filtri ed ottenendo, così, la
prima fotografia a colori della storia.

Alla realizzazione di essa collaborò anche il fotografo e inventore


inglese Thomas Sutton (1819 – 1875), che costruì e brevettò la
prima reflex della storia.

Dieci anni dopo la prima fotografia a colori, che verrà poi


realizzata con un unico scatto e con il procedimento della sintesi
sottrattiva tricromatico, brevettato nel 1868 dal fotografo francese
Louis Ducos du Hauron (1837 – 1920) e su cui si sarebbero
Tartan Ribbon, ovvero la tipica stoffa scozzese, fotografata a colori da James Clerk “ispirati” quasi tutti i procedimenti a colori (fotografici e
Maxwell nel 1861. La prima fotografia a colori della storia. cinematografici) successivi, il fotografo francese Richard Leach
Maddox (1816 – 1902) realizzò i primi negativi in gelatina
usando il bromuro di cadmio e nitrato d’argento come elemento
fotosensibile.

È l’alba della pellicola fotografica come la intendiamo oggi (ieri).


Nel 1888 la fotografia, che non ha ancora 50 anni, si prepara alla sua
prima, fondamentale, determinante svolta.

Il protagonista assoluto di questo passaggio fondamentale è


l’imprenditore statunitense George Eastman (1854 – 1932) che in
quest’anno fonda la Kodak (il cui nome non significa nulla, come spiega
lo stesso Eastman: “la chiamai “Kodak” perché era un nome breve,
vigoroso, facile da pronunciare e, per soddisfare le leggi sui marchi
depositati, non significava nulla”) e inizia a promuovere la prima
macchina fotografica destinata a tutti, la Box Kodak, con cui nasce il
mercato fotografico come lo intendiamo ancora oggi. Da allora la
fotografia non sarebbe stata più la stessa. Il celebre slogan “You press
the button, we do the rest” (“Voi schiacciate il bottone, noi facciamo il
resto”) prometteva una semplificazione fino allora insperata per il grande
pubblico.

Con “the rest”, infatti, si intendevano tutte le lavorazioni decisamente


complesse di trattamento della pellicola e stampa delle copie. Venduto a
venticinque dollari, l’apparecchio era caricato con pellicola flessibile
sufficiente per cento pose circolari. Esauriti gli scatti, l’intero apparecchio
andava spedito alla Eastman Dry Plate and Film Co di Rochester (che
sarebbe presto divenuta Eastman Kodak): dieci dollari per il trattamento
del negativo, la stampa delle copie (tonde, di 64mm di diametro) e il
Il messaggio pubblicitario “Voi schiacciate il bottone, noi facciamo il resto” era esplicato
chiaramente nel foglio di istruzioni, che spiegava chiaramente i pochi passaggi elementari ricaricamento con pellicola vergine. I tempi di restituzione dipendevano
da compiere per permettere agli uomini di Kodak di “fare il resto”. anche dagli agenti atmosferici: da cinque a dieci giorni, come veniva
indicato anche nel manuale d’uso con cui veniva corredata la Box Kodak.
Mentre le fotocamere a mano muovevano i primi passi per lungo
tempo la qualità poteva essere raggiunta solo dai grandi formati
e una fotocamera 12x17 cm come questa era il giusto
compromesso fra la qualità e la trasportabilità richieste ad una
fotocamera da campagna.

Il peso è spartito fra fotocamera, treppiede e telo ( 3,1 Kg) e tre


portalastre doppi con le rispettive lastre in vetro (1,9 Kg). Il
corredo è privo della borsa e della peretta in gomma, di cui è
rimasta solo la parte che faceva scattare l'otturatore, pertanto il
peso complessivo si aggirava sui 7 Kg e il nostro fotografo aveva
bisogno di un mezzo di trasporto.

Sanderson Junior, 1900 - 5 Kg


Ansel Adams
È il 1913 e, da quel momento, inizia l’era del 35mm fotografico.

La Prima Guerra Mondiale costrinse la Leica (per cui Barnack


lavorava) a rimandare la produzione della prima (sua ed in
assoluto) fotocamera 35mm, la Leica I. Quest’ultima non aveva
precedenti per compattezza, e consentiva per la prima volta la
fotografia a mano libera.

Leica I
Definita in inglese TLR (sigla di Twin-Lens Reflex) è un tipo di
fotocamera dotata di due obiettivi della stessa lunghezza focale.
Uno dei due obiettivi è l'obiettivo fotografico vero e proprio
(attraverso il quale viene acquisita l'immagine) mentre il secondo
è utilizzato per il mirino.

Uno dei prodotti più famosi della Rollei è indubbiamente la


Rolleiflex biottica, presentata nel 1929 e che ebbe un vasto
successo sia in campo amatoriale che professionale; utilizzava
una pellicola medio formato 6x6, ampiamente usata e apprezzata
dai professionisti per la qualità e l’ottimo risultato nello sviluppo
di ingrandimenti.

Rolleiflex biottica
Sarà proprio Edwin Land, nel 1948, dopo aver presentato nel
1947 alla Optical Society of America il suo sistema di fotografia
immediato, a dare il via alla produzione della Polaroid Modello
95, la prima macchina fotografica a sviluppo immediato; capace
di produrre le foto in circa un minuto, aveva il tipico design
verticale a soffietti pieghevoli ed era leggermente più grande
rispetto alle macchine in circolazione al tempo, per poter
contenere la pellicola al suo interno.

È l’inizio della fotografia a sviluppo istantaneo ma anche della


concretizzazione del concetto “scatto – visione immediata” che
oggi ritroviamo nella fotografia digitale.

Polaroid Modello 65
Sempre nel 1948, Victor Hasselblad (1906 – 1978) presenta a
New York la sua Hasselblad 1600F, reflex medio formato che per
decenni verrà considerato tra i migliori sistemi fotografici al
mondo e, per questo, scelta da molti fotografi professionisti.

La Hasselblad, fondata nel 1841 in Svezia come società di


commercio, iniziò a sviluppare i prodotti fotografici durante la II
guerra mondiale, quando fu incaricata di produrre una macchina
fotografica per riprese aeree dall’aeronautica reale svedese.

Hasselblad 1600F
Ma è nel 1959 che accadono gli avvenimenti più importanti:
anzitutto, viene presentata la Nikon F, la reflex professionale per
eccellenza, primo sistema fotografico professionale caratterizzato
da ottiche (Nikkor), mirini intercambiabili e motore elettrico per il
trascinamento della pellicola. La Nikon F è stato il primo
strumento davvero adatto a tutte le situazioni di scatto e, tra
l’altro, arrivava sul mercato nel momento giusto: il mercato delle
reflex non era ancora così popolato come lo sarebbe divenuto in
futuro e i punti di riferimento professionali erano tedeschi. La
Nikon F (il sistema Nikon F, per la precisione) costava meno e
disponeva di più ottiche e accessori; inoltre, i reporter americani
avevano conosciuto e apprezzato le Nikon a telemetro durante la
guerra di Corea.
Insomma, Nikon F era destinata a scrivere un importante capitolo
della storia della fotografia. Divenne una leggenda e a ciò
contribuì anche il film Blow Up (1966) di Michelangelo
Antonioni, che la decretò definitivamente come “la” macchina
fotografica professionale.

NIKON F
Ma è Kodak a fare la voce grossa: nel 1991 viene presentato il
sistema di fotografia digitale KODAK DCS, che consente di
riprendere immagini in formato elettronico utilizzando una
fotocamera Nikon F3 dotata di un sensore Kodak da 1,3
megapixel.

Kodak, poi, si alleerà con Canon per la realizzazione di una reflex


digitale (1994) e da questa collaborazione nasceranno quattro
prodotti aventi come base la fotocamera a pellicola EOS-1N. Essi
potevano quindi montare obiettivi EF, mentre il sensore
d’immagine e l’elettronica erano progettati e costruiti da Kodak.
Ma è nel 1999 che la casa giallonera stupisce tutto il mercato,
presentando la Nikon D1, la prima reflex digitale professionale

NIKON D1
Il significato di una fotografia
Waiting room of Union Station, Chicago, 1943
Ph. Jack Delano
La fotografia 'Signal' di John Stanmeyer, scattata per il
Nation Geographic, è la foto vincitrice del World Press
Photo 2013.
La foto ritrae alcuni migranti africani sulla costa di
Gibuti, mentre alzano al cielo i loro telefoni celullari per
catturare il segnale dalla vicina Somalia e contattare i
parenti lontani.
Elliott Erwitt, Museo del Prado, Madrid
Due noti dipinti di Francisco Goya: a sinistra "La Maya
vestida"; a destra "La Maya desnuda".
Il massimo del Carpe diem questa fotografia scattata da
Rocco Morabito, un fotografo americano che per la
maggior parte della sua carriera lavorò presso il
Jacksonville Journal.
Lo scatto, 1967, intitolato il Bacio della vita ha vinto
numerosissimi premi, tra cui l'ambito premio Pulizer.
La scena immortala due elettricisti, J.D. Thompson e
Randall G. Champion, quest'ultimo toccò per sbaglio un
filo ad alta tensione e una corrente di 4000 volt gli
attraversò tutto il corpo determinandone l'arresto
cardiaco.
Thomson accorse immediatamente in suo aiuto e grazie
alla respirazione bocca a bocca gli salvò la vita.
Champion è morto nel 2002 a 64 anni, mentre Thomson
è tuttora in vita.
La fotografia è stata pubblicata sui giornali di tutto il
mondo.
Nel dicembre 1980 alla fotografa statunitense Annie Leibovitz le fu
commissionato di fotografare John Lennon e Yoko Ono.
Per il ritratto degli amanti, Annie inizialmente avrebbe voluto che i
due posassero nudi insieme, ma Yoko era riluttante nel togliersi i
vestiti sostenendo che avrebbe potuto spogliarsi della parte superiore,
ma non dei pantaloni.
Annie le chiese allora di non spogliarsi e così John, svestito, si avvolse
intorno ad una Yoko completamente vestita.
Non appena John vide questa immagine esclamò: “Hai catturato
esattamente il nostro rapporto”.
Purtroppo, solo 5 ore più tardi, John venne assassinato davanti al suo
appartamento.
La fotografia divenne la copertina della rivista Rolling Stone nel
gennaio 1981 per commemorare l’ex Beatle.
Nel 2005 è stata votata dalla American Society of Magazine Editors
come migliore immagine copertina degli ultimi 40 anni.
Gli occhiali indossati da John Lennon prima di essere ucciso.
Ph. Yoko Ono
Occhi d'insetto
Ph. Shikhei Goh
I cento orchestrali sono la medesima
persona ripresa in ciascuna posizione
con uno strumento diverso.
Cinque ore per gli scatti, sette mesi di
lavoro di taglia e cuci per ricavare il
risultato finale.
Ph. Alexander Light
Walt Disney presenta Mickey Mouse al suo gatto, 1931
Trafalgar Square pigeons, Londra, 1949
Ph. Ernst Hass
L'attrice Kim Novak attrae
l'attenzione maschile di tutto il
ristorante, 1956.
Ph. Leonard McCombe
Ph. Ted Chin
Hop
Ph. Pierre Lucas
Flamingos, Yucatán Peninsula, Robert B. Haas,
National Geographic

Uno scatto che la natura ha reso


straordinario..
Nelle acque del Golfo del Messico uno stormo
di fenicotteri si aggrega per dare forma ad un
enorme fenicottero.
Nu Zebra, New York
Lucien Clergue
Una rara immagine di Marilyn Monroe e John F.
Kennedy insieme alla Casa Bianca, 1962
Eyes of hate, 1933
Ph. Alfred Eisenstaed

La foto è stata scattata nel corso di una riunione della


Società delle Nazioni.
Nel settembre del 1933, Alfred Eisenstaedt (un Ebreo di
origine tedesca), fotografo della rivista Life, si recò a
Ginevra per documentare l'evento.
Eisenstaedt fece svariati scatti, molti dei quali ritraevano
un Goebbels sorridente, rilassato, empatico, ma l'istante
in cui seppe che l'autore di quelle foto era un ebreo
ebbe una metamorfosi.
Quel momento è stato immortalato da Eisenstaedt in
questo scatto.
Max Rive
Richard Avedon
Steve McCurry
Distinzione tra mezzo e fine!
Partire col piede giusto!
Conoscere il Trarre ispirazione e
proprio mezzo documentarsi

Essere critici
Studiare la tecnica
con se stessi

Sperimentare Confrontarsi

Imparare ad osservare Evitare l’ossessione


...alcuni dei Maestri della Fotografia
Ansel Adams (1902-1984) - Canyon De Chelly, National Monument, Arizona, 1947
Richard Avedon (1923-2004) - Dovima with Elephants, Evening Dress by Dior, Cirque d’Hiver, Paris, 1955
Bill Brandt (1904-1983) - Portrait of a Young Girl, Eaton Place, London, 1955
Robert Capa (1913-1954) - D-Day, 1944
Henri Cartier-Bresson (1908-2004) - Sunday on the banks of the River Marne, 1938
Helmut Newton (1920-2004) - They Are Coming, 1981
Irving Penn (1917-2009) - Girl Behind the Bottle, 1949
GENERI FOTOGRAFICI
•Ritratto •Macro
•Paesaggio •Architettura
•Reportage •Natura
•Sport •Elaborazioni
•Still Life •Fashion
•Ambiente •Nudo
LA LUCE
• Cos’è la luce?

• Fonti luminose (naturale, artificiale, ambiente)

• Impariamo a leggere la luce (intensità,


contrasto, direzionalità, colore,...)
COS’E’ LA LUCE
La luce è una forma di energia che ti fa vedere le forme, i colori e tutte le caratteristiche di quello
che ti circonda. Ci sono dei corpi che danno luce e si chiamano sorgenti luminose.

Luce Naturale Luce Artificiale

Luce Ambiente
Onde Luminose e Colori
La luce è formata da tante onde luminose, diverse fra loro. La luce del Sole, o la
luce di una lampadina, ti sembra chiara e “bianca”, invece è formata da onde
luminose di diversi colori.

Per vedere tutte le onde luminose che ci sono in un raggio di luce “bianca”
bisogna far passare la luce attraverso un prisma di vetro. Quando la luce passa
attraverso il prisma, il prisma scompone, cioè divide, la luce “bianca”: allora
vedi uscire dal prisma dei raggi di luce di diversi colori, come quelli che
formano l’arcobaleno.

I colori dell’arcobaleno sono 7: rosso, arancio, giallo, verde, azzurro, indaco,


violetto. L’insieme dei sette colori che formano la luce “bianca” è chiamato
spettro della luce. Se fai le bolle di sapone puoi vedere sulla superficie delle
bolle i colori dell’arcobaleno.
I Colori degli Oggetti
Gli oggetti assorbono tutta la luce che arriva ma riflettono solo i
raggi che corrispondono al loro colore. Per esempio, un limone è
giallo perché assorbe tutti i colori della luce ma riflette solo il giallo.

Ci sono oggetti che assorbono tutti i colori, e sono gli oggetti di


colore nero. Gli oggetti di colore bianco, invece, riflettono tutti i
colori.
Sorgente luminosa
è il punto da dove viene una
radiazione luminosa.

LA LUCE
• ci avvolge

• cambia continuamente per colore, direzione e qualità

• cambiando, la luce del sole modifica anche l’aspetto delle cose che illumina.
Non rientrano nel concetto di luce ambiente tutti gli
espedienti atti a controllare o modificare la luce esistente, o
a creare luce artificiale (ad esempio i flash, i banks diffusori, i
pannelli riflettenti, eccetera). In questi casi si parla di luce
artificiale o controllata.
Contrasto Luce ed Ombra
Qualunque fotografia, a colori o in bianco e nero, è caratterizzata da un
certo grado di contrasto. Questo deve essere inteso come la distribuzione
delle gradazioni di chiaro e scuro, nel senso che:

1 - l'accostamento violento di toni molto chiari a toni molto scuri, con una
scarsa presenza di toni medi è definito alto contrasto.

2 - l'accostamento morbido di toni medi leggermente degradanti, con una


scarsa presenza dei toni estremi è definito basso contrasto.
Il Contrasto?
Il contrasto in un'immagine è il rapporto o differenza
tra il valore più alto (punto più luminoso) e il valore più
basso (punto più scuro) della luminosità nell'immagine.

Se si aumenta tale differenza i valori più luminosi


tendono al valore massimo e i valori più scuri tendono
al valore minimo. I valori intermedi non cambiano.

Nel caso di un'immagine in "bianco e nero" aumentare


il contrasto significa eliminare il "grigio intermedio".
La Vocazione di San Matteo
Caravaggio (Michelangelo Merisi)
La Tonalità?

La tonalità (hue in inglese) è l'attributo


forse più semplice da comprendere.
Essa è, infatti, nell'esperienza comune,
la qualità percettiva che ci fa attribuire
un nome piuttosto che un altro al colore
che stiamo vedendo.
La Luminosità?
Tonalità: VIOLA

La luminosità è l'“ingrediente”
che specifica la quantità di
Luminosità

bianco o di nero presente nel


colore percepito.

Saturazione
La Saturazione?
Tonalità: VIOLA

La saturazione (saturation, in inglese)


è il terzo ed ultimo “ingrediente” che
contribuisce alla percezione del
Luminosità

colore. È la misura della purezza,


dell'intensità di un colore.

Tra i modelli di rappresentazione dei colori sviluppati sulla base del


complesso percettivo tonalità-luminosità-saturazione, sono da citare il sistema
di notazione creato da Alfred H. Munsell, assistente presso la Normal Art
School di Boston nel 1898, e il modello di rappresentazione digitale noto
come HLS (dalle iniziali delle parole inglesi hue, lightness e saturation).

Saturazione
Luce Morbida Luce Dura
(SOFT) (HARD)

Ampia sorgente luminosa Piccola sorgente luminosa


Vicina al soggetto Distante dal soggetto
Luce Morbida Luce Dura
(SOFT) (HARD)

Nuvoloso
Sole
Zone d’ombra
Flash in camera/pop-up
Flash decentrato/diffusore
Mid-Day Light
Magic Light
Mid-Day Light
Magic Light
Mid-Day Light
Magic Light
Magic Light
Twilight after Magic Light
Twilight
Dark Sky after Twilight
La giusta luce
per il
soggetto giusto!
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