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LETTERE DALLA
KIRGHISIA
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Nuova edizione
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Silvano Agosti
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Redazione
Matteo Trevisani
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prima lettera 5
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seconda lettera 13
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terza lettera 29
quarta lettera 39
quinta lettera 49
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Co
sesta lettera 61
settima lettera 69
ottava lettera 77
nona lettera 85
decima lettera 91
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undicesima lettera 101
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dodicesima lettera 103
Ed tto
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tredicesima lettera 109
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clessidra 126
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Kirghisia, 3 luglio
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Cari amici, ni
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non sono venuto in Kirghisia per mia
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caso.
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Arrivando in Kirghisia ho avuto la
sensazione di “tornare” in un luogo nel
quale in realtà non ero mai stato. Forse
perché da sempre sognavo che esistesse.
Il mio strano “ritorno” in questo me-
raviglioso Paese, è accaduto dunque ca-
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sualmente.
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Per ragioni tecniche, l’aereo sul quale
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viaggiavo ha dovuto fare scalo due gior-
Ed tto
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ni nella capitale.
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quanto un essere sottomesso e frustrato
riesce a produrre in una settimana.
In questo contesto, il concetto di “fe-
rie” appare goffo e perfino insensato,
qui dove tutto sembra organizzato per
festeggiare ogni giorno la vita.
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L’attuale concetto occidentale di ferie,
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invece, risulta feroce, quanto la conce-
Ed tto
ni
zione stessa del lavoro, non soltanto per-
ché interferisce in modo profondo con il
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ma e deforma il significato.
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tensioni sociali, nevrosi, depressioni, ma-
lattie e soprattutto la sensazione precisa di
perdere per sempre l’occasione della vita.
La proposta risanatrice di questi invi-
sibili orrori, si è risolta nello Stato della
Kirghisia, dove sono state realizzate una
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serie di riforme che in pochi anni han-
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no modificato le abitudini e i comporta-
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menti dei suoi cittadini.
Ed tto
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La corruzione politica si è azzerata
perché in questo Paese, chi appartiene
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levisione, c’è qualcosa sul suo volto che
rivela un’incolmabile lontananza da ciò
che sta dicendo.
Ecco, ora mi è chiaro che chiunque
abbia, come i nostri deputati occiden-
tali, uno stipendio minimo di quaran-
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ta milioni di lire (circa ventimila euro)
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al mese, non può in alcun modo essere
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convincente, in ciò che dice, pensa o fa.
Ed tto
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Qui in Kirghisia, la possibilità di dedi-
care quotidianamente alla vita almeno
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Le fabbriche sono in attività produt-
tiva continua, ma chi fa i turni di notte
lavora solo due ore.
Già al terzo anno di questa singola-
re esperienza è stato rilevato un feno-
meno molto importante. Il consumo di
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droghe, sigarette, alcolici è diminuito in
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modo quasi totale e i farmaci rimango-
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no in gran parte invenduti.
Ed tto
ni
Certo, tutto ciò può sembrare incredi-
bile a chi, come voi cari amici, è costret-
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possibile.
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Ho incontrato il Ministro per il Mi-
glioramento delle Attività lavorative che
ha in progetto, nel prossimo quinquen-
nio, di ridurre ulteriormente per tutti il
lavoro obbligatorio a due ore al giorno
invece delle attuali tre.
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Il Ministro è convinto che solo una
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umanità liberata dal lavoro possa essere
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veramente produttiva.
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ni
È anche certo che si possa scoprire
l’operosità del fare solo realizzando, nel
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Un abbraccio a tutti.
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