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Le

Amicizie:

una

rete

di

associazioni

cristiano-cattoliche

nellEuropa post-rivoluzionaria e
Il progetto di ricerca mira allapprofondimento di un attraverso lo
studio

di

forme

inedite

dassociazionismo

laico-religioso:

in

particolare si tratta di ricostruire le ragioni teologico-politiche e


sociali della genesi, delle evoluzioni e del tramonto dellAmicizia
Cristiana

(1780-1817

Sacerdotale

circa)

(1783-1814)

delle

sue

lAmicizia

filiazioni,

Cattolica

lAmicizia

(1817-1827).

Unanalisi particolare da cui partire per indagare un tema vasto


riguardante la storia dei rapporti fra pratiche e saperi religiosi e
spirituali e i mutamenti politici e sociali fra la fine del XVIII e linizio
del XIX secolo, a cavallo tra Rivoluzione e Restaurazione.
Terreno poco arato dalla recente storiografia, le Amicizie,
associazione sorte a Torino dallesigenza di un piccolo gruppo di
sacerdoti e laici con lintenzione di affermare, attraverso la
propagazione dei buoni libri, un determinato programma culturale e
sociale, ebbero un grande influsso sulla circolazione e laffermazione
delle idee intransigenti del cattolicesimo ultramontano. Il territorio
della Savoia, per i suoi molteplici e labili confini, agevol la
diramazione, lespansione e i contatti su scala internazionale delle
Amicizie, in un arco temporale, tra il 1780 e il 1828, anchesso di
frontiera,

comprendente

periodi

post-rivoluzionario,

quello

napoleonico e la Restaurazione, ricchi di mutamenti politici e sociali.


Queste aggregazioni di religiosi e laici di ambo i sessi si diedero
lobiettivo di reagire allavanzata della cultura illuminista laica
proposta dai regimi politici liberali come dai gruppi dintellettuali
cattolici pi aperti alle riforme, attraverso la diffusione della buona
stampa,

assumendo,

giocoforza,

il

linguaggio

mezzi

di

comunicazione dei loro avversari e reagendo alla modernit, usando,


a livello comunicativo, i suoi stessi mezzi.
La ricerca intende intrecciare due livelli danalisi, quello della
storia sociale e politica e quello della storia dei concetti.
Sul piano della storia sociale, l'intento del progetto quello di
studiare la storia delle Amicizie sia in quanto corpo unitario e

conchiuso

in

stesso

con

precise

caratteristiche

finalit

organizzative, sia in relazione ai legami esterni (familiari, politici e


religiosi) dei singoli membri, sia attraverso il confronto con forme di
sociabilit tipiche dellEuropa del tempo e a esse strutturalmente
analoghe (giornali letterari e scientifici, biblioteche, accademie,
salotti letterari e logge massoniche).
A livello di storia dei concetti, s'indagher l'adeguamento della
struttura e dei temi delle opere maggiori scritte dai membri delle
Amicizie dei periodici da essi gestiti e diffusi, analizzando il continuo
confronto dialettico con la stampa liberale o con quella cattolica di
matrice pi illuminata e moderata.
Stato dellarte.
LAmicizia cristiana e le sue diverse filiazioni hanno giocato, per
circa sessantanni, un ruolo importante nella produzione di un
sapere, che ha rielaborato simbolicamente le vicende pi critiche
della storia istituzionale della Chiesa di Roma e dei suoi rapporti col
potere civile. Malgrado la sua forte influenza ecclesiastica e politica
e la sua evoluzione in ambito internazionale, la storia della Amicizie
non ha mai assunto un ruolo di primo piano allinterno della
storiografia contemporanea: dal 1962, dopo lopera fondamentale di
Candido Bona, Le amicizie. Societ segrete e rinascita religiosa
(1770-1830), fino ad oggi non si sono aggiunte altre monografie o
studi specifici che hanno approfondito in maniera sostanziale il tema.
Candido Bona, molto solidale con loggetto del suo studio, ha
identificato i membri del gruppo come artefici della resistenza
cattolica

in

opposizione,

secondo

le

loro

esplicite

finalit,

allavanzata della stampa illuminista, nelle sue diverse forme, dal


cattolicesimo

pi

libertinismo.

Il

riformista,
libro

giansenista

fornisce

una

e
chiara

anti-gesuita

al

ricostruzione

dellorganizzazione dellassociazione sia ad intra che ad extra:


lautore ha ricostruito per sommi capi le vite dei fondatori, i ruoli di
ciascun membro, i metodi e le finalit della loro attivit, ovvero le
diverse evoluzioni e espansioni dellAmicizia in relazione agli assetti

geopolitici di cui essa era parte e in cui interveniva. Lopera di Bona


si avvale anche di una cospicua raccolta di documenti, riordinati in
una lunga appendice al testo, che permette al lettore di avere un
accesso diretto alle fonti, derivanti per lo pi dallArchivio romano
degli Oblati di Maria Vergine, ordine fondato da Pio Brunone Lanteri,
che fu anche uno dei fondatori dellAmicizia.
Lopera di Bona ha teso ad identificare, talora in maniera troppo
netta,

lAmicizia

per

opposizione

certe

categorie

politiche,

teologiche o intellettuali (illuminismo, giansenismo, febronianesimo )


rispetto alle quali essa, effettivamente, si autodefiniva per contrasto.
Si tratta di un limite quasi necessario per un primo studio sul tema,
ma che richiama giocoforza lesigenza di unindagine volta alle
implicazioni positive di tale contrasto. Quello che sino ad oggi stato
meno approfondito anche ad un livello in generale nella storiografia
sulla

Restaurazione,

sulle

diverse

associazioni

sui

singoli

personaggi che lanimarono, sono i modi (il linguaggio, i mezzi di


produzione e le strategie comunicative) in cui avvenne la reazione ai
fatti politici e al mondo delle idee che sembrava aver sostenuto la
Rivoluzione e il regime napoleonico, il modo in cui tale reazione
intransigente e apologetica del cattolicesimo si sia concretamente
adeguata alle mutazioni della semantica e della struttura sociale.
Diversi

e di diverso valore sono i lavori che hanno fatto eco

allopera di Bona, per lo pi tutti toccano solo in maniera tangenziale


la

storia

delle

Amicizie

individuano

tre

principali

linee

storiografiche che hanno inglobato linteressa per le Amicizie: la


storia dellintransigentismo cattolico connessa a quella dei rapporti e
della teorizzazione delle relazioni fra il potere Statale e quello
ecclesiastico nel periodo post-rivoluzionario e della Restaurazione;
linteresse per le Amicizie spesso riemerso in trattazioni pi
particolari

riguardanti

la

genesi

contemporanea

dellassociazionismo, in particolare quello cattolico, tanto religioso


quanto laico; la terza linea storiografica pi recente, in cui la storia
delle Amicizie ha assunto un ruolo interessante, quella della storia
culturale e sociale della lettura, o meglio del governo della lettura da

parte delle autorit statali ed ecclesiastiche. In generale sino ad ora


lAmicizia stata inquadrata da punti di vista che privilegiano la
storia religiosa, con uno sguardo che non valica i confini della storia
italiana.
In primis la storia delle Amicizie ha colto lattenzione di quegli
autori che si sono occupati della reazione cattolica intransigente di
fronte alla crisi dei rapporti politici tra Chiesa e Stato tra XVIII e XIX
secolo e alla corrente illuminista e rivoluzionaria del pensiero
moderno (per brevi ma interessanti spunti di riflessione in tale
direzione

cfr. D. Menozzi, Intorno alle origini del mito della

cristianit, in Cristianesimo nella storia, n.5 (1984), pp. 523-562; G.


Miccoli, Chiesa e societ in Italia fra Otto e Novecento: il mito della
Cristianit, op.cit., pp. 21-32. G. De Rosa, Storia del movimento
cattolico in Italia. Dalla restaurazione allet giolittiana, Laterza, Bari
1966, t. 1, pp. 5-94). In maniera pi specifica linteresse per
lAmicizia o verso i suoi membri pi importanti emerso in quegli
autori che hanno colto la rilevanza per la storia politica tout court
degli studi sulla politicizzazione dellassociazionismo religioso e delle
pratiche

religiose

fra

et

moderna

contemporanea:

Adolfo

Omeodeo prima () e Guido Verucci si sono soffermati sulla figura di


Cesare Taparelli dAzeglio, uno dei primi membri dellAmicizia
cristiana insieme ai fondatori Albert Nikolaus von Diesbach e Pio
Brunone Lanteri, e, a sua volta, fondatore insieme a Jospeh de
Maistre dellAmicizia cattolica e di due periodici Lape e Lamico
dItalia, rispettivamente organi di stampa delle stesse associazioni.
Lopera del fondatore dellAmicizia cristiana, Diessbach, stata
messa a fuoco da Daniele Menozzi come uno dei prodromi della
formazione dellideologia di cristianit, che si cristallizzer in
canoni pi definiti e rigidi nel corso del XIX secolo ( La risposta
cattolica

alla

secolarizzazione

rivoluzionaria:

lideologia

di

cristianit, in La Chiesa cattolica e la secolarizzazione, Einaudi,


Torino 1993, pp. 15-71, pp. 15-71); e pi recentemente da Patrizia
Del Piano (Il governo della lettura: Chiesa e libri nellItalia del
Settecento, Il Mulino, Bologna 2007, pp. 230-259) che ha sottolineato

limportanza dellopera di Diessbach e dellAmicizia Cristiana,


contestualizzandoli
lettura,

uno

allinterno

dei

tratti

della
pi

storia

innovativi

del
e

governo

della

caratterizzanti

dellassociazione. La fondazione della prima Amicizia risale infatti


alla seconda met del Settecento, epoca in cui alla censura ufficiale
allIndice

da

parte

delle

gerarchie

ecclesiastiche

si

andava

affiancando e sostituendo unattivit di censura pubblica. Lautrice


mette in luce il meccanismo e le implicazioni sociali di tale pratica
che caratterizzava in maniera eminente la vita dellAmicizia e che si
esplicava in due modi: attraverso la pubblicazione progressivamente
pi numerosa di giornali e di libri, che, sul modello della
controversia, era volta a confutare determinate opere, o attraverso la
pubblicazione di traduzioni o ristampe depurate di certe opere, di cui
venivano omesse intere parti o in cui sinserivano commenti polemici
e correzioni.
Un altro aspetto che spesso ha attratto la curiosit degli storici
quello dellorganizzazione e del carattere segreto dellAmicizia
cristiana, ovvero dei rapporti di somiglianza e differenza tra la
massoneria e lAmicizia:

in primis il saggio di Guido Verucci (La

Chiesa da Pio VI a Leone XII. A proposito di due libri recenti, in I


cattolici e il liberalismo. Dalle Amicizie cristiane al modernismo.
Ricerche e note critiche, Liviana, Padova 1968) in cui lautore rileva
in particolare la mancata correlazione da parte del Bona tra le
Amicizie e il mondo settario settecentesco e mette in luce la linea
seguita dal Bona basata pi sulla contrapposizione rispetto alle
vicine realt sociali, che avevano finalit opposte sul piano dei
contenuti intellettuali e dei risultati politico-ecclesiastici, piuttosto
che sulle analogie strutturali e organizzative con esse o sulle comuni
esigenze in risposta alla medesima situazione socio-politica. La
stessa questione stata altre volte sfiorata dalla pi recente
storiografia: da G. Giarizzo (Massoneria e illuminismo nellEuropa
del Settecento, Marsilio, Venezia 1994, pp. 403-404) le somiglianze
fra massoneria e Amicizia vengono accentuate fino allassimilazione
della seconda alla prima, identificata come massoneria cattolica,

categoria storiografica alquanto vaga e gi criticata (D. Menozzi,


Cattolicesimo e massoneria nellet della Rivoluzione francese, in G.
M. Cazzanica a cura di, Storia dItalia, Annali 21, Einaudi, Torino
2006, pp. 166-192.). Il tema meriterebbe di essere approfondito,
tenendo conto che i contrasti e le analogie tra i due gruppi hanno il
loro peso nella spiegazione reciproca dei due fenomeni: i membri
delle due societ appartenevano pressappoco alle medesime classi
sociali la nobilt di corte e quella militare, inserite nei quadri
dirigenziali del governo. Analoga era anche lattivit delle due
associazioni in rapporto ai poteri istituzionali, di cui i membri erano
parte attiva.
Infine pi recentemente stata pubblicata unimportantissima
raccolta di fonti riguardanti uno dei membri fondatori dellAmicizia
cristiana e sacerdotale, Pio Brunone Lanteri (Scritti e documenti
darchivio, Spirituali, Roma-Fossano, Ed. Esperienze 2002). In
particolare dal carteggio di Lanteri con gli altri membri delle
amicizie si possono ricostruire i legami sociali, geo-politici ed
ecclesiastici in cui lAmicizia era impegnata e in che modo la
produzione e la circolazione della buona stampa aveva mediato e
rafforzato tali relazioni.
Il quadro storiografico di cui si dispone non ricchissimo, n vi
sono, fatta eccezione per lopera di Bona, monografie che si dedicano
in maniera esclusiva al tema. Tuttavia i numerosi riferimenti da noi
solo in parte citati stano ad indicare che la storia delle Amicizia sia
un tassello chiave per comprendere i tratti peculiari della storia
sociale, in particolare dei rapporti tra religione e politica, tra la fine
dellepoca moderna e lalba di quella contemporanea.
Obiettivi della ricerca, metodologia e risultati previsti.
Scopo del presente progetto quello di riconfigurare, come finora
non stato fatto, la genesi e la struttura organizzativa delle Amicizie
nel

quadro

del

contesto

intellettuale

socio-istituzionale

internazionale in cui essa agiva, al fine di far emergere le condizioni


di possibilit storiche che spiegano la funzione sociale che l'opera di

tale associazione era chiamata ad assolvere per far presa sulla realt
del suo tempo, funzione che d ragione anche della struttura
semantica in cui s'innestano le produzioni a stampa, le teorizzazioni
degli amici impegnati nella giustificazione del potere politico
attraverso la creazione di nuove forme di sacralizzazione di
questultimo, in grado di far fronte alla radicalizzazione della
secolarizzazione della scienza politica e della societ europea. Azione
politica e azione intellettuale erano un tuttuno per i membri
dellamicizia,

inoltre

la

forte

dimensione

comunitaria

dellassociazione permette di ricontestualizzare e dare maggiore


volume storico allo studio di certe figure singolari (si pensi per
esempio al caso pi celebre di Jospeh de Maistre), che nellambito
della storiografia filosofica o storico-religiosa spesso sono trattate in
maniera astratta.

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