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INDICE
pag.
PREFAZIONE
L’Antigone come pretesto 1
CAPITOLO PRIMO
La trama 5
CAPITOLO SECONDO
I termini del conflitto 29
CAPITOLO TERZO
La tragedia del nomos 57
CAPITOLO QUARTO
La hybris e la naturalizzazione della legalità istituita 89
CAPITOLO QUINTO
L’Antigone di Hegel 121
CAPITOLO SESTO
L’Antigone di Lacan 165
CONCLUSIONE 215
PREFAZIONE
L’ANTIGONE COME PRETESTO
Questo piccolo libro è stato scritto per gli studenti del cor-
so di laurea in Giurisprudenza che al primo anno preparano
l’esame di Filosofia del diritto. Un maestro come Paolo Gros-
si, nel ‘volgare illustre’ della sua Prima lezione di diritto 1, li
chiama “novizi”: novizi degli studi giuridici e perciò in quan-
to tali sensibili all’interrogazione critica sulla giustizia delle
leggi. Tuttavia un’interrogazione del genere, nella sua radica-
lità, è mossa da una preoccupazione teorica – e solleva pro-
blemi morali e politici – che non risultano di esclusiva rile-
vanza giuridica. Perciò questo libro non si rivolge solo agli
studenti della Facoltà di Giurisprudenza in quanto futuri giu-
risti, ma affronta temi che ci riguardano tutti, in quanto citta-
dini. E da Socrate in poi i problemi di coloro che vivono nella
polis sono l’argomento privilegiato e l’oggetto prevalente del
discorso filosofico.
Perciò nelle pagine seguenti l’Antigone di Sofocle 2 sarà il
1
Laterza, Roma-Bari 2007.
2
La traduzione italiana alla quale farò riferimento, per la sua mag-
giore fedeltà all’originale, è la seguente: SOFOCLE, Antigone, Edipo
Re, Edipo a Colono, a cura di F. FERRARI, con testo greco a fronte,
Bur, Milano 1997. Ho anche tenuto presente SOFOCLE, Antigone, trad.
e Introduzione a cura di M. Cacciari, note di regia di W. Li Moli, Ei-
2 Il dilemma di Antigone
3
Eugenio Ripepe, già nel titolo d’un suo bel saggio sull’Antigone,
ne parla a giusta ragione come della “più antica lezione di filosofia del
diritto”: cfr. E. RIPEPE, “Ricominciare da Antigone o ricominciare dal-
l’Antigone? Ancora una volta sulla più antica lezione di filosofia del
4 Il dilemma di Antigone
L’antefatto mitologico
L’irremovibile intransigenza di Antigone che “parla” soprattutto
attraverso il suo gesto
La loquacità di Creonte
L’editto di Creonte e le leggi di Antigone
Dall’accecamento autoritario di Creonte alla sua inutile revoca
della condanna a morte di Antigone
La solitudine di Creonte
L’antefatto mitologico.
1
Sulla differenza tra obbedienza, che Max Weber intendeva come
fede (razionale) nella legittimità del comando emanato dal potere co-
stituito, e osservanza, come mera conformità del comportamento al
La trama 9
10 Il dilemma di Antigone
cazione del suo gesto. Nella radicale rilettura del mito propo-
sta da Sofocle, le diventa del tutto estraneo qualunque tenta-
tivo di minimizzare la propria trasgressione, relativizzando
per esempio la gravità della colpa di Polinice. Come è stato
notato dalla critica, non c’è un solo punto in cui l’Antigone
sofoclea si soffermi sul delitto di Polinice: “Non importa va-
lutare la gravità delle colpe che egli ha commesso, non im-
porta addurre eventuali attenuanti per i suoi delitti. Che cosa
abbia fatto Polinice non ha rilevanza alcuna. E questo silen-
zio si rivela particolarmente significativo se rapportato al fi-
nale dei Sette contro Tebe eschilei, dove Antigone, nel tenta-
tivo di scagionare Polinice, fa notare che egli si è messo, sì,
contro la sua città, ma questo suo delitto è soltanto una rea-
zione al fatto che Eteocle si è rifiutato di mantenere quegli
accordi secondo i quali i due fratelli avrebbero dovuto regna-
re un anno ciascuno: ‘Egli ha restituito offesa con offesa’,
proclama la fanciulla in Eschilo (Sept., v. 1049). Ebbene, di
tutto questo non c’è traccia nel dramma sofocleo” 2.
In Sofocle, le parole e soprattutto le azioni di Antigone
non mirano mai a persuadere chi l’ascolta né tantomeno a su-
scitarne l’approvazione. Per lei, infatti, conta unicamente evi-
tare che il corpo dell’amato fratello, qualunque cosa abbia
fatto in vita, sia lasciato insepolto. Questo le impongono gli
indissolubili legami e doveri familiari, cui a nessun costo in-
tende sottrarsi.
Non c’è evoluzione nella posizione di Antigone, che ri-
marrà sempre fedele alla deliberazione annunciata a Ismene
nelle prime battute del dramma e subito dopo, senza ulteriori
proclami, messa in atto. Sia nello scontro verbale con Creonte
2
M.P. PATTONI, “L’Antigone di Sofocle. Il testo e le sue interpreta-
zioni”, Introduzione a A. SÉRGIO, Antigone, Educatt, Milano 2014, pp.
14-15.
La trama 11
(vv. 440-582) sia nello scambio di battute col Coro (vv. 805-
882) che precede il suo notissimo lamento funebre (kommόs)
nel quale viene da lei formulato il proprio addio alla vita (vv.
891-943), Antigone si mostra disinteressata a persuadere i
propri interlocutori allo scopo di riceverne approvazione e
sostegno; non mira dunque in alcun modo a crearsi un gruppo
di sostenitori. Le sue parole si limitano sempre soltanto a
confermare e ribadire in forme diverse la sua unica e irrevo-
cabile determinazione, la sua tetragona decisione, quella che
lei stessa riconosce fin dall’inizio come la sua dysboulia (dis-
sennatezza, v. 95), in forza della quale è disposta a subire la
cosa terribile (pathein to deinon, v. 96 3) ordinata dal sovrano,
pur di compiere l’estremo gesto di pietà nei confronti del fra-
tello Polinice.
La loquacità di Creonte.
3
“L’aggettivo deinos – ‘straordinario’, ‘meraviglioso’, ma anche
‘terribile’ e ‘tremendo’ – è uno dei termini chiave che attraversano il
testo” (D. SUSANETTI, “Commento”, in SOFOCLE, Antigone, Introdu-
zione, traduzione e commento di D. Susanetti, Carocci, Roma 2012, p.
180). In questa stessa nota, Davide Susanetti fornisce un rapido inven-
tario delle occorrenze di questo aggettivo, che ritornerà in modo parti-
colare nell’incipit del primo stasimo della tragedia, contenente il fa-
mosissimo ‘inno all’uomo’: “Polla ta deina kouden anthrōpou deino-
teron pelei”, letteralmente: “Molte sono le cose terribili [o straordina-
rie], ma nessuna lo è più dell’essere umano” (vv. 332-333), su cui mi
limito a rimandare a D. SUSANETTI, “Commento”, cit., pp. 224-238.
12 Il dilemma di Antigone
14 Il dilemma di Antigone
4
M.P. PATTONI, op. cit., p. 11.
La trama 15
stare con i fatti. Soltanto nei celebri versi (vv. 450-458) in cui
s’assume pienamente la responsabilità del suo gesto, conte-
stando l’editto [kērygma] del sovrano e richiamandosi all’au-
torità superiore di usanze [nomima] non scritte, la parola di
Antigone si fa sentire in tutta la sua dirompente singolarità.
Ricostruiamo il contesto di questa scena chiave 5: Creonte
chiede ad Antigone se sia stata davvero lei a seppellire Poli-
nice (v. 442); Antigone non lo nega; allora il sovrano le do-
manda se conoscesse l’editto che vietava proprio ciò che lei
ha compiuto (vv. 445-446). Anche stavolta Antigone non ne-
ga, e anzi aggiunge: “Come avrei potuto ignorarlo? Era pub-
blico” (v. 448). A questo punto Creonte chiede di nuovo: “E
hai osato ugualmente trasgredire le leggi [yperbainein no-
mous]”? (v. 449). A quest’ultima domanda, Antigone dà la
sua notissima risposta: “Questo editto non Zeus proclamò per
me [ou gar ti moi Zeus ēn o kēruxas tade], né Dike, che abita
con gli dei sotterranei. No, essi non hanno sancito per gli
uomini queste leggi [nomous]; né avrei attribuito ai tuoi pro-
clami [kērygmata] tanta forza che un mortale potesse violare
[yperdramein] le leggi non scritte, incrollabili, degli dei
[agrapta kasphalē theōn nomima], che non da oggi né da ieri,
ma da sempre sono in vita, né alcuno sa quando vennero alla
luce” (vv. 450-458).
Centrale è in questa risposta la contrapposizione tra il co-
mando politico (sia esso espresso nella forma del kērygma o
in quella del nomos) proveniente dal potere di volta in volta
5
“Nell’interrogatorio-istrutturia (tutto sommato, ampiamente ‘ga-
rantista’) al quale la sottopone Creonte, di fatto offrendole più d’una
via d’uscita, la rivendicazione di responsabilità che viene da Antigone
è tanto netta da non consentire altra alternativa alla condanna, se non
quella di una sorta di autosconfessione, assolutamente inconcepibile
da parte di un sovrano ormai portato a vedere in un eventuale ripen-
samento non un onorevole atto di umiltà, ma un disonorevole atto di
umiliazione”, E. Ripepe, op. cit., p. 710.
16 Il dilemma di Antigone
6
D. SUSANETTI, “Di ciò che nasce morto. Il complesso di Antigo-
ne”, in SOFOCLE, Antigone, Introduzione, traduzione e commento di D.
Susanetti, cit., p. 37.
La trama 17
7
F. OST, Mosé, Eschilo, Sofocle. All’origine dell’immaginario giu-
ridico, trad. G. Viano Marogna, Il Mulino, Bologna 2007, p. 184.
8
“… le leggi che vigono eccelse, nell’alto dei cieli generate. L’O-
limpo soltanto ne è padre: non le produsse prole d’uomini effimeri, né
mai oblio le assopirà. Vive in esse un dio possente, che non invec-
chia”, SOFOCLE, Edipo Re, vv. 865-871. Si veda anche Edipo a Colo-
no, v. 1383.
9
C. CASTORIADIS, L’enigma del soggetto. Il sociale e le istituzioni,
a cura di F. CIARAMELLI, Dedalo, Bari 1998, p. 52.
10
C. CASTORIADIS, op. cit., p. 167.
18 Il dilemma di Antigone
11
F. OST, op. cit., p. 192.
12
Cfr. F. OST, op. cit., p. 194. La traduzione italiana non è sempre
fedele all’originale: cfr. F. OST, Raconter la loi. Au sources de l’ima-
ginaire juridique, Odile Jacob, Paris 2004, p. 180
La trama 19
20 Il dilemma di Antigone
13
F. OST, op. cit., p. 205.
La trama 21
14
D. SUSANETTI, “Commento”, cit., p. 288.
15
Ibidem.
22 Il dilemma di Antigone
16
B. MONANARI, “Ordine e sapienza: la solitudine di Creonte”, in
La norma subita, a cura di B. MONTANARI, Giappichelli, Torino 1993,
pp. 27-54, qui p. 51.
24 Il dilemma di Antigone
17
E. RIPEPE, op. cit., pp. 708-9.
La trama 25
La solitudine di Creonte.
18
F. OST, op. cit., pp. 209-210.
26 Il dilemma di Antigone
19
Questo aspetto, in nome del quale la vera eroina tragica è Anti-
gone, mentre Creonte è solo un anti-eroe, è sottolineato con grande
insistenza dall’interpretazione psicoanalitica del dramma proposta da
Jacques Lacan, troppo complessa per essere qui riassunta in poche
battute e che perciò sarà analizzata e discussa nel seguito (cfr. infra,
capitolo sesto).
La trama 27
20
M. CACCIARI, “La parola che uccide”, in SOFOCLE, Antigone, a
cura di M. CACCIARI, cit., p. XIII.
28 Il dilemma di Antigone
CAPITOLO SECONDO
I TERMINI DEL CONFLITTO
1
U. SCARPELLI, Cos’è il positivismo giuridico (1965), a cura di A.
CATANIA-M. JORI, Editoriale Scientifica, Napoli 1997, pp. 129-130.
Scarpelli restringe l’applicazione del concetto di validità (propriamen-
te detta) alle singole norme del diritto, e riserva la nozione di legitti-
mità per indicare la “validità” (impropriamente detta) dell’intero si-
stema giuridico. Egli scrive: “La funzione di un titolo di legittimità
rispetto ad un sistema di diritto positivo è appunto quella di giustifi-
carne l’assunzione a guida dei comportamenti e criterio per giudicare
delle norme di quel sistema” (ivi, p. 129). Per un approfondimento
dell’arcipelago concettuale connesso alla nozione di legittimità, cfr. S.
32 Il dilemma di Antigone
34 Il dilemma di Antigone
3
H. ARENDT, Le origini del totalitarismo (1951 e 1958), trad. A.
Guadagnin, Edizioni Comunità, Torino 1999, p. 632.
4
Ivi, p. 633.
5
Ivi, p. 633.
I termini del conflitto 35
6
Ivi, p. 632. Sulle implicazioni filosofico-giuridiche dell’analisi
arendtiana del totalitarismo, cfr. F. CIARAMELLI, “Hannah Arendt et la
portée politique de la loi”, in Cités, Puf, Paris, 2016, n. 67, pp. 47-57.
36 Il dilemma di Antigone
7
G. STEINER, Le Antigoni, trad. N. Marini, Garzanti, Milano 1990.
Oltre all’ampia rassegna di C. MOLINARI, Storia di Antigone da Sofo-
cle al Living Theatre. Un mito occidentale, De Donato, Bari 1977, si
possono consultare inoltre i lavori di A.M. BELARDINELLI-G. GRECO (a
cura di), Antigone e le Antigoni. Storia, forme, fortuna di un mito, Le
Monnier, Firenze 2010 e di S. FORNARO, Antigone. Storia di un mito,
Carocci, Roma 2012.
8
G. STEINER, op. cit., p. 260.
I termini del conflitto 37
9
Cfr. P. AUBENQUE, La prudence chez Aristote, Puf, Paris 1986.
10
P. RICŒUR, “Le tragique de l’action”, in ID., Soi-même comme
un autre, Seuil, Paris 1990, p. 283. Nelle poche pagine di questo in-
tenso interludio (pp. 281-290), Ricœur fornisce una rilettura filosofica
dell’Antigone concisa e penetrante.
38 Il dilemma di Antigone
11
Ivi, p. 285.
I termini del conflitto 39
12
C. CASTORIADIS, L’enigma del soggetto, cit., p. 215.
13
C. CASTORIADIS, La rivoluzione democratica. Teoria e progetto
dell’autogoverno, a cura di F. CIARAMELLI, Eleuthera, Milano 2001,
p. 33.
40 Il dilemma di Antigone
14
C. CASTORIADIS, L’enigma del soggetto, cit., p. 215.
I termini del conflitto 41
15
C. CASTORIADIS, Ce qui fait la Grèce. 1. D’Homère à Héraclite,
Séminaires 1982-1983 (La création humaine II), a cura di E. ESCO-
BAR-M. GONDICAS-P. VERNAY, preceduto da P. VIDAL-NAQUET, “Cas-
toriadis et la Grèce ancienne”, Seuil, Paris 2004, p. 278.
42 Il dilemma di Antigone
16
J. TAMINIAUX, Le théâtre des philosophes: la tragédie, l’être,
l’action, Jérôme Millon, Grenoble 1995, p. 55.
I termini del conflitto 43
17
J. TAMINIAUX, Le théâtre des philosophes, cit., p. 58.
18
Ivi, p. 68.
19
Ivi, p. 65.
20
Ivi, p. 68.
44 Il dilemma di Antigone
21
C. CASTORIADIS, Ce qui fait la Grèce, cit., p. 297.
22
C. CASTORIADIS, L’enigma del soggetto, cit., pp. 217-218.
I termini del conflitto 45
23
P. RICŒUR, op. cit., p. 287.
46 Il dilemma di Antigone
24
G. STEINER, op. cit., p. 276.
25
Cfr. H.-G. GADAMER, Verità e metodo 2. Integrazioni, a cura di
R. DOTTORI, Bompiani, Milano 1995, p. 154.
48 Il dilemma di Antigone
Il conflitto irrisolto.
Nei pochi versi in cui, come s’è visto nel capitolo prece-
dente, Antigone replica duramente a Creonte, contrappone
l’editto o il proclama (kērygma) del sovrano alle usanze (no-
mima) immemorabili, care agli dei. “I nomima sono le tradi-
zioni, gli usi antichi – qui le leggi degli dei […] inscritte nella
coscienza dei giusti” 26. Ad una lettura affrettata potrebbe
sembrare che un diritto a sfondo religioso, seguito dalla fan-
ciulla, venga qui contrapposto al diritto positivo, imposto dal
sovrano. Ma a guardar bene le cose, la vera contrapposizione
ha luogo “tra due diverse leggi, che hanno entrambe un fon-
damento religioso” 27. Infatti, nel mondo greco, la religione
non si limitava a imporre il rispetto di leggi, usanze e consue-
tudini tradizionali, ma con altrettanta forza prescriveva l’ob-
bedienza alle leggi della città e all’autorità costituita. “L’insi-
stenza sulla opposizione evidente – e assai superficiale – tra
legge umana e legge divina dimentica che, per i Greci, sep-
pellire i morti è anche una legge umana, così come difendere
il proprio paese è anche una legge divina” 28. Se così non fos-
se, la religione greca non sarebbe stata una religione civile.
Perciò sono gli stessi dei che ordinano “contemporaneamente
26
F. OST, op. cit., p. 184.
27
E. RIPEPE, op. cit., p. 685.
28
C. CASTORIADIS, “La polis greca e la creazione della democra-
zia”, in ID., L’enigma del soggetto, cit., p. 219.
I termini del conflitto 49
29
F. OST, Mosé, Eschilo, Sofocle, cit., p. 190.
50 Il dilemma di Antigone
30
Cfr. P. AUBENQUE, “La source tragique”, in ID., La prudence
chez Aristote, cit., pp. 155-177.
31
Nella sua analisi dell’Antigone come dramma centrato sulla deli-
berazione e sulla saggezza pratica, Martha Nussbaum sottolinea che
“undici parole connesse alla deliberazione pratica compaiono 180 vol-
te nelle sette tragedie di Sofocle, mentre sono presenti per un totale di
50 volte nella sola Antigone”. In particolare, “la parola phronēma
compare sei volte nell’Antigone, mentre non è presente in nessun altro
dramma; lo stesso vale per dysboulia e per euboulia che ricorrono cia-
scuna due volte nell’Antigone” (M. NUSSBAUM, La fragilità del bene.
Fortuna ed etica nella tragedia e nella filosofia greca, a cura di G.
ZANETTI, Il Mulino, Bologna 1996, p. 180, nota 6).
I termini del conflitto 51
32
G. AZZARITI, Contro il revisionismo costituzionale, Laterza, Ro-
ma-Bari 2016, p. 30. Sull’attualità del rapporto tra diritto e conflitti,
oltre al precedente volume di G. AZZARITI, Diritto e conflitto. Lezioni
di diritto costituzionale, Laterza, Roma-Bari 2010 e all’importante in-
tervento di U. POMARICI, “Crisi e conflitti nella democrazia contempo-
ranea. ‘Variazioni’ sui beni comuni”, in Rivista di filosofia del diritto,
4/1, 2015, pp. 171-196, si veda il numero monografico di Teoria e cri-
tica della regolazione sociale su “L’età dei populismi. Diritti e conflit-
ti” a cura di F. CIARAMELLI-F.G. MENGA, Mimesis, Milano 2015 (in
questo fascicolo, va segnalato in particolare il bel saggio di M. BAR-
CELLONA, “Il diritto e il conflitto”, ivi, pp. 19-46).
33
G. AZZARITI, Contro il revisionismo costituzionale, cit., p. 31.
52 Il dilemma di Antigone
34
R. ROSSANDA, “Antigone ricorrente”, saggio introduttivo a SO-
FOCLE, Antigone, trad. di L. Biondetti, Feltrinelli, Milano 1978, II ed.
1987, pp. 1-40.
35
Sull’attualità di Antigone nel corso del Novecento, oltre all’utile
volumetto intitolato Antigone. Variazioni sul mito. Sofocle, Jean An-
ouilh, Bertold Brecht, a cura di M.G. CIANI, Marsilio, Venezia 2004
(che riporta oltre, al testo di Sofocle, i due più famosi testi teatrali no-
vecenteschi dedicati ad Antigone), si veda l’ampia ricostruzione di S.
FORNARO, L’ora di Antigone dal nazismo agli ‘anni di piombo’, Tu-
binga, Narr 2012.
36
Cfr. la quarta di copertina di V. PARRELLA, Antigone, Einaudi,
Torino 2012.
37
F. OST, op. cit., p. 173.
I termini del conflitto 53
38
U. SCARPELLI, “Dovere morale, obbligo giuridico, impegno poli-
tico”, in Rivista di filosofia, 1972, n. 4, pp. 291-299, qui pp. 295-296.
54 Il dilemma di Antigone
all’autorità)” 39. Dal momento che per Creonte, come per qua-
lunque potere autoritario e dispotico, i due obblighi fanno
corpo e non è neanche ipotizzabile la loro distinzione, la col-
lisione tra coscienza del singolo e autorità costituita è inevi-
tabile.
Questo conflitto potenziale e sempre possibile continua ad
alimentare, anche nel contesto della democrazia moderna, la
riflessione critica circa la necessaria autolimitazione del potere
politico. Infatti, nella modernità, il tratto distintivo della demo-
crazia “è il fatto che, pur avendo inaugurato una storia in cui
viene abolito il luogo d’un referente esterno a partire dal quale
la legge acquisiva la sua trascendenza, essa tuttavia non rende
la legge immanente all’ordine del mondo né tantomeno con-
fonde il suo ambito con quello del potere.[...] Alla nozione
d’un regime regolato da leggi, regolato cioè da un potere legit-
timo, la democrazia moderna invita a sostituire quella d’un re-
gime fondato sulla legittimità d’un dibattito sul legittimo e l’il-
legittimo – dibattito necessariamente senza garante e senza ter-
mine” 40.
Su questo punto, fatte salve le tante differenze storiche,
c’è una sostanziale continuità fra la democrazia greca e la
democrazia moderna: in entrambi i casi, infatti, l’unico fon-
damento possibile della giustificazione delle leggi, cioè delle
decisioni politiche che sono alla loro base, consiste nel rico-
noscere, come ha scritto Juan-Ramón Capella, che “qualsiasi
decisione politica, indipendentemente dai mezzi attraverso i
quali sia stata legittimata, è aperta alla critica, ed eventual-
mente può arrivare ad essere considerata illegittima. Deve
sempre rimanere in piedi la possibilità di dubitare di decisioni
39
E. RIPEPE, op. cit., p. 710.
40
C. LEFORT, Écrits sur le politique. XIX et XX siècles, Seuil, Paris
1986, pp. 52-53.
I termini del conflitto 55
41
J.-R. CAPELLA, La nuova barbarie. La globalizzazione come con-
trorivoluzione conservatrice, trad. it., Dedalo, Bari 2008, p. 88.
56 Il dilemma di Antigone
CAPITOLO TERZO
LA TRAGEDIA DEL NOMOS
1
Cfr. K. REINHARDT, Sofocle (1933), a cura di L. NOVARO, il me-
langolo, Genova 1989, p. 111. In un ben noto passaggio d’un suo cor-
so universitario del 1935 (pubblicato però solo dopo la guerra), Hei-
degger, riferendosi all’allora recentissimo libro di Reinhardt, pur de-
nunciandovi la persistenza del “moderno soggettivismo e psicologi-
smo”, sostiene che “l’interpretazione dell’Edipo Re quale ‘tragedia
dell’apparenza’ costituisce una grandiosa impresa”: cfr. M. HEIDEG-
GER, Introduzione alla metafisica (1953), trad. G. Masi, Introduzione
di G. Vattimo, Mursia, Milano 1986, p. 117.
60 Il dilemma di Antigone
2
H. ARENDT, La vita della mente, a cura di A. DAL LAGO, Il Muli-
no, Bologna 1987, p. 97.
La tragedia del nomos 61
3
Precisa Heidegger: “L’apparenza compete all’essere inteso come
apparire. L’essere come apparenza non è meno potente dell’essere
come non-latenza. L’apparenza si verifica nell’essente stesso e si pro-
duce insieme ad esso. Ma l’apparenza non si limita a far sì che l’es-
sente appaia quello che propriamente non è, essa non si contenta di
dissimulare l’essente di cui è apparenza, ma occulta, come tale, sé
stessa, in quanto si mostra come essere. Dato che l’apparenza dissimu-
la così, essenzialmente, sé stessa, occultando e travisando, diciamo
giustamente che l’apparenza inganna. Questo inganno risiede nell’ap-
parenza stessa”, Introduzione alla metafisica, cit., p. 118.
62 Il dilemma di Antigone
4
Cfr. M. HEIDEGGER, Essere e tempo, a cura di P. CHIODI, § 7,
Longanesi, Milano 1976, pp. 48-49.
La tragedia del nomos 63
5
Secondo la formula utilizzata da J. HABERMAS, Morale, diritto,
politica, a cura di L. CEPPA, Einaudi, Torino 2007, p. 58.
64 Il dilemma di Antigone
6
Cfr. M. BARBERIS, “Tre versioni di Antigone. Una meta-interpre-
tazione”, in M. RIPOLI-M. RUBINO (a cura di), Antigone. Il mito, il di-
ritto, lo spettacolo, De Ferrari, Genova 2005, pp. 18-20.
La tragedia del nomos 65
7
E. RIPEPE, op. cit., p. 707. Un’originale difesa filosofica del dirit-
to naturale rivendicato da Antigone è sostenuta da E. MAZZARELLA,
“Antigone eterna. Un excursus su natura e diritto”, in I dialoghi del-
l’interpretazione. Studi in onore di Domenico Jervolino, a cura di M.
CASTAGNA-R. PITITTO-S. VENEZIA, Diogene Edizioni, Pomigliano
d’Arco (Na) 2014, pp. 231-248.
66 Il dilemma di Antigone
8
C. CASTORIADIS, “Anthropogonie chez Eschyle et autocréation de
l’homme chez Sophocle”, in ID., Figures du pensable. Les carrefours
du Labyrinthe VI, Seuil, Paris 1999, p. 25.
9
G. STEINER, op. cit., p. 205.
10
J.-P. VERNANT-P. VIDAL-NAQUET, Mythe et tragédie en Grèce
ancienne, t. I, La découverte, Paris 1986, p. 34.
La tragedia del nomos 67
11
F. OST, op. cit., p. 189.
12
M.P. PATTONI, op. cit., p. 9, che rimanda a G. PADUANO, “Anti-
gone e la democrazia ateniese”, in R. ALONGE (a cura di), Antigone,
volti di un enigma. Da Sofocle alle Brigate rosse, Edizioni di Pagina,
Bari 2008, pp. 3-22.
68 Il dilemma di Antigone
13
M. CACCIARI, “La parola che uccide”, Introduzione a SOFOCLE,
Antigone, a cura di M. Cacciari, cit., p. IX .
14
M. BARCELLONA, Contro il nichilismo giuridico, Giappichelli,
Torino 2006, p. 298 (su cui mi sia permesso di rinviare a F. CIARA-
MELLI, “Nichilismo giuridico e deliberazione sociale del senso”, in Ri-
vista internazione di filosofia del diritto, serie V, LXXXIV, 2007, n.
3, pp. 463-483).
La tragedia del nomos 69
15
Cfr. A. PUNZI, “Ragione senza argomentazione. Il silenzio di An-
tigone”, in ID., Dialogica del diritto. Studi per una filosofia della giu-
risprudenza, Giappichelli, Torino 2009, p. 157 ss.
16
A. MASULLO, Il senso del fondamento, Editoriale Scientifica,
Napoli 2007², p. 95.
70 Il dilemma di Antigone
17
M. CACCIARI, op. cit., pp. VIII-IX.
La tragedia del nomos 71
18
S. TZITZIS, “Scolies sur les nomima d’Antigone représentés com-
me droit naturel”, in Archives de Philosophie du Droit XXXIII, 1988,
pp. 243-258, qui p. 246.
19
Ivi, p. 254.
20
Benché Antigone faccia appello alle usanze non scritte circa la
sepoltura dei congiunti, va tuttavia aggiunto che questo riferimento
alla tradizione consuetudinaria e religiosa viene da lei sensibilmente
indebolito, allorché sostiene (vv. 904-912) che non avrebbe infranto
l’editto di Creonte per un marito o un figlio, in quanto questi ultimi
non sarebbero così insostituibili come un fratello, quando i genitori
sono morti. Questo argomento controverso, che costituisce un implici-
to omaggio a Erodoto (Storie 3, 119) che aveva fatto pronunciare alla
moglie di Intrafene un discorso, sia pure solo per certi versi, analogo,
è ben presentato e discusso, dal punto di vista storico-filologico, in D.
SUSANETTI, “Commento”, cit., pp. 329-331, e dal punto di vista filoso-
fico in due testi di Bruno Moroncini, l’uno in riferimento all’interpre-
tazione hegeliana (B. MORONCINI, Il sorriso di Antigone. Frammenti
72 Il dilemma di Antigone
per una storia del tragico moderno (1986), Filema, Napoli 2004, pp.
149-153), l’altro in riferimento all’interpretazione lacaniana (cfr. B.
MORONCINI, “Antigone e l’essenza della tragedia”, in B. MORONCINI-
R. PETRILLO, L’etica del desiderio. Un commentario del seminario
sull’etica di Jacques Lacan, Cronopio, Napoli 2007, pp. 219-221).
21
DE BECHILLON, BECHILLON, “Retour sur la nature. Critique d’une
idée classique de droit naturel”, in J.-F. NIORT-G. VANNIER (a cura di),
Michel Villey et le droit naturel en question, L’Harmattan, Paris 1994,
p. 66, op. cit., p. 66. S. TZITZITIS, op. cit., p. 259 dal canto suo richia-
ma l’opposizione tra diritto legale e diritto consuetudinario alla quale
Jean Carbonnier riconduceva il vero significato della rivolta di Anti-
gone contro l’editto di Creonte.
22
Cfr. P. CALAMANDREI, Costituzione e leggi di Antigone. Scritti e
discorsi politici, a cura di C. STAJANO, Sansoni, Firenze 2004.
La tragedia del nomos 73
23
Cfr. G. ZAGREBELSKY, “Il diritto di Antigone e la legge di Creon-
te”, in Nomos basileus. La legge sovrana, a cura di I. DIONIGI, Rizzoli,
Milano 2006, pp. 19-61 e ID., La legge e la sua giustizia. Tre capitoli
di giustizia costituzionale, Il Mulino, Bologna, 2008, pp. 51-72. Za-
grebelsky è in più di un’occasione intervenuto sull’Antigone nei suoi
scritti giornalistici, tra i quali si veda almeno “Antigone e la legge che
smarrisce il diritto”, La Repubblica, 25 giugno 2003; leggibile anche
online: http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2003/
06/25/antigone-la-legge-che-smarrisce.html (consultato il 3 novembre
2016).
24
Cfr. per esempio G. ZAGREBELSKY, La legge e la sua giustizia,
cit., p. 127.
25
Ivi, p. 126.
74 Il dilemma di Antigone
26
Cfr. E. STOLFI, “Dualità nomiche”, in Dike, 17, 2014, pp. 101-
119, qui p. 112; sull’irriducibilità dell’esperienza greca del nomos alla
dicotomia di lex e ius, Stolfi rimanda, oltre che al suo precedente
“Nomoi e dualità tragiche. Un seminario su Antigone”, in SDHI –
Studia et documenta historiae et iuris, 80, 2014, pp. 484-5, al lavoro
di A. SCHIAVONE, Ius. L’invenzione del diritto in Occidente, Einaudi,
Torino 2005, spec. p. 74 ss. (su cui mi sia permesso di rinviare al capi-
tolo IX, “Nomos e ius alle radici della democrazia moderna”, in F.
CIARAMELLI, Consenso sociale e legittimazione giuridica, Giappichel-
li, Torino 2013, pp. 167-184).
27
E. STOLFI, “Dualità nomiche”, cit., pp. 112-113.
La tragedia del nomos 75
28
E. STOLFI, “Dualità nomiche”, cit., p. 115.
76 Il dilemma di Antigone
29
ARISTOTELE, Politica, 1292 a 32.
30
Cfr. C. PACCHIANI, “Aristotele: la giustizia virtù politica”, in Fi-
losofia politica, XX, 2001 n. 1, pp. 29-49, p. 33.
La tragedia del nomos 77
31
Cfr. supra, capitolo primo.
32
R. CALASSO, La rovina di Kasch, Adephli, Milano 1983, pp. 30-31.
33
L’espressione, poi tante volte ripresa, risale forse a un celebre li-
bro di René Guénon, la cui edizione originale è del 1927: cfr. R.
GUÉNON, La crisi del mondo moderno, a cura di J. EVOLA, Edizioni
Mediterranee, Roma 1972.
34
R. CALASSO, op. cit., p. 31.
78 Il dilemma di Antigone
35
“Venite al tempio sacro delle vergini / dove è più grato il bosco e
sulle are / fuma l’incenso” (SAFFO, “Invito all’Erano”, in Lirici greci
tradotti da Salvatore Quasimodo, Mondadori, Milano 1967, p. 21).
36
F. D’AGOSTINO, “L’obbligo giuridico e il paradigma della tradi-
zione”, in Ragion pratica, 43, 2014, pp. 377-383.
La tragedia del nomos 79
37
Ivi, p. 381.
38
Ivi, p. 382.
80 Il dilemma di Antigone
39
Ivi, p. 380.
La tragedia del nomos 81
82 Il dilemma di Antigone
40
C. MEIER, L’arte politica della tragedia greca, trad. D. Zuffella-
to, Einaudi, Torino 2000.
41
C. CASTORIADIS, L’enigma del soggetto, cit., pp. 218-219.
84 Il dilemma di Antigone
42
C. CASTORIADIS, L’enigma del soggetto, cit., p. 221.
43
C. MEIER, op. cit., p. 258.
44
Ivi, pp. 3-4 (ma si veda tutto il primo capitolo, intitolato “Perché
i cittadini attici avevano bisogno della tragedia”, pp. 3-10).
45
Ivi, p. 257.
46
Ivi, p. 260.
La tragedia del nomos 85
47
Cfr. E. BENVENISTE, Vocabolario delle istituzioni indoeuropee,
vol. II, Potere, diritto, religione, a cura di M. LIBORIO, Einaudi, Tori-
no 2001, p. 363.
48
Ivi, p. 365.
86 Il dilemma di Antigone
49
Ivi, p. 366.
50
A. JELLAMO, Il cammino di Dike: l’idea di giustizia da Omero a
Eschilo, Donzelli, Roma 2005, p. 100.
51
ARISTOTELE, Politica, 1253 a 37.
La tragedia del nomos 87
52
ARISTOTELE, Politica, Introduzione, traduzione e note di C.A.
Viano, testo greco a fronte, Bur, Milano 2002, pp. 78-79 (in nota).
53
ARISTOTELE, Politica, 1253 a37-39.
54
ARISTOTELE, Etica Nicomachea, 1134 a 31.
88 Il dilemma di Antigone
1
P. MAZON, “Notice”, in SOPHOCLE, Tragédies. Tome 1, Les Tra-
chiniennes – Antigone, cit., pp. 65-66.
92 Il dilemma di Antigone
2
Sull’irriducibilità della posizione di Antigone alla “disobbedienza
civile”, pur qua e là rivendicata da alcuni interpreti (come per esempio
F. OST, op. cit., pp. 212-216), cfr. G. CARILLO, “‘Bia(i) politon’. Sulla
disobbedienza di Antigone”, in Filosofia politica, 22, 2009, pp. 5-29.
Il tema della disobbedienza di Antigone e del suo significato è stato al
centro di un lungo e stratificato dibattito all’interno del pensiero fem-
minile, su cui rimando all’aggiornata mappatura di, B. CASALINI, “Nel
segno di Antigone: disobbedienza femminista e queer”, in Genesis
La hybris e la naturalizzazione della legalità istituita 93
94 Il dilemma di Antigone
4
E. LEVINAS, Totalità e infinito. Saggio sull’esteriorità, trad. A.
Dall’Asta, Jaca Book, Milano 1980, p. 308.
5
C. CASTORIADIS, “La polis greca e la creazione della democrazia”,
in ID., L’enigma del soggetto, cit., pp. 220-221.
La hybris e la naturalizzazione della legalità istituita 95
6
Cfr. E. RIPEPE, op. cit., p. 695 ss.
7
E. RIPEPE, op. cit., p. 701.
8
E. RIPEPE, op. cit., p. 702.
96 Il dilemma di Antigone
9
E. RIPEPE, op. cit., p. 705.
La hybris e la naturalizzazione della legalità istituita 97
10
M. NUSSBAUM, op. cit., p. 151.
98 Il dilemma di Antigone
11
E. RIPEPE, op. cit., pp. 692-693.
12
M. NUSSBAUM, op. cit., p. 154.
La hybris e la naturalizzazione della legalità istituita 99
13
Ivi, pp. 154-155.
14
E. RIPEPE, op. cit., p. 710.
100 Il dilemma di Antigone
15
F. OST, op. cit., p. 174. Sul punto, cfr. F. BREZZI, Antigone e la
Philia. Le passioni tra etica e politica, Franco Angeli, Milano 2004.
16
D. SUSANETTI, “Di ciò che nasce morto”, cit., pp. 34-35.
17
Più efficace in questo caso la traduzione di Cacciari (SOFOCLE,
Antigone, a cura di M. CACCIARI, cit., p. 7), secondo la quale, quando
Ismene le dice: “È fin dall’inizio che non conviene andare a caccia
dell’impossibile [tamēchana]”, Antigone replica: “Dillo e mi sarai
nemica, e odiosa al morto quando gli giacerai accanto secondo giusti-
zia” (vv. 92-94).
La hybris e la naturalizzazione della legalità istituita 101
18
M. NUSSBAUM, op. cit., p. 152.
19
Di questa passione incestuosa “il testo mantiene qua e là il so-
spetto: al verso 74 Antigone si prepara a riposare accanto a lui: ‘Cara
giacerò insieme a lui che mi è caro’ e il verso 891 le fa eco, parlando
del ‘sepolcro, camera nuziale’”, F. OST, op. cit., p. 176 (trad. modifi-
cata).
20
C. CASTORIADIS, L’enigma del soggetto, cit., pp. 219-220.
102 Il dilemma di Antigone
21
J. LACAN, Il seminario. Libro VII. L’etica della psicoanalisi
1959-1960, a cura di A. DI CIACCIA, Einaudi, Torino 2008, p. 292.
22
Cfr. infra, capitolo sesto.
La hybris e la naturalizzazione della legalità istituita 103
23
H. KELSEN, Lineamenti di dottrina pura del diritto (1934), trad.
R. Treves, Einaudi, Torino 2000, pp. 96-97.
104 Il dilemma di Antigone
24
U. SCARPELLI, “Dovere morale, obbligo giuridico, impegno poli-
tico”, in Rivista di filosofia, 1972, n. 4, pp. 291-299, qui pp. 291-2.
Sull’universalizzabilità delle direttive morali si veda cfr. R.M. HARE,
Libertà e ragione, trad. it. di M. Borioni, Il Saggiatore, Milano 1990².
25
U. SCARPELLI, op. cit., p. 292. Per ciò che riguarda la determina-
zione dell’obbligo giuridico, Scarpelli si richiama ai ben noti schemi
teorici di Kelsen e “alla sua contrapposizione fra il modello di un or-
dinamento statico-materiale e il modello di un ordinamento dinamico-
formale”; nella logica di quest’ultimo, che è poi la logica del diritto, le
direttive particolari (cioè le concrete disposizioni normative) risultano
giustificate, non più solo in nome della universalizzabilità razionale
propria della morale o del così detto diritto naturale, ma esclusivamen-
te “per la loro provenienza da un’autorità costituita” (ibid.). Ne risulta
confermata l’esclusione della morale dall’ambito dell’istituito.
La hybris e la naturalizzazione della legalità istituita 105
106 Il dilemma di Antigone
26
ARISTOTELE, Retorica I, 13, 1373, b 4-13 trad. di M. Dorati, con
testo greco a fronte, Mondadori, Milano 1996, p. 107 (trad. legger-
mente modificata).
27
J. MARITAIN, “Les droits de l’homme et la loi naturelle”, in J. ET
R. MARITAIN, Œuvres complètes 1939-1943, vol. VII, Editions Uni-
versitaires, Fribourg-Paris 1988, p. 657.
28
Ma si leggano al riguardo le riserve di John Finnis: “Sfortunata-
mente la trattazione che di ius fa Villey è viziata da una esagerata di-
stinzione tra ius e lex (che sono naturalmente nozioni distinte, ma
strettamente correlate) che lo porta ad equivocare le distinzioni tra il
La hybris e la naturalizzazione della legalità istituita 107
108 Il dilemma di Antigone
32
C. PACCHIANI, “Aristotele: la giustizia virtù politica”, in Filoso-
fia politica, XX, 2001, n. 1, pp. 29-49, qui p. 35.
33
ARISTOTELE, Retorica, I 15, 1375 a 27 ss.
La hybris e la naturalizzazione della legalità istituita 109
34
C. PACCHIANI, art. cit., p. 36. Anche Leo Strauss interpreta que-
sto riferimento alla legge comune come qualcosa di limitato alla reto-
rica forense: cfr. L. STRAUSS, “Legge naturale e diritto naturale”, in
ID., Gerusalemme e Atene. Studi sul pensiero politico dell’Occidente,
trad. it., Einaudi, Torino, 1998, p. 309.
110 Il dilemma di Antigone
35
N. BOBBIO, Prefazione a C. PERELMAN-L. OLBERECHTS-TYTECA,
Trattato dell’argomentazione. La nuova retorica, trad. C. Schick et
al., Einaudi, Torino 1966, p. XIX.
36
Cfr. M. ATIENZA, Diritto come argomentazione, trad. V. Nitrato
Izzo, a cura di A. Abignente, Editoriale Scientifica, Napoli 2012.
37
Cfr. A. ABIGNENTE, “Argomentazione giuridica”, in Atlante di fi-
losofia del diritto, a cura di U. POMARICI, vol. II, Giappichelli, Torino
2012, pp. 1-36.
La hybris e la naturalizzazione della legalità istituita 111
38
ARISTOTELE, Etica Nicomachea, 1135 a 5.
39
H. WELZEL, Diritto naturale e giustizia materiale (1951; 1962),
trad. G. De Stefano, Giuffrè, Milano 1965, p. 43.
112 Il dilemma di Antigone
40
Cfr. C. CASTORIADIS, Les carrefours du Labyrinthe, Seuil, Paris
1978, pp. 277-8.
La hybris e la naturalizzazione della legalità istituita 113
41
“Io credo che proprio la costituzione migliore costituisca il giu-
sto per natura”, C. PACCHIANI, art. cit., p. 39.
114 Il dilemma di Antigone
42
M. NUSSBAUM, op. cit., p. 151.
43
C. MEIER, op. cit., p. 252.
116 Il dilemma di Antigone
44
Cfr. H. ARENDT, Socrate, a cura di I. POSSENTI, Cortina, Milano
2015, p. 31.
45
Cfr. H. ARENDT, La vita della mente, a cura di A. DAL LAGO, Il
Mulino, Bologna 1987, p. 434.
46
D. SUSANETTI, “Di ciò che nasce morto”, cit., p. 42.
La hybris e la naturalizzazione della legalità istituita 117
47
“L’atto di Antigone è, in realtà, ambiguo sin dall’inizio: non si
tratta soltanto del gesto ardito di seppellire il fratello, ma dell’atto ver-
bale nel momento in cui risponde alla domanda di Creonte. Perciò il
suo è un atto nella sfera del linguaggio. Rendere pubblico un atto nel
linguaggio è in un certo senso il compimento dell’atto stesso, ma è an-
che il momento in cui Antigone è coinvolta nell’eccesso maschile det-
to hybris. Così, quando Antigone comincia ad agire nella sfera del lin-
guaggio, si allontana anche da sé. Il suo atto non è mai pienamente
suo, e sebbene essa usi il linguaggio per rivendicarlo, per affermare
un’autonomia ‘maschile’ e insolente, può compiere l’atto soltanto in-
carnando le norme del potere al quale si oppone. In verità, ciò che
conferisce forza a questi atti verbali è l’operazione normativa di potere
che essi incarnano senza compiersi pienamente” (J. BUTLER, La riven-
dicazione di Antigone. La parentela tra la vita e la morte, trad. I. Ne-
gri, Bollati Boringhieri, Torino 2003, p. 24).
118 Il dilemma di Antigone
48
D. SUSANETTI, “Commento”, cit., p. 328.
49
D. SUSANETTI, “Commento”, cit., p. 318.
La hybris e la naturalizzazione della legalità istituita 119
120 Il dilemma di Antigone
1
G. AGAMBEN, Pulcinella ovvero Divertimento per li regazzi in
quattro scene, Nottetempo, Roma 2015. Va solo aggiunto che Diver-
timento per li regazzi è il titolo dell’album di centoquattro tavole in
cui, varcata la soglia dei settant’anni all’indomani del crollo della Re-
pubblica di Venezia, Giandomenico Tiepolo illustrò la vita e le avven-
ture della celebre maschera napoletana (tavole che nel lavoro di
Agamben sono riprodotte e commentate).
124 Il dilemma di Antigone
2
G. AGAMBEN, Pulcinella, cit., pp. 50-51.
L’Antigone di Hegel 125
3
J. TAMINIAUX, Le théâtre des philosophes. La tragédie, l’être,
l’action, Jérôme Millon, Grenoble 1995, p. 43.
4
P. AUBENQUE, La prudence chez Aristote, cit., pp. 130-131.
5
H. ARENDT, Vita activa. La condizione umana, trad. S. Finzi, In-
troduzione di A. Dal Lago, Bompiani, Milano 1988², pp. 161-169.
126 Il dilemma di Antigone
6
“Se in qualche modo si deve ‘rinunciare a Hegel’, non è il caso di
farlo in occasione del suo trattamento della tragedia: infatti la ‘sintesi’
che a buon diritto gli si rimprovera d’imporre a tutte le divisioni che la
sua filosofia genialmente scopre e inventa, non è esattamente nella
tragedia ch’egli la trova” (P. RICŒUR, Soi-même comme un autre, cit.,
p. 288). La formula “rinunciare a Hegel” è qui posta tra virgolette,
poiché costituiva il titolo d’un importante capitolo di P. RICŒUR, Tem-
ps et récit., III, Le temps raconté, Seuil 1985, pp. 280-299, in cui l’au-
tore enunciava programmaticamente il suo congedo da Hegel a causa
dell’improponibilità della filosofia hegeliana della storia. Il riavvici-
namento a Hegel in Soi-même comme un autre non sarebbe in contra-
sto con la precedente “rinuncia” perché, almeno secondo Ricœur, “il
progetto filosofico di Hegel nei Lineamenti di filosofia del diritto” si
svincolerebbe dalla filosofica hegeliana della storia (p. 296). Sulla let-
tura ricœuriana dell’Antigone, cfr. E. FERRARIO, “Le ‘Antigoni’ di
Paul Ricœur et Jacques Derrida”, in Antigone e la filosofia, a cura di
P. MONTANI, Donzelli, Roma, 2001, pp. 297-334. Più in generale, sul
pensiero etico-politico del Ricœur di Soi-même comme un autre, cfr.
F. CIARAMELLI, “Ipseità, alterità, pluralità. Nota sull’ultimo Ricœur”,
in Aut aut, XXXI, 1991, n. 242, pp. 91-103 e ID., Lo spazio simbolico
della democrazia, Città Aperta, Troina 2003, pp. 97-112
L’Antigone di Hegel 127
Antigone tradita?
7
G.W.F. HEGEL, Lineamenti di filosofia del diritto, a cura di G.
MARINI, Laterza, Roma-Bari 1987, “La storia del mondo [Weltgeschi-
chte]”, §§ 341-360, pp. 265-273.
8
Come può sostenersi a partire dalla rigorosa ricostruzione di E.
WEIL, “La ‘Filosofia del diritto’ e la filosofia hegeliana della storia”,
in E. WEIL, Hegel e lo Stato e altri scritti hegeliani, a cura di A. BUR-
GIO, Guerini, Milano 1988, pp. 231-249.
9
Cfr. F. VOLTAGGIO, Antigone tradita. Una contraddizione della
modernità: libertà e Stato nazionale, Editori Internazionali Riuniti,
Roma 2013. Benché nel titolo non compaia il nome di Hegel, in realtà
il libro costituisce un’interpretazione complessiva della filosofia hege-
liana dello spirito oggettivo, vista come “tradimento” della giustizia in
nome della quale aveva lottato ed era morta l’eroina di cui il filosofo
s’era appassionato negli anni della prima giovinezza.
10
“Nella mia formazione scientifica, che è partita dai bisogni più
subordinati degli uomini, dovevo essere sospinto verso la scienza, e
nello stesso tempo l’ideale degli anni giovanili doveva mutarsi, in for-
128 Il dilemma di Antigone
11
“Questa è la bella [e] felice libertà dei Greci […] Il popolo è dis-
solto nei cittadini e nello stesso tempo è un unico individuo, il gover-
no – esso sta in interazione solo con sé […] È il regno dell’eticità […]
qui non ha luogo alcun protestare; ognuno si sa immediatamente come
universale; cioè ognuno rinuncia alla sua particolarità […] Nell’età
antica la bella vita pubblica era l’ethos di tutti – bellezza, unità imme-
diata dell’universale e del singolo, un’opera d’arte, in cui nessuna par-
te si separa dall’intero”, G.W.F. HEGEL, Filosofia dello spirito jenese
130 Il dilemma di Antigone
13
Cfr. J. BUTLER, La rivendicazione di Antigone, cit.
132 Il dilemma di Antigone
14
Così J. Taminiaux riassume i termini della questione: “Come fi-
gura dello Spirito, questa vita etica greca è una sostanza di fronte alla
quale si trova una molteplicità di individui singoli che ne prende co-
scienza. Ma questa coscienza che li anima non è opposta a quella so-
stanza: è unita a quest’ultima che è il loro scopo e la loro essenza uni-
versale. Attraverso l’azione etica che essi compiono, la loro unifica-
zione alla sostanza diventa per-sé, accede all’autocoscienza, sicché la
sostanza non è per loro uno scopo semplicemente pensato ma uno
scopo da essi compiuto e nel quale consiste la loro opera, sicché di
converso essi stessi sono l’effettività singolarizzata di un’essenza uni-
versale. Tuttavia, nella misura in cui questa figura dello Spirito è im-
mediata, la sostanza vi si ripartisce in due leggi o potenze, la legge
umana che è la legge dell’universalità, e la legge divina che è la legge
della singolarità. Ugualmente, di fronte a questa sostanza, gli individui
che la mettono in opera sanno che essi appartengono all’una o all’altra
di queste due potenze in relazione al loro essere uomini o donne. Di
conseguenza, poiché l’autocoscienza distribuita tra i singoli esecutori
della sostanza etica dipende sempre in loro dall’appartenere a una sola
potenza – o la Città o la famiglia – con l’esclusione dell’altra, il sapere
in possesso di questi esecutori, senza i quali non vi sarebbe vita etica,
è accompagnato da altrettanta ignoranza. L’azione attraverso cui essi
realizzano ciò che sanno è dunque l’esperienza d’una doppia contrad-
dizione: tra queste potenze e anche tra il sapere etico posseduto dagli
individui fra i quali si distribuisce l’autocoscienza, da un lato, e ciò
che è etico in sé e per sé, dall’altro. La dimostrazione intende così sta-
bilire il necessario tracollo del bios politikos greco a causa d’una con-
traddizione teorica o speculativa, dovuta al fatto che questa forma di
vita resta impigliata nella natura e nell’eredità di usi e costumi che la
natura le impone. E il risultato di questo tracollo è l’emersione d’un
principio non più sostanziale ma soggettivo: l’individuo in quanto
questo sé che non si decide più in funzione d’un rapporto sostanziale a
un’eredità naturale ma per convinzione propria. Sennonché, l’emersio-
L’Antigone di Hegel 133
134 Il dilemma di Antigone
16
P. VINCI, “L’Antigone di Hegel. Alle radici tragiche della sog-
gettività”, in Antigone e la filosofia. Un seminario a cura di P. Monta-
ni, cit., pp. 31-46; la citazione è a p. 33.
L’Antigone di Hegel 135
17
G.W.F. HEGEL, Lineamenti di filosofia del diritto, cit., § 185, p.
156.
18
G.W.F. HEGEL, Lineamenti di filosofia del diritto, cit., p. 13. Che
la Città ideale di Platone descriva l’eticità greca sviluppatasi nella po-
lis secondo il suo modo sostanziale è ribadito in G.W.F. HEGEL, Le-
zioni su Platone (1825-26), Introduzione di J.-L. Vieillard-Baron,
Guerini & associati, Milano 1995.
19
G. BONACINA, Storia universale e filosofia del diritto. Commento
a Hegel, Guerini, Milano 1989, p. 218.
136 Il dilemma di Antigone
20
G.W.F. HEGEL, Fenomenologia dello spirito, vol. II, cit., p. 21.
21
G.W.F. HEGEL, Fenomenologia dello spirito, vol. II, cit., p. 26.
22
Hegel definisce lo spirito come “l’essenza in sé e per sé essente,
la quale in pari tempo è a sé effettuale [wirklich] come coscienza e
rappresenta sé a sé stessa”: la dimensione che risulta qui decisiva è
quella della Wirklichkeit, da intendersi come messa in opera dell’es-
senza. Non a caso subito dopo, riguardo al medesimo spirito, Hegel
precisa: “La sua essenza spirituale è già stata definita come la sostanza
etica; ma lo spirito è l’effettualità [Wirklichkeit] etica” (G.W.F. HE-
GEL, Fenomenologia dello spirito, vol. II, cit., p. 2). In questa sezione,
dunque, è in gioco esattamente la realizzazione dell’essenza dello spi-
rito: e tale realizzazione si compie come messa in opera della sostanza
etica. “Questa sostanza – continua il testo – è anche l’opera (Werk)
universale, la quale mediante l’operare (Tun) di tutti e di ciascuno, si
produce come loro unità o uguaglianza: questa sostanza è infatti l’es-
sere-per-sé, il Sé, l’operare. […] Di conseguenza, lo spirito è l’asso-
luta, reale essenza che sostiene se stessa. Tutte le figure della coscien-
za fin qui apparse sono astrazioni di questo spirito medesimo”
(G.W.F. HEGEL, Fenomenologia dello spirito, vol. II, cit., pp. 2-3). Ne
138 Il dilemma di Antigone
risulta confermato, nel caso della vita etica del popolo, il carattere de-
cisivo del nesso fra sostanza ed effettualità: ciò che sostiene, fonda,
sorregge e stabilizza la polis come totalità etica è l’effettualità, la Wir-
klichkeit, cioè la messa in opera dello spirito attraverso l’operare di
tutti e di ciascuno; ma al tempo stesso questa effettualità etica è un sa-
pere, un sapersi, una manifestazione dell’essere come spirito. Per que-
sto motivo la vita etica è una “figura” dello spirito, e quest’ultimo può
intuire e riconoscere che la ragione è in lui effettuale, cioè prodotta dal
suo proprio operare, benché in questa fase, cioè nel mondo etico, essa
resti gravata dall’immediatezza del suo radicamento nella natura.
L’Antigone di Hegel 139
23
J. TAMINIAUX, “Poétique et Politique. La mimèsis tragique come
imitation de l’action”, in ID., Maillons herméneutiques. Études de poé-
tique, de phénoménologie et de politique, Puf, Paris 2009, p. 13.
24
Cfr. C. MEIER, op. cit.
25
Cfr. C. CASTORIADIS, L’enigma del soggetto, cit., pp. 217-219.
140 Il dilemma di Antigone
26
La demarcazione aristotelica di praxis e poiēsis, con la conse-
guente subordinazione della seconda ad una preliminare theōria che si
tratterebbe soltanto di mettere-in-opera, è il filo conduttore della co-
siddetta riabilitazione della filosofia pratica nella seconda metà del
Novecento (cfr. Tradizione e attualità della filosofia pratica, a cura di
E. BERTI, Marietti, Genova 1988), a cui può essere ricondotta l’ori-
ginale e per certi versi innovativa tematizzazione della vita activa da
parte di Hannah Arendt (cfr. H. ARENDT, Vita activa. La condizione
umana, cit.). È abbastanza strano che nel saggio di A. SPEIGHT,
“Arendt and Hegel on the Tragic Nature of Action”, in Philosophy
and Social Criticism, 28, n. 5, 2002, pp. 523-536, correttamente si in-
sista sull’imprevedibilità degli esiti, che per H. Arendt costituisce una
delle caratteristiche fondamentali dell’azione, ma si tralasci comple-
L’Antigone di Hegel 141
142 Il dilemma di Antigone
28
J. TAMINIAUX, Le théâtre des philosophes, cit., p. 30.
29
J. TAMINIAUX, Le théâtre des philosophes, cit., pp. 65-66.
L’Antigone di Hegel 143
144 Il dilemma di Antigone
30
Se ne veda l’attento resoconto nella prima parte del saggio di E.
RIPEPE, op. cit., pp. 679-683.
31
E. RIPEPE, op. cit., p. 685. Per Martha Nussbaum, tuttavia, Hegel
sbaglierebbe “nel non sottolineare che la scelta di Antigone è chiara-
mente superiore a quella di Creonte”, M. NUSSBAUM, La fragilità del
bene. Fortuna ed etica nella tragedia e nella filosofia greca, a cura di
G. ZANETTI, Il Mulino, Bologna 1996, p. 157. Al riguardo si vedano le
osservazioni critiche di D. GUASTINI, “L’Antigone di Martha Nus-
sbaum. La tragedia della phronēsis”, in Antigone e la filosofia, cit., pp.
261-277, soprattutto a p. 263.
32
G.W.F. HEGEL, Estetica, cit., p. 1357.
L’Antigone di Hegel 145
33
“Nella messa a punto collettiva di un’opera coloro che vi contri-
buiscono non hanno motivo di dibatterne ma devono solo compiere
efficacemente, ciascuno al suo posto, il compito particolare prescritto
dal costruttore. Quanto all’organismo, la sua salute si riconosce, come
diceva Bergson, dal silenzio dei suoi organi. In realtà, è proprio in
questi due registri, inaugurati da Platone, quello della messa-in-opera
e quello della vita organica, che la Fenomenologia descrive la vita eti-
ca. È una simile ispirazione platonica che spiega il fatto che la Città
greca, in senso hegeliano, sia composta di governanti dotati di sapere
e di cittadini che obbediscono alle loro direttive, divisione che mal si
vede a che cosa possa corrispondere in un regime di democrazia diret-
ta”, J. TAMINIAUX, Le théâtre des philosophes, cit., p. 99.
34
P. VINCI, L’Antigone di Hegel, cit., p. 35.
146 Il dilemma di Antigone
35
G.W.F. HEGEL, Estetica, cit., p. 1360. Va detto che la prospettiva
dell’Estetica, di molti anni posteriore, non è la stessa della Fenomeno-
logia, nella quale l’Antigone, attraverso la messa in scena del tramonto
degli individui che incarnano le due potenze etiche, dimostrava il ne-
cessario tracollo del regno etico e la transizione a una figura ulteriore.
Sulla differenza e complementarietà dei due diversi aspetti della teoria
hegeliana della tragedia, si trovano interessanti considerazioni in J.
PETERS, “A Theory of Tragic Experience According to Hegel”, in Eu-
ropean Journal of Philosophy, 19, n. 1, 2009, pp. 85-106, che tuttavia
trascura completamente il ruolo decisivo della teleologia speculativa
nell’interpretazione hegeliana del mondo greco.
L’Antigone di Hegel 147
36
G.W.F. HEGEL, Estetica, cit., pp. 1360-61.
148 Il dilemma di Antigone
37
“In tutti questi conflitti tragici, noi dobbiamo, però, anzitutto
scartare la falsa rappresentazione di colpa o innocenza: gli eroi tragici
sono sia colpevoli sia innocenti. Se vale l’idea che l’uomo sia colpe-
vole solo in quel determinato caso che gli si offra una scelta ed egli si
decida con libero arbitrio a fare ciò che fa, le antiche figure plastiche
sono innocenti; esse agiscono in base a questo carattere e a questo pa-
thos, proprio perché sono questo carattere, questo pathos […] Ma al
contempo il loro pathos pieno di collisioni li porta ad atti colpevoli,
offensivi. Di questi atti essi non vogliono però essere innocenti; al
contrario la loro gloria è avere realmente fatto ciò che hanno fatto”,
G.W.F. HEGEL, Estetica, cit., pp. 1357-8.
L’Antigone di Hegel 149
38
J. TAMINIAUX, Le théâtre des philosophes, cit., pp. 104-105.
39
“L’autocoscienza etica fa immediatamente uno con l’essenza”,
G.W.F. HEGEL, Fenomenologia, vol. I, cit., p. 359.
40
P. VINCI, L’Antigone di Hegel, cit., p. 38.
150 Il dilemma di Antigone
41
G.W.F. HEGEL, Fenomenologia, vol. I, cit., p. 359.
42
G.W.F. HEGEL, Fenomenologia, vol. I, cit., pp. 359-360.
L’Antigone di Hegel 151
152 Il dilemma di Antigone
43
Nella sua decisione naturale e immediata per una delle due po-
tenze spirituali, “la coscienza etica […] è essenzialmente carattere”,
G.W.F. HEGEL, Fenomenologia, vol. II, cit., p. 24.
44
G.W.F. HEGEL, Fenomenologia, vol. II, cit., p. 23.
45
G.W.F. HEGEL, Fenomenologia, vol. II, cit., p. 26.
L’Antigone di Hegel 153
46
G.W.F. HEGEL, Fenomenologia dello spirito, vol. II, cit., p. 22 (il
primo corsivo è aggiunto).
47
G.W.F. HEGEL, Fenomenologia dello spirito, vol. II, cit., p. 27.
154 Il dilemma di Antigone
48
G.W.F. HEGEL, Fenomenologia dello spirito, vol. II, cit., p. 27.
49
“All’agire è palese soltanto l’un lato della scissione in generale;
L’Antigone di Hegel 155
156 Il dilemma di Antigone
51
G.W.F. HEGEL, Fenomenologia dello spirito, vol. II, cit., p. 27.
52
G.W.F. HEGEL, Fenomenologia, vol. II, cit., pp. 35-36.
L’Antigone di Hegel 157
53
B. MORONCINI, Il sorriso di Antigone. Frammenti per una storia
del tragico moderno (1982), Filema, Napoli 2004, p. 54.
158 Il dilemma di Antigone
54
Cfr. G.W.F. HEGEL, Fenomenologia dello spirito, vol. II, cit., pp.
217-252; sulla tragedia cfr. pp. 241-244. Un’utile introduzione genera-
le alla posta in gioco teorica della sezione può leggersi in A. PHILO-
NENKO, Commentaire de la “Phénoménologie” de Hegel. De la certi-
tude au savoir absolu, Vrin, Paris 2001, pp. 256-266.
55
J. TAMINIAUX, Le théâtre des philosodophes, cit., p. 107.
56
G.W.F. HEGEL, Fenomenologia dello spirito, vol. II, cit., p. 218.
57
G.W.F. HEGEL, Fenomenologia dello spirito, vol. II, cit., p. 218.
L’Antigone di Hegel 159
58
J. TAMINIAUX, Le théâtre des philosodophes, cit., pp. 108-109.
59
G.W.F. HEGEL, Fenomenologia dello spirito, vol. II, cit., p. 242.
60
G.W.F. HEGEL, Fenomenologia dello spirito, vol. II, cit., p. 243.
61
G.W.F. HEGEL, Fenomenologia dello spirito, vol. II, cit., p. 241.
62
G.W.F. HEGEL, Fenomenologia dello spirito, vol. II, cit., p. 242.
160 Il dilemma di Antigone
63
G.W.F. HEGEL, Fenomenologia dello spirito, vol. II, cit., p. 242.
64
G.W.F. HEGEL, Fenomenologia dello spirito, vol. II, cit., p. 241.
L’Antigone di Hegel 161
65
J. TAMINIAUX, “Antigone dans la pensée allemande”, in ID.,
Maillons herméneutiques, cit., p. 45.
66
M. NUSSBAUM, La fragilità del bene, cit., p. 175. Qualche pagina
162 Il dilemma di Antigone
164 Il dilemma di Antigone
CAPITOLO SESTO
L’ANTIGONE DI LACAN
1
“In questa tragedia – nota Susanetti (Commento, cit., p. 178) –
l’erōs finisce in modo pressoché costante per identificarsi con l’ambi-
to della morte”. Queste parole, e soprattutto quelle citate in esergo,
sembrano la migliore introduzione all’interpretazione psicoanalitica
del dramma da parte di Lacan. Se poi queste stesse parole vengono
messe in rapporto alla definizione del “desiderio dell’analista”, consi-
stente secondo Lacan, come si vedrà meglio più avanti, nel non poter
desiderare l’impossibile, esse sembrano anche la migliore introduzio-
ne alle perplessità che alcuni interpreti, che saranno citati alla fine del
capitolo, hanno sollevato circa il carattere moralmente esemplare del
desiderio di Antigone.
166 Il dilemma di Antigone
2
Il commento all’Antigone di Sofocle, che occupa le sedute del 25
maggio, del 1°, dell’8 e del 15 giugno, costituisce la penultima sezione
dell’opera, intitolata “L’essenza della tragedia: Un commento all’Anti-
gone di Sofocle”: cfr. J. LACAN, Le séminaire. Livre VII. L’éthique de
la psychanalyse 1959-1960, texte établi par J.-A. Miller, Seuil, Paris
1986, pp. 285-333 (trad. it., Il seminario. Libro VII. L’etica della psi-
coanalisi 1959-1960, a cura di A. Di Ciaccia, Einaudi, Torino 2008,
pp. 285-334). Su queste pagine lacaniane c’è una ricca letteratura cri-
tica. Oltre al recente volume di C. FREELAND, Antigone, in Her Unbe-
reable Splendor. New Essays on Jacques Lacan’s “The Ethics of Psy-
choanalysis”, SUNY Press, Albany 2013, utile soprattutto perché ri-
costruisce i presupposti teorici del seminario sull’etica, vanno fin dal-
l’inizio segnalati in lingua italiana almeno i seguenti lavori, che ho te-
nuto particolarmente presenti in quanto danno adeguato rilievo alle
implicazioni filosofiche del commento lacaniano alla tragedia: A.
LUCCHETTI, “L’Antigone di Lacan: il limite del desiderio”, in Antigo-
ne e la filosofia, a cura di P. MONTANI, Donzelli, Roma 2001, pp. 245-
260; B. MOROCINI-R. PETRILLO, L’etica del desiderio. Un commenta-
rio del seminario sull’etica di Jacques Lacan, Cronopio, Napoli 2007,
al cui interno, il capitolo sull’Antigone è steso da B. MOROCINI, e ha
per titolo “Antigone e l’essenza della tragedia”, ivi, pp. 207-235; dello
stesso Moroncini è da vedere anche il Post-scriptum, intitolato “Il le-
game della divisione”, aggiunto a B. MORONCINI, Il sorriso di Antigo-
168 Il dilemma di Antigone
ne. Frammenti per una storia del tragico moderno (1986), Filema,
Napoli 2004, pp. 139-180, che contiene molti utili spunti sull’interpre-
tazione lacaniana della tragedia; P. LEMBO, “Il resto della Legge. An-
tigone nella psicoanalisi di Jacques Lacan”, in Heliopolis. Culture ci-
viltà politica, XI, 2013, n. 2, pp. 65-83.
3
J. LACAN, L’etica della psicoanalisi, cit., p. 331.
4
A. LUCCHETTI, op. cit., p. 245.
L’Antigone di Lacan 169
5
J. LACAN, L’etica della psicoanalisi, cit., p. 331.
6
J. LACAN, L’etica della psicoanalisi, cit., pp. 281-2.
170 Il dilemma di Antigone
7
Cfr. C. MELMAN, “Le désir est l’essence de la réalité”, in ID., Une
enquête sur Lacan. Interrogations sur son enseignement menées de
l’intérieur, Érès, Toulouse 2011, pp. 11-27.
8
Cfr. K. REINHARDT, Sofocle, cit., pp. 12-13.
9
J. LACAN, L’etica della psicoanalisi, cit., p. 316.
10
J. LACAN, L’etica della psicoanalisi, cit., p. 332.
11
Su questo punto si troveranno interessanti indicazioni in M. ZA-
L’Antigone di Lacan 171
172 Il dilemma di Antigone
14
J. LACAN, L’etica della psicoanalisi, cit., p. 329. Sul “desiderio
puro” si veda essenzialmente B. BAAS, Le désir pur. Parcours philo-
sophiques dans les parages de J. Lacan, Peeters, Louvain 1992 e il
più breve ma assai denso contributo di R. BERNET, “Le sujet devant la
Loi (Lacan et Kant)”, in S.G. LOFT-P. MOYAERT (a cura di), La pensée
de Jacques Lacan. Questions historiques – Problèmes théoriques,
Peeters, Louvain 1994, pp. 22-44.
15
J. LACAN, L’etica della psicoanalisi, cit., p. 329.
L’Antigone di Lacan 173
16
J. LACAN, Écrits, Seuil, Paris 1966, p. 623 (trad. it., Scritti, a cura
di G.B. Contri, vol. II, Einaudi, Torino 2002, p. 618).
17
A. LUCCHETTI, op. cit., pp. 250-1.
18
“Il desiderio è desiderio di desiderio, desiderio dell’Altro, ab-
biamo detto, cioè sottomesso alla Legge”, Scritti, vol. II, cit., p. 856.
19
J. LACAN, Le séminaire. Livre XI, Les quatre concepts fonda-
mentaux de la psychanalyse, texte établi par J.-A. Miller, Seuil, Paris
1973, p. 247.
174 Il dilemma di Antigone
20
J. LACAN, L’etica della psicoanalisi, cit., p. 329.
L’Antigone di Lacan 175
21
Cfr. J. LACAN, L’etica della psicoanalisi, cit., p. 326, corsivo ag-
giunto.
22
A. KOJEVE, Introduction à la lecture de Hegel. Leçons sur la
“Phénoménologie de l’esprit” professées de 1933 à 1939, a cura di R.
QUENEAU, Gallimard, Paris 1947, pp. 372-3: “Hegel ha detto che ogni
comprensione-concettuale (Begreifen) equivale a un assassinio
[meurtre]. Ricordiamo dunque ciò che egli prendeva di mira. Finché il
Senso […] è incarnato in un’entità esistente empiricamente, questo
Senso o Essenza tanto quanto questa entità – vivono. Per esempio, fin-
ché il Senso (o l’Essenza) ‘cane’ è incarnato in un’entità sensibile,
questo Senso (Essenza) vive: è il cane reale, il cane vivente che corre,
beve e mangia. Ma quando il Senso (l’Essenza) ‘cane’ passa nel voca-
bolo [mot] ‘cane’, cioè quando diventa Concetto astratto che è diffe-
rente dalla realtà sensibile che rivela attraverso il suo Senso, il Senso
(l’Essenza) muore: il vocabolo ‘cane’ non corre, non beve e non man-
gia. In lui il Senso smette di vivere, cioè l’Essenza muore. Ed è per
questo che la comprensione concettuale equivale a un assassinio”.
23
A. RIFFLET-LEMAIRE, Introduzione a Jacques Lacan, con una
Prefazione di J. Lacan, trad. R. Eynard, rivista da L. Agresti, Astrola-
bio, Roma 1972, p. 110.
176 Il dilemma di Antigone
24
Ivi, p. 118.
L’Antigone di Lacan 177
canti non c’è alcun significato puro come loro origine ideale,
che secondo l’impostazione ontologica prevalente nella meta-
fisica classica si lascerebbe cogliere in maniera immediata e
diretta, e quindi intuitiva, dal soggetto desiderante. Ciò che
prende il posto della presenza piena dell’essere, non più in-
tuibile nella sua idealità pura, è l’ordine simbolico, costituito
dal rimando incessante dei significanti ad altri significanti, in
una catena o deriva indeterminata e interminabile. Non c’è,
dunque, alcuna transizione necessaria dall’ordine superficiale
e derivato dei significanti a quello – che la metafisica presu-
meva ontologicamente più profondo e più originario – del si-
gnificato in sé. Il senso circola all’interno della catena dei si-
gnificanti, senza poter postulare al di là di essi e come loro
principio e fondamento l’esistenza ideale del significato puro.
Quest’ultimo non ha alcuna sostanza intelligibile, ma “scivo-
la” sempre sotto il significante 25.
Questo mancato accesso diretto alla realtà extrasoggettiva
provoca la refente del soggetto, la sua spaccatura o scissione,
in cui va riconosciuta l’indispensabile premessa della Legge,
che non avrebbe alcun senso se soggetto ed essere si sovrap-
ponessero senza residui. Perciò per Lacan, la “bipolarità per
cui s’instaura la Legge morale [la bipolarità dont s’instaure
la Loi morale]” non è altro “che quella scissione [refente] del
soggetto che si opera per ogni intervento del significante: la
scissione del soggetto dell’enunciazione dal soggetto del-
l’enunciato” 26. In altri termini, l’intervento del significante –
25
P. LEMBO, op. cit., p. 67 riporta questo passo di Lacan: “Si può
dire che è nella catena significante che il senso insiste, ma che nessu-
no degli elementi della catena consiste nella significazione di cui è ca-
pace in quello stesso momento. Si impone dunque la nozione di uno
scivolamento incessante del significato sotto il significante”, J. LA-
CAN, Scritti, vol. I, cit., p. 497.
26
J. LACAN, Scritti, cit., p. 770.
178 Il dilemma di Antigone
Il patibolo e la Legge.
27
R. BERNET, op. cit., p. 33.
28
J. LACAN, “Kant avec Sade”, in ID., Écrits, cit., pp. 765-790 (cfr.
ID., Scritti, vol. II, cit., pp. 764-791).
L’Antigone di Lacan 179
29
J. LACAN, Scritti, cit., p. 765: “La filosofia nel boudoir viene otto
anni dopo la Critica della ragion pratica. Se, dopo aver visto che le si
accorda, dimostreremo che la completa, diremo che offre la verità del-
la Critica”. Sull’interpretazione lacaniana di Sade come “attuazione
rovesciata” del kantismo, cfr. S. MORETTI, Jacques Lacan e la filoso-
fia, Mimesis, Milano 2008, p. 44 ss.
30
Vale la pena riportare il passo di Kant citato da Lacan: “Suppo-
nete che qualcuno pretendesse che la sua inclinazione libidinosa sa-
rebbe per lui irresistibile, qualora gli si presentassero l’oggetto amato
e l’occasione relativa, e di chiedergli se non reprimerebbe la propria
inclinazione, se, davanti alla casa dove si trovasse tale occasione, fos-
se installata una forca dove impiccarlo subito dopo che avesse soddi-
sfatto il suo appetito; non è difficile indovinare che cosa rispondereb-
be”, I. KANT, Critica della ragione pratica, a cura di A.M. MARIETTI,
con testo tedesco a fronte, Bur, Milano 1992, pp. 161-163.
31
J. LACAN, Scritti, vol. II, cit., p. 782. La dicotomia empirico/tra-
scendentale d’origine kantiana è ovviamente la prima a venir in mente
180 Il dilemma di Antigone
34
J. LACAN, Scritti, vol. II, cit., p. 782. Avendo leggermente modi-
ficato la traduzione italiana del capoverso contenente la citazione lati-
na, tratta com’è noto da Giovenale, è il caso di riportare qui di seguito
l’originale lacaniano: “Or c’est à quoi le désir peut dans la maxime: Et
non propter vitam vivendi perdere causas, passer chez un être moral,
et justement de ce qu’il est moral, passer au rang d’impératif catégori-
que, pour peu qu’il soit au pied du mur. Ce qui est justement où on le
pousse ici” (J. LACAN, Écrits, cit., p. 782).
35
S. FREUD, “Il problema economico del masochismo (1924)”, in
Opere di Sigmund Freud (d’ora in poi OSF), a cura di C. MUSATTI,
Bollati Boringhieri, Torino 1966 ss., vol. X, p. 13.
36
S. FREUD, “Totem e tabù (1913)”, in OSF, VII, pp. 147 (cfr. S.
FREUD, “Totem und Tabu”, in Gesammelte Werke, vol. IX, Fischer,
Frankfurt a.M. 1999, p. 175).
182 Il dilemma di Antigone
37
J. LACAN, Scritti, vol. II, cit., p. 842.
L’Antigone di Lacan 183
38
J. LACAN, L’etica della psicoanalisi, cit., p. 144.
39
J. LACAN, L’etica della psicoanalisi, cit., p. 290.
184 Il dilemma di Antigone
40
J. LACAN, L’etica della psicoanalisi, cit., p. 332.
L’Antigone di Lacan 185
41
J. LACAN, Scritti, vol. II, cit., p. 853.
42
J. LACAN, Scritti, cit., p. 781.
43
J. LACAN, Scritti, cit., p. 781.
186 Il dilemma di Antigone
44
J. LACAN, Scritti, vol. II, cit., p. 767 (Cfr. J. LACAN, Écrits, cit.,
p. 768: “On retrouve ce qui fonde Kant à exprimer le regret qu’à
l’expérience de la loi morale, nulle intuition n’offre d’objet phénomé-
nal. Nous conviendrons que tout au long de la Critique cet objet se dé-
robe”).
45
J. LACAN, Scritti, cit., p. 766.
46
Cfr. J. LACAN, Scritti, p. 765.
L’Antigone di Lacan 187
zio dell’etica come ininterrotta ricerca non più del bene asso-
luto ma dell’autonomia razionale. La legge morale per Kant
non è sostenuta da nessuno sguardo intuitivo o speculativo
capace di coglierne il fondamento, ma deve essa stessa pro-
durre la possibilità originaria del bene, che il soggetto non
saprà mai d’aver indubitabilmente raggiunto (come Kant af-
ferma nel saggio sul male radicale).
Nonostante ciò, tuttavia, la legge morale kantiana, che cor-
risponde al venir meno dell’oggetto fenomenico, coincide
soltanto col desiderio rimosso e si lascia sfuggire il “desiderio
puro”, cui corrisponde la Legge con la maiuscola. Alla luce
di questa precisazione sembra doversi leggere l’avvertenza
lacaniana: “Torniamo a dire che desiderio non è soggetto,
non essendo indicabile in alcun dove un significante della
domanda quale che sia, perché non è articolabile in essa ben-
ché vi sia articolato” 47.
La demande che costituisce il soggetto, la sua richiesta
fondamentale, ciò che il soggetto chiede non per sapere ma
per ottenere, sfugge alla catena significante. Il luogo in cui
desiderio e soggetto coincidono non è dunque nel loro rap-
porto all’oggetto fenomenico che “lungo tutta la [seconda]
Critica viene meno” ma di fronte a ciò che eccede la catena
significante e che fa venir meno il soggetto stesso, cioè che
ne provoca la scissione. La Legge con la maiuscola, dice La-
can, non ha altro principio, e perciò si situa in rapporto a ciò
che eccede ogni oggetto del desiderio. Questo eccesso inog-
gettivabile – sprovvisto cioè d’un significante reperibile entro
l’ordine simbolico – si dimostrerà articolato al soggetto/de-
siderio che ne procede ma al tempo stesso non articolabile da
quest’ultimo che non potrà mai afferrarlo, possederlo, intuirlo
o goderne.
47
J. LACAN, Scritti, cit., p. 773.
188 Il dilemma di Antigone
Ciò a cui mira il desiderio allo stato puro in vista del suo
appagamento pieno e immediato, reso strutturalmente impos-
sibile dalla mancanza originaria, eccede la catena significan-
te, eccede cioè la concatenazione degli oggetti di esperienza
suscettibili di venir rappresentati, scambiati, usati e posseduti.
Riferendosi alla terminologia cui il giovane Freud ricorreva
in un testo del 1895 (il Progetto di una psicologia 48, rimasto
a lungo inedito e pubblicato postumo), e raccogliendo altresì
qualche suggestione kantiana (la demarcazione tra fenomeno
e “cosa in sé”) e heideggeriana (la differenza tra l’ontico e
l’ontologico, tra la reificabilità delle “cose che sono” e la tra-
scendenza del loro essere), Lacan sostiene che l’interfaccia
inoggettivabile del desiderio nella sua radicalità sia “das
Ding”, la Cosa 49.
Das Ding non è un oggetto desiderato, non ha un contenu-
to determinabile. Ciò a cui la Cosa si riferisce non è mai stato
rappresentato, non ha potuto aver accesso allo spazio psichi-
co, e perciò essa, precisa Lacan, è “il fuori significato [le
hors-signifié]” 50. Non appartiene allo spazio del simbolico,
inaugurato dal linguaggio, ma a quello del “reale” 51. Della
Cosa non esiste né può darsi alcun fenomeno né alcuna rap-
presentazione, giacché la Cosa non è un oggetto: di essa è so-
48
Cfr. S. FREUD, “Progetto di una psicologia”, in OSF, vol. II, pp.
201-284; cfr. in particolare p. 235.
49
Cfr. J. LACAN, L’etica della psicoanalisi, cit., pp. 51-83 e l’illu-
minante commento di R. Petrillo in B. MORONCINI-R. PETRILLO, op.
cit., pp. 79-117.
50
J. LACAN, L’etica della psicoanalisi, cit., p. 64.
51
Sulla differenza dei tre registri – immaginario, simbolico e reale –
buona sintesi in V. CLAVURIER, “Réel, symbolique, imaginaire: du repè-
re au nœud”, in Essaim (Érès, Toulouse) 25, 2010, n. 2, pp. 83-96.
L’Antigone di Lacan 189
52
Cfr. J. LACAN, L’etica della psicoanalisi, cit., p. 72 ss.
53
Cfr. P. LEMBO, op. cit., p. 67.
54
J. LACAN, L’etica della psicoanalisi, cit., pp. 142-143 (cfr. M.
HEIDEGGER, Saggi e discorsi, a cura di G. VATTIMO, Mursia, Milano
1976, pp. 109-124).
190 Il dilemma di Antigone
55
Cfr. R. BERNET, op. cit., pp. 34-35.
56
J. LACAN, Scritti, vol. II, cit., p. 773.
57
J. LACAN, Scritti, vol. II, cit., p. 773.
58
J. LACAN, Scritti, vol. II, cit., p. 785.
59
J. LACAN, Scritti, vol. II, cit., p. 770.
L’Antigone di Lacan 191
60
J. LACAN, Scritti, vol. II, cit., p. 790.
61
Cfr. J. LACAN, Scritti, vol. II, cit., p. 782 (vide supra).
62
J. LACAN, L’etica della psicoanalisi, cit., p. 141.
192 Il dilemma di Antigone
63
J. LACAN, L’etica della psicoanalisi, cit., p. 97.
64
J. LACAN, L’etica della psicoanalisi, cit., pp. 98-99.
65
J. LACAN, L’etica della psicoanalisi, cit., p. 99.
L’Antigone di Lacan 193
però, poiché negli Scritti si legge che “il detto [la sentence]: è
la legge a fare il peccato, resta vero fuori dalla prospettiva
escatologica della Grazia in cui san Paolo l’ha formulato” 66,
potremmo concluderne che senza la legge con la minuscola
non ci sarebbe il peccato, mentre senza la Legge con la maiu-
scola non ci sarebbe la Cosa.
66
Cfr. J. LACAN, Scritti, vol. I, cit., p. 120.
194 Il dilemma di Antigone
67
J. LACAN, L’etica della psicoanalisi, cit., p. 313.
68
J. LACAN, L’etica della psicoanalisi, cit., pp. 374-5. Commenta
Bruno Moroncini: “Se la mimesi tragica ha il potere sia di farci prova-
re pietà e paura sia di purificarci da tutto ciò che è di quest’ordine è
perché essa, nell’atto in cui scatena l’immaginario, lo esaurisce anche.
[…]. Il punto centrale della tragedia, quindi, è che un’immagine, quel-
la di Antigone, ci purifica dalle passioni immaginarie”, B. MORONCINI-
R. PETRILLO, L’etica del desiderio, cit., p. 211.
L’Antigone di Lacan 195
69
J. LACAN, L’etica della psicoanalisi, cit., p. 79.
70
C. LÉVI-STRAUSS, Le strutture elementari della parentela (1947),
a cura di A.M. CIRESE, Feltrinelli, Milano 2003, p. 47.
71
C. LÉVI-STRAUSS, Le strutture elementari della parentela, cit., p.
49.
196 Il dilemma di Antigone
72
J. LACAN, L’etica della psicoanalisi, cit., pp. 79.
73
J. LACAN, L’etica della psicoanalisi, cit., p. 80.
74
Cfr. F. CIARAMELLI, “Jacques Derrida et le supplément d’origi-
ne”, in Études phénoménologiques, nn. 27-28, 1998, pp. 237-263.
L’Antigone di Lacan 197
75
J. LACAN, Scritti, vol. II, cit., p. 785.
76
A. VERGOTE, “La psychanalyse, limite interne de la philoso-
phie”, in Savoir, faire, espérer. Les limites de la raison, Hommage à
Mgr H. Van Camp, Facultés Universitaires Sain-Louis, Bruxelles
1976, vol. II, pp. 479-504.
198 Il dilemma di Antigone
77
J. LACAN, L’etica della psicoanalisi, cit., p. 82. Oltre che da que-
sta presa di distanza rispetto a Hegel, l’interpretazione lacaniana della
tragedia è caratterizzata da una discussione critica della teoria aristote-
lica della mimesi tragica, su cui per ragioni di spazio non possiamo
soffermarci: cfr. B. MOROCINI-R. PETRILLO, L’etica del desiderio, cit.,
pp. 207-212.
78
Cfr. J.P. ECKERMANN, Colloqui con il Goethe, a cura di G.V.
AMORETTI, Utet, Torino 1957, I, p. 383 ss.
79
J. LACAN, L’etica della psicoanalisi, cit., p. 298.
L’Antigone di Lacan 199
80
J. LACAN, L’etica della psicoanalisi, cit., p. 293.
81
J. LACAN, L’etica della psicoanalisi, cit., p. 372.
82
J. LACAN, L’etica della psicoanalisi, cit., p. 301.
83
J. LACAN, L’etica della psicoanalisi, cit., p. 323.
200 Il dilemma di Antigone
appunto consiste ciò che, come s’è visto, Lacan chiama “se-
conda morte”, espressione desunta dalla tradizione cristiana,
ove essa designa la dannazione eterna. Con questa sua deci-
sione, Creonte varca un limite che avrebbe dovuto rispettare.
Non si tratta qui, precisa Lacan, “di un diritto che si contrap-
pone a un diritto, ma di un torto che si contrappone – a che
cosa? A qualcos’altro che è rappresentato da Antigone. Vi di-
rò, non è soltanto la difesa dei diritti sacri del morto e della
famiglia, e neppure quella che si è voluta rappresentare come
una santità di Antigone. Antigone è trascinata da una passio-
ne, e noi cercheremo di sapere quale” 84.
In pagine appassionate e generose era stata Simone Weil a
sostenere che “è solo per un singolare fraintendimento che è
stato possibile assimilare la legge non scritta di Antigone al
diritto naturale” 85, giungendo a vedere nell’esperienza del-
l’eroina greca una prefigurazione del sopra-naturale cristiano,
indicante l’amore universale come rispetto per ogni uomo 86.
Probabilmente è proprio da una simile rilettura anacronistica
e per certi versi edificante che Lacan intende prendere le di-
stanze.
Attraverso questo suo desiderio estremo e incontenibile,
Antigone entra davvero nel campo della seconda morte, oltre
il limite consentito al desiderio umano: sennonché, nel caso
di Antigone, l’accesso al campo in cui si tratta di non sconfi-
nare non ha luogo per un errore di giudizio [hamartia] 87, co-
84
J. LACAN, L’etica della psicoanalisi, cit., p. 298.
85
S. WEIL, Écrits de Londres et dernières lettres, Gallimard, Paris
1957, p. 25, citato da E. GABELLIERI, Être et don: Simone Weil et la
philosophie, Peeters, Louvain 2003, p. 459.
86
Cfr. S. WEIL, Pagine scelte, a cura di G. GAETA, Marietti, Geno-
va 2009, pp. 226-227.
87
La parola, come sappiamo, è la stessa usata qualche secolo dopo
da San Paolo per designare il peccato, ma il suo senso nel greco clas-
L’Antigone di Lacan 201
202 Il dilemma di Antigone
91
B. MORONCINI-R. PETRILLO, L’etica del desiderio, cit., p. 218.
92
J. LACAN, L’etica della psicoanalisi, cit., p. 324.
L’Antigone di Lacan 203
93
J. LACAN, L’etica della psicoanalisi, cit., p. 325.
94
J. LACAN, L’etica della psicoanalisi, pp. 325-6.
95
J. LACAN, op. cit., pp. 324-5.
204 Il dilemma di Antigone
96
Per uno svolgimento narrativo di questo tema, rinvio all’interes-
sante romanzo di C. COMENCINI, L’illusione del bene, Feltrinelli, Mi-
lano 2007.
97
J. LACAN, L’etica della psicoanalisi, cit., p. 302.
98
Ibidem.
L’Antigone di Lacan 205
99
P. LEMBO, op. cit., p. 76.
100
Generalmente Lacan – in questo di fatto solidale con il privilegio
hegeliano della scena – disprezza il Coro, in cui prevalgono le emozio-
ni (“il Coro è la gente che si commuove” (J. LACAN, L’etica della psi-
coanalisi, cit., p. 295) e che si dimostra spesso troppo accondiscenden-
te e “docile”, tanto che Lacan lo definisce “congrega dei signorsì” (ivi,
p. 311). Perciò il Coro sembra prevalentemente posizionarsi emotiva-
mente rispetto a questo o quell’evento, finendo col perdere di vista “il
livello dei rapporti dell’uomo con la dimensione della verità” (ivi, p.
310), che viceversa costituisce l’essenza della tragedia. Infatti, chiosa
Lacan, “non c’è, nella tragedia in generale, nessuna specie di vero e
proprio evento. L’eroe e ciò che lo circonda si situano rispetto al punto
cui tende il desiderio” (ibid.).
101
J. LACAN, L’etica della psicoanalisi, cit., p. 307.
102
Cfr. S. THANOPULOS, Il desiderio che ama il lutto, Quodlibet,
Macerata 2016.
206 Il dilemma di Antigone
103
J. LACAN, Scritti, vol. II, cit., p. 788.
104
J. LACAN, L’etica della psicoanalisi, cit., p. 348; cfr. J. LACAN,
L’éthique de la psychanalyse, cit., p. 347.
L’Antigone di Lacan 207
105
“L’Atē, pur non giungendo sempre al tragico dell’Atē di Anti-
gone, è nondimeno parente della sventura”, J. LACAN, L’etica della
psicoanalisi, cit., p. 348. Utile al riguardo il chiarimento di Susanetti
(Commento, cit., p. 260): “Atē è il compiersi tangibile della ‘rovina’
che travolge la vita dei mortali, ma anche l’‘accecamento rovinoso’,
l’annebbiarsi e lo smarrirsi della mente che conduce a compiere un
errore fatale”. Esattamente in questo senso, R. Bernet scrive che il de-
siderio di Antigone è “contrassegnato da un accecamento (atē) e il suo
desiderio di morte la conduce direttamente verso una catastrofe finale
(atē)” (R. BERNET, “Le sujet devant la Loi”, cit., p. 42).
106
J. LACAN, L’etica della psicoanalisi, cit., p. 348.
208 Il dilemma di Antigone
107
R. BERNET, op. cit., p. 42.
108
M. RECALCATI, Ritratti del desiderio, Raffaello Cortina, Milano,
2012, pp. 150-151.
L’Antigone di Lacan 209
109
Per maggiori ragguagli, mi sia consentito di rinviare a F. CIA-
RAMELLI, “La socializzazione del desiderio”, in F. CIARAMELLI-S.
THANOPULOS, Desiderio e legge, Mursia, Milano 2016, pp. 99-211.
210 Il dilemma di Antigone
110
J. LACAN, Scritti, vol. II, cit., p. 785.
111
J. LACAN, Scritti, vol. II, cit., p. 856: “Il desiderio è desiderio di
desiderio, desiderio dell’Altro, abbiamo detto, cioè sottomesso alla
Legge”.
112
J. LACAN, Scritti, vol. II, cit., p. 785.
113
B. BAAS, Désir pur, cit., p. 217 e p. 146.
L’Antigone di Lacan 211
114
Cfr. C. LEFORT, Essais sur le politique. XIXe et XXe siècles,
Seuil, Paris 1986, p. 265. L’influenza di Lacan sulla filosofia politica
di Lefort è ben argomentata da B. FLYNN, The Philosophy of Claude
Lefort. Interpreting the Political, Northwestern University Press, Ev-
anston (Illinois) 2005, in modo particolare pp. 92-94, 124-126, 223-
224.
212 Il dilemma di Antigone
115
Cfr. C. LEFORT, Les formes de l’histoire. Essais d’anthropologie
politique, Gallimard, Paris 1978, p. 284.
L’Antigone di Lacan 213
214 Il dilemma di Antigone
CONCLUSIONE
1
M. NUSSBAUM, op. cit., p. 167.
2
Cfr. R. DWORKIN, Giustizia per i ricci, trad. V. Ottonelli, Feltri-
216 Il dilemma di Antigone
tà” 5 – nei riguardi delle relazioni con gli altri esseri umani: si
tratta d’una dimensione che precede l’ordine sociale istituito,
di cui costituisce un limite interno e una fonte inesauribile di
instabilità e alterazione. La phronēsis come ‘virtù’ intellettua-
le della praxis si radica in questo pathos della relazionalità
umana, e costituisce il solo antidoto possibile alla hybris e al
rischio di naturalizzazione del nomos che quest’ultima com-
porta.
5
Questo termine, utilizzato da Kurt Goldstein che definiva la ma-
lattia come “carenza di Responsivität”, è stato ripreso da B. WALDEN-
FELS, in modo particolare nel suo Antwortregister, Suhrkamp, Frank-
furt a.M. 1994. In generale sulla fenomenologia ‘responsiva’ elaborata
da questo autore, cfr. F.G. MENGA, “La ‘passione’ della risposta. Sulla
fenomenologia dell’estraneo di Bernhard Waldenfels”, in Aut aut,
316-317, 2003, pp. 209-237.
218 Il dilemma di Antigone
6
S. THANOPULOS, “La relazione con l’altro e le radici soggettive,
psicologiche del senso di legalità”, in Psicoanalisi e legge, Lettera, n.
2, marzo 2012, p. 32.
7
In questo senso, Pierandrea Amato e Luca Salza hanno di recente
visto nella “figura concettuale” di Antigone un’espressione del “potere
destituente”: “La destituzione politica della politica pretende una deci-
sione, un gesto, una forma di ascesi rivoluzionaria. Non c’è politica,
una politica dell’impossibile, l’unica, cioè, in grado di trasformare la
fisionomia del mondo, senza un pensiero della sua destituzione e di-
sappropriazione. In altre parole, oggi un vero evento politico è quello
in grado di lasciare deragliare la politica fuori la logica della rappre-
sentanza politica. Per intenderci rapidamente, per questo movimento
di diserzione politica dalla politica, può essere strategico fare ricorso a
Conclusione 219
220 Il dilemma di Antigone
9
H. LINDAHL, op. cit., p. 186.
222 Il dilemma di Antigone
go giuridico 10, non può fare a meno del discernimento dei va-
lori. In tal modo, viene reintrodotta, alla base del diritto nella
sua stessa pretesa universale di oggettività, una dimensione
riflessiva e valutativa, e quindi soggettiva, in una forma che
però rischia d’essere autoritaria, se sottratta a ogni ipotesi di
controllo intersoggettivo. Il che poi in definitiva conferma
che, nel mondo umano della prassi, il problema della legitti-
mazione resta e resterà sempre aperto, non potendo struttu-
ralmente venir mai risolto (e dissolto) una volta per tutte dal
sapere teoretico-speculativo.
10
Cfr. supra, capitolo terzo.
11
T. ASCARELLI, “Antigone e Porzia” (1955), in ID., Problemi giu-
ridici, Giuffrè, Milano 1959, pp. 3-15.
224 Il dilemma di Antigone
12
Ivi, pp. 9-10.
13
Ivi, p. 10.
Conclusione 225
14
Ivi, p. 11.
226 Il dilemma di Antigone
15
Ivi, p. 12.
16
“Discutevano due rabbini sull’interpretazione della legge. E il
primo invocò a prova della sua interpretazione le acque del fiume per-
ché, a conforto della sua tesi, risalissero a monte. E poiché il secondo
negava la validità della prova, il primo invocò la stessa voce celeste
perché questa si facesse udire risolvendo la disputa. E la voce si fece
Conclusione 227
228 Il dilemma di Antigone
17
E. LEVINAS, L’aldilà del versetto. Letture e discorsi talmudici, a
cura di G. LISSA, Guida, Napoli 1986, p. 152 (si tratta d’un passo
estrapolato dal capitolo intitolato “Il patto”, in cui Levinas commenta
un estratto del trattato Sotà 37 a-37b). Sul punto, mi sia permesso di
rinviare a F. CIARAMELLI, La legge prima della legge. Levinas e il
problema della giustizia, Castelvecchi, Roma 2016.