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CIELO INSOLITO

Rivista di Storiografia Ufologica Dicembre 2018 Numero 8



Sommario
Ancora sui fenomeni solari. La
pandemia del maggio 1910 ...... 2
Le fonti primarie del fenomeno
solare di Ghiaie di Bonate ....... 12

Diana, sacerdotessa del Tempio di


alabastro rosa di Atlantide -
suonare ed attendere, prego.... 18

Milano 1919: come contattare i


defunti sugli altri pianeti grazie al
mercurio .………………...………...21

A frame from the British movie The Airship Destroyer (1909). 1909: Encounter with airship pilots in
the year of Mars ………….……….23

Abstracts………………….………31
Il fotogramma dell’immagine di copertina è tratto da un raro
cortometraggio inglese del 1909 (“The airship destroyer”) che
ben rappresenta la paura dell’epoca per un’invasione
REDAZIONE
tedesca attraverso una flotta di aeronavi. Nella tarda
primavera di quell’anno molte strane aeronavi furono Giuseppe Stilo
osservate nei cieli inglesi, alimentando ancora di più l’isteria (UFO historian)

popolare. Un caso bizzarro avvenuto in quell’anno particolare Maurizio Verga


è descritto in uno degli articoli di questo ottavo numero. (UFO historian)

Gli altri sono dedicati ad alcuni curiosi aspetti dell’affascinante Per qualsiasi comunicazione e
per sottoporre contributi:
storiografia proto-ufologica. Due, in particolare, sono dedicati
a degli strani fenomeni osservati in relazione al disco solare e mauverga@ufo.it
che coinvolsero un numero ristretto di testimoni in ambiti giuseppestilo@yahoo.it

geografici molto limitati. Se i casi italiani del 1944 (ed altri


avvenuti in anni successivi) avevano spesso connotazioni
religiose, quelli americani del 1910 erano, invece, messi in Riproduzione dei contenuti
permessa con obbligo di citazione
relazione con la comparsa della cometa di Halley ed i
della fonte e dell’autore.
profondi timori e paure che la stessa stava provocando nella
popolazione, pesantemente influenzata dalla stampa dell’epoca.

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Ancora sui fenomeni solari. La pandemia del
maggio 1910

Nel numero 4 di Cielo insolito del giugno 2017 avevo parlato a lungo di fenomeni solari
(pp. 21-27). Lo avevo fatto soprattutto per documentare come le fonti che li
raccontano in maniera chiara datano ad essere prudenti dai primi del XIX secolo e che
sono presenti in aree geografiche, linguistiche e culturali del mondo fra loro assai
eterogenee.

Da allora il quadro si è ampliato ancora di più, coinvolgendo altri Paesi e coprendo altri
periodi. Adesso è possibile dire che questi resoconti così peculiari hanno carattere
globale e che si estendono per secoli, che insorgono in modo in apparenza inatteso,
sporadico ma che almeno in qualche occasione sembrano concentrarsi in modo
importante sia nello spazio sia nel tempo.

Questa volta vi offriamo una nuova serie di episodi che si estendono fra il 1864 il 1919,
ma in chiusura ci soffermeremo un po’ di più su quella che ormai è possibile definire –
con un po’ di esagerazione – la pandemia del maggio 1910.

* * * * *

Ecco il caso più antico emerso di recente. Ne dobbiamo la conoscenza alla studiosa
americana Kay Massingill. Giunge dal quotidiano del North Carolina “Wilmington
Journal” del 31 marzo 1864.

Un fenomeno rimarchevole

Signori redattori: considerato che la cosa potrebbe essere di qualche


interesse per il pubblico, riferisco un fenomeno singolare che ho visto sul
Sole la sera di sabato 19 corrente. Intorno alle 5 pomeridiane ho notato
che il Sole era insolitamente rosso. Dopo pochi minuti ho scoperto due
strisce rosso-scure che scorrevano da nord a sud. Immediatamente
dopo una macchia scura è apparsa sull’estremità inferiore del disco
solare, ingrandendosi e salendo verso il centro mentre assumeva
l’aspetto della testa e di una criniera. Quasi nell’istante in cui raggiunse
il centro, ne comparve un’altra a sinistra, verso sud. Crebbe più
rapidamente dell’altra e spinse rapidamente l’altra fuori attraverso
l’angolo nord-occidentale. Dopo che entrambe erano sparite, una
grande striscia nera fece il suo ingresso passando in direzione da nord a
sud, e non si affievolì fin quando il Sole non disparve sotto le colline a
occidente. Quanto sopra oltre che da me può essere testimoniato
anche da mio fratello.

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G. F. Walker, Long Creek, North Carolina

Il Sole, in casi come questo, diventa una tavolozza sulla quale si svolge uno spettacolo
altamente simbolico. Non ci sono toni religiosi, ma la testa del leone che cresce, si
sposta al centro e viene scacciata da un altro alludono a qualche avvertimento
apocalittico, a qualche annuncio che non viene fatto ma che il pubblico americano
del tempo probabilmente era in grado di decodificare con minor difficoltà di noi. Il
sostrato linguistico non è quello del “fenomeno astronomico insolito”, ma quello
dell’aspettativa religiosa.

Per questo anche l’evento che segue, ben più sobrio, a me pare più interessante se
letto secondo la prospettiva che ho appena accennato che non nel quadro
razionalizzante che la

Proviene dal quotidiano danese “Næstved Journal” del 3 settembre 1912 ed è stato
reperito dallo studioso Ole-Jonny Brænne, cui si deve pure la traduzione in inglese.

Un “fenomeno”

Di recente, da un istituto sanitario svedese tre persone hanno osservato


subito prima del tramonto un fenomeno sul Sole. Il sole era un grande
disco opaco su un… [un’espressione incomprensibile, N. d. R.]… in un
cielo per il resto del tutto privo di nubi. D’improvviso sul Sole hanno visto
una strana macchia irregolare nera che si sposava verso sinistra e che è
parsa sparire dietro il Sole ma per riapparire di nuovo più in alto sull’altro
lato per poi percorrere ancora la stessa traiettoria. Subito dopo fu vista
una strisca luminosa opaca attraverso la parte inferiore del Sole. Ora si
chiedono: “che cosa significa tutto ciò? Forse le macchie solari in
occasione delle ferie avevano comprato il biglietto per un giro
completo”? – No, non erano macchie solari. Gli osservatori opinano che
non poteva trattarsi di palloni o di aeroplani. Allora le macchine che la
natura fa volare, gli uccelli, conducono alla sola spiegazione
ragionevole per il mistero: un paio di uccelli, magari dei corvi, sono
passati assai distanti fra gli osservatori ed il Sole, e una striscia sottile di
nuvole ha perfezionato il “fenomeno”.

Il fenomeno che segue ha invece la caratteristica di essere uno dei primi eventi “post-
Fatima”. Ormai sappiamo bene che quegli episodi, per quanto celebri possano
essere, non costituiscono sotto nessun profilo l’esordio dei fenomeni solari. Fu riferito
dal quotidiano “Idaho Falls Times” del 1° gennaio 1920.

Una donna dell’Idaho occidentale ci scrive di aver visto cerchi peculiari


intorno al Sole il 16 dicembre

(dal “Boise Capital News”) – La signora, moglie di James Bone, di


Emmett, in una lettera inviata al “Capital News” afferma che un
rimarchevole fenomeno planetario si è avuto la mattina del 16

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dicembre, un giorno prima di quello per il quale Porta, astronomo
italiano, aveva previsto una terribile calamità per il mondo.

Parlando del fenomeno la signora Bone ha detto: “Lo spettacolo sul Sole
ed intorno ad esso che si è avuto la mattina del 16 dicembre, dalle 7 e
15 fino alle 10 e 15 è stato rimarchevole. Dapprima ho visto una
fiammata rossa. Dopo ho visto che è diventata più intensa e che
sfolgorava descrivendo un’orbita circolare scura come fuoco davanti a
Sole, che effettuava un costante movimento oscillatorio all’interno di
una [una parola illeggibile, N. d. R.] striscia di rosso, blu e giallo. Dietro di
ciò c’era una gran fiamma e del fumo che fuoriusciva dal Sole per una
gran lunghezza e che aveva la forma di un cono.

Per vedere meglio arrotolai a cono un giornale e in questo modo ottenni


una visione migliore. Poi provai con un cannocchiale a modesto
ingrandimento. lo spettacolo si svolgeva ad est del Sole. C’era una
cometa in continuo movimento, con una coda di dimensioni discrete
simile a quella di un piccione con la coda a ventaglio. Sfrecciava verso
ovest, la perdevo di vista e poi riappariva verso est. La cosa si ripeté
parecchie volte. Di colpo sparì del tutto.

Alle 11.30 ripresi il cannocchiale. Il Sole appariva coperto di uno spesso


biancore. Dentro di esso c’erano delle macchie nere alcune delle quali
assai grandi. Quel biancore era così sottile che attraverso di esso potevo
vedere l’orbita oscillante davanti al Sole. Delle nubi presero a radunarsi
davanti al Sole e per quel giorno non lo guardai più. L’ho riguardato, ma
da allora non ho più visto uno spettacolo come quello del 16 dicembre”.

Non si capisce bene a chi ci si volesse riferire con la menzione dell’”astronomo italiano
Porta”. Di solito i quotidiani dell’epoca menzionavano le preoccupazioni dalle quali
erano accompagnate le previsioni di parossismi dell’attività solare. La stampa le
riprendeva sovente usando toni eccessivi, ma a che cosa volesse riferirsi quel cenno
resta poco chiaro.

Il prossimo episodio è contenuto in una fonte non ovvia, il quotidiano di Lubiana


“Laibacher Zeitung”, che usciva in tedesco e che fu importante quando la capitale
dell’attuale Slovenia era parte dell’Impero Austro-Ungarico.

Il 22 luglio 1869, nascosta fra le colonne c’era una notiziola di estremo interesse per
noi. La comprensione di alcuni passaggi del testo non è facilitata dalla grafia in
caratteri gotici di tipo Fraktur, in cui di norma la stampa germanofona allora era
redatta.

Dal paesino di Zadlog, nei pressi della cittadina di Idria, a non più di 30 chilometri in
linea d’aria dall’odierna Gorizia, in data 14 luglio un corrispondente scriveva che per
circa dieci giorni, mentre si trovava sui monti che dominano Idria, il Sole si era tenuto
nascosto a lungo per la fitta nebbia. Soltanto al suo sorgere lo si poteva vedere, di

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color rosso fiammante, come se fosse stato nascosto dietro una tenda. Il giorno 10,
però, subito prima del tramonto, colui che scriveva e gli abitanti di quella zona
montagnosa videro il disco solare diventare di color rosso scuro e prendere a ruotare
sempre più velocemente. Lanciò da ogni parte raggi luminosi, poi cessò di ruotare.
Ma non era finita: a quel punto

…dal disco solare una miriade di dischi blu scuro, in apparenza delle
stesse dimensioni del disco del Sole, muoversi schizzando verso l’alto e
verso il basso sull’altipiano di Zadlog, che è ad un’ora di distanza, finché
scomparvero. Questo magnifico fenomeno fu osservato per circa otto
minuti mentre diventava sempre più evidente finché non cessò una
volta che il Sole si abbassò dietro le cime montuose.

Ecco il nuovo contributo di conoscenza a quella che ho chiamato la pandemia del


1910. Si tratta di tre casi ulteriori che si concentrano in zone antipodi che del globo
nell’arco di nove giorni.

Del primo purtroppo non sappiamo quasi nulla, ma non dubito che sia possibile
recuperare la fonte primaria che lo concerne, un quotidiano della capitale belga. Ciò
che conosciamo deriva da un cenno fatto dal Corriere della Sera nell’ambito di un più
vasto intervento sulla psicosi generalizzata dovuta al transito della cometa, cui la
stampa del tempo legò in modo costante la pandemia di fenomeni solari.

Parigi, 21 maggio, notte.

...un giornale di Bruxelles, la Gazzetta, pubblica una lettera di un suo


lettore che pretende di avere osservato l’altro ieri alle ore 4,36 a Chimay
un fenomeno straordinario. Una corona luminosa vagava nel cielo,
lanciando proiezioni traiettorie (?, N. d. R.). Il disco solare si sarebbe
deformato e al momento del tramonto sarebbe stato attraversato da
una linea oscura.

Scontata la differenza dovuta al fuso orario, a poche ore di differenza dal fenomeno
belga, ecco cosa osservavano alcune persone della parte più meridionale della
Nuova Zelanda. La prima fonte che possediamo è il quotidiano locale “Lyttelton
Times” del 24 maggio 1910, seguito da altri giornali neozelandesi del 26 e del 28:

Siamo rimasti davvero sorpresi nel leggere nel giornale di oggi, venerdì,
che nessun astronomo ha osservato il transito della cometa di Halley
davanti al Sole. Assumo che la cosa sia dovuta a qualche piccolo errore
nei loro calcoli. Sono quasi certa che la cometa abbia attraversato il
disco solare giovedì 19 maggio fra le 7 e le 9 di mattina. La guardammo
per oltre un’ora, ed è stata una vista che non dimenticheremo mai. La
prima cosa che attrasse la nostra attenzione sono stati i raggi peculiari
che si proiettavano dal Sole. Erano più o meno le 7.25. Circa cinque
minuti dopo è apparso qualcosa davanti al Sole. Abbagliante e
sfarfallante in modo accecante per qualche minuto, poi si cambiò in

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qualcosa dell’aspetto di un’ombra bianco opaca e per quasi un’ora
potemmo guardare il Sole ad occhio nudo. Poi cominciò a schiarirsi e i
raggi solari tornarono troppo forti. Al contempo sulle colline tutt’intorno
c’erano degli arcobaleni dalle tinte peculiari. Mentre quell’ombra
opaca era sul Sole l’atmosfera diventava assai più fredda…L’unico
motivo per il quale posso supporre che tanta gente non abbia goduta
di questa vista unica è che tutti si aspettavano che il transito avvenisse
fra l’1,30 e le 3 del pomeriggio… Vi ho dato l’ora più precisa che posso,
visto che abitando in campagna i nostri orologi non sono sempre precisi,
ma il Sole non era sorto da molto sopra le colline. Ho tre figli grandi che,
come me, confermeranno la veracità di questa dichiarazione.

Sig.ra M. A. Brown, Denbrae,, Waiau, Aimuri, 20 maggio 1910

Qui siamo in piena tipologia “Fatima”: presenza di raggi prominenti dal Sole, sfarfallio
della luce, sovrapposizione di un’ombra opaca sul disco solare, diminuzione della
luminosità dell’astro, proiezione di “arcobaleni” multicolori sul panorama circostante.
Tutto questo a Denbrae, un villaggetto insignificante dell’isola meridionale della Nuova
Zelanda del 1910, ad opera di una donna che pensa ad un errore di calcolo degli
astronomi su Halley…

Il caso che segue almeno per ora è il più tardo, quanto a data, nella pandemia del
maggio 1910. Ne parlò per primo il quotidiano americano “The Star Press” del 28
maggio 1910.

Petersburg, Indiana, 28 maggio. – A. N. Sims e sua moglie, che abitano


vicino Winslow, domenica 28 sera subito prima del tramonto stavano
cercando la cometa quando nel cielo occidentale hanno visto uno
strano fenomeno. Hanno scorto sul Sole una strana macchia che è
sembrata crescere finché il Sole non è stato quasi nascosto. Poi la
macchia si è rotta in globuli simili a palloncini giocattolo. Dapprima un
globulo lasciava la macchia, poi lo faceva un altro finché la macchia
non è sparita e i globuli sono svaniti nello spazio. Non credendo ai loro
occhi, il signore e la signora Sims hanno chiamato un vicino, Andrew M.
Stockinger, suo figlio e un loro dipendente perché fossero testimoni della
strana apparizione.

Infine, leggete cosa scriveva il quotidiano canadese “The Colonist” dell’11 giugno 1910
relativamente al Giappone:

Un corrispondente, il sig. C. A. Logan, scrive da Tokushima al “Kobe


Herald” descrivendo ciò che ha visto al tramonto di lunedì sera 23
corrente. Così afferma:”ieri pomeriggio circa dieci minuti prima del
tramonto un membro della mia famiglia stava osservando dal secondo
piano il Sole che calava quando notò una linea scura passare sulla
faccia del Sole dal basso verso l’alto. Il Sole era di un rosso intenso e la
linea così chiara che mi chiamò perché salissi a guardarla. Sulle prime

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pensai che fosse interposto un qualche grosso cavo nero, ma
esaminando la cosa vidi che il nostro secondo piano è ben sopra i pali
del telegrafo e che il Sole era ancora ben sopra le montagne a
occidente, senza possibilità che si interponesse un filo, per questo
conclusi che doveva trattarsi di un qualche tipo di fenomeno
astronomico. Mentre osservavamo con attenzione, dopo più di due
minuti che era passata la prima linea ne notai un’altra che veniva dal
basso e che si spostava gradualmente in senso orizzontale verso l’alto (?,
N. d. R.) sulla faccia del Sole. Il passaggio dal fondo alla cima richiese
due minuti circa. La linea era dritta, dunque concludemmo che non
poteva trattarsi di un’eclisse del Sole causata da un qualche corpo
sferico. Nel leggere nei vostri dispacci che gli astronomi dicono che il
transito della Terra nella coda della cometa non è ancora avvenuto
come non è ancora avvenuto il transito della cometa intorno al Sole, mi
chiedo se il fenomeno che ho notato ieri abbia qualche legame con la
cometa. Potete illuminarci? Dopo aver iniziato questa missiva sono stato
informato che lo stesso transito sul Sole è stato notato in un’altra parte
della città”.

Sappiamo che a metà maggio del 1910 gli osservatori astronomici di mezzo mondo, in
connessione con l’interesse per Halley, menzionavano sovente la possibilità che
qualche macchia solare di grandi dimensioni fosse intravedibile a occhio nudo. Può
darsi che osservatori colti come probabilmente era questo anglosassone che abitava
in Giappone ne fossero coscienti. Grazie a una guida del tempo, il “Directory &
Chronicle for China, Japan, Corea, Indo-China, Straits Settlements, Malay States, Siam,
Netherlands India, Borneo, the Philippines…” (Hong Kong Daily Press Office, 1910, p.
695) riusciamo a dedurre che l’autore della lettera al “Kobe Herald” fu Charles
Alexander Logan (1874-1955), pastore protestante della Chiesa presbiteriana degli
Stati Uniti che si trovava in missione in Giappone insieme alla moglie Patty B. Myers.

Ciò detto, la dinamica e l’aspetto di queste “linee” che si muovono rapidamente dal
basso verso l’alto non pare riducibile in modo ovvio a grandi macchie solari in
traslazione, alcune delle quali in quel periodo erano state davvero registrate dagli
astronomi. Tutti i casi del 1910, comunque, sono “sbagliati”, quanto a date ed orari,
per i passaggi della coda della cometa davanti al disco solare, osservabili in effetti in
alcune parti del globo (il 19 maggio, quando sarà a soli 22 milioni di chilometri, alle 03
GMT) e di norma riferiscono eventi dal tenore “impossibile” che sovente sembrano
fornire, pur in presenza di linguaggi analitico-razionali da parte delle fonti, l’idea di
eventi “religiosi”.

A questo punto pare utile un semplice elenco degli otto casi del maggio 1910 finora
noti: si estendono lungo un arco di undici giorni e coinvolgono sei Paesi di parti del
mondo completamente diverse.

CIELO INSOLITO #8 7
DATA ORA LOCALE LOCALITA’ PAESE DATA PRIMA
INIZIO FONTE
18 maggio 18.30 ca. Augusta Stati Uniti 19 maggio
(Georgia)
18 maggio al tramonto Vancouver Canada 11 giugno
(British
Columbia)
18 maggio 20.30 Blaker Norvegia 20 maggio
19 maggio 03.00 ca. Orkedalen Norvegia 24 maggio
19 maggio 07.25ca. Denbrae, Nuova 24 maggio
presso Waiau Zelanda
19 maggio 16.36 Chimay Belgio 21 maggio
23 maggio 10’ prima del Tokushima Giappone prob. fine
tramonto maggio
28 maggio Subito prima pressi di Stati Uniti 28 maggio
del tramonto Winslow
(Indiana)

Insieme ai quali, per il 1910, possiamo menzionare due casi americani avvenuti il 26
marzo e il 21 settembre, il primo già in fase di psicosi globale per Halley.

* * * * *

Un ragionamento a se fa fatto su un altro fenomeno che fu notato intorno al Sole proprio


il 19 maggio, intorno alle 12 locali, presso l’Osservatorio astronomico Yerkes, che si trova
a Williams Bay, nel Wisconsin, e che allora era all’avanguardia grazie al suo telescopio
rifrattore da 102 cm. Quel giorno gli astronomi in servizio proprio in funzione del transito
di Halley sarebbero rimasti stupefatti nel vedere un ampio spettro di luce, che si
estendeva intorno e sino ad una considerevole distanza su ogni lato del Sole. L’evento
sarebbe durato “meno di mezz’ora”. Si sarebbe tentati di pensare ad un fenomeno di
parelio e di alone, ma le fonti giornalistiche americane e di altre parti del mondo che
ne parlarono in massa già il giorno dopo (l’osservatorio emise un comunicato prima
della sera del 19) riferirono che il direttore dell’osservatorio, professor Edwin B. Frost (1866-
1935), che per primo aveva scorto il fenomeno, aveva dichiarato di “non aver mai visto
niente del genere prima di allora”. Frost dichiarò che per lui la sola possibilità di
spiegazione era che quello spettro di luce fosse in qualche modo connesso al transito
della cometa. Non so bene con quali esiti, Frost telefonò ad osservatori collocati sino a
150 chilometri da Williams Bay per sapere se anche loro vedevano il fenomeno.

Se non bastasse, al fatto assistesse anche uno dei maggiori astrofisici del tempo, Edward
E. Bernard (1857-1923), che insegnava all’Università di Chicago ma che lavorava
sovente allo Yerkes Observatory per riprendere fotograficamente la Via Lattea. Quella
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sera, da Cambridge, il professor Edward C. Pickering, direttore dell’Osservatorio del
College di Harvard, aggiunse che anche per lui la sola cosa plausibile era che la coda
della cometa si fosse interposta fra Terra e Sole generando lo spettro luminoso.
Sembrava anzi che Harvard intendesse inviare un cablogramma ai colleghi europei per
comunicare ufficialmente l’osservazione. Qualunque ne fosse la natura, esito ad
accostare questo fatto ai “nostri” fenomeni solari, e anzi mi domando se, almeno in
parte, la gran pubblicità da esso ricevuta possa aver contribuito a generare altri
resoconti, ancora più eclatanti, nei giorni successivi al 19 maggio. Alcune fonti a caso
sull’episodio dello Yerkes: “Asheville Citizen Times”, “Democrat Chronicle”, “Palestine
Daily Herald”, “The Burlington Free Press”, “The Salt Lake Herald Republican”, “The
Wilmington Morning Star”, tutti quotidiani statunitensi del 20 maggio 1910; “Lyttelton
Times”, Nuova Zelanda, 11 luglio 1910. Da noi ne accennò perlomeno il “Corriere della
Sera” del 22 maggio come un largo fascio di luce che attraversava il Sole e lo superava
da due lati.

Lo stupore per il fenomeno constatato a Yerkes fu tale da non rimanere senza eco. In
occasione dell’11° congresso della American Astronomical Society, svoltosi dal 17 al 19
agosto 1910, il meteorologo William Jackson Humphreys (1862-1949) presentò una
relazione in cui raccoglieva un lungo elenco di fenomeni visti negli Stati Uniti quel 19
maggio ed intitolata On Passing Through the Tail’s of Halley’s Comet. Questa relazione
sarà pubblicata nel 1915 nel vol. 2 delle “Publications of the Astronomical and
Astrophysical Society of America” (pp. 35-38). Quella raccolta, più che dell’appello
immediato di Frost, fu l’esito di un’iniziativa sistematica presa dal capo dello U.S.
Weather Bureau, Willis L. Moore, che inviò in anticipo una circolare a duecento stazioni
meteorologiche chiedendo di riferire circa “aurore boreali, nuvole luminose, anelli di
Bishop, colorazione del Sole e del cielo, fenomeni legati al tramonto, luci zodiacali,
Gegenscheinen, aloni e corone lunari e solari e qualsiasi altra manifestazione che
risultasse insolita e degna di nota”.

Humphreys spiegava che “l’aspetto insolito di alcuni di questi anelli non è collegabile
con certezza alla cometa”, ma per il resto la cosa gli sembrava del tutto plausibile. Non
trascurava nemmeno il clamore suscitato da quanto visto all’Osservatorio Yerkes,
precisando che era durato dalle 12 alle 13 e che era costituito da “nubi iridescenti
d’insolita brillantezza” (in pieno giorno, dunque) ed anche del “raro fenomeno di un
alone del raggio di 15°”.

Dall’osservatorio tedesco del monte Königstuhl, presso Heidelberg, in Germania, il


professor Max F. Wolf riferiva che nel pomeriggio del 19 intorno al Sole era comparso
un anello di Bishop e che ad esso era seguito “un tramonto d’intensità, ampiezza e
durata inattesi” e ancora al tramonto si erano visti tre successivi bagliori purpurei simili
ai celebri tramonti del Krakatoa del 1883-84. Wolf ne riferì nel n. 4414 della rivista
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“Astronomische Nachrichten”. Quella sera lo studioso tedesco vide anche il più intenso
anello di Bishop intorno alla Luna che avesse mai scorto in vita sua.

Altri casi di aloni, nubi nottilucenti giunsero ancora dalla Germania e dalla Francia per
il 19 e il 20, e si trovano descritti, per quest’ultimo Paese, nei “Comptes Rendus des
séances de l’Academie des Sciences” parigina, vol. 150 (1910), alle pp. 1404 e 1575.

Nel raccogliere in particolare i dati americani sul 19 maggio (ventuno casi dal territorio
metropolitano Usa, più uno dalla Guadalupa, in genere aloni solari brillantissimi, pareli,
tramonti colorati e almeno un caso di “sole rosso scuro”, compilati in una tabella a p.
93 delle “Publications” canadesi), Humphreys nel 1910 titubava nell’attribuirli con
certezza a un transito della coda della cometa fra Terra e Sole. Ad ogni modo, pur nella
loro insolita intensità, nessuno di questi episodi era paragonabili ai supposti “soli rotanti”
o sobbalzanti qua e là con manifestazioni “impossibili” descritti da fonti giornalistiche e
testimoni occasionali, sia nel 1910, sia prima, sia dopo.

Tuttavia, molti anni dopo Humphreys e gli altri resoconti giunti da astronomi e
meteorologi che abbiamo appena riassunto, sul “Journal of the Royal Astronomical
Society of Canada” comparve un altro contributo che gettava nuova luce sui fatti del
19 maggio. Si trova nel vol. 28 dell’anno 1934, alle pp. 145-147. Firmato dall’astronomo
Frederick Slocum (1873-1944), tornava sulle cose viste dall’Osservatorio Yerkes quel
giorno. Anche lui era stato testimone del fatto da quel punto di osservazione:

Fra mezzogiorno e l’una furono osservati degli aloni solari e anche strisce
e macchie di colori brillanti; alcuni sembravano frammenti
d’arcobaleno, altri bande e chiazze isolate d’iridescenza o di colori
monocromatici: rosa, verdi, azzurri, ecc. Questi colori a volte
sembravano proiettarsi contro dei cirri e volte parevano apparire contro
il cielo limpido. Le nubi iridescenti si trovavano ad un’altezza di 15 o 20
gradi sopra l’orizzonte sud, con il Sole che alla stessa ora aveva
un’altezza di 65°.

L’articolo era accompagnato da una fotografia delle nubi insolite scattata da lui stesso
alle 12.10 di quel giorno. Sulla base dei progressi fatti circa le nubi iridescenti, già nel ’34
Slocum era più fiducioso di Humphreys che i fatti del 19 maggio 1910 fossero dovuti a
pulviscolo cosmico proveniente dalla coda della cometa.

Riassumendo ciò che si sapeva circa quei fatti ormai lontani, nel 1965 ancora sul
“Journal of the Royal Astronomical Society of Canada” l’astronoma Helen Sawyer Hogg
in un pezzo apparso su quella rivista nel vol. 59, pp. 89-94 (Out of Old Books. Halley’s
Comet and Unusual Atmospheric Phenomena in sostanza riteneva di poter chiudere la
controversia sugli eventi di quel giorno. I dati suggerivano “con forza che quei fenomeni
atmosferici insoliti furono davvero dovuti al passaggio della Terra attraverso la coda
della cometa di Halley”.
CIELO INSOLITO #8 10
* * * * *

Di là da queste considerazioni sul parossismo del maggio 1910, il problema complessivo


del significato dei fenomeni solari “estremi” come quelli che sto raccogliendo e della
loro interpretazione a mio avviso per ora è irrisolto. Per quanto mi è dato di capire, l’esito
otto-novecentesco con l’esplosione del numero degli episodi potrebbe essere il portato
di una miscela di fattori culturali che andrebbero valutati con cura uno per uno. Può
darsi che gli strati più profondi di questo accumulo di cultura siano costituiti dai
riferimenti biblici relativi a prodigi nel Sole, molti dei quali concernono profezie relative
al disastro per l’infedeltà di Israele a Dio, oppure, come nel Vangelo di Luca, riguardano
la morte di Gesù o la sua seconda venuta, alla fine dell’eone presente. L’attenzione
frequente per queste menzioni testuali diventò ossessiva in Europa centrale nel
Cinquecento, dopo che il Cristianesimo occidentale si divise fra Protestantesimo e
Cattolicesimo e iniziarono le guerre di religione che devasteranno l’Europa sino a metà
del Seicento. Come noto, questa ossessione produsse, specie in campo protestante,
una pamphlettistica di dimensioni vastissime che, come storici dell’ufologia, è lecito
supporre essere le vere matrici “religiose” dei resoconti successivi.

A queste dinamiche religiose deve però essere unito il dibattito scientifico secentesco
sulla natura del Sole e soprattutto delle macchie solari viste come “perturbazioni” del
funzionamento dell’astro e considerate a lungo con preoccupazione. La fisica solare
era di là da venire e l’idea che il Sole bruciasse come una fornace poteva anche far
supporre legittimamente che queste “diminuzioni” dello splendore emesso dall’astro
indicassero un suo prossimo decadimento. La ricaduta sull’opinione pubblica colta e
popolare fu enorme. Infine, su un versante se vogliamo ancora più “laico”, c’è tutta la
passione per l’osservazione del cielo sette-ottocentesca, con miriadi di resoconti
fenomenologici su qualsiasi cosa ritenuta interessante interessasse l’atmosfera e la volta
celeste. Impossibilitati a fare di più, ci si rivolgeva a descrizioni minuziosissime di ogni
evento notato. Proprio da questo incontro/scontro fra istanze religiose e scientifico-
analitiche sorse, a mio avviso, la peculiarissima categoria delle storie dei fenomeni solari.

Considerato che quelli attuali sono soltanto dei balbettii, vista la pochezza delle fonti
disponibili, è questa l’occasione per rivolgere un fermo appello a tutti gli appassionati
di storia dei fenomeni anomali perché rivolgano degli sforzi per documentare meglio
questa stranissima categoria di eventi. Non dubito che ce ne siano parecchi, in ogni
parte del mondo, dei quali ignoriamo tuttora l’esistenza.

(g. s.)

CIELO INSOLITO #8 11
Le fonti primarie del fenomeno solare
di Ghiaie di Bonate

Nell’intera questione dei fenomeni solari, per noi italiani spicca il problema delle prime
fonti concernenti episodi avvenuti nel nostro Paese. Nel n. 4 di “Cielo insolito”
abbiamo visto che, anche lasciando stare i racconti dei tre secoli precedenti, i
fenomeni solari sono descritti con chiarezza almeno dai primi anni dell’Ottocento. Si
legano con chiarezza al contesto culturale cattolico-romano solo con le apparizioni di
Fatima, più di un secolo dopo. E, per quanto ne sappiamo, in Italia latiteranno ancora
per quasi trent’anni, mentre ormai ce ne sono in mezzo mondo.

Il “Corriere della Sera” del 22-23 maggio 1944, nove giorni dopo l’inizio delle visioni a
Adelaide Roncalli, che in quel momento aveva sei anni e mezzo, fu tra i primi a
spiegare la dinamica generale dei fatti e l’invito fatto alla bambina a tornare, dopo la
prima esperienza, per otto giorni consecutivi nel campo in cui era avvenuto il primo
episodio. Non si parlava ancora in alcun modo di cose strane nella volta celeste. Solo,
si apprendeva che sul posto erano già affluiti migliaia di curiosi fra i quali circolavano
“le più strabilianti voci: profezie, miracoli, avvenimenti misteriosi”. “Stampa Sera” del
29-30 maggio era assai più ampia, descriveva un militare “guarito”, ma non diceva
ancora niente di preciso su ciò che più ci riguarda. Lo stesso è possibile dire per “La
Gazzetta del Popolo” del 24 maggio e per il settimanale cattolico di Pinerolo “L’Eco
del Chisone” del 1° e del 15 luglio, che ai fatti di Bonate dedicò vistosi interventi in
prima pagina menzionando anche notizie tratte da “L’Eco di Bergamo” .

La prima fonte giornalistica che descrive i fenomeni solari che io conosco è


rappresentata dal settimanale cattolico cuneese “La Fedeltà” del 21 giugno 1944, ma
ho pochi dubbi sul fatto che ce ne siano di precedenti, a cominciare naturalmente
dalle fonti locali bergamasche e lombarde in generale. Il richiamo del titolo è
esplicito: Si rinnova in Italia il prodigio di Fatima? Fin dall’inizio, dunque, i fenomeni
solari italiani furono posti sotto il cappello della vicenda portoghese. Dopo aver
riassunto le visioni avute dalla bambina fra il 13 maggio e la fine del mese, il
settimanale descriveva le folle di fedeli accorse e le presunte guarigioni, due delle
quali - c’era da dubitarne? - dichiarate subito “inspiegabili” dai medici. Poi si passava
ai fenomeni aerei:

CIELO INSOLITO #8 12
Le presunte apparizioni sarebbero state accompagnate da bagliori fiammeggianti,
visibili a distanza. Testimoni oculari affermano il rinnovarsi del fenomeno del sole
rotante su se stesso, in un alone di iridati colori varianti dal giallo al turchino.

Il 5 luglio “Il Popolo Dertonino”, che si pubblicava a Tortona, uscì con un articolo
ancora più ampio. Ormai l’eco suscitato dalle enormi folle che erano accorse ad
assistere alle apparizioni aveva raggiunto l’intera Italia settentrionale. Il pezzo è molto
interessante. Non è firmato, fu scritto da qualcuno che si era recato sul posto a
indagare sulle visioni. Da esso abbiamo la conferma che il primo di una serie di
fenomeni solari si sarebbe verificato sabato 20 maggio, quando sul posto si sarebbe
raccolta una folla di circa ventimila persone. Quello è il giorno, scriveva “Il Popolo
Dertonino”, “in cui da molti si rivelerebbero fenomeni strani sul sole”. Mentre la bimba
“rimaneva estatica” tra la folla “i presenti, per tre volte ritennero di osservare nel sole
manifestazioni straordinarie”.

Si rincorrevano voci via via crescenti di un gran numero di guarigioni, mentre nelle
ultime tre sere di maggio le masse sarebbero arrivate a sommare centinaia di migliaia
di persone. In pratica, però tutto il lungo intervento del “Popolo Dertonino” era
dedicato all’atteggiamento prudente delle autorità cattoliche della diocesi e alle
storie che correvano su infermi risanati di colpo.

Da qualche anno però disponiamo di una fonte primaria che testimonia come i
fenomeni solari di Bonate furono descritti immediatamente dai presunti testimoni. Si
tratta del diario manoscritto dell’allora vescovo di Bergamo, Adriano Bernareggi
(1884-1953), che resse la diocesi dal 1932 a poco tempo prima della morte. Le note
sono state edite nell’autunno del 2013 dalle edizioni Studium di Roma come Diario di
guerra (settembre 1943 - maggio 1945).

Bernareggi si occupa, registrandole con una certa distanza, delle notizie che gli
arrivavano circa le visioni che Adelaide Roncalli dalla sera del 13 maggio 1944
sosteneva di avere e che avevano immediatamente mobilitato un gran numero di
persone.

L’annotazione è datata domenica 21 maggio. E’ stata vergata a brevissima distanza


dal presunto episodio, ma a dire il vero è piuttosto distaccato. Come vedremo fra
poco è probabile che non si riferisca a sabato 20 maggio, come scrisse “Il Popolo
Dertonino”, ma allo stesso 21:

Il mio segretario dice di aver osservato per lo spazio di 10 minuti circa il


sole girare su se stesso, cangiando anche repentinamente di colore,
giallo, rosso, bleu. Anche le persone e le cose si colorivano per il riverbero
del sole in giallo, rosso, bleu. Il sole poteva essere osservato senza
disturbo. Io ebbi solo a notare al termine della funzione un colore giallo

CIELO INSOLITO #8 13
delle case, come quando vi è un’eclisse parziale di sole o al tramonto.
Alle 19,45 ci dissero che il fenomeno si ripeteva. Ho guardato anch’io.
Fissando il sole che abbagliava si finiva col vedere il sole staccarsi
nettamente, dando poi l’impressione che girasse. Poi tutto prendeva un
colore rosso. Ma allora era evidentemente un fenomeno ottico.

Non ho purtroppo accesso ai documenti relativi all’indagine che negli anni successivi
al 1944 e sino al 1948 condusse sugli eventi di Bonate la commissione della diocesi
cattolica. A parte questo, come avviene di consueto in questi casi, in rete è possibile
reperire riferimenti di vario genere a testimonianze su fenomeni solari che sarebbero
stati constatati in varie giornate dell’anno 1944. E’ il caso della rivistina ultra-cattolica
“Senapa”, sostenitrice ferrea della realtà delle apparizioni.

Una prima testimonianza ricordata a distanza di tempo figura nel n. 2 dell’anno 2000
di questo periodico a firma di Luigi Stambazzi (p. 10). L’articolo ricostruisce il racconto
di Giuseppe Belotti (1908-2005 ), che fu senatore della Democrazia Cristiana. Belotti
rievocò per Stambazzi quanto avrebbe visto domenica 21 maggio 1944 da Bergamo
città intorno alle 18, in via Gavazzeni, durante una festa dell’Azione Cattolica: il Sole
s’ingrandisce, ruota vorticosamente… Tornato a casa, spiega alla moglie e ai figli
quanto accaduto e il Sole, ormai al tramonto, avrebbe mostrato a tutti, ancora una
volta, gli stessi fenomeni di cambiamento di colore. Già in precedenza, peraltro, nel
1989, Belotti aveva dedicato un intero capitolo del secondo volume del suo I cattolici
di Bergamo nella Resistenza (Minerva Italica, Bergamo, 1989) a quanto aveva visto a
suo tempo.

Stambazzi però riferisce di un secondo episodio che si


sarebbe verificato la domenica successiva a questa, il 28
maggio, di nuovo alle 18, a Seriate, con testimone lo stesso
vescovo Bernareggi. Questo ulteriore evento sarebbe stato
confermato a Stambazzi proprio dall’allora segretario del
vescovo, don Federico Berta, che era già stato fra gli
osservatori menzionati nella nota di mons. Bernareggi,
quella vergata il 21 di maggio. Non è finita. Un altro punto
d’osservazione, alle 18 di domenica 28 maggio, sarebbe
stato il paese di Songavazzo, in alta Val Seriana, dove il
prete Severo Bortolotti si accorse che stava succedendo
Il vescovo cattolico Adriano Bernareggi, che qualcosa perché attraversando la piazza del paese scorse
reggeva la diocesi di Bergamo al tempo delle
apparizioni di Ghiaie di Bonate. Sarebbe stato un uomo che scrutava la collina di fronte, e allora vide che
testimone di un fenomeno solare da Seriate
(Bergamo), domenica 28 maggio 1944 (foto da era striata “di fasci di luce multicolore” (1).
Wikipedia, pubblico dominio).
Sul n. 2 dell’anno 2003 di “Senapa”, invece, uscì un
secondo, lungo articolo sui fenomeni solari. In parte era dedicato a una disamina

CIELO INSOLITO #8 14
dettagliata dei presunti eventi di Bonate. E’ opera di uno dei sostenitori della realtà
sovrannaturale delle visioni di Adelaide Roncalli, Alberto Lombardoni. Pur essendo
evidente che fonti di questo genere debbano essere considerate con le dovute
cautele, ma esso non altro fornisce un’ampia documentazione. Qui ne forniamo una
sintesi estrema. S’intitola I fenomeni solari (pp. 8-18) ed è reperibile in rete (2).

Lombardoni asserisce che a partire dal 20 maggio 1944 si ripeterono sei volte (20, 21,
28 e 31 maggio, 13 giugno e 13 luglio) e che furono visti da centinaia di migliaia di
persone, anche a grande distanza, non solo in Lombardia ma anche in Piemonte e in
Liguria. L’Autore raccoglie pure alcune deposizioni sui fenomeni del 20 maggio fatte
nel 1946 alla commissione diocesana e ripete quello del senatore Belotti. Descrive poi
quanto narrato da Achille Ballini (1907-1973) in un altro libretto, Andiamo alle Ghiaie a
vedere (Grafica Monti, Boltiere, 1951) e, ancora per diverse pagine, menzionando
diversi altri osservatori.

Naturalmente il guaio principale di questi racconti è che provengono da un ambito


strettamente confessionale e da una pubblicistica iper-settoriale, fatta soltanto per chi
aderisca a specifiche convinzioni religiose. E’ difficilmente utilizzabile, in specie per le
parti rievocate a grande distanza di tempo. Ciò non toglie che essa offra anche
spunti d’indagine storiografica per lo studioso di orientamento scientifico e interessato
più di tutto alla filologia.

Nell’elencare le aree interessate ai fenomeni, Lombardoni scrive che gli eventi


sarebbero stati constatati fuori dalla provincia di Bergamo. In particolare, quello di
domenica 28 maggio sarebbe stato visto a Darfo (Brescia), nella Westfalia tedesca,
quello di mercoledì 31 maggio a Cevo (Brescia), a Piacenza e in vari paesi del
Trentino, quello di martedì 13 giugno a Corzano (Brescia) e quello del 13 luglio in
Piemonte, a Valsaviore (Brescia) e altrove.

In effetti, circa il 13 luglio, una conferma da almeno una fonte del tempo c’è. Si tratta
de La Gazzetta del Popolo del 15 luglio di quell’anno, che nella sua cronaca torinese
(p. 2) fece uscire queste notizie per noi preziose:

Il Sole girava!

L’altro ieri sera, verso le 18, si spargeva per la città e i sobborghi la notizia
che “il sole girava”. Successivamente continuavano e si amplificavano i
commenti, sui quali veniva spolverata la magia che in simili occasioni
appare sempre in primo piano.

Chi diceva che il sole stava sfasciandosi, chi affermava che il grande
disco, prossimo al tramonto, si stava avvicinando rapidamente alla terra,
chi assicurava che tale fenomeno preannunciava grandi avvenimenti
previsti dagli oroscopi e abbondantemente ammessi dalla superstizione.

CIELO INSOLITO #8 15
In sostanza chi ha assistito al fenomeno, sia dalla città che nei paesi della
provincia, asserisce concordemente che il sole girava su se stesso a
grande velocità, intorno ad una macchia scura visibile nel centro anche
ad occhio nudo. Intorno all’astro era diffusa un’intensa luce gialla,
tessuta di miriadi di sfumature di color arancio che si accendevano ora
di rosso, ora di azzurro, ora di verde, le quali rendevano la
manifestazione astronomica profondamente suggestiva.

Il fenomeno è durato dalle 18 circa sin verso le 20. Dopo di che il sole
riprendeva la sua attitudine naturale, sancita dal Creatore.

Molte versioni si danno del fatto. C’è chi dice che sia il risultato di una
suggestione collettiva, c’è chi afferma che il fenomeno ha realmente le
proporzioni che il popolino vuol dargli, c’è infine chi mette in relazione lo
stesso fenomeno con predizioni di carattere religioso, espresse qualche
tempo fa, sulle quali, del resto, la Chiesa non ha preso alcuna posizione.

Ieri negli uffici, nei negozi, nei caffè, non si faceva che parlare dello
strano avvenimento celeste. Naturalmente ognuno aggiungeva
qualcosa di suo. Del fatto, dopo la cronaca, s’interesseranno gli studiosi.

A parte quel riferimento ambiguo a “predizioni di carattere religioso”, la fonte non


mette in relazione i racconti torinesi con le visioni di Bonate. L’unica cosa che si può
pensare è che in Italia settentrionale, di là dal poco che le fonti giornalistiche
riportavano, l’eco delle concentrazioni di grandi masse che in pochi giorni avevano
raggiunto il paese della Bergamasca si fosse diffuso e che in certe date parecchi,
anche non da quella provincia lombarda, si aspettassero qualcosa di insolito in cielo.
Ma si tratta di mere supposizioni.

Invece, dietro segnalazione dello studioso di storia dell’anomalistica Roberto Labanti,


sappiamo che lunedì 12 giugno 1944 qualcosa di insolito potrebbe essere stato
osservato da altri individui presumibilmente del tutto estranei alle dinamiche delle
visioni religiose che si stavano dipanando nel paese della Bergamasca.

Si tratta di un’annotazione presente nei registri di un osservatorio meteorologico,


quello di San Michele all’Adige, che dipendeva dalla Provincia di Trento. Aveva sede
presso il locale Istituto Agrario. Questi registri si trovano adesso in rete ed è possibile
effettuare delle ricerche nei relativi db. Ebbene, all’url
http://iphen.entecra.it/cma/astro/eventi.php?evento=aurora%20boreale potrete
leggere, sotto la data di lunedì 12 giugno 1944: Fenomeno solare! Dalle 18.30 alle
19.30.

Niente di più: il “fenomeno solare” non è descritto in maggior dettaglio e dunque è


impossibile asserire che abbia avuto caratteristiche assimilabili agli eventi che ci
riguardano. Rilevo soltanto due cose: Lombardoni accenna (ma per il 31 maggio) ad
osservazioni “in vari paesi del Trentino” e l’orario riportato dal registro di San Michele
CIELO INSOLITO #8 16
all’Adige menziona come orario di inizio dell’evento le 18.30: per quel che che
sappiamo, diverse fra le testimonianze provenienti da Bonate e da altri luoghi parlano
di fatti che avvenivano a partire dalle 18, e fino al tramonto.

Un’altra testimonianza che almeno pare non provenire in modo diretto dall’ambito
della più stretta devozione religiosa è quella rilasciata nel 2014 a una testata locale da
un anziano di Mozzo (Bergamo), a pochi chilometri da Bonate. Durante il periodo
delle apparizioni (non è purtroppo indicata una data precisa), quello che allora era
un bambino, insieme a molti altri vede il Sole ruotare cambiando colore e dando
all’ambiente circostante “riflessi violenti e strani” (3).

Tutto è assai precario e a dir poco discutibile, in specie allo stato attuale, ma queste
vicende, qualsiasi cosa se ne voglia pensare. Per capire meglio che cosa fu
raccontato fra la metà di maggio e la seconda metà di luglio del 1944 non resta che
fare una cosa: consultare le raccolte dei quotidiani e dei settimanali locali dell’Italia
settentrionale per quei sessanta giorni o poco più. Io l’ho fatto per il poco che mi è
stato possibile e i risultati sono quelli che vi ho riferito.

Sarebbe interessante poter documentare meglio dinamica, significato e protagonisti


di questi curiosi episodi.

(g. s.)

NOTE:

1) L’articolo è scaricabile all’url: http://www.madonnadelleghiaie.it/allegati/001703.PDF (ultimo


accesso: 1° dicembre 2018).

2) Scaricabile all’url: http://www.madonnadelleghiaie.it/allegati/001703.PDF (ultimo accesso: 1°


dicembre 2018).

3) Mozzo: Madonna delle Ghiaie: il racconto di Luigi Rota, “Mozzo News”, 1° settembre 2014
(disponibile all’url: https://mozzonews.com/2014/09/01/mozzomadonna-delle-ghiaie-il-racconto-di-
luigi-rota/. Ultimo accesso 1° dicembre 2018).

CIELO INSOLITO #8 17
Diana, sacerdotessa del Tempio di alabastro rosa di
Atlantide - suonare ed attendere, prego

Nella sua edizione del 24-25 agosto 1951, il “Corriere d’Informazione” di Milano
pubblicò in terza pagina un articolo vistoso firmato dal suo corrispondente a Londra, il
giornalista Vero Roberti, che si era fatto una fama come giornalista di guerra e che
scriverà parecchi libri di memorialistica sulla Seconda Guerra Mondiale. Roberti era un
cavallo di razza del giornalismo classico. Su sei colonne Roberti annunciava: Appena
tornata dalla Luna, Diana, ha fatto il suo resoconto.

Diana era una “sacerdotessa di Atlantide” e viveva nel cuore della Londra post-
Seconda Guerra Mondiale. Datato “agosto”, il pezzo purtroppo non spiega nulla sulle
circostanza che lo spinsero a contattarla.

Il “Tempio del Triangolo d’Oro”, come lo chiama Roberti, aveva sede presso il lussuoso
appartamento della donna, sito nel quartiere dei Linden Gardens, pare di capire non
lontano dai giardini di Kensington. Da lui sappiamo che in realtà questa donna, che si
presentava come “Diana”, si chiamava R. Fortt. Roberti la descrisse come anziana,
molto elegante, sorridente.

A Roberti disse di esser tornata sulla Terra da pochi giorni per rivedere “i fedeli del
triangolo d’oro”, lei che era la prima sacerdotessa del tempio di alabastro rosa.
Identificò il giornalista e il suo accompagnatore inglese in due tipi diversi di fiore.

Dopo aver chiesto che non le fossero rivolte domande, spiegò che in realtà lei era la
prima sacerdotessa del Tempio di alabastro rosa di Atlantide, appena tornata sulla
Terra per rivedere quelli che chiamava “i suoi cari fiori”, ossia i membri del “Triangolo
d’Oro”. Paragonò Roberti a un giaggiolo blu di Spagna e il suo accompagnatore a un
tulipano giallo. Poi spiegò di essere la reincarnazione di una creatura vissuta
nell’Atlantide cinquecentomila anni fa. Era stata sacerdote (maschio) nell’antico
Egitto e in Persia e solo stavolta era diventata donna.

Ma ecco la parte che ci interessa di più come storici dell’ufologia. La cosmologia di


cui Diana è promotrice. Il Sole è la porta luminosa del cielo e, quanto alla Luna, si
tratta di una stazione intermedia per le “anime”. Le anime, infatti, se ne servono come
tappa prima di giungere al Tempio di alabastro rosa. Diana, quel che più conta,
visitava sovente gli altri pianeti, abitati da esseri simili a noi ma con gradi di civiltà

CIELO INSOLITO #8 18
diversi. Non granché la Luna, dove c’è “un silenzio terrificante”. C’era appena stata e
non aveva nessuna voglia di tornarci.

Su Mercurio invece Diana aveva visitato la città di Sarloom, costruita in cristallo di


rocca. Lì le scienze sono avanzatissime. Su Saturno vi sono istituzioni che conservano i
registri anagrafici di tutte le vite passate, presenti e future vissute sulla Terra ma anche
su tutti gli altri mondi. Per questo gruppo di occultisti la reincarnazione con transiti su
mondi abitati con capacità tecniche differenti era un punto centrale. Sostenendo
che a Londra aveva ormai centinaia di seguaci, spiegò a Roberti che tutti potevano
accedere a quei registri saturniani grazie a lei e agli “spiriti pittori” (?), in particolare
attraverso l’opera di “Guido”. Nel gruppo tutti ricevono il nome di un fiore. Guido
trasmetteva notizie desunte dagli archivi di Saturno che poi lei tramutava in disegni
(costo: tre scellini l’uno).

In questo quadro come si vede c’è tutto quello che serve da benzina per il mito
ufologico sorto a metà XX secolo (i mondi abitati da essere di vario grado di civiltà, i
rapporti stretti fra pianeti, l’avanzamento scientifico di alcuni di essi), ma non vi sono
cenni al fulcro del mito dell’era ufologica. Il disco volante. Il mezzo che ad un certo
punto diventa necessario e sufficiente come segno e come significato di interi universi
di pensiero, di idee, di credenze. Per lo storico delle idee che si occupa degli UFO il
rilievo di Atlantide (e di Lemuria, e di Mu, e così via) sta nel fatto che ad un certo
punto questi mondi non sono più soltanto sede di conoscenze occulte o di una storia
della Terra e del cosmo alternativa o complementare a quelle bibliche prima e della
scienza poi, ma luoghi del dominio della tecnica. Si tratta di una tendenza progressiva
che si manifesta nell’occultismo a cavallo fra XIX e XX secolo ma che vede un punto
di svolta nella Story of Atlantis di William Scott-Elliott (1849-1919) con le razze atlantidee
dotate anche di airships propulse da forme di energia a noi sconosciute e fatte di
materiali simili al metallo.

Senza menzionare sopravvivenze occulte di Atlantide ma pur sempre nel quadro delle
civiltà avanzate nascoste in qualche angolo della Terra, nel 1946 e nel 1949 un
chimico italiano, Umberto Sborgi (1883-1955), pubblicò due edizioni di un romanzo di
fantascienza, I Kemi (Editrice Scientifica, Milano) in cui una società di scienziati-filosofi
si nasconde nelle valli delle “Montagne Rutilanti”, dove dispongono di velivoli e
proiettili volanti di ogni tipo, alcuni dei quali fatte di materiali multicolori che possono
diventare trasparenti e che lanciano a tratti nell’atmosfera terrestre, non è del tutto
chiaro a quali fini (1).

E’ lungo un processo evolutivo partito da queste cose che è bene collocare anche la
pubblicistica del gruppo della “Golden Triangle Fellowship” inglese (quella che Roberti
chiama “Tempio del Triangolo d’oro”). Ad avviso di studiosi come Joscelyn Godwin,

CIELO INSOLITO #8 19
questa pubblicistica, fatta di libretti e opuscoli usciti fra il 1946 ed il 1954 (ma sembra il
gruppo esistesse almeno dal ’36) si connette, più che alla Teosofia in senso stretto, allo
Spiritualismo inglese del XIX secolo. La “Golden Triangle Fellowship” diretta dalla nostra
signora R. Fortt, alias “Diana”, deve molto a William Stainton Moses (1839-1892), un
pastore anglicano che con la sua scrittura automatica disegnava un cosmo abitato
con forti risonanze cristiane, cosa che gli alienò le simpatie dei teosofi mainstream.
Uno dei testi principali del gruppo della Fortt, “Atlantis”, firmato da un non meglio
identificabile “Mandasoran, the Recorder” fu pubblicato nel ’54 dalla Fellowship. Si
sofferma ampiamente sul fatto che gli Atlantidei avevano l’energia atomica, che
ovviamente impiegavano per scopi pacifici, oltre ad “aerei”, mezzi per
telecomunicazioni e ad altre tecnologie giunte come “doni della nazione meccanica
di Marte” (sic).

Mandasoran, chiunque fosse, era stato “in spirito” nella “Loro Città Santa”, che si trova
in un mondo sul quale aveva appreso e visto questo e molto altro. Nel 1954 “Diana”
affermava di essere a capo di 84 “Triangoli” (cioè gruppi: usava un linguaggio
consono a molto pensiero occultistico occidentale per i piccoli gruppi in formazione.
Triangoli sono anche i gruppi di massoni che si riuniscono senza poter formalmente
creare una loggia) formati ciascuno da tre “fiori” (singole persone), molti dei quali fuori
dalla Gran Bretagna (2).

Dopo il 1954 la “Golden Triangle Fellowship” mi è ignota. Non so bene quando si


dissolse. La cosa insolita è che questo movimento così peculiare e con addentellati
ufologici giunse a conoscenza degli italiani, e non grazie a qualche rivistina iper-
settoriale per appassionati dell’occulto, ma nella terza pagina del maggior quotidiano
italiano del tempo (3).

Per quanto Roberti fosse un giornalista serio e documentato, non poteva certo
immaginare quale universo di idee, di barocchismi, di controcultura si nascondeva,
dietro quell’anziana, distinta e ricca signora di un quartiere ricco dell’ormai ex-
capitale del mondo occidentale.

(g. s.)

NOTE:

1) Per una discussione del libro di Sborgi rimando a Stilo, Giuseppe, Un cielo rosso scuro, UPIAR, Torino,
2016, pp. 156-158.

2) Godwin, Joscelyn. Atlantis and the Cycle of Time, Inner Traditions, Rochester-Toronto, 2011, pp.
197-199.

CIELO INSOLITO #8 20
3) Un successore più strettamente ufologico che andrebbe rievocato con cura dagli storici
dell’ufologia fu il gruppo inglese “The Atlanteans”, diretto e fondato nell’aprile del 1957 da
Jacqueline Murray. Murray era senza alcuna remora in contatto telepatico con i piloti dei dischi
volanti, che poi non sono altro che i mezzi pilotati dagli spiriti di alcuni venusiani che vivevano ad
Atlantide ed a questi forniti quando essa prosperava. Sopravvissuti alla catastrofe, sanno però
tutto della storia del continente scomparso.

Milano 1919: come contattare i defunti sugli altri


pianeti grazie al mercurio

Tutto quello che sappiamo su questa storia deriva da un articolo che apparve in
cronaca di Milano sul “Corriere della Sera” il 21 maggio del 1919 (p. 2). Gli scherzi... del
fluido ultraterreno racconta di “due oscuri studiosi delle onde hertziane” che
abitavano al terzo piano di un edificio di via Marco Aurelio, nel quartiere
settentrionale di Turro, che allora era fuori città. I due si chiamavano Aristodemo Lodi
(35 anni) e Carlotta Bedoni (36) e lui era qualificato come elettricista. Originari di
Modena, si erano stabiliti a Milano dove forse, secondo il quotidiano, gli era venuta
l'idea della “scoperta”.

Questa scoperta consisteva nella capacità di “corrispondere con le stelle”.

Lodi lavorava come addetto agli accumulatori di elettricità dei vagoni letto, cosa che
gli avrebbe permesso di accedere a provviste della sostanza che asseriva essere
necessaria per questi contatti: il mercurio. I contatti, per quel poco che possiamo
capire, erano caratterizzati dalla presenza di pseudo-apparecchiature tecniche. Non
si trattava, in altri termini, di rapporti fra mondi stabiliti attraverso la medianità classica,
allora al suo apice di popolarità, ma dall'irruzione di mediatori moderni, cioè degli
apparecchi. I contatti con gli altri mondi, però, non concernono gli extraterrestri tout
court - troppo presto, per la gran parte degli individui di cento anni fa - ma i defunti. In
questo senso, come visto per la “Golden Triangle Fellowship”, soffrono e godono allo
stesso tempo di questa ambiguità di collocazione culturale, a cavallo come sono fra
due mondi.

CIELO INSOLITO #8 21
Allo stesso modo, l'elemento mercuriale funge da trait d'union più o meno
consapevole con un universo di credenze di tipo tradizionale, in specie con quelle
alchemiche proprie dei secoli precedenti. Il segreto per i contatti:

...semplice come l'uovo di Colombo, consiste in una miscela a base di


mercurio, le cui vibrazioni, raccolte quando la comunicazione con gli
astri è stabilita, servono a far parlare i miseri abitanti del nostro pianeta
con gli spiriti dei trapassati, notoriamente andati a vivere negli astri.

Si noti un'altra cosa: i contatti erano stabiliti non nel chiuso di un appartamento o di
uno spazio delimitato, templare, ma sotto la volta stellata:

...i coniugi Lodi misero subito il loro fluido ultraterreno a disposizione


specialmente delle povere donne afflitte da qualche angoscia segreta.
Le conducevano nelle notti stellate in mezzo ai prati di Greco (altro
quartiere settentrionale di Milano, N. d. R.) e lì, con un semplice giro di
manovella, assai più facilmente che al telefono, si parlava col centralino
di Venere o di Mercurio, a seconda del genere degli affari.

La truffa, portata alla luce dalle indagini del commissario di Pubblica Sicurezza
cavalier Birondi, che avrebbe denunciato il fatto alla magistratura, avrebbe visto però
il ritorno in primo piano di un elemento magico di tipo tradizionale. La necessità, ogni
tanto, di pelle di leone triturata per far funzionare l'apparecchio che stabiliva i
contatti. Con questo sistema ricavarono soldi preziosi da donne che volevano notizie
sul fidanzato, sul figlio disperso in guerra o sul marito defunto e così via. Mentre la
Bedoni era stata denunciata a piede libero perché spacciava anche dei medicinali,
al momento dell’uscita dell’articolo il Lodi era già stato condannato ed era detenuto.

Non sappiamo di più, allo stato, delle cose che più ci interessano: in che forme si
articolava il ragionamento che i Lodi dovevano proporre e, ancora di più, in che cosa
si articolava l'apparecchio, il mediatore fra la Terra e gli altri mondi. Perché è proprio il
dominio della tecnica che, da lì a trent’anni, farà esplodere il mito dei dischi volanti
extraterrestri.

(g. s.)

CIELO INSOLITO #8 22
1909: Encounter with airship pilots
in the year of Mars

In 1909 the idea that Mars was inhabited by an


advanced race expanded even more in the popular
culture, thanks to large press coverage about
possible communications to and from the red planet,
besides the usual controversy and debate about
habitability and the so-called canals fiercely
advocated by Percival Lowell in those early years of
the XX century. Throughout most of 1909, peaking
between April and the first half of May, the American
newspapers published a large deal of articles about
Harvard’s professor William Henry Pickering suggesting
a striking way to communicate with Mars optically,
Denver Post Weekly May 9, 1909
and about professor David P. Todd of Amherst
College believed to ascend in a balloon carrying a wireless device for receiving
messages from the same planet1. In an interview with The New York Times Todd told
reporters had misinterpreted his claims: he was planning a balloon ascension just for a
scientific experiment and no purpose for getting radio
messages from Mars2.

In 1909 many American newspapers published full or near


full-page illustrated articles about those Martian topics,
usually on their highly-popular Sunday editions, exposing a
broad range of people to the idea of technologically-
advanced life on that planet, and possible
communications with it. The newspapers published similar
pages throughout the next two decades.

News about sightings of mysterious airships was frequent in


An example of full-page article about Martians. San
Francisco Sunday March 10, 1909 1909, both in Europe and outside the continent, mainly in

1
Both professors were a sort of “newspaper stars”, frequently interviewed about astronomy-related matters. In
1910, for example, they were regularly questioned about the Halley comet and its effects on Earth, during the months of the
comet craze, when newspapers published (also) bizarre stories about comet protecting umbrellas, anti-comet pills and
submarine voyages to avoid the deadly cyanogen comet tail.
2
The New York Times June 27, 1909

CIELO INSOLITO #8 23
USA, New Zealand, and Australia. The European cases were usually believed as the
result of foreign powers (Germany or Russia) collecting intelligence information or
preparing an invasion, while the American ones were seen as the result of a lonely
genial inventor. In Australia, one of the theories was about a spying activity by hostile
Japanese airships. Italian researcher Giuseppe Stilo found a few sightings happened in
Italy, between August and November 1909, involving unusual lights in the night sky
and associated with possible mystery airships.

The mysterious flying contraptions were rarely associated with Martians, and when this
happened, the link with the red planet was absolutely ironic. Such a link was
introduced because the idea of an advanced race on Mars was already deeply
rooted in the popular culture. A Welsh newspaper commented the possible
explanations for some local sightings, suggesting ironically at last that the visitors could
be from Mars3. An Australian paper4 reported a local sighting of strange flashing lights,
then claiming that its opinion was that

… the inhabitants of Mars are signalling the earth, and that Friday
morning’s incident merely marked an unsuccessful attempt to get into
direct communication with the office of the “Sunday Sun”, which is not
improbably regarded in the neighboring planet as the centre of
terrestrial intelligence and up-to-dateness.

Rumors about legions of German spies landed in the British isles circulated wildly in
Great Britain before, during and after 1909 (even during World War I, although 1913
was probably the top of the scare). Similar rumors and fears were present between
1908 and 1913 in other European countries, where a few sightings of mysterious airships
or airplanes have been traced so far. It seems no extensive research on local press
sources of those countries has been made, except Denmark, where a small wave of
mystery airships took place between June and July 19085.

The fear for a German invasion was common among British people and a common
talk argument. It was continuously fuelled by the press, often pushing readers to a sort
of spy hunting6. The Weekly News offered £ 10 to any reader who produced evidence
of spies active in Great Britain, while some people founded groups of amateur spy-
hunters. German airships, popularly known as “Zeppelin,” were believed responsible for
clandestine flights over Britain, for reconnaissance purposes, and for dropping spies
and saboteurs, or even soldiers (although the fear of German spies hidden in Great
Britain predated the airship stories). People thought airships could also be possible
bombers: they were really used by the Germans during the early years of WWI to

3
Evening Express and Evening Mail May 17, 1909
4
The Sunday Sun August 22, 1909
5
Wegner, Willy (1977) The Danish Airship of 1908. MUFOB News Series #9
6
Watson, Nigel (1980) Airships and Invaders: Background to a Social Panic. Magonia #3

CIELO INSOLITO #8 24
bomb London and other cities, later replaced by airplanes. The fear of aerial bombing
over Great Britain remained alive until the outbreak of WWII, including some episodes
of popular panic7. In the years predating
the Great War all devices flying in the air
were the breakthrough technology of the
time, and most people looked at them as
something nearly magical: a vast literature
of fantasy novels and books (but also
newspaper and magazine articles, comics
and cartoons) describing stunning air vessels
contributed to boosting such an attitude8.
People were also eager to see one of those
flying marvels and have an uncommon
experience to tell others. They thought
everything bizarre in the sky, showing some
technological clues (especially lights and
searchlights), was an airship, possibly from a
foreign power or from a local inventor. The
first idea was the favorite one in countries,
like the UK, directly facing the political
Two frames from The Airship Destroyer movie (1909).
tensions with other powers (usually
Germany). The idea of a genial lonely inventor was popular in countries like the USA
having no direct rival next to its borders.

On the night of March 23, 1909, a police constable named Kettle reported the sighting
of an oblong craft passing over the English city of Peterborough, Cambridgeshire9,
supported by the claims of another policeman in another part of the city. More
sightings began to circulate the following days, growing steadily in April and even
more in May10. During that month an episode was largely covered by the UK press and
was rediscovered decades later by ufologists thinking it was an early “close encounter
of the third kind.” It was also previously quoted by Charles Fort in his book Lo!, and then
quoted again by a few American newspapers during the 1947 UFO wave 11.

7
Holman, Bret (2014) The Next War in the Air: Britain's Fear of the Bomber, 1908-1941. Farnham and Burlington:
Ashgate
8
Even the British filmakers in the 1900s borrowed from the literary invasion-scare theme: the image of the airship
was a powerful and highly photogenic expression of foreign intrusion. Those films included The Airship Destroyer (1909),
The Invaders (1909), England invaded (1909), An Englishman’s Home (1909), If England were Invaded (1913).
9
Lincolnshire Echo, Yorkshire Evening Post March 25, 1909; East Anglian Daily Times, Leeds Mercury, Western
Gazette March 26, 1909
10
An important resource about mystery airships, airplanes and balloons is Brett Holman’s site. He deals with the 1909
sightings at https://airminded.org/archives/scareships-1909/
11
Newport Daily Press, the Cincinnati Enquirer, The Palm beach Post July 11, 1947

CIELO INSOLITO #8 25
The stunning airship story was first published on May 19 by the Cardiff newspaper
Evening Express and Evening Mail at page 3, including three pictures, of the sixth and
pink editions. The previous ones reported the sighting of an airship emitting a “swishing
sound” at about 1:20 am of that same morning in Cardiff, which was also reported by
other newspapers that same day12: seven people saw two lights (“a kind of flashing
searchlight”) visible for about three or four minutes, going in the direction of Newport,
and then turning towards Weston13. The day after a much-expanded article, still
featuring the same three pictures, took nearly half of page 2 of the first, fourth editions
of the newspaper (including a special and an “extra special” editions): the last
editions had the long articles on page 3, without pictures. Another seemingly different
interview appeared in the South Wales Daily News newspaper on May 20, adding
some other details.

Many UK newspapers published the story, often giving a good deal of space to it, on
May 20, while others published it between May 21 and 22, until 27. Some American
newspapers published the story, and it was later collected by Charles Fort, who
placed it in his book Lo! (1931), although he believed it a publicity stunt. Because of
the presence in the Fort books, the story was probably known to the students of
mysteries and fringe topics: it was also quoted by a UK boy magazine in 1938, in an
article proposing the possibility that men from Mars had been visiting Earth. The
encounter was occasionally quoted also in the American press during the 1947 saucer
wave, supporting a few articles devoted to Fort and the idea that the flying saucers
seen in the skies were nothing new.

A Mr. C. Lethbridge, living in Cardiff, went to the Cardiff office of the Evening Express
newspaper14 about 11:00 am on May 19, 1909, but he already had told his experience
to several people. He told an amazing story. During the winter months, he worked at
the Cardiff Docks, while in the summertime he traveled the district with his little Punch
and Judy show, giving performances at the various schools. The day before he went to
Senghenydd, then he walked home over Caerphilly Mountain. He reached the top of
the mountain, a very lonely spot, about 11:00 pm and, when turning the bend at the
summit, he was surprised to see a long tube-shaped object lying on the grass on the
roadside, with two men busily engaged with something nearby (“seemed to be at
some kind of work close by”15), about 20-30 yards away. They appeared to have big,
heavy fur coats, and fur caps fitting tightly over their heads. They looked like “officers.”
Because they were tall and military-looking

12
South Wales Daily News May 19, 1909
13
Evening Express and Evening Mail May 19, 1909 (first to fifth editions)
14
Evening Express and Evening Mail May 20, 1909
15
South Wales Daily News May 21, 1909

CIELO INSOLITO #8 26
He was rather frightened, but he
continued to go until he was within twenty
yards of them. The noise of Lethbridge’s
little cart seemed to disturb them, and
when they saw him, they jumped up and
jabbered furiously to each other in a
strange language, Welsh or something
else, certainly not English.

The two men hurriedly collected The spot where the airship rested when Lethbridge saw it.. When it came into the
something from the ground before straight on the road from Caerphilly he was seen by the" aeronauts".

jumping into the object, and at that point


the man got really frightened, remaining still. The long “thing” on the ground rose up
slowly, and when it was hanging a few feet off the ground the men jumped into a kind
of little carriage suspended from it, and gradually the whole affair and the men rose in
the air in a zig-zag fashion. When they had cleared the telegraph wires that pass over
the mountain two lights, as electric lamps shone out, and the object went higher into
the air and sailed away towards Cardiff, producing an awful noise, a whirring noise,
like an engine working. The man was too scared to move for a time; then, when he
arrived home, he told his people about what he had seen. He told he thought first it
was some big bird, but then concluded it had been an airship.

The newspaper reporter interviewing Lethbridge asked him if he had read newspapers
lately and the many news about airship sightings over Great Britain. He claimed the
two men looked young, speaking very loudly to each other as if quarreling or excited.
The main article describing the event wrote:

What were they doing do you think?

I can’t imagine but I have been thinking since that they must have been
doing something to the gear of the thing, for they appeared to be
picking some things up in a hurry – and they certainly did not look
pleased to see me!

Did you hear anything besides their voices?

Oh, yes. When the thing went into the air I distinctly saw what looked like
a couple of wheels on the bottom of a little carriage, and at the tail end
of it was a fan whirring away as you hear a motor-car do sometimes.

CIELO INSOLITO #8 27
After being cross-examined by some members of the office staff,
Mr. Lethbridge was taken to the spot. In the place where the
object was there were found distinct traces of recent disturbance
as if a plow-share or some such hard contrivance had been
drawn across it. Mr. Lethbridge traced on the distance covered by
the landed object: it was about 54 feet. There were signs of recent
trampling on the grass, and there was quite a collection of torn
papers, as well as a red label attached to a chain and small plug.
There was also another odd find. It was the notehead of a London
Mr. Lethbridge pointing out the firm of stock, share, and bond dealers cut in two. On the upper
direction which the airship took after
it had risen over the telegraph wires. portion, bearing the firm’s address, there was not the slightest
trace of any writing, but on the lower portion there still remained
faint outlines of a typewritten letter, and amongst the words that could be deciphered
on this piece, with some difficulty, were “provincial
centres,” “rest assured that we shall not,” “the fullest
confidence,” “this letter amply justified.” The slips of
newspapers found on the spot revealed that almost
every one of them contained references to airships or
the German Army.

That spot was littered with other things. There were


The label picked up the day after the event, in a gulley
about a couple of dozens of small bits of well-made marked with a X on the road to Cardiff (see photo above).

blue paper, bearing a mass of figures and letters of the


alphabet formed in style distinctly different to that of the average English calligraphy.
There was also quite a quantity of pulpy paper, somewhat similar to papier-mache,
such as might be used as packing, and not very dissimilar to the appearance of a
cartridge wad. The journalist suggested that the machine had been grounded to
repair some of the gear and that all that stuff was used in the process. Another strange
find was the lid of a tin box, bearing words showing that the box contained a paste of
polishing metal.

The red label was printed in French and read as follows:

AVIS IMPORTANT

Cette epinglette est destinee a repousser l’obus de la valve lorsqu’il est


colle sur son siege.

Detacher l’epinglette et la fixer apres le tuyau de la pompe a l’extremite


qui s’adapate sur la valve.

N.B. Nos nouveaux tuyaux souples pour pompes voiture et voiturette sout
tous munis de cette epinglette.

CIELO INSOLITO #8 28
The text looked like the directions about the use of an artillery shrapnel shell, but
someone else suggested it referred to a gas inflator for indiarubber tubes. A
Norwegian living in Cardiff, Mr. O. Riddervold, called the newspaper office to say the
pin attached to the label was applied in the motor mechanism of an airship16.
According to him, the pin was the instrument used for releasing the valve fixed to the
pump to inject air from the atmosphere into the balloonette of the airship. Mr.
Riddervold said the pin was undoubtedly testimony that an airship had either rested on
that particular spot or had passed over it, and that the label had been dropped by
the aviators. Mr. J.T. Willows, the secretary of the South Wales Automobile Club,
pointed out that some motor trials took place on the mountain slope sometime before:
it was quite possible that the label was dropped by one of these. According to him
similar labels and pins were attached to a gas known as Sioco. While the gas was used
for inflating tires, but it was also an extinguisher for petrol fires. The pin attached to the
label was used for freeing the plunger in tires: Lethbridge claimed that he saw a
couple of wheels on the tube-shaped object. More, a manager of the Michelin Tyre
Company told a representative of the Evening News that the pin appeared to be one
of the valve caps which are attached to the end of their tire inflators. Anyway, the
French-language label was never accompanying goods despatched in Great Britain,
so it had been brought over from the Continent17.

Some people interviewed about the items found at the spot of the landing shared the
idea that they had nothing to do with the airship seen by Mr. Lethbridge.

Before and after the Lethbridge encounter there were other airship sightings in Wales
and England, although much less dramatic and not involving “pilots.” For example, a
young chauffeur named Lichfield told to have seen an object and flashing lights in the
sky the same night of that encounter18. He was returning to Brecon, a village about 45
Kms north of Caerphilly. When he was about four miles from it, he saw a light flashed
from either side of the object, first on the right and then on the left. After reading the
news about Mr. Lethbridge, he was firmly convinced that what he saw corroborated
the man’s tale. Other sightings happened in the Cardiff area in the nights following the
Caerphilly encounter: it was suggested that a model airship by local inventors and hot
air toy balloons (something pretty similar to present-day Chinese sky lanterns) could be
responsible for them19. A representative of the London newspaper Morning Leader
interviewed the advertising manager of the Continental Type Company, claiming to
be experimenting aerial advertisement with little and big toy balloons and toy airships.

16
Evening Express and Evening Mail May 21, 1909
17
The Aberystwith Observer May 27, 1909
18
The Aberystwith Observer May 27, 1909
19
Evening Express and Evening Mail May 21, 1909

CIELO INSOLITO #8 29
The journalist suggested, pretty ironically, that a balloon towed by a fast car, and two
fur-coated gentlemen talking at the same time in guttural tones, could have been
what Mr. Lethbridge saw at night in the middle of nowhere.

Mr. Lethbridge was interviewed again by a newspaper reporter in early July20,


confirming his tale.

[…] That night was a bit dark, but I distinctly saw the object rise from the
ground in front of me and fly away in the direction of Cardiff, after two
men had jumped into it. What I thought were rockers upon which the
airship was resting on the ground now appears to have been the wheels
on which it was carried along after it came to earth.

The reporter asked him about his experiences in everyday life after having told his
experience.

I cannot go to the docks looking for work but I am assailed right and left,
and I am sick of the whole matter, although I take all the badgering in
good part.

No available source available at this time quotes possible explanations other than the
landing of a foreign (German) or British inventor’s airship, or just a telltale from the
witness. Mars, although it was a popular subject of debate in 1909 for possible radio (or
optical) communications was not considered the possible home of the odd fur-coated
men. An exception was a pretty funny article published the day before Mr. Lethbridge
sighting by the same newspaper reporting the story21. Commenting ironically the
sighting of an airship hovering over a bridge on May 15, the article ended like this:

If the visitors are from Mars, the Master of the Pageant might make a special effort to
get an extra episode fitted up to depict the arrival of the first Martians.

(m.v.)

20
Evening Express and Evening Mail July 7, 1909
21
Evening Express and Evening Mail May 17, 1909

CIELO INSOLITO #8 30
Abstracts

Again about unusual solar phenomena. The May 1910 pandemic (G. Stilo, p. 2-11). – The correct
historiographical evaluation of the so-called “solar phenomena” without any religious connection (many
of them have surfaced thanks to recent online newspaper searches) is pretty difficult. The author
introduces some cases happened between 1864 and 1919 in six countries. A good deal of information is
available for about ten of them in 1910: the press of the time linked them to the arrival of the Halley comet.
The Halley global psychosis produced several stories about unusual phenomena of great interest for any
historian of anomalies and related to the realms of meteorology, astronomy, and geophysics. The study
of the wave of the 1910 solar phenomena has just started.

The primary sources about an Italian unusual solar phenomenon (G. Stilo, p. 12-17) – The very first Italian
case of “solar phenomenon” took place in a village in northern Italy during spring and summer 1944. It
was about a series of sightings linked to the religious experiences of a local little girl. In the same period,
other sightings describing amazing “solar phenomena” were reported in some regions of northern Italy.
The author suggests searching for more sources among the local newspapers of the time: this could be
helpful also to understand the impact of the little girl’s visions over the population and the other reports
of “solar phenomena.”

Diana, priestess of the Atlantis pink alabaster temple (G. Stilo, p. 18-21) – In summer 1951, the London
correspondent of the Italian newspaper “Corriere della Sera” introduced to the Italian readers a British
group of believers in the myth of Atlantis. It was named “Golden Triangle Fellowship,” and it was linked to
the British spiritualist movement of the late XIX century. The members believed that many planets had
contacts among them and with the earth. That group was an example of the connection between the
UFO myth and the occult beliefs in lost continents such as Atlantis, Mu, and Lemuria.

Milan, 1919: how to contact the dead on other planets using quicksilver (G. Stilo, p. 21-22) – In the spring
of 1919, a couple in Milan claimed to be able to contact the dead, well placed on the other planets
of the solar system. They didn’t use the classic techniques of spiritism, yet technological devices
operated in the open air. They were obvious pranksters exploiting the hopes of those who lost a
relative. The idea of planets inhabited by “spiritual” beings to be contacted by modern technology
was one of the many elements that, decades later, contributed to the birth of the flying saucer
folklore.

1909: incontro con i piloti di un’aeronave nell’anno di Marte (M.Verga, p. 23-30) – Il 1909 fu un anno
particolarmente ricco per lo storico delle anomalie, a partire dagli annunciati tentativi di ricevere
comunicazioni radio intelligenti provenienti dal pianeta Marte che riempirono, per alcuni mesi, le pagine
dei giornali americani. L’idea di una civiltà progredita sul pianeta rosso, diventata sempre più diffusa, a
partire dalla fine del XIX secolo, era ormai entrata a far parte della cultura popolare. Ma nel 1909 vi furono
alcune ondate di avvistamenti di misteriose “aeronavi” in Australia e negli USA, ma soprattutto in Gran
Bretagna, In Galles, verso la fine di maggio, si verificò un vero e proprio incontro con i piloti di una
aeronave atterrata. L’evento fu riportato, dalla stampa dell’epoca, con caratteristiche bizzarre, tanto da
indurre a pensare ad una maldestra invenzione od all’incredibile concomitanza di diverse situazioni. Il
caso è diventato un classico dell’ufologia.

CIELO INSOLITO #8 31

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