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Modernismo è quell’arte che Rosenberg chiama tradizione del nuovo e sperimentale , complessa, che

contiene elementi di decostruzione e di costruzione e tende ad associare nozioni della libertà dell'autore a
nozioni riguardanti l'apocalisse o disastri; il modernismo è definito come ciò che non è, a differenza del
realismo che dipingeva una realtà appunto nella poesia, il modernismo è associato a quel movimento che
cercò di eliminare il pentametro giambico, nella prosa invece è associato a movimenti che cercarono di
essere più realisti, rappresentando la soggettività umana. Rainey vede il modernismo come lo strumento di
passaggio dell’era borghese a quella della midclass viene data importanza a molti dei cambiamenti che
stanno avvenendo nei campi sociali e culturali. Uno dei primi aspetti della scrittura modernista era il fatto
che l'ambientazione dei loro racconti, a differenza dei mondi immaginari dei realisti Dickens Austin
tendevano a confondere mettere in difficoltà il lettore, immaginando mondi poco familiari e vasti; altre
caratteristiche sono da te scetticismo religioso , profonda introspezione, rinnovamento linguistico, ricerca di
domande e risposte nella realtà , black humour…i testi modernisti risultano anche essere estremamente
compressi, inducendo così lettore a dover leggere con molta attenzione per cogliere ogni sfaccettatura. Il
modernismo è visto come un genere, stile, periodo o addirittura una combinazione dei precedenti, ma
probabilmente è meglio classificarlo come corrente. nella letteratura inglese, il periodo moderno, inizia con
il 1600, ma questo termine, modernismo, si utilizza per descrivere le produzioni del 21º secolo,
catalogandolo come una sorta di avanguardia. Modernismo e il periodo che va dal 1890^1930, parlando del
contesto Letterario britannico e non di un contesto globale del termine. Modernista e in primis colui che si
interessa delle arti moderne o che segue la cultura modernista, termine che inizia ad essere utilizzato dal
18º secolo. Modernità e una parola che fu utilizzata da Baudelaire per la prima volta metà del 19º secolo,
egli vedeva la modernità come fugace e flebile in contrapposizione a ciò che prima veniva considerato
immutabile, nelle arti . Nella prima metà del 20º secolo, il più noto circolo di autori modernisti era formato
dai teorici della scuola di Francoforte; secondo Walter Benjamin Il modernismo era la fine del passato e
l'araldo del futuro, ciò che poteva causare una rottura delle relazioni socio culturali e nelle rappresentazioni
estetiche. Marshall berman , invece, divide la modernità in tre fasi:

1. Dal 1500^1800, dove le persone cercavano ancora di trovare un vocabolario adatto per descrivere la
modernità;

2. la seconda metà dell'Ottocento , dove gli sconvolgimenti dovuti alle grandi rivoluzioni scossero l'intera
Europa;

3. 1900, dove vediamo tutto il mondo essere coinvolto in un processo di modernizzazione.

Il modernismo può essere preso come una risposta da artisti scrittori e diverse cose, come
l'industrializzazione e virgola guerre, cambiamenti tecnologici... Ma con queste cose in atto sembrava
assurdo celebrare la grandezza dell' umana dignità, quindi il movimento fu considerato un fallimento del
19º secolo. La letteratura invece diventò una vera e propria disciplina che Purtroppo però non era
considerata adatta alle donne; in studi Recenti però sembra esserci dei collegamenti tra gli iscritti
modernisti maschile e la scrittura femminile, secondo due critiche femministe francesi, Giulia kristeva e
Helene Cixous . Volendo parlare del modernismo come genere si può associare la novità innovazione, le
caratteristiche principali sono invece un estetica radicale piccola sperimentazione tecnica, autoriflessione
dell'io eccetera. Norman Cantor pensò a un modello del modernismo nel 1988: prima di tutto il
modernismo era anti storico, poiché la verità non era progressiva ma qualcosa che richiedeva analisi, e in
opposizione all’armonia vittoriana, il modernismo era discordante e distruttivo. Il modernismo e elitario
complesso e difficile.

Modernismo: caratteri generali

Nel primo decennio del Novecento in tutta l’Europa irrompe il fenomeno delle avanguardie artistiche e
letterarie. Obiettivo comune è il rinnovamento generale delle forme. Nascono gruppi, movimenti, manifesti
che proclamano e sollecitano adesioni. La modernità diventa in tal modo modernismo, un’imperiosa
volontà di svecchiamento e di fondazione del nuovo. E’ importante distinguere due tempi della stagione
modernista inglese:

-Uno, prebellico, la cui data d’inizio potremmo far coincidere con la Image School di Hulme (1907) e con gli
sviluppi nell’imagismo di Ezra Pound, fino alla fase di maggior risalto contestativo in cui è espressione
radicale il movimento vorticista.

-Un secondo tempo postbellico che culmina nell’annus mirabilis 1922, in cui vedono la luce i capolavori di
the waste land di Ts Eliot e Ulysses di Joyce.

E la grande guerra, quindi, a fare da spartiacque questi due periodi. Gli anni che precedono la prima guerra
mondiale sono anni inaugurali dell urgenza progettuale, è il periodo in cui si procede con la pars destruens,
in cui si attua l'operazione di negazione e distruzione delle convenzioni ormai logore e obsolete . La
seconda parte è invece quella corrispondente alla reconstruction, che non implica un rigetto degli stilemi
eversivi dell' anteguerra piccola ma una loro differenziata rielaborazione in un clima mutato; si pone
l'accento sul recupero della forma, della struttura dopo le trasgressioni operate negli anni precedenti.
Anche nella fase prebellica di maggior rottura, il modernismo inglese non ha mai interrotto il dialogo ideale
con il patrimonio della tradizione (come avvenne, ad esempio, per il futurismo ), non proclamò Mai la
necessità di una tabula rasa. Tuttavia sarebbe errato sottolineare la continuità, la frattura, oltrepassa
mento, ci fu punto la vertiginosa sperimentazione di the wasteland e di Ulysses Ne sono una splendida
convalida e un'altra convalida è data dall' intensità con cui i modernisti avvertono che il loro è uno
sconvolgimento epocale. Essi sentono profondamente la crisi in senso storico. Uno dei caratteri distintivi
del modernismo è la sua dimensione cosmopolita e metropolitana. I protagonisti del modernismo inglese
sono, come si diceva, in maggior parte outsiders, come eliot e Pound, americani. Il cosmopolitismo spiega
anche la insofferenza dei modernisti verso orizzonti chiusi virgola e la loro apertura verso la cultura
internazionale. L'ambiente di sfondo è, ovviamente, l'ambiente urbano: Londra rappresenta l'apoteosi della
vita Moderna, il trionfo dello spirito moderno. La capitale inglese rende possibile e simulante la circolazione
di idee, la formazione di gruppi ed i movimenti e la loro divulgazione attraverso giornali e riviste, case
editrici, mostre e altre iniziative offerte dalla dinamica e funzionale civiltà urbana. Londra è anche lo spazio
dell’emancipazione. In The soul of London Di Ford madox Ford cogliamo un nesso essenziale tra le
impetuose trasformazione dello spazio urbano e la crisi della rappresentazione che ne deriva. Londra,
divenuto immensa, non si può cogliere se non per frammenti virgola e ciò rendeva possibile raccontare una
storia appunto sarà unicamente possibile rendere delle impressioni fuggevoli, delle improvvise rivelazioni
(che Joyce in quegli anni chiamava epifanie).Non diversamente urbana sarà l'immagine che Pound ora
fissare sulla pagina quando evocherà una forte emozione avvertita in una metropolitana. La crisi innescata
dall’esperienza metropolitana varrà inoltre ad illuminare la poetica dei moments of being di Virginia Woolf.

Un modernismo alternativo: il Bloomsbury Group

per tutti gli anni '10, 20 e 30, un gruppo di intellettuali ed artisti, il cosiddetto bloomsbury Group , esercitò
una grande influenza sulla cultura modernista in molti campi, dall economia alla letteratura, dalla biografia
la pittura, alle scienze sociali.Il nucleo originario si forma nell'ambiente universitario di Cambridge tra il
1899 e del 1904. Le figure più rappresentative appartenenti al bloomsbury Group sono sicuramente:
Leonard woolf, Virginia Woolf, Roger fry e molti altri. Tra quelli che fiancheggiano questo gruppo ci sono
anche Forster e TS eliot. I blommsburyani non firmare manifesti virgola non fondare una scuola piccola
erano legati, oltre che dalla classe sociale da una comune cultura, da una rivolta contro le ipocrisie e le
convenzioni estetiche, sociali e morali dell’Inghilterra vittoriana. L’enfasi ricade sulla dimensione delle
relazioni personali, sulla sfera del privato punto gli spazi domestici che bloomsbury ricerca sono per sempre
individuati dentro un sistema di privilegi che i bloomsburyani ereditano e aggiornano. Il culto della
domesticità appare una risposta alternativa al modernismo nomade esaltate, dirompente radicato da gli
outsiders come Joyce e Pound.
Nel 1845, Karl Marx affermò che ‘I filosofi hanno solo interpretato il mondo in vari modi: il punto,
ad ogni modo, è cambiarlo’. Ciò costituisce un avvertimento per la seconda metà del XIX secolo e
un grido di battaglia per il periodo modernista. In vari campi alcuni scrittori hanno cambiato il
mondo nella misura in cui hanno almeno cambiato le più fondamentali interpretazioni del mondo
delle persone. Il modernismo è una letteratura del XIX secolo che passa attraverso diverse voci quali
Kierkegaard, Carlyle, Strindberg, Melville, Ibsen e Baudelaire. Le loro prospettive a due facce
permettono una triste condanna del passato respinto e una visione ottimista di un futuro rimodellato, una
prospettiva che trova il suo vertice nelle raccomandazioni dei futuristi italiani di astenersi dalla storia,
bruciarne i libri e ricreare l’umano nell’immagine della macchina. I modernisti a partire dalla prima guerra
mondiale furono più noti per il loro pessimismo e senso di una società fallita, frammentata, in cui
l’individuo incomprensivo veniva inghiottito da forze enormi fuori dal controllo personale, lasciando molti
scrittori con la sensazione che avrebbero dovuto rinchiudersi nella loro arte e in un mondo intenso ed
estetico dove le sensazioni, le forme e l’ordine potevano essere raggiunti. Tali reazioni sono riscontrabili in
Proust, Kafka e Beckett.
Karl Marx

Karl Marx era un teorico che si occupava di sociologia, politica ed economia, nato in una famiglia ebrea in
Germania, costretto a nascondere la propria religione a causa dell’antisemitismo. Nel 1843 emigrò a Parigi,
dove conobbe Friedrich Engels, e sviluppò l’idea dell’alienazione degli uomini in una società capitalista e la
necessità di una rivoluzione dei proletari per applicare dei cambiamenti nella società. Insieme ad Engels
scrisse Il Manifesto Comunista e L’ideologia Tedesca. I suoi capolavori sono I Lineamenti Fondamentali della
Critica dell'economia politica (1857-8) e Il Capitale (1867-1894) in cui espone le teorie del plusvalore, lotta
di classe, l’inevitabile evoluzione dal capitalismo al socialismo e l’attenuante dello stato con l’ascesa della
società senza classi raggiunta dal comunismo. Nella prima parte del manifesto comunista Marx parlerà di
sfumature che animeranno ( e daranno identità)la cultura del modernismo. Il modernismo è stato
considerato alienazione dal capitalismo, smetterà di crisi virgola e crisi è ciò che Marx considera centro
dello sviluppo capitalista , gli scrittori modernisti furono, quindi, influenzati dal manifesto comunista, In cui
loro vedevano una rappresentazione dell’alienazione nella società urbana; Nel manifesto Marx parlava dei
sintomi provocati dal capitalismo, sintomi che gli scrittori modernisti consideravano causa delle loro
sofferenze. Altro discorso da applicare al punto di vista marxista potrebbe essere quello della teoria
dell'evoluzione e della selezione naturale di Darwin , perché secondo il marxismo si può notare come la
società muti e si evolve da una struttura feudale al capitalismo fino ad un Sistema comunista. Ma la teoria
dell'evoluzione è presente anche negli scritti modernisti anche se non esplicitamente discussa. L’insieme di
teorie e di individui che si collegano al nome di Marx e al marxismo sono stati estremamente importanti per
la concettualizzazione del modernismo e nella loro influenza su di esso. Il modernismo è stato
ripetutamente definito come una letteratura della crisi , ed è Marx che pone la crisi al centro dello sviluppo
capitalistico. Da una parte, Marx osserva che le crisi, con il loro ritorno periodico causano l'esistenza
dell'intera società borghese in questione, in maniera sempre più minacciosa; Dall'altro sempre nel
manifesto comunista, Marx realizza come la società, attraverso il suo impulso competitivo, fiorisca
attraverso le sue crisi. Molti scrittori modernisti abbracciano questo movimento ciclico, ma a scrivendolo a
forze naturali, non economiche. Dal punto di vista marxista, l'arte modernista nasce da una perdita
europea dell’identità comune, dal capitalismo alienante e dalla costante accelerazione industriale. Il lavoro
degli artisti d'avanguardia era alimentato dall’ascesa della vita urbana, dal sorgere del proletariato e dal
procedere insieme dell'uomo e della macchina. Nel marxismo classico, la modernità è un fenomeno a
doppio taglio, in cui il capitalismo e l'ascesa della borghesia hanno eliminato il feudalesimo ed apportato
forme ovviamente significative di comunicazione, trasporto e produzione, ma anche creato un proletariato
sfruttato che li avrebbe rovesciati. Il manifesto potrebbe essere visto come il primo di altre proclamazioni
moderniste del bisogno di una rottura radicale col passato; Marx afferma che il capitalismo prospera sulla
confusione, sull’incertezza ed i progressi necessari per prevenire la stasi, e quindi descrive i sintomi di cui gli
scrittori modernisti avrebbero creduto di soffrire. Per Marx la modernità è un costante impulso al rinnovo ,
generato dalle dinamiche e dalle crisi del capitalismo. Egli divide la storia non in due stati pre-moderno e
moderno, ma in modalità di produzione. Il vocabolario di Marx è anche, in molti modi, quello dei
modernisti, con le sue apocalittiche immagini di terremoti, abissi, eruzioni, maree, poteri e forze. Il
Manifesto Comunista può essere considerato il primo manifesto modernista in quanto la sua contrarietà
dialettica sembra presagire le contraddizioni, le ambivalenze e la doppia coscienza del
modernismo.

In contrasto con i romanzieri social-realisti del XIX secolo, gli scrittori modernisti si focalizzavano
sulla psicologia, l’introspezione, la coscienza individuale. Inoltre, mentre i realisti riportavano la
storia usando onniscienza e narrazione in terza persona, per i modernisti il presente quasi
sicuramente il presente ostacolava qualsiasi spiegazione chiara e diretta del passato. In Ulysses
Joyce scrisse ‘History…is a nightmare from which I am trying to awake’. Anche lui era contro le
forme di comprensione storica, scorgeva più significato negli individui che nella società. In The
Ideology of Modernism Lukacs affermava che il modernismo implica una negazione della storia,
mettendosi consapevolmente contro il passato e rifiutando i modelli di comprensione storica. Il
modernismo era quindi anti-marxista. Lukacs sostiene che questa preoccupazione per l’umano
piuttosto che per la condizione sociale si manifesta in due modi: in primo luogo, il protagonista è
delimitato dall’esperienza personale non marcata dalla specificità storica. In secondo luogo,
l’individuo è isolato, non forma né è formato dal mondo. Una tale rappresentazione soggettiva
sembrava suggerire che la cultura possa essere separata dalla storia, gli esseri umani dalle loro
effettive condizioni materiali.
Contro questo punto di vista, Brecht replicava che lo scopo dell’arte per il marxismo non era
riflettere le condizioni sociali ma tentare di cambiarle, e ciò poteva essere fatto solo attraverso le
tattiche scioccanti dell’estetica modernista d’avanguardia. Le condizioni sociali come la povertà,
l’ineguaglianza, non dovrebbero essere mostrate come accettabili, ma come oltraggiose, ingiuste,
ripugnanti. L’approccio di Brecht nelle sue opere era quello di alienare intenzionalmente il pubblico
dai personaggi rappresentati sul palco. Ciò costituiva la formale incarnazione del motto di Pound
secondo il quale un’artista doveva sempre ‘make it new’. Mentre le condizioni sociali cambiavano,
mentre le forze capitaliste assimilavano forme d’arte rivoluzionarie, i mezzi di rappresentazione
artistica cambiavano costantemente in modo da forzare le persone a ridimensionare le loro vite.
‘Il tempo va avanti…nuovi problemi divampano e richiedono nuove tecniche. La realtà di altera;
per rappresentarla anche i mezzi di rappresentazione devono cambiare. Nulla viene dal nulla; le
nuove stagioni dalle vecchie, ma questo è proprio ciò che lo rende nuovo. ’ –Brecht
Adorno sosteneva che l’arte e la letteratura, in particolare l’arte modernista, potevano fungere da
critica negativa e contraddittoria alla società in testi sperimentali stimolanti. Egli pensava che testi
difficili provocavano concezioni della vita nuove, estranee che esprimevano la perdita di controllo
dell’individuo, la centralità, e l’armonia nel mondo contemporaneo. Per Walter Benjamin,
un’esistenza così frammentata si rifletteva nel lavoro di Baudelaire, il cui ritratto grafico della vita
urbana avrebbe influenzato le scene di Londra in The Waste Land. In The Work of Art in the Age of
Mechanical Reproduction, Benjamin sostiene che in un mondo di stampe, duplicazione e fotografia,
il lavoro artistico ha perso la sua aura di unicità. Le nascenti tecnologie di riproduzione artistica
rinunciavano all’idea dell’autenticità. Secondo Benjamin, ciò trasferiva la funzione dell’arte dal
regno del rituale in quello politico, dove viene prodotto in massa per scopi di marketing e
propaganda.
Jameson invece, in The Political Unconscious valuta il problema della relazione del modernismo
con la storia. Egli è interessato nella divisione tra la rappresentazione trasparente della storia del
realismo, basata sul principio di verisimilitudine e l’insistenza del modernismo sulla differenza tra
l’esperienza di ogni individuo e la sua interpretazione della vita. Secondo lui, tutte le interpretazioni
sono ideologiche. Lo scopo dell’interpretazione è penetrare l’inconscio politico del testo, le
contraddizioni storiche, i conflitti sociali che ha represso. La storia è la causa assente che deve
essere individuata nel testo. Sotto questa luce, gli esperimenti formali dei modernisti appaiono come
tentativi testuali di risolvere i problemi della società contemporanea. Le strategie di relatività e del
flusso di coscienza della narrativa modernista sono compensazioni per le dinamiche del tardo
capitalismo. Jameson dunque, sostiene che mentre gli scrittori modernisti sembrano emarginare la
storia, in realtà hanno a che fare con essa costantemente attraverso i loro sforzi per trascenderla o
contenerla. Nell’esprimere nuove parole, non solo criticano implicitamente ma cambiano
lentamente il vecchio.

Darwin
Charles Darwin fu un naturalista inglese. A lui si deve il principio di evoluzione per la selezione
naturale esposto nella sua opera The Origin of Species by Means of Natural Selection (1859).
Questa teoria ebbe forte impatto sugli scritti modernisti: sia l’evoluzione che il capitalismo furono
grandi livellatori, liberavano presumibilmente gli individui dal comando arcaico di clero e
aristocrazia e divideva l’umanità in forti e deboli, sia fisicamente che economicamente. La tesi di
Darwin secondo la quale il sesso e la selezione naturale erano alla base dello sviluppo umano
suggeriva un tipo di specie diverso dalla credenza precedente per la quale l’umanità era immutabile
in quanto modellata a immagine di Dio. Gli umani erano più vicini agli animali che a Dio, la natura
si evolveva e non era statica. Ciò suggerì diverse narrazioni della storia umana, non una di una
singola progressione verso un giorno del giudizio finale, piuttosto un movimento ciclico all’interno
Darwin, insieme ad altri pensatori, offrì idee liberatorie sul cambiamento e il progresso, inoltre
propose teorie che sopraffecero la volontà individuale all’interno di nuovi sistemi di vaste forze
collettive sociali e biologiche. D’altro canto furono introdotte anche teorie sulla degenerazione in
quest’area di nuove idee riguardo lo sviluppo umano e la manipolazione sociale. Fu tradotto nell’opera
Degeneration di Nordau (1895). Degenerazione è il termine usato per descrivere un senso di status
quo sociale minacciato dai valori più liberi delle generazioni più giovani scettiche riguardo il valore
delle restrizioni della loro società su moralità, abitudini e proprietà, specialmente sessuale, paure
crescenti sulla castità, l’omosessualità, perversità, masturbazione, morbosità e
sifilide. Secondo Nordau, ciò costituiva la fine della civiltà. L’ascesa della New Woman e del
movimento suffragista contribuirono a questa visione apocalittica. The time Machine è un esempio di
romanzo sulla degenerazione , il protagonista, il viaggiatore di Wells, trova quelle che considera essere
persone inferiori nei suoi viaggi; Wells usa l’idea della degenerazione, letteralmente, e afferma che la razza
umana potrebbe ritornare ad uno stato primitivo. Wells scriveva al tempo dello Scramble for Africa, e
l’attitudine degli europei rispetto agli africani corrispondeva a quella del viaggiatore del romanzo. Da un
lato gli africani erano visti come bambini nell’arcaica natura selvaggia, incapaci di autogovernarsi, e
bisognosi dell’amministrazione e del governo europeo; dall’altro gli africani erano considerati aggressivi
selvaggi e cannibali, creature dell’oscurità bisognose di un’illuminante civilizzante.
Dopo la teoria di Darwin era inevitabile che i teorici avrebbero speculato sugli adattamenti umani
che non erano in meglio ma c’era la possibilità che l’evoluzione potesse essere regressiva.
La letteratura popolare degli anni ’80-90 produsse generi fantasy che riflettevano gli attuali
problemi dell’evoluzione umana, la degenerazione e la depravazione. La narrativa horror di sé
mostruosi è presente in Dracula, Il Ritratto di Dorian Gray, Dr Jekyll e Mr Hyde, letti come un
avvertimento contro la crescita di promiscuità e i suoi mali concomitanti: prostituzione, sifilide e
adulterio. Questi testi sono anche connessi ai temi di impero e colonialismo, sfaccettature
dell’espansione Europea coperte da immagini di varietà tribali paurose e minacciose nature umane
animalesche. Dracula avverte della minaccia del cristianesimo rappresentata dal paganesimo
orientale. Dr Jekyll e Dorian Gray cautelano contro il lato selvaggio dell’umanità che è tenuto sotto
controllo dalla e la civiltà. Cuore di Tenebra di Conrad, invece, mette in guardia contro ciò
esplicitamente. Il suo argomento sociale è che il rivestimento civilizzato delle nazioni europee in
realtà funziona attraverso costrizioni ed è composto principalmente da una serie di occupazioni
come quelle del macellaio o della polizia che riparano le persone dalla comunità che sta diventando
progressivamente più civilizzata. Il darwinismo sociale allo stesso tempo sosteneva che le società
umane possono migliorare ed evolversi allo stesso modo delle specie, anche le società hanno origini
e antecedenti. Così come le scimmie sono considerate i predecessori degli umani, negli anni ’90 lo
sono le società non europee percepite come imparentate ma civiltà sottosviluppate e degenerate
(razzismo scientifico).
La teoria della degenerazione minacciò l’Europa con la possibilità di un ritorno ad una forma di
società meno complessa e più barbara. Le nozioni di evoluzione, progresso, riforma portarono ad un
fascino per i loro opposti: regresso, atavismo, declino. Per i vittoriani, l’evoluzione significava
trasformare i primitivi in civilizzati, portare la società africana a diventare europea. Darwin restò
indifferente verso il razzismo che scaturì dalle sue tesi e cominciò a pensare che forse evoluzione
non era sinonimo di progresso. Degenerazione allora divenne un termine chiave per la civiltà
moderna occidentale, e fu testimoniato in tutte le nuove tendenze artistiche: dadaismo, naturalismo,
misticismo. Le altre razze a quanto pare si erano evolute di meno – come in Africa – o si erano
evolute in decadenza – come nell’Est – lasciando a intendere che i punti di debolezza europei
potevano essere geneticamente determinati invece che socialmente controllati. Questa minaccia alla
società europea era sentita come pericolosa anche per il dominio imperiale. La giustificazione
morale del colonialismo era basata su una retorica di superiorità sociale e razziale.

FREUD (1856-1939)

Sigmund Freud era un neurologo che sviluppò i suoi studi sulla psicoanalisi e l’importanza della
sessualità infantile. Nel 1900 pubblicò L’Interpretazione dei Sogni nel quale sosteneva che i sogni
sono prodotti da desideri repressi, simili alla nevrosi. Nel 1910 Freud fondò insieme a Carl Jung
l’international Psychoanalytical Association. Dopo non molti anni si separò da Jung e continuò i suoi studi
sulla mente umana e sulle sue componenti: Freud ha cercato di spiegare come opera l’apparato psichico e
ne ha proposto una particolare organizzazione in tre componenti: Id, Ego e Superego. L’Id viene
rappresentato come il processo di identificazione-soddisfazione dei bisogni di tipo primitivo. Il Superego
rappresenta la coscienza e si oppone all’Id con la morale e l’etica. L’ego si frappone fra Id e Superego per
bilanciare sia le istanze di soddisfazione dei bisogni istintivi e primitivi, sia le spinte contrarie derivanti dalle
nostre opinioni morali ed etiche. Un Ego ben strutturato garantisce la capacità di adattarsi alla realtà e di
interagire con il mondo esterno, soddisfacendo le istanze dell’Id e del Superego. Un ego ben bilanciato
diviene quindi fondamentale per la salute mentale. Verso il 1920 tutti gli intellettuali britannici
erano familiari con i concetti introdotti da Freud. Alla fine del XIX secolo, la religione era in
declino, la scienza aveva in molti modi smantellato le certezze. Il darwinismo aveva scosso la fede
che le persone avevano nel libro della genesi o in un creatore divino, le chiese cessavano di avere
un ruolo terapeutico nell’aiutare gli individui a fronteggiare le loro crisi della vita. Secondo
Friedman ‘il punto d’inizio del modernismo è la crisi di credo che pervade la cultura occidentale
del XX secolo: perdita di fede, esperienza di frammentazione e disintegrazione, frantumazione di
norme e simboli culturali. Al centro di questa crisi c’erano le nuove tecnologie della scienza,
l’epistemologia del positivismo logico, il relativismo e il pensiero funzionalista – in breve, gli
aspetti principali delle prospettive filosofiche incarnate da Freud.
L’inizio del nuovo secolo è marcato dalla forte volontà di interpretazione e di decodificare le
società, la mente e le personalità.
Oltre a Freud, un’altra figura importante è il filosofo francese Henri Bergson. In Time and Free
Will (1889) egli sosteneva che fatti e materia, oggetti di ragione discorsiva, sono solo la superfice
esterna che dev’essere penetrata dall’intuito in modo da raggiungere una visione profonda della
realtà. Bergson pensava che la realtà era caratterizzata dall’esperienza differente del tempo nella
mente dai battiti lineari, regolari dell’orologio che misura tutta l’esperienza con le stesse gradazioni.
Bergson affermava che il tempo psicologico era misurato in durata, definita come la velocità
variabile alla quale la mente apprende la lunghezza delle esperienze in base alle diverse intensità,
contenuti e significati diversi per ogni persona. Il suo lavoro cambiò il modo in cui i modernisti
rappresentarono il tempo, ad esempio Mrs Dalloway di V. Woolf. Un altro elemento importante che
ha influito sulle opere della Woolf è stata la distinzione che Bergson faceva tra tempo cronologico e
ciò che lui chiamava durata. Secondo lui il tempo cronologico è il tempo della storia (ore, minuti e
secondi), mentre la durata comprende quei momenti della vita che sono significativi per l’individuo
e sono diversi per ognuno. Se ci viene chiesto di parlare della nostra vita, il tempo che a noi importa
è quello delle esperienze vissute che ci hanno reso chi siamo oggi. Le persone ordinano la realtà
diversamente dal tempo esterno, la narrativa per i modernisti doveva rappresentare l’esperienza
reale dell’individuo. Come posto da Eliot in The Waste Land, la vita mentale è composta da
memoria (memory) e desiderio (desire): il passato e il futuro organizzati nella mente dell’individuo
nel presente. La cronologia è un continuum attraverso il quale i nostri corpi si muovono
inevitabilmente, ma le nostre menti non sono trattenute in un universo lineare e unidimensionale, se
non per il fatto che sono embodied.
Questa nuova concezione del mondo portò all’uso di varie tecniche nell’arte, come il brusco inizio e
le conclusioni aperte di molti romanzi modernisti.
Con la pubblicazione delle opere di Freud, diventò chiaro a molti scrittori che non vi era un sé
normativo unitario al quale ognuno di noi si conforma, molti furono influenzati da ciò nella
rappresentazione della psicologia dei loro personaggi. Per Lawrence, Woolf, Joyce, il sé non era
fisso e stabile ma in evoluzione, fluido, discontinuo e frammentato. Nella letteratura dopo Freud,
molti scrittori avevano bisogno di esplorare gli impulsi nascosti ed i desideri, e in molti scritti l’incapacità dei
personaggi di epurare la mente da sentimenti particolarmente forti porta alla pazzia, all’omicidio e al
comportamento patologico. C’è un’ovvia connessione, inoltre, tra la teoria delle libere associazioni di Freud
e lo stream of consciousness, legato soprattutto a Joyce, ma coniato da William James.Nel 1890 James
scrive che la coscienza scorre, un fiume o una corrente/flusso sono le metafore con cui si può descrivere
meglio quindi parla di flusso di coscienza. La teoria freudiana può essere facilmente applicata all’Ulisse di
Joyce e a Mrs Dalloway di Virginia Woolf. La psicoanalisi adesso suggeriva che la vita è piena di significati
nascosti e per la mente cosciente, eventi casuali. Con il suo avvento, la ricerca teologica di Dio veniva
sostituita dalla ricerca epistemologica dell’auto-conoscenza. L’illuminazione non doveva essere trovata
nella cristianità o nella società ma nel sé, nella coscienza soggettiva individuale.

NIETZSCHE (1844-1900)
F. Nietzsche era un filologo anticonvenzionale e un filosofo anti-idealista. Le sue prime opere
furono Nascita della Tragedia, che divideva l’esperienza in dionisiaca (piacere estetico) e
apollinea (discorso razionale); Al di là del bene e del male; Così parlò Zarathustra, nel quale
espone la sua teoria del superuomo, il quale è al di sopra della morale sociale, della volontà di
potere, l’eterna ricorrenza e la morte di Dio. In Nascita della Tragedia, in una prefazione intitolata
Essay in Self-Criticism, in cui prefigura l’auto-scrutare dei modernisti e il loro interesse per
l’estetica come responsabilità primaria degli artisti e tutti gli individui.
“Art – and not morality – is represented as the actual metaphysical activity of mankind ... it is only
as an aesthetic phenomenon that the existence of the world is justified. The whole book, indeed,
recognises only an artistic meaning and hidden meaning behind all events ... One may call this
whole artist’s metaphysics arbitrary, idle, fantastical – the essential thing about it is that it already
betrays a spirit who will one day and regardless of the risk take up arms against the moral
interpretation and significance of existence.”
In linea con questo, il modernismo era la prima letteratura secolare, in cui la selezione naturale
rimpiazzava l'ordinamento divino della creazione e la volontà umana di potere eclissò il volere
divino. Fu la prima guerra mondiale a distruggere la poca fede ancora riposta nel soprannaturale,
come già predetto da Nietzsche con la frase Dio è morto. Schopenauer, la principale influenza di Nietzsche,
sviluppò una filosofia fondata su una visione profondamente pessimistica dell’universo. La sua analisi
pessimistica lo porta alla conclusione che i desideri emotivi, fisici e sessuali, che presto perdono ogni
piacere dopo essere stati assecondati, ed infine divengono insufficienti per una piena felicità, non potranno
mai essere pienamente soddisfatti e quindi andrebbero limitati, se si vuole vivere sereni. La condizione
umana è completamente insoddisfacente, in ultima analisi, e quindi estremamente dolorosa. Nietzsche
credeva che la repressa e snervata società moderna fosse malata, condotta dalla morbosità. In the will of
power Nietzsche identifica l’energia trainante della vita umana non nel potere, ma nelle relazioni del potere
tra le forze. La vita era quindi, per lui, un tentativo di massimizzare i propri sentimenti di potere sulle altre
persone o cose; un’idea che, se non mitigata con altre convenzioni, poteva risultare in estremi come la
dittatura, l’ascetismo, il sadismo. Un’altra teoria fondamentale era quella del superuomo; Nietzsche
riteneva che il più alto traguardo che l’umanità potesse raggiungere fosse un superuomo, un nuovo essere
che potesse trascendere dalla religione, dalla moralità e dalla società ordinaria. Nietzsche è inoltre il teorico
di nichilismo, un termine coniato da Turgenev. Il nichilismo costituisce ogni atteggiamento di fuga e di
disgusto nei confronti del mondo, è la situazione dell’uomo moderno che avverte un senso di smarrimento
davanti al vuoto e al nulla dati dalla fine dei valori. Il nichilismo attivo è invece il nichilismo della forza e si
esercita come forza violenta di distruzione. Nel distinguere tra spirito dionisiaco (impulso alla vita) e spirito
apollineo (la ratio umana), Nietzsche afferma che uno dei problemi dell’epoca moderna è che le persone
hanno perso il contatto con il mito tragico, con la sensualità, l’intuizione e la verità della tragedia greca.
Anche Freud e Darwin contribuirono ad un aumento dell’interesse per il mito, per molti modernisti la
mitologia, come la storia dell’omicidio del padre di Edipo, veniva associata ad una logica molto vicina alla
spinta soggettiva e associativa della mente inconscia. In Inghilterra, le idee di Nietzsche furono diffuse dalla
rivista “The new age”, e le sue opinioni divennero presto molto note. Per gli scrittori in Inghilterra e in
Europa, l’attacco di Nietzsche alla religione fu di particolare influenza, così come la sua enfasi sulla mente
individuale, che egli oppose ad uno ‘stupido gregge’. Un’altra teoria importante di Nietzsche è quello
dell’eterno ritorno, la visione del fatto che tutte le esperienze sono eternamente ripetute, il tempo è un
qualcosa di circolare. L’idea è che l’individuo dovrebbe vivere ogni momento come se dovesse essere
eternamente ripetuto. L’enfasi sul tempo non lineare, ma ciclico, diviene un frequente espediente stilistico
per i modernisti (Ulisse di Joyce). L’eterno ritorno va oltre il riconoscimento dell’andamento ciclico
dell’esistenza, insiste infatti sulla necessità di vivere la vita appieno, accettare le conseguenze delle proprie
presenti azioni; ogni persona dovrebbe sforzarsi di realizzare se stessa, e dovrebbe vivere come se volesse
che ogni momento torni ancora indietro ancora e ancora. Nietzsche si scontra con l’influenza debilitante di
concetti come la colpa, il peccato, l’uguaglianza e la democrazia. Dopo la stretta pubblica moralità operata
dai vittoriani, era liberatorio per i modernisti che Nietzsche ritenesse le convinzioni etiche come l’istinto
della mandria, poiché egli credeva che le convinzioni di questo tipo fossero sempre proprie dei gruppi, fatti
di individui deboli e che sono forti collettivamente. Così la moralità, con la morte di Dio, era stata esposta in
funzione dell’interesse personale e del potere. Nietzsche, criticando tutte le certezze, enfatizzando la
relatività, l’interpretazione e il dubbio, fu il primo filosofo a criticare la responsabilità e la libertà umana in
un mondo senza Dio.
Arthur Schopenhauer ebbe grande influenza su Nietzsche, sviluppò una filosofia della volontà
fondata su una visione profondamente pessimista dell’universo (Il Mondo Come Volontà e
Rappresentazione). Era ateo e credeva così come Platone e Kant, che il mondo sia solo una
manifestazione fisica di una realtà cosmica sottostante che per Schopenhauer era la volontà – che
fosse il pensiero di movimento umano dietro le azioni o la forza di desiderio senza tempo che
secondo lui animava l’universo e portava insensatamente a tutte le sofferenze perché la volontà non
era mai sazia. Mentre per S. la volontà denotava qualcosa di metafisico che lo portava a
raccomandare la negazione della vita, per N. descriveva un complesso fisiologico di impulsi. Per
quest’ultimo la vita era un tentativo di massimizzare i sentimenti di potere sulle persone o le cose;
un’idea che potrebbe risultare in estremi di dittatura, ascetismo, autopunizione, sadismo se non
controllato. Queste convinzioni, oltre che ad essere influenti su altri teorici, lo furono anche per il
fascismo, furono interpretate per designare padroni e servi. Ciò fu aggravato dalla teoria del
superuomo, il più alto obiettivo che l’umanità potesse raggiungere per N., un nuovo essere creativo
in grado di trascendere la religione, la moralità, la società ordinaria, poteva favorire la cultura, non
la religione e il suo slogan di vita sarebbe ‘become what you are’.
Per gli scrittori europei, l’assalto di Nietzsche alla religione fu particolarmente di ispirazione così
come l’enfasi sulla mente individuale in opposizione alla massa della mandria senza cervello (mass
of the mindless herd). In scrittori come James, Conrad, Forster c’è anche un chiaro approccio
artistico al caos affascinante in ordine di un certo tipo che esprime la visione soggettiva di una
mente unica in un universo essenzialmente senza scopo, autorità e struttura.

SAUSSURE (1857-1913)
Saussure fu un professore di linguistica generale all’università di Genova. Fu la prima persona a
mettere in dubbio le basi teoriche accettate dalla linguistica e a riformulare e cambiare i suoi oggetti
d’analisi. Corso di Linguistica Generale (1916) fu pubblicata postuma dai suoi studenti. Saussure
mosse lo studio della linguistica dalla genealogia dei cambiamenti nelle parole e l’uso grammaticale
nel tempo ad un’investigazione del linguaggio come fenomeno sociale. Il suo desiderio di
individuare i sistemi risultò nella distinzione tra sincronia e diacronia, la separazione tra langue(lingua come
sistema strutturato) e parole (atto linguistico) e la formulazione del linguaggio come sistema senza segni
positivi, che fu un principio fondamentale nello sviluppo teorico dello strutturalismo. Il linguaggio fu molto
importante per gli scrittori modernisti, i quali lo usavano come strumento per descrivere il mondo, quasi al
punto da diventare una finestra sulla realtà. Per i postmodernisti, il linguaggio era la realtà; non descriveva
il mondo ma lo costruiva. Per i modernisti esso era un mezzo per rappresentare il mondo, ma per loro
fu anche sempre più difficile trasmettere una realtà comune attraverso le parole, che sembravano
non essere adatte a ciò che in realtà volevano descrivere, che, come diceva Eliot, iniziarono a ‘slip’
e ‘slide’ (scivolare, sfuggire).
Laddove i postmodernisti affermano che la realtà era impegnata in e attraverso in linguaggio, i
modernisti credevano che ci fosse un mondo condiviso e il linguaggio stesse crollando nel cercare
di lottare e piegarsi per contenere il mondo. Il linguaggio era in crisi perché la sua semplice
relazione al mondo, di nominare, descrivere, non sembrava più applicarsi trasparentemente in
quanto l’ambiguità, l’ironia, l’incomprensione e l’ineffabile sembravano un luogo comune, banali.
C’era bisogno di una rivoluzione del pensiero sul linguaggio. La poesia poteva muoversi verso il
verso libero, l’imagismo, espressioni di pensieri inconsci nel surrealismo, l’approccio taglia-incolla
dadaista. Ci fu una rivoluzione nel modo di pensare alla lingua. La poesia poté muoversi verso il verso
libero, l’imagismo, l’espressione dei pensieri inconsci nel surrealismo… una crisi nella lingua portò anche ad
una crisi nella comunicazione, come quando i narratori di Conrad ci chiedono ripetutamente se ‘vediamo’
quella che intendono dire; i narratori di Ford chiedono se quello che dicono ha senso. I segni devono la loro
capacità di significazione non al mondo, ma alla loro differenza tra gli uni e gli altri nella rete di segni che è il
sistema di significazione. C’è quindi una differenza assoluta tra gli oggetti nel mondo reali ed i suoni o segni
lessicali usati per denotare questi oggetti, il loro congiungimento è, infatti, sempre arbitrario. L’importanza
di ciò consiste nel fatto che il linguaggio è qualcosa di socialmente costruito e, in secondo luogo, ogni
termine nel sistema ha significato solo in relazione ad un altro termine.
Saussure espresse e andò oltre la crisi modernista e inaugurò una svolta linguistica che ha dato
nascita alle prospettive teoriche offerte dallo strutturalismo, la semiotica e il post-strutturalismo. Se
Freud decentrò l’individuo, Marx la storia, Saussure decentrò il linguaggio che rendeva possibile
molti lavori teorici successivi nelle arti, scienze sociali e umanistiche nella seconda metà del XX
secolo. Nel rivelare il linguaggio come sistema di differenze, senza termini positivi, Saussure
implicitamente mise in discussione la metafisica della presenza, che aveva dominato la filosofia
occidentale. I segni devono la loro capacità di significazione non al mondo ma alla loro diversità
l’uno dall’altro nella rete dei segni che è il signifying system, dunque c’è differenza tra oggetti nel
mondo reale e i suoni lessicali usati per denotarli. La lingua quindi è socialmente costruita, non un
dato naturale/divino ed ogni termine nel sistema ha un solo significato in relazione ad altri. Era
interessato nello stabilire regole o strutture del linguaggio che governavano il discorso e la scrittura.
A questo scopo, distinse tra parole, la utterance di un individuo, langue, la generalità della lingua.
Saussure fu accusato di cercare di rimpiazzare Dio con la struttura, così come i modernisti furono
accusati di provare a compensare con l’arte il caos creato dall’assenza di Dio dall’universo.

Einstein
Albert Einstein fu un matematico e fisico, inventore della teoria della relatività con la quale
sconvolse la fisica Newtoniana, il pensiero culturale derivato da Einstein, che a causa delle differenze
sociali, di lingua, genere, sessualità, etnia e prospettiva, ogni persona considera il mondo e il suo significato,
in modo differente. Le teorie della relatività speciale (1905) e generale (1916) superarono la fisica
newtoniana, e mostrarono che, nel caso degli oggetti che si muovono ad una velocità vicina a quella della
luce, accadono strani fenomeni, come la diminuzione della misura e la decrescita della massa. Einstein
sosteneva una continuità spazio temporale; la sua equazione per la materia trasformata in energia, e le sue
teorie sulla relatività portarono ad un cambiamento radicale nel modo di concepire l’universo.
L’affermazione di Einstein era che nessuna legge fisica risultava completamente affidabile, ma ola
posizione dell’osservatore influenzava il risultato, il risultato era quindi relativo e contingente. La tendenza
verso la relatività narrativa, prima e dopo Einstein, è l’aspetto suggestivo delle opere moderniste, da
Conrad e James a Proust e Woolf, nel suo uso della prospettiva, instabilità, individualità e percezioni
soggettive.
La relatività fu molto dibattuta nei circoli artistici in quanto gli scrittori hanno abbracciato con
interesse ciò che ritenevano un supporto scientifico per le loro idee di prospettiva individuale. La
tendenza verso la relatività narrativa, prima e dopo Einstein, è forse l’aspetto più impressionante
della narrativa modernista, nel suo uso della prospettiva, inaffidabilità, anti-assolutismo, instabilità,
individualità e percezione soggettiva. Inoltre, da un punto di vista filosofico ed estetico, non
bisogna sottovalutare l’idea della relatività per l’impatto sul modo in cui, nell’arte, il mondo era
visto da prospettive multiple, alternate, sintetizzate. Il modernismo esprimeva il tempo che si
muoveva in archi, flashback, salti, ripetizioni, cambiamenti soggettivi e deviazioni improvvise. Lo
spazio era compresso, oppressivo, minaccioso e soggettivamente percepito. Il continuum spazio
temporale quadridimensionale di Einstein echeggiava l’uso del montaggio e del collage nell’arte.
L’intensità dello spazio-tempo trovava paralleli nella compressione del mondo in una sola coscienza
tracciata dalle epifanie joyciane e nei moments of being woolfiani.
La nuova scienza sembrava sottoscrivere la descrizione artistica di un mondo incerto e suggerire
allo stesso tempo diversi modi di comprendere un universo imprevedibile e multiforme così come il
comportamento umano. La scienza non solo stava cambiando il modo in cui gli esseri umani
vedevano il mondo, ma anche la nozione di cosa significasse essere umano. Tra i più significativi
cambiamenti abbiamo: il primo viaggio aereo dei fratelli Wright del 1903, il lancio del modello T ford in
America che inaugurò l’era della catena di produzione, la tecnologia non riguardava solo l’industria ,la
distribuzione e l’agricoltura, ma le case, i viaggi privati, l’intrattenimento. Nell’ultimo decennio
del XIX secolo nacquero le macchine che avrebbero rivoluzionato il secolo successivo: la
macchina fotografica Kodak, il motore elettrico, motore diesel, la macchina a motore Ford, il
grammofono, la radio di Marconi, il cinematografo Lumière, la macchina raggi x. La Tour Eiffel venne
considerata il grande simbolo del Modernismo. Finita nel 1889, essa riuniva significati della modernità:
metallo e industria, design astratto e aspirazione metropolitana. Gli emblemi della vita urbana erano i treni,
poi la macchina. Le ferrovie regolarono nuove esperienze e prospettive, sensazioni di velocità e movimento
che erano molto differenti rispetto ai viaggi in carrozza. In termini culturali, fu un
periodo in cui, a seguito della spinta per più mercati commerciali, arrivò l’era della conoscenza
globale.
Einstein, attraverso teorie che parlavano di vaste distanze coperte alla velocità della luce,
rivoluzionò la comprensione umana dell’universo, l’ingegneria moderna rivoluzionò invece
l’esperienza col tempo e lo spazio, le quali diventavano relative alla velocità, direzione e posizione
dell’individuo. L’universo era sempre lo stesso, ma nuove teorie, molte delle quali applicabili alla
vita di tutti i giorni, hanno cambiato le percezioni e l’esperienza del mondo in modi irreversibili
che, per molti scrittori e pittori, rendevano le forme d’arte tradizionali antiquate quanto il cavallo e
la carrozza nell’epoca delle automobili e dei treni.

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