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Filologia della musica - Lezione 1

9-11-2018

Filologia: dal greco= amore della parola, filo-logos.


Per noi è amore alla correttezza del suono, esteso ad amore per il testo= avere rispetto, cura,
per il testo che studiamo.
Sforzo della ricerca alla correttezza di un testo, quindi la filologia presuppone l’utilizzo di un
testo e la sua comprensione. Quindi cercare di comprendere il più possibile su tutti i livelli
testo che abbiamo di fronte. La filologia musicale è una branca della filologia, quest’ultima è
nota per cercare la correttezza di un testo poetico. Ma si riferisce anche alle arti figurative, per
esempio risalire alla storia di un quadro.

Testo e tradizione
La filologia si fonda su questi due concetti fondamentali.
Il testo è la fonte attraverso la quale noi facciamo musica (oggetto). La tradizione è il
movimento/trasmissione del testo nel tempo, il suo percorso, il cammino attraverso il tempo.
La tradizione modifica il testo, chi copia trascrive il testo fa degli errori. Il filologo deve
risalire al lavoro dell’autore e capire quali sono i cambiamenti che ha trovato nel testo. Il testo
viene corretto per esigenze pratiche, per esempio i “Puritani” di Bellini, che scrive il fa acuto
per un tenore.
Il filologo fa un’Edizione Critica, un testo che rende conto della volontà dell’autore e mostra
anche i cambiamenti della tradizione. L’ed. critica non è mai definitiva è solo uno stadio della
conoscenza del lavoro, per cui per farla bisogna conoscere lo stile, la scrittura e la calligrafia
dell’autore; è sempre un lavoro soggettivo.
Il sistema musicale (?) è più un lavoro indicativo che prescrittivo. Non sempre viene indicato
tutto nella partitura musicale. Nella ripresa di un pezzo di Beethoven, non sono inserite le
variazioni e delle volte venivano travisate dagli esecutori. Oggi come si fanno queste
variazioni delle riprese, o una cadenza non scritta? Nella musica il “non scritto” ha molta
valenza ed è un campo affascinante.

Principali scritture:
Pittografiche: impiegano simboli utilizzando degli oggetti;
Logografiche: passano attraverso simboli che rappresentano delle parole;
Fonetiche: un segno equivale ad uno o ad un insieme di note;
Alfabetiche:
Ideografiche: usate in estremo oriente e basate su ideogrammi;
Cuneiformi: brevi incisioni a forma appuntita impresse sull’argilla con uno stilo;
Geroglifiche: disegno che rappresenta un concetto;
Musicali: sono varie e hanno significati diversi;

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Notazioni musicali: la scrittura musicale è poligenetica (comune a diverse culture) e ha
diverse funzioni:
1- sussidio della memoria, per esempio in neuma gregoriano (serve a ricordare il canto a
chi già lo sapeva a memoria);
2- può avere delle indicazioni di base per un’improvvisazione (standard jazz).
3- Ci sono sistemi che fissano la comprensione su due cardini: DIASTEMAZIA e
RITMO.

Diastema = intervallo = decifrazione dell’intervallo, cioè ha un sistema, il pentagramma, sul


quale si basa la scrittura che ci permette di capire, individuare le note.
Ritmo = etc.

Come si è evoluta la scrittura:


1- in Grecia era basata sull’alfabeto, messo sul testo (che indica l’altezza degli intervalli)
anche qui serve per aiutare la memoria;
2- musica dei romani, stessa storia della musica greca, decade e non viene più scritta
quando termina l’impero romano.
3- con il canto cristiano, tra VIII e IX secolo, risorge la scrittura. Due tipi: notazione
alfabetica, per i trattati, notazione neumatica per la musica;
4- Musica Mensurale, altra svolta, si applica al testo sacro, nasce in Francia alla fine
dell’VIII secolo. Tetragramma, con i neumi quadrati, manca il ritmo.

Come si tramandano i testi?


Per una serie di evoluzioni che implicano il sorgere di nuove tipologie di musica. Cambia
notazione per esempio. La tradizione: avviene attraverso il processo di copiatura del testo, il
che comporta il rischio di errori, questi errori si chiamano lezioni varianti, cioè le differenze
che hanno testimoni di uno stesso testo, tutte le parti che cambiano nel corso della copiatura.

Testo: l’autore si annota il tema: delle bozze/appunti/abbozzi (ci fanno vedere il processo
mentale di nascita di un’opera).
Tradizione: tutte le volte che il testo viene copiato. Delle volte l’autore scrive male e il copista
non capisce bene, quindi il copista sceglie che nota mettere. Queste divergenze testuali dal
testo originario (autografo) si chiamano lezioni varianti. Ogni documento con delle lezioni
varianti dall’originario si chiama testimone.
Lo studio del filologo si occupa degli errori, delle lezioni varianti. Sulla base di questi bisogna
vedere se sono presenti in più testimoni, bisogna stabilire quali sono i testimoni più vicini al
testo originario.
Poligenetici: errori prodotti in modo indipendente su più testimoni e si dicono anche “non
significativi”.
Gli errori importanti del copista sono invece intenzionali, perché vuole cambiare il testo in
base alla propria epoca, alle proprie idee. La copiatura non è mai un fatto meccanico, le scelte,
le lezioni che si fanno possono essere volontarie o involontarie.

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La tradizione può essere stabile o mobile. È stabile quando i testi letterari sono tramandati in
modo conservativo, per esempio la Bibbia, lunga tradizione conservativa. È mobile quando si
hanno tante lezioni varianti, quindi è difficile l’interpretazione.
Il rapporto tra la musica e chi ne beneficia è un rapporto complicato: perché comporta il
passaggio dell’esecuzione. Questo non accade nella letteratura. L’opera musicale vive su due
piani:
1- il testo e la sua trasmissione;
2- l’esecuzione che la fa vivere.

La filologia esiste anche per la scelta di strumenti storici, quindi l’organologia e anche vale
per l’esecuzione che deve essere fatta con uno strumento d’epoca.
Testo e prassi (nella musica): ciò che è scritto e ciò che viene eseguito dall’interprete, che può
modificare quanto scritto nel testo.
L’attività interpretativa può essere fatta avendo prima studiato filologicamente. La prassi di
un certo periodo può essere fissata in un testimone d’epoca, ciò vuol dire -> edizioni fissate
da interpreti che hanno voluto scrivere la propria versione della realizzazione. Questi
annotano quindi le proprie indicazioni d’interpretazione, questo ci dà modo di capire come in
un’epoca specifica venga eseguito quel tal autore.

Revisioni:
 VULGATA = livello più diffuso della tradizione, quella stampa più comune, ed è uno
dei testi più “corrotti”.
 URTEXT = edizioni molto comuni, non sono edizioni critiche, c’è un curatore
anonimo che si rifà all’edizione originale, quindi meglio non fidarsi perché potrebbero
essere molto scorrette , piene di errori.

Il testo è depositario della volontà dell’autore, quindi si risale il più possibile alla volontà
dell’autore correggendolo, emendandolo, da tutte le lezioni varianti, le quali non vanno
eliminate, ma bisogna comunque tenerne conto su un altro piano per ricostruire la tradizione
del testo; bisogna liberarsi delle lezioni varianti, ricostruendo la tradizione del testo.

La prassi, è l’insieme degli eventi delle attività interpretative che si esplica nell’esecuzione
musicale. E’ tradurre il segno in suono, è una successione di eventi interpretativi che
mantengono margini di libertà, sempre, anche nel rispetto del testo delle tecniche pertinenti
alla sua esecuzione, anche l’interprete più attento, fedele e colto, in quell’esecuzione ci
metterà del suo, ci metterà un po’ di se.
La filologia non riguarda la prassi (che è solo interpretazione), perché il lavoro del filologo
riguarda solo il testo, il termine “filologia” vuol dire la ricostruzione di un testo!
Non esiste l’esecuzione filologica!

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