23-11-2018
α β
A B C D E
Ω è l'archetipo, autografo o copia, fonte più autentica, è andato perduto e bisogna ricostruirlo.
α e β sono andati perduti, sono gli antigrafi, cioè l'opera che i due copisti presumibilmente
hanno copiato dall'archetipo.
Le lettere grache indicano le fonti testuali che noi non abbiamo e che possiamo solo
ricostruire, ipotizzare in base a quelle fonti indicate dalle lettere latine.
Le lettere latine permettono di ricostruire le fonti. Ogni testimone ha uno o più errori
esclusivamente suoi. Le lettere A e B hanno errori, varianti che sono comuni sono a loro, sono
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congiuntivi fra loro, ovvero, derivano dallo stesso antigrafo, e hanno errori separativi, cioè
diversi nei confronti di C, D, E, F.
D, E, F, derivano dall'antigrafo beta, hanno errori congiuntivi. Ha F ha tutti gli errori di E
perchè deriva esso.
C ha un certo numero di errori presenti negli altri ma nessuno di questi lo avvicina agli altri
rami. Non ha errori presenti nelle altre lettere, per cui deriva presumibilmente dall'archetipo.
Dall'accordo di A con B e di D con E si ricostruiscono i due antigrafi alfa e beta, quindi si
riesce ad ottenere il testo più pulito di tutti, l'archetipo omega.
Questo metodo fu molto discusso dai filologi di fine '800, ma già quando Moss lo decodifica
nei primi anni del secolo è già oggetto di critica. Vari studiosi propongono metodi diversi; il
più noto dei suoi contemporanei fu Joseph Bedier. Egli propone di ricostruire il testo
secondo il miglior testimone, cioè di fare ugualmente recensio e collatio, ma di scegliere sulla
base di criteri adottati il testimone più pulito, il più completo e affidabile. Bedier critica il
sistema di Moss dicendo che è inutile cercare di ricostruire l'archetipo.
Altra critica del metodo stemmatico è mossa dal filologo italiano Gianfranco Contini (primo
900) che individua le varianti indifferenti o adiafore, cioè le varianti che si presentano come
lezioni plausibili, errori plausibili. Questo fa crollare il metodo stemmatico perchè tutte le
fonti diventano plausibili.
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