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Filologia della musica - Lezione 4

31/11/2018

Argomento: I testimoni possono essere autorizzati o non autorizzati.

1- I testimoni autorizzati sono prodotti dall’autore, oppure sotto la sua supervisione.


Questi si distinguono in:
 Autografi = testimoni di mano di un autore
 Idiografi = testimoni che sono riconducibili all’autore, ma non li ha redatti lui, perché
sono stati redatti sotto la sua dettatura o sotto il suo controllo.

I testimoni a stampa si distinguono in:


 edizioni autorizzate = edizione direttamente seguita dall’autore;
 bozze = sono le prove che si fanno per un’edizione a stampa, relative ad una certa
edizione, è la prova che fa un tipografo in vista della stampa definitiva e la fa
correggere all’autore, quindi quest’ultimo corregge direttamente sulla bozza.

Per quanto riguarda il formato i testimoni si differenziano in queste tipologie:


 schizzi = brevi annotazioni che fissano un’idea compositiva, sono importanti per
seguire l’iter creativo in testa all’autore.
 Particelle = degli abbozzi scritti in 3, 4, o 5 pentagrammi, quindi per diversi strumenti,
così che l’autore possa avere dei riferimenti per poi dopo scrivere la strumentazione
completa. È una fase intermedia tra lo schizzo e la stesura dello scritto, quando ancora
il pezzo non è strumentato. Talvolta l’autore può scriverlo solo su due pentagrammi
(per pianoforte).
 Abbozzi= sono una porzione di progetto, sono più ampi; se le particelle possono
riferirsi a tutta l’opera, gli abbozzi si riferiscono ad un primo movimento, o ad uno
scherzo, o ad un adagio.
 Copia autografa o autografo = è la partitura estesa, può avere annotazioni banche, ma
le partiture ci sono tutte.
 Versioni = revisioni alle quali un autore ha sottoposto quel lavoro. Oppure una
differente versione dello stesso lavoro. L’autore ha avuto un ripensamento e quindi ci
sono due autografi, in parte o molto diversi, tra i quali il filologo deve capire qual è
l’ipotetico definitivo, e quale precede l’altro.

2- I testimoni non autorizzati sono le copie, semi manoscritti e si differenziano in:


 apografi = manoscritto non autografo, ma copia diretta dell’originale. Quindi è una
copia ricavata da un antigrafo autografo.

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 Edizioni pirata = (queste riguardano le edizioni a stampa non autorizzate dall’autore)
l’edizione non autorizzata dell’autore è la ristampa di una copia, magari esaurita, non
controllata dall’autore. Le volte che lo si ristampa possono entrarci degli errori.
L’autore per queste edizioni non riceve soldi. Prima dell’invenzione del diritto
d’autore, nel 1700, accadeva spesso che gli autori vedevano diffondersi le loro opere
in edizioni delle quali non sapevano nulla.

La tradizione, ovvero il muoversi del testo nel tempo, passa attraverso gli errori, le divergenze
dall’idea dell’autore. Ci sono quindi delle varianti tra i testimoni, da queste possiamo
individuare gli errori più significativi, cioè quelli che copista ha voluto introdurre
coscientemente, i quali indicano un momento importante del testo, ovvero che il copista ha
coscientemente modificato il testo per agevolarne la comprensione. Questi errori assumono
quindi una valenza positiva perché segnano una tappa nella diffusione di un testo. Cambiando
le condizioni del contesto il copista sente di dover cambiare qualcosa, quindi questo è un
passaggio innovativo, una deviazione dall’originale fatta in modo cosciente.
Che cosa cambia nell’800?
 Per esempio nelle edizioni di musica antica gli evirati vengono sostituiti da tenori
nella musica barocca o prebarocca, quindi nasce il bisogno di adattare o trasporre la
parte ad una voce “naturale”.
 Modifiche armoniche che non sono proprie nel periodo barocco.
 Accompagnare il pianoforte (basso continuo) al posto del clavicembalo.
 Aggiungere le dinamiche alla parte del clavicembalo, cosa che questo strumento non
può fare.

Del patrimonio musicale intero solo una piccola parte delle opere fondamentali è entrata a far
parte della nostra cultura, che significa essere stata continuamente riprodotta, messa in musica
(quinta sinfonia di Beethoven, barbiere di Siviglia di Rossini). Molte opere invece hanno
avuto una tradizione interrotta, cioè ad un certo punto si smette di suonare quella musica. Poi
arriva qualcuno che prende un testimone dell’epoca e fa ripartire la tradizione. Altro esempio
di tradizione interrotta è quella musica che dopo essere stata scritta non è mai andato in
stampa (Lounge de Nisidà di Donizetti).

Storia della filologia musicale

La filologia musicale esiste da quando il testo musicale è stato oggetto di riflessione, quindi
dopo l’avvento della filologia letteraria tedesca dell’800. La filologia musicale è una
disciplina più giovane di quella applicata alla letteratura dalla quale deriva, risale allo
storicismo-romantico perché in questo periodo si indaga sistematicamente sulla storia, e si
costituisce in questo periodo il repertorio, sono quelle opere che si continuano a fare. Perché

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fino allo storicismo-romantico la musica era una specie di usa e getta, dopo aver suonato un
pezzo lo si buttava via.
In questo periodo l’opera diventa oggetto di attenzione e nasce la volontà di risalire
all’autenticità di un’opera. Anche se la prima trasmissione di un testo musicale dall’antichità
al medioevo avvenne soprattutto riguardo alla teoria musicale. Sono pochi i frammenti
musicali del passato trascritti nel medioevo, poiché in genere l’interesse dei primi filologi si
rivolge alla teoria della musica. Furono gli studiosi bizantini che si occuparono per la prima
volta di conservazione e interpretazione dei trattati sulla teoria musicale, e li tradussero dal
greco antico all’arabo. I monaci dei monasteri occidentali in seguito tradussero questi trattati
in latino. Quindi questi testi si trovano in arabo antico, greco antico e latino.

Epitomi: fra il V e VI secolo i filologi occidentali che sapevano il greco tradussero le opere di
teoria musicale in latino facendo un riassunto, un condensato, producendo quindi dei bignami.
Gli umanisti sono quelli che trascrivono i primi manoscritti dal greco.
Durante l’epoca carolingia, VII/VIII secolo, ci fu un grande passaggio di testi da oriente verso
occidente, periodo che segna la svolta per la filologia. Fu il periodo per esempio in cui il
sistema musicale bizantino, OCTOEGOS (otto scale ascendenti), diventò il sistema dei modi
liturgici antichi. Se fino a questo periodo sono trascritti solamente i manuali di teoria
musicale, con la nascita della notazione musicale, anche la musica ha questa possibilità,
poiché prima veniva tramandata oralmente.
La notazione nasce dai neumi, segni da intonare posizionati sopra il testo liturgico, dal IX
secolo in avanti. Contemporaneamente nei trattati teorici si continuò a conservare la notazione
alfabetica, cosicché per molti secoli si ebbero due tipi di scrittura: la musica eseguita si
scriveva con i neumi, e la musica che finiva nei trattati musicali veniva indicata con lettere
dell’alfabeto latino.
Anche i primi esempi di polifonia nel IX secolo, nei trattati musicali, sono stati trasmessi con
l’alfabeto, quindi ci è stata tramandata con le lettere. Il filologo deve sapere leggere e
comprendere tutti i due tipi di notazione. Nel IX secolo nasce anche il contrappunto. Nella
notazione quadrata su tetragramma non c’era ancora un sistema per definire il ritmo, che era
quindi assente. Il problema del ritmo si impone per la prima volta nella scuola di Notre Dame
nel 1100, nel testo “Anonimo Quarto” ne è presente un primo esempio. Questo testo ha
veicolato la storia della polifonia della scuola dell’Ars Antiqua e il sistema dei modi ritmici.
Anonimo Quarto è un trattato su come organizzare la ritmica nella scuola di Notre Dame.
La polifonia modale fu oggetto di importantissimi testimoni, in particolar modo questi
codici (il codice è quel testo organizzato per genere nel quale il copista copia la musica, e
sono solitamente organizzati per generi e non per autori):
 il codice custodito nella biblioteca fiorentina Mediceo-Laurenziana è importantissimo
perché ci fa capire che fin dal ‘200 i musicisti italiani conoscevano la polifonia che si
faceva in Francia, anche se in Italia ancora non veniva fatta.
 In Germania è custodito un codice del XIII secolo che testimonia l’inizio della
scrittura polifonica con notazione mensurale (la notazione mensurale ha la
caratteristica di indicare la durata delle note).

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 La conoscenza delle laudi, canti italiani del ‘200, si basa su due libri, uno a Firenze
nella biblioteca nazionale, il Codice Maria-Bechiano (da Maria-Bechi, colui che donò
il testo), il secondo, Laudario di Cortona, si trova a Cortona.
 Un altro esempio di codici, nati tra il ‘300 e il ‘400, sono quelli che contengono le
Intavolature, la notazione per strumenti a corda o a tastiera che raccolgono le opere
degli autori più importanti.
Continua a pag. 30 - appunti a penna

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