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Il Saxofono: l’importanza delle trascrizioni1

Claude Delangle:

“La musica è una materia nobile. Non ho idolatrie particolari verso


un’epoca o uno stile. Sono abbastanza libero nelle mie scelte estetiche di
repertorio, di interpretazione e nei suggerimenti didattici. Non ho niente da
tutelare in particolare, se non proprio uno spirito di ricerca; di ricerca
della verità ed autenticità in un modo o nell’altro e forse anche di
professionismo. [...] È vero che sono responsabile del fatto che i saxofonisti
suonano molte trascrizioni, questo perché ne ho avuto voglia e bisogno.
Innanzitutto penso che non basti ascoltare della musica ma bisogna
suonarla e sentirla fisicamente per integrare quella “cultura” che il
saxofonista non ha abbastanza. Alcuni anche eseguendo pezzi di musica
contemporanea molto bene , si sente che sono carenti culturalmente
eseguono semplicemente degli schemi, dei raggruppamenti...poiché
suoniamo con la cultura che abbiamo nello stesso modo per il quale si
parla con la cultura che si ha. Il formato della maggior parte delle opere
per saxofono è dagli 8 ai 12 minuti: il Concerto di Glazunov dura 13
minuti, la Sequenza di Berio dura 15 minuti: non si supera mai il quarto
d’ora. Quando ho suonato, tempo fa, la Sonata di C. Franck per violino è
stata la prima volta che suonai un pezzo della durata di mezz’ora, ed ho
capito che bisogna imparare a gestire il tempo. [...] Suonare in pubblico
delle trascrizioni non è una cosa negativa se c’è una programmazione
intelligente. [...] La trascrizione è benefica per i compositori: ascoltare le
trascrizioni della loro musica può dar loro un accesso alla conoscenza
acustica del nostro strumento.”

La parola “Trascrizione”, secondo quanto riportato nel


Dizionario Enciclopedico della Musica e dei Musicisti
pubblicato da UTET, viene usata nella terminologia musicale
con diverse accezioni:

1. destinazione di una composizione a mezzo fonico


differente da quello per il quale essa era stata
originalmente concepita;
1
Associazione Exigentia 2016 - Intervista a M. Claude Delangle.
2. decifrazione e redazione in scrittura corrente, cioè
edizione moderna, della produzione musicale anteriore
al secolo XVIII, anticamente notata secondo le varie
semiografie;

3. stesura per iscritto, in maniera spesso approssimativa,


di brani musicali preesistenti nella tradizione orale
quale, per esempio nel secolo scorso in particolare, il
ricco patrimonio etnografico;

4. atto puramente materiale (ai fini soprattutto pratici) del


copista che riscrive un brano musicale;

Il Saxofono è uno strumento nato per errore 2, oggetto di molte


critiche ha saputo riscattarsi negli anni dimostrando versatilità
e capacità di adattamento. Strumento relativamente moderno3,
nato prettamente per utilizzo bandistico, con le sue peculiarità
attirò l’attenzione di numerosi grandi compositori arrivando
alla “gloria” in breve tempo. Il suo repertorio, sicuramente
interessante e assolutamente degno di nota, interessa però tutto
il periodo dal tardo Ottocento in avanti; la sua “giovane” età
infatti, non gli permise di godere degli anni più importanti della
grande tradizione musicale; proprio per questo la tecnica
saxofonista è carente di tutte quelle caratteristiche peculiari
della tecnica esecutiva della musica rinascimentale, della
musica barocca e della musica romantica. Per sopperire a
queste mancanze molti grandi saxofonisti si sono rifatti negli
anni a metodi, sonate, concerti nati per altri strumenti
2
A. Sax tentò di riprodurre un clarinetto in ottone, materiale che non
risentiva degli agenti atmosferici, permettendo così l’utilizzo dello
strumento in contesti bandistici. Cfr. Marzi M., Il Saxofono (2016),
Zecchini Editore, Varese.
3
Il primo brevetto del Saxofono si avrà solo il 26 Giugno del 1846. Cfr.
Marzi M., Il Saxofono (2016), Zecchini Editore, Varese.
riadattandoli al saxofono, come lo stesso C. Delangle, ecco
perché diventa importante la trascrizione. Attingere dal
repertorio di altri strumenti ci permette di avere un corpus
valido di materiale sul quale poter affrontare uno studio. Un
esempio sono i metodi di M. Mule nel quali ritroviamo estratti
di composizioni di N. Paganini per violino. Noi saxofonisti
attingiamo dai metodi di tecnica giornaliera dei clarinettisti, dai
metodi di respirazione per flauto, dai metodi di flessibilità per
trombone e dai metodi di staccato per tromba; ogni metodo ci
permette di arricchire il nostro bagaglio tecnico - espressivo -
esecutivo.
Un saxofonista, anche cimentandosi con un repertorio
contemporaneo, ha l’esigenza di conoscere la natura di quella
tecnica esecutiva.
Per molti anni il saxofono è stato denigrato a mero strumento
da marcia, da “strada”, incapace di cimentarsi in generi diversi
dal jazz di New Orleans, troppo “limitato” per la musica “alta”.
Ma se consideriamo la Musica come mezzo espressivo, allora
consideriamo che non esistono limiti.
“La musica è fatta delle tue esperienze, dei tuoi pensieri, della tua
saggezza. Se non la vivi, non uscirà mai dal tuo strumento. Ti insegnano
che c’è una linea di confine nella musica. Ma, uomo, non c’è linea di
confine nell’arte.” Cit. Charlie Parker.

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