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Volume 2: アインクラッド – Aincrad

Prologo
Un enorme castello fatto di acciaio e pietra sospeso in un cielo infinito.

Quello era tutto il nostro mondo.

Per esaminare il luogo, un gruppo variegato di artigiani ci mise più di un mese; il diametro del piano alla
base era di circa 10 chilometri —abbastanza largo da farci entrare l’intero Setagaya-ku1 dentro. Al di sopra,
c’erano 100 piani impilati verso l’alto; la sua dimensione era assolutamente incredibile. Era impossibile
anche pensare di quanti dati fosse composto.

Al suo interno, c’erano alcune grandi città con innumerevoli cittadine a schiera e villaggi, foreste e pianure, e
anche laghi. I piani erano collegati l'uno all'altro solo tramite una scala, situata all'interno di
pericolosi dungeon, dove si aggiravano un gran numero di mostri; questo rendeva la sua scoperta e
l'accesso un'impresa. Comunque, quando qualcuno riusciva a salire le scale e arrivare a una città al
piano superiore, i «Gate di Teletrasporto» in quella e nelle altre città nei piani inferiori sarebbero stati
connessi, rendendo così possibile a chiunque di muoversi liberamente attraverso i vari livelli.

In queste condizioni, l’imponente castello continuò ad essere conquistato per molto tempo.

Il nome del castello era «Aincrad», un mondo di battaglie con spade che continuava a fluttuare e aveva
inghiottito quasi seimila persone. Anche conosciuto come…

«Sword Art Online»

1
Setagaya-ku è il secondo quartiere più grande di Tokyo.

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Volume 2: アインクラッド – Aincrad

Lo Spadaccino Nero

(Aincrad 35° Piano, Febbraio 2024)

«Per favore… non lasciarmi da sola… Pina…»

Due linee di lacrime scesero giù per le guance di Silica, mentre i granelli di luce si
disperdevano nell’aria da una grande piuma.

Quella piuma blu chiaro era tutto ciò che era rimasto della sua unica amica e compagna da
molto tempo, il famiglio Pina. Solo pochi minuti prima, per proteggere Silica, Pina era
morta a causa di una ferita mortale di un’arma di un mostro. Aveva lanciato un debole
grido disperato prima di frantumarsi come ghiaccio, lasciando solo la lunga piuma della
sua coda che muoveva sempre felicemente quando veniva chiamata—

PARTE 1

Silica era una dei rari “Domatori di Bestie” in SAO, o forse era meglio dire “l’unica”. Il suo
famiglio, il simbolo del domatore di bestie, non c’era più.

Il domatore di bestie non era una classe data dal sistema, ma un termine usato dai
giocatori.

In rare occasioni, i mostri selvatici potevano mostrare interesse verso i giocatori. Se non si
perdeva quell’occasione, era possibile domare con successo il mostro dandogli qualcosa
da mangiare. Poi il mostro poteva diventare il “Famiglio” del giocatore e servirlo in vari
modi come un valido alleato. I giocatori mostravano verso coloro che avevano avuto
successo un mix di lode e invidia

Ovviamente, non tutti i mostri potevano diventare famigli, solo un numero molto limitato
di piccoli mostri poteva. Le condizioni per innescare l’evento non erano molto chiare, ma
l’unica cosa di cui tutti erano certi era che l’evento non si sarebbe innescato se il giocatore
aveva ucciso troppi mostri di quel tipo.

Questa era una condizione abbastanza dura pensandoci. Anche se qualcuno avesse
provato ad ottenere un famiglio incontrandolo continuamente, il mostro sarebbe stato
aggressivo e il giocatore non avrebbe potuto evitare lo scontro. In altre parole, se
qualcuno voleva diventare un domatore di bestie, doveva continuare ad incontrare il
mostro, e se l’evento non si fosse attivato doveva continuare a scappare. Non era difficile
immaginare quanto fosse fastidioso.

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Si poteva dire che Silica fosse stata molto fortunata su questo punto.

Inconsapevole di ciò, lei si era addentrata nella foresta di un piano che stava visitando solo
perché ne aveva voglia, senza una ragione precisa. Il primo mostro che aveva incontrato
non l’aveva attaccata, ma le si era avvicinato semplicemente. Lei senza pensarci troppo le
aveva dato una nocciolina che aveva comprato il giorno prima, e caso ha voluto che fosse
un cibo che piaceva al mostro.

Il mostro era un Drago Piumato. Tutto il suo corpo era ricoperto di soffici piume blu
pallido e aveva due lunghe piume al posto della coda. Il piccolo drago era un mostro
davvero raro da incontrare. Probabilmente Silica era stata la prima a domarlo con
successo, e quando tornò nella sua città, Frieven, all’ottavo piano, con l’animaletto seduto
sulla spalla, diventò immediatamente oggetto di molto interesse. Il giorno dopo, un
numero incalcolabile di giocatori provarono a domare un Drago Piumato dopo aver
sentito le informazioni di Silica, ma nessuno di loro riuscì a farcela.

Silica chiamò il piccolo drago Pina. Era lo stesso nome che aveva dato al gatto che
possedeva nella vita reale.

I mostri che potevano diventare dei famigli erano conosciuti per avere statistiche basse
quando si trattava di combattimenti effettivi e Pina non era diversa. Ma avevano anche un
numero di skill speciali: lo scan che avvisava il giocatore dell’avvicinamento dei mostri,
una skill che curava leggermente il giocatore, e così via. Erano tutte molto utili e
rendevano giorno dopo giorno la caccia più facile. Ma ciò di cui Silica era più felice era il
conforto del calore che l’esistenza di Pina portava.

Le IA dei famigli non erano così buone. Di certo, non potevano parlare, ma solo capire un
paio di dozzine di comandi. Ma per Silica, che era entrata nel gioco a soli dodici anni ed era
schiacciata dal peso della paura e del nervosismo, Pina era una salvatrice difficile da
spiegare a parole. Non era un’esagerazione dire che l’Avventura di Silica — che adesso qua
significava Vivere— era iniziata con Pina.

Dopo un anno, Silica e Pina erano salite di livello senza problemi e le sue skill come
utilizzatore di pugnali erano diventate abbastanza buone. Questo la rese piuttosto famosa
tra i giocatori di medio livello come una dei migliori fra di loro.

Ovviamente, era ben lontana dai guerrieri di prima classe che combattevano sulle linee del
fronte; ma in qualche modo tra i settemila giocatori quelle poche centinaia impegnati nel
ripulire il gioco erano ancora più difficili da vedere dei domatori di bestie. Quindi,
diventare famosa tra i giocatori di medio livello era come diventare una specie di idol nel
gioco.

Poiché i giocatori di sesso femminile erano parecchio rari, specialmente della sua età, non
passò molto tempo che la “Dragon Master Silica” divenne una giocatrice famosa con
numerosi fan. Riceveva un’infinità di inviti per entrare in party e gilde che cercavano
un’idol ed era inevitabile per una tredicenne diventare più orgogliosa di se stessa.

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Ma alla fine, l’orgoglio le fece commettere un errore da cui non poteva più tornare indietro,
non importava quanto lei se ne pentisse.

Un litigio per una cosa insignificante diede inizio a tutto.

Silica si trovava in una vasta foresta a nord del trentacinquesimo piano, conosciuta come
La Foresta del Vagabondaggio, con un party che aveva incontrato due settimane prima. In
quel momento le linee del fronte erano già piuttosto lontane al cinquantacinquesimo
piano, quindi il trentacinquesimo era ormai già stato ripulito. Ma i guerrieri di prima
classe pensavano solo a ripulire i labirinti, quindi le sotto aree come La Foresta del
Vagabondaggio erano un obbiettivo popolare tra i giocatori di medio livello.

Dato che il party di sei giocatori a cui Silica si era unita era composto da guerrieri abili,
avevano iniziato a combattere dalla mattina e avevano trovato abbastanza item, inclusi un
bel po’ di forzieri. Ma quando il sole era iniziato a calare e tutti erano a corto di pozioni di
guarigione, cominciarono ad incamminarsi verso la città abitata. Quando una giocatrice
snella che impugnava la lancia disse una cosa, forse al fine di tenere sotto controllo Silica.

«Dovremmo consegnare gli oggetti una volta tornati, ma dato che la tua lucertola ti cura,
non hai bisogno dei cristalli di guarigione giusto?»

Silica si sentì offesa e riabbatté.

«Tu non stai neanche davanti durante il combattimento e dipendi sempre dal resto del
gruppo, quindi non usi i cristalli comunque.»

Dopo quella risposta, il battibecco si ingrandì, e i tentativi del capogruppo, uno spadaccino
con spada e scudo, di fermarle furono completamente ignorati. Alla fine, Silica disse
infuriata:

«Non mi servono gli item. Non mi unirò mai più al vostro party. Ci sono una montagna
di persone che vogliono fare squadra con me!»

Ignorando i suggerimenti del capogruppo di restare nel party finché non fossero usciti
dalla foresta e fossero arrivati nella zona abitata, lei lasciò il gruppo e si incamminò senza
meta per un sentiero.

Anche se era da sola, aveva già imparato il settanta per cento delle sue skill con il pugnale
e aveva anche Pina a curarla, quindi i mostri del trentacinquesimo piano non erano un
problema per lei. Non sarebbe stato difficile attraversare la foresta e tornare nella zona
abitata. Questo se non si fosse persa.

La foresta non era chiamata La Foresta del Vagabondaggio per niente.

L’enorme foresta era piena di grandi, torreggianti alberi ed era divisa in aree come una
scacchiera; un minuto dopo aver messo piede dentro un’area, la serie di aree a cui saresti
stato collegato tramite teletrasporto sarebbe stata casuale. Se si voleva uscire dalla foresta,
si doveva trascorrere almeno un minuto all’interno di tutte le aree, oppure comprare una

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costosa mappa al negozio in città per controllare l’area in cui ci si trovava in quel
momento così da trovare la strada attraverso la foresta.

Ma l’unica persona con la mappa era il capogruppo. Dato che l’utilizzo del cristallo di
teletrasporto all’interno della foresta ti teletrasportava in un’altra area della foresta
invece che riportarti in città, Silica doveva attraversare ogni area. Ma correre tra le enormi
radici degli alberi e seguire il sentiero serpeggiante del bosco risultò essere più duro di
quanto lei si aspettasse.

Silica decise di continuare ad andare verso nord, ma il minuto passò proprio prima che lei
potesse arrivare alla fine dell’area, e finì con l’essere teletrasportata casualmente in
un’altra area ancora e ancora. Ben presto fu sul punto di collassare per la fatica. La luce
rossa del sole impostato rendeva più cupo il tutto e lei si sentì sempre più ansiosa come se
i cieli oscurati e le sue chances di lasciare il dungeon aumentassero minuto dopo minuto.

Ogni tanto, Silica rinunciava a correre e si metteva a camminare, sperando che sarebbe
finita in un’area ai margini della foresta per caso. Ma la fortuna non era dalla sua parte, e
numerosi mostri l’attaccavano non appena ci si imbatteva per caso. Anche se il suo livello
le garantiva un enorme vantaggio, come la luce si affievoliva, lei non poteva più vedere
bene ciò che la circondava. Anche se aveva Pina con sé ad aiutarla, non sarebbe stata in
grado di uscire da ogni combattimento illesa e alla fine usò non solo le sue pozioni rimaste,
ma anche i suoi cristalli di guarigione d’emergenza.

Come se avesse percepito il nervosismo di Silica, Pina le accarezzò la guancia con la testa
come se le stesse facendo le fusa sulla spalla. Silica si pentì della sua avventatezza e del
suo orgoglio che l’aveva portata in quella situazione mentre accarezzava la sua compagna
lungo il collo in maniera confortante.

Quando si rimise in cammino, borbottò fra sé:

«Mi dispiace. Non commetterò più l’errore di pensare di essere speciale. Quindi per
favore fammi uscire da questa foresta al prossimo teletrasporto.»

Pregando fece un passo in un’altra distorsione del teletrasporto. Dopo una breve ventata
di vertigini, ciò che apparve davanti ai suoi occhi era la stessa, profonda foresta che aveva
visto tutte le altre volte. Non c’era neanche un accenno delle pianure nell’oscurità fra tutti
quegli alberi.

Non appena Silica riprese di nuovo a camminare per la delusione, Pina alzò la testa
velocemente emettendo un grido acuto. Era un avvertimento. Silica estrasse velocemente
il suo pugnale puntandolo nella direzione in cui guardava Pina.

Pochi secondi dopo, dietro ad un albero coperto di muschio, si sentì un ruggito. Non
appena Silica mise a fuoco lo sguardo, apparve un cursore giallo. Ce n’erano anche degli
altri. Due, no… tre. Il nome dei mostri era “Scimmione Ubriaco”. Era uno dei più forti
mostri nella Foresta del Vagabondaggio. Silica si morse le labbra.

Anche se era questo il caso—

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Non sarebbero stati così pericolosi se si guardava solo il loro livello.

Quando i giocatori di classe media, come Silica, scendevano in campo, era normale che
fossero di un livello più alto dei mostri che affrontavano. Normalmente, erano ad un livello
abbastanza alto da sconfiggere cinque mostri da soli senza usare nessun item curativo.

Il motivo era che, a differenza dei combattenti delle linee del fronte, i giocatori di classe
media scendevano in campo per guadagnare abbastanza Coll per tirare avanti, guadagnare
abbastanza esperienza per restare nel range di medio livello, e infine semplicemente per
ammazzare la noia. Nessuno voleva rischiare la propria vita. Infatti, continuavano ad
esserci intorno ai mille giocatori nella Città Iniziale che si rifiutavano di aumentare le
possibilità di morire anche solo di un po’.

Ma avevano bisogno di una fonte di reddito per mangiare e dormire. Inoltre, tutti i
giocatori di MMORPG erano affetti da questa sorta di malattia che li faceva sentire insicuri
nel caso che non fossero stati almeno ad un livello medio. Per questo, dopo circa un anno e
mezzo dall’inizio del gioco, il corpo principale dei giocatori si avventurava sul campo di
battaglia con un’enorme differenza di livello rispetto ai mostri per godersi questo mondo.

Per tanto, gli Scimmioni Ubriachi, che erano considerati i più forti mostri nel
trentacinquesimo piano, non erano una vera sfida per Silica; o meglio, doveva essere così.

Silica sollevò il pugnale come per sforzarsi di restare concentrata. Anche Pina fluttuava in
alto pronta per la battaglia.

I mostri che apparvero da dietro l’albero erano degli antropoidi ricoperti di una pelliccia
rosso scuro, impugnavano una rozza clava nella mano destra e una sorta di zucca legata
tutt’intorno con una corda nella mano sinistra.

Quando gli scimmioni sollevarono le clave e mostrarono i denti per ruggire, Silica si
precipitò verso quello che aveva di fronte per assestare il primo colpo. Riuscì ad assestare
un colpo pulito e a togliere un bel pezzo dei suoi HP con il Rapid Bite, una skill del pugnale
di classe media, poi utilizzò una combo ad alta velocità che era uno dei maggiori vantaggi
dell’impugnare un pugnale.

Le skill con le mazze che gli scimmioni utilizzavano erano di basso livello, e, anche se i loro
attacchi erano incredibilmente forti, mancavano di velocità e di combo. Silica fece piovere
i colpi sugli scimmioni, poi arretrò per riprendersi e iniziare un nuovo assalto. Dopo
averlo fatto per diverse volte, gli HP degli Scimmioni Ubriachi erano gradualmente
diminuiti in breve tempo. Una volta ogni tanto, Pina usava il suo attacco Soffio Bolla per
confondere gli avversari.

Ma proprio prima che lei lanciasse la quarta skill Fad Edge e uccidesse il primo
scimmione…

Un nuovo avversario apparve dietro di questo, facendo lo switch con il primo scimmione
durante la breve pausa. Silica non aveva altra scelta che cambiare obbiettivo e iniziò ad
attaccare il secondo. Il primo poi indietreggiò inclinando la zucca con la mano sinistra—

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Silica rimase a bocca aperta nel vedere la barra degli HP del primo scimmione che si stava
riempiendo di nuovo ad una velocità incredibile. Sembrava come se la zucca avesse
qualche tipo di liquido curativo.

Lei aveva già affrontato gli Scimmioni Ubriachi in passato nel trentacinquesimo piano, ma
ce ne erano stati solo due quella volta, e lei li aveva eliminati entrambi prima che avessero
il tempo di scambiarsi, quindi non era consapevole di questa loro skill speciale. Silica
strinse i denti e si concentrò per bene sul secondo.

Ma come lei portò i suoi HP nella zona rossa e si allontanò da loro per eseguire il suo
ultimo attacco, l’altro scimmione fece di nuovo lo switch. Era il terzo Scimmione Ubriaco.
A quel punto il primo aveva quasi completamente finito di riempire la sua barra degli HP.

Non ci sarebbe stata una fine se avessero continuato in quella maniera. L’ansia le seccò la
gola.

In primo luogo, Silica aveva poca esperienza nel combattimento in solitario. Anche se
aveva uno schiacciante vantaggio di livello, era solo un numero; l’abilità effettiva del
giocatore era un altro discorso. L’ansia nella testa di Silica iniziò a diventare presto
confusione. Ciò le fece mancare il bersaglio più volte, permettendo al suo nemico di
contrattaccare.

Quando riuscì a portare la barra degli HP del terzo Scimmione Ubriaco all’incirca a metà, il
suo tentativo di eseguire delle combo la fece sbilanciare. Lo scimmione non perse
l’occasione e contrattaccò, assestando un colpo critico.

La clava di legno era fatta rozzamente, ma il danno di base dovuto al suo peso combinato
con la forza dello Scimmione Ubriaco fece perdere a Silica quasi il trenta per cento dei suoi
HP. Un brivido le corse giù per la schiena.

Il fatto che avesse finito le pozioni curative la rese ancora più nervosa. Il respiro di Pina le
ripristinò il dieci per cento degli HP, ma non era una skill che Pina poteva usare troppo
spesso. Se fosse stata colpita da un attacco del genere altre tre volte… sarebbe morta.

Morte. Silica si congelò non appena quella possibilità le passò per la testa. Il suo braccio
non si voleva alzare. Le sue gambe non si volevano muovere.

Finora combattere era stato eccitante, ma era stata ben lontana da un effettivo pericolo.
Non aveva mai pensato che ciò si poteva collegare alla morte—

Mentre era in piedi davanti allo Scimmione Ubriaco che ruggiva e sollevava la clava ancora,
Silica realizzò per la prima volta cosa significavano davvero i combattimenti contro i
mostri in SAO. Era una contraddizione, SAO era un gioco, ma allo stesso tempo non poteva
essere giocato.

Con il rumore sordo della clava che accelerava attraverso l’aria, lo scimmione la colpì
mentre continuava a starsene immobile. Non riuscì a sopportare il colpo e collassò a terra.
I suoi HP diminuirono gradualmente ed entrarono nella zona gialla.

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Non riusciva più a pensare a niente. Sarebbe potuta scappare. Avrebbe potuto utilizzare
un cristallo del teletrasporto. C’erano molte altre scelte che avrebbe potuto prendere in
considerazione, ma lei continuava semplicemente a guardare la clava dello scimmione che
stava sollevando per la terza volta.

La rozza arma emanava un bagliore rosso e proprio quando stava per chiudere gli occhi
inconsciamente—

Una piccola figura saltò nello spazio tra lei e la clava. Un pesante e agghiacciante suono di
impatto risuonò. Le piume blu-cielo si sparpagliarono in un istante quando la piccola
barra degli HP scese a zero.

Dopo essere caduta a terra, Pina fissava Silica con i suoi rotondi occhi blu. Emise un debole
grido poi scomparì in numerosi poligoni. Una lunga piuma della coda fluttuò a terra come
se stesse danzando.

Qualcosa dentro di Silica si spezzò. Il filo che le univa scomparve. Prima che arrivasse la
tristezza, lei si sentì arrabbiata: arrabbiata con se stessa per non essere stata in grado di
muoversi dopo essere stata colpita solo una volta; e ancor prima di quello, arrabbiata con
se stessa per essere stata presuntuosa abbastanza da provare ad attraversare la foresta da
sola solo perché infastidita da una piccola lite.

Silica balzò indietro con un agile movimento rialzandosi, evitando il colpo che il mostro
aveva sferrato. Poi lanciando un grido iniziò a correre velocemente. Il pugnale nella sua
mano destra sfrecciò come se stesse piovendo sullo scimmione.

Lei non provò neanche a schivare la clava dello scimmione che aveva sostituito il
compagno dopo aver visto i suoi HP calare, ma la bloccò invece con la sua mano sinistra. I
suoi HP diminuirono, anche se non per un colpo diretto. Ma lei lo ignorò e arrivò al terzo
scimmione, quello che aveva ucciso Pina.

Usò la sua piccola statura a suo vantaggio per caricare direttamente lo scimmione e
infilzargli il pugnale nel petto con tutta la sua forza. Con un vistoso colpo critico, gli HP del
nemico scesero a zero. Venne prima un grido e poi il suono della frantumazione.

Tra i detriti che si disperdevano, Silica si voltò e caricò un nuovo obbiettivo. La sua barra
degli HP ormai era andata nella pericolosa zona rossa, ma non ci faceva più caso. Guardava
solo il nemico che doveva uccidere, come se si fosse allargato tanto da riempire tutta la
sua visuale.

Dimenticò anche la sua paura di morire e stava per tentare un’altra carica proprio sotto la
clava oscillante…

Una luce bianco chiara tagliò entrambi gli Scimmioni Ubriachi da dietro mentre erano
fianco a fianco.

I corpi dei due scimmioni si divisero in due in un istante, poi si dispersero e scomparvero.

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Mentre Silica era in piedi confusa, vide un giocatore oltre la foschia dei frammenti. Aveva
capelli neri e indossava un mantello nero. Non era molto alto, ma da lui proveniva una
presenza opprimente. Silica sentì un’istintiva paura e fece un passo indietro. I loro occhi si
incrociarono.

Ma i suoi occhi erano silenziosi e profondi come l’oscurità. Il ragazzo rinfoderò la sua
spada ad una mano nel fodero sulla sua schiena con un clank e parlò.

«Mi dispiace. Non ho potuto salvare la tua amica.»2

Non appena sentì questo le forze lasciarono il suo corpo. Non poteva fermare le lacrime
che le scorrevano per le guance. Non si preoccupò neanche che il pugnale le fosse scivolato
di mano e fosse caduto. Quando vide la piuma blu-cielo a terra, cadde in ginocchio davanti
ad essa.

Quando la rabbia scomparve, un’incontrollabile tristezza e smarrimento presero il


sopravvento. Le lacrime corsero giù lungo le sue guance senza sosta.

I famigli non erano programmati per fermare gli attacchi. Pina si era precipitata davanti a
Silica di sua spontanea volontà—era la manifestazione dell’affetto che nutriva nei
confronti di Silica con la quale aveva vissuto un anno.

Mentre si stringeva, Silica mormorò piangendo.

«Ti prego… non lasciarmi da sola… Pina…»

Ma la piuma blu-cielo non dava nessun tipo di risposta.

PARTE 2

«…Mi dispiace.»

Disse ancora il ragazzo vestito di nero. Silica scosse la testa e provò disperatamente a
fermare le sue lacrime.

«…No… Sono stata… stupida… Grazie… per avermi salvato…»

Con uno sforzo riuscì a smettere di piangere.

Il ragazzo iniziò a camminare lentamente e si inginocchiò proprio davanti a Silica prima di


chiedere esitante.

«…Quella piuma, come item ha un nome per caso?»

Sorpresa dall’inaspettata domanda, Silica alzò la testa. Si asciugò le lacrime e poi girò lo
sguardo verso la piuma.

2
In grassetto sono le parole delle scene presenti ad inizio volume.

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Adesso che ci pensava, era strano che era rimasta quella piuma. Che siano mostri o umani,
le creature di questo mondo di solito non lasciavano niente dietro di loro dopo la loro
morte, neanche il loro equipaggiamento. Silica la toccò esitante con la mano e cliccò sulla
sua superficie con il suo indice destro. La finestra semi trasparente che apparve mostrava
il suo nome e il suo peso.

[Cuore di Pina]

Proprio quando Silica era sul punto di iniziare a piangere di nuovo, il ragazzo la fermò.

«Ah, aspetta, aspetta. Se rimane un “item cuore”, allora puoi rinviverla.»

«Cosa!?»

Silica alzò la testa bruscamente. Fissava la faccia del ragazzo con la bocca mezza aperta.

«È stato scoperto non tanto tempo fa, quindi ci sono ancora molte persone che non lo
sanno. C’è un dungeon nella regione settentrionale del quarantasettesimo piano
chiamato “La Collina dei Ricordi”. È piuttosto difficile nonostante il suo nome… ma
dicono che il fiore che sboccia in cima ad essa è un item che resuscita i fami-»

«Da-davvero!?»

Silica balzò in piedi e urlò prima che il ragazzo finisse di parlare. Sembrava come se la
speranza le avesse riempito il petto, un attimo prima pieno di dolore. Ma—

«…Il quarantasettesimo piano…»

Mormorò abbassando le spalle. Era ventidue piani superiore a quello in cui si trovavano, il
trentacinquesimo piano. Non era sicuramente una zona sicura per lei.

Proprio quando aveva abbassato gli occhi affranti al terreno…

«Mmh…»

Disse con voce seccata il ragazzo davanti a lei.

«Potrei andarlo a prendere io se tu mi risarcissi le spese e mi pagassi, ma dicono che il


fiore si manifesti solo se il domatore di bestie che ha perso il proprio famiglio è
presente…»

Silica sorrise al sorprendentemente gentile spadaccino e disse:

«No… Mi basta anche solo l’informazione che mi hai dato. Se mi impegno a salire di
livello, un giorno ne sarò in grado…»

«Beh, mi spiace ma non puoi farlo. Si può resuscitare il famiglio solo entro quattro
giorni dopo la sua morte. Passato quel tempo, il nome dell’item cambierà da “Cuore” a
“Resti”…»

«Cosa…!»

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Silica non riuscì a non gridare.

Adesso era al livello quarantaquattro. Se SAO fosse stato un normale RPG, il dungeon del
piano doveva essere di una difficoltà adatta ad un giocatore con lo stesso livello del piano.
Ma dato che era diventato un folle gioco mortale, le aree sicure dovevano essere intorno ai
dieci livelli inferiori al livello del giocatore.

In altre parole, per esplorare il quarantasettesimo piano, lei doveva essere almeno al
cinquantacinquesimo livello. Ma per quanto ci pensava, era impossibile salire di dieci
livelli in soli quattro giorni… no, due se si toglieva il tempo che avrebbe impiegato a
ripulire il dungeon. Era riuscita a malapena ad arrivare dove si trovava ora
avventurandosi diligentemente.

Silica abbassò la testa quando la disperazione ritornò ancora. Prese la piuma di Pina da
terra e l’abbracciò gentilmente al petto. Quando si pentì della sua stupidità e della sua
impotenza iniziò a piangere.

Vide il ragazzo alzarsi. Pensò che se ne stava andando e che poteva almeno salutarla, ma
non aveva più la forza per aprire la bocca—

Ma improvvisamente, una finestra di sistema semitrasparente apparve davanti a lei. Era


una finestra di scambio. Quando alzò la testa, vide il ragazzo armeggiare su un’altra
finestra. Gli item iniziarono ad apparire uno dopo l’altro nella sezione di scambio.
“Armatura Di Fili D’Argento”, “Pugnale D’Avorio”… Erano tutti equipaggiamenti che Silica
non aveva mai visto prima.

«Ehm…»

Quando aprì la bocca esitante, il ragazzo le spiegò con disinvoltura:

«Questi dovrebbero andare bene per cinque, sei livelli. Se vengo con te credo andrà
tutto bene.»

«Cosa…?»

Silica si alzò con la bocca spalancata. Non riusciva a capire cosa stava pensando il ragazzo,
quindi lo guardò dritto in faccia. Ma a causa del sistema di SAO, tutto ciò che poteva vedere
era la sua barra HP; non poteva neanche vedere il suo nome o il suo livello.

Era difficile dire quanti anni avesse. Il suo equipaggiamento era completamente nero. La
forza e la quiete che emanava facevano pensare che fosse diversi anni più grande di lei, ma
gli occhi che erano coperti dalle sue lunghe frange sembravano in qualche modo innocenti,
e i lineamenti femminili gli davano un leggero aspetto delicato. Silica chiese cautamente:

«Perché… sei così gentile…?»

A dire la verità, lei era diffidente.

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Fino a quel momento, un paio di giocatori maschi molto più vecchi di lei avevano provato
a conquistare il suo amore; aveva ricevuto persino una proposta di matrimonio una volta.
Per Silica, che aveva solo tredici anni, queste esperienze non le portavano altro che paura.
Non aveva mai ricevuto neanche una confessione nel mondo reale.

Così Silica iniziò ad evitare i giocatori maschi che sembravano avere questo tipo di
interesse. Inoltre, “c’era sempre un fine dietro a delle parole dolci” era senso comune in
Aincrad.

Il ragazzo si grattò di nuovo la testa, come se fosse a corto di una risposta. Aprì la bocca
per parlare, ma poi la chiuse subito dopo. Poi, spostò lo sguardo e mormorò a bassa voce:

«…Beh, non è come se questo fosse un manga… te lo dirò se prometterai di non ridere.»

«Non lo farò.»

«È perché… assomigli alla mia sorellina.»

A questa risposta tipica da manga, Silica non riuscì a non ridere. Si tappò la bocca con la
mano, ma non riusciva a fermare le risate.

«Hai… hai detto che non avresti riso…»

Il ragazzo con un’espressione ferita in faccia aveva abbassato le spalle mettendo il broncio.
Quello la fece ridere ancor di più.

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—Non è una cattiva persona…

Mentre rideva, Silica decise di credere alla gentilezza di quel ragazzo. Aveva già rischiato
di morire una volta. Se era per salvare Pina, non c’era nessun motivo per dire di no.

Silica si inchinò e disse:

«Spero che andremo d’accordo. Mi hai salvato e ti sei anche offerto di fare una cosa del
genere per me…»

Fissò la finestra di scambio e poi inserì tutti i Coll che aveva. C’erano più dei dieci pezzi di
equipaggiamento che il ragazzo aveva offerto, e tutti sembravano item rari che non si
potevano acquistare in negozio.

«Beh… Penso sia un po’ poco, ma…»

«No, non devi pagare. Quelli erano dei pezzi di ricambio comunque, e questo coincide
con la ragione per cui sono venuto qui…»

Mentre parlava di qualcosa che Silica non poteva capire, il ragazzo premette il pulsante OK
senza ricevere nessun soldo.

«Ti ringrazio. Davvero… Oh, io sono Silica.»

Quando disse il suo nome, quasi si aspettava che il ragazzo ne rimanesse sorpreso, ma
sembrava che lui non la conoscesse. Si sentì disorientata per un secondo, ma poi si ricordò
che era stato proprio questo suo lato che l’aveva portata a quella fine.

Il ragazzo annuì leggermente e porse la sua mano destra.

«Io sono Kirito. Spero andremo d’accordo.»

Si strinsero la mano.

Il giocatore chiamato Kirito tirò fuori una mappa della Foresta del Vagabondaggio dalla
borsa che aveva attaccata alla cintura. Cercò un’area che fosse collegata all’entrata e poi
iniziò a camminare. Mentre lo seguiva, Silica appoggiò la piuma di Pina contro le sue
labbra e mormorò fra sé.

—Aspettami Pina. Ti resusciterò presto…

La zona abitata del trentacinquesimo piano aveva un che di rurale con i suoi edifici bianchi
con i tetti rossi che somigliavano a delle fattorie. Il villaggio in sé non era così grande, ma
era la principale area avventurosa dei giocatori di medio livello in quel momento, quindi
c’erano un sacco di persone in giro.

Silica abitava nel Villaggio Frieven, che era situato all’ottavo piano; ma dato che non aveva
comprato un casa, soggiornare in albergo in ogni città non era così differente. La cosa più

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importante era il sapore del cibo che veniva servito. A Silica piaceva il cheesecake che gli
NPC preparavano lì, perciò aveva soggiornato nello stesso albergo da quando aveva
iniziato ad avventurarsi nella Foresta del Vagabondaggio due settimane prima.

Mentre seguiva Kirito, che si stava guardando intorno come se ogni cosa lo affascinasse,
alcuni giocatori che Silica conosceva iniziarono una discussione con lei. Stavano cercando
di farla entrare nel loro party dato che avevano sentito che aveva lasciato quello vecchio.

«Ehm, beh… grazie per l’offerta, ma…»

Silica si inchinò in modo da non ferire i loro sentimenti rifiutando la richiesta. Poi guardò
Kirito, che era in piedi dietro di lei, e continuò:

«…Sarò in party con lui per un po’…»

«Cosa!? Davvero!?»

Dissero sgarbatamente le persone che la circondavano, poi fissarono Kirito con sospetto.

Silica aveva visto un po’ delle skill di Kirito, ma guardando lo spadaccino nero che se ne
stava lì in piedi, non sembrava molto forte.

Non aveva indosso nessun equipaggiamento costoso, nessuna armatura, solo un vecchio e
logoro mantello sopra la maglia, e tutto ciò che portava era una semplice spada a una
mano; non aveva neanche uno scudo.

«Ehi, tu!»

L’alto utilizzatore di spade a due mani che aveva provato di tutto per far entrare Silica nel
suo party camminò verso Kirito. Aprì la bocca mentre lo guardava dall’alto in basso.

«Sei una faccia nuova, ma non dovresti saltare la fila. Stavamo dietro a Silica da
parecchio tempo.»

«Beh, non lo sapevo; le cose sono finite così in qualche modo…»

Kirito si grattò la testa con un’espressione preoccupata.

Poteva almeno rispondergli un po’, pensò Silica un po’ scontenta, poi disse allo spadaccino.

«Ehm, è qualcosa che ho chiesto io. Mi dispiace!»

Silica si inchinò un’ultima volta poi iniziò a camminare tirando in mantello di Kirito.

«Ti manderò un messaggio la prossima volta~.»

Silica camminò spedita, cercando di uscire quanto più velocemente possibile


dall’agitazione della folla, che continuava a non rinunciare completamente a lei. Tagliò
attraverso la piazza del Gate, verso la strada principale.

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Quando finalmente non riuscirono più a vedere i giocatori, Silica sospirò e guardò in alto
verso Kirito.

«…M-Mi dispiace. Per averti fatto passare tutti questi problemi.»

«È tutto ok.»

Rispose Kirito con un leggero sorriso come se la cosa non lo preoccupasse affatto.

«Sei piuttosto popolare, Silica-san.»

«Chiamami solo Silica per favore… Non è perché sono popolare; stavano solo provando
a farmi entrare nel loro party come una sorta di mascotte in realtà. Ma… pensavo di
essere speciale… e sono entrata nella foresta da sola… e guarda com’è finita…»

Delle lacrime iniziarono ad apparire naturalmente non appena pensò a Pina.

«Va tutto bene.»

Disse Kirito con voce calma.

«Riporteremo sicuramente Pina indietro, quindi non ti preoccupare.»

Silica si asciugò le lacrime e sorrise a Kirito. Stranamente riusciva a credere alle parole di
quella persona.

Finalmente, riuscirono a vedere un edificio a due piani alla loro destra. Era la locanda che
Silica era solita frequentare: “la Taverna della Banderuola”. Adesso che erano arrivati,
Silica si rese conto che aveva portato lì Kirito senza dire niente.

«Ah, dov’è casa tua, fratellone Kirito?»

«Oh, è al cinquantacinquesimo piano… Ma sarebbe fastidioso andarci adesso, quindi


penso che rimarrò qui per la notte.»

«Ah, ok!»

Silica, per qualche ragione, era eccitata e batté le mani insieme.

«Il cheesecake qui è davvero buono.»

Stava per far strada a Kirito verso la locanda tirandogli il mantello quando quattro
giocatori uscirono da un negozio lì vicino. Erano il party con cui lei aveva cacciato per le
scorse due settimane. I giocatori maschi, che apparvero per primi, non videro Silica e si
diressero semplicemente verso la piazza, ma la giocatrice femmina alla fine si voltò
all’indietro e Silica incrociò il suo sguardo riflessivamente.

«…!»

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Era la faccia che più di tutte non voleva vedere in quel momento. Era stata lei la causa
dello scontro che le aveva fatto lasciare il party. Silica stava semplicemente per camminare
verso la locanda, ma…

«Oh, quella non è Silica?»

Gridò la ragazza, così Silica non aveva altra scelta che fermarsi.

«…Sì.»

«Oh~, in qualche modo sei riuscita ad uscire dalla foresta. Che sollievo.»

Disse la giocatrice di nome Rosalia, che aveva i capelli di un rosso profondo con dei ricci
selvaggi e un sorriso storto.

«Ma sei arrivata in ritardo. Abbiamo già distribuito gli item.»

«Ho detto di non averne bisogno! Sono occupata adesso quindi ciao!»

Silica provò a concludere la discussione, ma sembrava che l’altra parte non avesse
nessuna intenzione di lasciarla andare.

«Oh? Cos’è successo alla tua lucertola?»

Silica si morse il labbro. Non si poteva mettere un famiglio nell’inventario o affidarlo ad


un’altra persona. In altre parole, c’era un’unica ragione per cui non ci fosse. Anche Rosalia
molto probabilmente lo sapeva, ma continuò con un leggero sorriso.

«Oh, per caso…?»

«È morta… Ma!»

Silica fulminò la ragazza.

«Resusciterò Pina!»

Rosalia, che stava ridendo con gran soddisfazione, spalancò gli occhi. Fece anche un
leggero fischio.

«Oh, quindi sei diretta alla Collina dei Ricordi? Ma puoi attraversarla al tuo livello?»

«Può.»

Dichiarò Kirito ancora prima che Silica potesse rispondere. Nascose Silica dietro il suo
mantello come per proteggerla.

«Non è difficile come un dungeon.»

Rosalia guardò Kirito dalla testa ai piedi con uno sguardo schietto e poi lo derise.

«Ecco un altro che si è innamorato di lei! Non sembri molto forte.»

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Silica iniziò a tremare dalla rabbia. Guardò in basso come se stesse tentando di trattenere
le lacrime.

«Andiamo.»

Kirito posò una mano sulla sua spalla, poi iniziarono a camminare verso la locanda.

«Beh, buona fortuna.»

La risata di Rosalia risuonava dietro Silica, ma lei non si voltò.

Il primo piano della locanda era un enorme ristorante. Kirito fece sedere Silica ad un
tavolo poi camminò verso la cassa di fronte a loro dove un NPC stava aspettando. Dopo
aver finito di registrarsi, cliccò il menù sulla cassa e tornò in fretta.

Quando Kirito si sedette dal lato opposto del tavolo, Silica aprì bocca per scusarsi di aver
fatto passare a Kirito una situazione così deprimente a causa sua. Ma Kirito la fermò
sollevando il braccio e sorridendo.

«Mangiamo prima.»

Il cameriere portò due tazze fumanti proprio al momento giusto. Le tazze davanti a loro
erano riempite di un liquido rosso che emanava un misterioso aroma.

«Alla formazione del nostro party.»

Al brindisi di Kirito tintinnarono insieme le loro tazze. Silica poi prese un sorso di quel
liquido caldo.

«…Buono…»

L’odore ed il sapore agrodolce erano simili al vino che suo padre le aveva fatto provare
molto tempo prima. Ma Silica che aveva già avuto accesso a tutti i drink offerti in quel
ristorante nel corso delle ultime due settimane passate, non riuscì a ricordarsi di aver
provato questo.

«Ehm, cos’è…?»

Kirito sorrise prima di rispondere.

«Puoi portare con te delle bevande nei ristoranti NPC. Questo è un item che ho
chiamato “Icore Rubina”. Se ne bevi una tazza, incrementerà la tua destrezza di un
punto.»

«È-È davvero prezioso…!»

«Beh, non è come l’alcol, che migliora stando nell’inventario, e dato che non conosco
molte persone non ho molte opportunità di berlo…»

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Kirito scosse scioccamente le spalle. Silica rise e ne prese un altro sorso. Quel sapore in
qualche modo nostalgico lentamente le ammorbidì il cuore, che si era indurito per tutte le
cose tristi che erano accadute quel giorno.

Dopo aver finito di bere, Silica portò la tazza al petto come se desiderasse ancora il suo
calore. Poi abbassò lo sguardo sul tavolo e disse debolmente:

«…Perché… hanno detto delle cose così cattive…»

Quando Kirito posò la sua tazza, la sua espressione cambiò e disse.

«SAO è il tuo primo MMORPG?»

«Si, è il primo.»

«Beh, sai… in ogni videogioco online, ci sono molti giocatori le cui personalità cambiano
quando indossano le maschere dei loro personaggi. Ci sono persone che diventano
gentili, e allo stesso modo altri diventano cattivi… In passato lo chiamavano gioco di
ruolo, ma penso che in SAO sia differente.»

Lo sguardo di Kirito s’inasprì.

«Anche se ci troviamo in una situazione così difficile…. Beh, è impossibile per tutti i
giocatori collaborare per ripulire il gioco. Ma ci sono troppe persone che si divertono
nel vedere gli altri soffrire, rubare… e ci sono anche quelle che uccidono gli altri.»

Kirito guardò verso Silica. Sembrava esserci una profonda tristezza dietro la sua rabbia.

«Penso che le persone che commettono crimini qui, sono spazzatura anche nel mondo
reale.»

Stava quasi per continuare, ma poi si accorse che Silica si stava lentamente
demoralizzando, allora sorrise e si scusò.

«Scusa… Non sono neanche nella posizione di parlare. Difficilmente ho aiutato altre
persone. Ho anche… causato la morte dei miei compagni…»

«Fratellone Kirito…»

Silica realizzò che lo spadaccino nero seduto davanti a lei portava una profonda cicatrice
dentro di lui. Voleva consolarlo, ma capì che le parole erano troppo superficiali per
trasmettergli ciò che voleva dirgli. Inconsciamente afferrò la mano di Kirito, che era chiusa
sopra il tavolo, con entrambe le mani.

«Sei una brava persona. Mi hai salvato.»

All’inizio Kirito fu sorpreso e provò a tirar via la mano, ma ben presto si rilassò. Un leggero
sorriso apparve sulle sue labbra.

«…A quanto pare ho finito con l’essere confortato io. Grazie, Silica.»

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Proprio allora, Silica sentì una sensazione dolorosa, come se il suo cuore si fosse contratto.
I suoi battiti aumentarono senza ragione. Era arrossita.

Tirò via le mani velocemente e le portò al petto. Ma il dolore non si fermò.

«Che stai facendo…?»

Quando Kirito si appoggiò sul tavolo verso di lei, Silica scosse la testa e riuscì a sorridere.

«Non, non è niente! Ah, sono affamata!»

Dopo aver mangiato pane e stufato, con cheesecake per dessert, erano già passate le otto.
Decisero di andare a letto presto per prepararsi per andare al quarantasettesimo piano
l’indomani. I due salirono le scale per il secondo piano dove c’erano innumerevoli stanze
da entrambi i lati dell’ampio corridoio.

La stanza che Kirito aveva affittato era, per coincidenza, affianco a quella di Silica. Si
augurarono la buona notte a vicenda con un sorriso.

Non appena entrò nella sua stanza, Silica decise che prima di cambiarsi avrebbe dovuto far
pratica con alcune combo per familiarizzare con il nuovo pugnale che Kirito le aveva dato.
Provò a concentrarsi sull’arma, che era leggermente più leggera di quella a cui era abituata,
ma il dolore nel suo petto la rendeva una cosa difficile.

Dopo essere riuscita a concatenare in qualche modo cinque colpi insieme, aprì la finestra,
senza l’equipaggiamento addosso, ed entrò nel letto in biancheria intima. Poi tocco il muro
per far apparire il menù e spense le luci.

Sentiva tutto il corpo pesante ed affaticato, quindi pensò che sarebbe stata in grado di
addormentarsi facilmente, ma per qualche motivo, si sentiva ancor meno assonnata del
solito.

Ogni notte sin da quando erano diventate amiche, Silica era sempre andata a dormire con
il soffice corpo di Pina tra le braccia, quindi l’ampio letto le pareva piuttosto vuoto.
Continuò a rigirarsi nel letto per un po’ prima di sedersi e rinunciare a dormire.
Continuava a guardare alla sua sinistra, dove c’era il muro che la divideva dalla stanza di
Kirito.

Voleva parlare un altro po’ con lui.

Quando ci pensò si sorprese di se stessa. Era un giocatore maschio che aveva conosciuto
da neanche un giorno. Finora Silica aveva evitato i giocatori maschi, ma perché non
riusciva a togliersi dalla mente questo spadaccino di cui non sapeva niente?

Non riusciva spiegare i suoi stessi sentimenti. Quando diede un’occhiata all’orologio in
fondo alla sua visuale, erano già le dieci. Non sentiva più i passi degli altri giocatori dalla
finestra, solo l’abbaiare in lontananza di un cane.

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«Beh, questo non ha senso, quindi mettiamoci a dormire.»

Pensò questo tra sé e sé. Ma per qualche ragione uscì dal letto e poggiò leggermente i piedi
sul pavimento. Dopo aver detto a se stessa che avrebbe dovuto solo bussare e fare un
cenno con la mano, aprì il menù, scelse la tunica più carina che aveva, e la indossò.

Fece qualche passo nel corridoio al lume di candela. Poi, dopo aver esitato per una dozzina
di secondi davanti alla porta, bussò due volte.

«Oh? Qualcosa non va?»

«Beh…»

Silica realizzò di non aver preparato una scusa ragionevole per l’essere venuta e si agitò.
“Volevo solo parlare” sembrava una risposta troppo infantile.

«Beh, quello che ehm… ah, volevo saperne di più del quarantasettesimo piano!»

Fortunatamente, Kirito non sospettò niente, annuì semplicemente.

«Ok allora. Andiamo al piano di sotto?»

«No, beh… se non ti dispiace, meglio nella tua stanza…»

Chiese lei senza pensare e aggiunse in fretta:

«Pe-perché non dobbiamo lasciare che qualcun’altro ascolti le nostre preziose


informazioni!»

«Ehm… Beh… si, hai ragione. Ma…»

Kirito si grattò la testa leggermente a disagio, poi…

«Beh, penso dovrebbe andar bene.»

Mormorò lui, poi aprì la porta, che era socchiusa, e fece un passo indietro.

Ovviamente la stanza di Kirito era uguale alla sua: un letto a sinistra, più un tavolo da tè e
una sedia in lontananza. Questo era tutto l’arredamento disponibile.

Kirito offrì la sedia a Silica prima di sedersi sul letto e aprì una finestra. La manipolò
velocemente e fece apparire una piccola scatola.

La scatola che era stata posizionata sul tavolo aveva al suo interno una piccola sfera di
cristallo che splendeva sotto la luce della lanterna.

«Che carina… cos’è?»

«È un’item chiamato Sfera del Miraggio.»

Quando Kirito cliccò sulla sfera, una finestra di menù apparve. La manipolò velocemente e
premette il pulsante OK.

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Non appena lo fece, la sfera iniziò a proiettare una luce blu chiaro, e un grande ologramma
sferico apparve. L’immagine sembrava essere di un intero piano di Aincrad. Mostrava i
villaggi e ogni singolo albero nei minimi dettagli, ed era completamente differente dalla
semplice mappa che poteva essere trovata nel menu di sistema.

«Wow…!»

Silica fissava intontita la mappa semitrasparente. Aveva l’impressione che continuando a


guardare sarebbero apparse anche le persone che camminavano per strada.

«Questa è la zona abitata, e questa è la Collina dei Ricordi. Dobbiamo passare da questa
parte… ci sono alcuni mostri forti qui intorno…»

Kirito puntò qui e là mentre spiegava la geografia del quarantasettesimo piano senza
fermarsi. Silica sentiva caldo anche solo sentendo quella voce calma.

«E attraversando questo ponte puoi scorgere la col…»

Improvvisamente Kirito smise di parlare.

«…?»

«Ssh…»

Quando Silica alzò la testa, vide che l’espressione di Kirito era dura e che aveva un dito
sulle labbra. Fissava la porta con uno sguardo tagliente.

Kirito scattò in azione. Saltò giù dal letto alla velocità della luce e aprì la porta.

«Chi è là!?»

Silica poteva sentire il rumore di passi che correvano. Corse lì e guardò fuori da sotto al
corpo di Kirito, dove vide l’ombra di qualcuno correre giù per le scale.

«C-Chi era!?»

«…Penso stesse origliando.»

«Cosa?! Ma non si puoi sentire niente attraverso i muri, giusto?»

«Puoi, se la tua abilità è abbastanza alta. Anche se… non ci sono… molte persone che
allenerebbero quest’abilità…»

Kirito chiuse la porta e ritornò dentro la stanza. Si sedette sul letto con un’espressione
pensierosa in faccia. Silica si sedette vicino a lui e avvolse le braccia intorno a se stessa.
Era sopraffatta da un’inspiegabile sensazione di paura.

«Perché stava origliando…?»

«Lo scopriremo presto, probabilmente. Devo mandare un messaggio, puoi aspettare un


secondo?»

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Kirito sorrise leggermente prima di metter via la sfera di cristallo e aprire una finestra.
Iniziò a muovere le dita in cima alla tastiera ologramma.

Silica si rannicchiò sul letto. Un distante ricordo sul mondo reale le tornò in mente. Suo
padre era un reporter. Era sempre davanti ad un vecchio computer, scrivendo qualcosa
con un’espressione seria. A Silica piaceva guardare da dietro suo padre mentre lo faceva.

Non si sentiva più spaventata. Quando guardò una parte del viso di Kirito da dietro, si
sentì come se fosse stata avvolta da un calore che aveva dimenticato da così tanto tempo.
Prima che se ne accorgesse, i suoi occhi si erano chiusi da soli.

PARTE 3

Silica si svegliò con un rumore di campane nelle orecchie. Era una sveglia mattutina che
solo lei poteva sentire. L'ora segnava le sette del mattino.

Si spostò la coperta di dosso e si sedette. Era difficile di solito svegliarsi al mattino, ma


oggi aveva aperto gli occhi di buon umore. La sua testa sembrava fresca, come se tutto
fosse stato lavato via durante il sonno profondo.

Dopo essersi stiracchiata, Silica stava per scendere dal letto quando all’improvviso[Martina1]
si bloccò.

C'era una persona che dormiva con la schiena appoggiata al letto; la luce mattutina del
sole che splendeva attraverso la finestra lo illuminò. Allarmata, pensando che fosse un
intruso, Silica prese fiato per urlare, ma poi si ricordò dove si era addormentata la notte
prima.

—Io, sono [Martina2]nella stanza del fratellone Kirito...

Appena l’ebbe realizzato, la sua faccia arrossì come se fosse stata colpita da un attacco di
alito di fuoco. Dato che le emozioni erano piuttosto esagerate in SAO, del vapore sarebbe
potuto uscirle dalla faccia proprio in quel momento. Sembrava che Kirito avesse lasciato
Silica sul letto mentre lui avesse scelto di dormire per terra. Silica gemette e si coprì la
faccia con le mani dall'imbarazzo e dal rammarico.

Dopo che ebbe preso una dozzina di secondi per calmarsi, scese silenziosamente dal letto
e si alzò. Allora si avvicinò a Kirito con passo felpato e fissò la sua faccia.

La faccia addormentata dello spadaccino nero sembrò così innocente che Silica non poté
trattenersi dal sorridere. Aveva pensato che fosse un po' più vecchio di lei a causa del suo
sguardo tagliente. Ma sorprendentemente, ora che lo poteva vedere da vicino, non
sembrava così diverso da lei.

Era divertente la sua faccia addormentata; ma Silica non poteva stare così per sempre,
quindi scosse dolcemente la spalla dello spadaccino e gli parlò.

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«Fratellone Kirito, è mattina~»

Kirito aprì gli occhi e li strizzò diverse volte mentre fissava con aria assente la faccia di
Silica per qualche istante. Poi la sua espressione cambiò in imbarazzo.

«Ah... S-scusami!»

Abbassò improvvisamente la sua testa.

«Pensavo di svegliarti ma eri così addormentata... e non potevo aprire la porta della tua
stanza, così...»

Le stanze che erano affittate dai giocatori erano impenetrabili dal sistema, quindi non
c'era modo di entrare tranne che essere amici del giocatore proprietario. Silica scosse
velocemente la mano e disse:

«No, no, sono io quella che deve scusarsi! Per averti occupato il letto...»

«Non preoccuparti. In qualsiasi modo si dorma non si hanno problemi muscolari.»

Dopo essersi alzato, Kirito si stirò il collo, che scrocchiò in contraddizione a quanto aveva
appena detto. Alzò allora le braccia e stiracchiò anche quelle. Guardò Silica come se avesse
appena pensato a qualcosa prima di aprire la bocca.

«...Comunque, buongiorno.»

«B-Buongiorno.»

I due si guardarono e sorrisero.[Martina3]

Era già mattina quando uscirono fuori dopo aver fatto una solida colazione per prepararsi
alla Collina dei Ricordi nel quarantasettesimo piano. I giocatori che si stavano preparando
a iniziare la loro giornata e i giocatori appena tornati dalle loro avventure notturne
andavano e venivano con espressioni contrastanti.

Dopo aver rifornito le loro scorte di pozioni al negozio accanto alla locanda, i due si
diressero verso la piazza del gate. Fortunatamente, riuscirono ad arrivare al teletrasporto
senza incontrare nessuno che volesse Silica nei loro party come il giorno prima. Ma
proprio mentre stavano per attraversare la scintillante area blu del teletrasporto, Silica si
fermò.

«Ah... non conosco il nome del villaggio del quarantasettesimo piano...»

Stava per controllare la mappa in cerca del nome quando Kirito gli porse la sua mano
destra.

«Tranquilla, segnerò io il posto.»

Silica gli fu grata non appena prese la sua mano.

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«Teletrasporto! Floria!»

Non appena Kirito ebbe pronunciato quelle parole, una luce accecante li ricopri entrambi.

Dopo che la luce si diradò, la sensazione del teletrasporto si fece sentire e innumerevoli
colori esplosero alla vista di Silica.

«Whaa…»

Urlò senza accorgersene.

La piazza del gate del quarantasettesimo piano straboccava di fiori. Due piccoli sentieri
dividevano la piazza in un incrocio a croce. A parte questo, il restante spazio era
interamente ricoperto da aiuole, ognuna delle quali era circondata da mattoni rossi e
riempita di fiori che lei non conosceva.

«Incredibile…»

«Questo piano è chiamato anche “Giardino dei Fiori”, dato che non solo il villaggio ma
l'intero piano è ricoperto di fiori. Se abbiamo tempo, possiamo anche andare alla
“Foresta dei Fiori Giganti” a nord...»

«La visiterò la prossima volta.»

Silica sorrise a Kirito prima di accovacciarsi su una aiuola. Avvicinò la faccia ad un fiore
bluastro che era simile ad un fiordaliso e lo annusò.

Il fiore era sorprendentemente ben dettagliato: le striature del fiore, i suoi cinque petali, lo
stame bianco, fino al gambo verde.

Ovviamente non tutto ad Aincrad, incluse queste aiuole, così come altre piante ed edifici,
erano sempre così dettagliate. Se lo fossero state, il mainframe di SAO, qualsiasi alta
capacità avesse, avrebbe risentito di una mancanza di risorse del sistema.

Per evitare ciò e dare allo stesso tempo ai giocatori un ambiente altamente dettagliato il
più possibile simile alla realtà, SAO usava il “Digital Focusing System”. Era un sistema che
mostrava i dettagli più piccoli di un oggetto solo quando un giocatore vi mostrava
interesse e si concentrava su di esso.

Quando aveva sentito di questo sistema, Silica aveva cominciato ad avere paura di
interessarsi alle cose, perché avrebbe potuto creare problemi al sistema; ma non poteva
trattenersi e continuò a fissare i vari fiori.

Quando finalmente riuscì a fermarsi dal camminare e annusare le varie fragranze, Silica si
guardò intorno.

La maggior parte delle persone erano coppie formate da un uomo e una donna. Stavano
tutti parlando allegramente tra di loro, chi mano nella mano chi a braccetto. Sembrava che
questo posto fosse diventato uno di quei posti. Silica alzò lo sguardo verso Kirito, che la
seguiva spensierato.

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—Anche noi sembriamo così…?

Dopo averlo pensato, Silica alzò la voce per coprire il fatto che stava arrossendo.

«An-Andiamo velocemente verso il campo!»

«Eh? Ah, sì.»

Kirito rimase sorpreso per un attimo prima di mettersi a camminare dietro a Silica.

Lasciarono la piazza solo per scoprire che anche la strada principale era ricoperta di fiori.
Mentre camminavano l'uno accanto all'altra, Silica ripensò a quando aveva incontrato
Kirito la prima volta. Non poteva credere che era passato solo un giorno da allora. Lo
spadaccino aveva già preso un posto importante nel suo cuore.

Guardò verso di lui e pensò a come si sentisse, ma Kirito aveva ancora una strana
espressione ed era difficile dire cosa pensava. Silica esitò un attimo per prepararsi e poi
parlò.

«Ehm... fratellone Kirito. Posso chiederti qualcosa su tua sorella minore...»

«C-Come mai all’improvviso?»

«Hai detto che le somigliavo. Così ero curiosa...»

Parlare del mondo reale era uno dei più grossi tabù su Aincrad. C'erano molte ragioni, ma
la più importante era che se il pensiero di “questo mondo è un mondo virtuale e falso” si
insediava profondamente nella mente dei giocatori, allora loro non sarebbero stati capaci
di accettare la morte in SAO come realtà.

Ma lei voleva sapere della sorella di Kirito, che secondo lui le assomigliava. Voleva sapere
se Kirito si aspettava qualcosa da lei come una sorella minore.

«...Non eravamo... così legati...»

Iniziò Kirito.

«Ho detto che era mia sorella minore, ma in realtà è mia cugina. A causa di certe
circostanze, lei è cresciuta con noi da quando è nata. Anche se lei non sa nulla di ciò.
Beh, magari è per questo... ma io ho continuato ad allontanarmi da lei senza volerlo.
Evitavo persino di incrociarla quando eravamo a casa.»

Kirito sospirò.

«...Inoltre avevamo un nonno severo. Mi aveva obbligato a frequentare un dojo di kendo


quando avevo otto anni, ma non riuscivo proprio a farmelo piacere così ho smesso dopo
due anni. Mi nonno mi picchiò molto forte... e quando lo fece, mia sorella scoppiò a
piangere e mi protesse dicendo che avrebbe preso il mio posto purché la smettesse di
picchiarmi. Dopo questo episodio, iniziai a giocare al computer e mi persi in questa
passione, ma mia sorella dedicò davvero tutta se stessa al kendo e arrivò anche

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abbastanza lontano ai campionati nazionali prima che nostro nonno morisse. Fu


sufficiente ad accontentarlo... Ma io mi sentivo sempre in colpa; mi sono sempre chiesto
se era qualcosa che lei voleva veramente fare e se ce l'avesse con me. Continuai ad
evitarla per questo... e ora siamo finiti così.»

Kirito smise di parlare e guardò verso Silica.

«Quindi è possibile che ti abbia salvato per compiacermi, per attenuare le colpe del
passato... Scusami.»

Silica era figlia unica quindi non poteva assolutamente capire cosa aveva detto Kirito. Ma
per qualche ragione, si senti come se potesse capire la sua sorellina.

«…Tua sorella... non ce l'aveva con te. Se non le fosse piaciuto, allora non sarebbe stata
capace di farlo così bene. Quasi sicuramente a lei piaceva il kendo.»

Non appena Silica finì di parlare, scegliendo attentamente le parole, Kirito sorrise.

«Alla fine vengo sempre confortato io… Sarà davvero così? …Sarebbe bello se lo fosse.»

Silica sentì qualcosa di caldo che le si diffondeva nel cuore. Era contenta che Kirito si fosse
aperto con lei.

I due arrivarono presto all'entrata nord del villaggio. Innumerevoli fiori bianchi
crescevano dalle viti attorcigliate intorno a un sottile, argenteo arco di metallo. Il sentiero
principale ci passava attraverso e si allungava fino a diventare una strada circondata da
colline verdi prima di scomparire all'orizzonte.

«Bene... La nostra avventura ha finalmente inizio.»

«Si.»

Silica si allontanò dal braccio di Kirito, si ricompose e si schiarì la voce.

«Con il tuo livello e il tuo equipaggiamento, i mostri qui intorno non dovrebbero essere
difficili da battere per te. Ma...»

Kirito frugò nel sacchetto appeso alla sua cintura, ne estrasse un cristallo blu come il cielo,
e lo mise in mano a Silica. Era un Cristallo di Teletrasporto.

«Non si sa mai cosa potrebbe succedere in battaglia. Quindi tienilo bene a mente. Se
dovesse succedere qualcosa di inaspettato e io ti dico di andartene, allora usa quel
cristallo per farlo. Qualsiasi villaggio va bene. Non preoccuparti per me.»

«M-ma...»

«Promettimelo. Io... ho distrutto un intero party una volta. Non voglio ripetere lo stesso
errore di nuovo.»

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L'espressione di Kirito era così seria che Silica non poté far altro che annuire. Kirito
sorrise sollevato.

«Allora, andiamo!»

«Ok!»

Silica si assicurò di avere il pugnale equipaggiato al suo fianco e schiarì la sua mente;
almeno non sarebbe entrata in confusione come il giorno prima e avrebbe combattuto al
meglio delle proprie abilità.

Ma—

«Kya-aaaaaah!? Cos'è quel—?! Se-sembra spaventoso—!!»

Avevano incontrato il loro primo mostro solo dopo pochi minuti che avevano iniziato a
camminare verso nord nei campi del quarantasettesimo piano.

«U-uwaaa!! Vai via—!»

La cosa che era apparsa e si stava aprendo la strada attraverso i cespugli aveva una forma
che Silica non avrebbe mai immaginato. “Un fiore che camminava” sarebbe stata la
descrizione migliore. Lo stelo verde scuro era largo quanto un braccio umano e stava in
piedi grazie alle proprie radici, che erano sparse ovunque. Lo stelo o corpo reggeva un
grosso fiore giallo simili a un girasole. Aveva la bocca aperta, con i denti in piena vista,
rivelando sprazzi rossastri all'interno.

Aveva due viti che si estendevano dalla parte centrale dello stelo, che facevano pensare a
delle braccia. Sembrava che quegli arti e la bocca fossero le parti che usava per attaccare.
La pianta mangia-uomini corse verso Silica sorridendo mentre agitava i suoi arti
tentacolari. Questa cosa che sembrava una grottesca caricatura fece disgustare Silica.

«Ho detto vai via—!»

Silica agito selvaggiamente il suo pugnale con gli occhi quasi chiusi. Kirito, che stava
accanto a lei, disse con voce deconcentrata:

«St-stai tranquilla. Quel mostro è davvero debole. Se miri al punto bianco sotto al fiore,
puoi facilmente...»

«M-ma è orribile—!»

«Se quella cosa ti sembra orribile sarà dura. Ci sono anche mostri che hanno molti fiori,
che sembrano piante carnivore, e anche uno che ha molti tentacoli appiccicosi...»

«Kyaa—!!»

Non appena urlò a ciò che aveva detto Kirito, Silica attivo la sua sword skill: ovviamente, si
attivò tagliando l'aria. Durante il breve ritardo seguente, due tentacoli si avvolsero
insieme attorno alle gambe di Silica e la sollevarono con incredibile forza.

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Silica si ritrovò appesa a testa in giù con la vista al contrario mentre la sua gonna, fedele
alla gravità virtuale, scivolava in basso.

«Uaaa!?»

Spinse velocemente in su l'orlo della gonna e cercò di tagliare la vite. Ma dato che era in
una posizione scomoda, non ebbe molto effetto. Silica urlò arrossendo:

«F-Fratellone Kirito, aiuto! Non startene a guardare e aiutami!!»

«È-È alquanto difficile.»

Rispose Kirito con la mano sinistra che gli copriva gli occhi e un'espressione di disagio
mentre il fiore gigante continuava a far oscillare Silica su e giù.

«Fermati!»

Silica non ebbe altra scelta che lasciare andare la gonna, aggrapparsi alla vite e tagliarla. Il
retro del collo del fiore fu a portata mentre cadeva e lei attivò la sua sword skill. Questa
volta colpì il bersaglio e la testa del fiore cadde a terra, il suo intero corpo esplose e
scomparve. Silica, che atterrò con leggerezza in mezzo ai frammenti dei poligoni, chiese a
Kirito non appena si girò:

«...Hai visto?»

Lo spadaccino nero guardò verso Silica attraverso lo spazio fra le sue dita e rispose:

«...No, niente.»

Combatterono altre cinque volte per abituarsi ai mostri prima di aumentare il ritmo;
nonostante lei fosse quasi svenuta quando un mostro che sembrava un anemone l'aveva
presa coi suoi tentacoli appiccicosi.

Kirito non aveva partecipato molto alle battaglie e aveva per la maggior parte aiutato
Silica, bloccando occasionalmente qualche attacco quando lei era in pericolo. L'esperienza
del gruppo veniva divisa in base all'ammontare dei danni che ogni membro aveva inflitto
al mostro. Dato che stava battendo mostri di alto livello, lei aveva guadagnato punti
esperienza più velocemente del solito ed era salita di livello.

Mentre proseguivano lungo l'infinita strada di mattoni rossi, apparve un ponte che
portava oltre un piccolo ruscello. Dietro di esso si vedeva una grossa collina e la strada
sembrava portare verso la sua cima.

«Quella è la Collina dei Ricordi.»

«Non sembrano esserci altri bivi.»

«Già. Dobbiamo solamente continuare a salire, quindi non dobbiamo preoccuparci di


perderci. Ma si dice che ci siano molti mostri. Stiamo attenti.»

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«Ok!»

Molto presto avrebbe potuto riportare in vita Pina. Quando ebbe questo pensiero, accelerò
istintivamente il passo.

Non appena iniziarono a camminare lungo il sentiero in salita in piena fioritura,


incapparono in altri mostri come aveva detto Kirito. I mostri pianta erano anche più grossi,
ma il pugnale nero di Silica era più forte di quanto aveva pensato, ciò le permetteva di
batterli con una combo singola.

Ma le skill di Kirito erano ancora più sorprendenti.

Aveva pensato che fosse uno spadaccino di livello alquanto alto dopo averlo visto
sconfiggere due Scimmioni Ubriachi con un singolo fendente di spada. Ma anche dopo aver
salito dodici piani, non aveva affatto perso la sua compostezza. Quando un gran numero di
mostri apparve, aiutò Silica uccidendoli tutti tranne uno.

Mentre continuavano, Silica non poté fare a meno di chiedersi cosa ci facesse un giocatore
di così alto livello al trentacinquesimo piano.

Secondo quanto aveva detto, aveva qualcosa da fare nella Foresta del Vagabondaggio. Ma
non aveva mai sentito di mostri o oggetti rari là.

Glielo chiederò quando quest'avventura sarà finita— pensava Silica mentre usava il suo
pugnale, e prima che se accorgesse, il sentiero divenne mano a mano più ripido. Dopo aver
sconfitto i sempre più aggressivi mostri che si facevano strada attraverso la fitta
boscaglia… erano arrivati in cima alla collina.

Silica si trattenne prima di correre su per un paio di scalini ed esclamare:

«Uwa—!»

Giardini del cielo— un nome davvero azzeccato per il posto. Lo spazio aperto circondato
dalla densa foresta era pieno di fiori che rivaleggiavano tra loro mentre sbocciavano.

«Finalmente siamo arrivati.»

Disse Kirito camminando verso Silica e rinfoderando la spada.

«Il fiore... è qui...?»

«Si. C'è una pietra sulla sua cima e al centro…»

Silica stava già correndo prima ancora che Kirito avesse finito di parlare. Poteva vedere
chiaramente una pietra bianca brillante al centro dei letti di fiori. Vi corse incontro,
ansimando, ed poi esaminò attentamente la cima della pietra alta fino al suo busto.

«Eh...?»

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Non c'era niente là. C'era solo un po' di erba in un incavo nella roccia; non c'era niente che
potesse essere chiamato un fiore.

«Non... non è qui, fratellone Kirito!»

Urlò a Kirito, che le era corso dietro. Delle lacrime le comparvero sugli occhi.

«Non è possibile... —Ah, guarda.»

Silica seguì lo sguardo di Kirito e guardò di nuovo la pietra, quando…

«Ah...»

Un piccolo germoglio crebbe fuori dalla soffice erba. Non appena lo guardò, il sistema di
messa a fuoco si attivò e la giovane pianta divenne più dettagliata. Due foglie bianche si
aprirono a riccio e uno stelo crebbe velocemente tra loro.

Lo stelo crebbe in un battito di ciglio, proprio come in quel video che aveva visto durante
una lezione di scienze anni prima, e poi una piccola gemma apparve in cima ad esso. La
piccola gemma a forma di goccia emanava una luce bianco perlacea dal suo interno.

Mentre Kirito e Silica la guardavano senza fiato, la piccola gemma iniziò ad aprirsi; poi…
con un lieve scampanellio, si aprì. Un piccolo punto di luce danzò nell'aria.

I due guardarono semplicemente crescere il fiore senza muovere un muscolo. Sette petali
spuntarono fuori e una lieve luce brillò dal centro, mischiandosi con quella del cielo.

Silica guardò Kirito, si sentiva come se non avesse potuto toccarlo. Kirito fece un dolce
sorriso e annuì.

Silica annuì in risposta e allungò la mano destra verso il fiore. Nel momento in cui lo toccò,
lo stelo che era fine come un filo di seta si ruppe come se fosse di ghiaccio, e solo il fiore le
rimase in mano. Lo toccò delicatamente mentre respirava piano. La finestra del nome
apparve senza emettere suoni: “Il Fiore di Pneuma”.

«Ora... possiamo resuscitare Pina...»

«Sì. Devi solo versare la goccia d'acqua che c’è nel fiore sull’item cuore. Ma ci sono molti
mostri forti qua, meglio farlo quando saremo tornati al villaggio. Può aspettare un altro
pochino ma sbrighiamoci a tornare.»

«Ok!»

Silica annuì e aprì la finestra principale per metterci il fiore. Controllò che fosse
nell'inventario prima di chiudere la finestra.

A dire la verità, voleva usare il cristallo di teletrasporto per tornare immediatamente, ma


si trattenne e iniziò a camminare. Era quasi una regola non usare cristalli costosi a meno
che non si fosse stati davvero in pericolo.

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Fortunatamente, non si imbatterono in molti mostri durante il ritorno. Raggiunsero il


torrente scendendo di buon passo.

Tra un’ora al massimo potrò rivedere Pina—

Si abbracciò il petto, che le sembrava sul punto di esplodere, e stava per attraversare il
ponte quando…

Improvvisamente Kirito le afferrò una spalla. Guardò indietro, col cuore in palpitazione, e
vide Kirito fissare un denso gruppo di alberi oltre il ponte con un'espressione inquietante.
Aprì la bocca e parlò a voce bassa e tesa:

«—Voi in agguato, venite fuori ora.»

«Cosa...?!»

Silica guardò velocemente dall'altra parte ma non vide nessuno. Dopo che furono passati
alcuni secondi, le foglie iniziarono a muoversi con un fruscio. I cursori che
rappresentavano i giocatori apparvero. Erano verdi, quindi non criminali.

Sorprendentemente la persona che apparve oltre il piccolo ponte era qualcuno che Silica
conosceva.

Capelli rosso fuoco, con labbra dello stesso colore; la giocatrice era armata con una sottile
lancia cruciforme e indossava un'armatura nera che brillava come smalto.

«Ro-Rosalia-san...?! Perché sei in un posto come...»

Rosalia sorrise asimmetricamente e ignorò la domanda di Silica, che aveva gli occhi
spalancati dalla sorpresa.

«Hai visto attraverso il mio camuffamento; sembra che la tua scan skill sia piuttosto alta,
spadaccino. Ti ho sottovalutato un po'?»

Poi si rivolse a Silica.

«A quanto vedo per fortuna sei riuscita ad ottenere “Il Fiore di Pneuma”.
Congratulazioni, Silica.»

Silica, che non riusciva a capire le vere intenzioni di Rosalia, fece qualche passo indietro.
Aveva una brutto presentimento.

Rosalia non tradì le sue aspettative e iniziò a parlare un secondo dopo.

«Consegnami quel fiore ora.»

Silica non sapeva cosa dire.

«Eh?! Cosa... Che cosa stai dicendo...?»

Allora, Kirito, che era stato in silenzio fino ad ora, fece un passo avanti e aprì la bocca.

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«Non posso permetterti di farlo, Rosalia-san. No, forse dovrei chiamarti capo della gilda
arancione “Titan’s Hand”.»

Le sopracciglia di Rosalia si contrassero verso l'alto e il sorriso scomparve dalla sua faccia.

In SAO, i giocatori che commettevano atti criminali, come rubare, ferire altri giocatori o
ucciderli, avevano il colore del loro cursore cambiato da verde ad arancione. Pertanto, le
persone si riferivano a questi criminali individualmente come giocatori arancioni e un loro
gruppo come gilda arancione. Silica li conosceva, ma non li aveva mai visti prima.

Il cursore HP di Rosalia, che poteva vedere di fronte ai suoi occhi, era verde comunque lei
lo guardasse. Silica guardò verso Kirito, che era in piedi accanto a lei, e gli chiese con voce
incerta:

«Ehi... ma... guarda... quello di Rosalia-san, è verde...»

«In una gilda arancione, non tutti i membri sono arancioni. I membri verdi cercano le
prede e si nascondono nei loro party conducendoli verso le imboscate. La persona che
ci stava origliando ieri deve essere anche lui un membro del suo gruppo.»

«Co-Cosa...»

Silica guardò Rosalia scioccata e disgustata.

«A-Allora, la vera ragione per cui è entrata nel nostro party per due settimane è...»

Rosalia sorrise ancora acidamente e disse:

«Si~ Stavo controllando quanto fosse forte il party, e allo stesso tempo aspettando che
si arricchissero attraverso le loro avventure. Infatti, me ne sarei occupata oggi.»

Si leccò le labbra mentre guardava Silica.

«Mi chiedevo perché la persona che volevo cacciare di più fosse sparita all'improvviso,
poi ho sentito che stavi andando a prendere un oggetto raro. “Il Fiore di Pneuma” è
alquanto costoso oggigiorno. La raccolta di informazioni è importante, dopotutto~.»

Poi smise di parlare per un momento, guardò Kirito e scrollò le spalle.

«Ma, spadaccino, stavi giocando con questa bambina nonostante lo sapessi? Sei un
qualche tipo di idiota? O ti sei davvero innamorato di lei?»

La faccia di Silica diventò rossa dalla rabbia per gli insulti di Rosalia. La sua mano si mosse
per estrarre il pugnale. Ma Kirito le afferrò la spalla.

«No, non è per questi motivi.»

Disse freddamente Kirito.

«Stavo cercando te, Rosalia-san.»

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«…Che vuoi dire?»

«Hai attaccato la gilda Silver Flags dieci giorni fa al trentottesimo piano, giusto? Quella
in cui sono morti quattro membri e solo il leader è sopravvissuto.»

«Ah, quei pezzenti?»

Rosalia non batté ciglio mentre annuiva.

«Il leader... stava cercando qualcuno che vendicasse la sua squadra nella piazza del gate
della prima linea, piangendo dalla mattina alla sera.»

Si avvertì una freddezza terrificante nelle parole di Kirito. Sembrava una lama di ghiaccio
che era stata affilata per tagliare tutto ciò che avesse a tiro.

«Ma quando ho ricevuto la sua richiesta, non voleva che ti uccidessi. Tutto ciò che mi
chiedeva era di buttarti nella prigione del Castello del Ferro Nero… puoi capire come si
sentiva?»

«No.»

Rispose Rosalia come se la cosa non la riguardasse.

«Cosa? Perché sei così serio? Sei stupido? Non ci sono prove del fatto che se si uccide
una persona qua questa muore anche nella realtà. Inoltre, non è che questo sarà un
crimine quando torneremo indietro. Non sappiamo nemmeno se potremo tornare,
eppure eccoti qua a parlare di leggi e giustizia; non è nemmeno divertente. Odio gli
uomini come te… gente che ha portato con sé le loro stupide logiche del mondo reale
quando sono entrati in questo gioco.»

Gli occhi di Rosalia si accesero di rabbia.

«Quindi, vuoi dire che hai davvero preso seriamente le parole di un tizio che non è
nemmeno morto come doveva e ci sta cercando? Non hai davvero niente da fare. Beh,
ammetto che ho abboccato all'esca. Ma... pensi davvero di fare qualcosa con solo due
persone...?»

Un sorriso sadico apparve sulla sua faccia mentre agitò due volte la sua mano in aria.

In quel momento, gli alberi in entrambi i lati del sentiero che conduceva al ponte si
agitarono violentemente e delle persone apparvero tra loro. I cursori che emersero uno
dopo l'altro alla vista di Silica erano in gran parte arancioni. Il loro numero crebbe fino a
dieci. Se avessero attraversato il ponte senza accorgersi dell'imboscata, sarebbero stati
circondati. C'era un altro giocatore verde tra gli arancioni, aveva i capelli a punta, senza
dubbio, era quello che avevano visto alla locanda la notte prima.

I banditi apparsi erano tutti giocatori maschi vestiti con abiti sgargianti. Avevano tutti
accessori d’argento e parte dell’equipaggiamento che pendeva dal corpo.

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Silica teneva il cappotto di Kirito sulle spalle mentre un sentimento di repulsione la


sovrastava. Disse a bassa voce:

«F-Fratellone Kirito... Sono troppi. Dobbiamo scappare...!»

«Va tutto bene. Tieni il tuo cristallo pronto fino a quando non ti dico di scappare.»

Rispose Kirito con voce tranquilla scompigliando i capelli di Silica, poi camminò verso
l’altro lato del ponte. Silica rimase lì immobile, in stato di shock. Era davvero troppo
imprudente. Pensò questo e lo chiamò:

«Fratellone Kirito...!»

Non appena la sua voce risuonò per tutta l’area...

«Kirito...?»

Mormorò uno dei banditi. Il suo sorriso vacillò e si accigliò; i suoi occhi si muovevano da
una parte all’altra come se cercasse di ricordare qualcosa.

«Quei vestiti... la spada a una mano senza scudo... “Lo Spadaccino Nero”...?»

Il suo volto impallidì mentre arretrava.

«Questo fa sul serio, Rosalia-san! Quel bastardo... è un beater e... fa parte della prima
linea!»

A quelle parole, le espressioni di tutti gli altri giocatori si pietrificarono per lo shock.
Anche Silica era sorpresa. Si limitava a guardare completamente allibita la schiena di
Kirito, che non era molto ampia.

Sapeva, dopo averlo visto combattere, che si trattava di un giocatore con un livello
abbastanza alto. Ma non avrebbe mai potuto immaginare che facesse parte del gruppo di
élite che raccoglieva i migliori giocatori che andavano nei dungeon in prima linea, dove
nessuno aveva mai messo piede e sconfiggevano i boss. Aveva sentito che si
concentravano solamente sul ripulire SAO, e che era difficile incontrarli persino nei piani
intermedi…

Anche Rosalia rimase a bocca aperta per vari secondi prima di riprendersi e gridare:

«Pe-Perché un giocatore della prima linea dovrebbe aggirarsi da queste parti!?


Probabilmente l’ha detto solo per spaventarci! Quello che indossa fa parte di una
sceneggiata. E... se anche fosse davvero lo Spadaccino Nero, dovrebbe essere uno
scherzo eliminarlo visto che siamo in tanti!!»

Come se le fosse ritornato il vigore dopo quel commento, il giocatore con l’ascia enorme a
capo dei giocatori arancioni urlò:

«S-Sì! Se è davvero un giocatore d’élite, dovrebbe avere anche tanti item e soldi, giusto?
Questo è un colpo grosso!»

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Tutti i banditi concordarono ed estrassero le loro armi. I numerosi pezzi di metallo


scintillarono di una luce sinistra.

«Kirito... è impossibile vincere, scappa!!»

Urlò disperatamente Silica con il cristallo ben stretto in mano. Quando Rosalia avrebbe
dato l’ordine di attaccare, Kirito non sarebbe stato in grado di vincere contro così tanti
nemici, a prescindere dalla sua forza. Ma Kirito non si mosse. E non brandì nemmeno la
sua arma.

Gli altri sembrarono prenderlo come un segno di arresa: i nove giocatori, che non
includevano Rosalia e l’altro giocatore verde, brandirono tutti le loro armi e fecero a gara
a chi arrivava per primo da Kirito. Attraversarono il ponte e poi...

«Yaaaa!!»

«Muoriiiiii!!»

Circondarono Kirito, che aveva piegato la testa, prima di colpirlo tutti assieme con le loro
armi. Il corpo di Kirito vacillò violentemente sotto la forza di nove attacchi.

«Nooo—!!»

Gridò Silica mentre si copriva il volto con le mani.

«No! Basta! Il fratellone Kirito m-morirà!!»

Ma non l’ascoltarono.

Alcuni ridevano follemente, mentre altri imprecavano e continuavano ad attaccare Kirito


come se fossero stati intossicati dalla violenza. Rosalia, che stava in piedi in mezzo al
ponte, non riusciva a frenare la sua eccitazione mentre osservava la scena e si leccava il
dito.

Silica si asciugò le lacrime e afferrò il manico del suo pugnale. Sapeva che non avrebbe
potuto fare niente anche se si fosse buttata a capofitto, ma non poteva stare lì a guardare
come se nulla fosse. Poi, quando stava per avanzare verso Kirito... si accorse di qualcosa e
si fermò.

La barra degli HP di Kirito non stava scendendo.

No, scendeva a malapena di un poco, nonostante la raffica infinita di colpi. E poi, dopo una
manciata di secondi, tornava piena come prima.

I banditi finalmente si accorsero che lo spadaccino nero di fronte a loro non dava segni di
cedimento e le loro espressioni divennero confuse.

«Che diavolo state facendo!? Uccidetelo!!»

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All’ordine ansioso di Rosalia, piovvero nuovi colpi per svariati secondi. Ma la situazione
non cambiò.

«Ehi... Che sta succedendo...?»

Un giocatore fece una faccia come se avesse visto qualcosa di davvero bizzarro, prima di
fermarsi e arretrare. Il suo stupore si diffuse velocemente tra gli altri otto membri, i quali
smisero di attaccare e aumentarono la distanza tra loro e Kirito.

Nell’area circostante cadde il silenzio, e lì in mezzo, Kirito sollevò lentamente il capo. Una
voce bassa risuonò:

«... Circa 400 ogni 10 secondi? Questa è la quantità di danno che voi nove mi avete fatto.
Sono al livello 78, i miei HP sono 14,500... Automaticamente guadagno 600 punti ogni
10 secondi con l’abilità “Guarigione in battaglia”. Non potreste sconfiggermi neanche se
continuaste ad attaccarmi per ore.»

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I banditi rimasero lì a bocca aperta, come se fossero in stato di shock. Alla fine, lo
spadaccino a due mani, che sembrava essere il vice comandante, disse con voce secca.

«È… permessa una cosa del genere...? Non ha alcun senso...»

«Esatto.»

Disse Kirito ad alta voce.

«Solo una differenza di numeri crea una disparità ridicola nella forza: questa è la parte
assurda nel sistema dei livelli degli MMORPG!»

I banditi arretrarono, come se fossero intimiditi dalla voce di Kirito che sembrava
nascondere qualcosa. Le loro facce sorprese furono sostituite da sguardi di terrore.

«Ehi.»

Rosalia fece un verso disgustato ed estrasse il cristallo di teletrasporto dalla tasca. Lo


sollevò in aria e disse:

«Teletrasp-»

Prima ancora di finire la frase, l’aria parve vibrare per una frazione di secondo prima che
Kirito comparve davanti a lei.

«No...»

Come Rosalia rimase paralizzata per un momento, Kirito le prese il cristallo dalle mani, poi
afferrò il suo colletto e la portò tra gli altri banditi.

«La-Lasciami andare!! Che stai cercando di fare?? Bastardo!!»

Kirito la spinse verso il gruppo di banditi, che erano lì confusi, e poi cominciò a rovistare
nella sua borsa senza dire una parola. Il cristallo che estrasse era anch’esso blu ma il
colore era più scuro rispetto al cristallo di teletrasporto.

«La persona che mi aveva chiesto di farlo aveva comprato questo cristallo di passaggio
con tutti i soldi che gli erano rimasti. Ha detto di aver impostato come uscita la prigione
del Castello di Ferro Nero. Quindi vi teletrasporterò tutti in prigione e poi L’Armata si
occuperà del resto.»

Rosalia, che era seduta per terra, rimase in silenzio per un po’ prima di sorridere come se
si trattasse di un bluff.

«... E se ti dicessi che non voglio?»

«Allora vi ucciderò tutti.»

Il suo sorriso si congelò sentendo la breve risposta di Kirito.

«... È quello che vorrei dire... ma in quel caso userò solo questo.»

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Kirito estrasse un piccolo pugnale dal cappotto. Esaminandola attentamente, si poteva


vedere un liquido verde sulla superficie della lama.

«Pozione paralizzante; è una pozione di livello cinque, quindi nessuno di voi potrebbe
muoversi per circa dieci minuti. E sarebbe un tempo sufficiente per gettarvi tutti nel
varco che si creerebbe... Andateci da soli, o vi ci mando io; è una scelta vostra.»

Nessuno adesso stava bluffando. Dopo aver visto tutti loro chinare il capo in silenzio,
Kirito mise via il coltello, alzò il cristallo blu scuro e urlò:

«Passaggio, apriti!»

Il cristallo si frantumò in un istante e un vortice blu di luce comparve.

«Maledizione...»

Il giocatore alto con l’ascia camminò per primo verso il varco con le spalle curve. Il resto
dei giocatori arancioni sparirono uno dopo l’altro in quel varco luminoso, alcuni in silenzio,
altri imprecando mentre camminavano. Dopo che il giocatore verde che aveva raccolto le
informazioni li seguì, l’unica persona rimasta era Rosalia.

La bandita dai capelli rossi non provò neanche a muoversi dopo che tutti i suoi compagni
erano scomparsi nel passaggio. Si sedette con le gambe incrociate e guardò Kirito con aria
di sfida.

«... Beh, provaci se ne hai il coraggio. Se colpisci un giocatore verde, il tuo cursore
diventerà arancione...»

Kirito afferrò il suo colletto prima ancora che potesse finire di parlare.

«Ti dirò una cosa: Sono un solo player; diventare arancione per un giorno o due non mi
cambierà la vita.»

Kirito disse quella parola prima di sollevarla e lanciarla nel varco. Rosalia oppose
resistenza mentre agitava gambe e braccia.

«Aspetta, per favore, fermati! Perdonami! Eh?!... Ah, giusto, non vuoi lavorare con me?
Con le tue skill potremmo sconfiggere qualsiasi gilda...»

Non concluse quello che stava dicendo. Kirito la gettò a capofitto nel varco. Dopo che lei
scomparve, il passaggio brillò intensamente per un momento e poi sparì. Tornò di nuovo
la calma.

L’area primaverile che era piena di suoni della natura, uccellini che cinguettavano e acqua
che scorreva, divenne nuovamente tranquilla come se tutto quello che era successo pochi
momenti fa fosse stata un’illusione. Ma Silica non riusciva a muoversi. La sua sorpresa
riguardo la vera identità di Kirito, il sollievo dopo aver visto sparire i banditi, tutte quelle
emozioni si diffusero in una volta sola lasciandola incapace persino di aprire bocca.

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Kirito piegò la testa e guardò in silenzio Silica rimasta senza parole per un momento prima
di dire quasi in un sussurro.

«... Scusa, Silica. Sembra che ti abbia usata come esca. Avevo pensato di dirtelo prima...
Ma ho pensato che ti saresti spaventata, per questo non l’ho fatto.»

Silica tentò disperatamente di scuotere la testa, ma non ci riuscì. Innumerevoli pensieri le


vorticavano nella mente e allo stesso tempo la sovrastavano.

«Ti porterò al villaggio.»

Disse Kirito e cominciò a incamminarsi. In qualche modo, Silica riuscì a costringere la sua
voce a uscire.

«L-Le mie gambe non si muovono.»

Kirito si girò e le offrì la mano destra con un sorriso; quando Silica afferrò la sua mano,
finalmente sorrise.

I due rimasero in silenzio per la maggior parte del tempo mentre raggiungevano la
taverna al trentacinquesimo piano. C’erano molte cose che Silica voleva dire, ma non
riusciva proprio a parlare, come se avesse qualcosa incastrato in gola.

Quando arrivarono al secondo piano ed entrarono nella stanza di Kirito, la luce rossa del
tramonto stava già passando dalla finestra. Silica finalmente riuscì a parlare con voce
tremante a Kirito, che sembrava essere diventato una sagoma nera a causa della luce.

«Fratellone Kirito... Te ne andrai...?»

Dopo un lungo silenzio, la sagoma annuì lentamente.

«Sì... Sono lontano dal fronte da cinque giorni ormai. Devo tornare per ripulire il gioco il
prima possibile...»

«... Immagino che tu abbia ragione...»

A dire il vero, Silica voleva chiedergli di portarla con sé.

Ma non poteva.

Kirito era al livello 78. Lei al 45. Con un divario di 33 livelli, la differenza che li separava
era dolorosamente chiara. Se avesse seguito Kirito sul fronte, sarebbe stata tagliata fuori
in un istante. Anche se avevano loggato nello stesso gioco, un muro più alto di ogni cosa
nella vita reale si ergeva tra i loro mondi separati.

«... Io... Io…»

Silica si morse il labbro e cercò disperatamente di contenere le emozioni che


minacciavano di sovrastarla; due righe di lacrime si formarono da quei sentimenti e
scorsero lungo le sue guance.

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Improvvisamente, sentì la mano di Kirito sulla sua spalla. Una voce bassa e gentile
sussurrò accanto a lei:

«I livelli sono solo numeri. La forza in questo mondo non è altro che un’illusione. Ci
sono cose più importanti. Quindi ci rincontreremo nel mondo reale. Se ci riusciamo,
diventeremo di nuovo amici.»

A dire il vero, Silica voleva chiedergli se poteva appoggiarsi sul suo petto. Ma come sentì le
parole di Kirito che diffusero il loro calore nel suo cuore pronto a esplodere, capì che non
avrebbe dovuto aspettarsi niente di più da lui. Poi chiuse gli occhi e mormorò:

«Ok. È... È una promessa.»

Si staccò da Kirito, lo guardò in faccia e finalmente sorrise davvero. Anche Kirito sorrise e
disse:

«Adesso resuscitiamo Pina!»

«Sì!»

Silica annuì e agitò la mano destra per far apparire la finestra del menù. Scorse fino
all’inventario degli item e selezionò “Cuore di Pina”.

Selezionò dal menù la piuma blu cielo che saltò fuori e la mise sul tavolo, poi estrasse
anche “Il Fiore di Pneuma”.

Con il fiore bianco perla in mano chiuse la finestra e guardò Kirito.

«Tutto ciò che devi fare è far cadere la goccia d’acqua che c’è in mezzo al fiore sulla
piuma. In questo modo Pina resusciterà.»

«Ok...»

Mentre fissava la piuma azzurra, Silica pensò:

«Pina... Ho da raccontarti un sacco di cose sull’avventura fantastica che ho vissuto oggi...


e sulla persona che ti ha salvato e che è diventata come un fratello per solo un giorno.»

Con le lacrime agli occhi, Silica inclinò il fiore verso la piuma.

(Fine)

52
Capitolo 2 – Il Calore del Cuore
(Aincrad 48° Piano, Giugno 2024)
Parte 1
Il gigantesco mulino ad acqua ruota costantemente, riempiendo il negozio di un dolce suono.

Sebbene fosse solo una piccola casa per le classi di supporto ad uso esclusivo dei giocatori, il suo
prezzo è salito come la marea a causa di quella ruota idraulica. Quando ho trovato per la prima
volta questa casa nel distretto principale del 48° Piano, Lindus, la mia mente ha subito pensato
‘eccola qui!’, giusto prima che il prezzo mi sconvolgesse.

Fin da quel momento, ho cominciato a lavorare come una matta, prendendo soldi da varie fonti, e
gestendoli in modo da accumulare 3 milioni di Col nel giro di due mesi. Se questo fosse il mondo
reale, il mio corpo sarebbe ricoperto di muscoli a causa dei continui colpi del mio martello, e la mia
mano destra sarebbe piena zeppa di calli.

Ma ogni cosa è stata saldata, ho acquisito l’atto prima degli altri pretendenti e aperto lo «Special
Shop di Lisbeth» in questa casa con la ruota idraulica. Ciò è accaduto 3 mesi fa durante la
primavera.

Parte 1

Dopo aver bevuto in fretta il mio caffè mattutino — grazie a Dio è Aincrad — mentre ascoltavo la
ruota idraulica che girava come se il suono fosse un BGM, indossai la mia uniforme da fabbro e
guardai la mia immagine riflessa nello specchio appeso alla parete.

Anche se l’ho chiamata uniforme da fabbro, non assomiglia per niente a quelle tute da lavoro con
salopette, ma a dire il vero assomiglia a una di quelle tenute da cameriera: una maglietta rosso
scuro con le maniche a sbuffo e una gonna a campana dello stesso colore, più un grembiule
bianco sopra e un nastro rosso sul petto.

Non sono stata io a scegliere questi vestiti; è stata una mia amica, che tra l’altro è un mio cliente
abituale. Secondo lei, ‘hai un viso da bambina, non ti stanno bene i vestiti seri.’

Beh, è quello che ha detto, ed io ‘pensa agli affari tuoi!’ Ma le vendite raddoppiarono una volta che
iniziai ad indossare questa uniforme, così decisi di continuare a metterla.

Il suo consiglio non si fermò solo all’abbigliamento, ma andò anche ai capelli; sono sempre più
rosa e vaporosi. Ma basandomi sul responso dei miei clienti, pare che questo look mi doni.

Io, maniscalco Lisbeth, avevo solo 15 anni quando sono stata catapultata in SAO. Ho riscontrato
che nel mondo reale sembro essere più giovane della mia vera età, ma ciò è diventato ancora più
pronunciato in questo mondo. Quando i miei capelli rosa, i miei grossi occhi blu, e le mie labbra
sottili si sono uniti con il grembiule vintage, la mia immagine riflessa nello specchio assomigliava
sempre più a quella di una bambola.

Fin da quando ero una studentessa delle medie a cui non interessava la moda, il divario è
cresciuto ancora di più.
In qualche modo ho accettato questo mio aspetto, ma dal momento che la mia personalità non
cambierà facilmente, di tanto in tanto spavento i clienti con le mie crisi nervose.

Controllai che non ci fosse più niente da sistemare nel negozio e girai l’insegna ‘CHIUSO’. Subito
vidi alcune persone che stavano attendendo che aprissi il negozio, così mostrai il mio sorriso
migliore e le accolsi.

“Buongiorno! Prego, entrate!”

A dire il vero, è dovuto passare molto tempo prima che riuscissi a fare questo con naturalezza.

Gestire un negozio è stato da sempre uno dei miei sogni, ma farlo in un gioco del genere è una
cosa diversa rispetto al mondo reale. Ho già provato sulla mia pelle come sia difficile ricevere e
servire già quando facevo il venditore ambulante utilizzando una pensione come magazzino.

Visto che mantenere il sorriso era troppo difficile, decisi di conquistarli con la qualità, e mostrare le
mie abilità da armaiolo pazzo sembrò funzionare, visto che parecchi dei miei clienti abituali
continuarono ad esaminare a fondo le mie armi anche dopo aver aperto questo negozio.

Dopo averli accolti, lasciai che il mio commesso NPC se ne occupasse e mi rifugiai nel laboratorio
nel retro del negozio. Avrei dovuto completare almeno 10 ordinazioni quel giorno.

Appena tirai la leva nel muro, i mantici iniziarono ad utilizzare la forza meccanica derivata dalla
ruota idraulica per soffiare l’aria nella fornace, e il lucidatore iniziò a girare. Tirai fuori un grosso
pezzo di metallo e lo introdussi nella fornace, la quale aveva già iniziato a riscaldarsi. Dopo aver
arroventato abbastanza il metallo, lo spostai su un’incudine con un paio di pinze. Mi piegai sulle
ginocchia e impugnai il martello, quindi cliccai sulla finestra del menù e scelsi un oggetto da
forgiare. Tutto ciò che mi restava da fare era colpire quel pezzo di metallo per un determinato
numero di volte e l’oggetto avrebbe preso forma. Non c’è alcuna tecnica richiesta per questo e la
qualità delle armi che ne risultano è casuale; ma io pensai che il risultato finale dipendesse dalla
concentrazione, perciò misi in tensione tutti i miei muscoli e sollevai lentamente il martello. E non
appena feci per colpire il pezzo di metallo—

“Ehi, Liz!”

“Ahh!”

La porta si aprì violentemente e lo mancai; al posto del metallo, colpii l’incudine con un patetico
fragore ed uno spruzzo di scintille.

Appena sollevai la testa, l’intruso scuoteva la testa e sorrideva tenendo la lingua fra i denti.

“Scusa~ Starò attenta la prossima volta.”

“Mi domando quante volte abbia sentito quella frase— …Beh, almeno è stato quando stavo per
iniziare.”

Mi rialzai e misi il pezzo di metallo nuovamente nella fornace prima di poggiare le mani sulle
gambe e girarmi. Così guardai la ragazza poco più alta di me.

“…Ehi, Asuna.”

Mia amica e cliente abituale, la spadaccina Asuna, attraversò la stanza passandomi vicino e si
sedette su una panca di legno. Si spostò all’indietro i capelli marroni nocciola e si mise a braccia
conserte. Ogni suo movimento sembrava fluente e radioso, come quello di un’attrice, e ogni volta
mi meravigliavo nonostante la conoscessi da secoli.

Mi sedetti sulla sedia di fronte alla panca di legno poggiando il martello contro il muro.

“…Quindi, cos’è oggi? Sei piuttosto mattiniera.”

“Ah, vorrei che ti prendessi cura di una cosa.”

Asuna si tolse lo stocco, con ancora la lama nella guaina, e me lo lanciò. Lo afferrai con una mano
e sguainai la spada. Lo stocco era un po’ consumato dall’usura, ma non da limitare alla lama un
taglio preciso.

“Non è che è deformata? E’ un po’ presto per la lucidatura.”

“Già, hai ragione. Ma la voglio sempre brillante.”

“Hmmm?”

Guardai Asuna attentamente. La sua tenuta da spadaccina con le croci rosse e bianche e la sua
minigonna erano quelle di sempre, ma i suoi scarponi scintillanti sembravano nuovi e indossava
anche un paio di orecchini d’argento.

“Sei strana~ Ora che ci penso, è il fine settimana. Che ne è dei tuoi doveri nella Gilda? Non avevi
detto che i ragazzi avevano dei grossi problemi col 63° piano?”

Dopo aver detto ciò, Asuna sorrise con imbarazzo:

“Già— Ho il giorno libero oggi. Perchè ho fatto una promessa ad una persona…”

“Ohh~!”

Mi avvicinai ad Asuna mentre ero ancora seduta sulla sedia.

“Raccontami. Chi devi incontrare?”

“Se-Segreto!”

Asuna arrossì e rifiutò la mia provocazione. Incrociai le braccia, ciondolai il capo e dissi:

“Ah~ Mi sembrava che fossi un po’ più radiosa in questi giorni. Così finalmente hai trovato un
ragazzo.”

“N-Non è così!!”

Asuna arrossì nuovamente. Tossì e mi chiese:

“…ehm, davvero mi trovi diversa in questi giorni…?”

“Certo~ Quando ti ho conosciuta, eri concentrata solo nel ripulire i dungeon sotterranei! Pensavo
che fossi un po’ troppo puntigliosa, ma poi, con l’inizio della primavera, sei un po’ cambiata; ad
esempio, prenderti una pausa dal completare il gioco nei fine settimana — è qualcosa che prima
non avresti mai fatto.” “Gi-Giusto… forse sono stata davvero influenzata…”
“Quindi, chi è? Qualcuno che conosco?”

“Io… non credo… molto probabilmente.”

“Portalo la prossima volta.”

“Non è ancora così! E’ ancora, beh… in un certo modo…”

“Hmm…?”

A quel punto fui davvero sorpresa. Asuna era il vice comandante della gilda più forte, CdS, ed una
dei migliori combattenti in Aincrad. C’erano più ragazzi che volevano catturare le attenzioni di
Asuna che stelle nel cielo, ma non avrei mai pensato che potesse succedere il contrario.

“Beh, sai, lui è davvero strano.”

Asuna lo disse fissando l’orizzonte. Aveva un tenero sorriso sulle labbra. Se questo fosse stato un
manga romantico, sarebbero apparsi dei petali di fiori sullo sfondo.

“Dovrei dire imprevedibile, o che fa ogni cosa a modo suo… nonostante ciò, è davvero forte.”

“Oh, più forte di te?”

“Sì, davvero; se ci sfidassimo, non durerei un solo minuto.”

“Ohh~ E le persone che possono fare ciò, posso contarle sulle dita di una mano.”

Appena cominciai a fantasticare, Asuna iniziò a scuotere le braccia.

“Ah, non immaginartelo~!”

“Beh, non vedo l’ora di conoscerlo. E se ne avrai bisogno ti darò i consigli migliori!”

“Non mi lasci altra scelta. Te lo presenterò —Ah, oh! Lucidala presto!”

“Giusto, giusto. Lo faro adesso per cui aspetta un attimo.”

Mi alzai con lo stocco di Asuna nella mano e andai vicino alla lucidatrice all’angolo della stanza.

Estrassi la lama dal suo fodero rosso. L’arma ha il nome «Luce Lambente». E’ una delle migliori
spade che abbia mai fatto. Anche se utilizzo i migliori materiali, il martello migliore, l’incudine
migliore, e tutto quanto, la qualità dell’arma dipende comunque dal fattore casualità. Tuttavia,
vorrei solo essere in grado di fare una spada di questa qualità ogni 3 mesi o giù di lì.

Avvicinai la spada alla lucidatrice mantenendola con entrambe le mani. Non c’era alcuna tecnica in
questo, ma non ho intenzione di ignorarla.

Feci scivolare sulla lucidatrice la lama della spada dalla base fino alla punta. Vennero fuori
scintille, e un suono metallico, e allo stesso tempo la lama riprendeva lucentezza. Quando il
processo di lucidatura fu completato, la spade tornò a brillare argentea, brillante come la luce del
mattino.

La riposi nell’apposito fodero e la rilanciai ad Asuna. Poi presi 100 col d’argento che lei mi lanciò
allo stesso modo fra le mani.
“Grazie!”

“Tornerò per farmi aggiustare l’armatura un’altra volta… adesso sono in ritardo, ciao!”

Asuna si alzò e infilò la custodia della spada nel supporto della cintura.

“Mi chiedo come sia fatto~ Forse dovrei andare io.”

“Ehh, n-no!”

“Hahaha, scherzo. Ma portalo qui la prossima volta.”

“P-Presto.”

Asuna salutò con la mano e corse via dal laboratorio. Sospirai pesantemente e collassai di nuovo
sulla sedia.

“…Dev’essere bello.”

Sorrisi amaramente per le parole appena dette.

E’ passato un mese e mezzo da quando venni in questo mondo. Grazie alla mia personalità, non
mi ero ciondolata e invece ho dato tutto quanto per rendere il mio negozio prospero, e sono
arrivata fin qui.

Ma dovendo gestire un negozio e completare la mia abilità da armaiolo, iniziò presto a mancarmi la
compagnia delle persone, molto probabilmente perchè non avevo ancora un obbiettivo preciso in
mente.

Dal momento che non ci sono molte ragazze in Aincrad, più di un ragazzo ha tentato di avvicinarsi,
ma per qualche ragione non ho mai ricambiato. Così quando si trattava di questo mi sentivo un po’
invidiosa di Asuna.

“Toccherà anche a me questo «Fabulous Meeting» prima o poi, mi chiedo~”

Biascicai, quindi scrollai quei pensieri strani di mente e mi alzai. Presi il pezzo di metallo, che
intanto si era arroventato, lo tolsi dalla fornace e lo adagiai sull’incudine. Ritenni che questo tizio
potesse essere il mio partner temporaneo. Con tutti quei pensieri in testa, sollevai il martello e
colpii. Hiiyaa.

Il suono ritmico del metallo che echeggia all’interno del laboratorio di solito mi avrebbe rischiarato
la mente, ma quel giorno l’abnegazione che tenevo nel cuore non sarebbe andata via.

Era mezzogiorno del giorno dopo quando lui arrivò al mio negozio.
Finii tutte le armi prenotate ed ero penzolante sulla panchina di pietra sul terrazzo di fronte al
negozio.

Stavo sognando. Era un sogno che riguardava i tempi delle elementari. Ero una bambina
silenziosa e diligente, ma presi il vizio di addormentarmi durante le lezioni pomeridiane. Le
insegnanti mi rimproveravano spesso per questo.
Poi guardai un insegnante maschio che aveva appeno finito gli studi all’università. Mi sentivo così
in imbarazzo, ma per qualche ragione ho apprezzato molto il modo in cui mi svegliò. Mi scosse
leggermente le spalle e con voce fioca, disse—

“Ehm, Scusa ma…”

“S-Sì, mi scusi!”

“Co?!”

Mi spaventai e saltai su come una molla. Di fronte a me c’era un uomo con l’espressione sorpresa
sul viso.

“Eh…?”

Mi guardai attorno.
Non c’era la classe piena di file di banchi. Gli alberi piantati intorno alla strada, il fiume che
scorreva vicino alla grossa strada rocciosa, il cortile col prato; era la mia seconda casa, a Lindus.

Sembrava che stessi fantasticando un po’. Tossii per schiarirmi la voce, nascondendo il mio
imbarazzo e sorridendo alla persona che sembrava essere un cliente.

“Ben-Benvenuto. Ha bisogno di un’arma?”

“Ehm, sì.”

Il ragazzo annuì.

Non sembrava qualcuno di alto livello. Sembrava solamente un po’ più grande di me; capelli neri e
maglietta semplice, pantaloni e scarponi. L’unico arma che aveva era una spada a una mano che
teneva dietro la schiena. Le armi del mio negozio richiedevano un alto livello ad ero preoccupata
che lui non potesse esserlo abbastanza, ma non lo diedi a vedere e lo lasciai girare nel negozio.

“La zona delle spade a una mano è da questa parte.”

Come indicai la zona delle armi base, mi sorrise un po’ imbarazzato e parlò.

“Ah, beh, volevo ordinarne una su misura…”

Divenni ancora più preoccupata. Anche le più economiche armi su misura, che richiedono speciali
ingredienti per la forgiatura, stavano oltre i centomila Col. Se lui si fosse spaventato del prezzo, mi
sarei imbarazzata molto, così cercai di prevenire tale situazione.

“Il prezzo dei metalli è molto alto al momento, perciò credo che ti verrà a costare molto…”

Dissi, ma il ragazzo vestito di nero disse qualcosa di totalmente incredibile con una espressione
incurante.

“Non preoccuparti del prezzo. Per favore, forgia la spade migliore che puoi.”

“…”

Lo fissai per un momento e cercai di mettere insieme qualche parola per aprir bocca.
“…Bene, se è così… Dovrei sapere qualcosa sulla qualità della spada…”

Il mio tono di voce fu leggermente più rauco del normale, ma lui non sembrò preoccuparsene e
annuì soltanto.

“Beh, suppongo di sì. Ecco…”

Si tolse la spade che teneva sulle spalle, e, ancora nel fodero, me la passò.

“Che ne dici di una spada di qualità simile o migliore a questa?”

Non sembrava davvero una spada speciale. Un manico in cuoio con del filo attorcigliato; un’elsa
dello stesso colore. Ma quando la presi con la mia mano destra—

È pesante!!

La feci quasi cadere. Il livello prerequisito di forza era incredibilmente alto. Da armaiola e
mazziere, ero piuttosto a mio agio con le spade forti. Ma non avrei mai potuto brandire quella
spada.

La tolsi esitante dal fodero e la lama quasi nero pece brillò. Avrei potuto dire che fosse di alta
qualità solo guardandola un po’. Cliccai con un dito scegliendo la finestra di popup: categoria
«Spade Lunghe/A una mano», nome «Elucidator». Non si sapeva il nome del fabbricatore, ciò
significava che l’arma non era stata fatta da un armaiolo qualsiasi.

Si possono separare tutte le armi di Aincrad in due gruppi.

Uno è «Player made», cioè le armi fatte da noi armaioli. L’altro include le armi che si trovano
nell’avventurarsi come «Monster drops». Ovviamente, gli armaioli non amano lasciare le loro armi.
Non potrei mai contare tutti i nomi come ‘Senza Nome’ oppure ‘Senza Marchio’ che ho dovuto dare
alle spade.

Ma quest’arma sembrava essere una vera rarità nel Monster Drops. Comparata al livello di qualità
delle armi del Player-Made e del Monster Drops, era senza dubbio la migliore. Ma una volta, una
Demon Swords» era apparsa— ecco cosa sentii.

Comunque, il mio orgoglio si era riacceso. Da armaiola, non avrei dovuto assolutamente perdere.
Restituii la spada e ne portai una lunga che avevo appeso nel retro del negozio.

Forgiai quella spada un mese prima ed era senza dubbio la migliore che avessi mai fatto.

La lama che tirai fuori dal fodero aveva una sfumatura rossastra, come se fosse avvolta dalle
fiamme.

“Questa è la migliore spada che ho nel negozio al momento. Molto probabilmente non te la
lascerai sfuggire.”

Afferrò la spada sbigottito, impugnandola con una mano, e poi scosse il capo.

“E’ un po’ leggera.”

“…ho utilizzato una lega diversa…”

“Hmm…”
Fece un’espressione dubbiosa e menò più volte dei fendenti con la spada dopodiché fissò lo
sguardo su di me e chiese.

“Posso provarla per un po’?”

“Provare cosa…?”

“La resistenza.”

Il ragazzo sfilò la sua spada, che teneva fino a poco prima nella sua mano sinistra, e la poggiò sul
bancone. Poi si fermò davanti e lentamente alzò la spada rossa con il braccio destro.

Realizzai cosa volesse fare e lo fermai.

“A-Aspetta! Se lo farai, la tua spada si romperà!”

“Se fosse una spada così poco resistente sarebbe inutile. Se accade sarà un mio problema.”

“E’…”

E’ completamente pazzo, ecco cosa avrei detto, ma mi fermai. Tenne la spada sopra il capo e i
suoi occhi brillarono intensamente. Ben presto, la spada cominciò a brillare di una luce blu.

“Hyah!”

Con un colpo, la spada oscillò verso il basso ad una velocità sorprendente. Le due lame si
scontrarono prima che reagissi, e l’impatto echeggiò fortemente all’interno del negozio. A causa
della luce così luminosa, strizzai gli occhi per dare un’occhiata, e poi involontariamente feci un
passo indietro …

La lama era rotta in due pezzi ed era stata completamente distrutta.

—La lama del mio miglior prodotto.

“AHHHHHH!!”

Gridai e scattai contro la sua mano destra. Afferrai la metà rimanente e la esaminai attentamente
da ogni angolazione.

…Ripararla…era impossibile.

Appena giunsi a quella conclusione e abbassai le spalle, la restante metà si animò e divenne
frammenti poligonali. Dopo alcuni secondi di silenzio, sollevai lentamente la testa.

“Co…Cos…”

Afferrai il ragazzo dal colletto e dissi:

“Che cosa hai intenzione di fare—!! L’hai rotta—!!”

“M-Mi dispiace! Non avrei mai immaginato che si sarebbe rotta…”

…*Snap*.
“In altre parole, stai dicendo che la mia spada era più debole di quanto pensassi!?”

“Errr— ummm— beh, esatto.”

“Ah!! Adesso hai intenzione di andartene così?!!?”

Lo lasciai, misi le mani sui fianchi e mi raddrizzai.

“T— Te lo sto dicendo! Se avessi i giusti materiali creerei delle spade in grado di spezzare anche
la tua nello stesso modo!”

“—Oh?”

Rise alle mie parole dette con rabbia.

“Allora ti chiederei di farla per me; qualcosa in grado di spezzare una spada proprio in questo
modo.”

Prese la spada sul bancone e la rimise nel suo fodero. All’improvviso mi andò il sangue alla testa
e—

“E quindi come dovrebbe essere!? Bene! Allora aiutami! Inizia a procurarmi i materiali adatti!”

Sapevo di aver fatto un guaio, ma il latte ormai era stato versato. Non c’era modo di tornare
indietro. Eppure non fu scosso del tutto e sgarbatamente mi scrutò.

“…Ok, non importa, ma non sarebbe meglio se me la facessi da solo? Sarebbe un problema averti
fra i piedi.”

“Argh—!!”

E pensare che lì c’era una persona davvero brava a far saltare i nervi agli altri. Mossi le braccia
selvaggiamente e protestai come una ragazzina.

“No-Non sottovalutarmi! Anche se mi vedi così, sono un Maestro Armaiolo!”

“Viuuu~”

Il ragazzo fischiò. Si stava proprio divertendo.

“Beh allora, non vedo l’ora—Comunque, pagherò la spada che ho distrutto.”

“Non ce n’è alcun bisogno!! Solo ricordati che se creerò una spada migliore della tua, dovrai
pagare un mucchio di soldi!”

“Bene, quanto vuoi. —Sono Kirito. Spero che staremo a lungo insieme fin quando non sarà pronta
la mia spada.”

Incrociai le braccia e guardai lontano.

“Lo spero anch’io, Kirito.”

“Uwa, già mi chiami per nome in quel modo? Bene, sono d’accordo. Ok, Lisbeth.”
“Kaaah—!!”

—Era stata la peggiore prima impressione per formare una squadra.


Parte 2
Voci riguardo «Quel Metallo» iniziarono a circolare tra gli armaioli circa 10 anni orsono. Di certo,
l’ultimo obbiettivo di SAO era la conquista dell’ultimo piano e la risoluzione del gioco. Ma oltre ciò,
c’era una grande varietà di altre missioni: quest da parte di NPC, missioni di sorveglianza, ricerca
di tesori e molto altro. Ma a causa delle ricompense che spesso includevano equipaggiamenti
ricercati, la maggior parte delle missioni avevano un tempo di ricarica dopo che erano stati
completati e prima che potessero diventare di nuovo disponibili. Ci sono state anche quest che
potevano essere eseguite solo una volta, ma che davvero hanno attirato l’attenzione da parte dei
giocatori.

Una di queste era stata scoperta nel borgo di un angolo nel 55° piano. Un certo capo del villaggio
NPC dalla barba bianca direbbe-

C’era un drago bianco che viveva sulle montagne a ovest, che mangiava ogni giorno cristalli come
cibo e ne accumulava grandi quantità per creare un metallo estremamente prezioso e raro
all’interno del suo stomaco.
Questa era, ovviamente, una missione che procurava dei materiali sorprendenti, quindi un gran
numero di persone formò immediatamente una squadra d’assalto che sarebbe stata in grado di
sconfiggere facilmente il drago.

— Ma non hanno ottenuto nulla. Il drago ha lasciato solo una piccola quantità di Col e alcune
attrezzature di scarsa qualità, che non hanno nemmeno rimborsato il costo delle pozioni di
guarigione e dei cristalli utilizzati.
Dopodiché, tutti pensarono che il metallo avesse solo una possibilità di apparire, quindi molte parti
parlarono al saggio e poi uccisero il drago, ma nessuno trovò il metallo. In una settimana,
innumerevoli draghi bianchi furono uccisi, ma nessuna squadra d’assalto riuscì a trovare un pezzo
di quel metallo. Ma qualcuno alla fine suggerì che esistevano speciali requisiti da soddisfare, così
tutti cercarono duramente di scoprire quali fossero.

Dopo aver ascoltato la mia spiegazione, quel tale, Kirito, che sorseggiava il tè che non volevo
nemmeno preparare, che sedeva sulla mia solita sedia del laboratorio con le gambe incrociate
come al solito, rispose ‘Ah…’ e annuì leggermente.

“L’ho sentito anch’io. Sembra che ci sia una possibilità di ottenere ingredienti così rari. Ma nessuno
è riuscito a trovarne, giusto? Troveremmo qualcosa se andassimo noi adesso?”

” Tra tutte le teorie che circolano, una di loro sostiene che ‘la squadra deve includere un fabbro’,
perché non ci sono molti fabbri adeguatamente formati per le loro abilità di combattimento.”

“Ecco perché; a dire il vero sembra giusto — se è così, allora dovremmo andarci subito.”

“……”

Fissai arrabbiata il volto di Kirito.

“Mi sorprende che tu sia riuscito a vivere fino ad oggi con una tale mancanza di buon senso. Non è
la ricerca di un folletto! Bisogna formare una buona squadra…”

“Ma se lo facciamo, e anche se riuscissimo a trovare il materiale, c’è la possibilità di non riuscire a
prenderlo, giusto? In quale piano si trova il drago bianco?”

“…55° piano.”
“Heh— Allora è tutto apposto; non ho bisogno di aiuto.”

“…Sei dannatamente forte, o solo dannatamente stupido? Comunque, non importa, vederti
piangere mentre ti teletrasporti suona comunque interessante..”

Kirito ridacchiò semplicemente, finì il suo tè senza rispondere e mise la tazza sul tavolo.

“Io sono pronto in qualsiasi momento, e tu, Lisbeth?”

“Ah— Lascia stare, visto che non vuoi aggiungere l’onorifico al mio nome, chiamami Liz… la
montagna del drago bianco non è molto grande, quindi potremmo tornare in giornata. Fammi solo
preparare qualcosina.”

Dopo aver aperto una finestra della console, attaccai qualche semplice armatura alla gonna, poi mi
accertai che la mazza fosse nel mio inventario e feci in modo di avere abbastanza pozioni e
cristalli.

Chiusi la finestra e dissi ok, allora Kirito si alzò. Per fortuna, non c’erano clienti ne negozio. Subito
capovolsi il cartello sulla porta.

Alzai la testa e guardai fuori, la luce del sole che passava attraverso la finestra era ancora intensa,
perciò c’era ancora un bel po’ di tempo prima che facesse buio. Se recuperiamo il metallo o no – è
più probabile quest’ultima, non importa quanto ci abbia pensato – non vorrei fare troppo tardi. Dissi
così.

— Come ho fatto a finire in questa situazione …

Dopo aver lasciato il negozio, camminai verso il cancello della piazza, mentre la mente vagava
profondamente.

Avevo assolutamente una brutta impressione dell’uomo vestito di nero che camminava accanto a
me— come dovrebbe essere. Non solo tutto quello che ha detto e fatto mi ha fatto arrabbiare, è
stato anche un po’ megalomane e arrogante, e più di tutto, ha distrutto il mio capolavoro.

Comunque, stavo camminando accanto ad un uomo appena conosciuto. Ci siamo alleati per
distruggere e cercare dei mostri di altri piani; era come— come un…

Arrivando a questo punto, forzai immediatamente il pensiero. Non avevo mai avuto esperienze del
genere prima d’ora. Anche se ero stata molto a contatto con altri giocatori maschi, ho sempre
cercato di evitare di uscirci da sola. Volevo che la prima persona con cui sarei uscita, fosse quella
che mi piaceva, almeno pensavo.

Ma stando ai fatti, con quest’uomo le cose sono talmente strane… Com’è potuta andare così!

Completamente ignaro del mio turbamento interiore, Kirito vide un venditore ambulante di cibo di
strada e si precipitò da lui. Non appena riapparse, lo vidi con un enorme hot dog nella bocca.

“Ne uoi pue u?”

… I miei pensieri interiori sono stati immediatamente interroti con un senso di impotenza e mi
sentivo un’idiota per essere stata l’unica a preoccuparsi. Così gli risposi:

“Sì!”
Il gusto fresco dell’hot dog – più precisamente, un cibo misterioso che sembrava un hot dog –
indugiava ancora nella mia bocca quando arrivammo al villaggio del 55° piano.

Non fummo neanche bloccati da mostri o cos’altro nel tragitto fin lì.

I mostri erano piuttosto forti. Ma il mio livello era 65, e quel millantatore di Kirito avrebbe dovuto
essere altrettanto forte, quindi entrambi fummo coinvolti in battaglie senza riportare quasi nessun
danno.

L’unico errore era il tema di quel piano, che comprendeva distese di neve e di ghiaccio —

“Etciù!”

Starnutii rumorosamente non appena entrammo nel piccolo villaggio e mi calmai. Poiché tutti gli
altri piani erano in una stagione estiva precoce, ero troppo distratta. Non solo lì c’era uno strato di
neve sul terreno, ma ogni edificio aveva degli enormi ghiaccioli appesi sui tetti.

Quel freddo inverno fece tremare subito il mio corpo come una foglia. Kirito, che stava accanto a
me, mi fece un’espressione esasperata e disse:

“…Non ti sei portata altri vestiti?”

“…No.”

Poi, Kirito, apparentemente poco vestito accese la sua finestra. Un mantello di cuoio nero si
materializzò, il quale si posò sopra la mia testa.

“…Stai bene?”

” E’ tutta una questione di forza di volontà.”

Ogni cosa che dice quest’uomo mi dà sui nervi. Ma il mantello foderato di pelliccia sembrava
abbastanza caldo, quindi non riuscii a resistere e lo indossai rapidamente. Mi lasciai sfuggire un
sospiro di sollievo: il freddo gelido scomparve immediatamente.

“Umm … quale pensi che sia la casa del più anziano?”

Come Kirito disse ciò, mi guardai intorno al piccolo villaggio, e trovai una particolare casa di fronte
alla piazza centrale.

“Potrà essere quella lì?”

“Giusto.”

Entrambi d’accordo, ricominciammo a camminare.

—Parecchi minuti dopo.

Come avevamo previsto, trovammo l’anziano NPC dalla barba bianca e avviammo con successo
una conversazione. La sua storia era piena di dettagli inutili che partivano dalla sua lunga e noiosa
infanzia, alla sua
adolescenza, passando poi ai suoi giorni difficili dell’età adulta, e poi improvvisamente si ricordò di
un drago bianco nelle montagne a ovest. Quando il vecchio finì di parlare, la luce arancione del
sole del tramonto aveva già coperto l’intero villaggio.

Lasciammo la casa dell’anziano del villaggio completamente senza pensieri. La neve che copriva
le case era colorata dall’arancione del sole al tramonto. Fu una bella immagine, ma—

“…Non mi sarei mai aspettato che questa missione ci avrebbe rubato così tanto tempo…”

“Incredibile… beh, allora? Dobbiamo aspettare domani?”

Mi volsi con la testa verso Kirito.

“Hmmm— Ho sentito che il drago bianco è notturno. E’ quella la montagna?”

Guardando verso la direzione che Kirito puntava, vidi un picco bianco toccare il cielo. I limiti
strutturali di Aincrad dicevano che l’altezza non poteva superare i 100 metri, quindi per noi scalare
la montagna non avrebbe dovuto essere difficile.

“Va bene, andiamo. Voglio vederti piagnucolare il più presto possibile.”

“Basta non essere sopraffatti dalla mie magnifiche abilità con la spada.”

Entrambi ci girammo dall’altra parte con un ‘Hmph’. Ma in qualche modo, come dire, anche se
stavo discutendo con Kirito, il mio cuore cominciava a sentirsi un po’ traballante—

Io scossi la testa per liberarmi di questi pensieri stupidi e quindi cominciai a percorrere la mia
strada attraverso la neve.

Sebbene la montagna del drago bianco sembrava pericolosamente ripida da lontano, scoprimmo
che in realtà era molto facile da scalare.

Quando pensai a questo, molte squadre improvvisate erano riuscite a raggiungere questo punto
senza alcun problema, quindi non doveva essere così dura.

Anche se era già sera, che colpisce la forza dei mostri generati, il più forte che appariva in questo
momento era lo scheletro di ghiaccio chiamato «Frost Bone». Inoltre, questo tipo di mostri non
poteva competere con la mia mazza. Ho semplicemente continuato a distruggerli e spezzarli con
forza.

Dopo aver camminato su strade innevate per diverse decine di minuti e girando verso le scogliere
a strapiombo di ghiaccio, arrivammo alla cima della montagna.

La parte inferiore del piano successivo era estremamente vicina. Enormi colonne di cristallo rotte si
distinguevano dalla spessa coltre di neve. La luce viola del tramonto rifletteva attraverso queste
colonne e si spargeva nei colori dell’arcobaleno, dipingendo una scena da sogno.

“Oooh…!”

Mentre guardavo rapita quello spettacolo stavo per andare di sotto, ma Kirito afferrò il colletto per
fermarmi.

“Oi… Cosa stai facendo?!”


“Ehi, preparati ad usare i cristalli prima.”

Contro quella espressione estremamente seria, potevo solo annuire docilmente. Materializzai i
cristalli e poi li misi nella tasca del grembiule.

“Inoltre, sarà pericoloso da qui in avanti, forse sarebbe stato meglio se avessi continuato da solo.
Una volta che apparirà il drago bianco, nasconditi dietro quel pilastro di cristallo laggiù e non uscire
assolutamente.”

“…Perché? Il mio livello è alto! Voglio aiutare!”

“No!”

Le pupille nere di Kirito fissarono direttamente i miei occhi. Nel momento in cui i nostri occhi si
incontrarono, ho capito che questa persona era veramente preoccupata per la mia sicurezza dal
profondo del cuore, così sospirai e mi tirai indietro. Non dissi nulla e mi limitai ad annuire
leggermente.

Un sorriso si diffuse sul volto di Kirito e mi accarezzò la testa dicendo: “Va bene, andiamo.” Mentre
io continuavo ad annuire.

Si sentì l’atmosfera cambiare improvvisamente.

Dopo aver viaggiato fino a qui con Kirito, i miei sentimenti erano cambiati? Oppure mi ero
affezionata? Ad ogni modo, non riconobbi quello come l’incontro della mia vita.

Oltre la metà della mia esperienza comprendeva forgiare armi, quindi non mi ero mai trovata in
qualche battaglia spietata.

Ma sentivo che questa persona era diversa. Aveva lo sguardo di chi combatteva ogni giorno nei
luoghi più pericolosi in assoluto.

Continuai a camminare con le mie emozioni quando arrivammo al centro del picco.

Ci siamo subito guardati attorno, ma non abbiamo trovato nessun segno del drago bianco.
Tuttavia, scoprimmo una zona sigillata da pilastri di cristallo-

“Wow …”

C’era una gigantesca caverna di almeno dieci metri di diametro. La luce riflessa dalle pareti
raggiungeva il profondo, mentre l’oscurità ricopriva tutto il resto.

“E’ davvero profondo…”

Kirito calciò un piccolo pezzo di cristallo all’interno. Il cristallo che cadde scintillava prima di
scomparire del tutto senza nemmeno un suono

. “Non ci cadere.”

“Come se volessi!”

Non molto tempo dopo, rispose un urlo feroce fuori dalla grotta e si diffuse in tutta la montagna
attraverso l’aria che era stata “macchiata” dal blu del tramonto.
“Nasconditi là dietro!”

Kirito puntò il dito su una grossa colonna di cristallo posta lì vicino e mi parlò in tono di comando.
Seguii in fretta le sue istruzioni, mentre vedevo sventolare l’ombra di Kirito che gridava:

” Ehi … Gli attacchi del drago bianco sono colpo d’artigli, respiro congelante e assalto bufera di
neve … A-Attenzione!”

Dopo aver aggiunto velocemente quell’ultima frase, vidi Kirito, che teneva la schiena rivolta verso
di me facendo finta di essere figo, alzando il pollice in su col pugno sinistro. Lo spazio di fronte a
lui cominciò a tremare, e una sagoma enorme esplose verso l’esterno della caverna.
Diversi grandi poligoni apparirono in un flusso continuo. Mentre apparivano – iniziarono a legarsi
tra loro e l’identità della sagoma enorme divenne più evidente. L’urlo fece tremare
incontrollabilmente tutto quanto e risuonò ancora una volta. Innumerevoli cocci sparsi in ogni
direzione scomparirono in raggi di luce.

Era apparso un drago bianco coperto da schegge di ghiaccio. Lentamente battè le sue ali
gigantesche librandosi nel cielo. La situazione era spaventosa – o potrebbe essere più
propriamente descritta come estremamente bella. Esso aveva dei grandi occhi color rubino, e
gettava uno sguardo sprezzante su noi due.

Kirito raggiunse con la sua mano la schiena e sfoderò la spada jet-black con un perfetto
scampanio. Poi, come se il suono avesse scatenato un segnale, il drago bianco aprì la sua enorme
mascella – e con uno strepito fortissimo, spruzzò fuori un’ondata di polvere bianca.

“E’ il respiro! Vattene da lì!”

Nonostante gliel’avessi urlato, Kirito non si mosse di un solo centimetro. Rimase perfettamente
immobile e mantenne verso l’alto la spada tenendola nella mano destra.

Non c’era alcuna possibilità che quell’arma così sottile potesse fermare quell’attacco—

Appena pensai questo, la spada cominciò a girare velocemente in mano a Kirito. Si vide una luce
verde, era un’abilità della spada. In un attimo, la spada raggiunse una velocità invisibile all’occhio
umano e sembrava che fosse diventata uno scudo di luce.

Il respiro gelido andò verso lo scudo di luce mentre emetteva una luce bianca incredibile, che mi
costrinse a distogliere lo sguardo. Ma, quando l’aria fredda colpì la spada-scudo di Kirito, si
disperse come fumo.

Mi concentrai subito su Kirito e sul suo HP.

Forse non era stato possibile bloccare completamente il respiro, perché la sua barra della vita si
stava lentamente esaurendo. Ma la parte scioccante è stata che nel giro di pochi secondi aveva
recuperate tutto. Questa deve essere l’abilità di alto livello «Battle Healing» – per allenare e
padroneggiare questa abilità, si devono incassare enormi quantità di danni in battaglia.
Considerando i piani attuali, era impossibile farlo senza mettere in pericolo se stessi.

Kirito — chi è davvero…?

Solo ora cominciai a chiedermi seriamente l’identità di questo spadaccino nero. Il suo potere lo
faceva sembrare un giocatore strategico di fondamentale importanza. Ma il suo nome non era tra
la lista dei giocatori della Gilda dei CdS.

In quel momento, Kirito, che aveva previsto con precisione la fine dell’assalto gelido, fece la sua
mossa. Attraversò la coltre di neve e saltò verso il drago che si librava a mezz’aria.

Di norma, quando si combatte un nemico, biosogna attaccare prima con un’alabarda o qualche
arma a distanza; solo dopo aver abbattuto il nemico al suolo con armi a lungo raggio era possibile
assalirlo con le armi a corto e medio raggio. Ma sorprendentemente, Kirito saltò quasi a
raggiungere la testa del drago, dove cominciò a comporre numerose combo con la sua spade a
mezz’aria.

Con un suono assordante, Kirito colpì il torso della bestia ad una velocità tale da non poter essere
percepita dall’occhio umano. Sebbene il drago bianco contrattaccasse con Ii suoi artigli, la
disparità di forze era semplicemente troppa.
Quando Kirito fu disceso lentamente al suolo, gli HP del drago erano già diminuiti di un terzo.

—Era un massacro a senso unico. Guardare quella battaglia incredibile mi faceva venire I brividi
lungo la schiena. All’improvviso il drago bianco puntò Kirito e soffiò il suo respiro gelido, ma
stavolta lui si limitò a schivarlo e saltò di nuovo. Con un suono cupo e potente, un solo attacco
poderoso, colpì il nemico, e la salute del drago calò considerevolmente.

La barra degli HP cambiò immediatamente da gialla a rossa, e la battaglia si sarebbe conclusa con
uno o massimo due altri attacchi. Decisi a quel punto di lodare le abilità di Kirito e mossi un passo
per uscire dal mio nascondiglio.

In quel momento, come se lo avesse saputo :

“Idiota! Non uscire ancora!”

“Cosa? Stai per vincere no? Sbrigati e finiscilo…”

Non appena risposi ad alta voce—

Il drago volò più in alto di prima, espandendo a pieno le ali. Mantre le ali sbattevano in avanti, la
neve che batteva contro il drago fece un *bang*.

“……?”

Ero completamente scioccata dalla scena di fronte a me. Kirito affondò la sua spade nel terreno a
qualche metro da me e mosse le labbra come se volesse dirmi qualcosa, ma la sua figura venne
presto coperta dalla neve. Immediatamente dopo, una pressione incontenibile, simile ad un muro
d’aria, mi colpì e mi sollevò da terra.

Merda… L’attacco bufera!

Mentre mi rotolavo per aria, mi ricordai quello che avevo sentito degli attacchi dei draghi bianchi.
Per fortuna questo attacco non era molto potente, quindi virtualmente non subii alcun danno.
Allargai entrambe le braccia e assunsi una posizione adatta all’atterraggio.

Ma quando la neve si disperse — non trovai alcun terreno su cui atterrare.

C’era solo l’enorme strapiombo che si apriva dalla cima della montagna. Ero stata spedita
direttamente oltre il lembo della montagna.

I miei pensieri si fermarono; il mio corpo si irrigidì completamente.

“Non può essere vero, no…”

Riuscii a borbottare solo quelle parole pietose, mentre allungavo impotente la mano destra—

—Una mano coperta da un guanto nero afferrò improvvisamente le mie dita.

I miei occhi si spalancarono improvvisamente.

…!
Kirito, che stave affrontando il drago, era scattato ad una velocità impressionante e si era tuffato
per prendermi. Aveva allungato il braccio per afferrarmi e mi aveva tirato a sé. Mi strinse il braccio
intorno e mi strinse con tutte le sue forze.

“Stringiti forte!”

Sentendo la voce di Kirito rimbombare nelle mie orecchie, dimenticai tutto e lo abbracciai con
entrambe le braccia. Cominciammo a cadere immediatamente dopo.

Nel bel mezzo dell’apertura della caverna, cominciammo a cadere abbracciati. Il vento ci ringhiava
nelle orecchie e i nostril abiti facevano un rumore assordante.

Se quel buco si estendeva anche sotto la superficie del piano, allora eravamo morti. Anche se
avevo quel pensiero nella mente, non sentivo come se stesse succedendo davvero a me. Tutto
quello che potevo fare era osservare stupidamente.

Ad un certo punto Kirito mosse la spada che aveva nella mano destra. La sollevò e la vibrò con
forza terribile. Una luce abbagliante la illuminò ed un *clang* metallico quasi mi spaccò I timpani.

Il forte contraccolpo contro la parete ci fece cambiare traiettoria, e finimmo oltre il bordo della
caverna. Le pareti di ghiaccio si avvicinarono e non potei fare a meno di stringere I denti. Stavamo
per schiantarci—!

Proprio quando stavamo per impattare contro la parete, Kirito sollevò di nuovo la spada e colpì la
parete con tutta la forza. Quando la lama colpì la parete volarono scintilla da tutte le parti. Il colpo
rallentò la nostra caduta, ma non abbastanza da farci fermare.

Il rumore stridente continuò per tutto il tempo della nostra discesa. Abbassai lo sguardo e notai che
si poteva già vedere il fondo coperto di neve. Lo guardai avvicinarsi sempre di più, finché
mancarono pochi secondi all’impatto. Volevo evitare almeno di gridare, così mi morsi il labbro e mi
strinsi a Kirito.

Kirito lasciò andare la spada, usò entrambe le braccia per stringermi e si rotolò a mezz’aria per
mettersi sotto di me. Poi—

Un impatto. Rumoroso.

I fiocchi di neve sollevati dall’impatto cominciarono a ricadere prima di sciogliersi sulle mie guance.

La sensazione di freddo mi fece presto riavere. Aprii gli occhi, e mi resi conto che le pupille nere di
Kirito erano vicinissime alle mie.

Kirito mi stave ancora tenendo stretta; sorrideva debolmente.

“…Ancora viva?”

Annuii appena e risposi:

“Sì, ancora viva.”

Per una dozzina di secondi — o forse alcuni minuti, ci limitammo a rimanere così. Il calore di Kirito
mi permise di rilassarmi e alla mia mente di sgomberarsi.
Dopo un po’ Kirito mi lasciò andare e si rialzò. Per prima cosa riprese la spada e la ripose
nell’inventario, e poi prese dalla tasca quella che sembrava essere una pozione curativa di alto
livello, insieme ad un’altra che era per me.

“Dai, bevila.”

“…Ok.”

Annuii e mi misi a sedere prendendo la boccetta mentre controllavo i miei HP. Me ne rimanevano
ancora un terzo, ma Kirito, che aveva impattato direttamente era già nella zona rossa.

Tolsi il tappo e bevvi il liquido dolce in un solo sorso, poi mi voltai verso Kirito. Ancora seduta, ebbi
serie difficoltà a proncunciare finalmente qualcosa di carino.

“Ummm… G-Grazie per avermi salvata…”

Kirito mostrò il suo solito ghigno e rispose:

“E’ ancora troppo presto per ringraziarmi.”

Diede una rapida occhiata al cielo.

“…Grazie al cielo il drago non ci ha inseguiti, ma ora dobbiamo uscire di qui…”

“Eh…? Non possiamo teletrasportarci?”

Misi la mano in tasca per mostrare un cristallo splendente a Kirito. Però—

“Probabilmente non funzionerà, dato che questa è di sicuro una trappola per i giocatori, dubito
quindi che ne usciremo tanto facilmente.”

“Ma come…?”

Kirito mi suggerì con lo sguardo di provarci, così strinsi il cristallo e parlai:

“Teletrasporto! Lindus!”

—Il mio grido rimbombò per le pareti prima di dissolversi. Il cristallo si limitò a brillare silenzioso.

Kirito mi posò una mano sulla spalla senza dire nulla.

“Se pensavo fosse possibile usare i cristalli, lo avrei già fatto mentre stavamo cadendo. Ma questo
posto aveva tutta l’area di essere un’area anti-cristallo…”

“…”

Abbassai la testa disperata; Kirito mi poggiò la mano sulla testa con un *pat* e mi scarmigliò i
capelli.

“Suvvia, non piangere. Se non possiamo usare i cristalli dev’esserci un altro modo per uscire da
qui.”

“…Forse no, forse questa sarà la nostra tomba… O forse dovrei dire che siamo già morti!”
“Hmmm, forse hai ragione.”

Vedere Kirito annuire mi fece di nuovo perdere tutte le energie.

“Che…Ma che atteggiamento è!? Non puoi essere un po’ più positivo?”

Dopodiché Kirito sorrise e disse:

“Quell’espressione furiosa ti si addice di più, vai così!”

“Che……?”

Le mie guance avvamparono e rimasi immobile. Kirito mi tolse la mano dalla testa e si rialzò.

“Bene, proviamo con qualcosa. Qualche idea?”

“…”

Sorrisi amaramente a Kirito, che chiaramente non era per nulla turbato dalla situazione ed agiva
come al solito. Sentendomi rinfrancata, mi diedi degli schiaffetti e mi tirai in piedi.

Mi diedi un’occhiata intorno; il fondo della cava era una distesa piatta di ghiaccio con qualche
traccia di neve. Il diametro doveva essere di circa dieci metri, come la sua apertura più in alto. Le
pareti di ghiaccio continuavano a riflettere la luce del sole morente, presto però saremmo stati
inghiottiti dall’oscurità.

Mi guardai intorno, ma non c’era alcuna via d’uscita lungo quelle pareti. Mi misi le mani lungo i
fianchi, mi spremetti il cervello al massimo, e dissi a Kirito la prima idea che mi venne in mente.

“Mm… Possiamo chiedere aiuto a qualcuno?”

Kirito negò all’istante:

“Uh—— Immagino che questo posto sia considerato un dungeon.”

I giocatori registrati come ‘amici,’ come Asuna nel mio caso, potevano comunicare con un tipo di
messaggio chiamato ‘messaggio privato.’ Tuttavia quella funzione non si poteva usare nei
dungeon, e neppure il ‘sistema di rintracciabilità’ poteva localizzarli.

Aprii la finestra spinta dalla cieca speranza, ma come aveva detto Kirito fu tutto inutile.

“Bene… Che ne dici se strilliamo per attirare l’attenzione di altri giocatori venuti nel dungeon?”

“Credo che la cima sia ad 80 metri di altezza, non penso che le nostre voci arrivino fin lassù.”

“Penso di no… Momento! Ora dilla tu qualche idea!”

Quando risposi così a Kirito, arrabbiata per come lasciava cadere le mie idee, lui rispose con
qualcosa di incredibile:

“Corriamo lungo le pareti.”

“……Sei stupido o cosa?”


“Beh, proviamoci.”

Mentre lo fissavo con espressione sconcertata, Kirito si diresse verso una parete e poi scattò verso
quella opposta a velocità innaturale. La neve per terra schizzò via e mi finì in faccia. Proprio
quando stava per schiantarsi lungo il muro, Kirito si abbassò e saltò con inaudita violenza. Saltò ad
un’altezza considerevole e poi prese a correre in diagonale lungo le pareti.

“Oh mio dio…”

Mentre lo osservavo rapita, Kirito era già molto più in alto di me e correva a spirale lungo la cima,
come uno di quei ninja in quei film di serie b. La sua figura si faceva sempre più piccola—

Poi a meno di un terzo dalla superficie, scivolò.

“Ahhhhhhhh!!!”

Kirito mi rovinò letteralmente addosso.

“Kyaaaaa!!!”

Facendomi indietro con un grido, proprio dov’ero poco prima apparve una buca dalla forma
umana. Un minuto dopo, Kirito bevve la sua seconda pozione, ed io sospirai accanto a lui.

“Ho sempre pensato che tu fossi un idiota, ma non avrei mai pensato che fossi tanto stupido…”

“Ci sarei riuscito se avessi avuto più spazio per la rincorsa.”

“Ma smettila.”

Buttai lì sicurissima. Kirito ignorò le mie proteste e rimise la bottiglietta vuota nel taschino. Dopo
essersi stirato le braccia disse:

“Si sta facendo tardi, direi di accamparci qui per ora. Fortunatamente non penso che si faccia vivo
alcun mostro in questa buca.”

Il sole era già tramontato e lì dentro stava diventando buio.

“Immagino di sì…”

“Bene allora…”

Kirito aprì una finestra e fece comparire un po’ di cose. Un fornello da campo, una pentola, diversi
sacchetti che non si capiva a cosa servissero, e due boccali.

“…Te li porti sempre appresso?”

“Tendo a dormire fuori molto spesso.”

Lo disse con espressione seria, quindi dubito che stesse mentendo.

Cliccò sul fornello; si accese con un *fwoosh* ed illuminò i paraggi con la sua luce arancio. Kirito
mise la pentola sul fuoco e ci buttò dentro delle manciate di neve prima di rovesciargli dentro il
contenuto dei sacchetti. Chiuse la pentola con un coperchio e la cliccò due volte; apparve un timer
per la cottura.
Presto cominciai a sentire un aroma erbaceo. Ora che ci pensavo, non avevo mangiato nulla oltre
allo hot dog di quella mattina. Non appena ricordai di avere fame, il mio stomaco cominciò a
pretendere dolorosamente del cibo.

Il timer scomparve con un *pin pon*, e Kirito divise il contenuto della pentola in due ciotole.

“Non aspettarti troppo, le mie capacità culinarie sono pari a zero.”

“Grazie…”

Il calore si trasferì dalla ciotola alle mie mani. Si trattava di una semplice zuppa di carne secca ed
erbe, ma il livello degli ingredienti sembrava alto, quindi risultò comunque deliziosa. Inoltre
contribuì a riscaldare il mio corpo congelato.

“Che sensazione misteriosa… Non penso sia reale.”

Mormorai mentre bevevo la zuppa.

“Voglio dire questa situazione, stare accampato e mangiare con uno sconosciuto…”

“Ah, immagino… dato che tu sei un artigiana. Io vado a caccia e faccio campo con altri giocatori
piuttosto spesso.”

“Hmm, davvero? …Dimmi di più, riguardo i dungeon e simili.”

“Eh? Mmm… ok. Non penso sia tanto interessante però… oh aspetta, prima che inizi……”

Kirito raccolse le ciotole e la pentola vuota, e li ripose nel suo inventario. Aprì di nuovo il menù e
prese quelli che sembravano due pezzi di tessuto arrotolati.

Dopo che li ebbe srotolati si rivelarono essere dei sacchi a pelo. Sembravano del tutto simili agli
equivalenti del mondo reale, solo molto più grandi.

“Questi durano parecchio. Sono comodi e caldi, inoltre incrementano le probabilità di non essere
notati dai mostri aggressivi.”

Me ne lanciò uno e sorrise. Quando lo stesi per terra mi parve tre volte la mia taglia. Sconcertata
dalle dimensioni, mi rivolsi a Kirito:

“E’ incredibile che tu ne abbia di così grandi, e persino due……”

“Beh, devo pur impiegare in qualche modo lo spazio dell’inventario.”

Kirito si svestì in fretta e si stese sul sacco a pelo alla sinistra. Anche io mi tolsi mazza e armatura
e mi stesi sul mio giaciglio. Era comodo davvero; l’interno era molto caldo e decisamente più
morbido di quanto apparisse all’esterno. Tra di noi c’era un metro buono di spazio. Ma era un po’…
imbarazzante, così parlai per liberarmi di quel silenzio:

“Mmm… ah già, stavi raccontando…”

“Oh, vero…”

Kirito cominciò a parlare dopo essersi poggiato con la testa sulle mani.
Mi ha parlato di quando è finito in una trappola dei MPK —— criminali che catturavano mostri da
usare per tendere imboscate ad altri giocatori —— in un dungeon. Mi ha raccontato di quando ha
affrontato un boss molto debole, ma dall’osceno numero di HP, contro il quale ha combattuto due
giorni facendo a turno con altri giocatori per poter dormire. Una volta aveva giocato a dadi con altri
100 giocatori per vincere un oggetto raro. Tutte le sue storie erano esaltanti, deliziose e per
qualche motivo interessantissime. Inoltre le sue storie confermarono una cosa—— era uno dei
Clearers, quelli che rischiavano le loro vite al fronte. Ma allo stesso tempo voleva dire che si
portava addosso il peso di migliaia di vite. Non era il tipo di persona che avrebbe rischiato la sua
vita solo per salvare la mia.

Mi voltai verso Kirito e lo guardai in faccia. Le sue pupille nere riflettevano la luce che scendeva
dall’alto.

“Ehi… Kirito, posso chiederti una cosa…?”

“—Come mai tanto seria?”

“Perché mi hai salvata…? Non c’erano garanzie che saresti sopravvissuto. In effetti era molto
probabile che saresti morto con me, quindi… Perché……?”

L’espressione di Kirito si fece dura per un momento, ma poi si rilassò e rispose con il suo solito
tono:

“…Preferirei morire con chi è nei guai piuttosto che stare fermo senza far niente. Specialmente se
si tratta di una ragazza come te, Liz.”

“…Sei davvero un’idiota. Probabilmente sei l’unico che direbbe una cosa del genere.”

Anche se avevo risposto con sarcasmo, i miei occhi si erano inumiditi. Una parte del mio cuore
piangeva, ma feci del mio meglio per tenerlo a bada. Non avevo mai sentito parole tanto testarde,
giuste e calde da quando ero arrivata in questo mondo. No, non le avevo sentite nemmeno nel
mondo reale.

Il desiderio doloroso di voler condividere tempo ed emozioni con qualcuno, sepolto da così tanto
tempo nel mio cuore era esploso come una tempesta. Volevo che il calore di Kirito penetrasse nel
mio cuore—

Senza che me ne rendessi conto, pronunciai le parole:

“Terresti… la mia mano?”

Mi voltai verso Kirito, estrassi la mano dal sacco a pelo, e la allungai.


Kirito sgranò un pochino gli occhi ma disse ‘Sì’ e allungò la mano sinistra. Quando le nostre dita si
toccarono, per un attimo ritraemmo le mani, ma poi le unimmo nuovamente.

Strinsi forte la sua mano, ed era molto più calda della zuppa che avevo mangiato. Sebbene
fossimo stesi sul ghiaccio, non avvertivo alcun freddo. Sentivo calore umano. Sentii per la prima
volta quello che desiderava il mio cuore da quando ero arrivata in questo mondo.

Avevo paura di scoprire che tutto questo fosse solo un’illusione— che il mio vero corpo fosse da
qualche parte lontana, irragiungibile, per questo mi ero data degli obiettivi e mi ero immersa nel
lavoro. Mi ero convinta che migliorare le mie abilità e far crescere la mia bottega fossero la mia
realtà.

Ma una parte di me aveva sempre saputo che era tutto finto, nient’altro che dati digitali. Quello che
volevo davvero era calore umano.

Ovviamente anche il corpo di Kirito era fatto di dati. Il calore che avvertivo adesso era dovuto solo
a segnali elettrici inviati al mio cervello. Ma finalmente avevo capito che non importava. Potevo
sentire che il suo cuore —— che fosse nel mondo vero o in questo, non era finto come tutto il
resto.

Stringendo la mano di Kirito, sorrisi e chiusi gli occhi. Sebbene il mio cuore battesse più forte che
mai, il sonno arrivò dannatamente in fretta e mi portò in una pesante oscurità.
Parte 3
Un gradevole aroma mi solleticò il naso; aprii gli occhi lentamente e vidi che il mondo era tutto
bianco. La luce dell’alba, riflessa più volte dalle pareti di ghiaccio, faceva brillare la neve sul fondo
della caverna.

Spostai lo sguardo e vidi una tazza di té sulla lanterna, mentre saliva del vapore. Ecco da dove
veniva quel profumo. Di fronte alla lampada era seduta una persona dai vestiti neri di cui potevo
vedere solo il profilo. Ma non appena lo vidi, sembrò divamparmi un incendio nel petto.

Kirito si voltò, sorrise e disse:

“Buongiorno.”

“……Buongiorno.”

Risposi. Mentre facevo per alzarmi, mi resi conto che la mano destra con la quale avevo stretto la
sua, adesso era riposta con cura sotto le coltri. Me la portai alle labbra e poi saltai su
all’improvviso.

Kirito mi passò una ciotola fumante. Dopo averlo ringraziato, mi sedetti accanto a lui. Dentro c’era
un té floreale all’aroma di menta che non avevo mai provato prima. Lo bevvi lentamente, per
permetter al suo calore di diffondersi gradualmente in me. Il mio cuore si riscaldò piacevolmente.

Mi appoggiai a Kirito. Voltandomi, i nostri occhi si incrociarono per un attimo prima di separarsi di
nuovo. Per un po’ si sentì solo il suono di due persone che bevevano.

“Ehi……”

Alla fine parlai, con gli occhi fissi sulla mia tazza di té.

“Hmmm?”

“……Se non riusciamo ad uscire di qui, che facciamo?”

“Passeremo le giornate a dormire.”

“Una risposta rapida. Pensa un po’ di più!”

Ridacchiai e diedi una gomitata amichevole a Kirito.

“……Però non sarebbe male……”

Dopo aver detto quello, cominciai ad abbassare la testa verso la spalla di Kirito—

“Ah……!?”

Kirito emise un verso e saltò su. Io, perso il mio appoggio, rovinai sulla neve con un *plop*.

“Uffa, ma che ti prende!”

Mi lamentai furiosa mentre mi tiravo su, ma Kirito non si muoveva. Si diresse al centro di quella
cava circolare. Mi alzai e lo seguii anche io.
“Cosa c’è?”

“Oh, solo……”

Kirito si inginocchiò e cominciò a spostare la neve accumulatasi, con entrambe le mani. Presto
fece una buca e si sentiva il rumore di neve spostata. E poi—

“Ah!?”

All’improvviso brillò un raggio di luce argentea. Qualcosa che stava seppellita sotto la neve
rifletteva la luce del sole.

Kirito afferrò quella cosa con le mai e la sollevò. Incapace di rimanere da parte, la osservai da
vicino. Era un oggetto rettangolare, trasparente, color argento. Appena un po’ più grande delle
mani di Kirito. Aveva una forma familiare, così come le dimensioni — un metallo. Ma non ne avevo
mai visti di quel colore.

Toccai il metallo con l’indice destro. Apparve automaticamente una finestra. L’oggetto si chiamava
«Lingotto di Cristallite».

“Questo— Non è per caso…”

Guardando il volto di Kirito, annuì anch’egli con espressione confusa.

“Già… Questo è il metallo che stavamo cercando… Mi chiedo perché sia qui…”

“Ma perché mai era sepolto qui?”

“Hmm……”

Kirito continuò a fissare il lingotto tra le sue mani, sovrappensiero, prima di emettere un leggero,
“Ah…”

“…Il drago bianco mangia cristalli…… i quali vengono digeriti dal suo stomaco per diventare……
Hehe, allora è così che funziona!”

Sembrava aver capito perché sorrideva, quindi mi lanciò quel lingotto. Lo afferai con entrambe le
mani e lo strinsi al petto.

“Ehi, che ti prende! Fai capire anche a me!”

“Questa cava non è una trappola. E’ il nido del drago.”

“Eh-? Eeeh?”

“In altre parole, questi lingotti sono i suoi escrementi. Le sue feci.”

“Fe…”

Con le guance scosse da un tic, osservai il lingotto che avevo al petto.

“Geeee”
Senza pensarci lo rilanciai a Kirito.

“Woah”

Lui me lo ritirò subito. Dopo essercelo lanciato un bel po’ di volte come dei bambini, alla fine lo
riponemmo senza troppe cerimonie nel menù.

“Beh, fa nulla, abbiamo raggiunto il nostro obiettivo. Ora non ci resta che……”

“Se solo potessimo uscire di qui…”

Sospirammo entrambi dopo esserci scambiati uno sguardo.

“Per il momento, possiamo solo provare ogni idea che ci viene.”

“Immagino di si. Aah, se solo avessi le ali come un drago…”

Fu nel momento in cui lo dissi. Realizzando una cosa, rimasi a bocca aperta senza parole.

“…Che c’è, Liz?”

Mi voltai verso Kirito che mi stava osservando con la testa piegata di lato.

“Ehi. Hai detto che questo è il nido del drago, giusto?”

“Ah. Se ci sono le sue feci, penso di sì…”

“Non è importante! I draghi sono notturni, quindi ora che è giorno dovrebbe tornare qui…”

“…”

Per un attimo, il mio sguardo incontrò Kirito, che rimase in silenzio, e poi osservammo entrambi in
alto verso l’apertura. Esattamente in quel momento…

Su in alto, dove c’era quell’apertura circolare e luminosa, apparve un’ombra nera e confusa.
L’ombra diventava sempre più grande. Ci volle solo un attimo prima che riconoscemmo due ali,
una coda e quattro zampe artigliate.

“E’…E’…”

Ci ritraemmo insieme. Ma ovviamente non c’era posto in cui scappare.

“E’ qui———”

Gridammo entrambi estraendo le armi.

Il drago si accorse di noi ed emise un verso acuto, fermandosi prima di raggiungere il suolo. I suoi
occhi rossi dalle pupille verticali erano pieni di ostilità verso gli intrusi del suo nido. Ma non c’era
posto in cui nascondersi in quel buco stretto. Preparai la mia mazza sopprimendo il nervosismo.

In modo simile, Kirito estrasse la sua spada e si parò davanti a me dicendo:

“Ascolta, resta dietro di me. Bevi una pozione anche se perdi pochi HP.”
“S-Sì…”

Stavolta annuii obbediente. Il drago aprì le fauci e ringhiò ancora. Le ali sollevarono una folata e
tanta neve.

*Bitan!* *Bitan!* La lunga coda del mostro flagellava il suolo, scavando buche profonde ad ogni
colpo.

Brandendo la spada nella mano destra, Kirito aspettava il momento giusto per partire.

“…Ah… Forse…”

Emise a bassa voce.

“C-Che problema c’è?”

“No…”

Senza rispondere alla mia domanda, Kirito ripose la spada nel fodero, si voltò e mi strinse forte col
braccio sinistro.

“Ehh!?”

Senza capire niente, mi ritrovai sulla spalla sinistra di Kirito.

“E-Ehi, ma che stai— Wahh!!”

Si udì un suono forte e tutto divenne confuso. Kirito corse verso la parete con forza inumana.
Proprio prima di schiantarci fece un salto e come il giorno prima, cominciò a correre lungo le pareti.
Tuttavia, non aveva intenzione di salire, perché correva in orizzontale. Il drago continuava a
seguirci con la testa, ma Kirito era troppo veloce per lui.

Qualche secondo dopo, quando scendemmo di nuovo a terra, mi girava tutto. Quando riuscii a
riprendermi, mi accorsi che davanti a me c’era il retro della bestia. Ci aveva perso di vista e si
guardava animatamente a destra e sinistra.

Proprio come pensavo, Kirito voleva prenderlo da dietro e infatti si stava avvicinando
silenziosamente— Allungando la mano, afferrò la punta della lunga coda del drago.

In quel momento, il drago emise un ruggito acuto. Un ruggito di sorpresa— o forse fu solo la mia
immaginazione. Incapace di predire le mosse di Kirito, anche io stavo per strillare stizzita.

All’improvviso, il dragò spiegò le ali e cominciò a salire a velocità terrificante.

“Oof!”

L’aria mi colpì il volto. Senza neppure un attimo per pensare, i nostri corpi vennero trascinati con la
stessa forza di una palla di cannone. Eravamo aggrappati alla coda del drago. La cima del
crepaccio si avvicinava velocemente.

“Liz! Resisti!!”
Per rispondere a Kirito, mi limitai a fissarlo come in trance. La luce del sole riflessa sulle pareti
diventava sempre più chiara e quando ci fu un’esplosione di luminosità, capimmo di essere usciti
fuori da quel buco.

Quando mi fui abituata alla luce del sole, sotto di noi si stendeva una visuale aerea e completa del
55esimo piano.

Sotto di me c’era una montagna conica ricoperta di neve. Poco più lontano un piccolo villaggio.
Oltre l’immenso campo innevato e le foreste, i tetti a punta delle case della città principale erano
piccini e vicinissimi tra loro. La scena era così bella e incantevole che mi fece dimenticare il terrore
della situazione, riuscendo persino a rallegrarmi.

“Waa…”

“Yeah—!!”

Anche Kirito gridò con me e lasciò andare la coda del drago con la mano destra. Mi afferrò come
una bambina e si affidò all’inerzia, danzando nell’aria.

Il volo durò solo pochi secondi, ma parve molto più lungo. Credo che stessi ridendo. La luce e il
vento soverchianti mi stavano lavando l’anima. Le mie emozioni stavano sublimando.

“Kirito— Lo sai, tu…!!”

Strillai con tutta la voce che avevo.

“Cosa c’è!?”

“M-Mi piaci!!”

“Come!? Non ti sento!!”

“Non è nulla!!”

Afferrandolo saldamente, scoppiai a ridere di cuore. Alla fine, questo momento che sembrava un
miracolo, ebbe fine, e raggiungemmo il suolo. Voltandosi un’ultima volta, Kirito allargò le gambe
per assumere una postura adatta all’atterraggio.

La neve fece, *Bafun!*, e saltò per aria in tutte le direzioni. Una bella buca. Farci strada in quella
coltre bianca e fredda fu un massacro, ma alla fine riuscimmo a raggiungere di nuovo la sommità.

“…Fuu.”

Kirito prese aria e mi posò per terra. Riluttante, sciolsi il mio abbraccio con lui.

Entrambi guardammo verso la grande buca; Il drago, che sembrava averci perso di vista, volava in
cielo a grandi cerchi. Kirito mise la mano sulla spada che aveva dietro la schiena, estraendola
appena, ma poi la ripose nuovamente nel fodero con un *cling*. Con un sorriso lieve affrontò il
drago e disse.

“…Probabilmente sarai stanco di tutti quelli che ti hanno dato la caccia. Una volta che il metodo
con cui procurarsi il metallo diverrà noto, la gente dovrebbe smettere di cercare di ucciderti. Quindi
d’ora in avanti, vivi senza preoccupazioni.”
—Affrontare così un mostro, sapendo che il suo comportamento era dettato solo dall’algoritmo del
sistema, e fare una cosa del genere; fino al giorno prima avrei pensato che fosse una
stupidaggine. Ma in qualche modo, adesso sentivo di poter accogliere anche io le parole di Kirito
nel mio cuore. Sollevando la mano destra, afferrai gentilmente la mano di Kirito.

Guardammo entrambi in silenzio la scena del drago che si voltava verso di noi, il quale levò un alto
ruggito e poi scese nel suo nido. Calò il silenzio.

Kirito guardò verso di me e parlò.

“Bene, allora torniamo?”

“Sarebbe pure ora.”

“Vuoi usare un cristallo?”

“…No, preferirei camminare.”

Risposi sorridendo, iniziando a camminare tenendo stretta la mano di Kirito. Poi mi accorsi di una
cosa e mi voltai di nuovo.

“Ah… La lanterna, i sacchi a pelo e tutto il resto, li abbiamo lasciati lì sotto.”

“Ora che mi ci fai pensare… Vabbè. Potrebbero tornare utili a qualcuno.”

Ci scambiammo uno sguardo e scoppiammo a ridere, questa volta per davvero, cominciammo a
scendere per il sentiero montano, verso casa. Diedi una rapida occhiata intorno, il cielo era
limpido, senza neppure una nuvola all’orizzonte.

“Sono tornata!”

Aprii vigorosamente la porta della mia casa.

“Bentornata.”

La cassiera NPC mi salutò appena io la salutai di rimando con la mano e mi guardai intorno. Ero
stata via solo per un giorno, eppure mi sembrava passata una vita.

Kirito, che aveva fatto compere dalla stessa bancarella del giorno prima, entrò nel locale con un
hot dog in bocca.

“E’ quasi mezzogiorno, avresti fatto meglio a rimanere lì a mangiare.”

Mentre esprimevo il mio disappunto, Kirito ghignò agitando la mano sinistra, richiamando un menù.

“Prima di quello, facciamo prima la spada.”

Manipolando alla svelta il menù, materializzò il lingotto. Prendendolo con cautela — ignorando
momentaneamente l’origine di quell’oggetto— annuii.

“Giusto, facciamolo dai. Vieni nel laboratorio.”


Aprendo la porta dietro il bancone, il rumore della ruota ad acqua divenne decisamente più
intenso. Spingendo la leva sul muro, il mantice cominciò a muoversi, incamerando aria. La fornace
cominciò immediatamente a brillare rossa.

Gettai il lingotto nella fornace, e mi girai verso Kirito.

“Una spada una mano, giusto?”

“Sì. Conto su di te.”

Kirito annuì e si sedette sulla sedia degli ospiti.

“Chiaro. —Giusto per chiarezza, il risultato finale è assolutamente casuale, quindi non aspettarti
troppo, intesi?”

“Possiamo andare a prenderlo di nuovo se fallisce. Questa volta con una corda.”

“…Sì, una lunga per favore.”

Ricordando la lunga caduta, sorrisi senza volerlo. Gettando uno sguardo alla fornace, mi resi conto
che il lingotto si era riscaldato a dovere. Prendendolo con delle tenaglie apposite, lo posai
sull’incudine.

Presi dal muro il mio martello da fabbro preferito, impostai il set up, e diedi un altro sguardo al volto
di Kirito. In risposta al suo annuire silenzioso, sorrisi e sollevai in alto il martello.

Misi tutta me stessa nel colpo che inflissi al metallo incandescente; insieme ad un chiaro *Kan!*
volarono scintille roventi in tutte le direzioni.

C’era una sezione nei Suggerimenti, riguardo il processo di forgiatura, “Secondo il tipo di arma che
si desidera forgiare, e dal livello del materiale impiegato, il lingotto dovrà essere colpito un certo
numero di volte.”Questo era tutto quello che c’era scritto.

In altre parole, le abilità del giocatore non influenzavano in alcun modo l’esito del risultato, almeno
così doveva essere interpretato, ma c’erano un sacco di voci e teorie riguardo SAO, riguardo la
precisione e il ritmo delle battute e lo spirito combattivo del fabbro potevano influenzare eccome il
risultato e così via.

Mi sono sempre ritenuta una persona razionale, ma l’esperienza mi suggeriva di fidarmi di queste
voci. Quindi ogni volta che producevo un’arma sgombravo la mente dai pensieri, concentrandomi
unicamente sul martello, colpendo a mente vuota— questa ero io.

Però.

Mentre colpivo il lingotto, nella mia mente c’erano vari pensieri, e non riuscivo a liberarmene.

Se la spada fosse venuta bene, e l’avessi consegnata— Kirito sarebbe tornato certamente alla
linea del fronte, e non ci sarebbero state più molte occasioni per rivederci. Anche se fosse tornato
per la manutenzione alla sua spada, sarebbe stato al massimo ogni dieci giorni.

Qualcosa del genere— Non potrei sopportarla. Sentii una voce dentro di me che lo gridava.

Eppure avevo sempre evitato la compagnia di qualcun altro— No, era proprio questo in fondo, il
motivo per cui avevo esitato ad affezionarmi ai giocatori maschi di questo mondo. Avevo paura che
l’inverno dentro di me potesse diventare amore. Quello non era vero amore, solo una delusione
creata da questo mondo illusorio; era questo quello che pensavo.

Ma la scorsa notte, sentendo il calore delle mani di Kirito, capii che quei pensieri erano solo le
spine illusorie che mi frenavano. Io sono io— Il fabbro, Lisbeth, e allo stesso tempo, Shinozaki
Rika. Kirito era lo stesso. Non un personaggio di questo gioco, ma un vero essere umano come
me. Quindi anche il mio amore per lui; anche questi sentimenti dovevano essere reali.

Se fossi riuscita a creare una buona spada, gli avrei confessato i miei sentimenti. Che lo volevo al
mio fianco, che vorrei che tornasse qui ogni giorno dopo aver esplorato i labirinti, questo gli avrei
detto.

Mano a mano che il lingotto diventava più brillante, di pari passo brillavano i miei sentimenti per lui.
Sentivo i miei sentimenti fluire nella mano, imprimendosi nell’arma grazie al martello.

—E così, il momento infine arrivò.

Non so quante martellate ci siano volute — probabilmente cento o centocinquanta — ma ad un


certo punto, dopo l’ultima martellata, apparve una luce fortissima.

L’oggetto rettangolare cominciò a cambiare forma..

“Ohh…”

Emettendo un debole mormorio, Kirito si alzò dalla sedia, e si avvicinò. Mentre osservavamo rapiti,
la spada prese finalmente forma, davanti ai nostri occhi.

Bellissima; era davvero una spada bellissima. Come spada ad una mano era perfetta. La lama era
pallida, ed era sottile, anche se non quanto quella di uno stocco. Proprio come il lingotto, appariva
lievemente trasparente. La lama era di un bianco pallido. L’elsa era di un argento con sfumature
bluastre.

«Un Mondo Dove La Spada Simboleggia il Giocatore»; come a enfatizzare questa frase, in SAO
esisteva un numero spaventoso di armi.Se qualcuno si fosse preso la briga di elencare i nomi di
tutte le armi apparse sin dall’inizio, ci sarebbero voluti anni.

Diversamente da un comune RPG, la diversità dei nomi aumentava all’aumentare del livello
dell’arma. Le armi di basso livello, come le lunghe spade ad una mano sola, «Spade di Bronzo»,
«Spade D’Acciaio»; esistevano un’infinità di armi del genere in questo mondo; ma per quelle rare e
potenti come quella di Asuna «Luce Lambente» ad esempio, ne esisteva praticamente solo una, a
testimoniare la rarità della categoria.

Ovviamente, esistevano stocchi dello steso livello indipendentemente che fossero forgiati o lasciati
cadere da un mostro. Ma ognuno di esse possedeva un nome diverso, così come l’aspetto era
unico. Le armi di un certo livello avevano un certo fascino, diventando una specie di partner con
cui condividere lo spirito.

Dato che il nome e l’aspetto venivano decise dal sistema, persino noi, gli artigiani, non
comprendevamo appieno la faccenda. Sollevai la spada brillante dall’incudine— o almeno ci
provai; Rimasi sorpresa dal peso, in aperto contrasto con l’aspetto elegante di quell’arma. Aveva
un requisito fisico non inferiore alla spada nera posseduta da Kirito, «Elucidator». Irrigidendo la
schiena, feci forza con le braccia ed il petto gridando.

Allungando la mano verso la spada, la cliccai una volta. Osservai la finestrella che apparve
immediatamente.
“Beh, il suo nome sembra essere «Dark Repulser». E’ la prima volta che lo sento, quindi penso
che non troveremo niente per ora nei registri della bottega. —Ecco, provala.”

“Ok.”

Kirito annuì, allungando la mano destra, afferrando la spada per l’elsa. La sollevò come se non
avesse peso per lui. Muovendo la mano sinistra aprì un menù, manipolò l’area
dell’equipaggiamento, selezionando la spada bianca. In quel modo, il sistema permetteva a Kirito
di usare la spada e di confermare il suo potenziale numerico rispetto alle capacità dello
spadaccino.

Ma Kirito chiuse immediatamente il menù, e dopo aver fatto diversi passi indietro, la passò alla
mano sinistra, agitandola un paio di volta con dei sibili feroci.

“—Com’è?”

Chiesi senza esitazione. Kirito fissò la spada in silenzio, per un po’— Presto però fece un gran
sorriso.

“E’ davvero pesante. …E’ un’ottima spada.”

“Davvero!? …Evvai!”

Assunsi una posa trionfale senza pensarci. Con la mano tesa in avanti, balzai verso la mano
destra di Kirito.

Era passato un po’ da quando mi sentivo così.

Tempo addietro— Nel periodo in cui vendevo per strada, nel corso principale giù al decimo piano,
mi sentivo così quando i giocatori mi facevano complimenti per le mie armi di qualità. Ero felice di
essere diventata un fabbro, in quel momento il mio cuore non poteva mentirmi. Quando partii per
affinare le mie abilità, e per affari, salendo dove potevano arrivare solo i giocatori più forti, senza
rendermene conto avevo dimenticato questo fatto.

“…E’ un problema con il mio cuore, eh… tutto…”

Alle parole che mi lasciai sfuggire per caso, Kirito inclinò la testa con espressione curiosa.

“N-No, non è nulla. —Lascia stare, andiamo a prendere qualcosa. Ho fame.”

Alzando la voce per coprire il mio imbarazzo, spinsi Kirito da dietro per affrettarci. Pensavo di
uscire così dal negozio, però— mi feci una domanda.

“…Ehi.”

“Hm?”

Kirito si guardò indietro. Quella che aveva dietro la schiena era la sua spada; la spada nera.

“A proposito— All’inizio mi avevi chiesto una spada uguale alla tua. Penso che quella bianca sia
anch’essa un’ottima spada, ma non so se sia al livello di quella che hai tu ora. Perché desideri così
tanto due spade così simili?”
“Aah…”

Kirito si voltò, con l’espressione lievemente esitante.

“Beh, non posso spiegare tutto. Se non chiederai altro, prometto di dirtelo.”

“Cos’era quello? Fai il figo adesso.”

“Fai un passo indietro.”

Dopo essermi ritratta contro una parete, Kirito estrasse la spada nera dal fodero che teneva dietro
la schiena con un solo movimento, mentre con la sinistra teneva ancora la spada bianca.

“…?”

Non capivo le sue intenzioni. Dopo aver manipolato il suo menù in precedenza, doveva poter
reggere solo la sua spada nella mano sinistra; tenere un’altra spada con la destra non gli sarebbe
stato di alcun aiuto. Infatti, con un’azione tanto irregolare non sarebbe mai riuscito ad attivare
un’abilità con la spada.

Osservando la mia espressione confusa per un attimo, Kirito assunse subito una posa con
entrambe le spade. La spada destra davanti, quella sinistra dietro. Abbassando leggermente le
anche, fu un attimo.

Apparve un effetto luminoso scarlatto, colorando il laboratorio del medesimo colore.


Le spade nelle mani di Kirito si alternavano, menando fendenti impossibili da seguire con lo
sguardo. *Kyubabababa!*, con questo suono l’aria veniva tagliata, e anche se non erano attacchi
rivolti verso qualcosa, gli oggetti nella stanza tremavano come foglie.
Si trattava ovviamente di una tecnica alimentata dal sistema. Però— Non avevo mai sentito di una
tecnica che richiedesse due spade!

Di fronte a me, immobile e senza fiato, Kirito si rilassò in silenzio, avendo finalmente completato i
suoi attacchi a catena da decine di colpi.

Riponendo entrambe le spade— si voltò verso di me e disse.

“Ed è così che stanno le cose. —Mi servirà una custodia per questa spada. Posso sceglierne
una?”

“Ah… S-Sì.”

Chissà quante volte ero rimasta spiazzata da Kirito. Anche se morivo dalla curiosità, decisi che per
adesso avrei evitato di fare domande, allungando le mani verso una parete, apparve un menù.

Cercando nell’inventario, diedi un’occhiata alla mia varietà di custodie che avevo reperito da un
artigiano mio amico. Scegliendone una simile a quella che portava Kirito, fatta di pelle nera, la
materializzai. Dopo averci apposto un piccolo logo del mio negozio, la diedi a Kirito. Kirito, dopo
aver riposto la spada nel fodero , aprì un menù e vi ripose tutto. Credevo che avrebbe indossato
entrambe le spade dietro la schiena, ma mi sbagliavo.

“…Quindi è un segreto? Quello di prima.”

“Nn, beh sì. Non dirlo a nessuno, ok?”

“Ok.”

Le informazioni sulle abilità erano un’ipoteca sulla propria vita, quindi se mi stava chiedendo di non
domandare, non avrei insistito sulla faccenda. E comunque ero felice che mi avesse permesso già
di dare uno sguardo al suo segreto, quindi sorrisi felice.

“…Bene allora.”

Kirito si mise le mani sui fianchi e cambiò espressione.

“Questa è la fine delle mie richieste. E’ ora di pagare la spada. Quanto viene?”

“Aah, ecco…”

Per un attimo mi morsi il labbro— Verbalizzai la risposta che ormai mi portavo dentro da parecchio.

“Non mi serve alcun pagamento.”

“…Eeh?”

“In cambio però, vorrei che Kirito mi considerasse come suo unico fabbro.”

Kirito mostrò evidente sorpresa.

“…Cosa intendi con questo…?”


“Ogni volta che hai smesso di fare quello che devi, vieni qui e lasciami fare la manutenzione al tuo
equipaggiamento… —Ogni giorno, da adesso, senza scuse.”

Il mio battito aumentò a dismisura. Che fosse del mio corpo virtuale o di quello reale, penso che
stessero battendo allo stesso modo— O almeno questo mi chiedevo in un angolino dei miei
pensieri. Le mie guance erano in fiamme. In quel momento dovevo avere un viso rosso come un
pomodoro.

Persino Kirito, che manteneva sempre la sua compostezza, sembrava aver capito il significato
dietro le mie parole, e aveva spostato lo sguardo per la timidezza. Avevo sempre pensato che
fosse più grande, ma dopo averlo visto in quello stato, capii che aveva la mia stessa età, o magari
era anche più giovane.

Raccolsi tutto il mio coraggio e mi avvicinai prendendogli un braccio.

“Kirito… Io…”

Quando scappammo dal nido del drago avevo gridato quelle parole, ma adesso la mia lingua non
voleva saperne di muoversi. Continuai a fissare Kirito negli occhi incapace di parlare— Accadde
allora.

La porta del negozio si aprì a forza. Lasciai la mano di Kirito e feci un salto.

“Liz, ero così preoccupata!!”

La persona ad aver parlato corse verso di me e mi abbracciò con tutte le sue forze. I suoi capelli
castani danzarono nell’aria.

“Ah, Asuna…”

Asuna continuò a parlare senza fermarsi, fissandomi.

“Non ti arrivavano i miei messaggi; non potevo localizzarti sulla mappa; senza contare che i tuoi
clienti non sapevano nulla, dove sei finita stanotte!? Sono andata persino al Castello di Ferro Nero
per controllare, sai!”

“S-Scusa, sono rimasta in un dungeon per un po’…”

“Un dungeon!? Liz, ci sei andata da sola!?”

“Nah, con una persona…”

Indicai dietro di lei con lo sguardo. Asuna si voltò, e dopo aver notato lo spadaccino in nero,
annoiata, rimase stupita e con la bocca spalancata. Subito dopo, con una voce di un’ottava più
alta—

“Ki-Kirito-kun!?”

“Eeh!?”

Stavolta toccava a me essere sorpresa. Guardai Kirito, che era rimasto sorpresa quanto Asuna.

Fece un leggero colpo di tosse e parlò sollevando la mano destra.


“Beh, Asuna, è passato un po’ di tempo… o forse no. Un paio di giorni al massimo.”

“G-Già. …Che sorpresa. Vedo che sei venuto direttamente qui. Se me lo avessi detto sarei venuta
con te.”

Asuna si nascose le mani dietro e rise nervosa, calpestando più volte il pavimento con le suole dei
suoi stivali. Notai che le sue guance si tinsero lievemente di un alone roseo.

E compresi la situazione per intero. Non era la semplice coincidenza che le aveva fatto portare
Kirito in questo negozio. Per mantenere una promessa fatta a me, Asuna aveva raccomandato
questo posto… alla persona nel suo cuore.

—Cosa dovrei fare…? Ditemi cosa dovrei fare?

Tutto quello che riuscivo a pensare erano quelle parole. Sentivo come se il calore del mio corpo
stesse lentamente fluendo via attraverso i piedi. Non sentivo niente. Non riuscivo a respirare. Le
emozioni arrivavano forti, ma non avevo alcun modo di farle uscire…

Voltandosi per rivolgersi a me, Asuna disse.

“Questo tipo, per caso ti ha detto qualche cattiveria Liz?Di sicuro ti ha chiesto l’impossibile, vero?”

Disse inclinando la testa di lato.

“Eh… Ma quindi questo vuol dire che la scorsa notte sei stata con Kirito-kun?”

“B…Beh…”

Presi Asuna per una mano e la trascinai verso la porta del negozio. Guardai Kirito per un attimo e
gli parlai cercando di non guardarlo in faccia.

“Per favore aspetta per un po’. Torneremo subito, perciò…”

Tirai Asuna ed uscimmo.

“Aspetta Liz, che succede?”

Ignorai le proteste di Asuna, continuando a camminare verso la piazza centrale. Non riuscivo a
stare un attimo di più di fonte a Kirito. Se non fossi scappata, avrei dovuto accettare il fatto di aver
perso di nuovo la mia strada.

Come se avesse intuito il mio stato confusionario, Asuna mi seguì in silenzio senza dire un’altra
parola. Lasciai delicatamente la mano di quella ragazza.

Camminammo verso est, per i vicoli, e ci fermammo ad un localino che sembrava essere nascosto
in una parete di pietra. Non c’era neppure un cliente. Scelsi un tavolino isolato e mi sedetti su di
una sedia bianca.

Asuna mi fissava, seduta in fronte a me, inespressiva.

“…Qual è il problema, Liz…?”

Mi feci forza per riguadagnare la mia flemma, facendo un largo sorriso. Lo stesso sorriso di
sempre, quello che mettevo su quando ci scambiavamo dei pettegolezzi.
“…Beh, è quella persona, non è vero…?”

Incrociando le braccia, mi avvicinai per vedere meglio il volto di Asuna.

“E-Eeh?”

“Quello che ti piace!”

“Ah…”

Asuna abbassò lo sguardo, sembrò stringersi nelle spalle. Annuì con le guance tutte rosse.

“…Si.”

*Throb*; ignorando il dolore acuto che sentivo nel petto, mostrai di nuovo un largo ghigno.

“Beh, è di sicuro un tipo strano; uno strano forte direi.”

“…Kirito-kun ha fatto qualcosa…?”

Raccolsi tutto il mio coraggio ed annuì per rispondere ad Asuna.

“E’ venuto ed ha distrutto la migliore spada del mio negozio.”

“Wah… S-Scusami…”

“Non è mica una cosa di cui devi scusarti tu.”

Guardando Asuna che si tormentava come se fosse stata lei, qualcosa nel mio petto si fermò per
un attimo.

Solo un po’… Solo un altro po’, vai così, Lisbeth.

Sussurrando dentro di me, in qualche modo riuscii a mantenere il mio sorriso intatto.

“Beh comunque, per realizzare la spada che mi ha chiesto, serviva un metallo raro, quindi siamo
saliti ai piani alti per reperirlo. E nel farlo siamo incappati in una trappola; abbiamo avuto difficoltà
per scappare, per questo non mi riuscivi a contattare.”

“Allora è così… Avresti dovuto contattarmi, o non si potevano inviare nemmeno i messaggi, eh…?”

“Avrei dovuto invitare anche te Asuna, scusami tanto.”

“No, ieri la gilda era impegnata…. Allora, siete riusciti a fare la spada alla fine?”

“Ah, sì. Uffa, mai più una cosa del genere.”

“Dovresti fartela pagare come si deve.”

Iniziammo a ridere a crepapelle. Mantenni il mio sorriso e feci un ultimo commento.

“Beh, è strano, ma non una cattiva persona. Farò il tifo per te, quindi fai del tuo meglio, Asuna.”
Quello fu il limite. Le mie ultime parole furono tremolanti.

“S-Sì grazie…”

Asuna inclinò la testa di lato per guardarmi meglio. Prima che potesse vedere le mie lacrime, mi
alzai in piedi e parlai di nuovo.

“Ah, oh no! Ho un appuntamento per comprare del materiale. Ci vediamo dopo!”

“Eh, ma il negozio… E Kirito-kun?”

“Vai a fargli compagnia, Asuna! Conto su di te!”

Mi voltai e iniziai a correre. Mi voltai per salutare Asuna e poi continuai. Non potevo tornare più
indietro.

Corsi fino in piazza, e quando fui certa di essermi lasciata alle spalle quel locale, mi voltai
finalmente indietro. Mi diressi al limitare della città, in un’area senza giocatori, senza una meta
precisa.

Quando mi si annebbiò la vista, mi asciugai gli occhi con la mano destra. Li asciugai ancora e
ancora mentre continuavo a correre.

Prima di accorgermene, ero arrivata alle mura che circondavano la città. Davanti alle mura erano
piantate delle enormi piante ad intervalli regolari. Mi appoggiai al tronco di una di esse,
nascondendomi nella sua ombra.
“Uguu… Uu…”

La mia voce fece finalmente capolino ed io non feci nulla per trattenerla. Le lacrime che avevo
trattenuto, adesso cadevano impetuose, svanendo non appena lasciavano le mie guance.

Era la seconda volta che piangevo da quando ero arrivata in questo mondo. La prima volta fu il
primo giorno, e da allora mi ripromisi di non piangere più. Pensavo che non avevo bisogno di
queste lacrime, che scorrevano per volontà del sistema. Ma non avevo mai sentito lacrime più
febbrili, più dolorose di quelle che mi scorrevano adesso, neppure quelle che avevo versato nel
mondo reale.

Avrei dovuto dire un’altra cosa ad Asuna, ma non ce l’avevo fatta. “Quella persona piace anche a
me”. Ma non avrei mai potuto dirlo.

Al laboratorio, quando vidi Asuna e Kirito parlare, capii subito che non c’era posto per me accanto
a Kirito. Questo perché— Su quella montagna avevo messo Kirito in pericolo di vita. Nessuno
avrebbe potuto stare al suo fianco senza il suo medesimo cuore saldo. Proprio così… Come ad
esempio, una persona come Asuna…

Quei due erano uniti da una forza misteriosa, proprio come quella che tiene insieme una buona
spada ed il suo fodero. Era questo quello che avevo capito. E dopotutto, Asuna pensava
costantemente a Kirito da chissà quanti mesi, e con tutto il duro lavoro che aveva fatto per
accorciare le distanza fra loro due, giorno dopo giorno, non sarebbe stato giusto intromettermi così
all’improvviso nella loro relazione.

Proprio così… Io conoscevo Kirito sì e no da un giorno appena. Andare all’avventura con una
persona a me sconosciuta, il mio cuore doveva essersi semplicemente sorpreso. Ma non era vero.
Questi non erano i miei veri sentimenti. Se mi fossi innamorata, non sarei dovuta andare di fretta;
ci avrei pensato con calma— Avrei dovuto fare sempre così.
Ma allora cos’erano queste lacrime? La voce di Kirito, ogni sua singola azione o attenzione nei
miei riguardi che aveva mostrato nelle ultime ventiquattro ore adesso mi aleggiavano davanti agli
occhi socchiusi. La sensazione di lui che mi toccava i capelli, mi stringeva il braccio, la mia mano
nella sua. Il suo calore, e la sua forza— Ad ogni pensiero del genere sentivo che il mio cuore
faceva sempre più male.

Dimenticalo. E’ tutto un sogno. Lava via tutto con queste lacrime.

Stretta ad un albero al lato della strada, continuai a piangere. Guardando in basso, ancora rigida e
singhiozzante, continuai a piangere. Queste lacrime prima o poi si sarebbero asciugate nel mondo
reale, ma qui sembrava proprio che non volessero smetterla di scendere.

E poi— dietro di me, arrivò quella voce.

“Lisbeth.”

Tremai tutta quando sentii chiamare il mio nome. Quella voce gentile, eppure così dannatamente
virile per me.

Doveva essere un sogno. Era impossibile che potesse essere qui. Pensando questo, sollevai lo
sguardo, senza neppure preoccuparmi di asciugare le lacrime.

Kirito era lì. I suoi occhi mostravano un dolore insolito per quel viso. Lo fissai e ben presto
mormorai con voce rotta.

“…Non va bene, se vieni qui adesso. Sarei tornata la solita Lisbeth a momenti.”

“…”

Kirito fece un passo in avanti, silenzioso; cercò di allungare la mano destra verso di me. Scossi
leggermente la testa, per fermarlo.

“…Come hai fatto a trovarmi?”

Dopo avermi sentita, Kirito ci pensò e poi indicò il centro della città.

“Da lì…”

Nella direzione in cui indicava, c’era il campanile della chiesa costruita nei pressi del centro
cittadino, che svettava alto sopra gli altri edifici.

“Ho osservato tutta la città e ti ho trovata.”

“He, he.”

Le mie lacrime cominciarono a scendere silenziose, ma dopo aver sentito la risposta di Kirito, non
potei fare a meno di sorridere.

“Sei ridicolo come sempre, eh?”

Persino quella parte di lui… mi piaceva. Ad un livello senza speranze.

Sentii di nuovo il dolore montarmi dentro. Lo tenni a bada con la forza della disperazione.
“Scusami, io sto… bene, come puoi vedere. Sbrigati e torna da Asuna.”

Quando mi voltai, Kirito era ancora lì e continuò a parlare.

“Io—Volevo darti questo Liz.”

“Eh…?”

Sorpresa da quella risposta, mi voltai di nuovo a guardarlo.

“…In passato, i miei compagni di gilda sono stati spazzati via tutti… Da allora, ho deciso che mai
più mi sarei affezionato a qualcuno.”

Kirito fece un’espressione dura, mordendosi il labbro.

“ Ecco perché solitamente non accetto di far squadra con qualcuno. Però quando ieri mi hai
invitato a fare squadra, per qualche motivo è stato bello. E’ tutto il giorno che ci penso. Credo sia
perché c’eri tu con me…”

Per un attimo dimenticai il dolore che provavo. Questo vuol dire— Questo vuol dire, che ero…

“Finora, a tutti quelli che mi avevo chiesto di fare squadra, avevo detto di no. Quando quelli che
conoscevo… No, persino quelli di cui ignoravo i nomi, se vedevo uno di loro combattere, mi
sentivo perso per la paura. Non riuscivo a fare a meno di darmela a gambe. Non sopporterei di
veder morire altri amici. Ecco perché mi sono inoltrato nel cuore delle linee del fronte, nella
solitudine assoluta, dove viene pochissima gente. —Quando siamo caduti in quella buca, ho
pensato che se dovevamo morire, sarebbe stato meglio morire entrambi, piuttosto che essere di
nuovo l’unico a sopravvivere; e non sto mentendo.”

Mostrò un sorriso debole. Mi mancò il respiro quando finalmente capii il peso della condanna che
Kirito stesso si era caricato sulle spalle.

“Ma sei sopravvissuta. E’ stato inaspettato, ma il fatto di essere sopravvissuto insieme a te Liz, mi
ha reso immensamente felice. E quella notte… Quando mi hai dato la mano, mi sono sentito così
sereno. La tua mano era così calda… Questa persona è ancora viva, mi sono detto. Io, e chiunque
altro, non esistiamo solo per morire un giorno; Io credo che noi tutti sopravviviamo per un motivo.
Quindi… Grazie, Liz.”

“…”

Questa volta nel mio cuore si accese di nuovo il calore. Guidata da emozioni misteriose, aprii di
nuovo le labbra.

“Anche per me era così… anche per me; ho sempre cercato questo conforto. Qualcosa di vero e
speciale in questo mondo. Per me, quel qualcosa era il calore della tua mano.”

All’improvviso, la parte di ghiaccio che stringeva da due anni il mio cuore finalmente si ruppe e
cominciò a sciogliersi. Anche le mie lacrime si erano fermate. Per un po’ ci limitammo a fissarci in
silenzio. La sensazione che provammo durante la caduta dalla montagna si ripresentò di nuovo,
lambendo il mio cuore per un attimo, e poi svanì.

Ero stata ricompensata. Questo era quello che volevo.


Le parole di Kirito avevano cancellato i frammenti del mio amore spezzato, e sentii tutto inabissarsi
da qualche parte dentro di me.

Feci un rapido occhiolino, mi asciugai per l’ultima volta gli occhi e parlai col mio miglior sorriso.

“Le parole di prima, assicurati di farle sentire anche ad Asuna. Anche lei sta soffrendo. Desidera il
calore di Kirito dopo tutto.”

“Liz…”

“Sto bene.”

Annuii e mi portai le mani al petto.

“Questo dolore durerà ancora per poco. Quindi… Ti prego, Kirito, poni fine a questo mondo.
Lavorerò duramente fino ad allora. Ma quando torneremo nel mondo reale…”

Feci un ghigno malefico.

“A quel punto ci daremo sotto con il secondo round.”

“…”

Kirito sorrise a sua volta, annuendo profondamente. Poi agitò la mano sinistra aprendo un menù.
Proprio mentre mi chiedevo cosa stesse facendo, «Elucidator» venne rimossa dal suo inventario.
Dopodiché manipolò il suo inventario cambiando la spada che portava con «Dark Repulser», la
spada albina che avevo creato con le mie emozioni.

“Da oggi, questa spada sarà la mia compagna. Il conto sarà… sarà saldato nell’altro mondo.”

“Oh, adesso l’hai detto. Ti giuro che sarà assai salato.”

Mentre ridevamo di cuore, unimmo i nostri pugni.

“Bene, torniamo al negozio. Asuna dev’essere stufa di aspettare… E poi sto morendo di fame.”

Dissi questo, e cominciai a camminare precedendo Kirito. Per un’ultima volta mi asciugai le
lacrime, ricacciandole indietro, e svanirono in piccoli lampi di luce.
Parte 4
Quel giorno il freddo era più feroce del solito,

Entrai nel mio negozio strofinandomi le mani. Tirando la leva sulla parete, mi riscaldai le mani
vicino alla fornace che avevo acceso. Perlomeno il suono sordo della ruota ad acqua era rimasto
lo stesso, eppure l’inverno era finalmente arrivato. Se con l’avanzare dell’inverno avesse
comportato il congelamento del fiume, temevo di non riuscire a lavorare.

Il freddo mi aiutò a distrarmi, così controllai la mia agenda. Quel giorno dovevo completare altri
otto oggetti. Se non mi fossi sbrigata, la giornata sarebbe finita prima di aver completato il mio
lavoro.

Il primo ordine era una semplice spada ad una mano a lama unica. Cercai tra la mia lista di lingotti,
scegliendone uno che era un buon compromesso tra costo e qualità, e lo lanciai nella fornace.

A quel punto, la mia maestria era aumentata, e avevo messo le mani su nuovi metalli, quindi ero
stata in grado di costruire costantemente ottime armi. Scegliendo il momento adatto per togliere il
metallo dalla fornace, lo misi sull’incudine. Presi il martello e lo usai con vigore.

Ma quando si parlava di spade ad una mano— Nessuna di esse sarebbe stata in grado di
competere con quella che avevo forgiato quell’anno.

Quel fatto era allo stesso tempo frustrante e un sollievo. Quella spada in cui avevo infuso i
frammenti dei miei sentimenti probabilmente adesso viaggiava negli angoli più remoti della linea
del fronte. Una cosa strana, era che la trasparenza di quella spada sembrava aumentare man
mano che veniva utilizzata. Per qualche motivo, questo fatto sembrava essere legato alla vita
stessa della spada, che probabilmente si sarebbe spezzata quando sarebbe diventata del tutto
trasparente, questo era quello che pensavo.

Comunque si trattava di un futuro piuttosto lontano. Il fronte era ormai al settantacinquesimo piano.
Quella spada avrebbe dovuto lavorare ancora per poco. Nella mano destra di quella persona—
Kirito.

Senza accorgermene l’arma fu pronta; il lingotto cominciò a brillare di rosso e a cambiare forma.
Osservai quell’attimo irripetibile trattenendo il fiato, e presi la spada che comparve per esaminarla.

“…Nella media, immagino.”

La posai sul tavolo. Senza indugiare presi il lingotto successivo. Questa volta si trattava di un’ascia
a due mani…

Dopo mezzogiorno riuscii a completare tutti gli ordini, così decisi di riposarmi un po’. Muovendo la
testa con movimenti circolari, cominciai a stiracchiarmi. Una piccola foto appesa al muro catturò
presto la mia attenzione.

Ritraeva me ed Asuna che facevamo un segno di pace. Poco lontano da Asuna, c’era Kirito con un
sorriso timido. Era stata scattata di fronte questo edificio. Ormai era passato più di un mese—
quando mi era pervenuta la notizia del loro matrimonio.

Sebbene quei due fossero fatti l’uno per l’altra, solitamente per un passo del genere serviva molto
più tempo. Io stavo diventando impaziente, e cercavo in tutti i modi di ficcare il naso nella loro
relazione, e quando alla fine seppi del loro matrimonio, fui felice per loro. Eppure— Non potei fare
a meno di soffrirne.
Ancora adesso rivivevo quella notte nei miei sogni. Quel ricordo brillava come una gemma in quei
due anni ricchi di alti e bassi. Persino adesso, dopo che erano passati tre mesi, brillava come se
fosse stato un diamante.

“…Eppure…”

Era davvero incredibile, mi dissi mentre accarezzavo quella foto con l’indice.

“Ti ho sempre amato, fino alla fine.”

Dando un colpetto deciso in un certo punto della foto, spostai altrove i miei pensieri. Chiedendomi
se era il caso di prepararmi qualcosa o mangiare fuori per la prima volta dopo un bel po’ di tempo,
uscii dal laboratorio— fu allora che accadde.

Un effetto sonoro che non avevo mai sentito cominciò a risuonare dall’alto. *Ding*, *ding*,
sembrava una campanella… Alzai lo sguardo al cielo, ma sembrava che il suono venisse da molto
più in alto.

Stavo per mettermi a correre quando qualcosa mi stupì oltremisura. Il mio cassiere NPC, che era
sempre lì senza mai riposare fin dal primo giorno di apertura, era svanito senza lasciare traccia.

“…!?”

Rimasi lì, ma della ragazza inanimata non c’era più alcuna traccia. La situazione diventava sempre
più inesplicabile.

Sotto la superficie del tetto posto ad un centinaio di metri sopra di noi—erano sospese enormi
lettere rosse. Le fissai senza capire; le due frasi in Inglese, “Allarme”, e, “Annuncio dal Sistema”,
comparivano minacciose.

“Annuncio… dal Sistema…”

Era una scena che avevo già visto. E chi se la dimenticava. Due anni fa, il giorno in cui era iniziato
tutto, l’esatto annuncio apparve, insieme all’avatar vuoto del pazzo che condannò diecimila
persone al suo gioco di morte. Guardandomi intorno mi resi conto che molti altri giocatori, proprio
come me, erano impegnati a fissare quell’annuncio. Immediatamente capii che doveva esserci
sotto qualcosa di serio.

Di solito, camminando per strada, si incrociavano un sacco di NPC; ora erano svaniti. Capii che
erano spariti proprio come quello che badava al mio negozio… ma perché—

All’improvviso l’allarme si fermò. Dopo un attimo di silenzio, sentimmo una calma voce femminile.

[Annuncio a tutti i giocatori ancora in vita.]

Era del tutto differente dalla voce del Game Master, Kayaba Akihiko, di due anni prima, dato che
era una voce sintetica completamente inanimata. Si trattava chiaramente di un annuncio
automatico, ma data l’assoluta assenza di moderatori in SAO, questa era la prima volta che
capitava una cosa simile. Trattenni il fiato e divenni tutta orecchie.

[Il gioco sta per entrare in modalità amministrazione forzata. Tutti i mostri e gli oggetti lasciati in
sospeso saranno messi in stand-by. Tutti gli NPC saranno dismessi. I punti danno di tutti i giocatori
verranno fissati al massimo.]
Un errore di sistema? Che sia un bug…?

Fu quello che pensai per un momento. Ma poi—

[Aincrad Standard Time, sette Novembre, quattordici e quindici, il gioco è stato completato.]

—La voce sintetica riportò quella notizia.

Il gioco è finito?

[Tutti i giocatori verranno disconnessi in sequenza. Aspettate cortesemente al vostro posto.


Ripeto…]

Improvvisamente, “Wooah!”, ed altre urla di gioia risuonarono dappertutto. Il suolo, no l’intero


Castello Fluttuante di Aincrad tremò. Tutti si abbracciavano e alzavano le mani al cielo per
esprimere la loro gioia.

Io non mi mossi, non dissi una parola, rimasi ferma davanti al mio negozio. Riuscii a sollevare le
mani e coprirmi la bocca.

Allora ce l’aveva fatta. Lui— Kirito aveva vinto. Con la sua solita testardaggine…

Sentii come un mormorio alle mie orecchie.

—Ho mantenuto la mia parola…

“Sì… Sì… Alla fine ce l’hai fatta…”

Con quello sentii lacrime calde scendermi sulle guance. Senza preoccuparmi di farle smettere,
alzai la mano destra e saltai con tutte le forze.

“O—Oh!!”

Mettendo le mani a coppa davanti alla bocca per amplificare la mia voce, gridai fino a sentire i
polmoni in fiamme.

“Ci rivedremo di nuovo, Kirito—!! …Io ti amo!!”


Capitolo 3 – La Ragazza della Rugiada Mattutina
(Aincrad 22esimo Piano, Ottobre 2024)
Parte 1
Asuna ha sempre impostato la sua sveglia alle sette e cinquanta.

Se vi chiedete come mai un orario tanto insolito, è perché Kirito si sveglia sempre alle otto in
punto.

Svegliarsi dieci minuti prima di lui ed osservarlo, addormentato accanto a lei ancora assopito, è
uno dei suoi hobby.

Quella mattina, Asuna si svegliò e si mise su un fianco per osservare Kirito ancora profondamente
addormentato.

Si era innamorata di lui da sei mesi. Avevano fatto squadra due settimane prima. Ed erano passati
solo sei giorni da quando si erano sposati e si erano trasferiti lì, nel mezzo della foresta del
22esimo piano. Sebbene fosse il suo amato, c’erano ancora molte cose di cui era all’oscuro su
Kirito. Ad esempio, man mano che lo osservava, diventava sempre più insicura riguardo alla sua
età.

Tempo prima, a causa della sua natura solitaria e rude, aveva pensato che fosse un po’ più grande
di lei. Tuttavia, la vista di Kirito, addormentato profondamente, emanava un’innocenza così pura,
possibile solo ad un ragazzo più piccolo di lei.

Chiedere la sua età—probabilmente non sarebbe stato un problema.Però, immischiarsi negli affari
della vita privata era considerato un grande tabù, e comunque ormai erano già marito e moglie.

Piuttosto che la vera età, per potersi incontrare anche nel mondo reale, era meglio scambiarsi i
veri nomi, gli indirizzi, e quant’altro.

Tuttavia, Asuna non riusciva ad esprimere quei pensieri ad alta voce.

Aveva paura che dopo aver chiarito alcuni aspetti della vita reale, questa «vita di coppia» sarebbe
sembrata null’altro che un flebile sogno. Per l’attuale Asuna, la realtà più importante era quella che
viveva giorno dopo giorno in quella foresta; anche se fosse diventato impossibile scappare da quel
mondo, con i loro veri corpi accolti dalla morte, sarebbe stata soddisfatta lo stesso, e avrebbe
accolto la fine senza rimpianti.

Ecco perché non voleva ancora interrompere questo sogno— Con quei pensieri, Asuna allungò la
mano ed accarezzò la fronte di Kirito.

Certo che sembrava davvero un bambino addormentato.

Non c’era motivo di dubitare della forza di Kirito. Aveva accumulato una grossa mole di esperienza
durante il periodo di beta testing, insieme all’aumento numerico degli status grazie a tutti i
combattimenti e la sua innata determinazione e il suo giudizio. Magari era stato sconfitto dal
Capitano dei Cavalieri del Sangue, «La Spada Sacra» Heathcliff, ma Kirito rimaneva il giocatore
più forte che Asuna conoscesse. Indipendentemente dal timore che poteva incutere il campo di
battaglia, non avrebbe mai avuto paura al suo fianco.
Tuttavia, osservando Kirito addormentato, la sensazione che poteva essere solo un fragile
fratellino minore le ribolliva dentro, lottando per esplodere fuori dal suo petto. Le veniva voglia di
proteggerlo.

Respirando piano, Asuna si chinò per stringere Kirito. Sussurrò dolcemente.

“Kirito-kun… Ti amo. Stai con me per sempre, ok?”

In quel momento, Kirito tremò leggermente, aprendo piano le palpebre. I due si scambiarono uno
sguardo, a pochissimi centimetri di distanza.

“Waa!!”

Asuna si allontanò in fretta. Si alzò in ginocchio sul letto, parlò tutta rossa in faccia.

“B-Buongiorno, Kirito-kun. …Hai… sentito…?” “Buongiorno. Poco fa… Eh, è successo qualcosa?”

Kirito si alzò stiracchiandosi e sbadigliando, mentre Asuna agitava freneticamente le braccia.

“N-No, non è successo niente!”

Fecero colazione con uova all’occhio di bue, pane di segale, insalata, caffè, e pulirono tutto in
pochi secondi. Asuna batté le mani soddisfatta e disse.

“Bene! Dove si va a giocare oggi?”

“Oh, cielo.”

E Kirito le rivolse un sorriso.

“Non parlare di cose del genere in maniera tanto sfacciata.”

“Ma finora, ogni giorno è stato così divertente.”

Erano i pensieri puri e sinceri di Asuna.

Il solo pensare al passato le rievocava brutti ricordi, ma da circa un anno e mezzo, da quando cioè
era diventata una prigioniera di SAO a quando si era innamorata di Kirito, Asuna aveva forgiato e
rafforzato il suo cuore.

Sacrificando ore di sonno preziose per livellare, era stata scelta come luogotenente della gilda più
potente, i Cavalieri del Sangue, si era gettata a capofitto nella lotta, incutendo un terrore
reverenziale persino fra gli altri membri.

Nel suo cuore non desiderava altro che finire il gioco e scappare; quindi, aveva mollato tutto il
resto, considerandole attività che l’avrebbero distratta dal suo obiettivo.

Con quei pensieri per la testa, Asuna non poteva fare a meno di rimpiangere di non aver
conosciuto prima Kirito. I giorni successivi al loro incontro erano stati così vibranti, così pieni di
sorpresa da superare persino quelli nella vita reale. Se si trattava di lui, il tempo speso insieme era
prezioso, anche se non era reale.
Ecco perché per Asuna, essere in grado di passare un giorno in cui sarebbero stati insieme,
comportava che ogni singolo secondo era come un gioiello prezioso. Voleva andare in giro, come
una coppia, e parlare di ogni possibile argomento.

Asuna si mise le mani ai fianchi e mise il broncio.

“Allora Kirito-kun non vuole uscire oggi?”

In risposta a quello Kirito sorrise e agitò la mano sinistra, richiamando una mappa. La rese visibile
anche a lei e la presentò ad Asuna. Sopra erano rappresentati laghi e foreste.

“Proprio qui.”

Aveva indicato un angolino di una foresta, non molto lontano da casa loro.

Trovandosi ad uno dei piano più bassi, il 22esimo piano era chiaramente enorme. Il suo diametro
era probabilmente di otto chilometri. Al suo centro c’era un lago enorme, e a sud c’era la città
principale, «Coral» Village.

Sulla sponda nord invece, c’era il labirinto. Il resto del piano era coperto da una splendida foresta
di conifere. La casetta di Asuna e Kirito si trovava in un’area al confine sud del livello, e Kirito stava
indicando un punto a circa 2 Km a nord-est da casa loro.

“Beh, ieri ho sentito una voce al villaggio… In questa zona, dove si addensa la foresta… ‘Quello’
sembra venire allo scoperto.”

“Hah?”

Al sorriso sottile di Kirito, Asuna rispose stupita.

“Quello cosa?”

“…Un fantasma.”

Basita per un momento, Asuna chiese timida.

“…Cioè, un mostro del tipo Astrale? Qualcosa come uno spettro o una banshee?”

“No, uno vero. Un giocatore… cioè, uno spirito umano. Pare sia femmina.”

“Aah…”

Asuna trasalì. Lei odiava quel genere di cose, e tendeva a reagire molto peggio del resto delle
persone comuni. Era talmente spaventata da certe cose da essersi inventata le scuse più assurde
per evitare di partecipare all’esplorazione del vecchio castello abbandonato che si estendeva tra il
65esimo e il 66esimo piano, dopo aver saputo che era famoso per il suo stile horror.

“M-Ma vedi, questo è il mondo virtuale di un gioco. Qualcosa come — un fantasma, non è proprio
possibile.”

Forzandosi di mantenere un sorriso, cominciò a protestare con tutta sé stessa.

“Chissà se è proprio vero, mi domando…”


Ma Kirito, che sapeva della paura di Asuna verso i fantasmi, si lanciò entusiasta verso l’offensiva.
“Ad esempio… Un giocatore morto con dei rimpianti, ha ancora il Nerve Gear attaccato e
funzionante… Vaga per i campi, notte dopo notte…”

“Non dir—!”

“Wahaha, scusami, era solo uno scherzo. Dubito che esista niente del genere, ma se proprio
dobbiamo andare da qualche parte, perché non andare dove ci sono buone probabilità che
succeda qualcosa di interessante?”

“Aaah…”

Arricciando le labbra per il broncio, Asuna spostò lo sguardo fuori dalla finestra.

Sebbene l’inverno fosse alle porte, il clima era piuttosto mite. La luce del sole sembrava calda e
gentile, e filtrava attraverso le imposte. Un tempo decisamente inadatto per la classica apparizione
di un fantasma. A causa della struttura di Aincrad, sebbene fosse impossibile osservare
direttamente il sole se non di mattina o al tramonto, grazie ad una sapiente illuminazione, i campi
erano sempre ben illuminati.

Asuna si voltò verso Kirito e rispose, con la testa leggermente reclinata all’insù.

“Va bene, andiamo. Andiamo a dimostrare che non possono esistere i fantasmi.”

“E questo è quanto. —Se non lo troviamo oggi, ci riproveremo di notte, ok?”

“Nossignore!! …Smettila o non ti preparo più da mangiare.”

“Gah, va bene. Fa’ finta che non abbia detto nulla.”

Sgridando Kirito, Asuna fece un sorriso di trionfo.

“Bene, completiamo i preparativi. Io arrostirò il pesce, quindi Kirito-kun, taglieresti il pane?”

Riempiendo in fretta il cestino con dei fish burgers, uscirono di casa alle nove.

Mettendo piede in giardino, Asuna si voltò verso Kirito e disse.

“Ehi, fammi salire sulle spalle.”

“Sulle mie spalle!?”

Kirito rispose confuso.

“Vedere il mondo sempre dalla stessa altezza è noioso. Con gli status di forza fisica di Kirito- kun
dovrebbe essere uno scherzo, no?”

“Beh, potrebbe essere vero, però… Cavolo, quanti anni hai…”

“L’età non conta! Che male c’è? E poi non ci vedrà nessuno.”

“E va bene…”
Ancora incredulo, Kirito si accovacciò dando le spalle ad Asuna, scuotendo il capo. Sollevandosi la
gonna, salì a cavalcioni sulle sue spalle.

“Eccoci qua. Ma ti giuro che ti picchio se guardi indietro.”

“Non credi di essere irragionevole…?”

Borbottando irritato, Kirito si alzò lentamente, e Asuna cominciò a vedere da più in alto.

“Waa! Guarda, da qui si può vedere anche il lago!”

“Non posso vederlo, io!!”

“Allora dopo facciamo a cambio.”

“…”

Poggiando le mani sulla testa di Kirito, esausto dalla piega che avevano preso gli eventi, Asuna
disse.

“E’ ora di partire! Di corsa, a nord-est!”

Ridendo allegra sulle spalle di Kirito che camminava imperterrito, Asuna era in grado di assaporare
a fondo il valore di quei giorni, e del potere stare insieme. Era assolutamente convinta che quelli
erano i momenti in cui si era sentita più «viva» in tutti e diciassette i suoi anni di vita.

Passeggiando lungo il sentiero— beh, Kirito in realtà era l’unico a camminare— Dopo una decina
di minuti, apparve il primo della lunga sequela di laghi che ricoprivano quel piano. Forse allettati
dal bel tempo, c’erano già diversi giocatori a godere della vista, a tuffarsi, e a giocare nell’acqua. Il
sentiero curvava attorno al lago, saliva leggermente, ad una certa distanza dalla riva. Ma non
appena si avvicinarono, tutti gli altri giocatori li notarono e li salutarono con la mano. Sembrava che
tutti sorridessero, e alcuni ridevano persino ad alta voce.

“…Non mi pare affatto che non ci veda nessuno!!”

“Ahaha, allora c’era della gente, dopotutto… Ehi, Kirito-kun, salutali anche tu.”

“Te lo puoi scordare.”

Nonostante le sue lamentele, Kirito non mostrò di voler posare Asuna. Lei capì che il ragazzo in
realtà era divertito dalla situazione.

Il sentiero cominciò presto a salire, verso destra, dirigendosi nel folto della foresta. Inerpicandosi
tra enormi conifere che assomigliavano stranamente a dei cedri, enormemente alti, passeggiarono
a cuor leggero. Il frusciare delle foglie, il mormorio di un ruscelletto, il cinguettare degli uccelli. Tutti
questi suoni facevano da sottofondo musicale a quella foresta tinta d’autunno.

Asuna voltò lo sguardo verso le cime degli alberi.

“Quell’albero è enorme… Ehi, pensi di poterci salire…?”

“Mh… Mm…”

In risposta alla domanda di Asuna, Kirito ci pensò su per un po’.


“Di sicuro è nelle potenzialità del sistema… Ti va di provare?”

“Nah, sarà per un’altra volta. —Ma ora che mi ci fai pensare.”

Asuna si stiracchiò sulle spalle di e guardò oltre il bordo di Aincrad, attraverso un varco fra gli
alberi.

“Quelle cose lungo il bordo, quelli che sembrano dei supporti, partono da terra e arrivano fino al
piano successivo, no? Mi chiedo… cosa succederebbe se li scalassimo fino in cima?”

“Ah, ci ho già provato.”

“Eeh!?”

Chinandosi in avanti, fissò Kirito negli occhi.

“E non mi hai invitata.”

“Risale a quando non ci frequentavamo ancora.”

“Vorrai dire di quando Kirito-kun non faceva che scappare via da me.”

“…L-L’ho davvero fatto?”

“Proprio così. Ho sempre cercato di invitarti a uscire, ma tu non volevi neppure venire a prendere
un tè.”

“E-Ecco… B-Beh, lasciamo stare.”

Interrompendo strategicamente quella conversazione per riportarla su binari più sicuri, Kirito
continuò.

“Se dovessi giudicare solo sui risultati, è stato un fallimento. Salire dalla parte in cui la roccia è più
consumata si rivelò una passeggiata, ma dopo essere salito per circa ottanta metri apparve un
messaggio di errore, che diceva tipo ‘Non puoi proseguire oltre’, e mi rovinò la festa.”

“Ah ha ha, me lo sentivo, non si può barare, eh.”

“Non c’è nulla da ridere. Per lo shock lasciai la presa e feci un bel capitombolo…”

“E-Eh!? Ma da un’altezza simile non hai rischiato di morire?”

“Già. Pensavo di essere spacciato. Se avessi usato il Cristallo del Teletrasporto tre secondi più
tardi, a quest’ora il mio nome sarebbe sulla lista dei deceduti in azione.”

“Caspita, che rischio. Assicurati di non provarci mai più, capito?”

“Era quello che volevo dire io!”

Passeggiando e chiacchierando, la foresta si faceva sempre più fitta.

Persino il canto degli uccelli era più elusivo, così come la luce del sole, cominciò a farsi sempre più
fioca.
Asuna si guardò intorno ancora una volta e poi chiese a Kirito.

“Ehi, quel… posto di cui si parla, da che parte si trova?”

“Beh, è…”

Kirito agitò la mano per controllare la mappa.

“Ah, siamo piuttosto vicino. Tra qualche minuto ci siamo.”

“Mmh… Ehi, riguardo questo caso, non c’erano altri dettagli?”

In realtà non voleva saperli, ma non sapere niente la metteva a disagio.

“Beh, circa una settimana fa, un giocatore che realizza oggetti in legno è venuto qui per raccogliere
del legname. In questa foresta pare sia possibile reperire del legname molto pregiato, e mentre era
occupato a raccogliere si è fatto buio… Il giocatore si è affrettato a rientrare, ma nascosta
dall’oscurità degli alberi… c’era una cosa bianca.”

“…”

Questo era già troppo per Asuna, ma Kirito continuò spietato.

“Il giocatore pensò subito che si trattasse di un mostro, ma non era così. Era un umano, o meglio
una ragazzina, a detta sua. Lunghi capelli neri, su abiti bianchi. Camminava lentamente verso un
gruppo di alberi. Se non era un mostro, allora era un giocatore, quindi provò ad avvicinarsi.”

“…”

“—Ma non aveva il cursore.”

“Ee…”

Le sfuggì un piccolo gridolino strozzato.

“Ma non è possibile. Quindi il giocatore si avvicinò. E la chiamò persino. A quel punto, la ragazzina
si fermò… e si voltò gradualmente verso di lui…”

“B-B-B-Basta co…”

“Poi, l’uomo finalmente se ne accorse. Gli alberi illuminati dalla luce della luna— si vedevano
attraverso la ragazza.”
“——!!”
Trattenendo un grido, Asuna strinse forte i capelli di Kirito.

“Per me è la fine, meglio scappare, pensò. Alla fine corse fino al villaggio prima di fermarsi… e
solo allora si voltò…”

“——h!?”

“E non c’era nessuno. E da allora vive felice.”

“…Ki-Ki-Kirito-kun, brutto idiota—!!”


Saltando giù dalle sue spalle, sollevò il pugno, preparandosi per dargli un pugno nella schiena—
ma poi si bloccò.Nel profondo della foresta, buia sebbene fosse ancora mezzogiorno, ad una certa
distanza da loro, qualcosa li stava spiando nascosta dietro un grosso tronco.

Assalita da un’atmosfera minacciosa, Asuna rimase paralizzata dalla paura. Anche se non era ai
livelli di Kirito, anche la percezione di Asuna era temprata dall’esperienza. Impostando la
risoluzione della sua abilità, poteva migliorare la visione dell’oggetto che metteva a fuoco.

Apparve qualcosa di bianco che fluttuava nel vento. Non era una pianta. Né una pietra. Era
tessuto. O per essere chiari, un unico grande vestito. Da esso sbucavano due lunghe e sottili—
gambe.

La ragazza rimaneva immobile. Come aveva detto Kirito, si trattava di una ragazzina vestita di
bianco che fissava la coppia in silenzio.

Sentendosi mancare, Asuna riuscì in qualche modo a proferir parola. Ma fu solo un sussurro.

“Ki… Kirito-kun, laggiù.”

Kirito seguì immediatamente lo sguardo di Asuna. E immediatamente si bloccò anche lui.

“N-Non può essere vero…”

La ragazza non si muoveva. Ferma ad una decina di metri dalla coppia, non toglieva loro gli occhi
di dosso. In quel momento Asuna si decise a fare qualcosa, convinta che sarebbe svenuta se la
ragazzina si fosse avvicinata oltre.

Il corpo della ragazza si mosse per primo però— sgraziatamente. Come una bambola meccanica
senza energie, finendo per terra, con dei movimenti non proprio degni di quelli di un essere
vivente.

Si sentì un fioco colpo.

“Ma…”

In quel momento, Kirito socchiuse gli occhi.

“Non è possibile che sia un fantasma!!”

Gridò iniziando a correre.

“A-Aspetta, Kirito-kun!”

Sebbene Asuna fosse terrorizzata, Kirito era corso via senza neppure voltarsi.

“Ma dico io!!”

Asuna si mosse riluttante e lo seguì. Sebbene fosse ancora spaventata, non aveva mai sentito di
un fantasma che cadeva. Quello non poteva che essere un giocatore.

Arrivando con qualche secondo di ritardo, trovò la ragazza già tra le braccia di Kirito. Era ancora
svenuta.
I suoi occhi, coperti da lunghe ciglia, erano ancora serrati, e aveva le braccia penzolanti.
Osservando la sua figura, coperta da un vestito intero, Asuna confermò che non era traslucida.

“S-Sta bene?”

“Mmh…”

Kirito le osservò il viso e rispose.

“Beh, ad essere onesti… In questo mondo non c’è bisogno di respirare o del battito cardiaco…”

Dentro SAO potevano essere riprodotte molte delle funzioni fisiologiche umane, ma anche
ometterle. Si poteva respirare e sentire l’aria nelle vie aeree, ma gli avatar non ne avevano alcun
bisogno. Per il battito cardiaco, si avvertiva, e in caso di tensione aumentava anche, ma non era
possibile avvertire quello altrui.

“Eppure, non sta scomparendo… Quindi dovrebbe essere ancora viva, penso. Ma questo… è
certamente strano…”

Finendo il suo commento, Kirito chinò la testa di lato.

“Cosa succede?”

“Non può essere un fantasma, dato che posso toccarla. Eppure il cursore… non si vede da
nessuna parte…”

“Ah…”

Asuna si concentrò di nuovo sulla ragazza. Eppure, il cursore che appariva su tutti gli oggetti
animati di Aincrad: giocatori, mostri, persino gli NPC, questa volta non c’era. Era un fenomeno mai
visto prima.

“Che sia un bug o qualcosa del genere?”

“E’ molto probabile. In una situazione del genere uno si rivolgerebbe subito al GM, ma non ce ne
sono più in SAO… E comunque non è solo il cursore. Sembra troppo piccola per essere un
giocatore.”

Era la verità. Il corpicino tra le braccia di Kirito era troppo piccolo.

Sembrava avere addirittura meno di dieci anni. C’era una restrizione nell’indossare il Nerve Gear. Il
limite di età era di tredici anni, per impedire ai bambini di usarlo.

Asuna allungò la mano, toccando la fronte della ragazzina. Al tatto era fredda e liscia.

“Perché mai… c’è una bambina così piccola dentro SAO…?”

Mordendosi le labbra, Kirito si alzò e parlò.

“Per ora non possiamo lasciarla da sola. Quando si sveglierà ne sapremo di più. Portiamola con
noi.”

“Sì, hai ragione.”


Kirito si era alzato con la ragazza tra le braccia. Asuna si diede un’occhiata intorno, ma non c’era
molto da vedere, quindi non riuscì a comprendere per quale motivo quella ragazzina si trovasse lì.

Fecero tutta la strada di ritorno di corsa, ma la bimba non si svegliò, persino quando furono arrivati
a casa. Stesero la piccola sul letto di Asuna, la coprirono con una coperta e si sedettero sul letto di
Kirito, fianco a fianco, ad osservarla.

Nella stanza c’era un silenzio carico di tensione, finché Kirito parlò.

“Bene, se c’è una cosa di cui possiamo essere certi, è che non è un NPC, dato che siamo riusciti a
spostarla da dove si trovava.”

“Già… Hai ragione.”

Gli NPC sotto il controllo del sistema avevano una posizione ben designata; inoltre, non potevano
spostarsi secondo i desideri dei giocatori. Se qualcuno avesse provato a toccarli o afferrarli
sarebbe comparso il messaggio di aggressione, avrebbero subito un colpo doloroso e sarebbero
stati sbalzati via.

Annuendo ad Asuna, Kirito continuò con le sue deduzioni.

“E poi, quella non era certo la opening di una quest. Perché non è apparsa alcuna finestra relativa
a missioni secondarie. …In altre parole, questa qui è una bambina che si è persa… o perlomeno,
dovrebbe essere la conclusione più ovvia.”

Spostando lo sguardo verso il letto, continuò.

“Non avendo un cristallo a portata di mano, e forse non avendo neppure i mezzi per orientarsi,
credo non sia mai uscita in campo aperto, e che sia rimasta solo nella «Starting City». Non so
perché sia venuta fin qui, ma nella Starting City potremmo trovare qualcuno che la conosce…
Forse lì ci sono addirittura i suoi genitori o i suoi tutori.”

“Sì. Lo penso anch’io. Non penso che una bambina così piccola possa arrivarci da sola.
Dev’essere arrivata con la famiglia o con qualcuno che conosce… Però spero che siano al sicuro.”

Apparentemente turbata da quella possibilità, Asuna si voltò verso Kirito.

“Ehi, si riprenderà, vero?”

“Ah. Se non sta scomparendo, vuol dire che è ancora connessa con il Nerve Gear. Dovrebbe
essere in uno stato simile al sonno. Ecco perché prima o poi si sveglierà… Credo.”

Annuendo vigorosamente, le parole di Kirito erano tinte di speranza.

Asuna si alzò e si chinò sul letto su cui giaceva la bambina, e le toccò nuovamente la fronte con
una mano. Questa volta però la accarezzò gentilmente.

Era davvero molto carina. Piuttosto che una bambina umana sembrava più una fata. Il suo colorito
era simile a quello dell’alabastro, delicato e bianco come la neve. I suoi lunghi capelli neri
brillavano eleganti, e con i suoi lineamenti esotici sarebbe stata indubbiamente molto affascinante,
se avesse aperto gli occhi e avesse sorriso.

Kirito si avvicinò a sua volta, abbassandosi vicino Asuna. Allungando esitante la sua mano destra,
accarezzò anche lui la ragazza.
“Non sembra avere dieci anni… Forse otto?”

“Siamo lì… E’ la giocatrice più piccola che abbia mai visto.”

“Vero. Una volta ho conosciuto una domatrice di bestie, ma lei aveva intorno ai tredici anni.”

Reagendo istintivamente a qualcosa che non aveva mai sentito prima,

Asuna fissò Kirito.

“Mmh, allora hai una bella amichetta, eh.”

“Ah, ci scambiamo solo dei messaggi di tanto in tanto… N-No, questo è tutto, non c’è altro!”

“Chi lo sa. Kirito-kun è tonto, dopotutto.”

E si voltò bruscamente.

Avvertendo che la discussione stava prendendo una strana direzione, Kirito si alzò e parlò.

“Ah, è già così tardi. Mangiamo qualcosa.”

“Riguardo questa storia, dopo mi spiegherai tutti i dettagli.”

Fissando di nuovo Kirito, Asuna si alzò a sua volta, ridacchiando, e decise che per il momento
avrebbe lasciato perdere quella storia.

“Dai, mangiamoci quello che abbiamo preparato stamattina. Io preparo un po’ di tè.”

Il pomeriggio autunnale passò veloce, e persino al crepuscolo la bambina non si svegliò.

Quando le tende furono chiuse e le lampade accese, Kirito ritornò dal suo giro al villaggio.

Scuotendo in silenzio la testa comunicò il suo fallimento nel cercare notizie relative alla piccola.

Non essendo dell’umore per godersi una cena come si deve, i due decisero di mangiare una
zuppa e un po’ di pane, e Kirito cominciò a tentare la sorte cercando su alcuni giornali che aveva
comprato.

Anche se li chiamavano giornali, erano diversi da quelli del mondo reale, fatti da più fogli tenuti
insieme, ma piuttosto un solo foglio delle dimensioni di un magazine. Era fatto allo stesso modo
delle finestre del sistema, ed editandolo come se fosse un blog era possibile riportarci
quotidianamente delle informazioni. I contenuti, inoltre, erano simili a quelli di una guida per
videogame curata dai giocatori stessi, e comprendeva vari argomenti: news, un manuale per
principianti, FAQs, una lista degli oggetti, etc.

Tra queste, c’era anche una sezione “Chi l’ha Visto”, ossia la sezione che al momento interessava
la coppia. Pensavano che qualcuno potesse essere alla ricerca della piccola. Tuttavia—

“…Niente, eh…”

“Niente, eh…”
Ci misero dieci minuti a setacciare tutto il giornale, ma alla fine dovettero ammettere la sconfitta. A
quel punto non potevano fare altro che aspettare il risveglio della bambina e chiedere a lei.

In una sera normale i due sarebbero rimasti svegli fino a tardi per parlare, giocare, a volte a fare
persino delle passeggiate serali o innumerevoli altre attività che facevano più di rado, ma nessuno
dei due era in vena, quella sera.

“Per oggi va bene così.”

“Mh. Immagino di si.”

Asuna accolse le parole di Kirito annuendo.

Spegnendo le luci, si diressero in camera da letto. Siccome un letto era occupato dalla ragazzina,
loro due avrebbero dovuto dormire insieme nell’altro —Beh, succedeva già tutte le notti, però—
così si cambiarono in fretta per dormire.

Spensero anche la lampada nella stanza e si misero a letto.

Kirito possedeva davvero abilità uniche e stravaganti; dormire bene e a lungo era tra queste.

Asuna avrebbe voluto parlare ancora, ma ben presto sentì il suono regolare e basso del russare
del ragazzo.

“Uffa.”

Borbottando il suo disappunto, si voltò verso il letto nel quale dormiva la bambina. Nell’oscurità, la
ragazza vestita di bianco era ancora profondamente addormentata. Sebbene non avesse pensato
seriamente al probabile passato della ragazza, i suoi pensieri presero proprio quella direzione.

Se finora aveva vissuto con dei tutori, come genitori e fratelli, allora andava bene. Ma se invece si
fosse trovata in questo mondo tutta da sola— per una bambina di otto o nove anni appena, questi
giorni sarebbero dovuti sembrare insopportabili. C’era la probabilità che avesse perso la ragione.

E se— Asuna saltò alla peggior conclusione possibile. Il motivo per il quale si era avventurata in
quella foresta e si era persa, era proprio a causa dei suoi problemi mentali. Ovviamente non
esisteva alcuno psichiatra ad Aincrad; e non c’era alcun amministratore di sistema a cui rivolgersi.
La previsione più ottimista di completamento del gioco prevedeva ancora un altro anno, e in ogni
caso, il solo sforzo di Asuna e Kirito era ininfluente. Per il fatto che erano entrambi assenti
momentaneamente dal fronte, il numero di giocatori del loro livello era diminuito di due, il che
rendeva difficile creare un party ben bilanciato.

Indipendentemente da quanto stesse soffrendo la bambina, lei non possedeva le abilità per
salvarla— Realizzarlo, fece sentire Asuna malissimo. Si alzò dal letto e andò a stendersi accanto
alla bambina.

Strofinandole i capelli, Asuna si infilò con lei sotto le coperte. Abbracciò il suo piccolo corpicino con
entrambe le braccia. Sebbene non mosse neppure un muscolo, la sua espressione sembrò
distendersi un po’, e Asuna le sussurrò.

“Buonanotte. Sarebbe bello se domani ti svegliassi…”


Parte 2
Innaffiata dalla bianca luce mattutina, un suono gentile irruppe nel sonno di Asuna. Era la sua
sveglia, una melodia suonata con un oboe. Avvolta ancora dal sonno, Asuna si lasciò cullare da
quella melodia, stranamente nostalgica. Non molto dopo, assieme all’oboe si unì il suono del
clarinetto, insieme ad una debole voce che canticchiava—

—Canticchiava?

Di certo non era lei. Asuna aprì gli occhi di scatto. Tra le sue braccia, la ragazza dai capelli neri
aveva gli occhi chiusi… E canticchiava il motivo della sveglia di Asuna.

La ragazza non sbagliava neppure una nota. Ma era impossibile. Asuna aveva impostato la sua
sveglia in modo che fosse udibile solo a lei, non era possibile che qualcuno sentisse una melodia
che suonava solo nella sua mente.

Ad ogni modo, Asuna decise di non pensarci per il momento. Piuttosto—

“Ki-Kirito-kun, uffa, Kirito-kun!!”

Non muovendo un solo muscolo, chiamò Kirito, che dormiva nell’altro letto. Presto il ragazzo
cominciò a dare segni di vita.

“…Buongiorno. Successo qualcosa?”

“Presto, vieni qui!”

Rumore di passi. Guardando la bambina, anche Kirito spalancò gli occhi.

“Sta cantando…!?”

“S-Sì…”

Asuna scosse leggermente la bambina e la chiamò.

“Ehi, svegliati… Apri gli occhi.”

La ragazza smise di muovere le labbra. Le sue palpebre tremarono e infine si sollevarono.

I suoi occhi neri e lucidi fissarono direttamente quelli di Asuna. Poi aprì appena le sue labbra quasi
incolori.

“Aa… uu…”

La voce della ragazzina vibrò metallica, un suono davvero piacevole. Asuna si alzò a sedere,
tenendo ancora stretta la bambina.

“…Grazie al cielo ti sei svegliata. Puoi dirci qualcosa riguardo a quello che ti è successo?”

Interpellata, la ragazza rimase in silenzio e scosse la testa un paio di volte.

“Capisco… Come ti chiami? Puoi dircelo?”


“N… ome… M… Io… Nome…”

Inclinando la testa, una ciocca di capelli neri e lucidi caddero sulla guancia della ragazza.

“Yu…i. Yui. Questo è… nome…”

“Quindi, Yui-chan? E’ un bel nome. Io sono Asuna. E questo qui è Kirito.”

La ragazzina chiamata Yui seguì lo sguardo di Asuna.

“A…una. Ki…to.”

Parlava emettendo suoni disconnessi. Asuna sentì che le paure della notte scorsa stavano
tornando.

Sembrava non avere più di otto anni; considerando però che ormai doveva essere loggata da due
anni, ormai ne doveva avere dieci. Ma le parole incerte della bambina sembravano quelle di chi
non ha coscienza di sé.

“Ehi, Yui-chan. Perché sei al ventiduesimo piano? Tua mamma e tuo papà sono qui, per caso?”

Yui abbassò lo sguardo e rimase in silenzio. Sempre rimanendo in silenzio, scosse la testa.

“Io non… so… Io non… so nulla…”

Dopo averla fatta sedere su una sedia davanti al tavolo, ed averle offerto del latte caldo e dolce, la
bambina prese la tazza con entrambe le mani e cominciò a bere. Tenendola d’occhio, Asuna
decise di discutere della situazione con Kirito ad una certa distanza dalla bambina.

“Ehi, Kirito-kun. Tu cosa ne pensi…?”

Kirito si morse un labbro con espressione seria, e poi rispose abbassando lo sguardo.

“Credo che… non ricordi nulla. Ma le sue reazioni… E’ come se la sua mente fosse danneggiata
o…”

“Sì… Lo pensi anche tu, eh…”

“Dannazione.”

Kirito fece un’espressione triste, come se stesse per piangere.

“In questo mondo… ho visto tante brutte cose… ma questa… è la peggiore. E’ troppo crudele…”

Vedendo i suoi occhi inumidirsi, anche Asuna sentì qualcosa smuoversi nel petto. Abbracciò Kirito
e rispose.

“Andrà tutto bene, Kirito-kun. …Insieme, c’è sicuramente qualcosa… che possiamo fare.”

“…Sì. Hai ragione…”

Kirito sollevò lo sguardo e sorrise, accarezzò la spalla di Asuna e tornò al tavolo. Asuna lo seguì
da vicino.
Spostando una sedia, Kirito si sedette accanto a Yui e cominciò a parlare con voce allegra.

“Aah, Yui-chan. …Posso chiamarti solo Yui?”

Yui annuì.

“Capito. Allora, Yui, tu puoi chiamarmi solo Kirito.”

“Ki… to.”

“E’ Kirito. Ki-ri-to.”

“…”

Yui fece un’espressione impacciata e rimase zitta per un po’.

“…Kiito.”

Kirito fece un sorriso e accarezzò la testa di Yui.

“Forse è un po’ difficile. Puoi chiamarmi come vuoi, se è più facile per te.”

Yui ci pensò di nuovo. Non fece una piega nemmeno quando Asuna le prese la tazza vuota per
riempirla di nuovo.

Ben presto Yui sollevò lo sguardo e fissò Kirito, e timidamente aprì bocca per parlare.

“…Papà.”

Poi, si voltò verso Asuna.

“Auna è… Mamma.”

Asuna ebbe un tremito incontrollato. Non sapeva se la bambina li avesse scambiati per i suoi
genitori o se— o se i suoi genitori non c’erano affatto in questo mondo e considerasse loro come
tali; ma prima di indagare oltre, Asuna combatté disperatamente i sentimenti in subbuglio nel suo
cuore e fece un sorriso.

“Proprio così… Sono la Mamma, Yui-chan.”

Sentendo quelle parole, Yui sorrise per la prima volta. Sotto la sua frangetta liscia, i suoi occhi
brillarono luminosi, e in un istante sembrò anche tornare il colore su quel faccino da bambola.

“…Mamma!”

Guardando le braccia spalancate davanti a lei, Asuna sentì una fitta di dolore nel petto.

“Uu…”

Trattenendo le lacrime che sentiva montare, riuscì in qualche modo a mantenere il sorriso. Strinse
la piccola figura di Yui e la sollevò, e Asuna sentì una lacrima, sintomo di mille emozioni, colarle
lungo la guancia.
Finendo il suo latte e la sua brioche, Yui sembrava nuovamente assonnata, e infatti aveva la testa
che ciondolava avanti e indietro.

Osservando la bambina, Asuna si asciugò gli occhi con il dorso di una mano e guardò Kirito.

“I-Io…”

Non riusciva a dire le parole che avrebbe voluto dire.

“Scusami, ma non ho proprio idea di cosa dovrei fare…”

Kirito guardava Asuna con un misto di compassione e tristezza, ma presto corse in suo aiuto.

“…Finché la bambina non ritrova i suoi ricordi, vuoi che rimanga qui per badare a lei, vero?
Comprendo… questi sentimenti. Li provo anch’io. Però… è un vero dilemma… Se lo facessimo,
perderemmo altro tempo per il completamento del gioco, e anche la bambina rimarrebbe qui più a
lungo…”

“Sì… Hai ragione, dopotutto…”

Asuna cominciò a pensare. Kirito era di sicuro un elemento fondamentale tra i clearers, spiccava
sopra tutti e forniva sempre mappe aggiornate sui percorsi migliori, ed era stato a lungo un solo
player. Anche se voleva rimanere da sola con lui, essendosi sposati solo poche settimane,
monopolizzare Kirito le faceva venire spesso i sensi di colpa.

“Per adesso, facciamo quel che possiamo.”

Guardando Yui, che sembrava appisolata, Kirito continuò il suo discorso.

“Per prima cosa andiamo alla Starting City e vediamo se possiamo rintracciare dei parenti di
questa bambina. Dopotutto da nell’occhio, quindi credo che ci saranno un bel po’ di persone che la
conoscono.”

“…”

Una conclusione del tutto naturale. Ma Asuna sentiva di non volersi separare dalla bambina. Era
vero che voleva stare da sola con Kirito, era il suo sogno; ma in un certo senso non le dispiaceva
se fossero diventati tre. Sentiva come se Yui potesse davvero essere la loro figlia… Facendo quei
pensieri, Asuna ebbe un fremito e divenne tutta rossa.

“…? Cosa ti prende?”

“N-Non è nulla!!”

Asuna si voltò verso Kirito, che sembrava sospettoso, e scosse violentemente il capo.

“V-Va bene. Quando Yui-chan si sveglia, andremo alla Starting City. Sulla strada potremmo anche
mettere un’inserzione nella rubrica “Chi l’ha Visto” dei giornali.”

Ancora incapace di guardare il ragazzo negli occhi, Asuna si affrettò a pulire il tavolo. Quando
osservo Yui addormentata sulla sedia, le parve che il suo sonno fosse molto più tranquillo rispetto
al giorno precedente.
Spostata a letto, Yui dormì per tutta la mattina, e temendo che fosse finita di nuovo in coma, Asuna
si preoccupò; ma fortunatamente si svegliò quando i preparativi per il pranzo furono ultimati.

Nonostante avesse preparato una crostata alla frutta, cosa molto rara, proprio per il bene di Yui,
quando quest’ultima si sedette a tavola mostrò più interesse per un sandwich pieno di mostarda
che stava addentando Kirito, suscitando la perplessità di entrambi.

“Ah, Yui, questo è molto piccante.”

“Uu… Io voglio la stessa cosa di Papà.”

“Capisco. Non ti fermerò se hai già deciso. Tutto fa esperienza.”

Prendendo un sandwich, Yui allargò la sua boccuccia cercando di addentare quanto più poteva del
panino, senza esitare.

I due trattennero il fiato, Yui, masticò il panino con espressione indecifrabile, infine lo ingoiò e fece
un sorriso radioso.

“Buono.”

“Questa qui ha lo stomaco di ferro.”

Anche Kirito sorrise e accarezzò Yui sulla testa.

“Direi che per cena possiamo preparare qualcosa di rovente.”

“Uffa, non farti trascinare come sempre! Non preparerò mai niente del genere!”

Ma se avessero trovato i genitori di Yui alla Starting City, gli unici a ritornare a casa sarebbero stati
loro due. A quel pensiero, Asuna sentì un lieve senso di solitudine.

Asuna osservò Yui, che aveva finito il suo panino e ora stava sorseggiando del tè al latte con
espressione soddisfatta, e poi aggiunse.

“Oh, Yui-chan, oggi usciremo per un po’.”

“Uscire?” Osservando l’espressione smarrita di Yui, fece una pausa, chiedendosi come spiegare,
quando Kirito entrò nella discussione.

“Andremo a cercare gli amici di Yui.”

“Amici… E cosa sono?”

A quella domanda, i due si scambiarono un’occhiata. La «sindrome» di Yui rivelava un sacco di


tratti particolari. Piuttosto che la recessione della sua età mentale, era più come se determinati
frammenti dei suoi ricordi fossero svaniti.

Per poter migliorare la sua condizione sarebbe stato meglio trovare i suoi guardiani… Decisa a
dirglielo, Asuna si rivolse a Yui ancora una volta.

“Beh, gli amici sono le persone che posso aiutare Yui-chan. Dai, è meglio prepararsi.”

Yui sembrava ancora perplessa, ma poi annuì e si alzò.


Il vestito intero bianco della bambina aveva maniche corte, e sembrava fatto di tessuto leggero;
sembrava inadatto a quella stagione, dato che era l’inizio dell’inverno. Ovviamente, sentire freddo,
ammalarsi o subire dei danni non era un problema in SAO— beh, era un discorso diverso se si
sarebbero diretti in zone gelide— Però il senso di disagio era lo stesso anche in questo mondo.

Asuna cercò tra la sua lista degli oggetti, materializzò vestiti pesanti, uno dopo l’altro, e quando
trovò un abito adatto alla taglia della piccola, si fermò di colpo.

Normalmente, quando qualcuno doveva indossare qualcosa, lo faceva dal menù. Vestiti, liquidi e
simili non erano riprodotti molto bene in SAO, e quindi, piuttosto come oggetti separati, i vestiti
venivano considerati come parti del corpo del giocatore.

Notando l’incertezza di Asuna, Kirito chiese a Yui.

“Yui, sai aprire la tua finestra dell’equipaggiamento?”

Come si aspettava, la ragazza scosse la testa ignara.

“Bene allora, prova a muovere le dita della mano destra. Così.”

Kirito mosse un dito, e una finestra viola si aprì sotto la sua mano.

Vedendo la scena, Yui lo imitò con esitazione, ma non si aprì alcuna finestra.

“…Come pensavo, ci deve essere un qualche bug. Ma non essere in grado di aprire il menù è
grave… In queste condizioni non puoi fare niente.”

Mentre Kirito pensava irritato, Yui, che aveva agitato la mano destra a vuoto decise di provare a
muovere la sinistra. In quel momento, apparve una schermata viola brillante sotto la sua mano.

“Eccolo!”

Sopra Yui, che sorrideva compiaciuta, Asuna guardò Kirito, che era stato colto di sorpresa.
Nessuno dei due aveva più idea di cosa stesse succedendo.

“Yui-chan, fammi guardare.”

Asuna si chinò per guardare la finestra del menù della bambina. Tuttavia, normalmente gli status
erano nascosti a tutti eccetto il proprietario, quindi lo schermo rimandava solo una luce e basta.

“Scusami, porgimi la mano.”

Asuna prese la mano di Yui, mosse il suo indice destro, cliccando dove pensava dovesse trovarsi il
tasto di visibilità ai terzi.

La sua mira fu precisa e con un suono le apparve il menù di Yui.

Normalmente, un’azione del genere sarebbe stata considerata una violazione della privacy
piuttosto grave, ma date le circostanza Asuna non ci badò, e si mise a cercare nell’inventario della
piccola, ma…

“C-Che cos’è questo!?”


Quando osservò la parte in alto dello schermo, non riuscì a trattenersi.

La parte in alto del menù era solitamente divisa in tre sezioni. C’era il nome scritto in caratteri latini,
insieme alla barra degli HP e quella degli EXP, e sotto di essa doveva trovarsi la barra degli
equipaggiamenti, mentre nell’ultima c’era una lista dei comandi di base. Molte cose potevano
essere personalizzate a piacimento, ma il layout di base non poteva essere modificato. E invece,
nella parte in alto del menù di Yui, c’era solo uno strano nome, «Yui-MHCP001», ma niente barra
degli HP o degli EXP, tantomeno il livello. Anche se c’era la barra dell’equipaggiamento, il numero
di comandi era drasticamente ridotto, con solo le sezioni «Oggetti» ed «Opzioni».

Notando che Asuna era perplessa, Kirito si avvicinò e osservò a sua volta il menù, rimanendo a
bocca aperta. Yui, non sapendo niente della storia dei menù, diede a sua volta un’occhiata.

“Anche questo… è un bug nel sistema…?”

Disse Asuna, e Kirito fece un verso gutturale.

“Per qualche motivo… piuttosto che un bug, sembra che sia stato progettato così fin dall’inizio…
Dannazione, non sono mai stato arrabbiato come oggi per l’assenza di uno stramaledetto GM.”

“Normalmente, in SAO, non ci sono bug o lag di cui preoccuparsi, quindi non c’è alcun bisogno di
GM… Perciò non ci sarebbero di grande aiuto in ogni caso…”

Scuotendo le spalle, Asuna operò di nuovo il menù, aprendo l’inventario. Prese gli abiti poggiati sul
tavolo e li mise nella lista. Poi trascinò i nomi dei vestiti sulla figura simile ad un manichino.

Insieme ad un effetto simile ad una campanella, il corpo di Yui fu avvolto da frammenti luminosi e
l’oggetto si materializzò sul suo corpo.

“Waah…”

Con espressione oltremodo allegra, Yui allargò le braccia e si guardò per bene. Asuna continuò,
prendendo una gonna dello stesso colore, scarpe rosse e svariati oggetti, uno dopo l’altro, e infine
ripose il vecchio vestito bianco nell’inventario, e lo richiuse.

Finita di vestirsi, Yui sembrava al settimo cielo, e si strofinava le guance contro la stoffa dei nuovi
abiti e si osservava da capo a piedi.
“Bene, adesso possiamo andare.”

“Uhm. Papà, portami.”

Osservando Yui che allungava le braccia speranzosa, Kirito fece un sorriso timido e sollevò la
bambina. Nel frattempo, guardò Asuna e disse.

“Asuna, tu tieniti pronta alla battaglia, per ogni evenienza. Non dovremmo uscire dalla città, però…
è il territorio de «L’Armata» dopotutto…”

“Mh… Meglio non abbassare la guardia.”

Con un cenno, Asuna diede una controllata al suo inventario e seguì Kirito alla porta. Sarebbe
stato meglio trovare i tutori della bambina; e che fossero amorevoli, ma separarsi da Yui la faceva
sentire a disagio per qualche motivo. La conosceva da un giorno appena, ma Yui era riuscita a
conquistare in fretta il cuore di Asuna.

Erano passati mesi da quando non erano scesi giù al primo piano, la «Starting City».

Avvertendo sensazioni contrastanti, Asuna rimase ferma vicino al varco del teletrasporto,
osservando l’enorme piazza e le viuzze che si diramavano da essa.

Ovviamente, questa era la città più grande di tutto Aincrad, comparando il numero di edifici
presenti qui e nelle altre città, non c’era sfida. I prezzi erano bassi, e si trovava ogni sorta di
locanda.

In termini di efficienza, era il posto migliore da usare come base.

Tuttavia, finora nessuno dei giocatori di alto livello aveva soggiornato alla Starting City.

L’oppressione della «Armata» era una delle ragioni, in realtà quando si alzava lo sguardo al cielo,
non si poteva fare a meno di ricordare cos’era successo il primo giorno.

L’inizio di tutto era stato solo un capriccio.

Nata da una relazione tra un uomo d’affari ed una studentessa, Asuna— Yuuki Asuna, era
cresciuta succube fin da subito alle alte aspettative dei suoi genitori. Entrambi erano persone
inflessibili verso l’un l’altro, ma egualmente gentili verso Asuna, e per quel motivo aveva paura di
scoprire come sarebbe stato non essere all’altezza delle loro aspettative.

Per suo fratello probabilmente era la stessa cosa. Asuna e suo fratello avevano frequentato scuole
private scelte dai suoi genitori e, senza fallire una volta, hanno sempre portato a casa risultati
brillanti. Quando il fratello entrò all’università e lasciò la casa di famiglia, lei non aveva nient’altro
per cui vivere se non far contenti i suoi genitori. Prendeva lezioni di numerose attività, socializzava
solo con amici approvati dai suoi genitori, ma vivendo una vita del genere alla fine Asuna si
accorse che il suo mondo si stava rattrappendo, sebbene la vita scorresse inesorabile. Se avesse
continuato su quel sentiero già tracciato per lei— procedendo verso scuole e università scelte per
lei dai genitori, sposare una persona scelta per lei dai suoi genitori, sentiva che alla fine sarebbe
stata chiusa in un bozzolo inespugnabile, persino più stretto di quello in cui viveva allora, e non
sarebbe mai stata in grado di scapparne; erano queste le sue paure.

Ecco perché, quando suo fratello, ormai impiegato nella compagnia di suo padre, tornò a casa,
parlava così entusiasta del suo Nerve Gear e di una copia di SAO che aveva avuto grazie ai suoi
contatti, e parlava del primo «VRMMO» del mondo, e persino Asuna, che non aveva mai toccato
un videogame in vita sua, sentì il richiamo irresistibile di quel nuovo e strano mondo.

Ovviamente, se suo fratello avesse usato il Nerve Gear nella sua stanza, lei avrebbe dimenticato
ben presto quella novità. Tuttavia, a causa di un affare, suo fratello era dovuto partire proprio il
giorno del lancio di SAO, e così Asuna finì col chiederlo in prestito a suo fratello, giusto per
provarlo—

E poi cambiò tutto.

Persino adesso, ricordava l’eccitazione di quel giorno, in cui passò da Asuna ad “Asuna”,
trovandosi per strade sconosciute, fra persone sconosciute.

Ma poi, quando il dio del vuoto discese dal cielo, annunciando questo gioco di morte, con
l’incapacità assoluta di lasciare questo mondo, la prima cosa a cui pensò Asuna era il compito di
Matematica a cui non aveva ancora messo mano.

Se non si fosse affrettata a finirlo e consegnarlo, i suoi insegnanti l’avrebbero di certo richiamata.

Per la vita che aveva condotto Asuna fino a quel momento, era un fallimento che non poteva
accettare… Ma ovviamente, ormai si parlava di ben altri problemi.

Una settimana, due settimane, mese dopo mese, non arrivava alcun aiuto dal mondo esterno.
Chiusa nella sua stanza alla Starting City, Asuna sperimentava ogni giorno il terrore assoluto.
Strillava e a volte mordeva persino le pareti per la disperazione. Era l’inverno del suo terzo anno
alle scuole medie. Presto ci sarebbero stati gli esami e poi un nuovo semestre. Per Asuna, non
sostenerli sarebbe stato peggio che morire.

Asuna passava ogni giorno tra mille pensieri, stretta alle sue convinzioni deviate.

Piuttosto che essere preoccupati per il corpo della loro bambina, i suoi genitori sarebbero stati
delusi dal fatto che la figlia non aveva sostenuto gli esami per via di un videogame. I suoi
compagni, piuttosto che essere preoccupati per lei, di sicuro erano disgustati per la sua assenza, e
forse la deridevano.

Quando oltrepassò il punto critico di quei pensieri nefasti, Asuna prese finalmente una decisione—
lasciare la locanda. Non voleva più essere salvata, voleva uscire da lì con le sue forze. Diventare il
salvatore che avrebbe messo fine a quell’incubo. Se non avesse preso quella decisione,
probabilmente non avrebbe resistito a lungo alle presenze che si erano insinuate nella sua mente.

Asuna preparò il suo equipaggiamento, memorizzò l’intero manuale del gioco e uscì nei campi.

Dormiva massimo una o due ore al giorno, e per il resto pensava solo a salire di livello. Con il suo
desiderio di completare il gioco, non ci mise molto a scalare i ranghi dei giocatori più potenti. Fu
così che nacque la spadaccina ardente, Asuna il «Lampo».

E tornando al presente— Erano passati due anni da allora, e ora la diciassettenne Asuna
guardava alla sua versione passata con sommo disprezzo. No, non solo il periodo subito dopo
l’inizio del gioco. Ma anche e soprattutto alla sua vita passata, così simile ad una prigionia sempre
più serrata, e ricordava quella vita con un misto di tristezza e compassione.

Non comprendeva quale fosse il vero significato di «vivere». Lei aveva sempre vissuto in funzione
di un futuro molto ideale, sacrificando il presente. Il presente per lei non era altro che un mezzo per
raggiungere il futuro perfetto, se avesse fallito tanto valeva morire e svanire nel nulla. In questo
mondo non era poi molto diverso. L’unica differenza era che questo mondo si chiamava SAO.
Chi lottava per la fine del gioco era simile a com’era lei una volta, agiva spinto da un fanatismo
insano, e si aggrappava ad un passato ormai andato. E coloro i quali cercavano solo di godersi il
momento e di soddisfare qualche piacere, molto spesso erano criminali.

Eppure, esistevano anche persone che nonostante fossero intrappolate in questo mondo si
godevano il presente, creando ricordi, giorno dopo giorno. Ad insegnarglielo era stato lo
spadaccino dai capelli neri che aveva conosciuto un anno fa. Il desiderio per il suo stesso stile di
vita— dal momento stesso in cui lo aveva conosciuto, il suo mondo era cambiato.

Adesso, sentiva che sarebbe riuscita a rompere persino la gabbia che la ingabbiava nel mondo
reale.

Credeva che sarebbe riuscita a vivere con le sue sole forze. Almeno finché lui sarebbe rimasto al
suo fianco—

Asuna si avvicinò a Kirito, mentre camminavano per le strade. Il dolore che provò quando vide il
tetto in pietra che delimitava il livello fu meno forte di quello che pensava.

Scuotendo la testa per liberare i suoi pensieri, Asuna diede un’occhiata al viso di Yui, che veniva
ancora portata da Kirito.

“Yui-chan, ti ricordi qualche palazzo, o qualcosa di simile?”

“Uu…”

Con espressione confusa, Yui diede un’occhiata agli edifici in pietra, che si stagliavano contro la
piazza, prima di scuotere la testa desolata.

“Non lo so…”

“Bene, la Starting City è enorme, dopotutto.”

Kirito accarezzò la testa di Yui.

“Beh, se continuiamo a camminare, prima o poi dovrebbe ricordarsi qualcosa. Per adesso andiamo
al mercato principale della città.”

“Penso tu abbia ragione.”

D’accordo con la decisione, il trio si diresse verso l’area mercatale.

Eppure— mentre camminavano, Asuna guardò nuovamente la piazza con qualche dubbio.
C’erano meno persone di quanto ricordasse, in giro.

La piazza centrale della Starting City era enorme come ricordava, essendo in grado di contenere
tutti e diecimila i giocatori di due anni fa, all’inaugurazione del server. Nel mezzo di quella piazza
perfettamente circolare, c’era un’enorme torre-orologio, e alla sua base si apriva il varco del
teletrasporto. Alla sua base, si aprivano numerose aiuole concentriche alla torre, con molte
panchine bianche dall’aspetto elegante. Non sarebbe stato strano trovarci una moltitudine di
persone sedute qua e là per godersi quella bella giornata; ma le poche figure umane presenti, o si
dirigevano verso il varco del teletrasporto o lasciavano la piazza immergendosi nelle stradine.
Le piazze e le strade principali dei piani superiori erano sempre piene di persone intente a
chiacchierare, a cercare nuovi compagni di squadra, a vendere e comprare; e di conseguenza
erano spesso piuttosto affollate—

“Ehi, Kirito-kun.”

“Mh?”

Asuna chiamò Kirito e lui si voltò.

“Quanti giocatori ci saranno qui, adesso?”

“Mmh, beh… Sono rimasti in vita circa seimila giocatori, e il trenta per cento di essi vive
stabilmente nella Starting City, se contiamo pure «L’Armata»; quindi circa duemila persone,
giusto?”

“Ma allora, non pensi che ci sia un po’ troppa calma in giro?”

“Ora che me lo fai notare… Forse sono tutti al mercato?”

E invece, anche quando imboccarono la strada principale e si avvicinarono al mercato, trovarono


solo negozi e bancarelle allineate, ma quasi nessun giocatore. I richiami casuali ed energici degli
NPC volavano a vuoto per la città.

Trovarono un uomo seduto sotto un grosso albero in una piazza, e Asuna si avvicinò per
chiamarlo.

“Ah, mi scusi.”

L’uomo, che fissava la cima dell’albero attraverso i rami con espressione seria, rispose
chiaramente infastidito, senza distogliere lo sguardo

“Cosa volete?”

“Beh… Da queste parti non c’è un posto dove poter cercare delle persone?”

Sentendo quelle parole, l’uomo finalmente spostò l’attenzione di Asuna.

Fissò il viso della ragazza senza fare troppi complimenti.

“Quindi siete dei forestieri.”

“Ah, sì. Vede… Stiamo cercando di trovare i tutori di questa bambina…”

Indicò Yui, che sonnecchiava tra le braccia di Kirito.

Vestito con una semplice uniforme che ne rendeva difficile stimarne il livello, l’uomo strabuzzò gli
occhi quando vide Yui, ma ben presto ritornò a guardare la cima dell’albero.

“…Una bambina perduta, eh, è una rarità. …Nella chiesa accanto al fiume, nel settimo distretto ad
est, ci sono un sacco di giocatori ragazzini che vivono lì, provate da quelle parti.”

“G-Grazie.”
Ricevendo quell’inaspettata ed utile informazione, Asuna fece un rapido inchino. Poi provò a fare
un’altra domanda.

“Ahh… Ma lei cosa sta facendo qui? E poi, come mai ci sono così poche persone in giro?”

Anche se l’uomo sembrava infastidito, rispose, apparentemente non così scocciato come dava a
vedere.

“Questo sarebbe un segreto, o almeno così mi piacerebbe rispondervi. Ma visto che siete di fuori…
Guardate, riuscite a vederlo, no? Quel ramo lì in alto.”

Asuna seguì la direzione in cui puntava il dito dell’uomo. I rami di quell’enorme albero erano dipinti
della luce autunnale, ma se ci si impegnava, si notavano dei frutti gialli, seminascosti all’ombra
delle foglie.

“Ovviamente, gli alberi ai lati delle strade in città sono oggetti indistruttibili, quindi anche se vi
arrampicate non potete togliere nemmeno una foglia.”

L’uomo continuò a parlare.

“Però di tanto in tanto cadono quei frutti… Rimangono per terra solo pochi minuti prima di marcire
e svanire, ma se li raccogli, puoi venderli agli NPC per una bella sommetta. Per non dire che sono
anche piuttosto buoni.”

“Ohhh.”

Per Asuna, che aveva allenato la sua abilità in cucina, le discussioni su ingredienti erano
estremamente interessanti.

“E quanto costano più o meno?”

“…Non dirlo in giro. Per ognuno di essi, cinque col.”

“…”

Osservando l’espressione fiera dell’uomo, Asuna rimase senza parole.

Era sconcertata da quanto fosse basso in realtà il prezzo. Per come stavano le cose, scalare gli
alberi per tutto il giorno sperando di far cadere i frutti, non valeva assolutamente la pena.

“Ah, bene… In questo caso non ne vale la pena… Se sconfiggeste anche un solo vermiciattolo nei
campi qui intorno, guadagnereste trenta col.”

Quando lo disse, fu il turno dell’uomo rimanere in silenzio. Stranamente fissava Asuna come se
avesse detto la cosa più assurda del mondo.

“Dici seriamente? Se esci per combattere i mostri lì fuori… Potresti morire, lo sanno tutti.”

“…”

Asuna non sapeva cosa rispondere. Era proprio come aveva detto l’uomo; combattere contro i
mostri comportava sempre il rischio di morire.
Ma ormai per Asuna era come attraversare la strada nel mondo reale; aveva imparato da tempo a
non aver paura.

Sia a causa della sua scarsa paura, che dell’eccessiva paura dell’uomo, non essendo in grado di
rispondere, Asuna rimase immobile.

Probabilmente, nessuno dei due aveva pienamente ragione.

Nella Starting City, quello che aveva detto quell’uomo era considerato senso comune.

Non notando la perplessità e il conflitto interiore di Asuna, l’uomo continuò.

“E per quale motivo non c’è nessuno in giro? Non è che non ci siano. Saranno tutti rinchiusi nelle
loro stanze nelle locande. Di giorno potrebbero incontrare gli esattori delle imposte dell’Armata,
dopotutto.”

“E-Esattori delle imposte… Cosa intendi dire?”

“E’ solo un modo gentile per dire “estorsione”. State attenti, perché quelli non risparmiano
nemmeno i forestieri. Oh, sembra che uno stia per cadere… fine della conversazione.”

Chiudendo la bocca, l’uomo tornò a fissare il suo albero. Asuna fece un inchino e si voltò verso
Kirito, che era rimasto in silenzio per l’intera discussione.

Kirito osservava l’albero e i frutti con espressione seria, non diversa da quella di quando
combatteva. Sembrava intenzionato a raccogliere il frutto che sarebbe caduto.

“Eddai, lascia perdere!”

“M-Ma non ti interessa il frutto?”

Afferrando Kirito per la collottola, Asuna cominciò a tirarlo via.

“Ah, ahh… e sembrava anche saporito…”

Prese Kirito per l’orecchio, obbligandolo a voltarsi.

“Piuttosto, sai dirmi qual è il settimo distretto ad est? Da quelle parti ci sono dei ragazzini, quindi
dobbiamo andarci.”

“…Va beeeene.”

Prendendo Yui che si era appisolata, e tenendola stretta, Asuna controllò la mappa mentre
seguiva Kirito.

Sebbene Yui aveva l’aspetto di una bambina di dieci anni, portarla in braccio in quel modo
l’avrebbe distrutta in pochi minuti, ma grazie alla forza acquisita dall’allenamento in quel mondo,

Asuna non avvertiva altro che lo stesso peso di un cuscino di piume.

Camminando per le strade per dieci minuti buoni, incrociando pochissime persone, alla fine
arrivarono in una zona simile ad un vasto giardino. Gli alberi mostravano i segni dell’inverno
imminente.
“Vediamo, questo è il settimo distretto come dice la mappa… Mi chiedo dove sia la chiesa.”

“Ah, non è quella lì?”

Oltre gli alberi, alla destra della strada, Asuna vide un edificio particolare e si concentrò. Sulla
sommità di una torre blu c’era un simbolo che combinava una croce e un cerchio. Era il segno
distintivo di una chiesa, e ce n’era una in ogni città. E attraverso gli altari al loro interno era
possibile curarsi dallo status negativo, «Maledizione», ed era possibile benedire le armi per avere
vantaggi contro i non morti. In SAO, dove esisteva appena la magia, erano considerati posti molto
misteriosi. Inoltre, si poteva anche affittare una stanza nelle chiese a cifre molto modiche.

“A-Aspetta un momento.”

Asuna fermò Kirito che si stava già dirigendo verso la chiesa.

“Mh? Cosa c’è?”

“Ah, no… Beh… Se dovessimo trovare i tutori di Yui… dovremmo lasciarla lì, vero…?”

“…”

Gli occhi neri di Kirito si addolcirono mentre fissava Asuna. Allargò le braccia e strinse dolcemente
sia Asuna che Yui.

“Nemmeno io voglio separarmi da lei. Come posso spiegarlo… Con la presenza di Yui, quella casa
nella foresta mi sembra davvero casa nostra… o almeno così la vedo io… Ma non è che non vi
rivedrete mai più. Se Yui riavrà i suoi ricordi, potrà tornare a farci visita.”

“Mh… Hai ragione.”

Annuendo, Asuna accarezzò la guancia di Yui, stringendola di più a sé, prima di cominciare a
camminare risoluta.

La chiesa era minuscola, paragonata agli altri edifici della città. Era composta da due piccoli edifici,
e c’era solo una torre con sopra il simbolo. Ma c’erano molte chiese nella Starting City, una delle
quali era vicinissima alla piazza centrale e aveva le dimensioni di un piccolo castello.

Raggiungendo le doppie porte sul davanti, Asuna ne aprì una con la mano destra. Essendo un
edificio pubblico, ovviamente non era chiuso.

L’interno era semibuio, e le uniche fonti di luce erano le candele disposte un po’ dovunque. A
prima vista non c’erano segni di vita.

Facendo capolino nell’edificio, Asuna si rivolse ai presunti inquilini.

“Ahh, c’è qualcuno?”

La sua voce risuonò per l’eco, ma non ci fu alcuna risposta.

“Possibile che non ci sia nessuno…?”

Voltandosi verso Kirito, egli rispose a bassa voce.


“Nah, c’è qualcuno. Tre nella stanza a destra, quattro in quella a sinistra… E altri al secondo
piano.”

“…Con la tua abilità di scansione puoi contare persino le persone attraverso i muri?”

“Essendo al 98% del totale mi è possibile. E’ davvero utile, quindi dovresti allenarla anche tu.”

“No, allenarla è così noioso che potrei morire. …Però mi chiedo perché si stiano nascondendo…”

Asuna entrò esitante nella chiesetta. Era tutto silenzioso, ma avvertiva che c’era qualcuno che si
sforzava di rimanere in silenzio.

“Ah, scusate, stiamo cercando qualcuno!”

Questa volta provò ad alzare la voce. E poi— la porta sulla destra si aprì un po’, e dall’altra parte
arrivò una flebile voce femminile.

“…Non siete della «Armata», vero?”

“Non lo siamo. Siamo venuti dai piani superiori.”

Entrambi Asuna e Kirito non avevano armi, e nessuna armatura da battaglia addosso. Quelli
dell’Armata invece indossavano sempre armature pesanti, quindi solo il loro aspetto bastava a far
capire che non avevano niente a che fare con la gilda.

Ben presto la porta si aprì del tutto, e ne uscì timidamente una sola giocatrice. Corti capelli blu
intenso, con un grosso paio di occhiali con la montatura nera, e dietro di essi, due grossi occhi
verdi erano spalancati, pieni di apprensione. Vestita di semplici abiti blu, aveva una daga ancora
infoderata tra le mani.

“Voi sul serio… non siete quelli dell’Armata che riscuotono le tasse, vero…?”

Asuna fece un sorriso rassicurante alla ragazza e disse.

“Sì, stiamo solo cercando qualcuno e veniamo dai piani alti. Non abbiamo niente a che vedere con
l’Armata.”

In quel momento—

“Dall’alto!? Volete dire che siete dei veri spadaccini!?”

Con quel grido fanciullesco, la porta dietro la ragazza si aprì di colpo e nella stanza irruppero
diverse figure. Immediatamente dopo, si aprì anche la porta a sinistra dell’altare e ne uscì un altro
gruppo di persone.

Presi alla sprovvista, Asuna e Kirito osservarono il nugolo di persone accanto alla ragazza con gli
occhiali, e si resero conto che si trattava di ragazzini. Il più piccolo doveva avere dodici anni,
mentre il più grande quattordici. Erano tutti estremamente interessati e stavano osservando Asuna
e Kirito.

“Ehi, tutti quanti, vi avevo detto di stare nascosti!”

Solo la ragazza che si occupava dei ragazzini sembrava essere intorno alla ventina. In ogni caso,
nessun bambino stava a sentire quello che diceva.
Ma subito dopo, il primo a correre fuori dalla stanza fu un bambino dai capelli rossi e scarmigliati,
che esclamò deluso.

“Ma non avete neppure una spada. Ehi, non avete detto che venite da sopra? Tu non dovresti
avere delle armi?”

L’ultima domanda era rivolta a Kirito.

“N-No, non è che non ne abbiamo, però…”

Kirito rispose, e si accorse che gli occhi del bambino si stavano illuminando. Facci vedere,
sembravano dire gli sguardi di tutti quei monelli.

“Andiamo, smettetela di fare gli scostumati e non date fastidio ai signori. —Scusateli, ma è raro per
noi avere dei visitatori…”

Vedendo che la donna con gli occhiali sembrava sinceramente dispiaciuta, Asuna rispose in fretta.

“N-No, non è un problema. —Ehi, Kirito-kun, penso che ne hai un bel po’ nel tuo inventario, perciò
perché non gliene mostri?”

“S-Sì.”

Annuendo alla proposta di Asuna, Kirito aprì una finestra col suo dito e cominciò ad allineare le
sua armi sul tavolo lì vicino. Le aveva ottenute da mostri sconfitti in una recente avventura, e non
aveva ancora trovato il tempo per venderle.

Kirito chiuse la finestra, dopo aver esposto tutte le armi e le armature che aveva in più, e i
ragazzini si avvicinarono estasiati. Toccarono e ammirarono ognuna delle spade e delle mazze
con un profluvio di “Pesante” e “Fico”. Quella scena avrebbe fatto svenire i genitori iperprotettivi,
ma nelle città, era impossibile farsi del male.

“—Mi spiace tanto…”

Sebbene la ragazza con gli occhiali continuasse a scusarsi, alla vista dei bambini divertiti fece un
sorriso.

“…Ah, venite da questa parte. Preparerò del tè, quindi…”

Guidati attraverso quelle stanzette, Asuna e Kirito bevvero un sorso del tè caldo offerto loro.

“Allora… avete detto che siete venuti per cercare qualcuno…?”

Chiese la ragazza con gli occhiali seduta davanti a loro, inclinando appena la testa.

“Ah, sì. Ehm… Io sono Asuna, e lui sarebbe Kirito.”

“Ahh, scusatemi, non mi sono ancora presentata. Io sono Sasha.”

E fece un breve inchino.

“E questa bambina si chiama Yui.”


Accarezzando i capelli di Yui che dormiva ancora in braccio a lei, Asuna continuò.

“Questa bambina si era persa in una foresta del ventiduesimo piano. Sembra… che abbia perso i
suoi ricordi, quindi…”

“Cielo…”

La donna chiamata Sasha spalancò i suoi occhi verdi, nascosti dietro i suoi occhiali.

“Non aveva equipaggiamenti o armi, quindi non pensiamo che viva ai piani alti… E inoltre, forse i
suoi tutori sono alla Starting City… O forse chiunque la conosca potrebbe essere nelle vicinanze,
per questo siamo venuti fin qui. Poi abbiamo saputo che in questa chiesa vivono un bel po’ di
ragazzini…”

“Ah, ora comincio a capire…”

Sasha prese le tazze dalle loro mani, e abbassò lo sguardo sul tavolo.

“…In questo momento, vivono venti ragazzi in questa chiesa, dalle scuole medie fino alle superiori.
Credo che siano più o meno tutti i ragazzini di questa città. Fin da quando è partito il gioco…”

Sasha cominciò a parlare con tono basso ma chiaro.

“Quasi tutti i ragazzini rimasti intrappolati nel gioco hanno sofferto di crisi d’ansia e attacchi di
panico. Ovviamente, ci sono dei ragazzini che hanno trovato la forza di farsi coraggio e lasciare la
Città per combattere, ma credo che siano una rara eccezione.”

Era una cosa che aveva passato anche Asuna, all’inizio. Quando si era rintanata nella sua stanza,
sentiva che la sua mente stava finendo in pezzi.

“E’ una cosa naturale; sono ancora nell’età in cui vogliono essere coccolati dai loro genitori. Se
all’improvviso gli viene detto che sono bloccati qui dentro, e che forse non torneranno mai nel
mondo reale— questi bambini probabilmente perdono la ragione, e tra loro… sembra che ci sia
qualcuno che si sia suicidato.”

Sasha serrò le labbra.

“Per un mese dopo l’inizio del gioco, ero decisa a completarlo e sono uscita, però… un giorno, ho
visto uno di questi bambini per strada, e non ho potuto abbandonarlo; così l’ho portato con me e
abbiamo vissuto insieme alla locanda. Poi ho cominciato a girare la città per radunare gli altri
bambini. Prima che me ne rendessi conto, è finita così. Ecco perché… sapere che ci sono persone
che combattono come voi, mi fa sentire come se avessi mollato, e questa cosa è imperdonabile.”

“Oh… Questo non—”

Scuotendo la testa, Asuna fece del suo meglio per scegliere le parole più adatte, ma la sua voce
era bloccata nella sua gola. A quel punto, fu Kirito a parlare.

“Non è affatto vero. Stai combattendo egregiamente… Molto meglio di uno come me.”

“Ti ringrazio molto. Ma io non lo faccio per senso del dovere. Trovo molto divertente stare con
questi bambini.”

Sasha sorrise e osservò Yui preoccupata


“Ecco perché… per due anni di fila siamo entrati in ogni edificio per vedere se ci fossero dei
bambini bisognosi di aiuto. Se ci fosse stata una bambina così piccola, l’avremmo notata di sicuro.
Mi spiace dirlo… ma non penso che questa piccolina abitasse qui alla Starting City.”

“Capisco…”

Asuna abbassò il capo, stringendo Yui. Poi si ricompose e guardò di nuovo Sasha.

“Ehm, scusami se mi intrometto nella tua privacy, ma come affrontate le spese quotidiane?”

“Ah, oltre a me ci sono un paio di altri ragazzi più grandi a badare a questo posto… Il loro livello è
abbastanza alto da permettergli di essere completamente al sicuro finché rimangono nei campi
intorno alla città, quindi possiamo guadagnare abbastanza per mangiare. Non possiamo
permetterci dei lussi però.”

“Oh, incredibile… A giudicare da quello che ho sentito finora, in questa città uscire per combattere i
mostri è giudicato praticamente un suicidio.”

Sasha annuì alle parole di Kirito.

“Credo sia quello che pensano tutti i giocatori rimasti nella Starting City. Non voglio negare che
sono d’accordo; è innegabile quando considerate che ci sono le nostre vite in palio… Però, questo
è anche il motivo per il quale guadagniamo molto di più rispetto a tutti gli altri giocatori della città.”

Era vero; per poter alloggiare in quella chiesa probabilmente ci volevano cento col al giorno. Era
un ammontare che eccedeva enormemente le capacità di un raccoglitore di frutti come quello di
prima.

“Ecco perché ultimamente li sto tenendo d’occhio…”

“…Chi?”

Lo sguardo gentile di Sasha si indurì di colpo. Ma proprio quando stava per rispondere…

“Maestra! Maestra Sasha! E’ orribile!!”

La porta si aprì di colpo e un gruppo di bambini entrò come una valanga.

“Ehi ehi, che modi sono davanti ai nostri ospiti!”

“Non è il momento per certe cose!!”

Il bambino dai capelli rossi di prima strillò, con gli occhi pieni di paura.

“Il fratellone Ginn e gli altri sono stati catturati dall’Armata!”

“—Dove!?”

Alzandosi con una risolutezza che veniva da chissà dove, Sasha cominciò a interrogare il
piccolino.

“Nello spazio dietro il negozio dell’usato del quinto distretto. Stanno bloccando il passaggio con
una decina di persone. Kotta è stato l’unico che è riuscito a scappare.”
“Ho capito, vado immediatamente —Scusatemi, ma…”

Voltandosi verso Kirito e Asuna, Sasha fece un breve inchino.

“Non posso abbandonare i bambini. Potremo parlare dopo…”

“Veniamo anche noi, maestra!!”

Al grido del bambino dai capelli rossi, anche tutti gli altri bambini risposero entusiasti. Correndo
verso Kirito, il piccolo lo implorò con espressione disperata.

“Fratello, prestaci quelle armi per un po’! Se le portiamo, i tipi dell’Armata scapperanno!”

“Non posso accettare!”

Sasha rifiutò immediatamente.

“Voi aspetterete tutti qui!”

In quel momento, Kirito, che aveva osservato la scena in silenzio, alzò la mano destra, come a
voler calmare i bambini. Era raro che sapesse cosa fare in situazioni del genere, ma era solo in
occasioni come quelle che manifestava la sua aura misteriosa, e i bambini si calmarono subito.

“—E’ davvero un peccato—”

Kirito cominciò a parlare con tono calmo.

“I parametri richiesti per poter equipaggiare quelle armi sono troppo alti per voi, voi non potete
usarle. Vi aiuteremo noi però. Anche se non sembra, la sorellona qui è molto forte.”

Osservando Kirito, anche Asuna annuì convinta. Alzandosi in piedi, si voltò verso Sasha e parlò.

“Ecco, permettici di aiutarti. Con altre persone sarà tutto più facile.”

“—Grazie, conto su di voi allora.”

Sasha fece un profondo inchino, afferrò gli occhiali e parlò.

“Bene allora, direi che dobbiamo andare di corsa!”

Scattando a correre verso l’uscita, Sasha tirò dritto con la daga che ondeggiava attaccata alla sua
vita. Tenendo stretta Yui, anche Asuna si mise a correre, seguita da Kirito. Quando Asuna si voltò,
si accorse che un gran numero di bambini li stavano seguendo, ma Sasha non sembrava volerli
mandare via.

Correndo tra gli alberi arrivarono al distretto sei e attraversarono i vicoli.

Sembrava che Sasha stesse prendendo scorciatoie per arrivare il prima possibile, e quando
passavano davanti ai negozi degli NPC, giardini di case private e simili, trovarono un gruppo che
bloccava uno stretto vicolo.

Probabilmente erano almeno una decina. Vestiti con uniformi grigio-verde e armature nere, erano
senza alcun dubbio membri della «Armata».
Quando Sasha si fermò di colpo, attirò subito l’attenzione dei tizi dell’Armata. Uno di essi si voltò
con un ghigno e parlò.

“Oh, ecco qui la baby-sitter.”

“…Per favore, lasciate andare i bambini.”

Sasha parlò con voce ferma.

“Non rovinare la nostra reputazione. Li lasceremo andare subito; gli stiamo solo insegnando un po’
di buone maniere.”

“Proprio così. E’ dovere dei cittadini pagare le tasse, dopotutto.”

L’uomo scoppio in una risata fragorosa e rauca. Il pugno serrato di Sasha tremò.

“Ginn! Kain! Mina!! Siete lì!?”

Quando Sasha chiamò, rispose subito una voce di ragazzina impaurita.

“Maestra! Maestra… aiutaci!”

“Non preoccupatevi dei soldi, dateglieli e basta!”

“Maestra… ma non possiamo…!”

Questa volta fu una voce di ragazzo.

“Nha, ha, ha.”

Uno degli uomini che bloccavano la strada emise una risata che sembrava uno spasmo.

“Beh, pare che voialtri non abbiate pagato le tasse ultimamente… I soldi non bastano stavolta, eh.”

“Proprio così. Per questo vi confischeremo anche le armature. Tutte… fino all’ultimo pezzo.”

Osservando le ammiccate e gli sguardi volgari degli uomini, Asuna capì immediatamente che tipo
di affari si stessero svolgendo nel vicolo.

Questa «squadra di esattori delle imposte» aveva senza dubbio intimato anche ai ragazzini
intrappolati, tra cui una ragazzina, di togliersi i vestiti.

Una furia cieca invase Asuna.

Sasha sembrò aver raggiunto le stesse conclusioni, perché si avvicinò agli uomini con ostilità.

“Toglietevi… Toglietevi di mezzo! Altrimenti…”

“Altrimenti cosa, baby-sitter? Pagherai tu per loro?”

L’uomo non fece neppure un passo.


Entro i confini cittadini, era sempre attivo il Codice di Prevenzione dei Crimini, perciò cercare di
infliggere danni a qualcuno o di spostarli contro la loro volontà era assolutamente impossibile. Ma
non era possibile neppure liberarsi di malintenzionati che bloccavano una strada. Sfruttando
questa protezione del sistema era dunque possibile tenere qualcuno intrappolato, anche se non gli
si poteva torcere un solo capello e non lo si poteva spostare. Era una pericolosa falla nel sistema.

Tuttavia, questo valeva solo fin quando ci si spostasse via terra. Asuna osservò Kirito e parlò.

“Andiamo, Kirito-kun.”

“Sì.”

Annuendo all’unisono, scalciarono violentemente il suolo.

Vedendo che quei due avevano saltato con tutta la loro forza e destrezza, Sasha e i brutti ceffi
poterono solo stare a guardare imbambolati, e i due eroi atterrarono proprio in mezzo allo spazio
bloccato dai tipi dell’Armata.

“Woah!?”

Alcuni di essi saltarono per lo spavento.

In un angolino del vicolo, due ragazzi e una ragazza appena adolescenti si tenevano stretti per la
paura. Avevano rimosso le armature e indossavano solo della semplice biancheria. Asuna si
morse il labbro a quella scena, poi sorrise avvicinandosi a loro.

“Va tutto bene adesso. Potete rimuovere l’equipaggiamento.”

I ragazzi annuirono con i loro occhi tondi per lo stupore, raccolsero i pezzi delle loro armature ed
aprirono le finestre.

“Ehi… Ehi, ehi, ehi!!”

In quel momento un membro dell’Armata tornò finalmente in sé e gridò.

“Smettetela di fare stupidaggini!! Non osate interferire negli affari della «Armata»!!”

“Un momento.”

Un uomo dall’armatura più imponente fece un passo in avanti. Sembrava essere il leader del
gruppo.

“Non vi abbiamo mai visto da queste parti, ma sapete cosa significa mettersi contro la Forza di
Liberazione? Comunque se proprio ci tenete, possiamo discuterne al quartier generale.”

Gli occhi del leader brillavano minacciosi: estraendo il suo enorme spadone, fece qualche passo in
avanti picchiando il lato piatto della lama sul palmo con gesti eloquenti. La lama rifletteva il colore
del sole al tramonto. Il riflesso indicava chiaramente che quella spada non era mai stata riparata o
lucidata, e che quindi non era mai stata in battaglia.

“O volete uscire dai confini cittadini per sistemare la faccenda? Eh!?”

Fu nel momento in cui pronunciò quella frase.


Si sentì chiaramente lo stridio dei denti di Asuna. Aveva cercato di fare del suo meglio per
sistemare la questione in maniera pacifica, ma quando vide i bambini tremare di paura perse la
testa.

“…Kirito-kun, ti affido Yui-chan.”

Yui fu passata a Kirito, e prima che chiunque potesse capire quello che stava accadendo, Asuna
aveva già materializzato il suo stocco con un movimento fluido della mano. Stringendo lo stocco, si
diresse contro il leader dei lestofanti.

“A…. Ah…?”

Affrontando quell’uomo che ancora non aveva afferrato la situazione, e che stava con la bocca
mezza aperta come un ebete, Asuna colpì immediatamente con una stoccata in cui inflisse tutta la
sua potenza.

Partì un intenso flash violetto che lambì i paraggi. Si udì un impatto fragoroso come un’esplosione.

L’uomo venne respinto immediatamente, ed atterrò di schiena, sbalordito.

“Se ti va così tanto di dar battaglia, non c’è bisogno di uscire fuori dalle mura.”

Avvicinandosi all’uomo, Asuna brandì di nuovo la sua lama. Di nuovo un flash e un rumore
assordante. Il leader venne respinto di nuovo indietro.
“Non temere, i tuoi HP non caleranno. Però nemmeno io devo aver paura di fermarmi.”
Fu solo quando vide che Asuna continuava ad avanzare con labbra livide, che il leader capì di
essersi cacciato nei guai.

Il Codice di Prevenzione dei Crimini faceva sì che gli attacchi fossero schermati da una barriera
invisibile. Ma questo aveva anche un altro significato: se nessuno si faceva male, l’attaccante non
doveva preoccuparsi che il suo cursore cambiasse nel colore riservato ai criminali.

Spesso si sfruttava questa concessione per allenarsi in città. Il sistema infatti non affliggeva le
statistiche e le abilità dell’attaccante, e non cancellava gli effetti grafici e sonori; inoltre, gli effetti
speciali come stordimento e repulsione funzionavano lo stesso, dato che non facevano calare gli
HP.

Per giocatori non abituati, era una condizione comunque difficile da sostenere, anche se i loro HP
non si riducevano.

“Eek… S-Sto…”

Spiaccicato a terra dagli attacchi di Asuna, il leader non sapeva cosa fare.

“Voi altri… non statevene a guardare… Fate qualcosa…!!”

I membri dell’Armata estrassero le armi uno dopo l’altro.

I tipi che bloccavano la strada lasciarono i loro posti e si precipitarono su Asuna.

Affrontando tutti quegli uomini disposti a semicerchio, Asuna li guardava con occhi di fuoco.

Scalciando il pavimento senza dire una parola, falciò il gruppo sulla destra.

Dopo pochi attimi quegli spazi angusti furono riempiti da boati roboanti.

Circa tre minuti dopo.

Quando Asuna fu tornata in sé, ed ebbe abbassato la spada, tutto quello che rimaneva erano i
membri svenuti dell’Armata, sparsi in giro. I pochi superstiti sembravano essersela data a gambe.

“Whew…”

Facendo un lungo sospiro di sollievo, ripose la spada e tornò dagli altri— trovò Sasha e i ragazzini
impietriti e senza parole.

“Ah…”

Asuna fece un passo indietro trattenendo il fiato. Pensava che con la sua furia cieca aveva
sicuramente spaventato a morte i ragazzini, e abbassò lo sguardo sinceramente dispiaciuta.

Ma in quel momento, il solito ragazzino vivace dai capelli rossi strillò con gli occhi tutti luccicanti
per la meraviglia.

“Fichissimo… Sei una cannonata, sorellona!! Era la prima volta che vedevo una cosa simile!!”

“Ve l’ho detto che era fortissima, no?”


Kirito arrivò con un sorriso radioso. Yui era sotto il braccio sinistro, mentre nella mano destra
teneva una spada. Sembrava che si fosse occupato lui degli altri.

“…A-Ahaha.”

Asuna rise, a disagio, e i bambini cominciarono a farle le feste accorrendo verso di lei.

Sasha teneva le mani strette al petto, e sorrideva con occhi lucidi.

“I cuori…. I cuori di tutti sono—”

Una voce chiara e appena udibile. Asuna rimase stupita. Sotto il braccio di Kirito, Yui che si era
svegliata senza che nessuno se ne accorgesse aveva teso una mano con sguardo assente.

Asuna guardò nella direzione che indicava, ma non c’era nulla.

“I cuori di tutti… sono…”

“Yui! Cosa succede, Yui!!”

Gridò Kirito, e Yui batté le palpebre un paio di volte, senza cambiare espressione. Anche Asuna
corse spaventata e prese la mano di Yui.

“Yui-chan… Stai ricordando qualcosa!?”

“…I… Io…”

Tremando, abbassò la testa.

“Io non ero… qui… Sempre stata, sola nel buio…”

Tremava e si mordeva le labbra. E poi all’improvviso…

“Wa… aa… aaah!!”

Reclinando la testa all’indietro, prese a gridare con voce acuta.

“…!?”

Zsh, zsh, un suono simile al ronzio delle apparecchiature elettroniche risuonò nelle orecchie di
Asuna per la prima volta da quando era in SAO.

Immediatamente dopo, Yui si afflosciò di nuovo, come se stesse collassando.

“Yu… Yui-chan…!”

Asuna strillò e la strinse con tutte le forze.

“Mamma… paura… Mamma…!


Prendendo Yui che si lamentava dalle braccia di Kirito, la abbracciò e la tenne al petto. Alcuni
secondi dopo, quello strano fenomeno terminò e Yui svenne di nuovo.

“Ma… Che sta succedendo…?”


Il sussurro di Kirito risuonò in quello spazio silenzioso e si perse tra le mura circostanti.

Parte 3
“Prendete un solo pezzo di pane a testa!”

“Ehi, lo farai cadere se non fai attenzione!”

“Aah, maestra! Ginn ha rubato il mio uovo all’occhio di bue!”

“Ti ho dato le mie carote in cambio!”

“Ma è… sensazionale”

“Già…”

Asuna e Kirito osservavano stupiti quella colazione, che sembrava più una battaglia campale, e
rimasero sconvolti.

Erano nella chiesa del distretto sette della Starting City. Su dei grossi tavoli erano allineati grandi
piatti pieni di uova, pane, salsicce, verdure e altre cose buone, e una ventina di ragazzini li stavano
aggredendo famelici.

“Però pare che si divertano tutti un mondo.”

Ad un tavolo circolare poco più lontano, erano seduti Asuna, Kirito, Yui e Sasha, che sorrideva
mentre sorseggiava un tè.

“Ogni giorno è sempre così. Ed è inutile dirgli di fare i bravi e di non fare chiasso.”

Sasha guardava quei bambini con espressione amorevole.

“Ti piacciono proprio i bambini, vero?”

Chiese Asuna, e Sasha sorrise imbarazzata.

“D’altro canto, studiavo per diventare insegnante, all’università. Il caos in classe è sempre stato un
problema, no? La possibilità di essere una guida per i giovani mi ha sempre entusiasmato. Ma
quando sono giunta qui e ho cominciato a vivere con i bambini, ho capito che era diverso da come
lo immaginavo… Sembra che sia io a dipendere da loro; come se loro facessero molto di più per
me che viceversa. Ma forse non è del tutto un male… Ho cominciato a pensare che sia solo un
esito naturale.”

“Credo di capire.”

Asuna annuì accarezzando la testa di Yui, che stava mangiando da un cucchiaio accanto a lei. Il
calore portatole dall’esistenza di Yui l’aveva stupita. Era diverso dal sentimento d’amore che le
provocava Kirito; era come sentirsi toccare da delle piume leggerissime; dava una serenità
misteriosa.

Il giorno prima era svenuta per un malore misterioso, ma fortunatamente si era riavuta pochi minuti
dopo. Asuna però non aveva voluto intraprendere subito il viaggio di ritorno, e aveva accettato
l’invito di Sasha per rimanere in una stanza vuota della chiesa.

Le condizioni di Yui sembravano ottime, quindi Asuna e Kirito non erano preoccupati, ma la sua
condizione originaria non era cambiata. Secondo i pochi ricordi recuperati il giorno prima, Yui non
era mai stata alla Starting City, e non viveva con alcun guardiano. In questo caso, l’origine
dell’amnesia di Yui, il sintomo della sua regressione mentale all’età infantile, rimanevano entrambi
sconosciuti, e non sapevano cosa fare.

Ma Asuna aveva capito di provare un affetto sincero per la bambina.

Da quel giorno avrebbe vissuto con Yui fin quando non le sarebbero tornati i ricordi. Anche se
presto sarebbe dovuta tornare al fronte, ci doveva essere un modo per—

Mentre Asuna si perdeva nei suoi pensieri accarezzando i capelli di Yui, Kirito posò la sua tazza e
cominciò a parlare.

“Sasha-san…”

“Sì?”

“…Riguarda l’Armata. Per quanto ne so io, a parte la prepotenza dei tipi di ieri, so che
l’organizzazione ci tiene a mantenere l’ordine pubblico. Ma guardando i tipi di ieri, pare che siano
diventati loro i criminali… Da quanto le cose sono diventate così?”

Sasha rispose dopo un po’.

“Le cose sono cambiate circa sei mesi fa… Ci sono stati alcuni che hanno cominciato ad estorcere
denaro ed altri che reprimevano tali condotte. Ho anche sorpreso molte volte membri dell’Armata a
discutere piuttosto animatamente. Secondo indiscrezioni, ci sono state aspre lotte ai vertici
dell’organizzazione…”

“Certo… Sono ancora una potente organizzazione di più di mille membri. E capisco che non tutti
abbiano gli stessi ideali… Ma se quello che è successo ieri è una cosa che capita tutti i giorni,
allora vuol dire che sono marci anche i vertici ormai… Asuna.”

“Sì?”

“Quel tipo sa di questa situazione?”

Asuna capì subito chi intendeva Kirito con le riluttanti parole, “quel tipo,” e rispose trattenendo un
sorriso.
“Penso proprio di sì… Il Leader Heathcliff è informato anche dei movimenti dell’Armata, dopotutto.
Ma lui, come posso dire, non ha molto interesse per i giocatori che non siano clearers di alto
livello… Ha chiesto molte cose su di te, Kirito-kun, in merito alla soggiogazione della gilda di
criminali «Bara Ghignante», ma ha commentato il tutto con una sola frase, “Lascio fare a te”.
Quindi non penso che mobiliterebbe i CdS solo per dare una lezione all’Armata.”

“Beh se parliamo di lui mi sembra fattibile… Ma noi due da soli non possiamo fare granché.”

Inarcando le sopracciglia, Kirito alzò immediatamente lo sguardo per osservare l’entrata della
chiesa.

“C’è qualcuno. Una sola persona…”

“Eh… Che sia un altro ospite..?”

Come a sottolineare i pensieri di Sasha, si sentì un bussare alle porte.

La persona che trovarono Sasha e Kirito quando andarono ad aprire fu una giocatrice di alta
statura, con una daga che le pendeva dal fianco.

Lunghi capelli argentei legati in una coda di cavallo— Il suo aspetto emanava un’area di
intelligenza, e i suoi occhi blu brillavano luminosi incorniciati da lineamenti fini e ben fatti.

Capigliatura, colore dei capelli e persino il colore degli occhi potevano essere modificati a
piacimento in SAO, ma dato che la maggioranza dell’utenza era Giapponese, giocatori che
usavano tali tonalità erano piuttosto rari. Anche Asuna una volta provò a cambiare il colore dei
capelli in rosa; decise di tornare immediatamente al castano, delusa dal risultato.

Era una bella ragazza, ed Asuna invidiava l’aura di maturità che emanava.

Asuna diede uno sguardo all’equipaggiamento della donna e si irrigidì istintivamente.

Sebbene indossasse un mantello grigio ferro, sotto si vedeva una giacca verde acceso e un paio di
leggins che le donavano particolarmente; l’armatura metallica con quel bagliore cupo era il segno
distintivo de «L’Armata». Sul fianco destro aveva una spada corta, e sul sinistro una frusta
annodata. I bambini che si erano accorti della sua presenza rimasero in silenzio e la tenevano
d’occhio.

Tuttavia, Sasha sorrise davanti ai bambini per rasserenarli.

“Va tutto bene, non preoccupatevi per la signora. Continuate pure a mangiare.”

I ragazzi le mandarono sguardi incuriositi, ma dato che si fidavano ciecamente di Sasha,


ritornarono al loro pasto e presero ben presto a fare baccano. La donna nel frattempo aveva
raggiunto il tavolo circolare, e dopo un breve inchino si sedette su una sedia indicatale da Sasha.

Non comprendendo la situazione, Asuna guardò Kirito interrogativa, e lui inclinò la testa di lato per
parlare.

“Ehm, ecco, lei è Yulier-san. Sembra che abbia qualcosa da dirci.”

La donna dai capelli argentei e con la frusta, di nome Yulier, guardò fisso Asuna per un momento,
prima di fare un breve cenno col capo e parlare.
“Piacere di conoscervi, sono Yulier. Appartengo alla gilda FLA.”

“FLA?”

Chiese Asuna che non aveva mai sentito quel nome, provocando l’immediata risposta da parte di
Yulier.
“Ah, perdonatemi. Sarebbe un diminutivo per Forza di Liberazione di Aincrad. Non mi piace molto il
nome ufficiale, perciò…”

La sua voce era calma e profonda. Asuna diventava sempre più invidiosa, dato che considerava la
sua fin troppo infantile.

“Piacere mio. Io sono della gilda dei Cavalieri del Sangue— ah, no, al momento sono in congedo
temporaneo, quindi puoi chiamarmi solo Asuna. E questa bambina è Yui.”

Avendo finito la sua zuppa e approcciando un succo di frutta, Yui alzò lo sguardo, guardando
Yulier. Poi fece un sorriso e spostò lo sguardo.

Non appena udì il nome “Cavalieri del Sangue”, Yulier spalancò i suoi profondi occhi blu.

“CdB… Allora non mi meraviglia che quei tipi siano finiti male.”

Asuna, che poteva ben immaginare chi erano “quei tipi”, si mise sulla difensiva e rispose nervosa.

“…In altre parole, sei qui per interrogarci sui fatti di ieri?”

“No, no, non è affatto così. E’ l’opposto; diciamo che voglio congratularmi con voi per l’ottimo
lavoro che avete fatto.”

“…”

Rivolta ad Asuna e Kirito che cercavano di capire che diamine stesse succedendo, Yulier si irrigidì
lievemente.

“Oggi, sono venuta fin qui per farvi una richiesta.”

“U-Una richiesta…?”

Annuendo mentre la sua coda di cavallo ondeggiava, la spadaccina dell’Armata continuò.

“Sì. Allora, è meglio iniziare dall’inizio. Quella che conoscete come Armata non si chiama più
così… Il motivo per il quale adesso l’Armata si chiama FLA è che un ex luogotenente, un uomo
chiamato Kibaou, ne ha preso il controllo. Inizialmente si chiamava, MTD… Ne avete mai sentito
parlare?”

Asuna non ricordava, ma Kirito rispose subito.

“Probabilmente sta per «MMO Today». Quando è partito SAO, era il sito più famoso nella raccolta
di informazioni sui giochi on-line. Il fondatore di questo gruppo dovrebbe essere l’admin di quel
forum. Se ben ricordo, il suo nome era…”

“Thinker.”

Nello stesso momento in cui disse il nome, Yulier si incupì leggermente.


“Lui… non voleva certo creare l’organizzazione prepotente che è adesso. Tutto quello che voleva
era distribuire equamente informazioni e risorse tra quanti più giocatori possibile…”

Persino Asuna sapeva degli ideali e del collasso della «Armata». Gli ideali di cacciare mostri con
un gran numero di giocatori, correre meno rischi possibili, con i quali potevano guadagnare molte
risorse e dividerle equamente. Ma l’essenza degli MMORPG era proprio la lotta tra giocatori per
aggiudicarsi le risorse e le informazioni, e quello non era cambiato neppure sotto le rigide e terribili
implicazioni dettate da SAO. No, anzi, si poteva vedere chiaramente come tali circostanze
avessero solo acuito tale lotta.

Quindi era necessario un approccio molto pragmatico ed una forte leadership per raggiungere tale
scopo, e come se non bastasse, l’Armata era troppo numerosa. Si litigava spesso per la
spartizione dei bottini, e le rivolte si moltiplicavano, e i leader persero gradualmente il controllo
della gilda.

“E a quel punto il potere finì nelle mani di Kibaou.”

Yulier lo disse con tono disgustato.

“Supportò lo stesso concetto di individualismo di Thinker, cominciò a rafforzare l’ossatura della


gilda con i giocatori di livello più elevato, e ne cambiò il nome in Forza di Liberazione di Aincrad.
Inoltre diede inizio alla caccia ai criminali e monopolizzò la caccia nei campi. All’inizio pensò di
condividere la caccia con altre gilde, ma poi cominciò a monopolizzarla con vere e proprie
dimostrazioni di forza, aumentando di molto i guadagni della gilda, e l’ala di Kibaou guadagnò ben
presto il potere. Recentemente, Thinker è stato relegato al rango di mero rappresentante… mentre
i lacché di Kibaou si sono lasciati trasportare e hanno cominciato ad estorcere soldi con la scusa di
raccogliere tasse…. Ieri, quelli che vi hanno dato noia facevano parte di tale fazione.”

Yulier fece un sospiro, bevve il tè offertole da Sasha e continuò.

“Tuttavia, anche il gruppo di Kibaou aveva una debolezza. Pensavano solo a far cassa e a fare la
bella vita, ormai non si interessavano più a completare il gioco. Alla fine il resto della gilda
cominciò a pensare che si stesse perdendo di vista l’obiettivo originale della gilda… Per contenere
tale scontento, Kibaou ha fatto una scommessa molto azzardata poco tempo fa. Tra i suoi
subordinati, ha composto un party con i dieci migliori combattenti, mandandoli a combattere contro
il boss più potente.”

Asuna si scambiò uno sguardo con Kirito. Stava parlando di quel giocatore dell’Armata, Colbert,
che aveva sfidato il boss al settantaquattresimo livello, «Il Gleameyes», senza la giusta
preparazione
ed era morto miseramente.

“Indipendentemente da quanto fossero alti i loro livelli, se comparati a quelli dei veri clearers
oggigiorno, non possiamo che ammettere la nostra mancanza di competenze. …Alla fine il party è
stato annientato, e peggio ancora con la morte del comandante. Kibaou è stato enormemente
criticato per la sua mancanza di giudizio. Eravamo ad un passo dall’esiliarlo, però…”

Yulier si morse il labbro e sul naso si formarono delle rughe.

“Tre giorni fa, Kibaou ha preso una decisione drastica dopo essere stato messo alle corde da
Thinker. Ha usato un cristallo per scappare nei pressi di un dungeon, ma al suo posto ci è finito
Thinker, disarmato, e in tali condizioni nessuno può attraversare indenne le orde di mostri e
tornare vivo. Sembra che non avesse neppure un cristallo del teletrasporto con sé…”
“S-Sono già passati tre giorni…!? Ma allora, Thinker-san è…?”

Yulier rispose alla domanda di Asuna con un breve cenno di assenso.

“Il suo nome sul «Monumento della Vita» è ancora inalterato, quindi in qualche modo deve aver
raggiunto la zona sicura del dungeon. Tuttavia, dato che si trova nelle profondità di un dungeon
molto pericoloso, riteniamo di non essere nella condizione di fare alcunché… Come sapete, non si
possono mandare messaggi dai dungeon, né si può accedere all’inventario della gilda, e non
possiamo spedirgli cristalli.”

Dato che usare un cristallo per liberarsi di qualcuno era una prassi molto comune, nota come
«Portale PK», Thinker avrebbe dovuto capire la situazione in cui si trovava. Evidentemente non
aveva considerato che il suo luogotenente arrivasse a tanto, persino con i contrasti tra loro due. O
magari non voleva credere che sarebbe arrivato a tanto. Come se avesse letto nei pensieri di
Asuna, Yulier aggiunse “Lui è una persona troppo buona”, e continuò con un sospiro.

“…Gli unici a poter usare la prova che garantisce di essere i leader della gilda, cioè la «Pergamena
dei Contratti», sono Thinker e Kibaou, e se Thinker non torna, l’unico a poter gestire tutte le
operazioni della gilda, persino le sue finanze; sarà solo Kibaou. La responsabilità di evitare che
Thinker non finisse in trappola spettava alla sua assistente, cioè io, quindi non ho altra scelta che
andare a salvarlo. Ma col mio livello non ho speranze di farcela da sola; e nemmeno posso
chiedere aiuto agli altri membri della «Armata».”

Si morse forte il labbro e poi guardo prima Asuna e poi Kirito.

“E proprio allora ho saputo che una coppia di spadaccini potentissimi era apparsa in città, e quindi
sono venuta con l’intenzione di chiedere aiuto, dato che so che non ignorerete tale situazione.
Kirito-san— Asuna-san.”

Yulier fece un profondo inchino e parlò.

“So che è da maleducati chiederlo ora che ci siamo appena conosciuti, ma vi andrebbe di aiutarmi
a salvare Thinker?”

Asuna fissò immediatamente Yulier, che aveva terminato la sua lunga storia e ora taceva.

Poteva sembrare deprimente, ma in SAO non ci si poteva fidare tanto facilmente delle parole di
qualcuno. Anche in una tale circostanza, la probabilità di voler attirare Kirito e Asuna fuori dalla
città, per poi far loro del male, non era da escludere. Normalmente, se qualcuno conosceva per
bene il gioco, avrebbe facilmente scoperto qualche cosa che non andava nelle storielle messe su
dai malintenzionati, ma sfortunatamente Asuna e gli altri non sapevano niente di cosa succedesse
tra le fila della «Armata».

Scambiando uno sguardo con Kirito, Asuna rispose con cautela.

“—Se c’è qualcosa che possiamo fare, dovremmo prestare la nostra forza— così la penso io. Ma
dovresti permetterci di fare delle ricerche, per confermare la tua versione…”

“Questo— è comprensibile, immagino…”

Yulier annuì brevemente.

“Capisco che sia una richiesta irragionevole… Tuttavia niente ci garantisce che in questo momento
il nome di Thinker non sia attraversato da una linea orizzontale sul Monumento della Vita…”
Gli occhi acuti della spadaccina grigia sembrarono incupirsi, confermando i sentimenti di Asuna.

Lei voleva tanto crederle. Ma allo stesso tempo l’esperienza accumulata in quei due anni la
metteva in guardia, impedendole di prendere decisioni troppo a cuor leggero.

Anche Kirito sembrava perso nei suoi pensieri. Quegli occhi neri brillavano e riflettevano il suo
tormento interiore, ossia scegliere tra l’aiutare Yulier e proteggere Asuna.

—Fu allora. Yui, che era rimasta in silenzio finora, sollevò lo sguardo dalla sua tazza e parlò.

“Va tutto bene, Mamma. Quella signora non sta mentendo.”

Asuna fu presa alla sprovvista e fissò Yui. Mettendo da parte il contenuto della sua affermazione,
aveva parlato in un Giapponese corretto, come se il modo in cui avesse farfugliato fino al giorno
prima fosse tutto una finzione.

“Yu… Yui-chan, sei capace di comprendere una cosa del genere…?”

Alla domanda e all’espressione interrogativa di Asuna, Yui rispose annuendo.

“Un. Io… non so come spiegarlo a parole, ma posso…”

Sentendo quelle parole, Kirito scarmigliò i capelli di Yui con la mano destra. Poi osservò Asuna e
sorrise.

“Meglio rimpiangerle di averle creduto, che rimpiangere di aver dubitato di lei. Andiamo. Ce la
caveremo.”

“Spericolato come sempre, eh.”

Scuotendo la testa, anche Asuna prese ad accarezzare Yui. “Scusaci, Yui-chan. Per un po’ non
potremo cercare i tuoi amici, ma adesso dobbiamo aiutare questa signora.”

Sussurrò a bassa voce, ma non sapeva se la piccola potesse capirla. Yui fece un gran sorriso e
annuì.

Accarezzando di nuovo quei luminosi capelli corvini, Asuna tornò a guardare Yulier e disse,
sorridendo.

“…Magari non saremo di grande aiuto, ma permettici di aiutarti. Il desiderio di aiutare una persona
importante per te; conosco anch’io questo sentimento…”

Yulier fece un inchino con gli occhi umidi.

“Grazie… Grazie infinite…”

“Ci ringrazierai dopo aver salvato Thinker-san.”

Asuna fece un altro sorriso, e Sasha, che finora era rimasta in silenzio, batté le mani allegra.

“In questo caso, io penserò ai vostri stomaci! E’ rimasto ancora qualcosa, quindi mangia anche tu,
Yulier-san.”
La flebile luce dell’autunno appena iniziato filtrava attraverso i rami degli alberi con una tonalità
cremisi, disegnando ombre sul pavimento di pietra.

Pochissime persone camminavano per i vicoli della Starting City, e insieme alla poca luce e al
senso di vuoto, non si poteva negare che la città era piuttosto cupa.

Asuna, armata ed equipaggiata a dovere, si affrettò per le strade insieme a Kirito, portando in
braccio Yui, seguendo la guida di Yulier.

Asuna aveva provato a lasciare Yui alle cure di Sasha, ma dato che la ragazzina aveva fatto storie,
alla fine avevano dovuto portarla con sé.

Ovviamente, aveva un cristallo del teletrasporto pronto per lei nel taschino. Se le cose si fossero
messe male—anche se questo aveva preoccupato non poco Sasha—avevano preparato tutto
affinché il cristallo la riportasse in chiesa.

“Ah, ora che ci penso, non ci hai ancora detto una cosa molto importante.”

Kirito si era rivolto a Yulier, che guidava il gruppo.

“Su che piano si trova il dungeon in questione?”

Yulier diede una semplice risposta.

“E’ qui.”

“…?”

Asuna chinò istintivamente la testa di lato.

“Qui… eh?”

“Ecco, su questo piano… c’è un grande dungeon proprio sotto la città. Thinker è… probabilmente,
nella parte più profonda…”

“Seriamente?”

Chiese Kirito con voce lamentosa.

“Ma durante il beta test non c’era niente del genere. Guarda cosa mi sono perso…”

“L’entrata di questo dungeon è nel Castello di Ferro Nero— in altre parole, è al quartier generale
dell’Armata. Sembra essere uno di quei dungeon che si sbloccano solo quando vengono
completati livelli molto più in alto, ed è stato scoperto quando Kibaou è salito al potere, e lui l’ha
esplorato insieme ai suoi leccapiedi. Per un bel po’ di tempo è stato tenuto nascosto anche a me e
Thinker…”

“Ah, capisco. Ci sono un sacco di oggetti rari che si possono trovare nei dungeon segreti,
dopotutto. Devono averne tratto profitto insomma.”

“Beh, le cose non stanno proprio così.”

Il tono di voce di Yulier sembrava stranamente divertito.


“Sebbene sia al primo piano, il livello di difficoltà di questo dungeon è spaventoso… Il livello dei
mostri è vicino a quelli del settantesimo piano.

Sembra che persino Kibaou e i suoi tirapiedi sono dovuti scappare e si sono salvati a malapena
usando dei cristalli. E grazie a quei cristalli abbiamo scoperto anche noi quel dungeon.”

“Hahaha, capisco.”

Yulier rispose con un sorriso alla risata di Kirito, ma tornò presto ad essere triste.

“Questa è anche la ragione per la quale salvare Thinker è così difficile. Il cristallo che ha usato
Kibaou ha spedito Thinker proprio nel bel mezzo del labirinto… Thinker probabilmente è nello
stesso punto da cui si teletrasportò Kibaou quando fu rincorso dai mostri. Per me non è difficile
affrontare i mostri uno contro uno, ma se sono troppi non posso farcela. —Mi spiace tanto, ma voi
due dovrete…”

“Ah, beh, se il livello è quello del settantesimo piano…”

“Dovremmo farcela.”

Asuna annuì alle parole di Kirito. Per poter combattere al settantesimo piano, bisognava essere
almeno al livello 70, e Asuna attualmente aveva raggiunto il livello 87, mentre Kirito aveva già
sorpassato il 90. Per questo sarebbero stati in grado di proteggere Yulier e Yui. Ma Yulier continuò
a parlare senza mostrare sollievo.

“…Inoltre, c’è anche un problema. Il gruppo che ha esplorato il dungeon ha riferito che nelle
profondità del dungeon… è stato avvistato un mostro terribile; qualcosa simile ad un boss…”

“…”

Asuna e Kirito si guardarono.

“Il boss potrebbe essere lo stesso del settantesimo piano… Com’era fatto, quello?”

“Eh, se ben ricordo… era qualcosa simile ad un guerriero di pietra.”

“Ah, quello, eh. …Se non ricordo male non era molto difficile…”

Osservando Yulier, lei annuì nuovamente

“Se è così, allora dovremmo cavarcela facilmente.”

“In questo caso sono sollevata!”

Yulier finalmente sembrò rilassarsi, anche se c’era qualcosa che la metteva ancora in agitazione.

“A proposito… Voi due avete già combattuto numerosi boss… Mi spiace avervi sottratto ai piani
alti…”

“No, in questo momento siamo in pausa.”

Asuna agitò la mano per far capire che non c’era problema.

Mentre camminavano e chiacchieravano, apparve la sagoma di un enorme edificio nero e lucido.


Si trattava del più grande edificio della Starting City, il «Castello di Ferro Nero». Nella hall a destra
subito dopo l’entrata, c’era il «Monumento della Vita», sul quale erano incisi i nomi di tutti i
giocatori, ed era l’unico punto accessibile ai visitatori, dato che il resto era controllato dall’Armata.

Yulier non si diresse all’entrata anteriore, bensì a quella sul retro. Le alte mura e il fossato che le
circondavano sembravano infinite, e tenevano alla larga qualsiasi visitatore. Non c’era comunque
nessuno intenzionato ad avvicinarsi.

Il punto in cui si stava dirigendo Yulier era una scala che scendeva dalla strada fino ad un punto
vicinissimo alla superficie dell’acqua del fossato. Osservando bene, c’era un passaggio buio
seminascosto.

“Entreremo nelle fogne del castello ed usciremo nei pressi dell’entrata. Sarà un po’ buio e
stretto…”

Yulier fissò Yui con aria preoccupata. Yui la guardò stizzita e disse.

“Yui non ha paura!”

Ed insistette a voler proseguire. Asuna sorrise a quella scena.

A Yulier aveva spiegato solo che “Vivevano insieme”. Non aveva voluto impicciarsi dei loro affari,
ma era chiaro che aveva delle riserve a farla venire con loro.

Asuna decise di dire qualcosa per farla tranquillizzare.

“Va tutto bene, questa bambina non è inerme come sembra.”

“Già. In futuro diventerà un’ottima spadaccina.”

Alla risposta di Kirito, Asuna sorrise radiosa, e anche Yulier annuì.

“Bene allora, andiamo!”

“Nuooooo”

E la spada affondò nel mostro con un colpo solo.

“Ryaaaaaaa”

Mentre la spada sinistra lo spazzò via.

Equipaggiando due spade per la prima volta dopo tanto tempo, Kirito rilasciò tutta l’energia tenuta
a bada durante le vacanze, spazzando via un mostro dopo l’altro. Asuna, tenendo Yui per mano, e
Yulier che aveva estratto la sua frusta di metallo, non avevano dovuto fare niente finora.

Ogni volta che appariva un gruppo di mostri, cioè enormi rane ricoperte di muco, Kirito li assaliva
con furia e li spazzava via dal campo.

Asuna cominciò a pensare, “Oh, uffa”, mentre Yulier osservava ammirata lo stile barbarico di Kirito,
con la bocca spalancata. Probabilmente combatteva in un modo assai diverso a quello a cui era
abituata lei. Yui invece faceva il tifo: “Papà, metticela tutta”, e la tensione si sciolse fin da subito.
Erano passati molti minuti da quando avevano messo piede in quel labirinto di acqua e pietra. Era
decisamente più grande e infestato di mostri di quanto credessero, ma la presenza di Kirito e delle
sue due spade aveva fatto sì che la traversata fosse decisamente agevole.

“Beh… Beh, mi spiace lasciare tutto a te…”

Osservando lo sguardo mortificato di Yulier, con il capo chino, Asuna rispose con un sorriso.

“No, ormai quel tipo si è fatto prendere la mano… E’ più che felice di fare tutto lui.”

“Ehi, ma che dici, è una cosa brutta da dire.”

Kirito aveva sentito Asuna, e si era sinceramente offeso.

“Allora vogliamo fare a cambio?”

“…T-Tra poco.”

Asuna e Yulier sorrisero scambiandosi uno sguardo.

Dopo che la ragazza con la frusta ebbe richiamato la mappa con un cenno della mano, indicò un
punto luminoso che marcava la presenza del compagno. Siccome nessuno aveva ancora
esplorato tutto il dungeon, la strada fino a quel punto luminoso era oscurata, ma avevano già
percorso circa il settanta per cento della strada.

“Thinker non si è spostato per un paio di giorni. Probabilmente si trova in una zona sicura. Se
riusciamo a raggiungerlo, possiamo usare i cristalli per scappare poi… Scusatemi ancora, mi
servirà il vostro aiuto solo per un altro po’.”

Yulier fece un inchino, e Kirito agitò la mano allarmato.

“N-No, lo stiamo facendo per nostra scelta, e poi sto anche trovando tanti begli oggetti, quindi…”

“Oh?”

Asuna chiese sinceramente interessata.

“I mostri hanno droppato qualcosa di interessante?”

“Già.”

Kirito operò un menù ed apparve della carne rosso scuro con un suono umidiccio. Asuna rimase
imbambolata alla vista di quella roba.

“Ma cos’è quella?”

“Carne di rana! Il suo sapore è paragonabile solo alla sua stramberia, quindi deve assolutamente
cucinarla più tardi.”

“Te lo puoi anche sognare!!”

Gridò Asuna, ed aprì anche lei il menù. Entrò nel menù che condivideva con il ragazzo e cercò
l’oggetto incriminato, «Carne di Scavenger x24», e la gettò senza pietà nel cestino.
“Ah! Aaaaaa…”

Kirito reagì malissimo e cominciò a piagnucolare, a quella vista Yulier scoppiò a ridere reggendosi
lo stomaco. Poi successe qualcosa,

“Sorellona, finalmente stai ridendo!”

Disse Yui tutta contenta.

A quella scena, Asuna ripensò a quello che era successo il giorno prima. Il giorno prima, Yui si era
sentita male dopo che aveva iniziato a divertirsi insieme agli altri bambini, dopo aver spazzato via i
delinquenti dell’Armata. Sembrava che la bambina possedesse un’insolita sensibilità ai sorrisi della
gente intorno a lei. Che fosse la sua personalità originaria, o che fosse dovuto ai suoi patimenti—

Asuna sentiva il bisogno di stringere Yui a sé. Aveva giurato a sé stessa che non avrebbe mai
abbandonato quella piccolina.

“Bene, andiamo!”

Alle parole di Asuna, il gruppo si rimise in marcia.

I mostri di tipo acquatico lasciarono presto il campo a quelli di tipo non-morto, come zombie e
spettri, spaventando seriamente Asuna, ma Kirito continuò a trucidare mostri dopo mostri senza
mostrare la minima esitazione.

Normalmente se un giocatore dei piani alti scendeva per combattere i mostri di un piano di basso
livello era considerato da maleducati, ma vista la situazione non c’era da preoccuparsi, e poi non
c’era nessun altro nei paraggi. Piuttosto, era una buona chance per far livellare Yulier, ma lei era
interessata solo a salvare Tinker al momento.

Due ore erano passate in un batter di ciglia, e la strada tra il gruppo e la presunta posizione di
Thinker si era ridotta parecchio.

Non era possibile tenere il conto di quanti mostri avessero abbattuto, quando finalmente videro un
bagliore davanti a loro.

“Ah, è la zona sicura!”

Alle parole di Asuna, anche Kirito annuì, avendo controllato con la sua abilità di scansione.

“C’è un solo giocatore dentro. Ed è vivo.”

“Thinker!”

Yulier gridò e prese a correre, incapace di aspettare oltre, con l’armatura che cigolava ad ogni
passo.

Kirito abbassò le spade e la seguì insieme ad Asuna che reggeva Yui.

Corsero verso la luce. Ad un certo punto raggiunsero un bivio, e dopo di esso raggiunsero presto
una piccola stanza.

Ai loro occhi ormai abituati all’oscurità, quella flebile luce era dolorosissima per gli occhi, e c’era un
solo uomo lì dentro. Il suo volto era sfalsato dalla luce, ma stava agitando la mano verso di loro.
“Yurieeel!!”

Non appena si fu accertato di chi fossero i visitatori, urlò il nome della compagna. Yulier agitò la
mano a sua volta, riprendendo a correre.

“Thinkeeer!!”

Con la voce rotta dal pianto, l’uomo gridò—

“Non avvicinateviiii!! Quella strada è…!!”

A quell’avvertimento, Asuna si fermò allarmata. Ma Yulier non sembrò farci caso e continuò
imperterrita a correre.

In quel momento.

Alcuni metri a destra rispetto all’apertura della stanza, nel buio comparve un cursore giallo. Asuna
controllò in fretta il nome. L’etichetta recitava «La Falce Fatale»—

La falce simboleggiava il fato, e poi c’era l’articolo prima del nome. La prova che si trattava di un
boss.

“Nooo!! Yulier-san, stai indietro!!”

Asuna gridò. Il cursore giallo si mosse in fretta, frapponendosi tra la stanza e il gruppo. Di quel
passo Yulier se lo sarebbe ritrovato davanti.

Non c’era più molto tempo.

“Ku-!!”

All’improvviso, Kirito sparì dal fianco di Asuna. In realtà era scattato a gran velocità. Tutt’intorno
risuonò il suono di un impatto.

Era schizzato di molti metri in avanti in un istante, aveva afferrato Yulier con un braccio e aveva
affondato una spada in un muro con tutte le sue forze. Un terribile suono metallico.
Innumerevolescintille si sparsero intorno. Una frenata d’emergenza per niente piacevole, Nello
spazio di fronte a loro, si parò ben presto un’ombra tutt’altro che amichevole.

Il cursore giallo era sì e no a dieci metri da loro. Il mostro, dalle dimensioni sconosciute,
sembròprepararsi a caricare.

Kirito lasciò andare Yulier, e ritraendo la spada conficcata, saltò nel passaggio a sinistra. Asuna lo
seguì.

Scuotendo Yulier per farla riavere dallo shock, si sporse dall’apertura in cui si erano nascosti.

Posando Yui accanto a Yulier, Asuna disse.

“Per favore, corri nella zona sicura con la bambina!”

La ragazza con la frusta annuì, e controllando che portasse Yui con sé, Asuna estrasse il suo
stocco e si voltò a sinistra.
C’era Kirito, con le spade sguainate. Più avanti invece— c’era una creatura umanoide di due metri
e mezzo, avvolta in un manto svolazzante.

Dalle pieghe spuntavano mani rattrappite e nere. La faccia scarna era occupata in gran parte da
due occhi enormi ed iniettati di sangue, fissi sulla coppia. Nella mano destra reggeva un’enorme
falce nera.

Sull’estremità di quella lama crudele colavano viscidi rivoli rossi, goccia dopo goccia. Il suo aspetto
era del tutto simile al classico cupo mietitore.

Gli occhi del mietitore puntarono dritto su Asuna. In quel momento lei si sentì montare una paura
tremenda, e sentì brividi freddi lungo la schiena.

Ma il suo livello non doveva essere molto alto.

Con quel pensiero brandì di nuovo la sua lama, ma Kirito parlò visibilmente turbato.

“Asuna, vai nella zona sicura, porta con te tutti e scappate con un cristallo, adesso.”

“Eh…?”

“Questo qui è forte. Persino la mia abilità non mi fornisce alcuna informazione su di lui. In termini di
potenza, dev’essere equiparabile ai mostri del novantesimo livello.”

“…?”

Asuna rimase senza parole. Il mietitore intanto continuava ad avanzare verso di loro, levitando.

“Io lo trattengo per un po’, quindi vai!!”

“Ki-Kirito devi venire anche tu…”

“Verrò dopo di te! Presto…!!”

Sebbene il cristallo fosse una manna dal cielo, non era certo onnipotente.

Tra il prendere il cristallo, scegliere la destinazione, ed usarlo c’era un tempo di attesa di diversi
secondi. Se qualcuno venisse attaccato durante quell’intervallo di tempo, il teletrasporto verrebbe
annullato. Era per questo che quando in un party veniva meno la linea di comando, e i membri si
davano alla fuga usando i cristalli, le vittime solitamente erano sempre quelli che non avevano il
tempo di usare i cristalli.

Asuna non sapeva cosa fare. Kirito era abbastanza forte da sopravvivere e scappare. Tuttavia la
velocità mostrata dal boss si era rivelata terrificante. Se lei fosse scappata, e lui non sarebbe
comparso poi. Non se lo sarebbe mai perdonato.

Asuna diede un’occhiata in fondo alla strada a destra.

—Perdonami, Yui-chan. Avevo detto che saremmo stati insieme…

Lo disse sussurrando, poi gridò.

“Yulier-san, lascio a te Yui! Voi tre scappate tutti insieme!”


Yulier scosse la testa, la sua espressione gelida.

“Non permetterò mai una cosa del genere…”

“Presto!!”

Fu allora. Il mietitore caricò con la falce alzata, con i miasmi che spuntavano dal suo manto.

Kirito incrociò le lame e si impose di fronte ad Asuna. Lei afferrò disperata la sua schiena, unendo
la sua lama a quella di Kirito. Il mietitore, per niente intimorito dalle loro tre spade, calò la sua falce.

Un lampo rosso. Un impatto.

Asuna si sentì girare la testa. Prima venne spinta per terra, poi rimbalzò e ricadde per terra. Il suo
respiro si fermò, e la sua vista si fece buia.

Controllò la sua barra degli HP e quella di Kirito, ed entrambe erano ridotte a metà con quel
singolo colpo. Non sarebbero sopravvissuti al prossimo attacco. Doveva alzarsi al più presto. Ma
non riusciva a muoversi—

—E in quel momento.

Sentì un passo dopo l’altro venire verso di lei. Impietrita, riconobbe i passi infantili che correvano
verso di lei, noncuranti del pericolo.

Braccia e gambe sottili. Lunghi capelli neri. Era Yui, che era scappata dalla zona sicura. Per niente
spaventata, stava correndo verso il mietitore.

“Idiota!! Scappa via!!”

Gridò Kirito cercando di tirarsi sù. Il mostro sollevò di nuovo la falce, pronto a colpire. Se fosse
stata colpita, gli HP di Yui sarebbero certamente calati a zero. Anche Asuna provò a parlare. Ma
non riuscì a dire una sola parola.

Ma in quel momento, accadde qualcosa di incredibile.

“Va tutto bene, Mamma, Papà.”

Yui cominciò a galleggiare delicatamente.

Non aveva saltato. Muovendosi come se avesse le ali, si fermò a due metri circa da terra. Poi
stese in avanti il suo braccio destro fin troppo corto.

“Nooo…! Togliti di lì!! Scappa, Yui-chan!!”

Come a voler zittire le grida di Asuna, la falce calò sul corpicino di Yui.

L’atroce punta della falce colpì il palmo di Yui—

Poco prima di colpirlo, apparve una barriera violacea e la falce fu respinta. L’avviso di sistema che
spuntò intorno a Yui fece rimanere Asuna a bocca aperta.
[Oggetto Indistruttibile], c’era scritto. Indistruttibile— un attributo che non poteva possedere nessun
giocatore.

Il mietitore fissò Yui visibilmente confuso. Subito dopo accadde qualcos’altro che sorprese Asuna.

“Gouu!!”.

Insieme a quel suono, un’ondata di fiamme si avvolse nel palmo aperto della mano di Yui.
Le fiamme si unirono e si allungarono, e infine presero una forma familiare. Guardando, era
impossibile non notare una spada enorme di fiamme. Una lama che sembrava estendersi
all’infinito.

Quella spada enorme era parecchie volte più lunga della stessa Yui. Il metallo incandescente di cui
era fatta illuminava l’intero corridoio. A contatto con il tremendo calore della lama, i vestiti di Yui
cominciarono a bruciare all’istante. Al di sotto di essi apparve di nuovo il completo intero bianco
che la bambina indossava il primo giorno. Stranamente però, le fiamme non sembravano avere
alcun effetto sul vestito, sui capelli o sulla stessa Yui.

Mosse appena appena la spada che aveva evocato—

E senza esitare, Yui sfidò il mostro di fronte a sé.

Sebbene le sue azioni non fossero altro che il frutto degli algoritmi del sistema, Asuna poté giurare
di vedere la paura negli occhi del mietitore.

Avvolta dalle fiamme, Yui caricò la bestia con un rumore assordante. Il mostro alzò la falce per
difendersi, come se fosse spaventato dalla bambina, molto più piccola di lui. E avanzando, Yui
agitò la spada con tutte le sue forze.

La spada colpì la falce proprio nel mezzo, e per un istante, il mondo sembrò fermarsi.

Poi la spada di Yui prese ad avanzare lentamente, ma inarrestabile, facendo uno stridio terribile.
Le fiamme polverizzavano qualsiasi cosa a parte Yui e il mietitore stesso.

Non ci volle molto per—

Insieme ad un suono tremendo, la falce del mostro si spezzò finalmente a metà. Immediatamente
dopo, la spada si trasformò in un turbine di fiamme che colpì il mostro dritto in faccia.

“—h…!!”

Asuna e Kirito sobbalzarono istintivamente, reagendo all’impressionante spettacolo che si stava


parando di fronte ai loro occhi. In quel momento, risuonò un terribile grido di agonia per tutto il
corridoio.

Quando riaprirono gli occhi, dovettero riabituarsi a tutta quella luce. Il boss non c’era più. Piccoli
fuochi continuavano a bruciare qua e là, con un suono crepitante. E al centro di tutto Yui era sola,
e guardava verso il basso. La fiamma cadde dalle sua mani, al suolo, e svanì in un turbine di
fiamme proprio come quando era apparsa.

Asuna si alzò, usando il suo stocco come sostegno. Anche Kirito si rialzò poco dopo. La coppia si
avvicinò a Yui con passi malfermi.

“Yui… chan…”

Asuna la chiamò con voce roca, e la bambina si voltò senza fare alcun rumore. Le sue labbra
sorridevano, ma i suoi occhi erano pieni di lacrime.

Yui guardò Asuna e Kirito e parlò.

“Papà… Mamma… Adesso mi ricordo tutto…”


La zona sicura del labirinto sotto la Starting City era perfettamente quadrata. C’era una sola
entrata, e al centro di essa c’era un tavolo di pietra liscio e nero.

Asuna e Kirito osservavano Yui seduta su quel tavolo, in silenzio. Yulier e Thinker erano già andati
via, e ora erano rimasti solo loro tre. “I miei ricordi sono tornati”; con quelle parole, Yui aveva
iniziato a spiegare, ma erano passati diversi minuti senza dire nulla. La sua espressione sembrava
esitante e sofferente, ma ben presto Asuna le chiese di continuare.

“Yui-chan… Ti ricordi…? Tutto adesso…”

Yui teneva ancora lo sguardo basso, ma poi rispose. Parlò con un’espressione a metà strada tra il
sorriso e le lacrime.

“Sì… Vi spiegherò tutto— Kirito-san, Asuna-san.”

Nel momento in cui la sentì parlare in maniera tanto formale, Asuna sentì qualcosa rompersi
dentro di lei. Sentiva che qualcosa sarebbe finito presto.

In quella stanza quadrata, Yui continuò a parlare.

“Questo mondo, «Sword Art Online», è controllato da un singolo, enorme programma. Il sistema si
chiama «Cardinal». Questo mondo funziona secondo il suo giudizio. In primo luogo, Cardinal è
stato concepito in maniera da non necessitare di manutenzione da parte dell’uomo. Con due
programmi che correggono in parallelo gli errori dell’altro, ed inoltre innumerevoli programmi minori
a sua disposizione regolano questo mondo in toto… L’IA di mostri ed NPC, il bilancio degli oggetti
e della valuta, tutto viene controllato dalla serie di programmi sotto il controllo di Cardinal. —
Tuttavia, c’era una cosa che doveva per forza essere affidata al controllo umano. Problemi
derivanti dagli stati emotivi dei giocatori; si trattava di una cosa che potevano risolvere solo gli
umani stessi… e a tale scopo sarebbero dovuti entrare in gioco dozzine di membri dello staff.”

“GM…”

Kirito rispose con un sospiro.

“Yui, in pratica, ci stai dicendo che sei un game master…? Un membro dello staff della Argus…?”

Yui scosse la testa, rimanendo in silenzio per qualche momento.

“…Quando i creatori di Cardinal hanno affidato persino le vite dei giocatori al sistema, hanno
lanciato anche un trial di un certo programma. Usando una caratteristica tipica del Nerve Gear,
esso ha scansionato in lungo e in largo le emozioni dei giocatori, e si mostrava ai giocatori
bisognosi di supporto emotivo con il nome… «Mental Health — Counselling Program», MHCP
versione 1, nome in codice, «Yui». Questa sono io.”

Asuna rimase senza parole per lo shock. Non fu in grado di comprendere subito quello che aveva
sentito.

“Programma…? Intendi un’IA…?”

Chiese con un filo di voce. Yui annuì con un sorriso amaro.

“Per poter meglio interagire con i giocatori, mi è stata fornita una personalità molto simile a quella
umana. —E’ tutto fasullo però… anche queste lacrime… Mi dispiace, Asuna-san…”
Grosse lacrime colavano dagli occhi di Yui, per poi evaporare in lampi di luce. Asuna fece un solo
passo verso Yui. Allungò una mano, ma Yui scosse la testa. Era come— come se si sentisse
indegna di ricevere ulteriori abbracci da Asuna.

Ancora incapace di capire la situazione, Asuna le rivolse una domanda.

“Ma… Come hai fatto a perdere i ricordi…? Una cosa del genere può succedere anche ad
un’IA…?”

“…Due anni fa… Il primo giorno di servizio di SAO…”

Yui continuò la sua spiegazione con lo sguardo basso.

“Sebbene anche io non conoscevo bene i dettagli, Cardinal mi ha dato un ordine insolito. Il divieto
assoluto di interagire con i giocatori… Impossibilitata a stabilire contatti con qualcuno, non mi
restava che controllare gli stati mentali dei giocatori.”

Asuna reagì d’istinto; immaginò che quell’ordine assurdo le fosse stato impartito direttamente
dall’unico GM di SAO ancora operativo, Kayaba Akihiko. Yui, che probabilmente era all’oscuro di
tutti gli avvenimenti passati, scuoteva la testa tristemente.

“Quella situazione— era insostenibile per me… Praticamente tutti i giocatori erano flagellati da
tristezza, disperazione e rabbia; a volte, qualcuno cedeva persino alla pazzia. Ho continuato a
guardare nei loro cuori. Se avessi potuto, sarei corsa subito da quei giocatori bisognosi, avrei
ascoltato i loro problemi e li avrei aiutati… ma mi era stato espressamente vietato… Il conflitto tra il
dover intervenire e l’ordine che me lo impediva mi ha ben presto riempito di errori, e il mio sistema
è crashato…”

Nel cuore di quel labirinto silenzioso, la voce delicata di Yui risuonava argentea. Asuna e Kirito non
potevano far altro che ascoltare senza pronunciare una sola parola.

“Un giorno, mentre effettuavo il mio solito monitoraggio, ho rilevato due persone i cui parametri
mentali erano molto diversi da quelli degli altri giocatori. Finora non avevo mai incontrati simili
pattern mentali. Gioia… pace… ma non solo questo… molte emozioni nuove, che mi spingevano a
studiarli sempre di più. Dentro di me sono fioriti desideri sconosciuti, mentre osservavo le loro
interazioni. Ad un certo punto non stavo più svolgendo la mia funzione… Volevo avvicinarmi di più
a loro due… in modo intimo, volevo conversare con loro… Con il desiderio di avvicinarmi a loro,
anche solo di poco, ho vagato per giorni, arrivando a trovare la casa in cui vivevano. Credo di
essere collassata intorno a quel periodo…”

“Ed è successo nella foresta del ventiduesimo piano…?”

Yui annuì gentilmente.

“Sì. Kirito-san, Asuna-san… Io ho sempre desiderato… incontrare voi due… In quella foresta, nel
momento in cui vi ho visti… sono scoppiata di gioia… E’ stato strano, non credevo di poter provare
simili emozioni… Io non sono altro che un programma…”

Piangendo copiosamente, Yui chiuse la bocca. Asuna era afflitta da sentimenti contrastanti, con le
mani giunte al petto.

“Yui-chan… sei una vera IA, vero? Quindi possiedi una vera intelligenza… ”

A quelle parole, Yui reclinò la testa e rispose.


“Io.. non capisco… Cosa mi sia successo esattamente…”

In quel momento, Kirito fece un passo in avanti rompendo il suo silenzio.

“Yui, non sei più un programma sotto il controllo del sistema. Quindi dovresti esprimere
liberamente quali sono i tuoi desideri.”

Disse con voce gentile.

“Che cosa desideri, Yui?”

“Io… Io voglio…”

Yui allungò in avanti le sue braccia sottili.

“Stare per sempre insieme… Papà… Mamma…!”

Senza neppur degnarsi di asciugarsi le lacrime sul viso, Asuna corse ad abbracciare Yui.

“Staremo sempre insieme, Yui-chan.”

Poco dopo, anche Kirito, strinse tra le braccia sia Yui che Asuna.

“Aah… Yui è nostra figlia. Andiamo a casa. Vivremo tutti insieme… per sempre…”

Tuttavia, Yui scosse la testa.

“Eh…”

“E’… troppo tardi…”

Kirito chiese sorpreso.

“Ma che… Come troppo tardi…”

“Il motivo per il quale ho riavuto i miei ricordi… è perché ho trovato quella pietra.”

Yui indicò il tavolo di pietra liscio al centro della stanza.

“Quando prima Asuna-san mi ha spedito in questa stanza, ho toccato quella pietra per caso, e ho
capito. Questo non è solo un oggetto decorativo… Si tratta di un pannello di controllo d’emergenza
installato per i GM.”

Come se Yui avesse impartito un ordine silenzioso, la stele di pietra cominciò ad illuminarsi. Con
un suono elettronico, comparve una tastiera olografica sulla sua superficie.

“Credo che il mostro di prima sia stato messo qui per tenere via i giocatori. Ho avuto accesso al
sistema tramite questo pannello e ho eliminato il mostro con «Cancella Oggetti» . In quel
momento, Cardinal ha corretto gli errori nel mio registro… ma allo stesso tempo, Cardinal mi ha
anche scoperta. In questo momento il sistema sta scansionando il mio programma. Concluderà
che sono diventata un’entità estranea, e finirà col cancellarmi. Ormai… non mi rimane molto
tempo…”
“Ma… Ma è…”

“Non c’è nulla che possiamo fare? Se andiamo via da qui…”

Yui rivolse un sorriso triste alle parole dei due. Ricominciò a piangere poco dopo.

“Papà, Mamma, grazie mille. Credo sia arrivato il momento di salutarci.”

“Ma no! Io non voglio!!”

Asuna strillò disperata.

“Questo è solo l’inizio!! D’ora in poi staremo tutti felici e insieme… vivremo in pace…”

“In quell’oscurità… Durante quel periodo buio in cui non sapevo neppure chi fossi, Papà e Mamma
sono stati la mia unica gioia.”

Yui guardò Asuna negli occhi. Il suo corpo cominciò ad essere avvolto da una debole luce.

“Yui, non andare!!”

Kirito prese Yui per le mani. Lei strinse le sue mani con le sue dita sottili.

“Quando sono con Mamma e Papà, tutto sembra bello… Questo mi ha resa felice. Questa sarà la
mia richiesta d’ora in poi… Quando non ci sarò più… aiutate tutti… portate loro la gioia…”

I capelli e il vestito di Yui cominciarono a disintegrarsi in frammenti di luce. Il suo volto sorridente
divenne trasparente. La sua presenza stava svanendo.

“No! Non voglio!! Se Yui-chan va via non sarò più in grado di sorridere!!”

Coperta da quella luce, Yui sorrise. Accarezzò Asuna poco prima di svanire.

—Mamma, devi sorridere…

Con quelle parole riecheggianti, ci fu un’ultima luce, e poi nulla più; dopo che la luce si fu spenta,
non rimaneva niente fra le braccia di Asuna.

“Uwaaaaaa!!”

Gridando senza trattenersi, Asuna cadde in ginocchio. Inginocchiandosi sul tavolo in pietra, pianse
come una bambina. Le lacrime caddero una dopo l’altra, sul terreno dove poco prima stava Yui,
mescolandosi alla polvere di dati di cui era composto quel mondo.
Parte 4
Sul giardino soffiava una brezza calda e gentile. Forse attratti dalle voci allegre, un bel po’ di
uccelli stavano sui rami degli alberi, osservando i bizzarri umani sottostanti.

Una festa si stava celebrando nel grande giardino di fronte alla chiesa di Sasha, e avevano
spostato il grande tavolo per poter mangiare fuori. Il cibo veniva preparato con una griglia enorme,
per la gioia di tutti i bambini.

“Pensare che una cosa tanto deliziosa… in realtà non esiste…”

Il capo dell’Armata che era stato salvato appena il giorno prima, Thinker, assaggiò l’arrosto
preparato con dovizia da Asuna, tessendone le lodi estasiato. Accanto a lui, Yulier osservava
divertita. All’inizio sembrava una guerriera impassibile, ma accanto a Thinker non sembrava altro
che una moglie gentile.

Per quanto riguardava Thinker invece, si vedeva chiaramente che si trattava di una persona che
emanava un’aura di gentilezza, decisamente in contrasto con il ruolo di chi comanda una gilda del
genere.

Leggermente più alto di Asuna, era visibilmente più basso di Yulier.

La sua corporatura assolutamente comune non era quella di un guerriero, e non aveva neppure
un’arma. Accanto a lei, anche Yulier per l’occasione non era in uniforme. Thinker accettò il vino
offertogli da Kirito, e fece un cenno col capo. Non era la prima volta, quel giorno.

“Asuna-san, Kirito-san. Vi siamo davvero debitori. Ditemi come posso sdebitarmi…”

“No, io devo molto a «MMO Today» dopotutto.”

Kirito rispose con un sorriso.

“Un nome molto nostalgico.”

Al sentirlo, il volto tondo di Thinker si illuminò con un sorriso.

“All’epoca, viste le difficoltà inerenti all’aggiornare il sito giorno dopo giorno, pensai che non potessi
fare molto altro, ma paragonandolo all’essere il capo di una gilda, era una passeggiata. Avrei fatto
meglio a dirigere un giornale anche qui, eh.”

Dal tavolo si levarono le risate.

“Ed ecco… Come vanno adesso le cose con l’Armata…?”

Asuna chiese esitante, e Thinker cambiò espressione.

“Kibaou e i suoi sostenitori sono stati espulsi. Avrei dovuto farlo molto tempo fa… Io non sono
bravo a litigare, e la situazione è degenerata subito… —Ho anche pensato di sciogliere la gilda.”

Asuna e Kirito si guardarono meravigliati.

“Devi…averci riflettuto per un bel po’.”


“L’Armata è cresciuta troppo… Demolirò la gilda, e dalle sue ceneri creerò nuovamente
un’organizzazione per il bene di tutti. Demolirla e abbandonare tutti è da irresponsabili dopotutto.”

Yulier strinse gentilmente la mano di Thinker e continuò al suo posto.

“—Ridistribuiremo equamente le ricchezze accumulate dall’Armata tra i membri e anche tra gli
abitanti di questa città. Dopotutto, abbiamo causato non pochi disagi… Sasha-san, ci dispiace
tanto.”

Yulier e Thinker fecero un profondo inchino, provocando la sorpresa di Sasha. La poveretta


cominciò ad agitare le mani commossa.

“No, questo è troppo. I bambini hanno ricevuto aiuto anche dai membri onesti dell’Armata
dopotutto.”

La reazione di Sasha causò un’altra ondata di risate.

“Mettendo questo da parte…”

Yulier si rivolse ai due spadaccini.

“La bambina di ieri, Yui-chan… come se la passa…?”

Asuna e Kirito si scambiarono uno sguardo, e la ragazza rispose con un sorriso.

“Yui è… tornata a casa sua…”

Portò il suo indice al petto. Lì brillava un ciondolo che fino al giorno prima non c’era. Lì, incastonata
in una fine catena d’argento, c’era una gemma brillante. Accarezzando quella gemma a forma di
lacrima, sentì un calore vivo sulla punta delle dita.

In quel momento—

Poco dopo la scomparsa di Yui, quando Asuna piangeva disperata, Kirito gridò all’improvviso.

“Cardinal!!”

Alzando lo sguardo al cielo, Kirito fissò il soffitto della stanza e gridò.

“Non pensare che… andrà come vuoi tu!!”

Poi saltò improvvisamente sulla console al centro della stanza. Colpì rapidamente la tastiera
olografica. A quella scena Asuna dimenticò la sua tristezza e chiese con voce tremante.

“Ki-Kirito-kun… Ma che…!?”

“Se è ancora… Se è ancora qui, potrei introdurmi nel sistema con l’account di un GM…”

Davanti a Kirito che borbottava a bassa voce comparve una finestra luminosa che irradiava di luce
l’intera stanza. Mentre Asuna lo osservava stupita, Kirito inserì diversi comandi uno dopo l’altro.
Apparve una piccola barra di progresso, e nell’istante in cui la barra raggiunse l’estremità che
indicava il completamento—
La console lampeggiò con una luce bianca, e immediatamente dopo Kirito fu mandato a gambe
all’aria con un suono tremendo.

“Ki-Kirito-kun!!”

Spaventata, accorse da lui steso per terra.

Scuotendo la testa mentre si rialzava, Kirito sorrise con espressione dolorante; poi porse ad Asuna
il pugno chiuso. Non capendo cosa stesse succedendo, Asuna allungò a sua volta la mano.

Quello che Kirito fece cadere nella mano aperta di Asuna era un gioiello a forma di lacrima. Al
centro della gemma finemente elaborata brillava una luce intermittente, come se fossero dei battiti.

“Questo è…?”

“…La connessione che ha usato Yui per connettersi al sistema era ancora attiva, e l’ho sfruttata
per scaricare il suo programma, e poi l’ho convertito in oggetto… Qui dentro c’è il cuore di Yui…”

Dopo aver detto questo, Kirito rovinò al suolo, come se fosse a corto di energie.

“Yui-chan… allora sei… qui dentro, eh… La mia… Yui-chan…”

Ancora una volta riprese a piangere disperata. La gemma, come a rispondere alle parole di Asuna,
brillò una volta più intensamente delle altre.

Salutarono riluttanti Sasha, Yulier, Thinker, e i bambini, e il vento infuso dei profumi della foresta, e
tornarono al ventiduesimo piano. Sebbene fossero stati via solo tre giorni, a loro pareva essere
trascorso molto più tempo.

Che mondo vasto—

Asuna ripensò ancora una volta a quel misterioso mondo fluttuante. Ogni giorno, su quel mondo a
strati c’erano persone che ridevano o che piangevano. No, per la maggior parte delle persone
erano più comuni gli avvenimenti tristi; eppure, tutti quanti continuavano le loro battaglie, giorno
dopo giorno.

Il posto in cui dovrei essere…

Asuna osservò la strada davanti casa sua, e poi il soffitto sopra di lei.

—Torniamo presto a fronte, pensò all’improvviso.

Ho bisogno di tornare al mio posto e di usare ancora la mia spada. Non so quanto mi ci vorrà, ma
intendo demolire questo mondo fasullo e restituire a tutti il vero sorriso. Per garantire a tutti la vera
felicità— Era questa la richiesta di Yui.

“Ehi, Kirito-kun.”

“Mmh?”

“Se il gioco finirà e questo mondo sparisse, cosa succederebbe a Yui-chan?”


“Aah… Beh, non credo ci siano rischi. Ho convertito i suoi dati in modo da essere compatibili per
alcune applicazioni installate nella memoria del mio Nerve Gear. Però potrebbe essere difficile
decomprimerli sottoforma di Yui… Ma ritengo sia possibile.”

“Capisco.”

Asuna abbracciò Kirito gentilmente.

“Bene, allora incontreremo Yui dall’altra parte. La nostra prima bambina.”

“Certo.”

Asuna osservò il cristallo che teneva in mano. “Mamma, fa del tuo meglio”… Le sembrava di
sentire nelle sue orecchie.
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Volume 2: アインクラッド – Aincrad

La Renna dal Naso Rosso


Aincrad 46esimo Piano, Dicembre 2023

Parte 1

«Vorpal Strike» balenò attraverso il buio, e con il loro sangue chiaro gli HP dei due insetti
giganti scesero a zero.

Confermando con la mia visione periferica che i poligoni si erano dispersi, ritirai la mia
spada appena mi scongelai, e mi voltai per bloccare un attacco da una grande e forte
mascella. Quindi usai la stessa «Sword Skill» per finirlo, il mostro lanciò un grido acuto
prima di inclinarsi all'indietro e morire.

Questa pesante abilità d'attacco a una mano era apparsa la prima volta nella mia lista
appena tre giorni fa, quando la statistica della mia «Sword Skill a una mano» aveva
raggiunto il livello 950, ed era sorprendentemente utile. Anche se l'abilità comportava un
lungo periodo di raffreddamento del giocatore, la sua portata era doppia rispetto alla reale
lama dell'arma e il fatto che la sua potenza era paragonabile a una pesante lancia a due
mani, la rendeva più che sufficiente per compensare i suoi difetti. Naturalmente, se usata
in battaglia contro altri giocatori, loro avrebbero subito capito la tempistica. Ma i semplici
movimenti dei mostri AI non potevano contrastarla. Si poteva semplicemente continuare
ad usarla e spazzare via gruppi di nemici con profondi effetti di luce rossa.

Detto questo, dopo un’ora continuata di battaglia sotto la debole luce di una torcia, sentii
la mia concentrazione calare. Non riuscivo più a reagire e contrastare le loro grandi
mascelle o il muco acido come in precedenza. Anche se attaccavano in gran numero, questi
mostri non erano pesci piccoli. Questo habitat era situato a soli tre piani sotto la linea del
fronte al 49° piano e questi erano dei mostri molto forti. Anche se rientravano nel margine
di sicurezza considerando la differenza di livello, se uno sciame enorme mi avesse
attaccato e circondato, i miei HP sarebbero rapidamente scesi nella zona gialla.

Per affrontare questi pericoli e andare in un piano che era già stato ripulito, ci poteva
essere solo una ragione. Questo posto era il luogo più efficace per guadagnare punti
esperienza rispetto a tutte le zone di allenamento attualmente conosciute. Queste
formiche giganti, che provenivano dalle grotte intorno al dirupo, presentavano un alto
potere di attacco, ma i loro HP e difesa erano entrambi molto bassi. Finché si continuava a
evitare gli attacchi, si poteva eliminare rapidamente molti di questi mostri. Ma, come
accennato in precedenza, una volta sotto attacco e circondati, non si era in grado di
tenergli testa e si poteva arrivare presto alla morte, pertanto questa area non poteva
essere vista come una zona di allenamento ideale per un solo player. Poiché questo era un
posto conosciuto, a ogni party era consentito cacciare solo per un'ora.

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Io ero l'unico solo player. Anche in quel momento, c’erano molti volti noti, provenienti da
varie gilde, in fila all'ingresso della valle. Ci doveva essere una fila di persone annoiate che
osservava gli altri giocatori come se pensassero di essere scavalcati. Se fosse solo
impazienza andrebbe anche bene. Ma i giocatori vivaci di team forti pensavano a me come
il “Fortissimo Idiota” o “l’Anarchico Beater”2 – Ma, naturalmente io non potevo saperlo con
certezza.

Lo schermo a sinistra mostrava 57 minuti. Decisi di finire dopo aver ripulito la successiva
ondata di mostri. Presi un bel respiro e attesi, in modo da spremere fino all'ultima briciola
di concentrazione.

Le formiche si avvicinavano sia da sinistra sia da destra, ne affrontai una sulla destra e
lanciai un pugnale per fermare i suoi movimenti prima di ucciderne una sulla sinistra con
una skill di triplo attacco, «Sharp Nail». Mentre mi giravo, usai la «Vorpal Strike» per
tagliare un'altra formica nella direzione delle sue grandi fauci spalancate. Durante il tempo
di ripresa della mia skill, usai il guanto sulla mano sinistra per rimuovere il verde acido
che mi aveva colpito. Con un suono acuto la mia barra degli HP si abbassò, quindi saltai
verso l'alto. A mezz'aria, tagliai la parte più debole del dorso della formica e la uccisi. Per le
ultime due, usai una delle più lunghe skill chain che conoscevo, una combo da sei colpi, per
sconfiggerle. Prima dell'apparizione della prossima ondata di formiche dai loro formicai,
corsi via.

Dopo aver fatto in pochi secondi i trenta metri della valle delle formiche, rotolai fuori dal
piccolo ingresso prima di riuscire finalmente a prendere fiato. Ansimando per l'aria fresca,
mi chiedevo se questo dolore era solo mentale o se anche il mio corpo reale avesse smesso
di respirare. In ogni caso, sentivo i crampi allo stomaco, incapace di sopportare questo
livello di nausea, mi lasciai cadere come uno straccio sul terreno ghiacciato d'inverno.

Mentre giacevo a terra il suono di molti passi giungeva alle mie orecchie. Anche se queste
erano persone che conoscevo, non riuscivo nemmeno a dir loro “ciao”. Debolmente agitai
la mano destra per invitarli ad andare avanti, poi sentii una voce ruvida e un grande
sospiro.

“Il mio livello e il vostro sono cresciuti separatamente, quindi non mi unirò all'azione di
oggi. Ascoltatemi. Non lasciate che la formazione a cerchio crolli, rimanete costantemente
consapevoli delle persone intorno a voi. Fate in modo di non fare gli stupidi se incontrate
qualcosa di pericoloso, non esitate a chiamarmi. E ricordate, fuggite immediatamente
quando la regina viene fuori.”

2
In realtà la versione inglese mette “Anomic Beater” che tradotto sarebbe “Anomico Beater”, ora chi è che sa cos’è
l’anomia alzi la mano o_ò Vorrei sapere se nell’originale c’è davvero queste termine assurdo .-. Ho tradotto con un
termine che gli si avvicina ma non è propriamente corretto. L’Anomia cit Wikipedia significa letteralmente "assenza o
mancanza di norme" e non è equivalente a anarchia ma a mio avviso il senso è più o meno quello per Kirito. [nde:
BloodKurenai]

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Dopo aver ricevuto gli ordini del loro capo, sei o sette persone risposerò con un “Si!” o un
“Oh!”, e gradualmente si allontanarono. Avevo respirato pesantemente un paio di volte, e
dopo aver finalmente ripreso il controllo del mio respiro, mi appoggiai con la mano destra
a un albero vicino.

“Prendi!”

Afferrai con gratitudine la pozione di guarigione, tolsi il tappo con il pollice e bevvi
avidamente. Anche se al gusto era leggermente amara come se avesse un pizzico di succo
di limone, la trovai molto deliziosa. Gettai la bottiglia vuota a terra, ebbi il tempo di vedere
una piccola luce rossa prima che scomparisse, e guardai in alto.

Klein, il leader della gilda «Fuurinkazan», che avevo incontrato all'inizio di questo gioco
mortale di nome SAO, indossava ancora la sua volgare bandana, aprì la bocca sopra la sua
barba trasandata e disse:

“Kirito, non importa come la metti, questo è più che assurdo. Quando sei arrivato qui
oggi?”

“Eh... intorno alle 8 di pomeriggio.”

Dopo aver risposto con voce roca, Klein mostrò un'espressione esagerata di
insoddisfazione.

“Ohi, ohi, sono già le due di notte, sei qui già da sei ore. In queste zone pericolose di
allenamento, se utilizzi più della tua forza rischi velocemente di morire.”

“Va bene. Posso riposare per più di due ore durante l'attesa.”

“Se nessuno viene quindi prevedi di continuare a lottare!”

“Questo è esattamente il motivo per cui ho scelto questo particolare orario per venire. Se
fossi arrivato durante il giorno avrei potuto aspettare cinque o sei ore.”

Klein mischiò un suono di sbigottimento con la frase “Idiota”. Poi sganciò la sua katana
dalla vita e si sedette pesantemente di fronte a me.

“...Beh, per quanto riguarda la tua forza, non ho avuto dubbi sin dal primo giorno di SAO...
Quale è il tuo livello in questo momento?”

Essere in grado di mantenere segrete le statistiche come il livello era un’ancora di salvezza
per un giocatore. Non chiedere queste informazioni era quindi una tacita regola in SAO. Ma
finora non c'era stato motivo per nasconderlo a Klein, così risposi onestamente.

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“Oggi sono arrivato al livello 69.”

La mano che stava strofinando il mento si fermò di colpo e gli occhi, che erano per metà
coperti dalla bandana, erano spalancati in stato di shock.

“... Ehi, dici per davvero? Prima eri solo dieci livelli più in alto di me… no, non riesco a
capire. Ultimamente la tua velocità di crescita è stata troppo insolita. Devi esserti allenato
anche durante il giorno quando le zone di allenamento sono scarsamente popolate dai
giocatori. Perché devi arrivare fino a questo punto? Non voglio sentire nulla come...... “per
finire il gioco”. Anche se diventerai sempre più forte, il ritmo di liberazione sarà sempre
determinato da forti gilde come i CdS.”

“Non mi interessa, sono diventato un livello-dipendente. Solo ottenere punti esperienza mi


fa sentire bene.”

Vedendomi dirlo con un finto sorriso, Klein di contrasto fece un'espressione seria.

“Non scherzare... Anche io so quanto faticoso sia accumulare così tanta esperienza. Giocare
da soli è incredibilmente faticoso per la mente... anche se il tuo livello si avvicina al 70,
rimanere soli in questa zona non è assolutamente sicuro. Vuoi correre dei rischi ok, ma
devi avere dei limiti. A quanto è settata l’esperienza in un posto come questo dove si può
morire in qualsiasi momento?”

Fuurinkazan era una gilda composta principalmente dagli amici di Klein conosciuti prima
di SAO. I suoi membri erano un gruppo che non amava interferenze non necessarie e il loro
leader, Klein, non faceva eccezioni.

Questo ragazzo era una brava persona, ma essere preoccupati fino a questo punto per un
beater solitario come me, avevo paura che lo facesse solo per senso del dovere, per questo
riuscivo a capire qual era la sua ragione. Per aiutare Klein, che non era molto bravo con le
parole, aprii la bocca con un sorriso.

“Va bene, non c'è bisogno di fingere ancora di essere preoccupato. Vuoi sapere se il mio
obiettivo è il Flag Mob, giusto?”

Flag Mob era un mostro per il completamento di una quest. Succedeva una volta ogni
pochi giorni o a volte ore, ma una volta ogni tanto questo mostro compariva ed era molto
vicino a un Boss come forza, quindi naturalmente non era uno scherzo da affrontare. Così,
per sconfiggerlo, i giocatori di solito costituivano dei party grandi quanto quelli che
avevano come obiettivo un Boss.

Klein senza mezzi termini rivelò un’espressione dura e si strofinò il mento.

“...Non stavo cercando particolarmente di scoprirlo...”

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“Non devi nascondere più le tue intenzioni. Il fatto che hai comprato la notizia riguardante
il mio acquisto di informazioni sul Christmas Boss da Argo... questa informazione l'ho
comprata da lei.”

“Cosa dici?!”

Klein spalancò gli occhi e rimase senza parole.

“Lei... Argo... il suo nickname, Rat, non è solo scenico.”

“Quella ragazza sarebbe capace di vendere qualsiasi informazione, anche le proprie


statistiche. Comunque, sappiamo che il nostro obiettivo reciproco è il Boss di Natale, ho già
comprato tutte le informazioni reperibili dagli NPC. Quindi, dovresti sapere che
guadagnerò esperienza senza sosta come adesso e non importa che tipo di consigli
riceverò, non mi fermerò per nessun motivo.”

“Ah... errore mio. Questo è qualcosa che vorrei di gran lunga evitare anche io. ”

Klein tolse la mano dal mento e si grattò la testa, continuando a parlare.

“Mancano 5 giorni alla vigilia di Natale... ogni Gilda è in fermento, tutti vogliono
aumentare, anche solo di poco, la loro capacità di combattimento prima della comparsa
del Boss. Ma in queste notti ghiacciate, idioti che si chiudono nelle aree di allenamento
sono rari. Ma... per fortuna la nostra gilda ha quasi dieci persone, abbiamo buone
probabilità se il nostro obiettivo fosse il Boss. Lo sai, è un flag mob da una volta l'anno,
questo non è qualcosa che riuscirai a cacciare da solo.”

“......”

Incapace di obiettare, guardai in basso verso il marrone chiaro dell'erba selvatica asciutta.

Un anno dopo l'inizio di SAO, prima del secondo Natale, delle voci cominciarono a
diffondersi in tutta Aincrad. Un mese fa, gli NPC di ogni piano hanno iniziato a parlare
della stessa quest.

Si dice che durante il Mese dell'Agrifoglio, più precisamente alla mezzanotte del 24
dicembre, in qualche foresta sotto i rami di un albero enorme, il leggendario mostro
«Nicholas l’Eretico»3 apparirà. Se qualcuno riuscirà a sconfiggerlo, riceverà tutto il tesoro
che trasporta nel suo grande sacco in spalla.

3
Si riferisce a San Nicola di Bari, conosciuto all’estero come St Nicholas, che ha dato origine al mito di Santa Claus o
Babbo Natale. Qua è dipinto come un mostro più che un santo dato il nome e la cosa non è poi tanto inverosimile dato
che in alcune leggende Santa Claus rappresenta proprio un mostro. [nde: BloodKurenai]

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Anche le forti gilde che normalmente andavano a caccia solo nei dungeon, questa volta
avevano mostrato grande interesse. Capivano che tesoro, denaro e armi rare avrebbero
aiutato molto durante le battaglie con il Boss del piano. Se il sistema di SAO, che finora
aveva sempre preso dai giocatori, dava dei regali di natale chi avrebbe mai potuto non
accettarli? Ma un solo player come me non aveva, in un primo momento, alcun interesse
su queste voci. Anche senza Klein a dirmi questo, sapevo già che questo avversario non era
cosa per un solo giocatore. Inoltre, con i soldi che ricevevo completando gioco, se volevo,
potevo anche comprarmi una casa. Soprattutto, non volevo, a seguito di una lotta contro il
Flag Mob che tutti volevano combattere, diventare famoso e ottenere attenzioni non
necessarie.

Ma due settimane fa… le mie intenzioni hanno fatto un giro di 180 gradi dopo aver
ascoltato le informazioni di un NPC. Dopo di che, sono andato in questo famoso terreno di
caccia ogni giorno, sotto le risate degli altri, e ho accumulato esperienza come un matto.

Klein, che si era mantenuto tranquillo con me, disse a bassa voce:

“Allora è correlato a quell'informazione dopotutto – l’«Item di Resurrezione».”

“...Ah.”

Ora che la conversazione era arrivata fino a questo punto, non c'era più bisogno di
nascondere altro. Dopo aver tranquillamente ammesso le mie intenzioni, sospirai così
tante volte da non poterne più tenere il conto, e a stento riuscii a parlare.

“Capisco i tuoi sentimenti... non ho mai pensato che ci possa essere un item del genere. «La
borsa di Nicholas contiene un oggetto leggendario che può riportare i morti in vita.» ...
ma... come la maggior parte delle persone, credo che questa sia solo una bugia. O piuttosto
che chiamarla una bugia, voglio dire che potrebbe essere un discorso per gli NPC per
quando SAO era solo un normale VRMMO...cioè, in origine, questo item avrebbe fatto
rivivere le persone senza la «Penalità di Morte». Ma adesso SAO non ha qualcosa del
genere. C'è solo una penalità, e questa è la vita del giocatore. Non voglio rievocare
quell'evento, ma questo è stato detto durante il primo giorno del gioco da Kayaba.”

Ricordavo ancora l'incidente del primo giorno da parte di Akihiko nelle vesti di GM in
quella piazza e cosa aveva detto. Un giocatore i cui HP sarebbero arrivati a zero sarebbe
scomparso da questo server, non per tornare nel corpo fisico.

Non credo che quelle parole fossero una bugia, ma ...comunque...

“Non c'è nessuno che può confermare che la morte in questo mondo equivale anche a
quella reale.”

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Dissi queste parole come se volessi discutere. Proprio in quel momento, Klein arricciò il
naso e rispose alle mie parole:

“Andando a morire e ritornando dall'altra parte in realtà ancora vivi, Kayaba ci aspetterà
dicendoci «ho mentito»? Smettila, questa domanda è stata risolta un anno fa. Se si
trattasse di uno scherzo di cattivo gusto, allora basterebbe spegnere il Nerve Gear di tutti i
giocatori, e questo incidente sarebbe finito. Dal momento che non possiamo farlo, questo
gioco mortale è una cosa seria. Quando gli HP arriveranno a zero, il Nerve Gear diventerà
un forno a microonde e friggerà il nostro cervello. Se così non fosse, allora le persone che
sono state uccise da quei bastardi o dai mostri, mentre gridavano “Non voglio morire” e
sono scomparse, cosa significava tutto questo?”

“Zitto!”

Gridai così forte da sorprendere anche me stesso e interruppi il discorso di Klein.

“Se pensi davvero che io non riesca a capire questo genere di cose, non ho più nulla da
dirti... infatti, Kayaba ha detto questo nel primo giorno, ma, qualche tempo fa, anche il
leader della liberazione del fronte, il capo dei CdS Heathcliff, ha detto questo: finché ci sarà
anche l'uno percento di possibilità di salvare la vita a un compagno, noi abbiamo il dovere
di fare del nostro meglio per perseguire tale possibilità e chi non fa questo non merita di
formare qualsiasi party. Anche se non mi piace quell'uomo, quello che dice è gusto. Adesso
sto seguendo questa possibilità. Supponiamo che chi muore in questo mondo non sia
ritornato in quello reale, né sia veramente morto, ma invece sia stato trasferito in una
sorta di area riservata, in attesa dell'esito finale di questo gioco. In tal caso, avremmo
appena stabilito la ragione dell'esistenza dell’«Item di Resurrezione».”

Con una prolissità raramente vista in me, dissi quello scenario che avevo appena creato
solo per sostenermi. Klein mise via la sua rabbia, guardandomi con pietà.

“È così?”

La voce che emise era completamente diversa da prima, molto calma.

“Kirito... non hai ancora dimenticato, eh, la tua ultima gilda... Ed è quasi passato metà anno
da allora...”

Girai la testa, e replicai con forza per difendermi.

“Come potrei dimenticare dopo appena sei mesi... sono tutti morti tranne me...”

“Si chiamavano «Gatti Neri al Chiaro di Luna» giusto? Non erano nemmeno una gilda di
liberazione del gioco, ma sono andati lo stesso in una zona vicina al fronte, e alla fine
alcuni ladri hanno attivato una trappola allarme. Non è stata colpa tua, e nessuno ti

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biasima per questo. Invece, ti dovrebbero lodare per essere stato capace di sopravvivere.”

“Non è così... è stata colpa mia. Se avessi impedito loro di andare verso il fronte o detto di
ignorare il tesoro o mi fossi assicurato che tutti scappassero non appena l'allarme era
scattato… Avrei potuto fare tutte queste cose.”

— Se non avessi nascosto il mio livello di abilità ai miei compagni.


Il dolore che proveniva dal non dire a Klein questa verità mi stava inesorabilmente
mordendo il petto. Prima che riuscisse a dire qualsiasi parola di conforto, inusuale in lui,
mi costrinsi a finire il resto delle mie parole.

“Infatti, potrebbe non esserci neanche una possibilità su cento. Ma se esiste una possibilità
di trovare il Boss di Natale, di sconfiggerlo da solo, che l'item della resurrezione esista e
che le coscienze siano state preservate... e tutto questo sia come trovare un granello di
sabbia nel deserto. Però... però non è zero. Finché non sarà zero, darò il meglio di me.
Inoltre... Klein, non ti daresti tanto da fare solo per i soldi, giusto? Quindi, hai intenzione di
usarlo per una ragione come la mia, giusto?”

In risposta alla mia domanda, Klein sbuffò, rispondendo mentre teneva il fodero sul
pavimento:

“Non sono un sognatore come te. È solo che... una volta, ho avuto anche io un amico che è
stato ucciso. Se non faccio tutto quello che posso per lui, non riuscirei a dormire la notte...”

Di fronte a me Klein si alzò in piedi, gli feci un leggero sorriso.

“Quindi è lo stesso.”

“Non è lo stesso. Il nostro obiettivo principale è ancora il tesoro, mentre quello di cui
abbiamo appena parlato è secondario...... con solo quel gruppo di persone, sarebbe
pericoloso se una formica gigante uscisse. Vado a controllare la situazione.”

“Ah, ah.”

Annuendo leggermente con la testa, chiusi gli occhi e mi appoggiai contro il tronco
dell'albero. Le parole che mi sussurrò galleggiavano ancora nella mia mente.

“E, mi preoccupo per te, non solo per raccogliere informazioni, scemo. Se muori facendo il
coraggioso in questo tipo di posti, sicuramente non utilizzerò l'item della resurrezione per
te!”

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Parte 2

“Ti ringrazio per l'aiuto che ci hai dato. L'accettiamo rispettosamente. Potresti proteggerci
fino a quando non raggiungeremo l'uscita?”

Questa fu la prima risposta che mi diede Keita, il capo della gilda «Gatti Neri al Chiaro di
Luna».

Erano passati cinque mesi da quando il gioco mortale di nome SAO era iniziato. Al fine di
raccogliere materiale per delle armi, mi ero avventurato in un labirinto dieci livelli al di
sotto della linea del fronte.

Essendo un Beater, mi ero buttato a capofitto nel gioco fin dall'inizio, sfruttando
l'esperienza passata da beta tester. Adottai un approccio da solo player, che mi permise di
guadagnare punti esperienza molto facilmente. Avevo raggiunto un punto in cui potevo
anche sconfiggere i mostri in prima linea da solo. Allo stato attuale, la caccia era così facile
e rilassante che era diventato un compito noioso. Evitando altri giocatori, avevo raccolto i
materiali che mi servivano in due ore. Quando incominciai a incamminarmi verso l'uscita,
incontrai un party: stava scappando da un numeroso gruppo di mostri che li inseguiva.

Come Solo Player, la prima opinione che ebbi di quel party fu che era totalmente
sbilanciato. All'interno c'erano cinque giocatori, ma l'unico che poteva assumere il ruolo in
prima linea era un ragazzo che maneggiava una mazza e uno scudo. Gli altri erano
specializzati in: uno nell'utilizzo del bastone a due mani, un altro era un ladro che
utilizzava il pugnale e infine gli ultimi due brandivano delle lunghe lance. Tuttavia, quando
i punti ferita del giocatore che maneggiava la mazza si riducevano drasticamente, non c'era
nessun altro che potesse sostituirlo a pieno. Quindi questo tipo di party non poteva
procedere a una ritirata organizzata.

Per determinare la forza di ognuno, controllai i loro punti vita. Apparentemente erano più
che sufficienti per uscire incolumi dalla situazione. Tuttavia, sarebbero stati seriamente in
pericolo se avessero incontrato un altro gruppo di mostri durante la ritirata. Dopo qualche
lieve incertezza, mi precipitai fuori dal sentiero in cui mi nascondevo e iniziai a parlare al
giocatore che mi sembrava essere il capo.

“Avete bisogno di aiuto?”

Lui mi fissò con gli occhi spalancati e, dopo un attimo di indecisione, annuì con la testa.

“Scusa per i problemi che ti causiamo, ma ritirati immediatamente se ti trovi in pericolo.”

Risposi con un cenno del capo e tirai fuori la spada dal fodero sulla schiena prima di urlare

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all'utente con la mazza di scambiarci. Così mi scontrai contro l'orda di mostri.

I nemici erano un gruppo di Goblin che avevo sconfitto numerose volte da solo. Se avessi
dato fondo alla mia abilità di spada avrei potuto sconfiggerli molto rapidamente. Anche se
potevo facilmente difendermi contro ogni tipo di attacco, ero comunque in grado di
resistere ai loro colpi per molto tempo grazie all'alto grado dell'abilità di rigenerazione dei
miei punti vita. Tuttavia ebbi un’esitazione: nonostante non temessi i Goblin, ero
profondamente preoccupato per i pensieri dei giocatori dietro di me.

In generale, i giocatori di alto livello creavano grossi disturbi se si allenavano apposta nei
livelli più bassi, questo gesto era considerato ingiusto e maleducato. Se un comportamento
del genere persisteva per un lungo periodo, il giocatore di alto livello avrebbe ricevuto una
dura repressione non appena qualcuno avesse fatto una richiesta di aiuto a una gilda di
livello alto. Inoltre il giocatore sarebbe finito per essere riportato nella lista dei giocatori
del giornale che si comportavano male e di conseguenza sottoposto a una serie di penalità.
Nonostante non fosse questo il caso, siccome era una situazione di emergenza, dovetti
pensare prima di agire impulsivamente. Se non gestivo la situazione correttamente, mi
avrebbero etichettato come un Beater invece di mostrare gratitudine.

Per evitare questo, prolungai volutamente il tempo necessario per sconfiggere il gruppo di
Goblin, limitando l'uso delle mie sword skill. A quel tempo, ero ancora ignaro che questa
decisione mi avrebbe portato ad un errore irreparabile.

L'intero gruppo di Goblin fu definitivamente sconfitto dopo diversi cambi tra me e il


giocatore con la mazza, che aveva costantemente rigenerato i suoi punti vita con le
medicine. Rimasi sorpreso quando questo gruppo di sconosciuti iniziò a fare il tifo ad alta
voce. Insieme si diedero reciprocamente il cinque per la vittoria.

Anche se provavo un sentimento di perdita, feci un insolito sorriso mentre stringevo la


mano di ognuno. L'unico giocatore femminile nel party, una ragazza con i capelli neri che
maneggiava una lancia, mi tenne la mano con entrambe le mani mentre, tra le lacrime, mi
ripeteva:

“Grazie... Grazie mille. Ero veramente terrorizzata...... Ma quando ti ho visto arrivare per
salvarci, il mio cuore si era riempito di gioia. Ho apprezzato veramente il tuo aiuto.”

Sentendo queste parole, mentre vedevo le lacrime scorrere, un’indescrivibile emozione


aveva attraversato il mio corpo. Mi ricordo perfettamente il momento in cui li avevo
aiutati, in cui mi sentivo sicuro perché ero abbastanza forte da poterlo fare.

Anche se ero stato un solo player fin dall'inizio del gioco, questa non era la prima volta che
aiutavo qualcuno. Di solito in un party strategico era un tacito accordo quello di doversi
aiutare a vicenda durante la battaglia. Dal momento che un giorno avrei potuto avere
bisogno di aiuto, assistevo gli altri senza aspettarmi nulla in cambio.

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Normalmente, chi veniva soccorso rispondeva solo con un breve saluto. Infatti era il modo
migliore per gestire il silenzio post battaglia prima dell'inizio del prossimo conflitto.
Questo semplice e razionale modo di fare esisteva per rafforzare continuamente ed
efficientemente se stessi.

Tuttavia, loro – i «Gatti Neri al Chiaro di Luna» erano diversi. L'intero gruppo era invaso da
una grande gioia proprio per l'ultima vittoria in battaglia e si stavano complimentando tra
di loro per gli sforzi fatti. Sembrava di vedere il suono delle trombe vittoriose alla fine di
un gioco RPG singolo, quando gli proposi di accompagnarli verso l'uscita. Questo era
probabilmente influenzato dalla familiare atmosfera che avevano tra di loro. Per
descriverli ulteriormente, quello era il loro modo di cercare di ultimare questo folle gioco
chiamato SAO.

“Sono un po' preoccupato per la quantità di medicine che mi è rimasta...... se non ti


dispiace, cerchiamo di dirigerci verso l'uscita insieme.”

Keita annuì, pur esprimendo una grande risata verso le mie bugie.

“Grazie mille per l'aiuto.”

No, quando avevo finalmente iniziato a capire che ero solo io quello che aveva sentito
un'esperienza rinfrescante, oramai erano passati sei mesi dopo la scomparsa dei «Gatti
Neri al Chiaro di Luna». Se qualcuno che aveva adottato la politica di diventare un solo
player per accumulare forza proteggeva un altro giocatore molto più debole di se stesso,
quel gesto dava una piacevole sensazione. Questo era quanto mi era accaduto.

Mentre eravamo nella zona del passaggio principale, dopo aver lasciato il labirinto,
accettai l'invito di Keita, come loro ringraziamento, ad andare in una birreria. In seguito
festeggiammo con del vino rosso che loro consideravano costoso. Quando finii la mia
presentazione. Keita, dopo che gli altri si furono calmati, mi chiese esitante a bassa voce il
mio livello attuale.

Avevo più o meno previsto quella domanda. Di conseguenza, avevo già pensato a un
numero adeguatamente basso, Il numero che dissi era di fatto tre livelli sopra il loro livello
medio...... ma, era anche venti livelli al di sotto del mio livello reale.

“Huh! Si può stare da soli in questo posto anche al tuo livello?”

La mia espressione acida quando risposi a Keita lo sorprese.

“Non c'è bisogno di essere così sorpresi...... Giocherò anche da solo, ma acquisto esperienza
da nemici isolati, in modo da evitare di farmi rilevare. Tuttavia in termine di efficienza, non
è poi così efficace.”

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“OH... Capisco, ad ogni modo… anche se questo è piuttosto improvviso... ma credo che
alcune gilde ti inviteranno a unirti a loro molto presto… se ti andrebbe bene, vorresti unirti
alla nostra gilda?”

“Uh......?”

Di fronte a me, che non sapevo come rispondere, mentre parlava il volto di Keita, che era
completamente rosso, mostrava grande imbarazzo.

“Guarda, in base al nostro livello attuale, possiamo allenarci tranquillamente nel labirinto
in cui eravamo prima. Per quanto riguarda le abilità per muoversi verso l'alto... tu sei ben
consapevole delle nostre attuali condizioni. L'unica persona che può schierarsi in avanti è
Tetsuo. Non importa in che modo, il suo tasso di recupero non eguagliava il tasso di
deterioramento. In tal caso, le condizioni di battaglia possono solo peggiorare. Se un altro
compagno si unisse a noi, le cose sarebbero molto più facili. Infine... Sachi, vieni qui un
attimo.”

Keita alzò la mano e chiamò ad alta voce il lanciere con i capelli neri. La minuta ragazza di
nome Sachi si avvicinò mentre teneva in mano un bicchiere di vino rosso e timidamente mi
fece un cenno. Keita posò la mano sulla testa di Sachi prima continuare.

“La sua abilità primaria, come hai visto, è l'utilizzo della lancia lunga a due mani. Ma la sua
abilità nel maneggiare la lancia è relativamente bassa confrontata con gli altri lancieri.
Quindi, vorrei cogliere l'occasione per convertirla all'utilizzo di spada e scudo. Prima non
abbiamo mai avuto l'opportunità di provare questo. Inoltre, nessuno di noi è esperto
nell'utilizzo della spada a una mano. Se sei disposto, potresti essere il suo allenatore?”

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“Cosa stai dicendo! Non trattarmi come una bambina!”

Sachi fece una smorfia e mentre sorrideva tirò fuori leggermente la lingua, poi disse:

“Questo è perché sono sempre stata responsabile di attaccare i nemici da lontano. Se tu mi


mettessi improvvisamente in avanti ad affrontare i nemici in combattimenti ravvicinati,
sarei terrorizzata.”

“Ma quando ti attaccano ti puoi sempre coprirti dietro lo scudo. Quante volte te lo devo
ripetere prima che tu lo capisca... seriamente. Non è possibile che tu abbia paura di tutto.”

Ero consapevole del fatto che le linee del fronte di SAO erano piene di omicidi. No, a mio
parere tutti i giocatori erano in competizione per le risorse in un MMORPG. Invece il
rapporto tra questi ragazzi era diverso, mi interessava e affascinava allo stesso tempo.
Keita, quando notò che lo stavo fissando, timidamente sorrise e disse:

“Ah...... Tutti i membri di questa gilda fanno parte del club di informatica della nostra
scuola nel mondo reale. In realtà, la conosco da molto tempo... Ah, ma non ti preoccupare,
ti troverai bene qui con ognuno di loro. Sono sicuro che ti ambienterai molto presto.”

Tutti quanti in quel gruppo, Keita incluso, erano persone oneste. Questo era qualcosa che
già sapevo fin da quando avevo trascorso il viaggio di ritorno dal labirinto con loro. Mi
sentivo in colpa per la bugia che avevo detto a quel gruppo di persone, mentre forzavo un
sorriso e annuivo.

“Allora... permettetemi di unirmi. Sarà un piacere stare con voi.”

Con una seconda persona in prima linea, il party dei Gatti Neri sarebbe migliorato
notevolmente.

No, se qualcuno di loro avesse mostrato dei dubbi, avrebbero visto che i miei HP non
sarebbero scesi per qualche strana ragione. Tuttavia, questi amici, i più gentili che abbia
mai conosciuto, credevano a tutto quello che gli dicevo, come la creazione del mio
cappotto da alcuni rari materiali – anche se questa non era una bugia… loro non
dubitarono mai di me.

Durante le battaglie con il party, ero il solo responsabile della difesa, e lasciavo che i
compagni dietro di me sconfiggessero i nemici in modo da guadagnare punti esperienza.
Keita e gli altri presto aumentarono di livello, e dopo una settimana da quando ero entrato,
ci stavamo allenando in un terreno di caccia principale di un piano superiore.

Stavamo seduti in una zona sicura all'interno del dungeon. Keita stava mangiando un bento
fatto da Sachi mentre mi parlava eccitato del suo sogno.

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“Certo, la sicurezza dei nostri compagni viene prima di tutto. Ma se… se cercassimo solo di
rimanere al sicuro, potevamo rimanere nella città fin dall'inizio del gioco. Dal momento
che ci stiamo allenando e aumentando i nostri livelli, speriamo di raggiungere almeno il
gruppo di pulizia dei dungeon. Anche se le linee del fronte sono lontane da noi, non
possiamo lasciare le gilde di élite come i Cavalieri del Sangue o l’Alleanza del Divino
Dragone a conquistarle… eh, Kirito, cosa hanno loro, in più di noi?”

“Eh... Informazioni. Quelle persone ottengono informazioni su quali aree è più efficace
allenarsi, come ottenere le armi più forti nel gioco e così via.”

Quella era la ragione per cui io ero nella squadra d'attacco, ma Keita non sembrava essere
felice della risposta datagli.

“Sicuramente... influirà anche questo. Ma credo che sia anche una questione di forza di
volontà. Il loro desiderio di proteggere i loro amici, tutti i giocatori sono forti. È a causa di
questo potere che loro sono in grado di vincere gli scontri con i boss più pericolosi. In
questo momento, siamo noi ad essere salvaguardati, ma i nostri sentimenti sono forti
quanto i loro. Quindi... credo che se continuiamo a lavorare duro come adesso, possiamo
raggiungerli.”

“Capisco... hai perfettamente ragione.”

Anche se avevo detto questo, avevo la sensazione che non fosse un motivo così incredibile.
La ragione della determinazione dei gruppi del fronte era che avevano sempre avuto uno
spadaccino sopra che era migliore di altri migliaia di giocatori. Se il loro scopo fosse
ripulire SAO solo per proteggere i giocatori, quei giocatori d'élite avrebbero fornito tutte le
informazioni e le attrezzature che possedevano ai giocatori di medio livello. Poi avrebbero
potuto aiutare a migliorare il livello di ogni giocatore, di conseguenza il numero di persone
che si sarebbero unite ai combattenti sarebbe aumentato.

Il motivo per cui lo facevano era perché speravano di diventare i più forti. Certo, io ero
come loro. A quel tempo, sgattaiolavo fuori dal nostro luogo di riposo e andavo al fronte
per continuare a aumentare di livello. Questa cosa aveva continuato ad aumentare la
differenza di forza tra me e i membri dei Gatti Neri. Anche se sapevo a cosa mi avrebbe
portato questo gesto, continuavo a tradirli.

Ma in quel momento, credevo più o meno che se il livello dei Gatti Neri fosse aumentato,
saremmo stati in grado di combattere in prima linea. A quel punto, avevo anche pensato
che gli ideali di Keita potessero cambiare la natura chiusa del gruppo del fronte.

Infatti, i Gatti Neri stavano migliorando a una velocità che potrebbe essere definita
anormalmente veloce. L'area di allenamento che usavamo era una zona del fronte che
avevo ripulito personalmente. Conoscevo tutto di quel luogo, quali erano i punti pericolosi
o i posti più redditizi.

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Continuavo a guidarli come se niente fosse, facendomi venire in mente continuamente


piani più efficaci, portando il livello medio della gilda ben superiore a quello dei giocatori
tradizionali. Quando ero entrato, eravamo a ben dieci livelli di differenza con la linea del
fronte, ma questo divario divenne ben presto cinque. Continuammo a guadagnare
esperienza e coll, era anche probabile che presto avremmo avuto abbastanza soldi per
comprare una casa per la Gilda.

Tuttavia, avevamo un problema. La trasformazione in spadaccino con lo scudo di Sachi non


poteva continuare.

Ma questo non significava che non poteva essere aiutata. Quando ci si trovava di fronte a
mostri aggressivi a distanza ravvicinata, la cosa più importante del valore del livello era il
coraggio di sopportare la paura e combattere fino alla fine. Appena SAO era iniziato, molti
giocatori erano morti proprio perché si erano fatti prendere dal panico ed erano
sprofondati nel caos. Se dovessi essere realista, il terrore che provava Sachi la portava a
essere debole sul campo di battaglia, per questo non sembrava potesse stare davanti.

Sentivo che non c’era nessun bisogno per Sachi di cambiare tipologia perché le mie
statistiche superavano la necessità di maneggiare uno scudo. Tuttavia, gli altri membri non
la pensavano così. O meglio, sembravano essere piuttosto preoccupati perché dovevo
essere sempre quello in prima linea, un ruolo estremamente faticoso. Anche se lei non lo
diceva, perché il morale del gruppo era migliorato, sentiva una pressione sempre più
crescente.

Una notte, Sachi improvvisamente scomparse dal luogo di riposo.

Tutti pensarono che la ragione per cui non riuscivano a localizzarla dalla lista membri
della gilda era perché era da sola in un dungeon. Questo aveva messo nel panico gli altri
membri, che uscirono subito a cercarla.

Tuttavia, io ero l'unico a insistere per cercarla fuori dai dungeon. La motivazione che diedi
era che c'erano diverse zone che non potevano essere rintracciate. Ma in realtà, avevo già
ottenuto la skill di alto livello "Rintraccia" che mi consentiva di cercare i nemici.
Naturalmente, non potevo spiegare questo agl'altri.

Appena Keita e gli altri corsero nel dungeon di quella zona, andai nella camera di Sachi,
attivai l'abilità "Rintraccia" e cominciai a seguire le orme verde chiaro che apparivano.

Le piccole impronte andarono in un luogo che tutti, me compreso, non si aspettavano


affatto. Era sparita in un canale che era un po' lontano dalla strada principale. Inclinai la
testa ed entrai. Vidi in un angolo buio Sachi accovacciata con un mantello che doveva aver
appena ottenuto, uno con una funzione di invisibilità.

“...Sachi.”

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Appena la chiamai, lei scosse i capelli neri alzando lo sguardo e mugugnò sorpresa:

“Kirito... come facevi a sapere che mi trovavo qui?”

Esitai un attimo a risponde, ma dopo poco dissi:

“Intuito.”

“...Capisco.”

Sachi sorrise e subito dopo rimise la sua faccia tra le ginocchia che stava abbracciando.
Feci del mio meglio per pensare alle parole giuste, ma dissi qualcosa che mancava di
creatività:

“...Sono tutti preoccupati per te. Gli altri sono andati nel dungeon a cercarti. Ritorniamo
indietro.”

Questa volta ci fu un lungo silenzio. Dopo un paio di minuti, volevo ripetere quello che
avevo detto prima, ma questa volta, la debole voce di Sachi sbucò dalla sua testa china.”

“Ehi, Kirito, scappiamo insieme.”

Istintivamente chiesi:

“Scappare...da cosa?”

“Da questa città, dai mostri, dai Gatti Neri... e da SAO.”

Non ero bravo a parlare con le ragazze, o con le persone, per questo non risposi
immediatamente. Dopo averci pensato a lungo, timidamente chiesi:

“Hai... intenzione di suicidarti insieme a me?”

Dopo un breve silenzio, Sachi sorrise.

“Ahah...si, non mi dispiacerebbe... no, devi scusarmi. Ho detto una bugia. Se avessi avuto il
coraggio di suicidarmi, non sarei rimasta al sicuro all'interno della città... Non stare in
piedi. Siediti anche tu.”

Non sapevo cosa fare, così mi sedetti accanto a lei sul pavimento in pietra. Dall'uscita a
semicerchio del canale potevo vedere le luci della città, che erano piccole come le stelle.

“...Ho paura della morte. Ho talmente paura da non riuscire più a dormire di notte.”

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Infine, Sachi mormorò:

“Perché una cosa del genere è successa? Perché non possiamo lasciare il gioco? Perché
dobbiamo morire realmente se è soltanto un gioco? Cosa vuole ottenere Kayaba facendo
questo? Qual è il significato di tutto questo...”

In realtà, potevo rispondere a ognuna delle cinque domande. Ma sapevo che Sachi non
cercava quel tipo di risposte. Feci del mio meglio per pensare e dissi:

“Molto probabilmente, non c'è alcun significato... e nessuno potrebbe trarre beneficio da
questo. Nel momento in cui questo mondo è diventato così, tutti hanno perso la cosa più
preziosa a cui tenevano.”

Trattenevo le lacrime mentre dicevo questa bugia alla ragazza. Questo anche perché
mentivo a me stesso per diventare più forte, sentii la soddisfazione di questo segreto
quando entrai nei Gatti Neri. In questo senso, avevo ovviamente ottenuto un beneficio.

In quel momento, avrei dovuto dire tutto a Sachi. Se avessi avuto anche un pizzico di
sincerità, avrei rivelato la parte di me che nascondevo. In tal caso, Sachi avrebbe potuto
abbassare la pressione che si sentiva addosso e quindi si sarebbe potuta rilassare.

Tuttavia, quello che riuscii a dire era solo una bugia che dicevo spesso a me stesso.

“...Tu non morirai.”

“Perché mi dici questo?”

“...Anche nel nostro stato attuale, i Gatti Neri sono ancora una gilda forte. Abbiamo
raggiunto un grande margine di sicurezza. Se rimarrai in questa gilda, potrai continuare a
vivere al sicuro. Inoltre, non è necessario che diventi uno spadaccino.”

Sachi alzò la testa e mi mostro un'espressione fiduciosa. Tuttavia, non riuscivo a guardarla
negl'occhi e abbassai la testa.

“...Davvero? Potrei rimanere in vita fino alla fine? Tornare nella vita reale?”

“Ahh... tu non morirai. Vivrai fino al giorno in cui il gioco verrà terminato.”

Quelle non erano parole molto convincenti e non avevano alcun valore. Ma anche così,
Sachi si chinò verso di me, portò il suo viso sulla mia spalla sinistra e pianse per un po'.

Dopo poco, mandai un messaggio a Keita e gli altri, poi tornai con Sachi al nostro hotel. Lei
andò nella sua stanza per riposare, mentre io mi fermai al primo piano nel bar ad
aspettare il ritorno di Keita e il resto del gruppo.

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Gli dissi alcune cose – Sachi aveva bisogno di molto più tempo per diventare una
spadaccina, e se possibile, di farla continuare a essere un lanciare. Inoltre, io avrei potuto
continuare a stare in prima linea.

Keita e gli altri si chiesero che cosa era successo tra me e Sachi, ma comunque accettarono
le mie proposte. Tirai un sospiro di sollievo, ma questo non avrebbe risolto il vero
problema.

Dalla notte successiva in poi, Sachi decise di rimanere a dormire nella mia stanza. Era
convinta che se avesse continuato a stare con me e sentirsi dire che non sarebbe morta,
sarebbe stata in grado di dormire sonni tranquilli. Quindi non ebbi più la possibilità di
sgattaiolare fuori la notte per guadagnare esperienza. Nonostante questo, il mio senso di
colpa per aver continuato a mentire a Sachi e gli altri non scomparve.

Per qualche ragione, quei ricordi furono compressi nella mia memoria come una palla di
neve, per cui non ricordo esattamente molto. Una cosa però di cui ero sicuro era che io e
Sachi non avemmo mai un tipo di relazione romantica. Non avevamo mai dormito insieme
nello stesso letto, non ci eravamo mai coccolati l'un l'altro o parlato di amore e guardati a
vicenda.

Il nostro rapporta era somigliante a quello di due gatti randagi che si leccavano a vicenda
le ferite: Sachi grazie alle mie parole riusciva a dimenticare la paura e io contavo sulla sua
presenza per dimenticare il senso di colpa per essere un Beater.

Giusto... proprio per aver trascurato i problemi di Sachi scoprii questa parte dell'incidente
SAO per la prima volta. Prima di allora, non avevo mai sentito il vero terrore di SAO che si
era trasformato in un gioco mortale. Avevo sistematicamente battuto i mostri di basso
livello che battevo durante il beta test, continuando ad aumentare di livello e mantenendo
un buon margine di sicurezza. Non ero come il paladino Heathcliff, ma non ero mai caduto
in zone pericolose.

Avevo fatto affidamento sulle vaste risorse che ottenevo facilmente. Una volta saputo… che
c'erano molti giocatori che avevano paura della morte in questo gioco, trovai finalmente
un modo per togliermi le mie colpe. Naturalmente, tale metodo era quello di continuare a
proteggere Sachi e i Gatti Neri.

Per la mia soddisfazione, dimenticai che avevo nascosto il mio livello prima di entrare
nella gilda, dimenticai che ero l'unico che li stava proteggendo, gli feci credere di essere
una gilda di alto livello. Ogni notte, stavo ai piedi del letto a confortare Sachi, che si
raggomitolava per l'ansia, dicendole 'non morirai, tu non morirai, continuerai a vivere'.
Dopo avergli ripetuto quelle cose, Sachi mostrava un sorriso da sotto la coperta e
guardandomi iniziava ad addormentarsi.

Tuttavia, Sachi alla fine morì.

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Meno di un mese dopo la notte nell'acquedotto, venne attaccata a morte da un mostro


davanti ai miei occhi, l'anima e il suo corpo si dispersero.

Quel giorno, Keita voleva comprare una piccola casa per la nostra gilda, portò con sé la
somma di denaro necessaria che avevamo guadagnato e andò a incontrare i giocatori che
ne detenevano la proprietà. Sachi, io e gli altri tre membri stavamo ridendo mentre
guardavamo la colonna comune della gilda degli item nell'inventario che era vuota mentre
aspettavamo il ritorno di Keita. Ma dopo un po', Tetsuo aveva detto:

“Andiamo in un dungeon prima che Keita ritorni, organizziamo una spedizione e


facciamolo spaventare.”

Così noi cinque entrammo in un dungeon in cui non eravamo mai stati prima, uno che si
trovava ad appena tre livelli sotto le linee del fronte. Naturalmente, avevo già combattuto
in quel luogo prima e sapevo che era una zona dove era facile guadagnare soldi ma era
piena di trappole. Tuttavia, non li avvertii.

Nel dungeon, i livelli erano all'interno della zona di sicurezza, quindi la nostra caccia
procedette senza troppi intoppi. Dopo un'ora, avevamo guadagnato la somma di denaro
che ci eravamo prefissati e proprio quando tutti erano pronti per uscire e comprare
qualcosa, il nostro compagno che era un ladro scopri una cassa del tesoro.

A quel tempo, non ero molto bravo a parlare. Ma ancora mi chiedo il motivo per cui non
avevo potuto dire che le trappole erano di una pericolosità maggiore da quel livello in poi,
ma balbettai e sottolineai solo che sembrava pericoloso.

L'allarme della trappola suonò ad alta voce e presto i mostri entrarono nella stanza come
una grande onda. Capii subito che la situazione era pericolosa e immediatamente dissi di
usare i cristalli per la fuga di emergenza. Tuttavia, quel posto era stato creato per
disattivare gli effetti dei cristalli – in quell'istante, tutti, compreso me, cademmo in preda
al panico.

Il primo a morire fu il ladro che aveva attivato l'allarme, poi fu il turno di Tetsuo e in
seguito il lanciere dietro di lui.

Preso dal panico, continuai a oscillare la spada e uccidere ondata dopo ondata i mostri. Ma
erano troppi e non riuscii a distruggere il forziere che continuava a suonare l’allarme.

Non appena gli HP di Sachi scomparvero completamente, dopo essere stata circondata da
un’orda di mostri, allungò la mano destra verso di me come se volesse dire qualcosa.
Quegli occhi spalancati mostravano chiaramente la luce di chi ancora si fidava di me, come
ogni notte… il tutto fu straziante.
Non riuscivo a ricordare come ero sopravvissuto. Come mi ripresi, il gruppo di mostri e i
miei quattro compagni non erano più nella stanza.

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Ma anche in quella situazione, la mia barra degli HP era scesa fino a circa la metà.

Incapace di pensare, tornai in albergo.

Keita, che aveva messo la chiave della nuova casa della gilda sul tavolo e stava aspettando
che tornassimo, mi ascoltò – come quattro di loro fossero morti, di come ero riuscito a
sopravvivere e mi guardò senza espressione. Disse qualcosa sul fatto che i Beater come me
non avevano il diritto di unirsi a loro.

Corse fuori dalla città di Aincrad e poi saltò senza esitazioni oltre la recinzione, mentre
cercavo di fermarlo a pochi passi nel vuoto assoluto.

Che Keita avesse detto la verità non poteva essere messo in discussione. Era stata la mia
arroganza a uccidere quattro membri dei Gatti Neri al Chiaro di Luna – no, cinque. Se non
mi avessero mai incontrato, avrebbero continuato a rimanere nelle zone centrali sicure e
non avrebbero innescato quella trappola.

Per sopravvivere in SAO, quello che serviva non erano riflessi o alte statistiche e livelli, ma
molte informazioni. Avevo aumentato i loro livelli con molta efficienza, ma non avevo detto
loro le informazioni che avevo. Quella tragedia l'avevo causata con le mie stesse mani, ero
stato io a uccidere Sachi mentre avevo giurato di proteggerla.

Se voleva maledirmi nel suo ultimo istante di vita, lo dovevo sapere. Il motivo per cui avevo
continuato a cercare quel famoso item della resurrezione era solo per sentire quelle
parole.

Parte 3

Nei quattro giorni che erano rimasti al Natale, il mio livello salì ancora fino a 70.

Durante quel periodo non dormii per niente. Questo era il prezzo da pagare. Qualche volta
avevo dei mal di testa forti come se fossi colpito da un chiodo; ma ero convinto che se
anche mi fossi sdraiato, non sarei riuscito comunque a prendere sonno.

Da quello scontro, la gilda Fuurinkazan di Klein non si era più vista nella valle delle
formiche. Io continuai a unirmi ad altre gilde al fronte, andando a caccia di formiche
meccaniche da solo. L’espressione di quei giocatori che incrociavano il mio sguardo era
passata dal ridicolo al disgusto. Sebbene ci fossero dei giocatori che qualche volta mi
rispondevano, non appena qualcuno finiva nella mia visuale, i loro volti si allontanavano
immediatamente da me.

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Tra il gruppo di giocatori il cui obiettivo era il regalo di Natale, la domanda principale era
dove fosse esattamente questo abete gigantesco dove «Nicholas l’Eretico» sarebbe
apparso. Per quanto riguardava questo problema, approfittai del tempo di attesa nella
valle delle formiche e ottenni verosimilmente una risposta.

Grazie all’acquisto di molte trattative intelligenti, avevo scoperto le coordinate e mi ero


recato sul posto. Anche se all’esterno sembravano essere alberi di Natale, non erano
davvero abeti, ma si trattava di pini. Gli aghi dei pini non erano gli stessi. L’estremità
anteriore delle foglie di abete aveva la forma di un ovale sottile e allungato. Poiché nel
mondo reale avevo questi due tipi di alberi nel mio cortile, lo sapevo per certo.

Un po’ di mesi fa ero nell’area di addestramento del 35° piano dove c’era un dungeon del
trasferimento casuale chiamato “La Foresta Perduta” e in un angolo trovai un enorme
albero curvo. Pensai che ci dovesse essere un significato nascosto alla base, tipo il punto
d’inizio di qualche missione sconosciuta e così investigai più attentamente ma non trovai
nulla. Ripensandoci, quell’albero gigante era un abete. A Natale – che era stanotte – lo
special Mob «Nicholas l’Eretico» avrebbe dovuto apparire proprio lì, sotto quell’albero.

Ascoltai il suono che indicava che ero salito proprio in quel momento al livello 70 senza
alcun sentimento, e dopo che la formica che stavo affrontando fu morta, presi dalla mia
borsa il cristallo del teletrasporto. Senza salutare gli altri giocatori nella valle, andai dritto
verso la linea del fronte del piano dove alloggiavo, nell’area della strada principale del 49°
piano.

Sollevai il capo per guardare la torre dell’orologio nella zona di trasporto della piazza, per
vedere che mancavano tre ore alla mezzanotte. Probabilmente perché volevano
trascorrere la vigilia di Natale assieme, la piazza era piena di coppie di giocatori.
Attraversai rapidamente la folla per tornare all’alloggio.

Entrando nella mia stanza, aprii immediatamente la scatola degli oggetti istallata nel
locale e presi dalla finestra che era apparsa l’item che ripristinava gli HP, cristalli e pozioni
di disintossicazione e simili. Sebbene questi da soli potevano contare un bilancio pesante,
non avrei avuto rimpianti anche se li avessi esauriti tutti.

Non appena brandii la spada a una mano dalla mia collezione, testai la durabilità. Tolsi
dalla schiena la spada che usavo per combattere le formiche e la scambiai. Dopodiché
scambiai anche la mia giacca di pelle, l’armatura e tutto il resto con altri oggetti. Quando
finii, ero sul punto di chiudere la finestra quando guardando il mio inventario fermai la
mano.

Lì, in aggiunta all’«Io» scritto nella pagina del mio inventario, c’era un’altra scheda con il
nome «Sachi».

Questo era il risultato di un’ottima relazione tra due giocatori, ma in questo caso non era
progredita a “Matrimonio” dove i giocatori avevano l’inventario in comune. Questo però
era differente dal modo in cui tutti gli oggetti nel matrimonio erano normalmente
condivisi.

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Sachi, che non aveva mai voluto una confessione o che aveva messo le mani in avanti
prima, aveva chiesto poco prima della sua morte di creare questa finestra. Quando le
chiesi la motivazione, mi diede una risposta difficile da accettare, ovvero “per scambiare
facilmente pozioni e oggetti simili”… Se questo era il motivo, c’era già chiaramente la
finestra di gilda per farlo. Ciò nonostante accettai e creai questa finestra per condividere
gli oggetti solo con Sachi.

Anche se Sachi era morta, la finestra era ancora lì. Sicuramente la lista degli amici aveva
conservato il nome di Sachi, ma era un giocatore che non poteva essere contattato. E le
poche pozioni rimaste nell’inventario condiviso non potevano più essere utilizzate. Dopo
sei mesi, anche se avevo cancellato la scheda della gilda, non ero stato in capace di
rimuovere la scheda di Sachi. Di sicuro, la ragione non era che speravo potesse resuscitare,
ma non potevo proprio perdonare quell’Io che era stato in grado di sentirsi meglio dopo
aver cancellato il suo nome.

Mi limitai a recuperare e chiudere la finestra dopo aver guardato il nome di Sachi per dieci
minuti. Mancavano due ore alla mezzanotte.

Uscii dalla stanza e m’incamminai in direzione del gate di teletrasporto. Continuai a


pensare all’espressione sul volto di Sachi nei suoi ultimi momenti, a cosa stesse pensando
e cosa volesse dire esattamente.

Trasferendomi al gate del 35° piano, arrivai in una piazza completamente differente
rispetto a quella del fronte, molto tranquilla. Forse perché c’era ancora un po’ di distanza
tra quella piazza e il campo di battaglia principale dei giocatori intermedi, l’area della
strada principale era semplicemente adatta per una passeggiata. Ma mi tirai lo stesso su il
colletto della giacca per evitare lo sguardo dei vari giocatori nell’area e lasciai
rapidamente la strada.

Restio a passare il tempo rimanente combattendo contro pesci piccoli, cominciai a correre
dopo aver controllato che nessuno alle mie spalle mi stesse seguendo. Con il livello che ero
riuscito a raggiungere durante il mese appena trascorso, la mia agilità era aumentata
molto e i miei piedi, che calpestavano la neve, erano leggeri come piume. Il dolore atroce
che avevo alla tempia non era mai scomparso e aveva reso la mia mente incapace di
dormire.

Dopo quasi dieci minuti di corsa, arrivai all’entrata del labirinto nella foresta. Questo
dungeon era segregato da molti poligoni a quattro facce e poiché le aree erano connesse
l’una all’altra, si poteva dire che fosse impossibile attraversarlo senza una mappa.

Dopo aver aperto la mappa, guardai le zone segnate ed entrai. Una volta memorizzato il
percorso nella mia mente, mi addentrai da solo in quella foresta silenziosa.

Dopo due battaglie che non avevo potuto evitare, entrai senza difficoltà nell’area di fronte
agli alberi che coprivano l’obiettivo. Mancavano ancora più di 30 minuti.

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Avrei combattuto da solo contro questo mostro che avrebbe potuto con ogni probabilità
togliermi la vita. Non sentivo nessuna paura dentro me. O piuttosto, questo era ciò che
stavo aspettando. Morire in battaglia per far rivivere Sachi poteva essere l’unico modo per
accettare la morte…

Non volevo dire nulla di eroico come se stessi cercando il mio luogo di riposo eterno.
Avevo causato insensatamente la morte di Sachi e di altri quattro alleati, e non avevo il
diritto di cercare un significato nella mia morte.

Qual era il motivo nel fare questo? Sachi me lo chiese una volta. E io le risposi che non
c’era.

Adesso, potevo trasformare quelle parole in un’azione concreta. Sachi era morta
insensatamente in questo insensato gioco di morte “SAO” che il genio folle di Kayaba
Akihito aveva creato. Con questo gesto, sarei morto in un posto che nessuno avrebbe
notato, dimenticato da tutti, insensatamente come lei.

Se sconfiggevo questo boss e sopravvivevo, l’item di resurrezione sarebbe passato da


diceria a realtà. Questo era quello che pensavo. L’anima di Sachi poteva ritornare dalla
Strada della Morte o dal Fiume Stige, e allora avrei potuto finalmente sentire le sue ultime
parole.

Proprio quando ero pronto ad andare avanti e ricoprire gli ultimi metri rimasti, vari
giocatori apparvero dalla curva dietro di me. Saltai all’indietro spaventato mentre tenevo
l’impugnatura della spada dietro di me.

Apparve un gruppo di 10 persone e in piedi di fronte a tutti c’era un samurai in armatura


chiara, una Katana alla cintola e una bandana in testa: Klein.

I membri principali della gilda Fuurinkazan si guardarono nervosi mentre si avvicinavano


a me dalla curva alle loro spalle. Continuai a fissare il volto di Klein e dissi con voce rauca:

“.. Mi stavate seguendo?”

Klein si grattò i capelli tenuti dritti dalla bandana e annuì col capo.

“Sì. Abbiamo qualcuno con una buona skill d’inseguimento.”

“Perché me?”

“Perché ho comprato l’informazione che tu hai comprato le coordinate dell’albero, e per


sicurezza, sono andato a guardare al gate di guardia al 49° piano, ma ho visto che ti stavi
muovendo verso un piano sul quale non c’erano informazioni. Ho sentito che la tua abilità
in battaglia e gli istinti di gioco erano davvero forti, più forti del gruppo del fronte… anche
più di quelli di Heathcliff. Quindi… Kirito, non puoi morire in un posto come questo.”

Klein allungò la mano destra, puntò il dito contro di me e urlò:

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“RINUNCIA A QUESTA AZIONE SPERICOLATA E UNISCITI A NOI! LASCIA CHE LA


PERSONA CHE OTTIENE L’ITEM DI RESURREZIONE LO CONSERVI, OKAY!?”

“… In quel caso…”

Non riuscivo a credere che Klein avesse detto a me quelle parole perché mi vedeva come
un amico, perché era preoccupato per me.

“In quel caso non ha senso… Devo attaccare da solo…”

Brandii l’impugnatura della spada saldamente, la mia mente era in fiamme e piuttosto
inconsciamente pensai:

— Uccidiamoli tutti.

In passato, quando il gioco della morte cominciò, abbandonai Klein, un principiante che
non sapeva nulla, e mi diressi verso la città successiva. Mi pentii di quella scelta per molto
tempo e fui sollevato che Klein fosse stato in grado di vivere in quel modo.

In quel momento, mi domandavo seriamente: “Devo raggiungere il mio scopo anche a


costo di uccidere uno dei miei pochi amici e diventare un giocatore rosso?” Il mio cuore
gridava debolmente che era insensato. Tuttavia, dall’altro lato sentivo una voce che
sperava che io morissi in modo insensato, ma fu schiacciata da un ruggito.

Credevo davvero che se avessi estratto la mia spada lentamente, non sarei più stato in
grado di controllarmi. E Klein mi stava fissando tristemente mentre la mia mano destra
tremava e continuava a lottare.

In quel momento, arrivò un terzo gruppo di intrusi.

Inoltre, questo gruppo non era di sole 10 persone ma era 3 volte la gilda di Klein. Fissai
quel gruppo in modo inespressivo e sussurrai a Klein, che si voltò scioccato.

“Sembra che anche voi eravate pedinati, Klein.”

“Aaah… A quanto pare…”

Osservando la prima linea dei giocatori nemici lontani 50 metri, riconobbi delle persone
che avevo visto recentemente alla valle delle formiche e che fissavano in silenzio me e la
gilda Fuurinkazan. Lo spadaccino dei Fuurinkazan che era in piedi dietro Klein si avvicinò
da dietro il suo leader e sussurrò:

“Questi sono «L’Alleanza del Divino Dragone», un gruppo di uomini che possono diventare
arancioni solo per poter attaccare il flag boss. ”

Avevo sentito spesso quel nome famoso quanto quello dei Cavalieri del Sangue, la gilda più
grande tra i gruppi del fronte. Questi tizi dovevano avere un livello più basso del mio, ma
non avevo intenzione di scontrarmi con così tante persone.

Ma… forse il risultato doveva essere lo stesso.

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Improvvisamente sentii che se fossi stato ucciso da un boss o da una gilda, sarebbe stato
tutto insensato. Ma poi pensai di nuovo: “Almeno sarebbe una scelta migliore che
combattere contro Klein, no?”

Decisi di estrarre la spada dalla mia schiena. Ero pigro anche nel pensare. Avevo solo
bisogno di essere come un robot e concentrarmi sul movimento della spada, distruggere
tutto di fronte a me fino a quando non mi fossi indebolito.

Ad ogni modo, il grido di Klein fece arrestare la mia mano.

“MALEDIZIONE! QUEI BASTARDI!”

Klein estrasse la sua catana dalla cintola più veloce che poteva e mi ringhiò da dietro:

“Vai laggiù, Kirito! Lasciali a me! Vai a sconfiggere il boss! Ma non ti permetterò di morire!
Non ti perdonerò mai se osi morire davanti a me! MAI!”

“…”

Non era rimasto molto tempo. Voltai le spalle a Klein ed entrai nell’ultima curva senza dire
grazie.

I grandi abeti, la posizione che avevo imparato a memoria e le curve dei ricordi, erano tutti
lì. Non sembrava che ci fossero altre aree con quattro lati di alberi lì. Il paesaggio
risplendeva di soffice neve bianca, sembrava una terra arida con ogni forma di vita estinta.

Come il timer nell’angolo del mio occhio raggiunse lo zero, un allarme risuonò da qualche
parte; sollevai il capo e guardai in cima all’albero.

Nel cielo della notte nero come la pece, o meglio, con la base del livello superiore come
sfondo, queste linee di luce continuarono ad allungarsi. Le guardai attentamente, mi
accorsi che era un mostro dalla forma strana che trascinava una slitta gigantesca.

Come raggiunse la sommità degli alberi, un’ombra nera uscì dalla slitta e arretrai di
qualche passo. Ciò che atterrò e sparpagliò la neve era un mostro che era tre volte la mia
taglia. Aveva ancora un aspetto umano, ma le sue braccia erano estremamente lunghe e
poiché il suo corpo era piegato in avanti, quelle braccia toccavano quasi il terreno. I piccoli
occhi rossi fiammeggiavano sotto il rigonfiamento anormale sulla fronte dell’ombra. La
metà inferiore della faccia era piena di barba grigia arricciata che arrivava alla cintola.

Stranamente, questo mostro indossava una maglietta rossa e bianca, un cappello a forma
di cono che era degli stessi colori, brandiva un’ascia con la mano destra e un grande sacco
pieno di oggetti nella mano sinistra. Il designer che aveva disegnato questo mostro voleva
che un vasto gruppo di giocatori fosse spaventato ma anche divertito una volta visto
questa ridicola versione di Babbo Natale. Ma per me, che lo stavo fronteggiando, l’aspetto
del boss non era importante.

Nicholas si preparò a muovere la sua barba arruffata per cominciare a dire i dialoghi della
missione.

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“Stai zitto!”

Come mormorai queste parole, estrassi la spada e il mio piede destro calciò forte nello
spesso strato di neve.

Parte 4

Era passato più di un anno da quando avevo cominciato a giocare a SAO, ma questa era la
prima volta che i miei HP erano scesi nella zona rossa.

Dopo la sconfitta del mio nemico, rimase solo un sacco. Non mi era rimasto un solo
cristallo di cura nel mio inventario… non mi ero mai avvicinato così tanto alla morte.
Anche se ero sopravvissuto, non c’erano né felicità né conforto nel mio cuore. Al contrario,
provavo un’emozione più simile alla delusione. Perché ero sopravvissuto?

Come riposi la spada nel fodero, il sacco brillò e poi scomparve. Tutti gli oggetti che erano
caduti dall’obiettivo avrebbero dovuto essere inseriti nel mio inventario. Facendo un
respiro profondo, sollevai la mano tremante e feci comparire la finestra dell’inventario.

L’inventario aveva molte schede con dei nomi che farebbero impazzire la maggior parte
dei giocatori: Armi & Armatura, Gioielli/Minerali, Cristalli e anche Ingredienti per il Cibo;
cominciai a scorrere la finestra riempita di schede di oggetti per cercarne uno solo.

Qualche secondo dopo, l’oggetto che stavo cercando comparve nella mia visuale.

Si chiamava «Pietra Divina del Ritorno dell’Anima».

Il mio cuore cominciò a battere freneticamente, era come se il sangue avesse cominciato a
fluire attraverso la parte del cuore che si era intorpidita nei vari giorni passati… in realtà
vari mesi.

—Po-posso resuscitare Sachi?

Se questo era possibile, significava che Keita, Tetsuo e le anime di tutti i giocatori che
avevano perso la vita in SAO fin dall’inizio non erano state distrutte…?

Questa poteva essere la mia unica possibilità di rivedere Sachi. Il solo pensare una cosa del
genere fece perdere un battito al mio cuore. Non importava quali maledizioni o bestemmie
potevano essermi scagliate o quali conseguenze potevano capitarmi a causa delle mie
bugie, questa volta l’avrei abbracciata forte con entrambe le braccia, guardata dritta in
quegli occhi neri e le avrei detto dal profondo del mio cuore: “Non è che non morirai mai,
ma ti proteggerò io.” Per mantenere questa promessa, avrei lavorato duramente per
diventare più forte.

Dopo vari tentativi di selezionare la pietra dal mio inventario andati a vuoto a causa delle
mie mani tremanti, riuscii finalmente a materializzare la «Pietra Divina del Ritorno
dell’Anima». Fluttuante sopra la finestra dell’inventario vi era un gioiello di pietra color
arcobaleno, circa delle dimensioni di un uovo e di una bellezza tale che non poteva essere
descritta.

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“Sachi…… Sachi……”

Invocando il suo nome, toccai il gioiello di pietra e dopo cliccai sul menù di aiuto della
finestra; semplici istruzioni apparvero sul pannello in caratteri familiari:
[L’oggetto può essere utilizzato sul menù di scelta rapida del giocatore
o tenendo l’oggetto materializzato e gridando «Resuscita… Nome del
Giocatore». La pietra avrà effetto e resusciterà solo un giocatore morto
durante un determinato lasso di tempo tra la morte del giocatore e la
scomparsa della luce dell’oggetto. (Approssimativamente 10 secondi.)]

Approssimativamente 10 secondi.

Questa frase sembrava fosse stata aggiunta intenzionalmente, chiaramente e crudelmente


per annunciare che Sachi non sarebbe mai tornata in vita.

Approssimativamente 10 secondi. Questo era il tempo impiegato dal Nerve Gear, dopo che
gli HP del giocatore erano scesi a zero e il suo corpo si era frantumato in poligoni, per
inviare impulsi elettrici per bruciare il cervello del giocatore nel mondo reale. Non potevo
sapere, ma solo immaginare quanto Sachi dovesse aver sentito durante la breve durata di
10 secondi, dal suo corpo che scompariva fino al suo Nerve Gear che le bruciava il cervello.
Doveva essere stato estremamente doloroso per lei. In questo intervallo di 10 secondi,
cosa avrà pensato? Mi maledissi ripetutamente…

“Ugg... Aaaaaaah. Aaaaaaaaaaaaaaaaaaah...”

Urlai come un animale.

Afferrando la Pietra Divina del Ritorno dell’Anima che stava fluttuando sopra la scheda del
mio inventario, la scagliai con tutta la mia forza sul pavimento innevato.

“Aah... Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaah!"

Calpestai furiosamente il cristallo con la mia scarpa mentre gridavo. Tuttavia, il cristallo
continuò a splendere senza risentire del mio gesto, non vi era un singolo graffio, ancor
meno una crepa. Gridai con tutta la mia forza, e usando le dita afferrai la neve accumulata
e continuai a urlare mentre cadevo sulla neve.

Era insensato, ogni cosa era insensata. Non importava se Sachi fosse morta spaventata o
nel dolore, o se io avessi affrontato lo speciale obiettivo di Natale, NO, vissuto in questo
mondo o il fatto che 10.000 giocatori fossero intrappolati qui dentro: tutto ciò non aveva
totalmente senso. Lo compresi in quel momento, quella era l’unica verità.

Non sapevo quanto a lungo avrei potuto sopportare, non importava quanto gridassi, non
avvertivo alcun impulso di piangere. Perché il mio corpo artificioso mancava di quella
funzione? Alla fine, mi alzai fiaccamente, raccolsi il cristallo sacro sepolto nella neve e mi
diressi verso il portale che conduceva all’area precedente del dungeon.

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Erano rimasti nella foresta solo Klein e la gilda Fuurinkazan. I membri dell’Alleanza del
Divino Dragone non si vedevano da nessuna parte. Mentre camminavo verso il guerriero
con la katana che era seduto sul pavimento, verificai che non vi fosse stata alcuna perdita
di giocatori.

Era ovvio che Klein fosse l’unico ad essere stanco, ma non troppo. Potevo immaginare che
avesse negoziato con l’alleanza del Divino Dragone e combattuto in duello. Ad ogni modo,
il mio cuore non provava gratitudine.

Klein mi osservò camminare verso di lui e la sua espressione mostrò tranquillità. Tuttavia,
le sue labbra si irrigidirono dopo aver visto la mia espressione.

“……….Kirito………..”

Lanciai il cristallo sacro sul ginocchio di Klein che mi stava chiamando a bassa voce.

“Questo è l’item della resurrezione, ma non può essere usato per persone che sono morte
molto tempo fa. Prendilo e salva la prossima persona che muore davanti a te.”

Mentre ero pronto a dirigermi verso l’uscita una volta dette quelle parole, Klein afferrò la
mia giacca.

“Kirito... Kirito......”

Mi scioccò vederlo con le lacrime che gli rigavano le guance piene di barba.

“Kirito….. tu…. devi sopravvivere…. Anche se tutti gli altri muoiono…. tu devi sopravvivere
fino alla fine……”

Tolsi la manica della giacca dalle mani di Klein che piangeva mentre continuava a
ripetermi di vivere.

“Ciao.”

Detto ciò, percorsi spaesato la strada che conduceva fuori dalla foresta.

Quando mi resi conto dove mi trovavo, ero tornato nella mia stanza nella locanda del 49°
piano senza alcun ricordo di come avessi percorso la strada di ritorno.

Erano circa le tre del mattino.

Incominciai a pensare a ciò che avrei dovuto fare da questo punto in poi. In questo mese
appena trascorso, L’item di resurrezione era stata la mia unica motivazione a continuare a
sopravvivere. Anche se esisteva, non era l’oggetto che volevo.

Dopo aver pensato per un momento, decisi di intercettare e combattere il boss di questo
piano una volta che avesse albeggiato. Se avessi sconfitto quel mostro, avrei continuato a
sconfiggere il boss del 50° livello e poi quello del 51°.

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Non riuscivo a pensare a un’altra fine per un pagliaccio stupido. Dopo aver preso questa
decisione, le mie sensazioni si acquietarono e mi sedetti su una poltrona, senza vedere e
pensare niente ma aspettando che si facesse mattina.

La luce della luna che filtrava dalla finestra cominciò a spostarsi poco a poco e alla fine fu
sostituita dall’alba grigiastra. Non sapevo da quante ore non dormissi, ma vedere il giorno
mi faceva stare bene dopo la peggiore notte trascorsa in questo mondo.

Non appena l’orologio sul muro batté le 7 del mattino, mi preparai ad alzarmi dalla sedia e
uno strano allarme risuonò nelle mie orecchie.

Guardandomi attorno, non riuscii a trovare nulla che potesse essere la fonte di quel suono.
Alla fine, nell’angolo della mia visuale vidi un suggerimento viola dalla finestra principale
che vibrava e mossi le dita.

Ciò che brillava era la stessa finestra degli item di Sachi e la aprii. Era un oggetto dall’uso
limitato. Perplesso, cominciai a scorrere in giù lo schermo e vidi il timer attivato del
cristallo di registrazione messaggi.

Presi il cristallo, chiusi la finestra e lo poggiai sul tavolo.

Dopo aver cliccato sul cristallo scintillante, sentii la voce inconfondibile di Sachi:

Kirito, Buon Natale.

Quando ascolterai questo messaggio, sarò probabilmente morta. Siccome sono ancora viva,
ho deciso di spostare questo cristallo dall’inventario condiviso la vigilia di Natale e farti
ascoltare ciò che devo dirti personalmente.

Adesso… fammi spiegare il motivo per cui ho registrato questo messaggio.

Probabilmente non sopravvivrò ancora per molto. Naturalmente, ciò non significa che io
dubiti della tua abilità e di quella della gilda «I Gatti Neri al Chiaro di Luna». Questo perché
tu, Kirito, sei molto forte e gli altri membri della gilda lo stanno diventando sempre di più
giorno dopo giorno.

Come dovrei spiegartelo… un’amica a me molto cara che apparteneva a un’altra gilda è
morta. Essendo una persona timida come me, era andata in perlustrazione nelle aree sicure
ma, a causa della sua sfortuna, fu uccisa dai mostri sulla via del ritorno verso la città. Dopo
quell’incidente meditai su varie cose e giunsi a una conclusione: per continuare a
sopravvivere in questo mondo non importa quanto siano forti i tuoi compagni; se non hai la
volontà di vivere e la determinazione di sopravvivere ti aspetta sicuramente la morte.

Per me… sinceramente, anche quando mi sono addentrata nell’area di pratica per i
principianti ero e sono stata spaventata. In verità, non ho mai voluto lasciare la Città Iniziale.
Sebbene fossi molto vicina ai membri della gilda «I Gatti Neri al Chiaro di Luna» nel mondo
reale e mi fosse piaciuto passare il mio tempo con loro, ho sempre odiato combattere.

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Probabilmente morirò se continuo a mantenere questo atteggiamento in battaglia. Questo


fatto non dipende da nessuno, è un problema solo mio.

Fin da quella notte, tu mi ripetevi ogni sera che andava tutto bene e che non sarei morta. Il
motivo è che se per caso io dovessi morire, tu incolperesti e non perdoneresti mai te stesso.
Questa è anche il motivo per cui ho deciso di registrare questo messaggio. Vorrei dirtelo
Kirito: non è colpa tua. La data sarà fissata al prossimo Natale perché vorrei quantomeno
cercare di sopravvivere fino a quel momento, sperando di camminare lungo la via innevata
assieme a te.

Io sapevo quanto tu Kirito fossi forte. Una volta, quando mi alzai dal tuo letto, vidi
accidentalmente il tuo livello dallo status della finestra aperta da dietro di te.

Anche dopo averci pensato su a lungo, non riuscivo a trarre fuori una qualsiasi buona
ragione per cui dovessi nascondere il tuo livello reale e formare una gilda con noi. Ma non ne
feci parola con gli altri membri poiché credevo che un giorno volessi raccontare
personalmente a noi questa motivazione… Ero felice quando ho scoperto che eri davvero così
forte. Cominciai così ad essere in grado di dormire sonni tranquilli mentre ero al tuo fianco.
Forse per te stare con me può essere importante, anche questo mi rende molto felice. Se è
questo il caso, c’è la possibilità di arrivare ai piani più alti anche per una persona timida
come me.

Ecco… quello che sto cercando di dire è che, anche se muoio, tu devi lottare per sopravvivere.
Vivi, guarda questo mondo fino alla sua fine, aiutami per favore a scoprire la ragione per cui
questo mondo è stato creato, il significato per cui una persona timida si trova in questo
mondo, il significato del nostro incontro.

Questo è il mio desiderio.

Ah… Sembra che sia rimasto ancora un po’ di tempo. Questo cristallo può registrare una
grande quantità di cose. Mmmh, allora, poiché il Natale è un’occasione così speciale, canterò
una canzone natalizia. Ho una certa fiducia nella mia voce. Credo che comincerò con
«Rudolph, la renna dal naso rosso». A dire il vero, avrei preferito cantare altre canzoni come
«La meraviglia dell’Inverno», «Bianco Natale» che sono più conosciute, ma sfortunatamente
posso cantare solo il testo di questa canzone.

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Perché ricordo soltanto «Rudolph, la renna dal naso rosso»? La notte scorsa mi hai detto:
“Non importa chi sei, puoi fare davvero la differenza nella vita di qualcuno.” Facendomi
capire che anche se sono io, c’è un posto a cui appartengo. Dopo aver ascoltato quelle parole,
fui molto felice e ricordai questa canzone. Non so il motivo, ma probabilmente perché vidi me
stessa come Rudolph e te come Babbo Natale… Se devo descriverlo, tu sprigioni un
sentimento paterno. Mio padre mi abbandonò quando ero ancora molto giovane, questo è il
motivo per cui ogni notte quando dormivo accanto a te, mi domandavo sempre se fosse
questo il sentimento che un padre avrebbe dovuto suscitare. Ah, va bene, comincerò a
cantare.

Rudolph, the red-nosed reindeer had a very shiny nose.


Rudolph, la renna dal naso rosso aveva un naso molto luccicante.

All of the other reindeer used to laugh and call him names.
Tutte le altre renne ridevano e lo prendevano in giro.

Then one foggy Christmas Eve


Poi una nebbiosa Vigilia di Natale

Santa came to say:


Babbo Natale disse:

"Rudolph with your nose so bright, won't you guide my sleigh tonight?"
Rudolph col tuo naso così brillante, vuoi guidare la mia slitta stanotte?

Rudolph who was always crying, started smiling that night.


Rudolph che piangeva sempre, quella notte cominciò a sorridere.

... Per me, sarai sempre una stella luminosa che brilla e mi guida dall’estremità opposta di un
vicolo buio. Addio, Kirito. Sono stata fortunata ad averti incontrato e ad essere stata con te.

Grazie.

Addio.

(Fine)

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NOTE D’AUTORE
AUTORE
Da quanto tempo: o forse è più appropriato definire questo momento “il primo incontro”.
Sono Kawahara. Grazie mille per aver letto «Sword Art Online 2: Aincrad».

Dopo che il volume uno venne pubblicato, ricevetti una grande quantità di consigli
preziosi riguardo “una possibile continuazione di questa storia da questa specie di
conclusione?”. Non importa come lo guardiate, il gioco è stato finito e Aincrad è stata
distrutta. Anche mentre io, lo stesso scrittore, lo leggevo, sentivo che non ci fossero
assolutamente elementi per continuare.

Allora, ci fu il sequel che colpì il mio cervello, ossia il libro. Vi faccio le mie scuse, il tempo è
tornato indietro. Inoltre, è una raccolta di storie brevi. Sono davvero dispiaciuto per
questo.

Avevo giocato in precedenza a qualche gioco online. Non importa a quale gioco, non ho
mai fatto parte di un gruppo di alto livello. Io semplicemente invidiavo quei giocatori forti
con il migliore equipaggiamento e reputazione che sconfiggevano facilmente i mostri uno
dopo l’altro e che sentivo fossero diventati in seguito “Così abili! Così forti!” (ahah)

Pertanto, ho voluto scrivere non solo riguardo i due protagonisti Kirito e Asuna e il loro
genere di top players che ripulivano il gioco, ma volevo ancor di più scrivere qualcosa
riguardo le storie di comuni giocatori “di mezzo livello”. Le quattro storie brevi di questo
secondo volume hanno precisamente questo contenuto. Inoltre in ogni storia, alla base c’è
il debutto di Kirito e lo scalpore che egli suscitò; sentire che lui era “Così abile! Così forte!”
come Silica e Lisbeth provarono, è esattamente ciò che ho provato io ogni anno
diventando un giocatore MMO. Addirittura, e una volta sola sarebbe abbastanza, vorrei
davvero sapere cosa si prova a mostrare agli altri un'arma di cui esistono solo tre
esemplari in tutto il server.

A parte che c’è una cosa in più riguardo la quale dovrei scusarmi con tutti. Anche se i
quattro personaggi femminili sono tutte giocatrici differenti, la loro controparte maschile,
come detto in precedenza, è sempre Kirito-kun. Anche se non ho modo di spiegarmi
propriamente in questo punto, vi porgo le mie sentite scuse e chiedo a tutti di usare la
mentalità “anche se il criminale e la vittima cambiano ogni volta, il detective è sempre la
stessa persona” che avete quando leggete le serie di romanzi polizieschi… Non lo potete
fare, giusto? Mi dispiace. Mi dispiace.

Infine, al maestro Abec che ha disegnato le continue apparizioni di nuove eroine con
personalità e carineria e a Miki-san che mi ha dato molte idee riguardo tutte le
impostazioni del sistema di gioco strane e complesse: vi siete presi cura di me ancora una
volta.

E a te che hai letto questo libro fino alla fine: ti sono davvero grato.

26 Maggio, 2009 - Kawahara

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