sezione
Agli albori
della civiltà greca
(iii-i millennio a.C.)
2 500 000 a.C.
1. Le Cicladi e Creta
2. I Micenei
3000 a.C.
1000 a.C.
300 d.C.
74 1 Le Cicladi e Creta
Agli albori della civiltà greca (iii-i millennio a.C.)
sezione 3
3000-2500 a.C. 3000-2000 a.C.
Nelle Cicladi arriva Periodo prepalaziale
un’ulteriore ondata
6000 a.C. di popolazioni dall’Asia
3000 a.C.
L
a civiltà cicladica si sviluppò
nel corso del iii millennio a.C. 3
nell’arcipelago delle Cicladi,
capitolo 1
circa 220 isole disposte in cerchio (in
greco kýklos) nel mar Egeo a formare
un ponte fra la Grecia e l’Asia Mino-
re. Il suo periodo di massimo splen-
Le Cicladi e Creta
dore si colloca fra il 2500 e il 2000 a.C.,
dopo di che cominciò una fase di de-
cadenza, durante la quale l’arcipela-
go entrò nell’orbita d’influenza della
vicina Creta.
All’incirca nello stesso periodo co-
minciò a fiorire la civiltà cretese, detta
minoica dal nome del mitico re Minos-
se, le cui prime testimonianze sono
costituite da villaggi e da grandi tom-
be con ricchi corredi. All’inizio del ii
millennio a.C., a Cnosso, Festo, Mália
e Zakro sorsero vasti palazzi, intorno
ai quali si svilupparono vere e proprie Egeo. Il ricordo della potente civiltà segnò la fine improvvisa della civiltà
città, forse capoluoghi di entità poli- minoica rimase ben vivo nel mondo minoica. La tradizione più diffusa
tiche autonome. Dopo circa tre seco- greco, come traspare dal mito cruento collega la catastrofe all’esplosione del
li, tutti i palazzi subirono una prima del Minotauro, il mostro metà uomo vulcano che sorgeva sulla vicina iso-
violenta distruzione, forse a seguito e metà toro nato dall’unione di Pasi- la di Tera (oggi Santorini), avvenuta
di un terremoto, ma furono subito ri- fae, moglie di Minosse, con un toro, intorno al 1500 a.C. Secondo un’al-
costruiti in forme ancora più grandio- al quale gli Ateniesi erano obbligati a tra teoria, la distruzione dei palaz-
se. È questo, compreso fra il 1700 e il pagare ogni anno un orrendo tributo zi sarebbe da imputare all’invasione
1450 a.C., il periodo di maggior splen- di sangue: sette ragazzi e altrettante dei Micenei. A ben vedere, l’una non
dore della civiltà minoica, durante il fanciulle da divorare. esclude l’altra, giacché a determinare
quale Creta si popolò di villaggi, vil- Ad appena 200 anni dalla prima di- la fine della civiltà minoica potrebbe
le, luoghi di culto e fondò colonie in struzione, i palazzi cretesi, a eccezio- essere stato il concorso di entrambi gli
molte delle isole vicine, esercitando ne di quello di Cnosso, furono nuova- eventi, il cataclisma naturale prima e
un vero e proprio dominio sul mar mente demoliti e bruciati: tale disastro l’invasione nemica poco dopo.
1700 a.C.
I primi palazzi cretesi 1500 a.C. 1450 a.C.
sono distrutti, forse Esplosione del I Micenei, popolo
a causa di un terremoto, vulcano di Tera di origine greca,
e vengono costruiti conquistano Creta
i secondi palazzi e distruggono
2000 a.C.
1000 a.C.
i palazzi, ad eccezione
di quello di Cnosso
1900 a.C.
A Creta si
costruiscono 1700-1500 a.C.
i primi palazzi Periodo di massimo
splendore della civiltà
cretese 1100-1000 a.C.
1400-1350 a.C. I Dori, anch’essi
Distruzione del di origine greca,
palazzo di Cnosso conquistano Creta
1.1 La civiltà cicladica
L’ arcipelago delle Cicladi è costituito da un cono, che rappresenta in forma unificata il collo
Agli albori della civiltà greca (iii-i millennio a.C.)
pulviscolo di oltre 200 tra isole e isolette – ricche e la testa. Rispetto alla radicale semplificazione
di materie prime particolarmente pregiate come delle statuette a violino, l’altra tipologia di idoli
l’ossidiana [], il rame e, soprattutto, il marmo – marmorei cicladici giunti fino a noi appare as-
che sono disseminate nel mar Egeo meridiona- sai più naturalistica e ricca di dettagli anatomi-
le tra la Grecia, l’Asia Minore e l’isola di Creta. ci. Pur con qualche variante, che si manifesta so-
Grazie alla loro posizione strategica, tra il iii e il prattutto nella diversa foggia geometrica delle
ii millennio a.C. le Cicladi espressero una civiltà teste, queste statuette femminili hanno in comu-
capace di esportare i propri manufatti, compresi ne la forma appiattita e la posizione rigidamente
quelli in ceramica, non solo nei maggiori centri frontale, che deriva dalla forma stretta e lunga
affacciati sull’Egeo, ma perfino in terre lontane del sottile blocco di marmo dal quale furono ri-
come le isole Baleari e le coste meridionali della cavate. Le braccia sono invariabilmente conserte
Francia. e le gambe parallele e unite. Di norma gli arti so-
La ceramica cicladica è in genere caratterizza- no ottenuti semplicemente intagliando il marmo,
ta da una decorazione incisa di tipo geometrico, senza realizzare veri e propri volumi a tutto ton-
sezione 3
in cui non è però difficile riconoscere una matri- do fig. 3.3 , ma in alcuni casi una stretta fessura
ce naturalistica, che riflette il carattere peculia- separa una gamba dall’altra e le braccia dal busto
re di questa civiltà, fondata sulla pesca e la na- fig. 3.4 . Sul volto spicca la protuberanza del naso
vigazione. Ciò appare in modo particolarmente e nel busto quelle dei seni, mentre altri dettagli
chiaro nel ricorrente motivo della cosiddetta spi- come il pube, il sesso e le dita dei piedi sono rica-
rale continua, che allude alle onde marine, non a vati mediante linee incise nel marmo. Le orbite
caso talvolta associato alle prime e schematiche degli occhi e le orecchie sono in genere appena
rappresentazioni di battelli che ci sono state tra- accennate, ma non è escluso che certi particola-
mandate fig. 3.1 . ri fossero meglio definiti con interventi pittorici
I manufatti di gran lunga più noti e caratteristici di cui, però, non è rimasta traccia. Non manca-
della produzione cicladica sono però i piccoli e no poi, tra le statuette cicladiche, alcuni esem-
stilizzatissimi idoli realizzati nel candido mar- plari di forma più complessa e a tutto tondo, che
mo proveniente dalle cave dell’isola di Paro, og- rappresentano personaggi maschili o femminili,
gi quasi del tutto esaurite dopo che per secoli seduti o in piedi, talvolta intenti a suonare uno
hanno fornito all’architettura e alla statuaria del strumento. Come nel caso di una delle statuet-
mondo greco il materiale più richiesto e celebra- te più note fig. 3.5 proveniente dall’isola di Ke-
to. Quasi tutti gli idoli cicladici rappresentano ro, in cui vediamo rappresentato, in forme accu-
donne nude, forse dee della fecondità e protet- ratamente tornite dove ogni spigolo è addolcito
trici dei morti, connesse ai culti della divinità e stondato, un aedo [] che suona la lira, con la
femminile diffusi, fin dalla preistoria, in tutta testa oblunga piegata all’indietro come se stesse `Ossidiana
`
l’area mediterranea. Stimolati dalle peculiarità cantando ispirato. L’aedo è seduto su un sèggio, Roccia a struttura ve-
del marmo pario, dalla sua compatta durezza, il cui alto schienale riecheggia la forma triango- trosa, formatasi con
dalla sua grana omogenea e dal lucente splen- lare dello strumento musicale. il raffreddamento di
dore che se ne può ricavare se lo si intaglia e le- La datazione di questi idoli cicladici, neces- materiali eruttati dai
vulcani. Di colore ne-
viga con cura, gli artigiani cicladici diedero ai sariamente imprecisa, tende ad assestarsi attor- ro o scuro, è tagliente
loro idoli forme essenziali e potentemente sinte- no al 2000 a.C. Poco dopo, la cultura figurativa ma relativamente fra-
tiche, che influenzarono le avanguardie artisti- dell’arcipelago subirà una profonda mutazione, gile. Da essa gli uomi-
che della prima metà del xx secolo. Alcuni idoli, dovuta all’emergere della civiltà minoica (cfr. ni del Neolitico rica-
forse i più antichi, presentano una singolare fog- p. 78), fiorita nell’isola di Creta, che attrarrà nella vavano lame, rasoi,
punte, raschiatoi e al-
gia a violino fig. 3.2 che semplifica la tipica for- sua orbita le isolette dell’Egeo meridionale, ege- tri strumenti da taglio.
ma steatopigica (cfr. p. 4) delle assai più natu- monizzandole politicamente e culturalmente. `Aedo
`
ralistiche Veneri preistoriche, riducendola a un Non è tuttavia azzardato affermare che l’an- Poeta-cantore che nel
armonioso schema rigorosamente simmetrico, in tica civiltà cicladica, con le sue candide statuet- mondo greco arcaico
cui la parte inferiore del corpo si presenta come te e la sua ceramica con incise quelle spirali che recitava le gesta de-
un ampio volume curvo che va restringendosi preannunciano il motivo decorativo a onda sti- gli dèi e degli eroi,
accompagnandosi
verso l’alto a sottolineare la strozzatura della vi- lizzata che allude al mare, sembra aver fornito il con la lira o la cìtara,
ta. Da questa si dipartono orizzontalmente due primo embrione da cui più tardi sarebbe germo- strumenti musicali a
corte braccia e verticalmente un lungo tronco di gliata la grande civiltà figurativa greca. corda.
3.1 Disco fittile, ca 2800-
2300 a.C. Da Siro, ceramica
a padella, h 28 cm. Atene,
Museo Archeologico
Nazionale.
3.2 Idolo femminile,
iii millennio a.C. Dalle isole
Cicladi, marmo pario. Parigi, 77
Musée du Louvre.
3.3 Idolo femminile,
ca 2800-2300 a.C. 3
Da Amorgo, marmo pario,
h 152 cm. Atene, Museo
capitolo 1
Archeologico Nazionale.
3.4 Statua femminile,
ca 2800-2300 a.C. Da Siro,
marmo pario, h 46 cm.
Le Cicladi e Creta
Atene, Museo Archeologico
Nazionale.
3.5 Suonatore di lira,
ca 2800-2300 a.C. Da Kero,
marmo pario, h ca 22 cm.
Atene, Museo Archeologico
Nazionale.
3.1 3.2
N ell’arco di un millennio, grosso modo dal chivi di questi palazzi sono state trovate le prin-
Agli albori della civiltà greca (iii-i millennio a.C.)
2500 al 1500 a.C., fiorì a Creta una civiltà che riu- cipali testimonianze della scrittura cretese sotto
scì a estendere la propria influenza sull’arcipela- forma di tavolette d’argilla, cui era stata affidata
go cicladico e sulle coste dell’Egeo meridionale, la memoria di rendiconti di carattere ammini-
grazie a una superiorità tecnologica che si mani- strativo.
festò in molti campi, dalla navigazione al com- Sono più d’uno in realtà i tipi di scrittura che
mercio, dalla produzione agricola alla lavorazio- si succedettero nel tempo. La più antica è una
ne dei metalli e alla ceramica. Pur scarseggiando scrittura a caratteri geroglifici testimoniata da
di materie prime, Creta fu favorita da una posi- vari sigilli [ ] e iscrizioni, ma che resta indeci-
zione geografica che la collocava al crocevia di frata. Un mistero a parte è poi rappresentato dal
tutte le rotte del Mediterraneo orientale, consen- celebre Disco di Festo fig. 3.6 a-b , un oggetto ton-
tendo alle sue imbarcazioni di raggiungere con do di terracotta del diametro di ca 16 cm, che fu
relativa facilità le coste della Grecia e dell’Asia rinvenuto dall’archeologo italiano Luigi Pernier
Minore, e senza eccessive difficoltà anche quelle nel 1908, durante gli scavi nel palazzo di Festo.
dell’Egitto, di Cipro e della Siria. Importando i Il disco reca incisi 241 ideogrammi [], molti dei
sezione 3
metalli di cui aveva bisogno ed esportando le- quali ripetuti più volte, che formano su entram-
gname, derrate alimentari e prodotti artigiana- be le facce un’iscrizione spiraliforme, segmenta-
li, la civiltà minoica si garantì prosperità e una ta da tratti radiali che separano tra loro i diversi
duratura egemonia grazie a un vero e proprio gruppi di segni, come se si trattasse di parole o
dominio del mare circostante. Più ancora che frasi staccate. Il disco, i cui segni risultano im-
nelle parole dello storico greco Tucidide (460- pressi con timbri prima della cottura dell’argilla,
400 a.C.), il quale a distanza di molti secoli defi- ha finora resistito agli innumerevoli tentativi di
nì Minosse, mitico re di Creta, «dominatore dei decifrazione. Tra le sue singolarità vi è anche il
mari», la prova di tale dominio è nell’assoluta fatto che nessuno dei 45 differenti caratteri figu-
assenza di mura attorno ai grandi palazzi e al- rati in esso presenti corrisponde all’alfabeto di
le città cretesi. Evidentemente, a proteggerne gli ideogrammi del geroglifico minoico, tanto che è
abitanti erano sufficienti il mare che circondava sorto il dubbio che non sia un oggetto di prove-
l’isola e la potente flotta che lo solcava. All’epoca nienza locale, ma che fosse stato importato.
non erano i popoli stranieri il nemico in grado di Se i geroglifici cretesi restano ancora muti,
mettere in ginocchio Creta, ma le calamità natu- ugualmente indecifrata è la scrittura su tavolet-
rali, quei terremoti che periodicamente flagella- te d’argilla rinvenute negli scavi, la cosiddetta
vano l’isola e di cui restano nitide tracce nella lineare A fig. 3.7 . In questo caso, però, il mistero
stratigrafia [ ] dei siti archeologici, dove sono è un po’ meno fitto, giacché una seconda e più
`Stratigrafia
`
leggibili tanto i segni delle distruzioni sismiche, recente scrittura, la cosiddetta lineare B, è stata Successione cronolo-
quanto quelli delle successive ricostruzioni. individuata in altre tavolette rinvenute sia nel gica degli strati archeo-
Palazzo di Cnosso fig. 3.8 che nel Palazzo di Pilo logici.
Una civiltà dalla scrittura misteriosa (cfr. p. 96) in Messenia, una regione del Pelopon- `Sigilli
`
Strumenti in pietra,
neso abitata da popolazioni achee []. Nel 1953
due studiosi inglesi, Michael Ventris e John Cha- osso o metallo recan-
Poco si sa dell’organizzazione sociale e politica
ti inciso o intagliato a
della civiltà minoica, anche perché non è stato dwick, decifrarono la scrittura lineare B, che è ri- rilievo un segno di-
ancora possibile decifrarne la lingua. Non è nep- sultata un adattamento della lineare A a un pri- stintivo.
pure certo se a Creta vigesse un regime monar- mitivo dialetto greco. In altre parole, oggi non `Ideogrammi
`
chico unitario, come indurrebbe a supporre la siamo in grado di comprendere la lineare A, in Caratteri di scrittu-
figura di re Minosse, tramandata sia dalla sto- quanto resta a noi sconosciuta la lingua minoi- ra non alfabetici, ma
basati su una rappre-
riografia sia dalla mitologia greca, o se vi fossero ca, ma siamo capaci di leggere e interpretare la
sentazione schema-
più centri di potere tra loro federati. Forse, nel lineare B, perché in questo caso l’alfabeto minoi- tica e astratta di un
corso di un millennio, si succedettero forme di co era stato adottato da popolazioni achee per concetto o un ogget-
regime diverse. È certo, comunque, che in tutti tradurre in scrittura la propria lingua, che altro to, non di un suono o
i principali centri della civiltà minoica – Cnos- non era se non una versione arcaica del greco una sillaba.
so, Festo, Malia e Zakro – gli scavi hanno porta- classico. Va da sé che gli esempi di lineare B sono `Popolazioni
`
achee
to alla luce i resti di un palazzo di grandissime di epoca più recente, giacché appartengono al Popolazioni che, dopo
dimensioni, attorno al quale si stringeva il fitto periodo in cui i Micenei avevano invaso Creta, il 2000 a.C., occupa-
tessuto delle abitazioni minori. Proprio negli ar- acquisendone il controllo. rono il Peloponneso.
79
3.6 a-b Disco di Festo, lati a e b, ca 1700-1600 a.C.
Da Festo, terracotta, diam. ca 16 cm. Iraklion (Creta)
Museo Archeologico. 3
3.7 Tavoletta HT 113, con incisioni in lineare A,
ca 1500-1400 a.C. Da Haghia Triada, terracotta.
capitolo 1
Iraklion, Museo Archeologico.
3.8 Tavoletta KN Sc 230, con incisioni in lineare B,
ca 1400 a.C. Da Cnosso, terracotta. Iraklion,
Museo Archeologico.
Le Cicladi e Creta
3.6 a
3.6 b 3.7
3.8
3.9 Ornamento per capelli, 2500-1900 a.C.
Da Mochlo, oro, lungh. di ciascuna foglia
ca 5 cm. Iraklion, Museo Archeologico.
80
81
capitolo 1
Le Cicladi e Creta
3.10
3.11
duzione di manufatti riguardarono la ceramica,
grazie all’introduzione di un vero e proprio tor-
nio veloce [`] in luogo della semplice piattafor-
ma girevole. Questo migliorò e rese più pregiato
il vasellame, velocizzandone a tal punto la pro-
duzione da consentirne l’esportazione di una
buona parte. Lo stile ceramico più caratteristico
di quest’epoca prende il nome dalla grotta di Ka-
marès, sulle pendici del monte Ida, da cui proven-
gono parecchi esemplari di vasi a fondo nerastro,
con vivaci e nitidi ornati policromi. In questo tipo
di vasellame prevalgono le decorazioni a spirale
e ad altri motivi geometrici che alludono al mon-
do marino ` fig. 3.11 , ma in alcuni casi compaiono
vere e proprie figurazioni naturalistiche, come nel
píthos ` fig. 3.12 proveniente dal palazzo di Festo, in
cui sono rappresentati pesci e reti da pesca.
Accanto alle città-palazzo, in questo periodo
si infittì anche il tessuto delle città minori e in
campagna cominciarono a sorgere grandi fatto-
rie produttive, mentre alcune delle tante caverne
che squarciavano i fianchi delle aspre montagne
cretesi fungevano da santuari.
La crescente prosperità dell’isola si basa-
va, oltre che su un’agricoltura ben organizza-
ta, sull’incremento dei commerci, garantito da
una flotta mercantile che si avviava a controlla-
re le principali rotte del Mediterraneo orientale,
esportando legname, olio, vino, oggetti in bron-
zo e ceramiche pregiate e importando in modo
sempre crescente i metalli, di cui Creta invece
scarseggiava. L’egemonia marittima cominciò a
manifestarsi anche con la fondazione delle pri-
me colonie minoiche nelle Cicladi, a Rodi e sulle
coste dell’Asia Minore. 3.12
82
3.13
sezione 3
3.14
Una civiltà al suo apogeo ■ Intorno al 1700 a.C., Quasi tutto ciò che oggi è possibile vedere
quando Creta viveva il momento di grande pro- nei grandi siti archeologici di Creta, da Cnosso
sperità delineato in precedenza, sull’isola si ab- a Mália, da Festo a Zakro, risale ai due secoli del
batté un terremoto, che causò la distruzione delle Periodo neopalaziale. L’architettura dei nuovi
città-palazzo e colpì duramente la società cretese. palazzi era di un’eleganza e complessità senza
Questa, tuttavia, fu in grado di reagire con pron- precedenti: corpi di fabbrica articolati su più li-
tezza, tanto che in breve tempo i palazzi furono velli, scalinate fig. 3.13 portici, colonnati, cortili e
`Cretule
`
ricostruiti in forme ancora più imponenti. La ri- decine di ambienti, grandi e piccoli, decorati da Denominazione che
costruzione segnò l’avvio di quella che può esse- smaglianti dipinti murali e dotati di sofisticati identifica, in genera-
re definita l’età dell’oro della civiltà cretese, il Pe- impianti idraulici e fognari; grandi magazzini, le, le tavolette in argil-
riodo neopalaziale, che si protrasse per circa due dove venivano stivate le derrate; botteghe, che la con iscrizioni.
secoli, finché un nuovo evento traumatico, forse producevano manufatti forse non solo destinati `Taurocathápsia
`
i terremoti causati intorno al 1500 a.C. dall’esplo- agli abitanti dei palazzi; archivi, dove era regi- Termine greco (com-
posto da táuros, «to-
sione del vulcano di Tera, spianò la strada all’in- strato su cretule [] – dalla fine del periodo pro- ro», e katháptein, «af-
vasione micenea (cfr. p. 88) che determinò l’irre- topalaziale è in uso la scrittura lineare A – l’im- ferrare») che significa
versibile tramonto della civiltà minoica. magazzinamento dei prodotti e delle merci. «acrobazie con i tori».
83
capitolo 1
Le Cicladi e Creta
3.15
3.15 Taurocathápsia,
Purtroppo sappiamo poco 1700-1450 a.C. Dal
dell’organizzazione politica e Palazzo di Cnosso,
sociale della civiltà minoica, ma affresco, h 86 cm.
si suppone che i palazzi fossero Iraklion, Museo
Archeologico.
abitati da sovrani che esercita-
3.16 Delfini, 1700-
vano un ruolo al tempo stesso 1450 a.C. Palazzo
politico, religioso ed economi- di Cnosso, affresco.
co, dirigendo e regolando l’at-
tività produttiva e commerciale
attraverso una burocrazia che
viveva anch’essa nei palazzi o
in abitazioni dislocate nelle loro
immediate vicinanze.
Forse questo periodo segna
anche la centralizzazione del
potere in un’unica dinastia re-
sidente a Cnosso, dove si erge-
va il palazzo più sontuoso, che
3.16
anche in seguito, durante la do-
minazione micenea (cfr. p. 88), avrebbe mante- via, non si può non restare ammirati davanti alla
nuto la sua funzione di principale centro del po- nervosa eleganza di dipinti murali come il gioco
tere nell’isola. del toro o taurocathápsia [] fig. 3.15 o sottovaluta-
Il palazzo di Cnosso ( l’opera nel tempo p. 84 ) fu re la freschezza decorativa e lo stilizzato naturali-
scavato da Arthur Evans a partire dall’anno 1900. smo di intere pareti allietate da frotte di guizzan-
Evans purtroppo, però, largheggiò in rico- ti delfini fig. 3.16 . La cultura figurativa cretese si
struzioni fig. 3.14 spesso basando su labili con- mostra debitrice di quella egizia (cfr. p. 52), da
getture la riedificazione di interi corpi di fabbri- cui deriva le principali convenzioni formali del-
ca e su frammenti a volte davvero microscopici la figura umana (la testa e gli arti inferiori sono
il rifacimento di grandi decorazioni dipinte. Di sempre rappresentati di profilo, contrariamente
qui il senso di disagio che si prova visitando lo al busto, che di norma è raffigurato frontalmen-
scavo, dovuto all’evidenza dei rifacimenti, con te; gli uomini hanno un colorito scuro, mentre
i loro colori fin troppo sgargianti e il tono sche- il corpo femminile è sempre candido), ma si di-
matico dei dipinti murali (che a loro volta sono stingue dalla ieratica fissità egizia per alcuni ca-
per lo più copie degli “originali” ricostruiti da ratteri peculiari, quali una festosa vivacità cro-
Evans e oggi conservati nel Museo Archeologi- matica, un più pronunciato naturalismo e una
co di Iraklion). Anche con queste riserve, tutta- predilezione per forme più snelle e aggraziate.
L
Il palazzo di Cnosso
Località collina di Kephala, Iraklion (Creta)
Datazione 1700-1400 a.C.
ingresso ovest
capitolo 1
Le Cicladi e Creta
Furono ricostruite – ma sarebbe più giusto dire reinventate –
intere pareti dipinte, spesso a partire da porzioni d’intonaco mi-
nutissime. Ne è un esempio la sala del trono, posta nel quartiere
di rappresentanza del palazzo, a ovest della corte centrale, con
il suo sgargiante fregio che raffigura grifoni accucciati fra gigli.
a b
La ricostruzione più fantasiosa è però Per tutto il Novecento, l’operato di Evans alla storia e, pur con tutte le perplessità che
il cosiddetto “principe dei gigli” fig. a , ri- è stato oggetto di critiche feroci sia per la continua a suscitare, sia da considerare te-
dipinto nel palazzo sulla base di tre fram- tendenza dell’eccentrico studioso a forzare stimonianza di un modo di fare archeolo-
menti – la corona, il busto e la gamba sini- l’interpretazione dei dati di scavo secondo gia che oggi non solo non è condivisibile,
stra – conservati e ricomposti nel Museo le sue personali teorie, sia per l’eccesso di ma non avrebbe neppure più ragione di
di Iraklion fig. b . Che la ricostruzione sia ricostruzioni, che hanno trasformato il pa- essere, dato che altre tecniche – prima fra
azzardata lo prova il fatto che, in un pri- lazzo in una sorta di set cinematografico, tutte la realtà virtuale – consentono di ren-
mo momento, lo stesso Evans aveva scritto bisognoso a sua volta di continui restauri. dere visibili congetture e ipotesi di ricostru-
che i frammenti appartenevano a figure Tuttavia il secolo che ci separa da Evans fa zione, senza dover intervenire sui resti in
diverse. sì che il suo operato sia ormai consegnato modo così massiccio e irreversibile.
3.17 Paleokastro, veduta degli scavi dell’abitato,
1700-1450 a.C.
3.18 Modellino di casa a due piani, 1700-1450 a.C.
Da Archanes, terracotta, h ca 31 cm. Iraklion,
Museo Archeologico.
3.19 Rythón, 1700-1450 a.C. Da Cnosso, steatite,
cristallo, diaspro, madreperla, legno dorato,
86 h 26 cm. Iraklion, Museo Archeologico.
Agli albori della civiltà greca (iii-i millennio a.C.)
3.17 3.18
sezione 3
capitolo 1
3.20
Le Cicladi e Creta
3.21
3.22
3.23
3.24 3.25
sezione 3
capitolo 1
Le Cicladi e Creta
3.26 3.27
DOCUMENTI
C’è una terra nel mare scuro come vino, Creta, Minosse decide di allontanare di casa [il Minotauro] e di rin-
bella e ferace, circondata dall’acqua: molti uomini chiuderlo nei ciechi corridoi di un complicato edificio. Dedalo,
in essa vi sono, infiniti, e novanta città. famosissimo per il suo talento nell’arte dell’architettura, ese-
Omero, Odissea, XIX, vv. 172-174 gue quest’opera scompigliando i punti di riferimento e indu-
cendo l’occhio in errore con i rigiri tortuosi di molte vie. Come
nelle campagne di Frigia il limpido Meandro si diverte a scor-
rere in su e in giù con curve che confondono […], così Dedalo
Minosse, il dominatore dei mari dissemina di incertezze le innumerevoli vie, e a stento perfino
lui riesce a tornare alla porta, tanto c’è da smarrirsi in quella
Minosse fu il più antico di quanti conosciamo per tradizione dimora. Qui dunque fu rinchiuso il mostro dalla duplice figura,
ad avere una flotta e a dominare per la maggiore estensione di toro e di giovane, che pasciutosi due volte di Ateniesi scel-
il mare ora greco, a signoreggiare sulle isole Cicladi e a colo- ti a sorte ogni nove anni, alla terza fu ucciso dal figlio di Egeo
nizzarne la maggior parte […]. Ed eliminò per quanto poté la [Teseo]. Questi con l’aiuto della figlia di Minosse [Arianna],
pirateria del mare, com’è naturale, perché meglio gli giunges- ridipanando un filo riuscì a riguadagnare l’uscita, che nessuno
sero i tributi. prima di lui aveva mai ritrovato.
Tucidide, Storie, I, 4 (460-400 a.C.) Ovidio, Metamorfosi, VIII, vv. 157-174 (43 a.C. - 18 d.C.)