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Nella “Consegna delle chiavi” di Perugino, la

scena è divisa in due fasce orizzontali: una con le


figure in primo piano e una con lo sfondo
architettonico, in cui ci sono alcune figure molto
più piccole. In primo piano Cristo consegna le
chiavi d'oro e d'argento del Paradiso a San Pietro
inginocchiato e circondato da altri apostoli, tra cui
Giuda (la quinta figura alla sinistra di Cristo),
riconoscibili dalle aureole. Giuda è raffigurato di
spalle con abiti di colore opposto a quelli
dell'anziano Pietro, che ha una veste gialla rivestita con un mantello blu. Il paesaggio che chiude lo
sfondo è tipico dell'artista: ci sono dolci colline, punteggiate da esili alberelli, che sfumano
gradualmente verso l'orizzonte. Al centro della scena principale si trova un edificio a pianta centrale
con una cupola, simbolo dell'universalità del potere papale stesso, oltre che trasposizione ideale del
Tempio di Gerusalemme: esso venne riutilizzato nello “Sposalizio della Vergine” dello stesso
Perugino.
Infatti nella composizione del dipinto appena citato ricorre nello sfondo il
grande edificio ottagonale a pianta centrale (simbolo del Tempio di
Gerusalemme). Come nella maggior parte delle opere peruginesche, la
composizione si basa su criteri di simmetria, animata dalla variazione ritmica
delle pose. Attorno al perno centrale del sacerdote, che sta perfettamente
sull'asse dell'edificio centrale e, soprattutto della sua maestosa porta aperta
sullo sfondo, sono disposti San Giuseppe, a sinistra vestito di giallo, con
dietro il corteo maschile, e la Vergine Maria, a destra, seguita dalle donne.
Secondo le storie di Maria infatti ella, appena uscita dal periodo monacale
nel Tempio di Gerusalemme, in cui aveva trascorso tutta l'adolescente, venne
destinata alle nozze ma solo con colui che portando una mazza fosse stato prescelto da un segno
divino. La mazza di Giuseppe fiorì, mentre quelle degli altri giovani no, infatti nell'iconografia
dell'episodio si vede sempre almeno uno di loro che spezza la propria mazza con una gamba o il
ginocchio. L'evidente senilità di Giuseppe era anche un elemento che evidenziava l'impossibilità di
consumare il matrimonio, implicando il dogma della verginità di Maria. Il paesaggio sullo sfondo è
molto simile a quello della “Consegna delle chiavi”.
La trasposizione ideale del Tempio di Gerusalemme, oltre che nello
“Sposalizio della Vergine”, venne ripresa anche dagli allievi di Perugino, come
Raffaello nel suo celeberrimo “Sposalizio della Vergine”. Nello “Sposalizio
della Vergine” di Raffaello troviamo al centro un sacerdote che, tenendo le
mani di entrambi, ufficializza la funzione. Come da iconografia tradizionale,
dal lato di Maria, si trova un gruppo di donne, da quello di Giuseppe di uomini,
tra cui uno, presente in tutte le versioni del soggetto, che spezza con la gamba
il bastone. La disposizione dei personaggi in primo piano non è allineata e con
pose rigidamente equilibrate e simmetriche, come in quello di Perugino, ma
più naturale, con una maggiore varietà di pose e dei raggruppamenti. Nell'opera
è assente il pathos per lasciare il posto a un'impostazione classica: le figure sono legate da una vaga
e poetica malinconia in cui nessuna espressione è più caricata di altre. Lo sfondo è occupato da una
piazza lastricata a grandi riquadri, al termine della quale si trova un edificio a pianta centrale, al
culmine di una gradinata, sul cui portale convergono tutte le linee prospettiche del dipinto. Alcuni
gruppetti di figure popolano la piazza per dare un tocco quotidiano e per scandire la profondità
spaziale, con le loro dimensioni opportunamente scalate.
Ma quali sono le principali differenze tra lo Sposalizio della Vergine di
Perugino e quello di Raffaello? Innanzitutto il punto di vista è differente
perché Raffaello alza lievemente il punto di fuga prospettico. Nell’opera di
Raffaello c’è una maggiore attenzione per i dettagli architettonici
dell’edificio; se in Perugino infatti il tempio è semplicemente uno sfondo
giustapposto come una scenografia, per Raffaello esso è il centro ottico,
nonché il fulcro dell’intero spazio, che si sviluppa in maniera circolare
attorno ad esso. Inoltre Raffaello lo sollevò maggiormente rispetto alla
piazza, grazie all'orizzonte più alto, e lo allontanò aumentando il digradare
delle lastre pavimentali, in modo che non incombesse sulle figure in primo
piano. Per quanto riguarda la raffigurazione dei protagonisti, Raffaello dipinse un numero di
personaggi minore rispetto al maestro Perugino. Del confronto tra lo Sposalizio della vergine
Raffaello e Perugino ne parla anche il Vasari (un celebre pittore ed uno dei primi storici dell’arte in
assoluto) nel suo libro Le Vite, un testo che racconta, attraverso molti aneddoti, le biografie degli
artisti.

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