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Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente
vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore
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N.B. La presente lezione antologizza il Capitolo 3 – Parte terza, “Tempo e spazio”, pp. 129-
140, del testo di Ugo Fabietti, Elementi di Antropologia culturale, Milano, Mondadori, 2015.
Gli esseri umani hanno la percezione della trasformazione delle cose e della loro finitezza,
essi riescono anche sperimentare la collocazione delle cose nel mondo e così il corpo diventa
rilevatore del posizionamento del soggetto che si autopercepisce nei confronti delle cose e degli altri
esseri umani.
In riferimento alla trasformazione delle cose e di sé, gli uomini percepiscono ciò che noi
chiamiamo tempo, mentre in riferimento al posizionamento del proprio corpo e delle cose rispetto
Secondo Kant, tempo e spazio sono categorie che costituiscono intuizioni a priori universali.
La percezione dello spazio e del tempo e la loro intuizione è una funzione primaria
dell’attività mentale, senza la quale non potremmo dare forma al pensiero; non potremmo fare nulla
senza spazio e tempo perché sono le dimensioni costitutive di qualunque modo di pensare.
Tuttavia, poiché le rappresentazioni del tempo e dello spazio differiscono da una cultura a
un’altra diventa fondamentale dal punto di vista antropologico capire cosa c’è di identico e cosa di
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Durkheim e Mauss nel 1951 sostennero che tempo e spazio sono istituzioni sociali: lo stile
Ad esempio se in una cultura prevale l’oralità le rappresentazioni del tempo e dello spazio
sarebbero legate maggiormente alla dimensione dell’esperienza piuttosto che a quella del
ragionamento astratto.
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Nel 1920 lo studioso svedese Nilsson sostenne che nelle società primitive il tempo era
omogeneo e quantificabile (ore, minuti, secondi) ma a eventi naturali, sociali o fisiologici: due
raccolti fa (due anni fa), un sonno fa (un giorno fa). La nostra concezione di tempo quantizzabile e
misurabile è molto recente ed è legata all’idea di produttività cara al sociologo Weber (1982) agli
inizi del XX secolo. L’idea del “tempo è denaro” spiega molto bene la concezione di una vita
consacrata alla produzione di beni e al guadagno. Il tempo dedicato alla produzione quantificabile
dei beni diventa esso stesso un qualcosa da misurare. Ovviamente non è stato sempre così e non
sono mancate anche nella cultura episodi in cui il tempo aveva valenza diversa a seconda dello
stato d’animo del soggetto. Nelle campagne europee l’anno era diviso non tanto in mesi ma in
periodi di cultura (la vendemmia, la semina, l’aratura) e il giorno non in ore ma in indicatori sociali
tutte le società che hanno bisogno di rievocare periodicamente l’atto considerato il fondamento
della propria esistenza: ne sono esempi il Natale o il Capodanno o il “ricominciamento” del tempo
In questo caso si parla di ciò che viene definito i miti dell’eterno ritorno (Eliade 1975).
tornare a quel tempo primordiale, quando il gesto sacro fu compiuto da dei, eroi o antenati.
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Eliade scrive che un ciclo cosmico contiene una Creazione, un’ Esistenza e un ritorno al
Caos e questo contiene la speranza di una rigenerazione totale del tempo. Ogni ciclo comincia in
modo assoluto, perché ogni passato e ogni storia sono stati definitivamente aboliti grazie a una
L’etnografia è molto ricca di esempi relativi a come culture prive di pensiero cronometrico
Tiv della Nigeria: collocano gli eventi nel tempo facendo riferimento all’organizzazione dei
mercati.
Un mercato è un ciclo di cinque giorni duranti i quali si svolge una fiera diversa. Se un Tiv
dice “due mercati fa” si riferisce con una certa precisione a un evento accaduto da un minimo di 6 a
Madagascar: si usano le case come riferimento di scansione giornaliera del tempo. Le case
malgasce sono posizionate tutte ella stessa direzione quindi a seconda di come si riflette il sole su di
esse, le persone possono collocare nel tempo azioni ed eventi (Bloch 1971).
Baulè (costa d’Avorio): qui il tempo lineare e misurabile è stato adattato alle categorie
temporali locali. Essi dicono “alle due” o “alle tre” per indicare la corrispondente posizione del Sole
e come fasce di durata, non come punti esatti della giornata (Pignato 1987).
Baluch (Pakistan meridionale): è uno di quei popoli che hanno adottato il sistema
calendariale e cronometrico degli apparati statali dominanti ma anche conservato forme tradizionali
e locali di scansione del tempo. Essi dividono l’anno in stagioni ma il giorno è scandito dall’alba,
dal sole alto, dal tramonto e da cinque momenti della preghiera musulmana indipendentemente dal
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amministrativo, politico e produttivo, oggi tende a essere la rappresentazione del tempo dominante,
Esiste, infatti, un tempo non quantificabile, detto tempo qualitativo, che non è affatto
Ne sono esempi “quando erano giovani i miei nonni”, “quando eravamo all’asilo”, “quando
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infatti riveste speso valenze qualitative che lo rendono diversamente significante agli esseri umani.
Si pensi ai luoghi della Terrasanta nell’immaginario degli europei cristiani che per anni li hanno
fatto diverse dai luoghi reali. Per questo i crociati diedero vita a un lavoro di riconoscimento di quei
luoghi che per poter soddisfare le aspettative degli europei cristiani furono ricostruiti e riadattati in
punti dello spazio che non erano gli stessi del Vangelo.
caso degli Zafimaniry del Madagascar le cui case sono poste a diverse altitudini e testimoniano
una vera e propria memoria sociale. La disposizione in senso altitudinale esprime la successione
delle generazioni che discendono da una coppia fondatrice della stirpe. La casa della coppia
primaria infatti è posta più in altro e dà vita a un villaggio che si snoda secondo un modello di
La casa originaria è una sorta di luogo sacro carico di valenze affettive e religiose
Lo spazio è anche una dimensione che, per poter essere vissuta, deve essere addomesticata.
Entrare nello spazio significa entrare in contatto con un mondo noto (tranquillità e sicurezza)
Ecco allora che nella cultura umana c’è sempre la necessità di concepire un luogo dello
spazio come punto di riferimento e di sicurezza. Gli esseri umani si sentono al sicuro in luoghi noti
e controllabili, punti di riferimento o luoghi cari alla memoria di una comunità laica o religiosa che
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La disposizione delle cose o delle persone nello spazio fisico può assumere una vasta
gamma di significati sociologici nelle diverse culture. Si pensi al gineceo, la parte della casa nella
Grecia antica riservata alle donne oppure all’haram, tipico del mondo musulmano, destinato al
medesimo scopo. I caffè in gran parte dell’Europa rurale sono stati per molto tempo un ritrovo
riservato ai soli maschi. In Madagascar la parte nord della casa è riservata agli anziani. Speciali
abitazioni sono riservate agli uomini scapoli in Nuova Guinea a in Amazzonia, così come ripari
appositamente costruiti sono riservati alle donne al loro primo ciclo mestruale perché ritenute
impure.
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4 Correlazione spazio-tempo
Il rapporto tra tempo e spazio ha sempre suscitato grande interesse e molti dibattiti nel
Tra i molti studiosi l’antropologo Hallpike sviluppò una teoria della differenza tra tempo
La fonte dei suoi studi fu Piaget e la sua distinzione tra pensiero operatorio (mette in
relazione il tempo e lo spazio come se fossero variabili dipendenti) e pensiero preoperatorio (dove
manca questa coordinazione). Quest’ultimo è tipico del mondo infantile dove non è facile stabilire
una relazione tra durata, successione e simultaneità (coordinazione della velocità relativa).
Basandosi su alcuni altri studi di psicologia cognitiva dimostranti l’incapacità per alcuni
, Hallpike estese la presenza del pensiero preoperatorio a tutte le società che non erano in possesso
di una concezione lineare e misurabile di tempo e spazio: i popoli primitivi ne sono l’esempio, il cui
pensiero fondato sulla concretezza non riesce a riflettere in maniera conoscitiva se quanto non sia
Un eccezione del ragionamento di Hallpike ci proviene dagli studi di Gregory Forth, il quale
scoprì che i Rindi dell’Isola di Sumba in Indonesia, pur non possedendo una nozione di tempo
I Rindi praticano le corse di cavalli alle quali partecipano cavalli di diversa grandezza. Gli
animali devono percorrere una pista circolare in senso antiorario il cui traguardo si trova nel punto
X.
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D è il punto di partenza dei cavalli più piccoli che dovranno correre fino a X; C è il punto di
partenza di cavalli più grandi che dovranno fare il giro completo (fino a C) e quindi il tratto X+C.
Da B partono i cavalli ancora più grandi che dovranno ritornare a B comprendendo il tratto X+B.
Da A partano i cavalli di grandezza superiore a tutti gli altri che dovranno ritornare in A coprendo
I cavalli partano tutti dallo stesso punto e percorrono lunghezze diverse poiché i Rindi sono
perfettamente consapevoli del fatto che i cavalli più grandi sono anche più forti, resistenti e veloci e
implicitamente connessa con un pensiero preoperatorio sembrerebbe dunque almeno in questo caso
smentita.
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Approfondimento
di Arnaldo Bagnasco
1.Premessa
Il rapporto con lo spazio e il tempo sono costitutivi del modo di essere della società. Gli
uomini costruiscono case, fabbriche e templi, fondano Stati e città, e in ogni caso ne fissano i
confini, ricorrendo a porte, sbarre, mura, valli: ma questa organizzazione sociale dello spazio è
soltanto la traccia visibile di una realtà più profonda ed essenziale, ossia l'organizzazione sociale
nello spazio. La società si organizza - nel senso che 'prende forma' - nello spazio e nel fare questo
organizza, modifica, dà forma allo spazio stesso. Le due forme di organizzazione si implicano a
interazione e società come sistemi sociali con proprietà distinte, riservando per l'interazione "il
criterio delimitativo della presenza fisica" (v. Luhmann, 1984; tr. it., p. 635). Boudon distingue i
compresenti, dai sistemi di interdipendenza, nei quali le azioni di ciascun individuo si riflettono
sugli altri senza interazione diretta (v. Boudon, 1991). Giddens distingue a sua volta l'integrazione
sociale - che riguarda le interconnessioni, ovvero la reciprocità di pratiche fra attori compresenti -
dall'integrazione sistemica, che riguarda la reciprocità di pratiche fra persone fisicamente assenti,
basate su meccanismi e legami sociali diversi. A suo giudizio, ciò che ha reso possibile, al di là
delle società tribali, una maggiore ampiezza dell'organizzazione spazio-temporale delle società è
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La struttura del presente articolo si ispira ai concetti appena richiamati. Il cap. 2 sarà
dedicato agli spazi dell'interazione e si articolerà in due paragrafi per così dire speculari: il primo
dedicato alle proprietà delle forme di interazione in rapporto allo spazio, il secondo agli spazi
all'organizzazione di spazi sociali più estesi, vale a dire alle città, mentre l'ultimo capitolo si
L'interazione sociale è il processo nel quale due o più persone agiscono orientando
compresenza - l'interazione in senso stretto, definita anche diretta o situata - ha proprietà particolari,
indirettamente allo spazio. La comunicazione infatti può essere veloce e può rapidamente
riorientarsi; è affidata alla parola, ma anche ai gesti, agli accenti, agli sguardi. Proprio per questo è
meno precisa, ma più densa e duttile di quella indiretta fra persone che interagiscono fra loro, ma
comunicando a distanza, per lettera ad esempio, o anche per telefono. I caratteri indicati (come altri
ugualmente collegati al corpo e alla sua presenza nello spazio) derivano, come si è detto, da
tuttavia, per essere descritta e compresa richiede altri e specifici strumenti analitici. Al riguardo, la
comportamenti che coloro i quali occupano una determinata posizione sociale tipicamente si
aspettano da parte di coloro i quali ne occupano un'altra (v. Linton, 1936). Un gruppo è un insieme
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di ruoli che le collega. L'interazione nei gruppi, in particolare nei piccoli gruppi, può essere
descritta con riferimento ai ruoli, che saranno anche un tramite per riportare l'interazione ai caratteri
nel modello funzionalista, a norme introiettate nel processo di socializzazione, che a loro volta
fanno riferimento a valori istituzionalizzati nella società (v. Parsons, 1951). In alcuni casi la
condotta in termini di ruoli degli attori, specie se si tratta di contesti per i quali valgono regole
molto chiare e fortemente condivise. Non va dimenticato, tuttavia, che l'uso del concetto di ruolo
risulta utile a patto di tenere presente che gli individui si riferiscono generalmente in modo
differente agli stessi valori e che entrano in interazione con scopi diversi, il che li spinge a
contrattare o a confliggere con gli altri. In sostanza: nell'interazione gli attori utilizzano i ruoli per
amministrativa - stabilisce un sistema di relazioni per l'interazione diretta di una persona con il
piccolo gruppo dei colleghi di reparto o di ufficio, e indiretta con il resto dell'organizzazione. In
questo senso, il ruolo organizzativo fa da tramite fra interazione diretta e indiretta, ovvero fra
interazione e società.
sociale nello spazio può fare riferimento a tre altri oggetti analitici: i comportamenti collettivi, le
persone sottoposte allo stesso stimolo, che reagiscono interagendo fra loro senza avere a
disposizione - come nei gruppi - uno schema di ruoli predefinito. Le reazioni della folla e le
manifestazioni di panico sono due esempi di comportamento collettivo che prendono forma spesso
e tipicamente in luoghi pubblici (v. Turner 1964). Il panico, come reazione a un pericolo grave e
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immediato, scatena una specie di regressione sociale che conduce gli individui a reagire
violentemente e comunque irrazionalmente nel tentativo di non subire danni: come tale è un
fenomeno di disorganizzazione sociale. Una folla invece reagisce a uno stimolo sviluppando
sentimenti comuni, e a volte intraprendendo azioni collettive. Si distingue da quello della folla un
altro comportamento collettivo, quello del pubblico, dove si formano in modo più ordinato opinioni
diverse. Nella folla e nel pubblico sono tipicamente in atto due diversi meccanismi dell'interazione
faccia-a-faccia: rispettivamente la reazione circolare per cui una reazione osservata anche negli altri
risulta rafforzata, e la interazione interpretativa, per cui un messaggio riceve una risposta diversa
che può modificare l'opinione di partenza. Le reti (social networks) costituiscono ulteriori forme di
relazione per l'interazione diretta (v. Piselli 1995). Rovesciando il punto di vista rispetto all'idea di
ruolo, l'attenzione è posta sugli individui e non sul sistema. Si osserva allora che ogni individuo
dispone di - e continuamente tesse - una sua rete di relazioni, che lo mette in contatto con ambiti
sociali diversi. La rete permette di osservare non come gli individui obbediscono ai loro ruoli, ma
come utilizzano i loro repertori di ruoli, e come perseguono le loro strategie, non all'interno di un
gruppo, ma muovendosi fra gruppi: così, l'individuo può far valere nell'interazione all'interno di un
gruppo risorse che trova in un altro, può fare da mediatore fra due diverse reti, tenendole separate,
può stabilire relazioni fra persone prima appartenenti a reti diverse: le reti di relazione stabiliscono
dunque, nel senso indicato, altri contesti strutturati di interazione. Osservare l'interazione di rete è
particolarmente utile nelle società complesse e in mutamento, dove le aspettative di ruolo non sono
ben definite e non ci si trova di fronte a una cultura omogenea. La possibilità di 'pendolare' fra una
società urbana in formazione e la società tribale di origine, lontana nella campagna, utilizzando reti
di relazione tenute distinte, è stata per esempio osservata dagli antropologi come una risorsa di
integrazione nel nuovo contesto. Come i ruoli in un gruppo, anche le reti mettono in connessione
interazioni dirette e indirette dispiegandosi nello spazio. Considerare l'estensione delle reti di
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relazioni nello spazio può condurre a osservazioni sorprendenti sull'organizzazione sociale. Una
ricerca ha selezionato alcune persone nell'area di Boston e ha chiesto ad altre scelte a caso nel resto
degli Stati Uniti di provare a stabilire un contatto con le prime utilizzando solamente una catena di
individui, che a due a due si conoscevano fra loro: in media sono stati necessari solo 5,5
Un incontro (encounter) è una unità elementare di interazione focalizzata. Questa "si verifica
su un unico fuoco conoscitivo e visivo, come in una conversazione, in una partita a scacchi, e nel
(Goffman, 1961; tr.it., pp.34). Gli incontri sono microstrutture sociali, analizzabili in quanto tali
esclusivamente per le loro proprietà collegate alla compresenza. Si potrebbe anche dire che sono le
unità formali elementari dell'ordine dell'interazione. Gruppi e reti individuano strutture di relazioni
sociali che possono costituire contesti di interazione. Gli incontri, invece, sono in essenza
interazioni situate, in questo essendo anche, per il rapporto con lo spazio, relativamente più simili a
molti tipici comportamenti collettivi. Un gruppo persiste nel tempo, mentre un incontro si apre e si
chiude. Le relazioni sociali riguardano il 'posizionamento' degli individui in uno spazio sociale,
attività. L'interazione situata richiede disciplina delle emozioni e un relativo disimpegno dalle
attività che esulano dal quadro dell'incontro nel quale si generano identità e ruoli situati ( il ruolo
per esempio di presidente di una riunione, o di un mediatore che si offre in un litigio per strada),
strutturali esterne sono filtrate negli incontri attraverso 'regole di trasformazione', le quali
sottratte al controllo cosciente. Negli incontri le persone tendono a esprimere tatto (vale a dire
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consenso latente) e fiducia reciproca, che consentono le routines della vita quotidiana, alla base
della riproduzione sociale e del senso di sicurezza individuale. L'interazione della vita quotidiana
attraverso incontri è dunque cruciale per l'organizzazione sociale complessiva. Le sue regole e i suoi
rituali (ordine nel prendere la parola, modi di aprire e chiudere un incontro, forme per compensare
un esito sgradevole per un partecipante, strategie per evitare di far 'perdere la faccia' e così via)
esprimono attenzione agli altri e rispetto nei loro confronti; per loro mezzo si realizza un continuo
monitoraggio reciproco, si riparano i guasti del tessuto sociale e si conserva la fiducia fra le
persone. Si tratta della "meccanica più intima della riproduzione sociale" (v. Giddens, 1984; tr.it., p.
70).
diretta, modi della microorganizzazione sociale nello spazio. Passeremo ora a considerare - in modo
organizza a seconda dei suoi contenuti in porzioni diverse di spazio. La società stessa appare
dunque regionalizzata in differenti ambiti locali, zone dedicate a specifici tipi di interazione (v.
Giddens, 1984). La più elementare e generalizzata forma di regionalizzazione deriva dal fatto che,
per una corretta gestione dell'interazione, le persone distinguono luoghi e momenti in cui si
espongono ad altri da luoghi e momenti di vita privata, nei quali si isolano. Questa proprietà
metafora teatrale, che distingue attività e luoghi di ribalta e di retroscena, costituisce dunque un
modo fondamentale di analisi dell'organizzazione sociale nello spazio, ma anche dello spazio (v.
Goffman, 1959).
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Sulla ribalta ci si rappresenta agli altri, interpretando ruoli, fornendo ma anche lasciando
trasparire involontariamente informazioni su noi stessi e le nostre intenzioni. Si tratta per quanto
appropriatezza socialmente definite. Al retroscena il pubblico non ha accesso; qui l'attore si toglie la
maschera del ruolo e il suo comportamento diventa informale, si prepara alla rappresentazione del
sé e ricostituisce le risorse psicologiche e di altro tipo per la rappresentazione. La casa è nel suo
soggiorno o la sala da pranzo sono invece luoghi di ribalta. Utilizzare modelli di interazione tipici
del retroscena in un luogo di ribalta, o scegliere come ribalta un tipico luogo di retroscena
compromette la rappresentazione del sé nell'interazione, ma in certi casi può far parte di una
strategia non convenzionale che, per esempio, rischia una apertura più familiare con una persona:
invitare a pranzo in cucina può avere questo significato. Altre volte, mostrare il retroscena può voler
significare che non si nasconde niente. Lo studio attento della rappresentazione del sé nelle
dinamiche di ribalta e retroscena, così come delle tecniche per uscire di scena senza compromettere
future interazioni o gestire complesse rappresentazioni di una 'compagnia', mette in luce condizioni
dell'interazione tanto decisive quanto spesso non adeguatamente valutate. La loro importanza
emerge con lo studio delle situazioni in cui la distinzione fra ribalta e retroscena è negata, come
nelle istituzioni totali: un ospedale psichiatrico o un carcere. Molte patologie del sé e molti
comportamenti reattivi degli internati sono interpretabili proprio come difficoltà e tentativi di
ricostituire un retroscena da parte di chi è costantemente obbligato ad una ribalta (v. Goffman,
1961).
La differenziazione funzionale delle attività a seconda dei diversi ambiti istituzionali implica
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regionalizzazione: la casa è distinta dalla fabbrica, la scuola dal tribunale, e così via.
Differenziazione funzionale e spaziale si sono affermate progressivamente come parte del processo
In contrapposizione ai luoghi, sono stati definiti non luoghi particolari e caratteristici ambiti
locali, presenti nelle città contemporanee, come le stazioni, gli aeroporti, i supermercati. Ambiti
anonimi di interazione funzionale, essi sono "uno spazio che non crea identità né singola né
relazionale, che [...] non integra nulla, autorizza solo [...] la coesistenza di individualità distinte,
simili e indifferenti le une alle altre" (v. Augé, 1992; tr.it., p.101). I non luoghi sono in realtà ambiti
non residuali della regionalizzazione attuale, forse non ancora sufficientemente esplorati per se
stessi. Il termine individuerebbe comunque i connotati spaziali delle condizioni di esistenza nella
postmodernità.
Se i non luoghi appaiono come una relativa novità, un altro tipo di luoghi è presente in tutte
le società: in forme diverse, queste sembrano avere bisogno di definire e realizzare luoghi per così
dire esterni all'organizzazione sociale e alle sue regioni. Foucault (v., 1967) usa il termine luoghi
altri (eterotopie) per indicare ambiti locali e pratiche ad essi correlate, che sembrano nuovamente
riferirsi a una specie di universale culturale. Si tratta di luoghi fuori da tutti i luoghi, i quali tuttavia,
a differenza dei luoghi altri delle utopie, esistono effettivamente e stanno in rapporto con tutti gli
altri luoghi, in un modo che insieme li rappresenta, contesta e rovescia. Nelle società primitive i
luoghi altri prendono la forma di eterotopie di crisi, luoghi privilegiati, sacri o vietati, riservati a
persone in situazione appunto critica rispetto alla società in cui vivono: adolescenti, donne nel
periodo mestruale, partorienti, vecchi. Queste forme sussistono, anche se vanno scomparendo: un
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esempio era in passato il viaggio di nozze, il quale permetteva che la deflorazione di una ragazza
avvenisse 'in nessun luogo', in un luogo altro per esempio una camera d'albergo. Oggi si sono
piuttosto sostituite le eterotopie di deviazione, dove sono isolate le persone devianti rispetto alla
L'organizzazione sociale dello spazio comprende un'altra divisione ricorrente e rilevante fra
luoghi pubblici e luoghi privati. I primi - come le piazze, le strade, i parchi - assicurano una
possibilità di accesso e di fruizione in linea di principio eguali per tutti, oppure vincolate al
Negare la possibilità di accesso a un luogo pubblico a una categoria di persone richiede sempre una
privati come le abitazioni, al contrario, sono definiti proprio dal diritto dei proprietari di regolarne
l'accesso degli altri in modo discrezionale. Il rapporto fra luoghi pubblici e privati cambia nel
Un'ultima distinzione permette di scorgere un limite alla definizione dei luoghi come
organizzatori dell'interazione sociale. Si tratta della dinamica che agisce in direzione della
sostituzione di uno spazio di luoghi con uno spazio di flussi (v. Castells, 1989; v. Mela, 1996,
p.158). In certa misura, per alcune funzioni la localizzazione è diventata indifferente e i mezzi di
comunicazione consentono reti di relazione che connettono in tempo reale persone fisicamente
distanti. L'allargamento di uno spazio di flussi è certo una realtà. Tuttavia, flussi crescenti di
persone, di merci, di messaggi non escludono la condensazione di interazioni in punti specifici dello
spazio. Sfidati dai flussi, i luoghi permangono. Cruciali per l'organizzazione sociale restano, a
questo riguardo, le città, luoghi nello spazio fisico dove si stabilisce la connessione fra interazione
diretta e indiretta, e ora anche fra spazio dei luoghi e spazio dei flussi.
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