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Intimismo del Risorgimento e una buona dose di Verismo. Era un sogno collettivo
l’Italia unita: Cavour la pensò, Garibaldi la unì, Verdi la cantò e Hayez e Induno la
dipinsero. A ognuno il suo.
La bellissima e umile ragazza è in camera: c’è la luce del mattino e sembra sveglia
da poco. Sta guardando un ritratto, che stringe fra le mani e si rende conto che la sua
quotidianità è spezzata e il suo “lui” non sa se ritornerà mai. La vita può anche non
tornare come prima e forse è perso tutto per sempre, o forse no. Guardando dietro la
donna vediamo Pulcinella e due simboli del Risorgimento, un busto dell’eroe
nazionale dell’unita d’Italia Giuseppe Garibaldi e il celebre “Bacio” di Hayez, anche
lui protagonista di questo libro e simbolo del Risorgimento. I richiami patriottici sono
molti e rimandano alla esperienza personale dell’autore, artista militante che ha preso
parte alla Cinque giornate di Milano, alla guerra di Crimea e alla Repubblica Romana
ed è perciò in grado di rendere l’idea della guerra, e l’attesa e paura dei propri cari a
casa che attendono impazienti il ritorno dei soldati. L’idea di Gerolamo e della sua
pittura, soprattutto in casi estremi come questi è la speranza, aspettative per un mondo
migliore, fiducia di vivere ancora attimi felici e di sentire ancora la sua voce e
desiderio di un Italia finalmente unita. Anche gli uomini dell’antica Roma lo
sapevano, e come per molti altri concetti astratti, la speranza era venerata come una
vera e propria divinità e identificata come una figura femminile simile a una dea alla
quale dedicare un templio.35
La speranza è un sentimento meraviglioso che mai si deve perdere, perché come
dice un vecchio detto: “finché c’è vita c’è speranza”.
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