Non sei quello che possiedi

Hieronymus Bosch, Morte di un avaro, 1494 circa, National Gallery of art,

Washington

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 Bosch è uno di quegli artisti sui quali si è scritto di tutto. Il suo successo lo deve
soprattutto ai suoi esseri che popolano le sue opere, i cosiddetti “grilli” sulla base di
un testo di Plinio il Vecchio relativo alla caricatura di un certo Gryllos (porcellino)54
Le fonti d’ispirazione della sua arte sono complesse: si possono trovare nelle sue
opere streghe, prestigiatori e ciarlatani che riportano al Malleus maleficarum;
attinenze iconografiche con la Nave dei folli di Sebastian Brant ed evidenti vicinanze
con il pensiero teologico di Tommaso da Kempis nell’Imitatione Christi. Per Bosch
peccato e stoltezza erano in generale le condizioni dell’esistenza umana in un mondo
assai lontano dal Rinascimento italiano.
La Morte di un avaro è una condanna dell'Avarizia, tema tanto a caro a
Hieronymus, trattato anche nel quattrocentesco Ars Moriendi. Un anziano è sul punto
del trapasso, la morte è andata a trovarlo per portarlo via mentre un angelo lo conforta
e gli indica la salvezza, ma non va tutto come dovrebbe e l’uomo, ancora interessato
ai beni materiali, viene tentato da diabolici grilli che gli passano del denaro.
L’anziano mostra una caratteristica tipica dell’essere umano: arraffare soldi fino
alla fine, arrivando addirittura alla dannazione eterna per non rinunciarci. Papa
Francesco lo ha definito più volte lo “sterco del diavolo” e basta guardarci intorno
per vedere l’importanza del denaro nella modernità, dove più hai più conti nella
società. Ma, in un mondo dove tutto ha un prezzo, dobbiamo cercare di non venderci
mai.
Sei più di quello che possiedi e alla fine, se ci pensi bene, è solo della semplice
carta.

54 Jurgis Baltrušaitis, Il Medioevo fantastico, Adelphi edizioni, 1973, pag. 52.

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