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SIMBOLI DEL PASSATO FASCISTA IN PROVINCIA DI

TRIESTE.

Ogni persona che visita Trieste si troverà in piazza Unità d’Italia, e rimanendone
estasiata dalla bellezza di tale monumento non penserà a quanti eventi
importanti abbia vissuto.
Proprio in questo luogo infatti il 18 settembre 1938 Mussolini ha annunciato le
clamorose leggi razziali.
Queste leggi antisemite e discriminatorie erano rivolte prevalentemente contro
le persone ebree.
Per la legislazione fascista era ebreo chi era nato da: genitori entrambi ebrei, da
un ebreo e da una straniera, da una madre ebrea in condizioni di paternità
ignota oppure chi, pur avendo un genitore ariano, professasse la religione
ebraica.
A questo proposito vi è una targa che ricorda questo evento apposta sotto i
portici del Municipio, in piazza Unità d’Italia.

(Piazza Unità d’Italia e targa del municipio)

Ci troviamo ora a discutere di Basovizza, un piccolo comune in provincia di


Trieste, tristemente ricordato a causa dei massacri nelle foibe.

LA STORIA DELLE FOIBE

L’8 settembre 1943 in Istria e in Dalmazia i partigiani jugoslavi di Tito si


vendicarono contro i fascisti che, nell'intervallo tra le due guerre, avevano
amministrato questi territori con durezza, imponendo un'italianizzazione
forzata e reprimendo e osteggiando le popolazioni slave locali.
Con il crollo del regime i fascisti e tutti gli italiani non comunisti vennero
considerati nemici del popolo, prima torturati e poi gettati nelle foibe. Morirono,
si stima, circa un migliaio di persone.
I primi a finire in foiba nel 1945 furono carabinieri, poliziotti e guardie di
finanza, nonché i pochi militari fascisti della RSI e i collaborazionisti che non
erano riusciti a scappare per tempo (in mancanza di questi, si prendevano le
mogli, i figli o i genitori).
Le uccisioni avvenivano in maniera spaventosamente crudele. I condannati
venivano denudati e legati l’un l’altro con un lungo fil di ferro stretto ai polsi, e
schierati sugli argini delle foibe. Quindi si apriva il fuoco trapassando, a raffiche
di mitra, non tutto il gruppo, ma soltanto i primi tre o quattro della catena, i
quali, precipitando nell’abisso, morti o gravemente feriti, trascinavano con sé gli
altri sventurati, condannati così a sopravvivere per giorni sui fondali delle
voragini, sui cadaveri dei loro compagni, tra sofferenze inimmaginabili.
Soltanto nella zona triestina, tremila sventurati furono gettati nella foiba di
Basovizza e nelle altre foibe del Carso.

(monumento nazionale dedicato ai caduti delle foibe)


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Ritornando invece su Trieste, ci si accorgerà certamente conto della presenza


imponente del Faro della Vittoria.
Proprio su questo vi è un particolare dettaglio non da poco:

Sul faro vi è incisa una scultura di rilievo parziale


raffigurante Benito Mussolini, prova e ricordo di un passato fascista a Trieste.
Tommaso Mauri 2B LS.

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