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Il Generale Ambasciatore Amedeo Guillet, di cui abbiamo pubblicato, nel

supplemento al n° 5/07 di «Rivista Militare», la biografia e la straordinaria vi-


cenda umana, densa di eventi gloriosi che si intrecciano con la grande storia del
secolo scorso e del nostro Paese e che lo hanno reso unico e irripetibile protago-
nista di quei fatti, ha voluto esprimere, attraverso un breve scritto, il suo assenso e
la sua gratitudine all’allora Direttore Colonnello Marco Centritto.
Ricevere un suo encomio è per noi un onore. Riteniamo, dunque, opportuno farne
partecipi i nostri lettori perché anche da questo messaggio trapela, ancora una vol-
ta, la limpida figura dell’uomo e del militare, che ha saputo imporsi all’attenzione
per il patriottismo, il coraggio, l’altruismo, la generosità e il senso della giustizia che
ne fanno un esempio per tutti i giovani, militari e civili.

Caro Direttore,

non ho parole per esprimerLe la mia gratitudine per la cortese cura con la quale
Ella ha sovrinteso alla pubblicazione del supplemento al n. 5 (2007) di «Rivista Mi-
litare»: Amedeo Guillet, gentiluomo italiano senza tempo, a firma del Colonnello
Mario Mongelli, al quale resto obbligato per le sue premurose attenzioni e lusin-
ghiere parole nei miei confronti.

Con Lei, caro Direttore, vorrei congratularmi per la pregevole esecuzione dell’ope-
ra e, in particolare, per l’inserzione, in calce al testo, della riproduzione del mio
Rapporto conservato negli Archivi Militari: «Sintesi dell’attività operativa del Gruppo
Bande a Cavallo Amhara - Scacchiere Nord. A.O.I. 1940-1941» (Roma, 2 luglio
1949).

Rileggendolo a distanza di quasi 60 anni e scorrendo i nomi ivi menzionati - Co-


lonnello Lorenzini, Tenente Togni, Bande Amhara a Cavallo - mi sono sentito, an-
cora una volta, fortunato e fiero per aver combattuto accanto a quegli uomini di
grande valore. Il loro eroico comportamento (prova tangibile dei valori trasmessimi
dalla famiglia, dalla scuola, dalla formazione militare) mi ha spronato sempre nel
compimento del mio dovere di soldato e di cittadino. Rispetto a chi è caduto sul
campo e a chi, comunque, non è più fra noi, ho avuto la sorte non solo di soprav-
vivere, ma di arrivare alla soglia dei 100 anni. E, da quasi centenario, vorrei dire, so-
prattutto ai giovani che leggeranno delle mie esperienze, che il senso dell’onore e
quello del dovere sono due valori inossidabili, che, in qualsiasi ambito si operi, dan-
no soltanto buoni frutti.

Con l’occasione, porgo cordiali saluti a Lei e ai Suoi Collaboratori e di lunga vita
alla Sua preziosa pubblicazione.

Generale Amedeo Guillet


1/2008
S O M M A R I O gennaio-febbraio
PERIODICO DELL’ESERCITO

Editoriale pag. 3 Nahr al-Bared: L’evoluzione della


riscatto di un Esercito fanteria italiana
di Federico Bernacca pag. 54 nella Grande Guerra
di Filippo Cappellano pag. 110

Il Mar Nero
di Giovanni Ercolani
La componente
e Carlo Frappi pag. 4
controaerei
di Vito Di Ventura pag. 66

Il Progetto
«Fanteria Futura»
di Giuseppe Impellizzeri pag. 76

Darfur:
RUBRICHE
la strage infinita
di Daniele Cellamare pag. 14

NATO Training Afghanistan:


Mission - Iraq Operazione Unified pag. 116
di Leonardo Prizzi pag. 30
Venture
di Gianpaolo Romoli pag. 88

pag. 120

pag. 137

pag. 138

La Force Protection I militari d’oggi pag. 139


di Giorgio Battisti pag. 44 di Luigi Caligaris pag. 100
www.esercito.difesa.it in copertina
riv.mil@flashnet.it
ras.es@flashnet.it Un alpino si addestra in ambiente nevoso. Gli alpini
rappresentano una moderna componente dell’Eser-
cito in grado di fronteggiare le nuove impegnative
«Rivista Militare» ha lo scopo di estendere e aggiornare la preparazione esigenze imposte dai grandi cambiamenti degli sce-
tecnica e professionale del personale dell’Esercito e di far conoscere, alla nari internazionali.
pubblica opinione, i temi della difesa e della sicurezza. A tal fine,
costituisce organo di diffusione del pensiero militare e palestra di studio e
di dibattito. «Rivista Militare» è quindi un giornale che si prefigge di
informare, comunicare e fare cultura.

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Annarita Laurenzi, Marcello Ciriminna, Lia Nardella

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2
EDITORIALE

Cari Lettori,
assumo con fierezza ed entusiasmo l’incarico di Direttore di «Rivista Militare», periodico
prestigioso, di grandi tradizioni e strumento indispensabile per un’efficace comunicazione
all’interno e all’esterno della comunità militare. L’Esercito si trova oggi a fronteggiare sfi-
de sempre più impegnative, sia in Patria sia all’estero, partecipando alle più svariate mis-
sioni, nelle quali i nostri militari di ogni grado si sono fatti onore ottenendo unanime con-
senso. In questo contesto, è sempre l’«Uomo» in prima linea, con le sue potenzialità, i
suoi desideri e le sue aspettative, i suoi affetti familiari. La tecnologia, la dottrina d’impie-
go e un impiego efficiente, tutto ruota intorno all’«Uomo». È questo grande, prezioso e in-
sostituibile valore che «Rivista Militare» intende preservare, diffondendo idee, nuove con-
cezioni e promuovendo dibattiti e discussioni franchi e aperti, fuori da desueti conformi-
smi e vecchi stereotipi e sempre con l’obiettivo di conseguire il bene della nostra amata
Istituzione. Abbiamo però bisogno del contributo di tutti, tradotto in articoli leggibili, agili
e significativi. In questo quadro tre sono gli elementi che, a mio avviso, sono punti di fo-
cale interesse: la tecnologia, in tutte le sue possibili sfaccettature, l’esperienza umana e
tecnico-professionale maturata nelle cosidette «operazioni fuori area» e l’innovazione in
ogni campo. Bisogna in particolare privilegiare il contributo di pensiero dei giovani militari
desiderosi di far parte di una struttura viva, importante, dinamica. Mi auguro di raccoglie-
re molti dei loro contributi per un giornale mezzo di diffusione e condivisione di idee e
conoscenze che spesso emergono con la chiarezza necessaria solo quando si confrontano
diversi punti di vista. Il patrimonio delle tradizioni ci guiderà quale binario necessario per
un corretto confronto e per un approfondimento della conoscenza. Non sarà trascurato il
lato tecnico degli equipaggiamenti, dei mezzi e delle attrezzature, fornendo grafici inte-
ressanti, semplici e significativi «spaccati» di mezzi e delle future tendenze d’impiego allo
scopo di non far decadere la necessaria conoscenza tecnica, parte importante del sapere
militare.
Invito quindi tutti a contattare i miei collaboratori e me per proporre eventuali suggerimenti
affinchè, tutti insieme, si possa condividere e incrementare maggiormente il patrimonio di
conoscenze della nostra Forza Armata. Mi auguro che «Rivista Militare» possa essere sempre
più strumento di conoscenza della Forza Armata anche nel mondo civile, rappresentando un
indispensabile punto di riferimento per chi all’esterno voglia avvicinare il mondo militare.
Collaborazioni con similari testate estere, la presentazione di «Rivista Militare» in Enti e sim-
posi, e perché no, il contributo dei cittadini e degli Enti locali e istituzionali, tenderanno a
completare questo indirizzo.
Ho incontrato uno staff coeso, preparato e motivato e sono certo che, con la vostra collabo-
razione, raggiungeremo i risultati auspicati. Sicuramente ce la metteremo tutta, in linea con le
tradizioni del nostro Esercito e con l’impegno che, in altri campi, i nostri uomini e donne pro-
fondono quotidianamente in Patria e all’estero.
Ringrazio vivamente l’Editore, il Signor Ministro della Difesa, per la fiducia accordatami nel
nominarmi nell’incarico, e il Signor Capo di SME, per aver proposto la mia candidatura.
Saluto affettuosamente il mio predecessore Colonnello Marco Centritto, ringraziandolo per i
lusinghieri e prestigiosi risultati che «Rivista Militare» ha conseguito sotto la sua direzione.
Buona lettura.

IL DIRETTORE
OIKOS
IL MAR NERO
IL MAR NERO
Crocevia della discordia
Perno del fianco sud della NATO, per gran parte del XX secolo ha rappresentato uno spartiacque e una barrie-
ra naturale all’espansionismo sovietico verso l’area euro-m
mediterranea. Dopo la Guerra Fredda, ha riacquistato
significatività e centralità come snodo fondamentale per il transito delle risorse energetiche euroasiatiche ver-
so i mercati occidentali. Uno scacchiere che, confine orientale dell’UE, si presenta tra i più complessi e deter-
minanti per lo sviluppo del panorama delle relazioni internazionali dell’intera area euroasiatica.

Il «Premio Nobel» per la letteratura Orhan Pa- In apertura.


muk, nel suo ultimo libro dedicato ad Istanbul, Il ponte sul Bosforo.
soffermandosi ad ammirare un’incisione di Anto- Sopra.
nie Ignace Melling, definisce il luogo ove il Bosfo- La rete di distribuzione del gas.
ro si apre per dare spazio al Mar Nero come «il
punto in cui la malinconia si mischia alla gioia».
Certamente i paesaggi immortalati da questo «Pi- Europa centro-orientale, la regione è divenuta nel-
ranesi» francese, che visse nel XVII secolo per ben l’ultimo quindicennio un importante laboratorio di
diciotto anni ad Istanbul, sono cambiati. state building e un banco di prova del nuovo siste-
Gli eleganti caicchi che, con le loro forme allun- ma di relazioni internazionali nell’area eurasiatica.
gate, simili alle gondole veneziane, attraversavano Il passaggio da economie centralizzate a economie
il Bosforo hanno fatto spazio al sempre più soste- di mercato, l’avvicinamento di singoli Paesi alle
nuto traffico di petroliere. Si calcola che ogni anno strutture regionali di stampo euro-atlantico hanno
più di 8 000 petroliere, cariche di petrolio e gas, segnato un primo confine tra quegli Stati che sono
facciano la spola lungo questo stretto di 31 km che entrati nell’orbita gravitazionale dell’Alleanza
collega il Mar Nero con il Mar di Marmara, lungo le Atlantica e dell’Unione Europea e quelli ancora pe-
cui coste abitano circa venti milioni di persone. ricolosamente in bilico tra i passati legami con
Con l’implosione dell’Unione Sovietica e la cadu- Mosca ed i nuovi tentativi di occidentalizzazione.
ta dei regimi che attorno ad essa gravitavano in L’ingresso di Romania e Bulgaria nella NATO

OIKOS - 6
OIKOS
Rivista Militare n. 1/2008

(2004) ha aggiunto, infatti, due importanti Stati ri-


vieraschi ai due tradizionali perni dell’Alleanza
Atlantica nella regione: Grecia e Turchia. Parallela-
mente, l’adesione delle stesse Romania e Bulgaria
all’Unione Europea (2007) ha completato il quadro
dei confini orientali del sistema euro-atlantico.
Se, dunque, la sponda sud-occidentale del baci-
no appare oggi fermamente inclusa nel sistema
euro-atlantico, ciò non può dirsi della sua sponda
nord-orientale, sulla quale Mosca continua ad
esercitare un ruolo di primo piano anche su Paesi,
quali Ucraina, Moldova e Georgia, che a più ripre-
se hanno tentato di avvicinarsi ai modelli politici,
economici e istituzionali di stampo occidentale.
A rendere più complesso il quadro degli schiera-
menti regionali contribuisce la circostanza che alle
politiche delle singole cancellerie, al fluttuante in-
treccio di relazioni bilaterali tra i Paesi rivieraschi, si
sovrappongono - spesso in chiave di contrapposi- Il Bosforo.
zione - quelle delle organizzazioni regionali operan-
ti nell’area. Alle più strutturate istituzioni della Alle-
anza Atlantica e dell’UE si affiancano infatti la CSI Molto si sta scrivendo riguardo al Mar Nero, e
(Comunità Stati Indipendenti) e la CSTO (Collective questa breve ricerca vuole contribuire a mettere in
Security Treaty Organization), entrambe egemoniz- luce una linea politica che, senza proclami, sta
zate dalla Russia, e una serie di altre organizzazioni prendendo forma non solo intorno a questo mare,
regionali che fungono contemporaneamente da la- ma nel contesto più generale dei rapporti interna-
boratorio di cooperazione e/o strumento di infiltra- zionali.
zione delle maggiori potenze. Il riferimento va alla Per fare ciò, la nostra analisi si avvale di uno
BSEC (Organisation of the Black Sea Economic Coo- strumento teorico sviluppato, nel 2003, da Barry
peration), al BSF (Black Sea Forum), al GUAM (Geor- Buzan e Ole Waever nell’opera «Regions and Po-
gia, Ucraina, Azerbaijan, Moldova), al BLACKSEAFOR wer-the structure of International Security» (1):
(Black Sea Naval Co-operation Task Group) e al Eu- quello della «Regional Security Complex Theory»
rAsEC (Eurasian Economic Com- (RSCT).


munity). Una «costellazione» di Il crollo del muro di Berlino,
accordi e relazioni multilaterali Un’area che, accomunata la fine della Guerra Fredda e
che dà la misura degli interessi in da analoghe e collegate di- l’implosione dell’Unione So-
gioco nell’area e che viene com- namiche legate alla sicurez- vietica hanno portato a dei no-
pletata dai meccanismi di coope- za militare ed energ getica, si tevoli rifacimenti teorici nel
razione lanciati al di fuori dei pro-
pri confini tanto dalla NATO - con
allarga sino ad abbracciare mondo delle relazioni interna-
zionali. Ma questo per le ana-
la Partnership for Peace, PFP - l’Europa centro-o orientale e il lisi di sicurezza, ancora troppo
quanto dall’UE - con l’European bacino del Mar Caspio


legate alle costruzioni realiste
Neighbourhood Policy, ENP. (che vedevano i due super
È propriamente la dimensione blocchi confrontarsi ed oppor-
degli interessi politici ed economici, la costella- si) o a quelle nebulose provenienti dagli studi
zione di fluidi legami ed incompatibilità legata a sulla globalizzazione, non si può sostenere. Gli
queste organizzazioni internazionali che defini- ultimi conflitti invece hanno visto l’affermarsi
scono chiaramente i confini di un’area di analisi sempre maggiore del «regionalismo». Senza que-
estremamente più ampia di quella circoscritta al sta visione non si potrebbero intendere quelle
solo Mar Nero. Un’area che, accomunata da ana- che vengono definite le «nuove guerre» da Mary
loghe e collegate dinamiche legate alla sicurezza Kaldor (2) e che hanno visto impegnate le Forze
militare ed energetica, si allarga sino ad abbrac- Armate di diversi Paesi dal 1989 sino ad oggi.
ciare l’Europa centro-orientale e il bacino del Mar Se la «security constellation», elaborata da Buzan
Caspio. Ed è proprio su questa ampia regione, e Waever e costituita da quattro livelli di analisi (do-
dove la geopolitica si sovrappone alla geoecono- mestically in the state of the region; state-to-state
mia, o ancora meglio kapitalpolitik, che queste relations; the region’s interaction with neighbouring
organizzazioni internazionali giocano, come ve- regions; the role of the global powers in the region),
dremo, un ruolo chiave. fornisce un prezioso strumento di comprensione

7 - OIKOS
delle dinamiche in atto nella regione del Mar Nero, Il riferimento va, in primo luogo, alla costruzio-
questo studio si propone di analizzare quelle stes- ne dell’oleodotto Baku-Tblisi-Ceyhan e del paral-
se dinamiche attraverso le due problematiche cen- lelo gasdotto Baku-Tbilisi-Erzurum. Le due linee
trali attorno alle quali ruotano cooperazione e com- rappresentano, infatti, il primo canale di aggira-
petizione nell’area. Il riferimento va, come accenna- mento delle rotte energetiche russe, attivo tra i
to, alla questione della sicurezza regionale, nelle giacimenti caspici dell’Azerbaijan e i terminali in
sue due connotazioni hard - ovvero strategico-mi- territorio turco. Canali che si tenta, inoltre, di col-
litare - e soft - relativa alle nuove frontiere della si- legare ai ricchi giacimenti della sponda orientale
curezza energetica e ambientale. del Caspio - in Turkmenistan e Kazakistan - attra-
verso un impegnativo progetto di costruzione di
un oleodotto e d’un gasdotto sul letto del mare.
SICUREZZA ENERGETICA E MAR NERO «ALLARGATO» Non stupisce, dunque, che i principali sostenitori
politici e finanziari del progetto siano Paesi, e in
A fondare l’unicità dell’ampia regione del Mar particolare, oggi gli Stati Uniti e le compagnie
Nero allargato contribuisce in primo luogo la co- multinazionali a guida anglo-statunitense. Non
mune partecipazione alla partita legata al traspor- stupisce inoltre che, attorno alla necessità di coo-
to delle risorse energetiche dagli Stati produttori perazione energetica, si siano andati delineando
di gas e petrolio dell’area caucasica e centroasia- gli schieramenti regionali nella fase successiva al-
tica sino a quelli consumatori dell’Europa occiden- la dissoluzione dell’Unione Sovietica. Miglior
tale. In questo contesto, infatti, il Mar Nero rap- esempio in questo quadro è fornito dal GUAM, na-
presenta il principale canale di collegamento e di to a metà degli anni 90 su impulso statunitense
transito tra le due aree. per favorire la collaborazione tra quelle Repubbli-
Su questo sfondo, il crescente fabbisogno energe- che ex-sovietiche che cercavano una strada di svi-
tico europeo e la dipendenza da Paesi fornitori luppo alternativa alla dipendenza da Mosca.
esterni hanno imposto all’UE di intraprendere con I progetti energetici sostenuti dagli Stati Uniti
più decisione la strada che porta alla formulazione di non esauriscono il panorama dello sforzo occiden-
una Politica Energetica Comune tra i 27 suoi mem- tale di diversificazione degli approvvigionamenti
bri. Il «Green Paper» su «A European Strategy for Su- energetici attraverso l’area del Mar Nero allargato.
stainable, Competitive and Secure Energy», predi- Un ruolo di primo piano, in questo quadro, po-
sposto nel marzo 2006 dalla Commissione Europea, trebbe infatti essere rivestito, in un prossimo fu-
la successiva Comunicazione su «An Energy policy turo, dal progetto europeo denominato «Nabuc-
for Europe» (gennaio 2007) e le «Conclusioni del co». Destinato ad essere inaugurato nel 2011, il
Consiglio Europeo» del marzo 2007 hanno gettato le gasdotto «Nabucco» trasporterebbe entro il 2020,
basi per il perseguimento della sicurezza energetica nei suoi 3 300 chilometri, 30 miliardi di metri cu-
attraverso i tre strettamente correlati aspetti: la sicu- bi annui di gas naturale dalla Turchia sino all’Au-
rezza degli approvvigionamenti, la diversificazione stria attraverso Bulgaria, Romania e Ungheria. Va-
delle fonti e l’efficienza nello sfruttamento. lore aggiunto del «Nabucco» sarebbe principal-
La politica di diversificazione delle fonti di ap- mente quello di stimolare nuovi progetti di tra-
provvigionamento rappresenta, in questo quadro, sporto energetico sino alla Turchia, a partire da
la pietra angolare di tutta la politica energetica eu- Iran, Iraq, Turkmenistan, Kazakistan ed Egitto.
ropea. L’eccessiva e crescente dipendenza dalla Stati Uniti, UE e Russia non sono tuttavia gli uni-
Russia ha, infatti, mostrato tutto il suo potenziale ci attori di peso impegnati nella partita per il con-
destabilizzante in occasione della crisi russo- trollo degli approvvigionamenti energetici nel-
ucraina del gas, dell’inverno del 2006. L’interru- l’area del Mar Nero allargato. Il notevole sviluppo
zione degli approvvigionamenti all’Europa transi- economico e conseguente fabbisogno energetico
tanti per il territorio ucraino hanno infatti, da un di realtà emergenti, quali la Cina e l’India, aggiun-
lato, evidenziato la debolezza dei canali di appro- ge nuovi attori alla partita energetica dell’area.
vigionamento europei e, dall’altro, dimostrato con Si comprende così la valenza della definizione di
evidenza la possibilità e la volontà di Mosca di uti- Mar Nero allargato, così come la centralità che l’in-
lizzare la «carta energetica» come soft weapon nel tera regione ha assunto nella distribuzione delle ri-
quadro della propria politica estera. sorse energetiche che, proveniendo dalla Russia, dal
Si comprende con più facilità, dunque, quale può Mar Caspio e dall’Asia Centrale, dall’Iran, dall’Iraq e
essere il valore dei progetti di diversificazione del in futuro anche dall’Egitto, trovano uno sbocco in
trasporto energetico lanciati da un decennio nel- Europa. Non è, quindi, solo la regione dove si so-
l’area del Mar Nero allargato e miranti a spezzare vrappongono le immagini di un «Medio Oriente al-
il monopolio sul trasporto degli idrocarburi lungo largato» con quelle di un «Mar Nero allargato», ma è
le rotte russocentriche costruite nell’area del Ca- l’area che vede protagonisti grandissimi interessi di
spio in epoca sovietica. influenza geopolitica e geoeconomica.

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Rivista Militare n. 1/2008

IL «GRANDE GIOCO»

Intervista a Gareth Winrow, docente di Relazioni Internazionali presso la «Bilgi University»


(Istanbul) e membro del Comitato Esecutivo dell’«Italian Center for Turkish Studies-IICTS»

Seguendo l e d inamiche d elle r elazioni c he s i


stanno i ntessendo i ntorno a ll’area d el M ar
Nero, q uale P aese s i s ta i mponendo c ome
«potenza» n ella r egione? È c orretto a fferma-
re c he l a R ussia m iri a lla c ooperazione n el
campo d ella s icurezza e nergetica?

Al momento sia la Russia sia la Turchia rap-


presentano chiaramente le maggiori potenze
regionali.
Le recenti esperienze, specialmente quella
vissuta dall’Ucraina nel gennaio del 2006,
verosimilmente mostrano una Russia che sta
cercando di utilizzare le proprie risorse
energetiche come uno strumento politico;
qualcuno arriva anche ad affermare che il
governo di Mosca stia utilizzando queste ri-
sorse come un’arma.

La N ATO p otrà g iocare u n r uolo p iù i ncisivo


nel M ar N ero o l a R ussia, s entendosi n uova-
mente a ccerchiata d alla s tessa N ATO, c er-
cherà d i l avorare a l f ine d i s tabilire u n a p-
proccio r egionale a lla s icurezza d ell’area?

Sia la NATO sia gli Stati Uniti sperano di ave-


re un ruolo più attivo nella regione del Mar
Nero. Ma queste speranze in passato venne-
ro contrastate quando la Turchia, fortemente
incoraggiata dalla Russia, bloccò l’espansio-
ne dell’ «Operation Active Endeavour» (NATO)
dal Mar Mediterraneo al Mar Nero. Anche citando le restrizioni previste dalla Convenzione di Montreux (1936),
il governo di Ankara non era particolarmente interessato a provocare la Russia, adottando un nuovo sistema
di sicurezza senza di essa e con la presenza permanente di forze navali NATO davanti alle sue coste.

Turchia e S tati U niti d ’America p ossono e ssere partners nella r egione?

Il risultato di questo è che probabilmente non saranno partners nella regione nei prossimi anni. Anche l’occu-
pazione americana dell’Iraq non ha fatto altro che accrescere risentimenti nei confronti del governo di Washin-
gton. La situazione del futuro di Kirkuk e della popolazione turcomanna, come anche la lotta contro il PKK e il
supporto americano nei confronti dei kurdi del nord Iraq, sono elementi che si aggiungono, oltre al recente
accordo energetico tra Teheran ed Ankara (fortemente contrastato da Washington), alle incompatibilità regio-
nali tra i due attori.

La R omania e l a B ulgaria a ppoggiano l a p olitica a mericana s otto l e i nsegne N ATO?

Entrambi i Paesi perseguono i propri interessi e questi si sovrappongono agli interessi americani. Un esempio
sono i recenti accordi tra il governo di Washington e quelli di Sofia e Bucarest sull’insediamento di basi mili-
tari americane nei due Paesi.

Ritiene c he l a R omania a spiri a d ivenire u n c entro g eopolitico p osizionato t ra i B alcani e i l M ar N ero?

Sicuramente. I romeni amerebbere essere visti come un perno geopolitico che si sovrappone tra l’area dei Bal-
cani e quella del Mar Nero. Il Presidente Basescu ha fatto di tutto per promuovere questo prospetto, special-
mente attraverso l’inaugurazione del «Black Sea Forum» che si è tenuta a Bucarest. Fino ad oggi, però, i risul-
tati sono stati trascurabili, vista anche la mancanza di supporto da parte della Russia e della Turchia che pre-
feriscono il forum fornito dal BSEC. Il Governo di Bucarest, inoltre, procede con lentezza nell’attuazione del
piano «Pan-European oil pipeline project» che deve collegare il porto di Costanza a quello di Trieste.
G. E.

9 - OIKOS
SICUREZZA STRATEGICO-M
MILITARE

Se all’indomani della fine della contrapposizio-


ne bipolare il concetto di sicurezza, per gli Stati
della «vecchia Europa», muove verso le nuove
frontiere della sicurezza sociale, energetica ed
ambientale, ciò non può dirsi per gli attori statua-
li che agiscono nell’area del Mar Nero allargato.
Molti sono ancora i «conflitti congelati» della re-
gione e molti i possibili focolai di contrapposizio-
ne politica e, potenzialmente, militare. Tra i primi
si annoverano il conflitto nella regione separatista
a maggioranza russa della Transdnistria moldova,
nella regione azera, da un decennio sotto control-

Sopra.
Fonti energetiche e loro reti di distribuzione.
A sinistra.
Una petroliera attraversa il Bosforo.

conflitti dell’area. Allo stesso modo, fermo restan-


do il rifiuto russo a garantire agli Stati Uniti un po-
sto da osservatore all’interno della struttura della
BSEC, Washington - dopo essersi assicurata un ac-
cordo con la Bulgaria (aprile 2006) per lo staziona-
mento di 2 500 soldati in quattro basi nel Paese -
ha spinto Bucarest a creare il Black Sea Forum, a cui
lo armeno del Nagorno-Karabakh, nelle regioni tra l’altro il governo di Mosca non partecipa. Forum
separatiste e filo-russe della Ossezia Meridionale che tra l’altro riceve fondi dal German Marshall
e della Abkhazia in Georgia. Tra le regioni a ri- Fund, dall’Agenzia Statunitense per lo Sviluppo In-
schio si collocano invece le aree a maggioranza ternazionale (USAID) e dalla fondazione, sempre
russa, quali la Crimea, in territorio ucraino, le americana, «Charles Stewart Mott».
spinte autonomistiche nelle regioni della Javakhe- È, tuttavia, in questo stesso quadro d’insieme che
tia e Ajaria in Georgia, oltre alle attività terroristi- va collocata la concorrenziale nascita, in Asia Cen-
che e destabilizzanti del Partito dei Lavoratori del trale, della SCO (Shangai Cooperation Organization)
Kurdistan (PKK), in Turchia. a guida russo-cinese, a dimostrazione della ferma
Si comprende, dunque, come nell’intera area del volontà della Federazione Russa, a partire dalla as-
Mar Nero allargato non si possa efficacemente af- sunzione della presidenza da parte di Putin, di con-
frontare la questione della sicurezza energetica trastare quelli che interpreta come tentativi di «in-
senza contemporaneamente prendere in conside- filtrazione» occidentale nella propria tradizionale
razione e affrontare quella della sicurezza strategi- sfera di influenza. La BSEC, la CSTO, la SCO vedono
ca e militare. Non è un caso, in questo ambito, che tutte la presenza e preponderante influenza di Mo-
una associazione regionale come il GUAM nasces- sca, l’unico Paese che significativamente, oltre ad
se sul duplice pilastro della necessità di coopera- essere principale produttore e distributore di risor-
zione energetica e militare. Anche in questo caso se energetiche, è geograficamente collegato tanto
per cercare percorsi alternativi alla sola coopera- al Mar Nero quanto al Mar Caspio.
zione strategica imposta dalla Russia, nella prima Il vero cambio di strategia della politica russa,
metà degli anni 90, attraverso le operazioni di pea- che ha saputo ben utilizzare queste organizzazio-
cekeeping sotto l’egida CSI e CSTO. È propriamen- ni, si è maturato e ha preso vita l’estate scorsa in
te in questo quadro che vanno dunque collocati gli due momenti decisivi.
sforzi di conflict management lanciati, in tempi e Il primo è rappresentato dal vertice per il quin-
modalità diverse, dall’Organizzazione per la Sicu- dicesimo anniversario della BSEC, celebrato ad
rezza e Cooperazione in Europa (OSCE), dalla NA- Istanbul il 25 giugno 2007. Qui, il Presidente Pu-
TO, così come l’ancora nebulosa politica europea tin, già «vincitore» con diversi accordi di natura
che mira a fare della propria «politica di Vicinato» energetica con il Kazakistan, il Turkmenistan,
uno strumento per la progressiva risoluzione dei l’Austria e l’accordo «South Stream» tra Eni e Gaz-

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OIKOS
Rivista Militare n. 1/2008

prom, è stato il vero protagonista. Dispiegando le


carte di una nuova politica estera, che vuole la
Russia sempre più presente nelle zone che sono
parte della sua sfera di influenza, è riuscito con
due mosse a stabilire la centralità della sua poli-
tica. Prima ha bocciato la proposta turca di vede-
re la BSEC coinvolta nella risoluzione di conflitti
regionali, tornando a sottolinearne il carattere
economico e di cooperazione, poi, e in questo ap-
poggiato da Ankara, ha rigettato i tentativi della
Bulgaria di istituzionalizzare il BSF.
Il secondo momento risulta ancor più significati-
vo nella misura in cui, dopo aver fatto in modo che
il Mar Nero fosse sgombrato dalla presenza mili-
tare americana, Putin si è interessato a fare lo
stesso con il Mar Caspio. Al secondo «Summit of
Caspian nations», tenutosi a Teheran nell’ottobre Le fonti energetiche.
2007, non si è solo discusso dei problemi giuridi-
ci ancora irrisolti, come la natura di mare o di la-
go del Mar Caspio, ma con la «Joint Declaration» niera proficua tanto con il tradizionale alleato ame-
firmata dai Paesi riveraschi si è inviato un messag- ricano, quanto con una Russia storicamente rivale. Il
gio anche troppo chiaro a Washington. Firmata il progetto energetico «Blue Stream», realizzato dal-
16 ottobre 2007 da Azerbaijan, Iran, Kazakistan, l’ENI per collegare attraverso il Mar Nero Russia e
Russia, e Turkmenistan, i cinque Paesi si impegna- Turchia - così come il suo possibile allargamento -,
no a rivendicare lo sfruttamento delle risorse del rappresenta risultati concreti di tale politica. Una po-
Mar Caspio e a impedire l’utilizzo del territorio da litica regionale che ha, dunque, nella cooperazione
parte dei Paesi terzi per colpire uno di essi (3). energetica un punto di snodo centrale e che potreb-
I firmatari, inoltre, si sono impegnati a combat- be portare la Turchia a rappresentare il quarto cana-
tere il terrorismo e il narcotraffico nella regione. le di approvvigionamento energetico europeo. La
Parallelamente, Mosca collabora attivamente an- stessa UE, dal canto suo, potrebbe divenire un ulte-
che con Ankara al problema del- riore attore-chiave nella partita
la sicurezza del Mar Nero. Nel di sicurezza dell’area del Mar


dicembre 2006, tra i due gover- Nero allargato. Ancora troppo
ni è stato firmato un accordo di Molti sono ancora i «con- legata, nella sua politica estera,
cooperazione nella sicurezza flitti congelati» della regione agli ostacoli posti dalle aree di
nella regione. L’accordo, «Ope- e molti i possibili focolai di sovranità nazionale dei suoi
ration Black Sea Harmony», tro-
va la sua origine in una iniziati-
contrapposiz zione politica e, membri, Bruxelles tenta oggi di
affermare un ruolo di primo pia-
va turca del marzo 2004 in ac- potenzialmente, militare


no nello scacchiere. È in questo
cordo con le risoluzioni del senso che vanno letti gli accordi
Consiglio di Sicurezza delle Na- di vicinato lanciati con i Paesi del
zioni Unite n. 1 373, 1 540 e 1 566 indirizzate ad bacino del Caspio, così come il tentativo di darsi una
arginare il fenomeno del terrorismo e le minacce coerente politica energetica comune. Dal successo di
asimmetriche a livello globale, ed è stato da molti tale strategia potrebbe derivare una sostanziale mo-
analisti interpretato come una risposta dei due difica degli schieramenti, fino a oggi contrapposti,
maggiori Paesi riveraschi al tentativo di penetra- dell’area eurasiatica.
zione americana (Operation Active Endeavour,
sotto la bandiera NATO) nell’area del Mar Nero.
Se le politiche russe e statunitensi sono facilmen- SCACCHIERE E PEDINE
te leggibili e più legate a tradizionali vettori e ob-
biettivi di politica estera e regionale, un ruolo chiave Partiti per analizzare il Mar Nero, le dinamiche e
lo potranno in futuro assumere i due attori le cui po- l’evolversi delle situazioni in questa area geografi-
litiche per motivazioni diverse restano incerte: Tur- ca ci hanno fatto arrivare al Mar Caspio e all’Asia
chia e UE. La prima ha infatti assunto, negli ultimi Centrale. Ed è questo che sta succedendo: il
anni, una più bilanciata politica di dialogo regionale. «Grande Gioco» sta entrando nel Mar Mediterra-
Superata la fase di eccessivo e controproducente al- neo, come afferma in un suo articolo Mahdi Darius
lineamento alla politica estera statunitense, tipica di Nazemroaya (4).
gran parte degli anni 90, Ankara oggi dialoga in ma- Ma il vero cavallo di Troia, che avrà importan-

11 - OIKOS
nizzazione terroristica PKK).
Se l’Europa ha da poco aperto gli occhi su que-
sto suo nuovo confine, la stessa critica, però, si
può fare nei confronti degli stessi Paesi riveraschi
che non hanno maturato di comune accordo una
politica di sicurezza per il Mar Nero.
Minacciata da «frozen conflicts», che più realistica-
mente sono «conflitti che stanno cuocendo a fuoco
lento», per queste rotte e corridoi, che se trasporta-
no merci, petrolio, gas, possono contemporanea-
mente esportare attività criminale, si rende necessa-
ria una politica di prevenzione delle crisi.
È, quindi, necessario sovrapporre il concetto di
sicurezza sviluppato da Barry Buzan (sicurezza che
comprende il settore economico, politico, militare,
sociale ed ambientale) a quello della «Regional Se-
La regione del Mar Nero. curity Complex Theory» su questa ampia regione,
al fine di avere una chiara mappa di ciò che è in
gioco e individuare chi sta giocando.
tissimi risvolti sul piano della sicurezza interna- In un mondo che si sta sempre più militarizzan-
zionale e che Putin è andato costruendo silen- do (come anche sta avvenendo per i cinque setto-
ziosamente, è rappresentato dalla costituzione ri della sicurezza di cui sopra) e dove la presenza
di una strategia che fa delle missioni di pace uno militare verrà sempre più richiesta, si renderà ne-
dei fulcri principali della sua politica regionale. cessaria una maggiore operatività, accompagnata
In una politica post-Guerra Fredda, approfondi- a una adeguata preparazione «regionale» da parte
tasi nella fase successiva all’11 settembre, si sta delle Forze Armate unita a maggiori competenze
nuovamente facendo largo, sotto le spoglie del- di analisi da parte dei «think tank», che provvedo-
la «war on terror» e delle «peacekeeping opera- no a identificare gli attori e le dinamiche di questo
tions», una politica di «containment» che rivede «Grande Gioco».
il Mar Nero frontiera fra incompatibilità, interes- Concludendo, come afferma l’Ambasciatore Te-
si, sicurezza e democrazia. do Japaridze, Membro del Comitato Scientifico
Così come la NATO, con il suo nuovo concetto dell’«Italian Center for Turkish Studies» ed ex Se-
strategico approvato nel 1999, autorizza le proprie gretario Generale della BSEC, «quello che sta suc-
forze ad operare anche fuori dal territorio dei Paesi cedendo in Afghanistan, nel Medio Oriente, Africa,
firmatari, anche altre organizzazione internaziona- e la regione del Mar Nero, è un problema imme-
li che raggruppano Stati di diversi contesti geogra- diato dell’Europa. Un problema che se non è di og-
fici si stanno muovendo seguendo le stesse dinami- gi lo sarà di domani».
che, e perchè no, in un vicino futuro si proporranno
alle Nazioni Unite come agenti internazionali. Giovanni Ercolani
Agli analisti di sicurezza internazionale arriva Libero Docente
quindi senza sorpresa, in quanto era solo questio- di «Terrorismo Globale» e di «Peacekeeping e
ne di tempo, la recente proposta di Nikolai Bordyu- Risoluzione dei Conflitti internazionali»
zha, Segretario Generale del CSTO, che vede una Carlo Frappi
«Collective Security Treaty Organization» (composta Direttore del Centro Italiano di Studi sulla Turchia
da Armenia, Bielorussia, Kazakistan, Kyrgyzstan,
Tajikistan, Russia e Uzbekistan, con un interesse
espresso dall’Iran) pronta ad essere coinvolta in Af- NOTE
ghanistan in «global peacekeeping operations».
Saranno quindi questi soldati, di uno schiera- (1) Barry Buzan, Ole Waever, «Regions and Power», Cam-
mento o di un altro, di una organizzazione inter- bridge University Press, Cambridge, 2003.
nazionale come la NATO o la SCO o la CSTO, che (2) Mary Kaldor, «New & Old Wars», Cambridge: Polity,
come pedine si faranno largo in un gioco globa- 2006, 2nd Edition.
le che vede la guerra al terrore sovrapporsi alle (3) «Caspian States issue joint Declarations in a message
risorse energetiche, e dove il «regionale» ha le to the US», Centre for Research on Globalization, October
sue incidenze sul «globale» (basti vedere la ri- 16, 2007.
percussione che ha avuto sul prezzo del petrolio (4) Mahdi Darius Nazemroaya, «The Great Game? Enters
la minacciata intrusione delle Forze Armate tur- the Mediterranean: Gas, Oil, War, and Geo-politics», Cen-
che nel Nord Iraq al fine di sconfiggere l’orga- tre for Research on Globalization, October 14, 2007.

OIKOS - 12
P
OIKOS
DARFUR:
LA STRAGE INFINITA
DARFUR: LA STRAGE INFINITA
Nella martoriata regione occidentale del Sudan, dove religione e interessi economici si intrecciano in una tra-
ma inestricabile, le Nazioni Unite, l’Unione Europea e quella Africana sono impegnate in un’alacre operazio-
ne di peacekeeping i cui risultati appaiono spesso scarsamente decrittabili.
Le istituzioni sono ormai in evidente decomposizione e i riflessi rischiano d’investire anche i Paesi vicini.
Quanto sta accadendo è riportato in queste pagine, nelle quali sono stigmatizzati i drammatici sviluppi di un
genocidio che sembra inarrestabile.

Il Sudan - o più precisamente Beled-es-Sudan, ternazionale, dell’UNESCO, della Banca Internazio-


il «Paese dei Neri» - assume le connotazioni di nale per la Ricostruzione e lo Sviluppo e della Ban-
unità politica solamente nel 1820, quando l’egi- ca Mondiale.
ziano Mohammed Alì Pascià, Viceré sotto la so- Ma il Paese non è ancora pronto per le istituzio-
vranità turca, invia le sue truppe nelle regioni si- ni parlamentari ispirate al modello britannico e,
tuate al di là della frontiera meridionale del Pae- nel 1958, il Comandante Supremo delle Forze Ar-
se. La vasta area invasa dall’Egitto rimane per 60 mate, Generale Ferik Ibrahim Abboud, con un col-
anni sotto la dominazione del Cairo - e quindi
nominalmente sotto quella turca - e sottoposta
ad un’amministrazione corrotta e dispotica. Nel In apertura.
1880, Mohammed Ahmed - conosciuto con il no- Un convoglio umanitario della Croce Rossa.
me di «Mahdi» - si pone a capo di una insurre- Sotto.
zione popolare che, dopo quattro anni di aspri Profughi del Darfur.
combattimenti, riesce a sconfiggere le truppe an-
glo-egiziane inviate a reprimere gli insorti. Ah-
med conquista anche la capitale Khartoum e rie-
sce a catturare il Governatore Generale, Gordon
Pascià.
Il nuovo Stato viene edificato su basi teocratiche
e, nonostante la morte di Ahmed, riesce a soprav-
vivere sino al 1898, ovvero sino alla riconquista del
Sudan da parte di Lord Kitchener, che lo pone sot-
to l’amministrazione congiunta anglo-egiziana.
Solo il 1° gennaio del 1956 il primo Parlamento su-
danese dichiara l’indipendenza del Paese, con il ri-
conoscimento ufficiale della Gran Bretagna e del-
l’Egitto.

IL DIFFICILE PERCORSO DELL’UNIFICAZIONE DEL


SUDAN

Lo stesso anno, con una parvenza di legalità e di


rispetto per i diritti umani, viene accolta dalle Na-
zioni Unite la domanda di ammissione del nuovo
Stato e, alla fine del 1956, - accettata all’unanimi-
tà dal Consiglio di Sicurezza - viene ratificata dal-
l’Assemblea Generale. Il Sudan entra a far parte
anche della Lega Araba, del Fondo Monetario In-

OIKOS - 16
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Rivista Militare n. 1/2008

po di Stato ordina lo scioglimento del Parlamento


e di tutti i partiti politici, nonchè la soppressione
della Costituzione.
L’organo costituzionale principale diventa il
Consiglio Supremo delle Forze Armate, composto
da un ristretto numero di membri, prima 13 e suc-
cessivamente 11. A questi alti Ufficiali vengono af-
fidate le più importanti funzioni del Governo, su-
scitando il malcontento dei Generali esclusi dal
Consiglio. Nel 1959 un primo tentativo di colpo di
Stato viene duramente represso.
Solo nel 1969 un Comitato Rivoluzionario, gui-
dato dal Generale Jaafar al-Nimeiry, riesce a con-
quistare il potere con un golpe ed a conservarlo si-
no al 1985. Ma già dai primi anni 80, le difficili
condizioni economiche del Paese alimentano la
guerra civile tra i ribelli del sud (africani, prevalen-
temente cristiani e di altre religioni indigene) e il

Sopra.
Guerriglieri antigovernativi.
A sinistra.
Un campo di raccolta.

Nel 1998, entra in vigore la nuova Costituzione


basata sulla legge islamica (la Sharia, imposta a li-
vello nazionale e, quindi, anche sulle regioni me-
ridionali popolate da africani di diversa confessio-
ne) e, l’anno successivo, il Presidente scioglie di
nuovo il Parlamento e dichiara lo Stato di emer-
genza.
Il processo di pacificazione è lungo e complesso.
Un primo tentativo di unificazione nazionale effet-
tuato dal «Comitato di Mediazione», composto da
Governo centrale guidato dalla popolazione del Etiopia, Eritrea, Kenya e Uganda (sotto la bandiera
nord, in prevalenza araba e di religione mussul- dell’IGAD, Inter-Governamental Authority for De-
mana. In realtà, la guerra civile ha origini più anti- velopment) nel 1994 non raggiunge gli effetti de-
che. Scoppiata con la proclamazione dell’indipen- siderati, così come la firma dell’Accordo Prelimi-
denza (1956) è stata guidata dal movimento Anya nare di Pace nel 2002.
Nya sino al 1972 e, dal 1983, dall’Esercito Popola- La situazione si complica con l’ingresso delle
re di Liberazione del Sudan truppe ugandesi nel Sudan me-


(SPLA, Sudan People’s Liberation ridionale nel 2003 - con il con-
Army) agli ordini del Colonnello ...è risultato determinante senso di Khartoum - per di-
John Garang de Mabior. il contributo offerto dagli struggere le basi dei ribelli
Dopo 16 anni di potere incon- Stati Uniti e dai Paesi occi- ugandesi, anche al costo della
dizionato, il Presidente al-Ni-
meiry viene spodestato con un
dentali che han nno sempre vita di centinaia di civili. In
Uganda la situazione è altret-
sanguinoso colpo di Stato. Nel sostenuto la composizione tanto incandescente. Dal 1988,
1986, si svolgono le prime ele- pacifica della controversia


anno della sconfitta militare
zioni democratiche. Il Governo della fazione antigovernativa di
legittimamente eletto viene de- Alice Lakwena, nel nord del
posto nel 1989 da un altro colpo di Stato militare Paese i miliziani dell’Esercito di Resistenza del Si-
guidato da Omar Hassan Ahmad al-Bashir, che lo gnore (LRA), guidati dal visionario Joseph Kony,
trasforma in Governo civile solo nel 1993 - anche reclutano bambini-soldato e riducono le bambine
se i partiti politici vengono messi al bando - men- in schiave e prostitute. L’intento dichiarato dei mi-
tre Amnesty International lancia la sua prima ac- liziani è la destituzione del Presidente Yoweri Mu-
cusa di «pulizia etnica» contro l’etnia Nuba. seveni e l’istituzione di una legge che imponga il

17 - OIKOS
rispetto dei principi dell’Antico Testamento. Congress ordina alla TV di Stato di non riprendere
Ma per Khartoum la partita in gioco ha una po- in diretta l’arrivo di Garang in aeroporto e organiz-
sta alta: il Governo vede i gruppi africani come una za il pranzo di benvenuto non al Palazzo Presiden-
seria minaccia alla sua leadership araba, mentre ziale e neanche in Parlamento, bensì nella sede del
quest’ultimi rivendicano i mancati proventi che Partito. Il messaggio è chiaro: il National Congress
derivano dallo sfruttamento delle risorse petrolife- e lo Stato sono la stessa cosa. Il Partito al potere dal
re e minerarie presenti nella loro regione. Nel Su- 1989 (grazie al colpo di Stato di al-Bashir) è il Na-
dan occidentale sono stati scoperti estesi giaci- tional Islamic Front (NIF) con la presenza di una
menti di petrolio pregiato (leggero e a bassissimo forte componente araba e mussulmana di estrazio-
tasso di zolfo) e, dal 1999, il Paese è diventato il ne moderata, che mal sopporta il pugno di ferro
secondo esportatore dell’intera area sub-saharia- islamico voluto dalla sua fazione più oltranzista,
na dopo la Nigeria e il settimo produttore del con- appunto il National Congress. Con la nomina di Ga-
tinente africano. rang tra le più alte Istituzioni dello Stato, le frizio-
La prima fase dei nuovi colloqui di pace si con- ni tra le due fazioni sembrano accentuarsi. In ogni
clude nel gennaio del 2004 a Naivasha (Kenya) con caso, egli rimarrà alla Vice Presidenza solo per tre
la firma di un accordo tra il Governo di Khartoum settimane perché vittima di un incidente aereo il 1°
ed i ribelli dello SPLA, lì dove è risultato determi-
nante il contributo offerto dagli Stati Uniti e dai
Paesi occidentali, in particolare dall’Italia, che
hanno sempre sostenuto la composizione pacifica
della controversia. Le basi dell’accordo sembrano
soddisfare le parti: i 300 mila barili di greggio
estratti giornalmente, con un utile stimato in oltre
due miliardi di dollari annui, possono diventare
800 mila entro il 2010 se si creeranno le condizio-
ni necessarie per la stabilità politica connessa con
le attività industriali. Gli introiti vengono ripartiti
nella misura del 50% tra le parti, per un periodo di
sei anni, a decorrere dalla definitiva cessazione
delle ostilità. Trascorso tale termine, un referen-
dum popolare potrà scegliere il futuro della regio-
ne meridionale, tra la permanenza nella Repubbli-
ca sudanese e l’autodeterminazione amministrati-
va (l’indipendenza?).
Il 9 gennaio 2005, a Nairobi (in Kenya, proprio
perché il ruolo del Presidente Mwai Kibaki è sta-
to particolarmente incisivo), viene firmato un ac-
cordo di pace tra il Governo sudanese (Vice Pre-
sidente Alì Osman Taha) e l’Esercito Popolare per
la Liberazione del Sudan (John Garang) alla pre-
senza del Segretario di Stato americano, Colin
Powell, e di numerosi rappresentanti dei Governi agosto del 2005.
occidentali. E dopo quasi 50 anni di guerra civile Quindi la situazione non è certo pacificata. Inol-
tra il nord arabo e mussulmano ed il sud africa- tre, già dal 1995 una coalizione di fazioni, fuoriu-
no e cristiano-animista (due milioni di morti ed scite dallo SPLA e raggruppate nella National De-
oltre quattro milioni di rifugiati), nel mese di set- mocratic Alliance, ha aperto un nuovo fronte nel
tembre del 2005, Nafie Alì Nafie, Vice Presidente Nord-Est del Sudan, utilizzando basi logistiche in
del National Congress, annuncia la formazione Eritrea. Complica la situazione interna l’enorme
del primo Governo di unità nazionale tra il nord campo profughi di Mayo, alle porte di Khartoum,
ed il sud del Paese. che ospita dal 1981 quasi mezzo milione di per-
L’Esercito viene unificato - o meglio viene defini- sone fuggite dal sud: un miserabile villaggio di
to l’impiego delle rispettive Forze Armate in modo fango e paglia privo di acqua, luce e fognature. Dal
congiunto o separato - e John Garang rientra a 2002 non arrivano più i fondi delle organizzazioni
Khartoum, dopo 22 anni di guerriglia, portato in internazionali (3 dollari al giorno per persona) ed
trionfo da oltre un milione di manifestanti, per as- il Governo sudanese, avido di terreni su cui edifi-
sumere la carica di primo Vice Presidente del Su- care, con sistematica cadenza abbatte ogni volta
dan. La grande manifestazione di piazza spaventa almeno una decina di capanne.
la dirigenza militare-islamica del Paese. Il National Su questo vasto territorio, ampio quanto la Fran-

OIKOS - 18
OIKOS
Rivista Militare n. 1/2008

cia, già aleggia lo spettro del Darfur, che allunga la


sua ombra di terrore dalla remota regione occi-
dentale del Sudan.

CATASTROFE UMANITARIA O GENOCIDIO?

Mentre il Segretario Generale delle Nazioni Uni-


te, Kofi Annan, rincorre con ottimismo la rapida
conclusione della tormentata vicenda dell’unità
nazionale, il Sudan Liberation Army Movement
(SLAM) - un gruppo armato costituitosi nel 2003 -
lancia feroci accuse contro il Governo di Khartoum:
la provincia occidentale del Darfur è volontaria-
mente trascurata dalle Autorità centrali, sia sotto il
profilo economico che sotto quello assistenziale.

Sopra.
La distribuzione dell’acqua ai profughi.
A sinistra.
Militari dell’Unione Africana si imbarcano su un aereo
americano.

il Movimento per la Giustizia e l’Uguaglianza (JEM,


Justice and Equality Movement), impegnato nel
Nord della regione.
La reazione del Presidente al-Bashir è spietata: le
milizie arabe filo-governative Janjaweed perse-
guono la distruzione sistematica dei villaggi, delle
riserve di acqua e dei generi alimentari, insieme a
saccheggi, violenze carnali e uccisioni indiscrimi-
nate. Solo nei primi sei mesi del 2004 le vittime
superano le decine di migliaia e le migrazioni for-
zate registrano oltre un milione di profughi in
campi improvvisati sul confine con il Ciad, dove i
sopravvissuti muoiono per fame e malattie. Ma gli
Janjaweed e le truppe regolari sudanesi arrivano
anche ad attraversare le frontiere per attaccare i
campi dei rifugiati, nonostante le dure proteste del
Generale Idriss Déby, il Presidente della Repubbli-
Gli scontri armati tra i ribelli del Darfur e le for- ca del Ciad.
ze governative hanno già provocato 3 mila vittime In assenza di un vero accordo politico tra Gover-
(per la maggior parte civili) e circa 100 mila profu- no e ribelli, il Presidente al-Bashir sottoscrive un
ghi sconfinati nel vicino Ciad. Il risanamento eco- nuovo «cessate il fuoco» della durata di 45 giorni
nomico e politico del Paese - dopo essere passato (N’djamena, 8 aprile 2004), in realtà la terza tre-
attraverso la difficile ed incompleta pacificazione gua in sei mesi, dove la richiesta più urgente degli
del sud - deve adesso fare i conti con la ribellione insorti e delle organizzazioni internazionali - il di-
del Darfur. sarmo degli Janjaweed - viene puntualmente di-
Già dall’inizio del 2003, il Fronte di Liberazione sattesa.
del Darfur (FLD) - guidato dall’Avvocato Abdel Wa- Per Khartoum si tratta pur sempre di un «affare
hid Mohamed Nur e formato dai Comitati di Auto- interno, tutt’al più regionale», e sulla scia di que-
difesa dei villaggi di etnia Fur nel Jebel Marra - è sta politica si pongono i Paesi del Nord Africa. Per
insorto contro il Governo centrale con l’appoggio il libico Gheddafi è un «conflitto tribale» e, quin-
di altri gruppi etnici della regione. Con l’allarga- di, non è ipotizzabile alcuna interferenza non
mento del consenso tribale del territorio, il Fronte africana, mentre la Lega Araba e l’Organizzazione
prende il nome di Esercito di Liberazione del Su- della Conferenza Islamica non rilasciano alcuna
dan (SLA, Sudanese Liberation Army) e si allea con dichiarazione al riguardo.

19 - OIKOS
LA POPOLAZIONE DEL SUDAN
Abitanti: 40.187.486
Gruppi etnici: neri 52%, arabi 39%, beja 6%.
Religioni: mussulmana sunnita 73%, animista 16,7%,
cristiana 9,1%

La divisione geografica del Sudan in una parte set-


tentrionale - che comprende tradizionalmente anche
il centro e l’ovest - e in una parte meridionale, corri-
sponde indicativamente alla distinzione etnica tra
l’elemento arabo mussulmano e l’elemento africano
della popolazione.
Il nord, arabo ed islamizzato, appartiene sotto il
profilo culturale all’area medio-orientale, mentre
il sud, popolato da tribù pagane di razza negroide
e nilotica, appartiene alla struttura etnico sociale
africana.
I niloti sono una delle grandi famiglie etniche in cui
si dividono i neri africani, localizzati principalmente
nel bacino dell’alto Nilo e le popolazioni più diffuse
vivono proprio nella Repubblica del Sudan, anche se
oggi si tende a restringere l’accezione del termine ni-
loti per indicare i due gruppi più importanti (luo e
dinca-nuer) e quello minore, dove sono più accentua-
ti gli influssi camitici (niloto-camiti).
Tra le popolazioni di lingua araba del nord si di-
stinguono, essenzialmente per il modo di vita, gli
abitanti delle città, gli allevatori nomadi di bestiame
e di cammelli e gli agricoltori che vivono in comuni-
tà rurali.
Tra Atbara e la catena montuosa che fiancheggia il
Mar Rosso, vive la popolazione dei beja, mentre la re-
gione situata tra Assuan e Dongola è abitata dai nu- Una carovana di nomadi nel deserto.
biani, i primi abitanti del nord, oggi profondamente
mussulmani dopo la lunga presenza degli arabi nel-
l’area.
L’altopiano del Kordofan meridionale è abitato dai Africa, per lo sviluppo previsto nell’arco di 5 anni.
nuba, popolazione montanara negroide di diverse Nel luglio del 2004, un primo gruppo di osser-
origini. Le regioni del Bahar al-Ghazal, nel Sudan me- vatori internazionali dell’Unione Africana si stabi-
ridionale, sono abitate da tribù nilotiche, e le princi-
pali sono le Denka, le Sciluk e le Neur. lisce in un’enorme villa nel quartiere residenziale
Nelle «regioni equatoriali«, sempre nel Sudan meri- di Khartoum per monitorare il rispetto del «cessa-
dionale, si trovano i nilo-amiti, che per lingua e civil- te il fuoco» faticosamente raggiunto, mentre 300
tà differiscono profondamente dai niloti, così come
l’ultimo gruppo della popolazione del sud, gli zanda, soldati del Ruanda e della Nigeria arrivano nel
stabiliti sull’altopiano di Ironstone. Darfur il mese successivo.
Nonostante l’Unione Africana sia sempre stata
considerata una organizzazione estremamente
Ma l’Alto Commissariato ONU per i Diritti Umani, prudente - in realtà sempre timorosa di assumere
al termine di una missione di inchiesta nel Darfur, posizioni sgradite ai Governi africani -, un rappor-
conferma la gravità dello scenario, «crimini di to stilato dai suoi funzionari contiene durissime
guerra e crimini contro l’umanità», e l’Unione Eu- accuse contro gli Janjaweed, anche se «non è sta-
ropea decide di supportare l’Unione Africana (con to provato che l’Esercito regolare sudanese com-
uno stanziamento di 12 milioni di euro) per la co- batta al fianco dei miliziani arabi».
stituzione di una missione di monitoraggio nella La denuncia - diffusa da un dispaccio del-
regione della durata di dodici mesi e con l’impie- l’Agenzia Reuters e trasmessa dalla BBC - riguar-
go di 120 osservatori e una Forza di Protezione da le atrocità commesse dalle milizie arabe con-
composta da 270 militari, con il solo compito di tro le popolazioni nere, che non si limitano a sac-
difendere la sicurezza del contingente. cheggiare le capanne e ad incendiarle, a violenta-
Il Commissario europeo allo Sviluppo ed agli re le donne e ad ammazzarle insieme ai loro uo-
Aiuti Umanitari, Poul Nielson, convince il G8 (Lon- mini dopo aver rapito i bambini, ma, nello stesso
dra, 11 giugno 2005, riunione nella quale viene mese di luglio, avrebbero prima incatenato e poi
firmato l’accordo per la cancellazione del debito bruciato vivi gli abitanti dello sperduto villaggio di
pubblico nei Paesi più poveri) ad approvare uno Ehda. Nel rapporto viene anche sottolineato che
stanziamento di altri 6 milioni di euro - oltre ai 20 «l’attacco al villaggio è giunto inaspettato e non è
milioni già previsti per gli aiuti al Sudan - ed in- stato provocato».
cludere un piano di addestramento di una Forza di Un’altra denuncia che si aggiunge alla lunga lista
50 mila militari destinati alle missioni di pace in dei rapporti analoghi stilati dalla OCHA (l’Agenzia

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che si occupa della tutela dei Diritti dell’Uomo), dal mento del Governo, il divieto di viaggiare per i suoi
World Food Programme («cominceremo a lanciare il funzionari e l’embargo alla vendita di armi. Già dal
cibo dagli aerei in quelle zone dove non si riesce 2003 il Sudan ha iniziato una massiccia politica di
proprio ad arrivare»), da Medici Senza Frontiere («i armamenti (dagli arsenali dell’ex Unione Sovietica,
soldati governativi respingono chiunque si avvicini grazie alla mediazione del trafficante Victor Bout)
ai campi profughi») e da Terre des Hommes («gli con l’acquisto di aerei, elicotteri, cannoni, fucili
aiuti umanitari sono stati bloccati per settimane e automatici e mine anti-uomo.
sbloccati solo grazie alle pressioni internazionali»). Anche se Khartoum ha ripetutamente negato di
Ed è grazie proprio alle pressioni internazionali appoggiare i miliziani arabi, sono altrettanto nu-
che al piccolo contingente di osservatori del- merosi i documenti raccolti da «Human Rights
l’Unione Africana si aggiunge un gruppo di osser- Watch», dove «i funzionari governativi ad alto li-
vatori militari, composto per la maggior parte da vello sono implicati nel reclutamento e nell’adde-
americani ed anche da un italiano. stramento delle milizie filo-governative», così co-
Il Congresso degli Stati Uniti, in un documento me quelli presentati da Polyanna Truscott, Coor-
approvato il 23 luglio 2004, de- dinatrice di Amnesty Interna-


finisce per la prima volta la tra- tional per il Darfur, dove le ac-
gedia del Darfur con il nome di Le organizzazioni interna- cuse al Governo sudanese ri-
«genocidio». George W. Bush e zionali sono compatte nel ri- guardano gli stupri condotti
Colin Powell decidono di abban- Janjaweed come parte di
donare la dizione di «catastrofe
conoscere le atrocità orga- dagli una deliberata politica di puli-
umanitaria» poichè la definizio- nizzate dal Gove erno centrale zia etnica: «quando sono siste-
ne stessa di genocidio permet- e sono anche loro in attesa matici non possono essere ad-
terebbe in sede ONU l’interven- che l’ONU parli apertamente debitati a singoli miliziani in-
to multinazionale in via automa- di genocidio disciplinati».
tica. Delusa dall’atteggiamento
intransigente del Governo del
Sudan - alla proposta di Londra di inviare un Con-
” Le organizzazioni internazio-
nali sono compatte nel ricono-
scere le atrocità organizzate dal Governo centrale e
tingente militare per creare corridoi umanitari, sono anche loro in attesa che l’ONU parli aperta-
Khartoum ha risposto che «non tollereremo inge- mente di genocidio, l’unico termine che secondo lo
renze nella nostra politica interna» -, la Casa Bian- Statuto dell’Organizzazione permetterebbe l’invio
ca concorda con Kofi Annan l’intenzione di disar- automatico delle truppe per bloccarlo con la forza.
mare le milizie arabe e prepara una bozza di riso- Al Governo di Khartoum non è probabilmente
luzione che prevede la condanna del comporta- riuscito il tentativo di porre fine al conflitto con la

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agevolare il Governo sudanese. Le milizie devono
essere sì disarmate e rispondere alla Giustizia, ma
le Forze Armate del Sudan - benché accusate di
plateale protezione - vengono esentate da qual-
siasi provvedimento sanzionatorio.
Ma ancora una volta la reazione di Khartoum è
provocatoria. Non solo rifiuta integralmente la ri-
soluzione, ma annuncia che «tratterà in maniera
appropriata tutti i soldati stranieri che metteranno
piede nel Sudan». Come chiaro segno di sfida,
vengono liberati immediatamente 49 leader del-

A sinistra, sotto e a destra.


Le fatiscenti baracche nei molteplici campi profughi.

forza in tempi brevi (per poi presentare il fatto


compiuto alla comunità internazionale) ed il suo
progetto di islamizzare il Paese non trova più un
fronte compatto a sostenerlo. Oltre al fatto che
nella regione sono presenti tribù di confessione
mussulmana - e quindi non si tratta più di elimina-
re esclusivamente i nemici della fede - all’interno
delle Autorità centrali ci sono correnti che fomen-
tano i disordini del Darfur per favorire il collasso
dell’intero processo di pace raggiunto recentemen-
te nel sud. Inoltre, gli Ufficiali dell’Esercito regola-
re originari del Darfur si sono rifiutati di bombar-
dare i villaggi della regione e il rischio di ammuti-
namento di larghi settori delle Forze Armate è
drammaticamente concreto.

l’opposizione islamica - precedentemente impri-


LA RISOLUZIONE ONU 1556 gionati - per «unificare il fronte interno». Forse
addirittura una minaccia? Anche davanti alla tra-
Il 30 luglio del 2004, il Consiglio di Sicurezza gedia umanitaria, che il Palazzo di Vetro ha defini-
dell’ONU approva, con 13 voti favorevoli e due to la più grave al mondo, Khartoum alza la posta e
astensioni - Pakistan e Cina -, la risoluzione sul lancia messaggi inquietanti.
disarmo delle milizie del Darfur entro 30 giorni, e Le reazioni all’interno del Paese sono abba-
minaccia sanzioni nel caso di inadempienza. An- stanza omogenee. Daffi Khateeb, Segretario Ge-
che questa volta l’atteggiamento di Khartoum è nerale del Ministero dell’Informazione, assicura
intransigente: respinge immediatamente la richie- che «abbiamo fatto e stiamo facendo tutto quan-
sta e proclama la mobilitazione «politica e strate- to è possibile per disarmare gli Janjaweed», e di-
gica», dichiarando ufficialmente dure reazioni ad chiara che sono stati inviati in Darfur 3 500 poli-
ogni interferenza straniera. Da Parigi, il Presidente ziotti e, infine, aggiunge che la colpa della crisi
Chirac ordina al contingente francese in Ciad (200 umanitaria è dei ribelli che non vogliono parteci-
soldati) di portarsi ai confini del Sudan e di orga- pare ai colloqui di pace. Anche se il Governo su-
nizzare trasporti aerei per un intervento umanita- danese si sente «offeso», l’opinione comune è
rio. La risoluzione - promossa da Francia, Germa- che le risoluzioni non aiutano a risolvere la cata-
nia, Spagna, Romania e Cile - è passata solo dopo strofe. L’Avvocato Ghazi Suleiman, Presidente del
che gli Stati Uniti hanno eliminato dal testo la pa- Gruppo Sudanese per la Difesa dei Diritti Umani,
rola «sanzioni», sostituendola con «minaccia della ritiene che la radice del problema vada ricercata
interruzione di tutte le attività economiche e di- nel fatto che il Darfur è stato scelto come campo
plomatiche nei confronti di Khartoum», così come di battaglia dagli integralisti islamici: da una par-
previsto dall’Articolo 41 della Carta delle Nazioni te i governativi, guidati dal Presidente al-Bashir,
Unite, anche se la mancata adempienza all’ultima- e dall’altra i ribelli, vicini ad Hassan al-Turabi,
tum prevede «gravi conseguenze». leader del fondamentalismo sudanese. Secondo
Un’ulteriore concessione è stata concordata per Suleiman, la popolazione del Darfur è stata il nu-

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cleo del National Islamic Front (NIF), il partito re- situazione. Anche se la missione concorda nel ri-
ligioso mussulmano che, con il colpo di Stato del tenere che i massacri sono stati commessi in mo-
1989, «ha cancellato la democrazia in Sudan». do graduale e che i villaggi sono stati bruciati su
Quando il NIF ha subito la divisione politica al larga scala, la situazione generale «non può esse-
suo interno in due fazioni (l’ala moderata ed il re rappresentata come un genocidio». Inoltre,
National Congress), le tribù del Darfur si sono «esistono dubbi concreti sulla volontà del Governo
schierate e divise, ed oggi gli Janjaweed «sono da di proteggere la popolazione civile e gli Janjaweed
una parte e dall’altra». a volte sembrano agire in modo indipendente, al-
Anche Alfred Taban, il Direttore del quotidiano tre come forze di sicurezza del Governo» (confe-
«Khartoum Monitor» - finito in carcere una decina renza stampa del 7 agosto 2004).
di volte per atteggiamenti antigovernativi - ritiene Tra le misure prese in considerazione dall’Unio-
che la responsabilità delle stragi sia imputabile ad ne Europea, Feith sottolinea soprattutto l’invio di
entrambe le parti: «Non è questione di buoni e agenti da affiancare alle Forze dell’Ordine sudane-
cattivi. Se si inaspriscono gli animi con azioni sba- si: «Abbiamo proposto che Corpi di Polizia dell’UE
gliate, si rischia di peggiorare la situazione. Oc- siano dispiegati nella catena di Comando delle
corre obbligare le due parti a sedersi al tavolo dei Forze sudanesi» (ma per entrare in vigore, tale mi-
negoziati». sura deve essere approvata all’unanimità dal Con-
Il problema non consiste in possibili sanzioni, siglio Affari Generali dell’Unione Europea) per
bensì nella richiesta dell’ONU di disarmare le mili- concludere che la crisi in Darfur è «tanto politica
zie arabe filo-governative per porre fine ad una quanto umanitaria».
strage oggettivamente riconosciuta. La reale diffi- Dura la replica di Bill Frist, leader della maggio-
coltà del Governo risiede nel fatto che oltre il 40% ranza repubblicana al Senato degli Stati Uniti, nel-
dell’Esercito regolare ha le sue origini nel Darfur e, la conferenza stampa tenuta a Nairobi dopo una
di conseguenza, le «simpatie» sono rivolte ai visita ufficiale in Sudan: «Quello che sta accaden-
guerriglieri. Se i miliziani a cavallo fossero smobi- do in Darfur è genocidio. Non concordo con le va-
litati, tutta la regione cadrebbe immediatamente lutazioni fatte dall’Unione Europea». Secondo
nelle mani dei ribelli ed il regime di Khartoum ne Frist, il Governo centrale ha il potere di mettere fi-
sarebbe tragicamente travolto. ne alle stragi contro i civili e le milizie Janjaweed
Ma anche la posizione dell’Unione Europea è «non solo sono sostenute dal Governo, ma sem-
ugualmente poco chiara. Subito dopo la risoluzio- brano esserne il braccio armato».
ne dell’ONU, Pietre Feith - inviato speciale dell’Al- Parallelamente Washington (Adam Ereli, portavo-
to Rappresentante per la Politica Estera di Bruxel- ce del Dipartimento di Stato) manifesta apprezza-
les, Javier Solana - guida in Darfur un team di mento per le recenti dichiarazioni di Khartoum,
esperti con l’incarico di stilare un rapporto sulla ovvero per l’impegno preso per creare «zone cu-

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laggi del Darfur abitati da africani. L’impiego di
aggressivi chimici permette a Khartoum di semi-
nare il panico tra la popolazione della regione, fa-
vorendo l’esodo verso il Ciad, mentre Damasco ha
l’opportunità di testare le proprie armi di distru-
zione di massa e di far fare esperienza ai suoi Re-
parti specializzati».

UNA GUERRA SENZA FINE

All’inizio del 2005 sono soltanto due le istituzio-


ni internazionali presenti in Sudan con missioni mi-
litari: l’ONU (UNAMIS, United Nations Advance Mis-
sion in Sudan) e la AU, l’Unione Africana (AMIS, Afri-
can Mission in Sudan). Con la nuova Risoluzione

Sopra.
La distribuzione degli aiuti umanitari.
A destra.
Gli ordigni bellici sono disseminati in tutto il territorio.

scinetto» nel Darfur per favorire le forniture di ci-


bo e acqua ai civili. Finalmente un primo passo?
Secondo l’allora Sottosegretario agli Esteri, Mar-
gherita Boniver, sicuramente no. Al ritorno da una
sua missione in Sudan - dove ha incontrato il Mi-
nistro degli Affari Umanitari sudanese ed ha effet-
tuato una visita nella cittadina di Nyala in Darfur -
ha dichiarato che «la situazione, invece di miglio-
rare, peggiora sotto tutti i profili, da quelli che ri-
guardano i negoziati a quelli umanitari e politici»
(22 dicembre 2004).
Mentre il Sottosegretario rilascia le sue dichiara- 1 590 del 24 marzo 2005, il Consiglio di Sicurezza
zioni, gli elicotteri delle Forze sudanesi radono al stabilisce che la missione in Sudan, diventata UN-
suolo una serie di villaggi intorno alla città di Nya- MIS, sia composta da 10 000 militari, da un’ade-
la, per riprendersi le basi dalle quali i guerriglieri guata componente civile e da 715 unità di Polizia. E
del Sudan Liberation Army li avevano sfrattati po- mentre il Governo italiano definisce l’invio di un
che settimane prima. contingente di circa 220 uomini della «Folgore», un
La situazione per le organizzazioni internazio- nuovo e potente attore si profila tra le quinte di
nali è diventata critica. Dopo i continui e ripetuti questo drammatico scenario: l’Alleanza Atlantica.
attacchi ai convogli umanitari e le incursioni ed i Poiché l’Unione Africana deve incrementare la
saccheggi nei villaggi, l’Italia invia nella regione sua presenza da 2 200 uomini a oltre 7 700, la
Barbara Contini, l’ex Governatore di Nassiriya, af- NATO decide di definire con essa il supporto logi-
fidandole 10 milioni di euro ed alcuni progetti im- stico necessario per l’incremento del contingente:
portanti: un ospedale a Kulbus, la riorganizzazio- trasporto aereo di migliaia di peacekeeper africa-
ne degli impianti idrici di Garsila e la ricostruzione ni, addestramento di centinaia di Ufficiali del-
di un acquedotto a Kas. l’Unione e sistema di comunicazioni a disposizio-
Ma una notizia apparsa su un giornale italiano ne delle varie unità. Un abile compromesso che
(«Il Foglio», 28 settembre 2004) accresce l’orrore vede gli Stati Uniti supportare lo sforzo della stes-
della situazione. Secondo diverse agenzie ameri- sa Unione sotto la discreta vigilanza della NATO e,
cane di intelligence, viene segnalata «la presenza al tempo stesso, un indiretto riconoscimento delle
in Sudan di unità militari siriane dotate di bombe esigenze di un importante soggetto politico afri-
ed artiglieria armate con aggressivi chimici. Que- cano. Ma la NATO deve pur conservare un basso
ste armi, messe a disposizione delle Forze suda- profilo. Un alto Ufficiale dei Marines a capo del-
nesi, avrebbero già ucciso centinaia di civili nei vil- l’Organizzazione Militare dell’Alleanza, il Generale

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Miliziani filogovernativi «Janjaweed». Darfur. Teatro degli scontri è la città di Tokar, a soli
120 Km a sud di Port Sudan, sul Mar Rosso.
Ma è il Darfur a destare le maggiori preoccupa-
James Jones, si affretta a dichiarare che un inter- zioni della comunità internazionale. Dopo una vio-
vento dell’Alleanza in Darfur, anche se alcuni lea- lenta ripresa degli scontri nell’estate del 2005
der internazionali hanno fatto pressione in tal (stato di emergenza in Sudan e coprifuoco a Khar-
senso, rimane da escludere. toum dopo la morte di John Garang), l’ONU decide
Ma la situazione continua a peggiorare. Nell’area di evacuare a scopo precauzionale una buona par-
nord-occidentale un feroce attacco senza prece- te del personale che opera nell’area occidentale
denti degli Janjaweed - letteral- della regione.


mente i «diavoli a cavallo» - In autunno si completa anche
contro i campi profughi di Aro Il Darfur sta infiammando l’avvicendamento dei paracadu-
Sharow e di Gosmeina registra tutta la regione. Una guerra tisti della Brigata «Folgore»
l’ennesima strage di civili indi- Task Force «Leone», Operazio-
fesi già costretti a vivere in si-
senza confini che dilaga nel (ne Nilo dal 18 giugno 2005) con
tuazioni drammatiche e deci- Ciad e nella Rep pubblica Cen- i nostri militari di Italfor Sudan:
mati da fame e malattie (fonti trafricana...


183° reggimento paracadutisti
ufficiali ONU, Ginevra 29 set- «Nembo», 1° reggimento Cara-
tembre 2005). Milizie di etnia binieri paracadutisti «Tuscania»,
araba e di confessione mussulmana si macchiano 9° reggimento d’assalto «Col Moschin» e 7° reggi-
ancora le mani con il sangue dei civili neri e cri- mento Trasmissioni, oltre al Personale del Centro
stiano-animisti del villaggio di Madayum, sconfi- Amministrativo di Intendenza.
nando oltre il confine del Ciad per un’operazione L’accordo di pace siglato in Nigeria (Abuja, 5
di pulizia etnica e di razzia del bestiame (fonti mi- maggio 2006) non viene sottoscritto da tutte le
litari del Ciad, N’djamena 29 settembre 2005). parti in causa. Secondo lo JEM e una fazione mi-
Anche il confine orientale del Sudan con l’Eritrea noritaria dello SLM, le proposte di Khartoum non
si sta infiammando. Dopo oltre dieci anni di scon- sono ancora soddisfacenti. Sulle stesse posizioni
tri di basso livello, i ribelli dell’Estern Front (dove si attestano anche altri gruppi minori che sono
sono confluiti il Beja Congress ed il Rashaida Free riusciti a reclutare uomini tra i rifugiati esaspera-
Lions) lanciano una violenta ed organizzata offen- ti dai continui attacchi dell’Esercito regolare e
siva con l’appoggio di Asmara e dello JEM, il Justi- delle milizie filo-governative (nell’area meridio-
ce and Equity Movement che si batte anche per il nale del Darfur in alcuni campi profughi sono

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Consiglio di Sicurezza» senza dimenticare di sot-
tolineare che gli accordi economici stretti con la
Cina, il Pakistan, l’India e la Malaysia potrebbero
permettere al suo Paese di sopravvivere a qual-
siasi sanzione, esattamente così come Cuba ha
resistito a oltre 40 anni di sanzioni americane. In
realtà, il Presidente teme che i contingenti ONU
possano svolgere indagini e arresti contro le Au-
torità locali coinvolte nelle operazioni di pulizia
etnica, così come auspicato dalla Corte Penale In-
ternazionale per i reati di genocidio e crimini

A sinistra.
La regione del Darfur.
A destra.
Gli Stati Uniti hanno fornito una preziosa assistenza alle
Forze dell’Unione Africana.
Sotto.
Guerriglieri in addestramento.

stati sequestrati - in diverse occasioni - numero-


si soldati della Forza di Pace dell’Unione Africana
per protestare contro la mancata protezione di
donne e bambini).
Tra questi gruppi, la coalizione più organizzata è
quella del NRF, il National Redemption Front che
con buona capacità di combattimento infligge pe-
santi sconfitte ai regolari sudanesi.
Per ora il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni
Unite è riuscito solo ad imporre la restrizione dei
traffici e della libertà di circolazione per quattro
persone ritenute responsabili di ostacolare i tenta-
tivi di dialogo tra le parti in Sudan (Generale Mo-
hamed Alhassan, Comandante dell’Aviazione;
Adam Yacub Shant, Comandante dell’Esercito di
Liberazione; Gabril Abdul Kereem Badri, Coman-
dante del Movimento Nazionale per la Riforma, e
Shaikh Husa Hilal, capo della tribù Julul nel Darfur contro l’umanità.
settentrionale). Il Darfur sta infiammando tutta la regione. Una
Kofi Annan rilancia la sua proposta di un contin- guerra senza confini che dilaga nel Ciad e nella Re-
gente di peacekeeping - migliore equipaggiamen- pubblica Centrafricana, contagiata dall’immunità
to e mandato più incisivo - sotto la bandiera delle che viene di fatto accordata agli Janjaweed e, quin-
Nazioni Unite: 20 000 militari e funzionari di Poli- di, a tutte quelle bande irregolari arabe che, per di-
zia internazionale per avvicendare i 7 000 uomini versi motivi, si sentono liberi di riaffermare la loro
dell’Unione Africana che vedono scadere il loro superiorità sulle minoranze etniche e religiose.
mandato alla data del 30 settembre 2006. Secondo Esam Elhag, portavoce del gruppo SLA,
Per la sua risposta, il Presidente Hassan al-Ba- il Governo di Khartoum ha anche reclutato fonda-
shir sceglie la platea più significativa. Durante il mentalisti giunti in Sudan da tutto il mondo isla-
Vertice dei Paesi non allineati (Cuba, 16 settem- mico (anche da Afghanistan e Iran) organizzando
bre 2006) dichiara, con ostentato orgoglio, che il loro campo base a Saraf Omra, vicino a Kabka-
«non vogliamo che l’ONU torni in Sudan ad alcu- bia nel Darfur settentrionale. In effetti, Osama
na condizione [...] respingiamo la decisione del bin Laden - che fu ospite del Governo di Khar-

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ta, avendo sostenuto la tesi che il padre di Mao-


metto avrebbe portato un nome legato agli idoli
pre-islamici. La sua decapitazione sembra essere
una firma inequivocabile.

UNA CRISI INSOSTENIBILE?

In Etiopia, nel suo discorso di apertura al summit


dell’Unione Africana, il nuovo Segretario Generale
delle Nazioni Unite - Ban Ki-Moon - chiede con for-
za che venga approvata la decisione di inviare «im-
mediatamente» nel Darfur un contingente misto di
Caschi Verdi (la nuova denominazione dei peace-
keeper africani) e di Caschi Blu. Questa volta Khar-
toum - insieme alla Lega Araba - lascia intendere
che potrebbe esserci un consenso di massima, an-
che se le condizioni poste circa l’operabilità sul ter-
ritorio sono molto limitate: solo logistica e comuni-
cazioni. Ma un piccolo passo in avanti sembra esse-
re stato compiuto (Addis Abeba, 29 gennaio 2007).
La situazione in Darfur continua ad essere dram-
toum sino alla fine degli anni 90 - ha già chiama- matica. Secondo un rapporto di Amnesty Interna-
to a raccolta i suoi estremisti per combattere gli tional, le autorità governative continuano a sferra-
interessi occidentali in Sudan, ed anche se risul- re attacchi aerei contro obiettivi civili. Russia e Ci-
ta improbabile la formazione di una vera e pro- na forniscono armi a Khartoum violando l’embar-
pria forza di miliziani in grado di contrastare la go imposto dalle Nazioni Unite. Mosca e Pechino si
presenza dell’ONU (l’appello è stato lanciato con affrettano a smentire, ma un altro rapporto del-
questo obiettivo) non è da escludere l’infiltrazio- l’ONU riferisce che il Governo sudanese è addirit-
ne di numerosi integralisti stranieri all’interno del tura arrivato a dipingere i suoi aerei militari con i
Paese. Ai primi di ottobre del 2006 viene ritrova- colori delle Nazioni Unite per nascondere il tra-
to nella periferia di Khartoum il corpo, decapita- sporto di armi.
to, di Mohamed Taha, il Direttore del giornale fi- Per il Presidente George W. Bush la situazione non
lo-governativo al-Wifaq. Pur essendo membro è più sostenibile. Dopo aver imposto sanzioni uni-
della setta islamica dei Fratelli Mussulmani, Taha laterali contro il Sudan (dopo quelle del 1997 per
aveva subito la grave accusa di blasfemia a cau- l’assistenza concessa a bin Laden) un duro monito
sa della sua inchiesta sulla genealogia del Profe- viene pubblicamente lanciato ad Omar Hassan al-

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una nuova immagine internazionale in previsione
delle Olimpiadi del 2008. Già sotto accusa per la
ferrovia che collega la Cina con il Tibet, per i dan-
ni provocati al sistema idrico del fiume Mekong e
per le continue forniture di armi al Governo del
Sudan, Pechino non può permettersi il lusso di
prestare il fianco ad ulteriori critiche delle Cancel-
lerie occidentali e della stampa internazionale.
E subito dopo la promessa di non esercitare il di-
ritto di veto, il Generale Martin Luther Agwai (ex
Capo di Stato Maggiore delle Forze Armate nige-
riane) prende il Comando dell’AMIS e inizia a lavo-
rare con Rodolphe Adada (Ministro degli Esteri
della Repubblica del Congo), il rappresentate poli-
tico della missione ONU-AU, in attesa che decolli il
nuovo importante progetto.

Sopra.
Vista aerea di un villaggio subito dopo uno scontro tra
fazioni rivali.
A destra.
Militari del contingente dell’Unione Africana.

Bashir: «È ora di abbandonare l’ostruzionismo e di


accogliere i Caschi Blu dell’ONU in aiuto alle truppe
dell’Unione Africana [...], il popolo del Darfur ha
sofferto troppo a lungo per mano di un governo
complice di attacchi, assassinii e stupri contro civi-
li innocenti». A favore di nuove sanzioni si esprimo-
no anche Regno Unito e Francia, e mentre Ban Ki-
Moon è alle prese con la spinosa questione sul Co- E finalmente, dopo oltre duecentomila morti e
mando della Forza congiunta, Liu Guijn - l’inviato due milioni di sfollati, viene approvata all’unani-
cinese in Africa - ribatte che Pechino è contraria ad mità la Risoluzione 1 769 che istituisce la missio-
una nuova Risoluzione: «Solo lo sviluppo economi- ne UNAMID (United Nations African Union Mission
co del Sudan potrà portare alla pace». in Darfur) la più ampia e più costosa (2,6 miliardi
Ma il fronte compatto delle Autorità sudanesi di dollari nel primo anno e 1,4 nei successivi) ope-
sembra essersi incrinato. Il 12 giugno 2007 razione di Peacekeeping sotto la bandiera del-
l’Agenzia Reuters diffonde la notizia che il Sudan l’ONU. È il 31 luglio del 2007.
è pronto ad accettare una Forza di Pace ibrida L’ultima e complessa stesura - presentata ini-
composta da militari dell’Unione Africana e del- zialmente da Gran Bretagna (Gordon Brown) e
l’ONU. Unica condizione è che il contingente pre- Francia (Nicolas Sarkozy) è stata presentata ai rap-
visto (23 000 uomini) sia composto esclusiva- presentanti dei 15 Paesi del Consiglio di Sicurez-
mente da militari africani. za. L’Italia - attuale membro non permanente del
Ma chi è il regista dietro le quinte? Anche se da Consiglio per il biennio 2007-2008 - si è associa-
tempo gli analisti occidentali avevano puntato il ta successivamente alla proposta. Dopo una labo-
dito contro Pechino, il cambiato atteggiamento riosa trattativa (sono stati corretti sostantivi, ag-
della Cina durante la Conferenza di Parigi (25 giu- gettivi, dettagli e virgole) anche la Cina, la contro-
gno 2007) ha confermato la diretta dipendenza parte più tenacemente critica, ha accordato il suo
dello Stato africano dal colosso orientale. La Cina, consenso. Il documento autorizza l’invio di 26 000
sino ad oggi uno dei principali ostacoli alla coope- uomini tra militari ed agenti di Polizia ai sensi del
razione internazionale per il Darfur, acquista il Capitolo VII della Carta dell’ONU, ovvero quello
60% del petrolio prodotto dal Sudan ed ha sempre che definisce i casi di «azione necessaria» (l’auto-
impedito che si raggiungesse un accordo sulle rizzazione all’uso della forza) per l’autodifesa del
sanzioni contro Khartoum. Il cambiamento di rot- Personale delle Nazioni Unite e dell’Unione Africa-
ta potrebbe essere interpretato nella necessità di na. L’obiettivo è quello di assicurare la libertà di

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Guerriglieri dell’Esercito di Liberazione Sudanese. Kenya e il Benin raddoppiano i loro contingenti già
presenti nella regione del Darfur. L’Egitto e la Ni-
geria concordano l’invio di 6 000 soldati.
movimento per gli aiuti umanitari, ma la parte più Le prime parole pronunciate dopo il voto dal Se-
significativa è costituita dall’intento di «protegge- gretario Generale Ban Ki-Moon sono improntate
re i civili minacciati dalla violenza». alla massima soddisfazione: «È un’operazione sto-
La pressione esercitata dalla Cina ha, purtroppo, rica senza precedenti».
ottenuto la cancellazione dal testo originale del di- Ma non trascorrono ancora tre mesi e la violenza
ritto delle Forze dell’ONU di «sequestrare» le armi torna ad esplodere. Una base delle forze dell’Unio-
illegali, sostituito dall’autorizzazione a «tenerle sot- ne Africana (Haskanita, nella zona orientale del Dar-
to controllo», così come è stato fur) viene attaccata da un grup-
eliminato qualunque riferimento po di miliziani con trenta veicoli
alle milizie degli Janjaweed e
qualsivoglia accenno alla minac- “ ...dopo oltre duecentomi- armati. L’identità degli aggres-
sori non viene stabilita con cer-
cia di sanzioni. La composizione la morti e due milioni di tezza - ribelli o milizie governa-
della missione ibrida, sotto il sfollati, viene approvata...la tive? - ma il bilancio è dramma-
controllo congiunto ONU-AU, è missione UNAMID


tico: vengono uccisi dieci Caschi
stata definita in maniera piutto- Verdi e trenta di loro feriti, set-
sto burocratica: 19 555 soldati, te in modo grave. Il campo vie-
360 osservatori militari, 19 unità composte da 140 ne saccheggiato e completamente distrutto. Alla fi-
agenti di Polizia ed una componente di 3 772 civili. ne dell’incursione altri 50 militari non rispondono
La parte preponderante della missione deve essere all’appello.
fornita dai Paesi africani, ma viene previsto un con- Terminata la stagione delle piogge, la fame e le
tributo extra-continentale nell’ipotesi che la prima malattie continuano a mietere le loro vittime. La re-
opzione non venga raggiunta. gione è un gigantesco lager, dove i civili vengono
Gli Stati Uniti non inviano truppe, ma si limitano usati come ostaggi sia dai ribelli africani che dalle
ad un consistente aiuto finanziario ed alla collabo- milizie arabe. Gruppi di banditi e di sciacalli, senza
razione nel trasporto del personale (le motivazio- controllo, si lanciano in razzie e stupri. I bambini
ni umanitarie hanno avuto il sopravvento sulle rapiti vengono venduti come schiavi nella Capitale.
pressioni esercitate dalle grandi corporation pe- Ci sarà davvero salvezza?
trolifere, escluse dallo sfruttamento dei giacimen-
ti). La Cina ed il Pakistan si impegnano ad inviare Daniele Cellamare
medici ed ingegneri mentre il Ghana, il Senegal, il Libero Docente di Relazioni Internazionali

29 - OIKOS
OIKOS
NATO TRAINING
MISSION - IRAQ
NATO TRAINING MISSION - IRAQ
È la prima missione della NATO esclusivamente finalizzata al sostegno di altre Forze Armate nell’area addestra-
tiva/formativa. Sostegno in senso ampio, non solo finalizzato alla ridefinizione di programmi e di iter formati-
vi, ma anche dell’intera organizzazione scolastico-a addestrativa. L’Italia svolge in questo ambito, fin dal 2005,
un rilevante ruolo di leadership. In particolare, Ufficiali e Sottufficiali dell’Esercito assolvono nella NTM-II, tutto-
ra in atto in Iraq, essenziali funzioni di advisor e mentor.

La sede del Quartier Generale (Headquarters -


HQ) della missione è a Baghdad, all’interno della
International Zone (IZ), nota anche come Green
Zone.
Più esattamente, dalla seconda metà del 2005,
l’HQ è dislocato in una palazzina del Cultural Cen-
tre. Questo centro, vicinissimo al viale delle «Cros-
sed Swords» (Sciabole Incrociate) dove si svolgeva-
no le parate militari durante la dittatura di Saddam
Hussein, a suo tempo era riservato all’èlite al po-
tere e definito «culturale» per la presenza di un
teatro, un cinema e un piccolo museo.
Le attività della NTM-I, inizialmente concentrate
soprattutto nell’area della capitale e di Ar Rusta-
miyah - località situata nell’immediata periferia a

In apertura.
Moschea irachena.
A sinistra.
L’International Zone vista dal satellite.
Sopra.
Il distintivo della NTM-I.

bano. L’International Zone, pur essendo la parte


della città più controllata dalle unità della Multi
National Force - Iraq (MNF-I), cioè la Forza Mul-
tinazionale operante in Iraq, e dell’Esercito e For-
est di Baghdad - si stanno via via estendendo in ze di Polizia irachene, è pur sempre un «quartie-
più parti dell’Iraq. re» di Baghdad con le relative problematiche in
La città di Baghdad è molto estesa, sia per le termini di conflittualità. A ciò si aggiunga che
abitazioni poco elevate, uno o due piani, sia per quest’area - a causa della elevata densità di edi-
la numerosa popolazione: circa 3,8 milioni di fici o di infrastrutture che ospitano il Parlamento,
abitanti. Questi elementi forniscono un’idea del- Ministeri ed altri organismi politico-amministra-
le grandi difficoltà che si incontrano nel tenere tivi, Comandi ed unità iracheni e multinazionali,
sotto controllo militare questo grande centro ur- nonché numerose Ambasciate - è un obiettivo

OIKOS - 32
OIKOS
Rivista Militare n. 1/2008

ed equipaggiamento, distrutto od obsoleto.


Fra queste attività, la rilevante novità, la vera ra-
gione d’essere della NTM-I era ed è la realizza-
zione dell’ITDC, da attuare mediante la definizio-
ne di:
• una nuova organizzazione scolastico-addestra-
tiva;
• nuovi iter di addestramento/formazione per Uf-
ficiali, Sottufficiali e soldati;
• nuovi programmi, da sviluppare nelle Scuole/Ac-
cademie, per l’insegnamento di valori, regole e

Sopra.
Una veduta panoramica di Baghdad.
A destra.
Distintivo dell’Iraqi Joint Forces Command.

privilegiato per le azioni di fuoco diretto e indi-


retto dei gruppi terroristici.
Non è, quindi, un caso che la NATO, in ogni «job
description» definita per gli incarichi del persona-
le della NTM-I, sottolinei che i compiti assegnati,
pur essendo di natura addestrativa/formativa, de-
vono essere assolti in un combat environment.

LE PECULIARITÀ DELLA MISSIONE


procedure moderni ed in linea con lo sviluppo de-
La NTM-I si caratterizza per rilevanti peculiarità, mocratico dell’Iraq;
sia singolarmente che globalmente considerate. • una nuova dottrina d’impiego delle Forze Armate a
La missione è stata costituita per fornire alle livello tattico, operativo e strategico.
Forze di Sicurezza irachene ( Iraqi Security For- Era ed è, quindi, compito della missione NATO
ces - ISF), intendendo per esse sia le Forze Ar- quello di procedere ad una vera e propria «rifon-
mate sia quelle di Polizia, un sostegno nel cam- dazione» dell’intero settore dell’addestramento/
po dell’addestramento e dell’equipaggiamento, formazione per avviare un integrale rinnovamento
al fine di aiutare l’Iraq a costi- professionale delle Forze di Si-
tuire delle Forze di Sicurezza
efficaci.
“ curezza irachene per metterle
i compiti assegnati, pur in sintonia con l’evoluzione del
Il sostegno, non solo materia- essendo di natura addestra- processo democratico dello
le ma anche concettuale, si tiva/formativa, devono es- Stato.
estrinseca in: sere assolti in un combat Un compito, quindi, di grande
• realizzazione dell’Iraqi Trai- rilievo strategico e politico-mi-
environment
ning and Doctrine Command
(ITDC), cioè l’organizzazione
irachena preposta all’addestramento e alla dot-

del Paese.
litare, sia per la NATO sia per lo
scenario contingente e futuro

trina; Le Forze di Sicurezza irachene non devono solo


• sviluppo dell’addestramento/formazione so- addestrarsi, come succede normalmente in una si-
prattutto degli Ufficiali e Sottufficiali dell’ISF; tuazione di pace o di pacificazione, ma nel con-
• ricostruzione delle infrastrutture (Centri, Scuo- tempo e prioritariamente devono combattere i
le, Istituti, Accademie) per l’addestramento/ gruppi terroristici e le forze che si oppongono al
formazione, quasi tutte distrutte durante il nuovo Governo.
conflitto; Queste prioritarie esigenze operative pongono,
• ammodernamento del preesistente armamento pertanto, dei vincoli all’organizzazione delle atti-

33 - OIKOS
La sede dell’HQ di NTM-I. rio adottare qualche temperamento, come ridurre
il numero dei frequentatori, selezionare il perso-
nale «a domicilio» o gravitare su quello disponibi-
vità addestrative/formative. le nell’area di Baghdad.
Ad esempio, nel selezionare e definire il numero Inoltre, il personale della NTM-I, pur non parteci-
del personale da inviare ai vari corsi, soprattutto pando direttamente alle operazioni, era comunque
per Ufficiali e Sottufficiali, era necessario conside- «immerso» in un ambiente fisico, in un territorio
rare che la maggior parte dei possibili candidati dove si combatteva. Ciò ha determinato un signifi-
sarebbe appartenuto ad unità/Comandi impegnati cativo condizionamento sulle attività dei vari istrut-
in operazioni e dislocati lontano da Baghdad. Con- tori/mentor.
seguentemente, per non depauperare unità o Co- Per la prima volta ed in Iraq, quindi, si è manife-
mandi degli elementi «migliori», è stato necessa- stata in maniera netta la necessità di dover svilup-
pare, nell’ambito delle stesse coordinate spazio-
temporali:
Il viale delle «Crossed Swords». • azioni di combattimento contro focolai residui di
forze avversarie o per contrastare attività terro-
ristiche;
• azioni per garantire il controllo del territorio;
• attività di assistenza umanitaria e per il ripristino
delle infrastrutture;
• attività di addestramento/formazione delle For-
ze Armate e di Polizia.
Questo ha rappresentato, dal punto di vista del-
la dottrina d’impiego delle forze multinazionali
operanti in un’area di crisi, una significativa novi-
tà che ha reso più complessa la gestione militare
della crisi stessa.
Probabilmente, in future situazioni di crisi, ci si
troverà ancora di fronte alle contrastanti esigenze
di condurre, nel contempo, sia attività connesse
con il combat environment sia quelle legate alla
«rifondazione» delle Forze di Sicurezza locali.

OIKOS - 34
OIKOS
Rivista Militare n. 1/2008

L’ORGANIZZAZIONE DI COMANDO E CONTROLLO Il Comandante della NTM-I dipende direttamen-


te dal Joint Forces Commander di Napoli e questi
Il Comandante della NTM-I, Generale di Corpo dal Supreme Allied Command Europe (SACEUR).
d’Armata americano, è anche il Comandante del Molto interessato alle attività di NTM-I è anche
Multi National Security Transition Command il Supreme Allied Command Transformation , con
(MNSTC-I), cioè del Comando delle MNF-I, dedica- sede a Norfolk (Stati Uniti), che è il Supremo Co-
to alla ricostruzione delle Forze di Sicurezza ira- mando della NATO dedicato al «futuro» della
chene. Ha, quindi, un «doppio cappello»: uno re- NATO stessa.
lativo alla Coalizione e l’altro alla NATO. Per quanto riguarda l’organizzazione di Coman-
Le ragioni di ciò vanno ricercate nell’esigenza di do e Controllo nazionale, tutto il personale italia-
coordinare al meglio le attività di addestramento e no di NTM-I dipende dal Vice Comandante, Senior
di equipaggiamento delle ISF da parte della MNF-I italiano. A sua volta questo Senior dipende dal Se-
e della NATO e nella maggiore disponibilità di ri- nior italiano per l’Iraq (IT SNR Iraq), che è un Ge-
sorse finanziare di MNSTC-I rispetto alla NTM-I. nerale di Divisione, Vice Comandante del Corpo
Spesso si definiva un progetto relativo all’adde- d’Armata Multinazionale, con sede a Baghdad, nei
stramento delle Forze Armate irachene, ma nei pressi dell’aeroporto internazionale (Organizza-
fondi che la NATO aveva messo a disposizione zione riferita al periodo settembre 2005 - luglio
della missione non c’erano le risorse finanziare 2006, N. d’A.).
necessarie. Allora il Comandante di NTM-I, nel- L’IT SNR Iraq dipende dal Comandante del Co-
l’approvarlo, ordinava a MNSTC-I, da lui dipen- mando Operativo Interforze (COI) in Roma e que-
dente, di finanziarlo. st’ultimo, come noto, dal Capo di Stato Maggiore
Il Vice Comandante è un Generale di Divisione della Difesa.
italiano che, a causa dei numerosi impegni del Co-
mandante con «doppio cappello», gode di una si-
gnificativa autonomia decisionale. L’ORGANIZZAZIONE INTERNA DELLA NTM-II
Il fatto che il Vice Comandante sia un Generale
italiano è un’evidente prova del significativo ruolo Questa rispecchia i compiti eminentemente ad-
che l’Italia svolge nella missione, ruolo riconosciu- destrativi della missione. Sostanzialmente, è pos-
to anche dagli altri Paesi della NATO. sibile dividere questa struttura in tre parti.

35 - OIKOS
dell’Iraqi Training and Doctrine Command.
La maggior parte degli incarichi nell’NTM-I è
stata assegnata, sulla base di una concertazione
fatta a Bruxelles, ad uno Stato che si obbliga,
quindi, a fornire il personale idoneo a ricoprire
quell’incarico.
Per esempio:
• il Vice Comandante della missione (Deputy Com-
mander) è assegnato, come già detto, all’Italia;
• il Chief Training and Doctrine, anch’esso all’Italia;
• il Capo di Stato Maggiore (Chief of Staff - COS) è
assegnato alla Gran Bretagna;
• il J5, Capo della branca pianificazione, anch’es-
so alla Gran Bretagna;
• il Capo della Divisione Training Ops, è assegna-
to all’Olanda.
In linea di principio, il personale deve essere
scelto sulla base delle qualità e capacità definite
nella «job description» di ogni incarico.
Il periodo di permanenza in Teatro varia in fun-
zione dell’incarico ricoperto: tre, quattro, sei me-
Il distintivo del Multi National Security Transition si e oltre, fino ad arrivare all’anno. Buona parte del
Command (MNSTC-I). personale italiano, per gli incarichi ricoperti, è
quello che permane di più.
Come per tutte le missioni NATO, gli Stati mem-
La prima è composta dallo Stato Maggiore (Staff) bri sono liberi di decidere se partecipare o meno e
vero e proprio, cioè il Capo di Stato Maggiore con la forma della partecipazione alla NTM-I.
le tradizionali branche: J1 (Personale), J2 (Informa- Quindi, anche questa volta, non tutti i 26 Stati
zioni), J3 (Operazioni), J4 (Logistica), J5 (Pianifica- membri hanno fornito personale ed alcuni hanno
zione), J6 (Comunicazione) e J8 (Amministrazione). partecipato solo al sostegno finanziario.
Compiti fondamentali dello Staff sono il supporto Nel periodo settembre 2005 - luglio 2006, i cir-
generale ed il coordinamento delle attività della ca 200 militari della missione - tutti Ufficiali, Sot-
missione. tufficiali e qualche caporale - sono stati forniti da
La seconda parte è composta dalla Divisione 17 Stati (Bulgaria, Repubblica Ceca, Danimarca,
Training Ops. Il personale NATO di questa Divisio- Gran Bretagna, Islanda, Italia, Lituania, Norvegia,
ne presta servizio, in qualità di istruttori/mentor, Olanda, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia,
presso i Ministeri della Difesa e dell’Interno e i Co- Slovenia, Stati Uniti, Turchia ed Ungheria).
mandi joint e dell’Esercito iracheni. Questo personale apparteneva a tutte le Forze
Questi colleghi addestrano «a domicilio», ossia Armate dei vari Stati. Quindi la missione era mul-
presso i vari Ministeri e Comandi disseminati nel- tinazionale ed interforze. Fra le diverse compo-
la International Zone, Ufficiali e Sottufficiali ira- nenti nazionali, quella italiana era la più numero-
cheni all’uso del computer, della lingua inglese e sa: circa 30 unità.
delle procedure di lavoro tipiche di un Comando Non è facile operare in un Comando multinazio-
militare.
La terza componente ha il compito fondamen-
tale e caratterizzante la missione, cioè la realizza-
zione dell’Iraqi Training and Doctrine Command
(ITDC). Per sottolineare l’univocità di tale compito,
questa componente ha la stessa denominazione
della futura organizzazione irachena.
L’ITDC/NTM-I è stata di fatto costituita il 28 set-
tembre 2005, con l’arrivo a Baghdad del primo Ca-
po di tale componente (Chief Training and Doctri-
ne), un Generale di Brigata italiano.
Il Chief Training and Doctrine non è soltanto il
Capo dell’ITDC/NTM-I ma, come specificato nella
sua «job description», è anche l’«advisor» del Ge-
nerale iracheno predesignato quale Comandante

OIKOS - 36
OIKOS
Rivista Militare n. 1/2008

nale. Si deve lavorare costantemente con persona-


le che ha una formazione professionale, esperien-
ze, abitudini e sensibilità diverse dalle proprie.
Soltanto la professionalità, la personalità e la vo-
lontà di imporsi, di esercitare l’autorità e la re-
sponsabilità del proprio incarico, potranno con-
sentire di essere un «protagonista» nella vita del
Comando.
Difficoltà che aumentano a livello esponenziale
se si ricopre un incarico di rilievo.

LA REALIZZAZIONE DELL’ IRAQI TRAINING AND


DOCTRINE COMMAND

L’Iraqi Training and Doctrine Command (ITDC)


era, nella pianificazione politico-militare irache-
na, il Comando preposto all’addestramento e alla
formazione del personale, dal semplice soldato
fino all’Ufficiale Generale delle nuove Forze Ar-
mate. Le Scuole/Centri di questa organizzazione
potevano essere anche frequentati da membri
delle Forze di Polizia.
Questa organizzazione, inoltre, doveva essere
responsabile della definizione della nuova dottrina Emblema dell’Iraqi Training and Doctrine Command
tattica, operativa e strategica dello strumento mi- (ITDC).
litare.
L’ITDC doveva, quindi, includere tutte le
unità/scuole per l’addestramento basico e di spe- avrebbero assicurato una crescente autonomia
cializzazione dei soldati, l’Accademia/Scuola di delle stesse nel garantire la sicurezza nazionale e,
formazione per gli Ufficiali e Sottufficiali e le suc- nel contempo, favorito il progressivo disimpegno
cessive Scuole di specializzazione, gli Istituti Su- delle unità della MNF-I.
periori di formazione, come la nostra Scuola di Quindi, su tutto il territorio furono costituiti nu-
Guerra/Istituto Superiore di Stato Maggiore Inter- merosi centri e scuole di addestramento per sol-
forze, nonché un istituto tipo il nostro Istituto Al- dati, Sottufficiali ed Ufficiali ed anche per allievi
ti Studi della Difesa. Sottufficiali e Ufficiali, con diversificate dipenden-
A questi, si dovevano anche aggiungere un Isti- ze, ancorché tutte riconducibili alla Forza Multina-
tuto dedicato allo studio delle lingue straniere ed zionale.
un altro volto alla definizione della strategia mili- A ciò si aggiunga che il primo risultato concreto
tare. della presenza della NTM-I è stato l’avvio - sotto
La realizzazione di questa nuova organizzazione leadership italiana - dei Corsi per i nuovi Junior
militare non doveva e non poteva essere fine a se Staff Course e Senior Staff Course, nell’ambito del
stessa, ma doveva essere in sintonia con le nuove ricostituito Joint Staff College iracheno, ad Ar Ru-
istituzioni politiche rappresentative irachene. stamiyah. Corsi, rispettivamente per Ufficiali in-
Già di per sé la pianificazione ex-novo di una or- feriori e superiori, iniziati il 27 settembre 2005
ganizzazione così articolata e complessa avrebbe grazie all’impegno di numerosi istruttori/ mentor
presentato significative difficoltà. Ma non era tut- italiani.
to. L’ITDC/NTM-I doveva anche valutare la strut- Pertanto, nella definizione della struttura ordi-
tura addestrativa/formativa esistente. nativa dell’ITDC si doveva tenere conto, anche,
Fin dall’inizio della fase post-conflittuale (2003), delle diversificate e numerose realtà addestrati-
le forze della Coalizione avevano realizzato dei ve/formative già operanti «sul campo» o in via di
centri di addestramento, gestiti a livello centrale o realizzazione.
dai singoli Contingenti nazionali, per militari o po- In pratica, si trattava anche di verificare la per-
liziotti delle future Forze di Sicurezza irachene. durante necessità di ogni ente addestrativo esi-
Il progredire del processo politico democratico e stente di razionalizzare le linee di dipendenza de-
della nuova organizzazione statale hanno dato un gli stessi e di farli confluire efficacemente in una
crescente impulso alla formazione di sempre più struttura ordinativa in divenire.
numerose unità della ISF. Le nuove Forze irachene Come è facile intuire, la definizione e realizzazio-

37 - OIKOS
Il fiume Tigri a Baghdad. vano i vari «drafts» e durante la successiva discus-
sione si cercava di acquisire l’unanime consenso
sulle soluzioni individuate per le varie problemati-
ne di tutto questo, e per di più in uno scenario con- che.
flittuale, rappresentava una «grande sfida», quasi Acquisire il necessario consenso non è stato mai
una «mission impossible», a fine settembre 2005. facile. Il rilievo strategico ed anche politico-milita-
Ovviamente, l’avvio della realizzazione dell’ITDC re dei problemi da affrontare, il confronto/scontro
avrebbe avuto un rilievo di spicco non solo milita- fra i differenti interessi interni alle Forze Armate
re, ma anche politico per il futuro dell’Iraq. irachene e i progetti talvolta diversi degli Ufficiali
di MNSTC-I hanno dato luogo a numerose e defa-
tiganti discussioni.
LE SOLUZIONI CONCETTUALI Si è resa, spesso, necessaria una paziente opera di
mediazione, non disgiunta da ferme sottolineature
Tenuto conto dello scopo della missione, dei de- dello specifico ruolo e delle peculiari competenze
stinatari del «progetto» e dello scenario in atto, ed autorità della missione NATO.
l’individuazione delle soluzioni concettuali ed or- I risultati acquisiti nei dieci mesi di attività, comun-
ganizzative da attuare non po- que, hanno ripagato il grande


teva che avvenire sulla base di impegno profuso.
scelte condivise da tutti: NATO, I risultati acquisiti hanno I primi problemi che il Wor-
Forze Armate irachene e Forza
Multinazionale operante in Iraq.
ripagato il grande impegno king Group ha dovuto affronta-
re sono stati relativi alla defini-
Pertanto, su idea tutta italiana, profuso da tutti i membri zione della missione e funzioni
fu decisa la costituzione di un del Working Group


dell’ITDC e alla sua struttura.
Working Group, con il Generale Ciò implicava l’individuazione
iracheno Comandante dell’ITDC delle competenze specifiche da
quale Chairman, il Chief Training and Doctrine attribuire all’organizzazione, cioè l’autorità della
dell’NTM-I quale Co-Chairman, e 30-40 membri, stessa rispetto ad altre. Per acquisire tale basilare
fra Ufficiali iracheni, NATO e di MNSTC-I. risultato è stato necessario superare le remore in-
Il gruppo, a partire dall’ottobre 2005, si è riuni- terne alla struttura militare irachena; di chi non
to ogni settimana. Ogni riunione era preceduta da voleva cedere parte della propria autorità, in ma-
una serie di riunioni informali, con i responsabili teria di addestramento e di dottrina, e/o di chi
iracheni, NATO e di MNSTC-I per l’addestramento, sperava di impossessarsi in futuro di parte di que-
per preparare le bozze delle proposte da presen- sta specifica autorità.
tare durante il meeting del Working Group. Ugualmente, il Working Group, accolta la propo-
In quest’ultimo si illustravano i contenuti e le sta dell’advisor del Comandante dell’ITDC di attri-
motivazioni funzionali e dottrinali che giustifica- buire alla futura organizzazione una configurazio-

OIKOS - 38
OIKOS
Rivista Militare n. 1/2008

ne joint, ha dovuto superare non poche difficoltà finanziario.


pratiche, derivanti dagli interessi particolaristici di Per attuare questa configurazione interforze, lo
alcuni settori delle Forze Armate irachene e anche sforzo principale deve essere esercitato nella defi-
dalle differenti esperienze professionali degli Uffi- nizione dei programmi addestrativo/formativi.
ciali di altri Stati della NATO e di MNSTC-I. Cioè, nella individuazione di tutto ciò che costitui-
Non è stato facile, quindi, definire la futura sce argomento addestrativo/formativo comune fra
struttura dell’ITDC e degli Stati Maggiori dei tre le Forze Armate, lasciando il minimo possibile da
Comandi di vertice della struttura. sviluppare ai successivi istituti di «specializzazio-
Comunque, il 21 giugno 2006, dopo l’appro- ne» e di singola Forza Armata/Arma.
vazione NATO di missione, funzioni e struttura Un altro aspetto è la suddivisione della struttu-
proposte dal Working Group, anche il vertice ra in due parti. La prima relativa all’addestra-
delle Forze Armate irachene li ha ufficialmente mento basico, di specializzazione, di livello tat-
approvati. tico, diretta e coordinata dal Tactical Training
Di sicuro questa approvazione ha rappresentato Command (TTC). La seconda attinente alla for-
un milestone, una pietra miliare per il futuro svi- mazione a carattere «universitario» e post uni-
luppo dell’ITDC. versitario e di livello operativo e strategico, di-
La struttura di quest’ultimo presenta aspetti di ori- retta e coordinata dal Comando del National De-
ginalità rispetto alle analoghe organizzazioni adde- fence University (NDU). In questa seconda parte
strative/formative presenti anche negli Stati della sono collocate le Accademie per gli Ufficiali e
NATO. Pertanto, può offrire qualche suggerimento Sottufficiali, che sviluppano anche l’addestra-
per una eventuale revisione di quelle specifiche aree mento basico per i propri Allievi, e tutti gli isti-
funzionali. tuti di ordine superiore. Dal punto di vista della
Innanzitutto, la sua configurazione joint. Scuole, dottrina, la prima parte elabora, verifica ed ag-
Accademie e Istituti, nonché i Comandi ai veri li- giorna quella a livello tattico interforze e di sin-
velli sono stati definiti quali interforze, con riferi- gola Forza Armata, in coordinazione con le ri-
mento, sia agli studenti/frequentatori sia ai mem- spettive componenti operative.
bri dei vari Staff. Ciò determina una significativa La seconda parte è responsabile dell’elaborazio-
riduzione dei vari Enti/Comandi, del personale ad- ne, verifica ed aggiornamento della dottrina a li-
detto e del sostegno logistico, con conseguente vello operativo, già di per sé interforze.
semplificazione funzionale e rilevante risparmio All’interno della NDU è posto uno specifico

39 - OIKOS
Istituto, il Defence Strategic Studies Institute Capability (IOC) e della Full Operational Capabi-
(DSSI) che, sulla base delle direttive politico-mi- lity (IOC) per le diverse componenti dell’ITDC.
litari del Ministro della Difesa, elabora a suppor- Oltre a queste attività di pianificazione, il Wor-
to del Comandante delle Forze Armate irachene king Group ha esercitato, sugli Istituti in vita
(Iraqi Joint Forces Commander - IJFC) la conse- dell’ITDC (es. Joint Staff College) o in via di for-
guente strategia militare. La vicinanza funziona- mazione, funzioni di direzione e di controllo
le del DSSI agli Istituti/componenti di Staff pre- delle attività. Attività che negli Istituti di forma-
posti all’elaborazione della dottrina operativa e zione venivano svolte fra mille difficoltà ed ove
tattica potrà assicurare un’efficace consequen- già il solo «afflusso» giornaliero dei docenti e
zialità e coerenza fra la dottrina ai vari livelli. degli studenti non era un dato scontato, a causa
L’unitarietà di direzione delle due parti della dei combattimenti in corso, del coprifuoco, del-
struttura dell’ITDC sarà assicurata dal Training and la disponibilità dei mezzi di trasporto, delle mi-
Doctrine Command (TDC), il cui Comandante, al nacce subite. Difficoltà spesso superate proprio
pari dei Comandanti di Forza Armata, dipende di- grazie alla professionalità e dedizione dei men-
rettamente dall’IJFC. tors della NTM-I.
Oltre alla definizione di missione, funzioni e Un’urgente e sentita esigenza era la costituzione
struttura, il Working Group ha dovuto affrontare di un Istituto di lingue estere, per dare impulso al-
numerose altre attività di pianificazione relative la diffusione della conoscenza della lingua inglese
all’ITDC tra cui: fra i Quadri delle Forze Armate e del personale ci-
• funzioni dei tre Comandi di vertice della struttu- vile del Ministero della Difesa.
ra e di circa 60 «job description» relative agli in- Pertanto, in parallelo alle attività del Working
carichi chiave all’interno di tali Comandi; Group, il personale dell’ITDC/NTM-I ha svilup-
• funzioni, struttura e programma del National pato la sua attività di mentoring per dar vita, in
Defence College; breve tempo, al Defence Language Institute
• funzioni e struttura del Defence Strategic Studies (DLI) iracheno. Per ragioni di opportunità, fu de-
Institute; ciso di dislocarlo in una palazzina del Cultural
• pianificazione finanziaria per il 2007; Centre. Grazie ad un’efficacissima azione con-
• pianificazione del sostegno logistico; giunta NATO-irachena, in soli quattro mesi, è
• criteri per l’acquisizione della Initial Operational stato possibile:

OIKOS - 40
OIKOS
Rivista Militare n. 1/2008

• ristrutturare una parte della palazzina che ospi- che, metodologie e contenuti nuovi e «importa-
tava un teatro, per realizzare i necessari spazi ti», mentre queste stesse Forze Armate sono im-
didattici; pegnate in attività conflittuali, è un aspetto che
• definire, acquisire e collocare gli indispensabili desta un notevole interesse professionale.
ausili didattici; Tutti hanno espresso soddisfazione per quanto
• definire il programma del corso d’inglese; realizzato in breve tempo e nonostante il combat
• scegliere i futuri docenti; environment tipico della città di Baghdad.
• selezionare i primi frequentatori.
Il 7 febbraio 2006, una «opening ceremony» con
il «flag raising» delle bandiere NATO e irachena LA LEADERSHIP ITALIANA
sanciva l’avvio del primo corso di lingua inglese,
della durata di cinque mesi, delle nuove Forze Ar- Si è accennato alla leadership italiana relativa al-
mate irachene. l’avvio del Junior e Senior Staff Course del nuovo
Joint Staff College iracheno, ma questo non è
l’unico progetto sviluppato dal nostro Paese.
LE ATTIVITÀ PRATICHE C’erano, e ci sono, altri due progetti altrettanto
importanti:
Parallelamente alle attività concettuali, di piani- • il National Defence College (NDC), cioè il più ele-
ficazione ed organizzazione, gestionali, di dire- vato Istituto di formazione nell’ambito della si-
zione e controllo, è stato necessario sviluppare curezza nazionale, destinato a Generali e alti di-
un’intensa attività «pratica». rigenti dei Ministeri della Difesa e dell’Interno;
Il Cultural Center avrebbe ospitato anche i futuri • il Defence Strategic Studies Institute (DSSI), cioè
Comandi di Vertice dell’ITDC e i suoi principali la «fucina» del futuro pensiero strategico militare
Istituti. iracheno, paragonabile al nostro Centro Militare
Qui, oltre alla palazzina sede del Comando di Studi Strategici (CEMISS); in questo Istituto non
della NATO, ce ne erano altre quattro che duran- saranno organizzati corsi, ma attività di studio, di
te il regime di Saddam Hussein ricerca, su argomenti di natura


ospitavano rispettivamente un strategica e politico-militare in
teatro, un cinema, un piccolo Investire sulla formazione coordinazione o meno con i pa-
museo ed un ristorante. Edifi- del P ersonale, U fficiali e ritetici Istituti occidentali.
ci, quindi, non pensati e rea- Il DSSI, a seguito della scon-
lizzati per ospitare strutture
Sottufficiali, ha sempre una fitta del regime di Saddam Hus-
miltari. A ciò si aggiunga che, valenza strategic ca di lungo sein e del processo di democra-
queste palazzine erano state periodo


tizzazione in corso, avrà, quin-
saccheggiate e danneggiate di, la responsabilità di «riscrive-
nei giorni successivi alla libe- re» la strategia militare irachena
razione di Baghdad, in quanto edifici riservati per adeguarla al mutato scenario politico e milita-
solo all’élite al potere. re della regione.
Pertanto, l’ITDC/NTM-I ha dovuto definire, per Sia pure brevemente, è necessario evidenziare
ciascuna palazzina, un piano di ricostruzione e di come si assume e cosa significa avere la leader-
riconversione della stessa, cercando di ottimizza- ship, a livello internazionale, di un progetto. Il pri-
re i locali disponibili. Contemporaneamente si è mo passo è la dichiarazione formale di disponibi-
reso necessario provvedere ai relativi arredi. lità di uno Stato.
Il tutto, stante la situazione reale a Baghdad, L’accettazione, da parte dello Stato-beneficiario
spesso realizzato con l’impegno «fisico» del per- dell’offerta fatta, è una condizione necessaria, ma
sonale dell’ITDC/NTM-I. non sufficiente. Infatti, operando nell’ambito di
A luglio 2006, i lavori erano in gran parte finiti uno scenario/organizzazione multinazionale, è ne-
ed i locali attrezzati e pienamente rispondenti alle cessario acquisire anche il parere favorevole di tut-
future esigenze. ti gli altri Stati membri/partecipanti alla missione.
Come già accennato, l’innovativa «Training Mis- È da sottolineare che fra i progetti che la missio-
sion» della NATO in Iraq è stata oggetto di parti- ne NATO si riprometteva di sviluppare, ben tre so-
colare attenzione ed interesse, e non solo da par- no sotto la leadership italiana.
te del Vertice militare dell’Alleanza Atlantica. A ciò si aggiunga che, sulla base di accordi bila-
Numerosissime, quindi, le visite ufficiali, volte terali, personale iracheno ha frequentato e fre-
ad accertare le attività «sul campo» e lo «stato di quenta i nostri Istituti di formazione militare.
avanzamento» dei lavori. In effetti, l’introduzio- Investire sulla formazione del Personale, Ufficiali
ne in altre Forze Armate di strutture e di attività e Sottufficiali, ha sempre una valenza strategica di
addestrative/formative che hanno caratteristi- lungo periodo.

41 - OIKOS
Tenendo conto, quindi, dell’«investimento» fatto
dalle Forze Armate italiane nei confronti dei Quadri,
attuali e futuri, delle Forze Armate irachene, si può
intuire il ruolo che l’Italia sta assumendo in Iraq, di
netto rilievo e destinato a durare nel tempo.
Nel contempo, si può affermare che anche il ruolo
nazionale in ambito NATO è accresciuto, in relazio-
ne alle peculiari capacità espresse nel campo del-
l’addestramento e della formazione del personale.

CONCLUSIONI

L’intenso e innovativo lavoro svolto, a livello con-


cettuale e pratico, ha avuto un’ufficiale attestazione
il 25 luglio 2006 nel corso di una cerimonia milita-
re presso il Cultural Centre, alla quale hanno par-
tecipato le più alte Autorità militari irachene, il Co-
mandante dell’NTM-I, il personale della missione
NATO a Baghdad, rappresentanze del Ministero
della Difesa e delle Forze Armate irachene e di
MNSTC- I, e con la presenza dell’Addetto Militare
italiano in Iraq.
In quella circostanza, i tre Comandi di vertice
dell’ITDC hanno ricevuto l’Initial Operational Ca-
pability.
Inoltre, due importanti componenti dell’ITDC: il
Lesson Learned Centre e il Tactical Doctrine Cen-
tre hanno ricevuto la Full Operational Capability.
L’ufficiale acquisizione di tali «capacità» ha con- La Medaglia Commemorativa della NATO per la NTM-I.
sentito di avviare il funzionale collegamento e co-
ordinamento fra tutte le parti componenti la strut-
tura dell’ITDC. Quello che ai più, nel settembre 2005 con la co-
Questo importante risultato ha segnato «il pun- stituzione dell’ITDC/NTM-I, sembrava soltanto
to di non ritorno» nella realizzazione dell’Iraqi «un sogno» era diventato realtà.
Training and Doctrine Command e dello sviluppo Il rilievo della partecipazione italiana ad opera-
delle nuove Forze Armate irachene. zioni multinazionali non è in funzione della quan-
tità di risorse umane, materiali e finanziarie ad es-
sa devolute, ma è determinato dai risultati acqui-
Il Comando della missione. siti o acquisibili a medio-lungo termine.
Alla luce di questa valutazione, è possibile affer-
mare che il ruolo che l’Italia ha svolto e svolge in
Iraq è di netto rilievo strategico e politico-militare.
Ciò che le Forze Armate italiane hanno «seminato»
sicuramente darà un positivo e duraturo «frutto»
che creerà un peculiare feeling fra l’Italia e l’Iraq.
Parimenti, è accresciuto il ruolo dell’Italia nel-
l’ambito della NATO e del più vasto consesso in-
ternazionale.
Senza alcun dubbio, anche grazie all’impegno
profuso dalle Forze Armate nazionali nello svilup-
po della NATO Training Mission - Iraq, l’Italia ha
dimostrato che può esercitare un efficace ruolo di
«leader» nelle odierne situazioni di crisi.

Leonardo Prizzi
Generale di Brigata,
già 1° Chief Training and Doctrine della NTM-I

OIKOS - 42
P
LOGOS
LA FORCE
PROTECTION
LA FORCE PROTECTION
La Force Protection ha sempre avuto, in ogni epoca, una specifica attenzione da parte degli Eserciti re-
golari quale condizione necessaria per il successo delle operazioni.
Si tratta di un fondamentale principio militare riconosciuto in ogni Forza Armata, che prevede per tutte
le unità, Comandi inclusi, la capacità di sapersi difendere in modo appropriato contro gli effetti di
un’azione ostile.
Questo aspetto ha acquisito un valore via via crescente a partire dalla comparsa del terrorismo moder-
no, con gli attentati ai contingenti statunitense e francese a Beirut nell’ottobre 1983.
Ciò ha portato ad attribuire un prioritario interesse alla protezione dei soldati essendo i più esposti alle
tattiche adottate dall’avversario che, sfruttando ogni percepibile debolezza nel dispositivo, mirano a col-
pire in ogni momento e circostanza per creare un clima di generalizzata insicurezza tra le Forze.

La problematica è diventata oggetto di appro- guardare la sicurezza in operazioni, ampliandone


fonditi studi per la realizzazione di una specifica progressivamente il campo di applicazione sino ad
«dottrina» e l’elaborazione dei conseguenti prov- includere aspetti non direttamente legati alle ini-
vedimenti organizzativi ed esecutivi, assumendo ziative avversarie, come le predisposizioni sanita-
di fatto il valore di una funzione operativa chiama- rie (profilassi vaccinale, igiene personale, precau-
ta Force Protection (FP). zioni contro malattie infettive, ecc.), la condizione
L’esigenza di porre un particolare riguardo a fisica dei militari, la qualità del cibo e dell’acqua o
questo aspetto nei conflitti non convenzionali non quelli connessi con le caratteristiche ambientali e
è, peraltro, una novità: durante la Seconda guerra climatiche degli scenari d’impiego.
mondiale, ad esempio, ampia attenzione venne
dedicata alla protezione delle truppe da parte del-
la Wehrmacht nello sviluppo delle dottrine usate UN’ESIGENZA MOLTO SENTITA
nella lotta antipartigiana, pur trattandosi di un
aspetto sicuramente non prioritario nel contesto di Si tratta di una competenza nazionale, anche se
un conflitto di così drammatiche dimensioni e fe- nell’ambito di contingenti a guida multinazionale.
rocia di combattimenti (1). I Comandanti ai vari livelli hanno la responsabilità
In ambito NATO la FP è definita (pub. AAP-6 ed. istituzionale e il dovere morale di adoperarsi per
2006) come «Insieme di misure e mezzi per ridur- porre in atto tutte le azioni ritenute necessarie per
re al minimo la vulnerabilità del personale, delle garantire l’incolumità delle Forze loro assegnate.
installazioni, dei mezzi e delle Sebbene la Force Protection


operazioni rispetto a qualsiasi non sia un elemento risolutivo
minaccia e in ogni circostanza, Si tratta di una competen- delle operazioni, ne risulta co-
al fine di preservare la libertà
d’azione e l’efficienza operativa
za nazionale, anche se nel- munque una componente fon-
damentale che concorre a deli-
delle forze». l’ambito di contingenti a gui- neare il quadro di riferimento
Il dizionario del Dipartimento da multinazion nale

entro il quale i reparti possono
della Difesa USA (DOD) dei ter- agire, preservandone la libertà
mini militari (ed. 2006) defini- d’azione.
sce, a sua volta, la Force Protection come «Misure È un fattore che deve essere considerato in ogni
preventive adottate per mitigare azioni ostili con- pianificazione operativa: misure inadeguate pos-
tro il personale del DOD (inclusi i componenti del- sono portare la missione al fallimento.
le relative famiglie), risorse, infrastrutture e infor- La sicurezza del soldato, in sintesi, deve essere
mazioni critiche. La Force Protection non include oggetto di un’accurata valutazione del rapporto di
azioni per sconfiggere il nemico o proteggere da proporzionalità dei fattori di mobilità, potenza di
incidenti, eventi atmosferici o malattie» (2). fuoco e protezione, che consenta di sfruttare al
Nel corso del tempo il concetto di FP si è esteso meglio il terreno per accrescere l’efficacia delle
sino ad includere ogni situazione che possa ri- proprie armi e ridurre l’effetto di quelle avversarie.

LOGOS - 46
Rivista Militare n. 1/2008

L’esigenza è molto sentita in ambito occidentale


sia per i riflessi emotivi che eventuali perdite pro-
vocano nei confronti delle opinioni pubbliche na-
zionali sia per limitare i rischi dei militari ai fini
della loro tenuta morale, soprattutto a causa di ar-
mamenti spesso di circostanza o rudimentali.
Il problema di livello di sopportabilità delle per-
dite può, infatti, provocare l’allontanamento della
società dalla condivisione degli obiettivi della mis-
sione, sino a farle assumere un atteggiamento di
radicale opposizione.
Gli stessi uomini (e donne) continuamente esposti
agli attacchi della guerriglia necessitano di chiari se-
gnali circa la soddisfazione del loro bisogno prima-
rio di sicurezza individuale, pena il diffondersi di un

LOGOS
atteggiamento passivo, che ne mina lo spirito com-
battivo, e della percezione di essere considerati
strumenti operativi relativamente «non costosi».
Enfatizzare, tuttavia, i provvedimenti di Force
Protection non deve indurre ad isolare le unità dal
contatto con le popolazioni. I Comandanti devono Sopra.
avere la capacità di saper bilanciare l’incolumità Una colonna di VLB «Puma».
con l’operatività e decidere il livello appropriato di In apertura.
misure da applicare. Una postazione per HMG «Browning» cal. 12,7 automati-
Tali decisioni dovranno tenere conto dei para- che pesanti (sono visibili gli hesco bastion).
metri connessi con l’assolvimento della missione
(nemico, condizioni ambientali, atteggiamento ci-
vili) e del livello e tipologia della minaccia. Esse devono essere diffuse con estrema rapidità
Questa necessità accomuna competenze di co- sino ai minimi livelli tattici affinché mantengano la
mando alle conoscenze tecniche e all’adozione di loro validità e, parallelamente, inviate ai più alti li-
criteri standardizzati applicabili sino ai minimi li- velli di comando per intervenire con le opportune
velli tattici, che riguardano: modifiche in campo organizzativo, addestrativo e
• la definizione di appropriate procedure; tecnologico.
• lo svolgimento di uno specifico addestramento Il sistema, peraltro, affinché risulti valido, richie-
prima dell’immissione in teatro; de una continua valutazione delle TTP nemiche, in
• l’adozione di idonei equipaggiamenti. quanto gli avversari sono in grado di modificare
Ma la FP si riflette anche sulla formazione del frequentemente le loro modalità d’azione.
personale, preparazione dei Quadri e cultura mili- Ogni attacco deve essere studiato nelle sue ca-
tare di ogni Forza Armata. ratteristiche così come devono essere sentiti i mi-
litari coinvolti per poterne ricostruire le modalità.
L’intelligence è uno dei mezzi più efficaci per
LE MISURE ADOTTABILI supportare le decisioni e fare in modo che il per-
sonale riceva quasi in tempo reale le indicazioni
La FP include un’ampia gamma di disposizioni aggiornate sui rischi presenti.
costituite da procedure oramai consolidate negli La capacità degli avversari di trasferirsi da un tea-
anni e da un’altra serie che scaturisce dalle moda- tro all’altro (ad esempio, dall’Iraq all’Afghanistan e
lità d’azione nemiche (TTP - Tecniche, Tattiche e viceversa), di osservare, partecipare agli attacchi ed
Procedure), la cui conoscenza consente di identifi- imparare a colpire, richiede di studiare la minaccia
care i potenziali rischi e valutare le proprie vulne- con una visione globale della sua evoluzione (3).
rabilità al fine di definire le corrette contromisure. Tale situazione ha fatto sì che l’uso degli ordigni
Tale valutazione che, ogni qualvolta possibile, de- di circostanza (IED - Improvised Explosive Devices),
ve essere condotta in fase di predeployment, assi- principale «arma» utilizzata in Iraq dagli insorgen-
ste i Comandanti nel finalizzare l’addestramento e ti per l’elevato rapporto costo/efficacia ed un con-
nel definire la necessaria sicurezza per il persona- seguente grande effetto mediatico e propagandi-
le, materiali ed equipaggiamenti. stico, si sia diffuso negli ultimi due anni anche in
Le esperienze maturate, e le conseguenti lezioni Afghanistan (nel corso della guerra contro i sovie-
apprese, sono uno dei mezzi più efficaci per sup- tici e nei primi anni di presenza internazionale
portare i Comandanti in tale processo decisionale. questo impiego fu dettato dal caso ed ebbe scarsa

47 - LOGOS
PRINCIPI DELLA FORCE PROTECTION dio, controllori del fuoco aereo/FAC, ecc.).
«All’inizio del conflitto russo - afghano (1979-
La FP riguarda un’ampia gamma di provvedimenti
integrati di sicurezza, difesa e protezione diretti ad 89), ad esempio, le perdite tra gli Ufficiali (sovieti-
assicurare un accettabile livello di rischio per le trup- ci) furono elevate poiché essi vestivano uniformi
pe. Le conseguenti misure devono essere flessibili e da campo diverse (dalla truppa). Di conseguenza,
capaci di rispondere ad un rapido cambiamento della
minaccia. a tutto il personale fu distribuita una identica uni-
La FP è una responsabilità di comando e di ogni sol- forme e furono utilizzati gradi ed insegne a bassa
dato, a prescindere dal grado, dal reparto o dalla For- visibilità» (7).
za Armata di appartenenza.
Ogni soldato è un «sensore»: se non è direttamente Uno schema policromo esclusivamente naziona-
impiegato in operazioni è comunque impegnato in FP. le consente, inoltre, di mantenere la propria iden-
Ogni Comandante deve agire affinché sia attribuita tità anche in ambito multinazionale, distinguen-
la dovuta enfasi nell’informare i propri uomini del-
l’importanza della FP. dosi dagli altri contingenti.
Ogni Comandante deve conoscere la tipologia di Le misure «offensive», invece, sono interventi
minaccia da affrontare al fine di utilizzare i mezzi più volti a neutralizzare elementi ostili prima che pos-
idonei per contrastarla: senza tale conoscenza la ri-
sposta può non risultare appropriata. sano condurre attacchi contro le forze amiche (ac-
Nessuna attività in zona di operazioni deve essere quisizione informazioni sull’avversario, osserva-
ritenuta di routine. zione occulta di tratti di itinerari ritenuti sensibili
Le misure più efficaci sono quelle preventive e non
quelle reattive. e/o ad alto rischio, neutralizzazione a distanza di
oggetti sospetti o considerati come potenziali
trappole esplosive).
efficacia) (4), anche se gli afghani non hanno anco- Un aspetto entrato a pieno titolo nelle predispo-
ra acquisito le stesse capacità ed accuratezza (5). sizioni di FP è quello sanitario. Gli odierni scenari
Le misure di FP possono essere di natura difen- d’impiego sono spesso caratterizzati da malattie
siva od offensiva ed avere una forma codificata le- endemiche ed epidemiche in grado di debilitare le
gata ai provvedimenti da attuare, che prevedano unità con un significativo impatto sulla condotta
chiare indicazioni delle azioni da compiere per delle attività militari e, di conseguenza, compro-
ogni militare/reparto in zona di operazioni, oppu- mettere il successo della missione (8).
re consistere in comportamenti - dettati dall’espe- La difficili condizioni igienico-ambientali in cui
rienza o frutto delle lezioni apprese - da seguire, operarono i soldati russi in Afghanistan, ad esem-
come l’adozione di un «basso profilo» nei movi- pio, unitamente ad una scarsa prevenzione sanita-
menti o evitare attività/viaggi non necessari (6). ria, provocarono la «neutralizzazione» di un eleva-
Le «misure difensive» si propongono di prepara- to numero di uomini, condizionando anche l’ope-
re adeguatamente le forze a fronteggiare la situa- ratività di reparti interi.
zione in teatro attraverso una serie di iniziative as- Da un quarto ad un terzo della forza di un’unità
sunte preventivamente in fase approntamento o di era spesso malato di epatite, tifo, malaria, dissente-
schieramento iniziale. A loro volta possono essere ria amebica e meningite. Da ottobre a novembre
«passive», se mirano a negare o ridurre gli effetti 1981 l’intera 5a Divisione motorizzata fu messa
di atti ostili rendendone le conseguenze più sop- «fuori combattimento» per oltre 3 000 casi di epati-
portabili (addestramento/indottrinamento perso- te (9).
nale, acquisizione di appropriati mezzi ed equi- Il vettovagliamento dovrebbe essere adeguato
paggiamenti, scelta e fortificazione infrastruttu- alle condizioni ambientali dell’Area di Operazioni,
re/accantonamenti) o «attive», se garantiscono la evitando l’elevata manipolazione dei viveri e
protezione contro rischi percepiti o presenti (scel- l’esposizione dei pasti alla polvere di norma pre-
ta di orari ed itinerari diversi evitando aree ritenu- sente nell’aria, ricorrendo a cibi precotti e razioni
te rischiose). confezionate. La «dieta italiana», se da un lato è
Queste ultime servono anche a negare o annul- più gradita, dall’altro, può presentare, per i citati
lare un’azione avversaria nel momento in cui vie- motivi, riflessi negativi sulle condizioni sanitarie.
ne condotta (pattugliamento e vigilanza di obietti-
vi sensibili, utilizzo di mezzi ed equipaggiamenti
che sono familiari alle formazioni avversarie ope- LE PROCEDURE
ranti nell’area, ecc.).
Rientra tra queste anche l’opportunità di evitare L’applicazione delle misure di FP si realizza con
la differenziazione nelle uniformi tra reparti e tra apposite TTP che prescrivono i metodi standard e
militari nei vari gradi che può offrire obiettivi sele- di dettaglio da seguire per fronteggiare la minac-
zionati per la comprovata capacità delle formazio- cia da parte di tutti i militari. Queste procedure
ni ostili di monitorizzare i contingenti e colpire gli devono essere logiche, flessibili e di facile applica-
assetti/elementi più significativi dal punto di vista zione, anche in condizioni di stress estremo, non-
operativo o mediatico (Comandanti, operatori ra- ché capaci di rispondere ad una rapida modifica

LOGOS - 48
Rivista Militare n. 1/2008

della situazione.
Ogni tecnica usata per un lungo periodo può es-
sere riconosciuta dal nemico con conseguenze di-
rette sulla sua efficacia: la prima indicazione, in-
fatti, che una tattica ha perso di validità è il suc-
cesso di un attacco.
Ancora oggi dai filmati di attacchi IED che com-
paiono anche su vari siti (www.ogrish.com;
www.military.com; ecc.) è possibile notare come il
successo dell’atto ostile sia dovuto spesso a scar-
sa attenzione da parte dei militari coinvolti.
Comandi ed unità devono essere in grado di
comprendere il quadro di situazione locale e gli
intendimenti avversari per stabilire una priorità dei
rischi, attribuendo maggiore attenzione a quello

LOGOS
prevalente.
Dagli esiti di uno studio statunitense, ad esem-
pio, in Iraq la maggior parte delle imboscate IED
(Improvised Explosive Devices) ai convogli ameri-
cani poteva essere evitata se fossero state applica-
te correttamente le procedure previste in quel mo-
mento.
Le colonne, invece, dove il personale dimostra
un atteggiamento professionale attento ed ag-
gressivo, in quanto più capace di infliggere perdi-
te, piuttosto subiscono di norma meno attacchi di
quelle meglio protette o più «corazzate» (10).

L’ADDESTRAMENTO DEL PERSONALE

Le misure di FP devono essere oggetto di uno L’imbarco di un plotone fucilieri su un CH-47 «Chinook».
specifico addestramento sin dalla fase appronta-
mento prima dell’immissione, sottolineandone
l’importanza anche durante l’illustrazione delle prio settore (11).
RoE, nonché di una costante azione a tutti i livel- Nelle prime fasi della guerra in Iraq, il 24 marzo
li sull’importanza di una loro corretta conoscenza 2003, un convoglio di rifornimenti statunitense
per evitare «cadute di attenzione» durante la mis- della 507th Ordnance Maintenance Company cad-
sione. de in una imboscata nei pressi della città di Nassi-
L’attività non deve limitarsi a coloro preposti al rya dopo aver sbagliato strada (lettura carta topo-
presidio/difesa delle installazioni o alla scorta grafica ed uso del GPS) e subì sensibili perdite an-
convogli, ma riguardare tutto il personale a pre- che per le scarse capacità reattive dei militari (epi-
scindere dall’incarico principale, e deve essere de- sodio noto per le vicende legate alla liberazione
dicato alle minacce dimostratesi più insidiose e del Private First Class Jessica Lynch, rimasta ferita
frequenti (un militare non addestrato risulta sicu- e poi prigioniera degli iracheni).
ramente un «peso» in quanto non reagisce come i Il personale, a tutti i livelli, deve anche sviluppa-
colleghi). re una «mentalità di osservatore» che lo abitui ad
La guerriglia, infatti, riesce a distinguere i propri apprezzare ogni elemento e particolare diversi
obiettivi: le forze che appaiono non ben organiz- nell’area in cui si muove, rispetto ad una prece-
zate o non pronte a reagire sono quelle più sog- dente situazione nella stessa zona. Ancora oggi,
gette a subire un attacco da parte di un aggresso- infatti, il miglior sistema per individuare gli IED,
re «paziente», capace di aspettare e colpire dove spesso nascosti con astuzia ai bordi delle strade,
incontra «punti deboli» o coloro che figurano me- rimane come sempre il soldato, preparato, consa-
no vigili ed attenti. pevole e pronto a reagire.
Nel 2º conflitto del Golfo (2003) la tradizionale Attualmente, una particolare attenzione deve es-
impostazione dei marines, per la quale «ogni uo- sere rivolta alle imboscate con gli IED (Improvised
mo è un fuciliere», si è rivelata più idonea di quel- Explosive Devices), utilizzati in diversi modi (Sui-
la dell’US Army in cui ognuno è specialista del pro- cide IED, Remote Control IED, Pressure Plate IED,

49 - LOGOS
GLI EQUIPAGGIAMENTI

La natura degli attuali conflitti in Afghanistan e


Iraq hanno dimostrato come il singolo uomo ed i
veicoli siano i principali obiettivi degli insorti, sot-
tolineando in maniera inequivocabile quanto fos-
sero necessarie nuove soluzioni per rispondere al-
le mutate realtà molto diverse dal passato (15).
In entrambi i teatri, infatti, le attività che assu-
mono sempre più peso sono quelle di pattuglia-
mento e ricognizione, di scorta convogli oltre che
di combattimento in ambienti ristretti (quali quel-
li urbani) e/o difficili per le condizioni del terreno.
Ogni sforzo è, pertanto, concentrato nel cercare
di rendere il soldato più sicuro con l’incremento
della protezione sia individuale (es. giubbetto an-
tiproiettile) sia dei mezzi.
A ciò si aggiunge una medicina «combat» sempre
più sofisticata in grado di intervenire con sempre
maggiore efficacia (in Iraq, ad esempio, la propor-
zione dei feriti statunitensi rispetto ai caduti è di
circa 8 a 1, con un tasso di sopravivenza molto più
alto rispetto ai precedenti conflitti. Il 70% dei feriti,
inoltre, ritorna in servizio entro 3 giorni) (16).
L’equipaggiamento individuale non deve, tutta-
via, appesantire il militare, penalizzandone le pos-
Intervento a fuoco notturno di mortai da 120 mm con l’au- sibilità di reazione ed esponendolo talvolta anche
silio di bengala. a rischi maggiori rispetto ai vantaggi assicurati.
Si tratta, in sostanza, del problema fronteggiato
in ogni epoca: ricercare la maggiore protezione
ecc.), che evitano agli insorti di subire perdite ri- assicurando comunque un minimo di confortabili-
spetto a un confronto diretto, dove di norma sono tà a costi contenuti.
i militari occidentali a prevalere grazie ai loro mi- La protezione dei mezzi, invece, deve riguardare
gliori addestramento ed equipaggiamento. sia quelli «combat» sia logistici (in Iraq i convogli
Gli insorgenti hanno perfezionato con gli IED un utilizzati per assicurare il sostegno alle grandi ba-
nuovo tipo di guerra per la quale buona parte de- si della Coalizione sono tra i più esposti agli attac-
gli Eserciti convenzionali sono vulnerabili (12). chi della guerriglia) (17) per i quali devono sempre
Sono azioni che oramai non possono più essere essere ricercate nuove soluzioni adeguate alle TTP
considerate come semplici atti criminali di natura avversarie.
terroristica, ma assumono la fisionomia di vere e
proprie tattiche militari con un elevato rapporto
costo/efficacia ed un conseguente grande effetto LA FORMAZIONE
mediatico e propagandistico.
In Iraq, ad esempio, gli attacchi con IED sono L’addestramento prepara i militari, a livello indi-
raddoppiati dal 2006 al 2007 con un numero di viduale o collettivo, ad assolvere compiti prevedi-
circa 1 200 al mese, causando il 70% delle perdite bili. In presenza, tuttavia, di eventi che non posso-
statunitensi (13). no essere previsti, occorre far ricorso alle capacità
Un’ulteriore tattica che si sta diffondendo sem- intellettuali sviluppate nel corso della fase di for-
pre di più, alla quale è opportuno essere prepa- mazione: aspetto più che mai fondamentale nelle
rati ad affrontare, è quella dei rapimenti di per- operazioni di oggi caratterizzate da imprevedibili-
sonale dei contingenti impegnati in missione con tà ed incertezza, da complessità ed ambiguità.
l’intento di indebolire la solidarietà delle allean- Questo richiede menti non solo in grado di fare
ze/coalizioni (14). fronte alla situazione, ma anche contraddistinte da
Con il sequestro di un militare (ma anche un flessibilità, rigore analitico ed obiettiva capacità di
membro delle varie organizzazioni internazionali investigazione, nonché di osservazione/scambio
presenti) gli insurgent intendono forzare la Nazio- delle esperienze altrui, così da riuscire ad elabora-
ne di appartenenza a procedere al ritiro delle pro- re nuovi concetti e apportare le opportune innova-
prie forze dal teatro operativo interessato. zioni.

LOGOS - 50
Rivista Militare n. 1/2008

UN ESEMPIO DI APPLICAZIONE DI MISURE DI FP dizioni di vita.


L’appellativo «soldato di pace» significa, in altri
Le Forze Armate statunitensi hanno definito una se- termini, non sottolineare o enfatizzare i compor-
rie di predisposizioni per elevare la sicurezza delle
proprie basi in Iraq ed in Afghanistan contro minacce tamenti umanitari del militare, ma neppure rico-
dovute a tiri indiretti e/o VBIED (Vehicle Borne Impro- noscergli il merito di contribuire al conseguimen-
vised Explosive Devices). to della stabilità, obiettivo politico di un’operazio-
Per la protezione dal fuoco di mortai e lancio di raz-
zi gli assetti critici, quali Posti Comando, centri ope- ne multinazionale, accettando, nello stesso tempo,
rativi, attendamenti, luoghi di ritrovo, ecc., devono le modalità operative militari, anche conflittuali,
essere circondati da terrapieni, muri in mattoni/ce- che egli deve porre in atto.
mento o barriere di hesco bastion. Ove possibile è
consigliato l’utilizzo di edifici in muratura e con sof-
fitti in cemento armato. Le aree di acquartieramento e
delle attività quotidiane devono essere diradate all’in- LA PREPARAZIONE DEI QUADRI
terno dei campi, prevedendo nelle loro vicinanze la
costruzione di ricoveri protetti per il personale.
In previsione di attacchi di VBIED è previsto un si- La natura delle attuali operazioni comporta, co-
stema di difesa passivo articolato in profondità su me è noto, una sensibile responsabilità per i gio-

LOGOS
terrapieni e barriere scaglionati su più livelli, integra-
to da personale preposto a garantirne la protezione vani Comandanti, Ufficiali e Sottufficiali, chiamati a
con l’osservazione e con il fuoco. Tale dispositivo de- prendere decisioni tradizionalmente considerate
ve essere disposto sufficientemente lontano dagli pertinenti per livelli gerarchici ben più elevati.
obiettivi più sensibili per evitare che l’esplosione di un
mezzo suicida bloccato dalle difese di primo livello Le attività, infatti, condotte giornalmente sul ter-
possa avere ugualmente effetti sul personale e sui reno da parte delle minori unità rappresentano la
mezzi della base. chiave di successo, con inevitabili implicazioni an-
Le forze presenti nella base devono essere integra-
te nel piano di difesa dell’installazione. Ciascuna uni- che a livello strategico.
tà deve fornire personale ed armi per presidiare il pe- Tutto il personale impegnato deve mantenere un
rimetro o far parte della QRF (Quick Reaction Force). comportamento sempre attento ed equilibrato: un
I piani di difesa devono essere verificati con eserci-
tazioni periodiche affinché ogni militare conosca i errore di valutazione o una reazione esagerata po-
propri compiti e responsabilità. trebbe innescare reazioni dalle conseguenze im-
prevedibili e venire opportunamente amplificata e
strumentalizzata per la diffusa presenza dei media
A tutto ciò occorre aggiungere buon senso e in zona di operazioni.
maturità da parte dei Comandanti, frutto del- In un mondo sempre più globale, dove la pubbli-
l’esperienza e della conoscenza delle lezioni ap- ca percezione è cosi vitale, la decisione presa da
prese, poiché come affermava il Generale We- un giovane graduato non influenza solo l’attività di
stmoreland «non c’è libro che ci dica come assol- una pattuglia o le opinioni della popolazione pre-
vere il compito» (18). sente in una strada, ma il suo effetto può modifi-
Ad esempio, i contenitori chiamati hesco ba- care drammaticamente il quadro di situazione di
stion (19), utilizzati ampiamente per la protezio- una intera missione.
ne degli insediamenti delle forze multinazionali, Un soldato, oggi, deve essere capace di gestire
devono essere riempiti con materiali inerti (come situazioni «al limite» e, nel contempo, essere in
sabbia o terra), evitando in ogni caso sassi o pie- grado di condurre, se necessario, azioni determi-
tre che possono trasformarsi in schegge qualora nate ed energiche. Ciò richiede l’acquisizione di un
colpiti (20). forte autocontrollo come fatto normale, senza ri-
Un ulteriore aspetto da prendere in considera- schio di cadere nella frustrazione professionale.
zione, che ha finito per prevalere nell’immaginario In ambito statunitense, è stato coniato il termine
collettivo, è la identificazione che ha portato il mi- «strategic corporals» per stigmatizzare la priorita-
litare ad essere chiamato «soldato di pace». ria necessità di assicurare ai giovani quadri una
Parlare di «soldato di pace» (o di missione di pa- preparazione adeguata, sicuramente superiore a
ce) è riduttivo ed anche pericoloso, in quanto può quella necessaria ai loro colleghi impegnati in pre-
ingenerare nel militare condizionamenti mentali cedenti operazioni di natura convenzionale (21).
ed errate convinzioni circa la realtà della missione
e influire sul livello di attenzione da porre nelle at-
tività operative, nonché di falsarne il grado di per- CONCLUSIONI
cezione della minaccia.
Il soldato continua ad essere quello di sempre e La sopravvivenza del soldato è sempre più un
conserva l’essenza della sua funzione tradiziona- aspetto vitale delle operazioni, oggetto della mas-
le, che si richiama all’uso della forza per imporre sima attenzione da parte di tutti gli Eserciti, dive-
una volontà, per impedire - se necessario - il riac- nuta un’esigenza in continua evoluzione per po-
cendersi delle tensioni e realizzare le basi di sicu- tersi adeguare prontamente alla minaccia presen-
rezza per il graduale ripristino delle normali con- te, resa più micidiale delle TTP avversarie.

51 - LOGOS
Le predisposizioni, oltre a proteggere le forze,
devono agevolare la missione, raggiungendo un
equilibrato «compromesso» tra rischi da accettare
e gli «imperativi» dell’operazione.
Afferma a tal proposito il Generale Rupert
Smith (22) in un suo recente libro: «Il desiderio
di proteggere il soldato così da mantenere alto il
suo morale... spesso lo emargina dalla popola-
zione. Egli appare con l’elmetto, il giubbetto an-
tiproiettile ed armato tra la folla o nel suo mez-
zo corazzato nelle strade. Il suo atteggiamento
in pattuglia è minaccioso. Le sue basi sono pe-
santemente fortificate e spesso situate in modo
tale da isolarsi dalla popolazione» (23).
Se lo scopo di una campagna di counterinsurgen-
cy è quello di acquisire il supporto delle popolazio-
ni nelle aree non ancora completamente stabilizza-
te, e garantire loro la protezione, una politica di FP
troppo prioritaria rischia di esclude l’interazione
giornaliera con gli insediamenti civili vanificando
gli obiettivi stessi dell’operazione, dando una dele-
teria immagine di «forze di occupazione».
Il contatto con la popolazione e gli interventi a
favore delle comunità locali sono di fatto le misu-
re più efficaci che concorrono a creare un clima di
La costruzione di uno dei perimetri esterni di una base fiducia a vantaggio delle truppe.
operativa. Neutralizzare un IED tramite la tecnologia non è
risolutivo. Gli avversari saranno sempre capaci di
progettare altri ordigni più sofisticati e letali. La
Tale esigenza ha richiesto una profonda modifi- chiave di volta per avere la meglio, invece, è quel-
ca agli equipaggiamenti/mezzi in dotazione, un la di ricercare l’appoggio delle popolazioni locali.
incremento della qualità della preparazione dei La FP non deve richiedere un incremento di for-
Comandanti e degli staff, nonché un mirato adde- ze per la sua applicazione rispetto a quelle asse-
stramento dei reparti. gnate per l’assolvimento del compito, ma deve
La «Force Protection», tuttavia, non deve essere presupporre una ottimizzazione delle capacità de-
considerata il fine ultimo delle decisioni operative: gli assetti dedicati.
se così fosse può limitare in modo evidente l’effet- Ad esempio, nell’organizzazione difensiva di una
tiva capacità delle truppe sul terreno ed il control- FOB (Base Operativa Avanzata) tutte le forze pre-
lo dello stesso. senti devono essere inserite nel piano di difesa
Le misure di FP devono poter minimizzare i ri- dell’installazione e ciascuna unità deve fornire
schi, ma difficilmente potranno personale ed assetti per presi-


eliminarli completamente do- diare il perimetro o far parte
vendosi confrontare con una
variabile indipendente degli
I Quadri devono coltivare della QRF (Forza di Reazione
Rapida).
scenari operativi: la volontà del- l’innovazione nel campo del- I Quadri devono coltivare l’in-
l’avversario. la protezione delle forze e novazione nel campo della pro-
Le perdite sono, infatti, una sviluppare una specifica cul- tezione delle forze e sviluppare
realtà implicita delle operazioni tura nel settore una specifica cultura nel setto-
militari, così come la distruzione
ed il danneggiamento di mate-
riali ed equipaggiamenti.
” re. Ad esempio, le «misure fisi-
che» da realizzare nella prote-
zione di una base non devono limitarsi a fronteg-
Ritenere di poter escludere tali effetti appare giare i rischi del momento, ma richiedono un pro-
una aspettativa alquanto irrealistica che, peral- gressivo miglioramento per adeguare le difese al-
tro, può comportare un impatto negativo sull’as- la massima minaccia ipotizzabile nel teatro.
solvimento del compito e condizionare e/o com- Proteggere le forze deve essere un «modo di
promettere le decisioni sul piano politico e mili- pensare» che va ben al di là di una pronta e cor-
tare quando si verificano eventi negativi tra le retta applicazione di misure passive/attive e ri-
proprie forze. chiede le necessarie conoscenze culturali, lingui-

LOGOS - 52
Rivista Militare n. 1/2008

stiche e storiche che consentano di interagire con Konduz, dove i militari si erano recati a piedi deviando
le popolazioni in modo efficace. dall’itinerario della pattuglia, German troops die in Af-
La «presunzione tecnologica», che caratterizza ghanistan, «BBC News».
l’attuale pensiero militare, può supportare la FP (7) «The Soviet-Afghan War. The Russian General Staff»,
ma non sostituire le forze nell’assolvimento del pag. 285, University Press of Kansas, 2002.
compito. Ad esempio, sensori ed apparati visivi (8) «The Bug Stops Here. Force Protection and Emerging
consentono di ridurre il numero di personale im- Infections Diseases», Center for Technology and Natio-
pegnato in postazioni fisse per utilizzarlo più con- nal Security Policy - National Defense University, no-
venientemente in attività mobili. vember 2005.
I migliori equipaggiamenti e materiali protettivi (9) Circa 415 930 uomini (oltre il 73% della forza totale,
non riducono - di per sè - il numero e la letalità 650 000 uomini, impegnata nei 10 anni di combatti-
degli attacchi da parte di avversari determinati a menti) furono vittime di malattie che li costrinsero ad
colpire, capaci di studiare le innovazioni apporta- essere ricoverati: di questi 115 308 soffrirono di epati-
te e, in un breve lasso di tempo, adottare le oppor- te infettiva e 31 080 di febbre tifoide. «Medical Support
tune contromisure. in a Counter-guerrilla War: Epidemiologic Lesson Lear-

LOGOS
La tecnologia ed i nuovi materiali sono uno degli ned in the Soviet - Afghan War», US Army Medical De-
«ingredienti» più importanti della FP, ma non sono partment Journal, may-june 1995.
la soluzione del problema pur rimanendo gli ele- (10) «Force Protection. Lessons from Iraq», Joint Force
menti di supporto alla dimensione umana, che Quarterly n. 37, August 2005.
continua ad essere il fattore dominante, dove l’uo- (11) W. Murray e R.H. Scales Jr., «The Iraq War. A Military
mo è il «sistema d’arma» a disposizione più utiliz- History», Belknap Press of Harvard University Press, 2003.
zato, flessibile ed essenziale. (12) Iraq: Can American Military Stop deadly IEDs?,
La ricerca della protezione ad ogni costo potrebbe, «Newsweek», august 20-27, 2007.
peraltro, ingenerare una pericolosa sindrome difen- (13) Projectile Bomb Attacks Hit Record High in Iraq,
siva con pesanti riflessi sulle capacità combattive del «Washington Post», may 4, 2007.
soldato, necessarie per mantenere l’iniziativa: il pro- (14) Intelligence services warn of kidnappings of Ger-
blema è garantire il più alto livello di protezione man troops in Afghanistan, «DDP News Agency», 1 Sep-
compatibile con la mobilità del personale. tember 2007.
Se la volontà dell’avversario è quella di colpire, i (15) Equipment on order to detect IEDs in Afghanistan,
provvedimenti di FP non saranno mai sufficienti per «CTV. News», September 1, 2007.
eliminare completamente i rischi: essi sono di sup- (16) The single most effective weapon against our de-
porto all’uomo che rimane, e rimarrà per il futuro, il ployed forces, «Washingtonpost.com», september 30,
fattore dominante delle operazioni militari terrestri. 2007.
(17) T.E. Ricks: «Fiasco. The American Military Adventu-
Giorgio Battisti re In Iraq», pag. 255-257, Penguin Press, 2006.
Generale di Divisione, (18) W. Westmoreland: «A Soldier Report», «Da Capo»,
Italian Senior National Representative 1976, pag. 240.
Deputy Chief of Staff Support ISAF, (19) Cesti in feltro di varie dimensioni, che prendono il
Afghanistan luglio-dicembre 2007 nome dalla ditta produttrice, con intelaiatura in rete
metallica, riempiti di materiali inerti (come sabbia o ter-
ra), che oramai contraddistinguono ogni insediamento
NOTE di forze multinazionali.
(20) La pubblicazione dell’Esercito Italiano n. 6712,
(1) A. Politi: «Le Dottrine tedesche di controguerriglia «Manuale sulla protezione delle infrastrutture e delle
1936-1944», USSME 1996. basi militari nell’ambito delle peace support opera-
(2) (www.dtic.mil/doctrine/jel/doddict/index). tions», ed. 2005, fornisce ampie indicazioni circa i prov-
(3) Iraqi - Style Attacks Emerge in Afghanistan, «U.S. vedimenti atti a garantire la sicurezza delle installazioni
News», june 18, 2007. Iraqi tactics come to Afghanistan, italiane in operazioni «fuori area».
«BBC News», june 21, 2007. (21) Fighting a New Kind of War in Iraq, «Time», May 28,
(4) Iranian weapons found in Afghanistan, «The Associa- 2007.
ted Press», april 6, 2007; Two wars, one approach, «Asia (22) Il Generale Sir Rupert Smith è stato Comandante
Times Online», april 19, 2007; Taliban use Iranian mis- della Divisione corazzata britannica nella Guerra del
siles on UK troops, «The Telegraph», may 22, 2007. Golfo nel 1990-91 e delle Forze ONU in Bosnia nel
(5) «Cheney Attack Reveals Taliban Suicide Bombing Pat- 1995; nel periodo 1996-98 è stato l’Ufficiale Genera-
terns», The Jamestown Foundation, february 27, 2007. le in Comando nell’Irlanda del Nord; successivamente
(6) Il 19 maggio 2007, tre soldati del contingente ger- ha ricoperto l’incarico di Deputy Supreme Allied Com-
manico in Afghanistan sono morti per mano di un at- mander della NATO.
tentatore suicida che si è fatto esplodere in un bazar di (23) «The Utility of Force», Penguin Books, 2006, pag. 400.

53 - LOGOS
LOGOS
NAHR AL-BBARED:
RISCATTO
DI UN ESERCITO
NAHR AL-BBARED:
RISCATTO DI UN ESERCITO
15 settimane di assedio, 120 giorni di intenso combattimento, 7 attacchi terrestri con l’impiego di più di
3 000 uomini, artiglieria, carri armati ed elicotteri. Il giorno 3 settembre 2007 i libanesi festeggiano la
fine del vittorioso assedio al campo palestinese di Nahr al-B Bared, diventato il simbolo di un Paese che
anche nel suo Esercito ritrova la forza di superare le divisioni politiche e religiose per riconoscersi sotto
un’unica identità nazionale.

Una delle immagini più popolari in Libano è LE PARTI IN LOTTA


quella di un soldato che, in mezzo ad un campo di
battaglia martoriato dai combattimenti, innalza Fatah al-Islam («Conquista dell’Islam») è un
con orgoglio una bandiera libanese. È questa im- gruppo radicale islamico le cui origini sembrano
magine che spiega, più di ogni altra, cosa abbia risalire al novembre 2006, mese in cui il suo lea-
rappresentato la vittoria nella battaglia di Nahr al- der, Shaker al-Abssi (1), ha stabilito ufficialmente
Bared per i libanesi. A Beirut ne hanno fatta una il suo Quartier Generale all’interno del campo di
gigantografia grande quanto un palazzo di sette Nahr al-Bared. I suoi appartenenti si definiscono
piani. Una tragedia nazionale che si tramuta in un jihadisti miliziani. Essendo un gruppo di recente
momento di riconciliazione tra tutte le comunità, i formazione, poco è conosciuto delle sue basi
gruppi religiosi e le fazioni che caratterizzano il ideologiche e soprattutto non sembra del tutto
complicato tessuto politico e sociale del Paese. chiaro il suo rapporto con al Qaeda. Sebbene i
I combattimenti che hanno infiammato il nord suoi proclami siano comparsi anche in siti dichia-
del Paese, dal 20 maggio al 3 settembre 2007, ratamente schierati con quest’ultima e più volte
hanno visto l’Esercito libanese confrontarsi con la ne abbiano tessuto le lodi per la lotta agli infede-
minaccia di un gruppo di fon- li, Abssi ha più volte rimarcato


damentalisti islamici denomi- la sua indipendenza operativa.
nato Fatah al-Islam. Intenzio- I combattimenti che han- Controverso è altresì il suo
nato a fare dei campi palestine- no infiammato il nord del rapporto con la Siria, più volte
si in Libano un santuario dei
combattenti della Jihad globale
Paese hanno visto l’Esercito sottolineato da chi continua a
vedere in questo Paese un atto-
e, quindi, disposto ad ogni ten- libanese confrontars si con la re importante nelle vicende li-
tativo di destabilizzazione in- minaccia d i un g ruppo di banesi, sempre impegnato a
terna del Paese che potesse fa- fondamentalisti islamici


mantenere in Libano una situa-
vorire proprie basi di influenza zione di crisi e destabilizzazio-
e sostegno politico, il gruppo ne che favorisca un suo con-
sembra aver mancato il suo obiettivo più impor- trollo politico.
tante. Infatti, come lo sviluppo degli avvenimenti L’Ambasciatore siriano a Beirut, Bashar Ja’afari,
ha finora dimostrato, ha sortito l’effetto contrario, ha comunque più volte smentito qualsiasi affilia-
cioè quello di creare unità e solidarietà nazionale zione, ribadendo altresì che in precedenza un
dove, invece, si cercava di giocare nuovamente su buon numero dei miliziani del gruppo è stato im-
una crisi politica ed istituzionale nella regione, prigionato nelle carceri di Damasco per 3-4 anni,
questa volta provocata dalla guerra dell’estate per sospette connessioni con al Qaeda. Più remo-
precedente tra Hezbollah ed Israele. ta e meno battuta è la pista che vedrebbe il grup-
Che l’esito favorisse comunque questa riconci- po legato ad alcune frange della casa reale saudi-
liazione tra libanesi, più che un aggravamento del- ta, interessata a non veder espandere eccessiva-
la crisi politica ed economica del Paese, non era mente l’influenza degli sciiti nella società libanese
così scontato, nè nelle premesse nè nelle sue bat- dopo le fortunate vicissitudini di Hezbollah nella
tute iniziali. guerra con Israele del 2006.

LOGOS - 56
Rivista Militare n. 1/2008

Al di là degli sponsor che gli vengono accredita-


ti, il primo obiettivo dichiarato di Fatah al-Islam è
quello di ristabilire la legge coranica su tutti i cam-
pi profughi palestinesi del Libano e, non ultimo,
combattere contro l’esistenza dello Stato di Israe-
le. Sino al suo battesimo del fuoco, che lo vedrà
protagonista contro l’Esercito libanese a Nahr al-
Bared, il gruppo non si era ancora distinto per
operazioni di particolare rilevanza, se non per le
azioni che i suoi capi avevano già intrapreso prima
della sua fondazione ufficiale. Quattro dei più im-
portanti, tra cui Saddam el-Hajdib e suo fratello
Khaled Khair-Eddin el-Hajdib, erano già conosciu-
ti dall’intelligence internazionale per un fallito at-
tentato ad un treno in Germania il 31 luglio 2006.

LOGOS
Gli stessi sono sospettati di aver pianificato l’as-
sassinio di 36 esponenti anti-siriani della politica
e della cultura libanese e di essere stati altresì gli Sopra.
autori, sempre in Libano, di un attentato, nella cit- L’immagine diventata simbolo dell’assedio: un soldato
libanese con la bandiera nazionale.
tadina di Ain-Alaq, contro 2 minibus che ha pro-
vocato la morte di 3 civili ed il ferimento di altri 20. In apertura.
Le Forze Armate Libanesi o LAF (Lebanese Armed Vista satellitare di Nahr al-Bared.
Forces) hanno conosciuto, dopo lo sfortunato pe-
riodo della guerra civile e le occupazioni militari
siriana ed israeliana, una sempre più crescente bastanza vetusti e comprendono materiali prove-
importanza e popolarità nel tessuto sociale. Dopo nienti principalmente da dismissioni e donazioni
la guerra dell’estate 2006 tra Hezbollah e Israele, di Stati Uniti, Russia, Francia, Italia e residuati del-
le LAF, accompagnate dal saluto festoso della po- la guerra civile.
polazione a sud del fiume Litani, sono ritornate ad Seppur distribuite sul territorio, le forze scelte e
occupare il sud del Libano dopo una assenza che meglio addestrate delle LAF insistono nella zona di
risaliva addirittura al 1968. Beirut: non è raro trovarle a protezione dei più im-
Forti di circa 72 000 uomini, di cui 70 000 solo portanti palazzi del potere, a scorta delle maggio-
nell’Esercito, hanno abbandonato da poco il siste- ri personalità politiche e, più in generale, in fun-
ma di leva: infatti dal 4 maggio 2005 il Parlamen- zione di controllo e sicurezza, tramite check point,
to ha optato per una forza composta interamente nelle zone più sensibili della capitale.
da professionisti. Sebbene il compito di mantenere l’ordine e la si-
Dal 10 febbraio 2007 la coscrizione obbligato- curezza interna è quello che le ha coinvolte mag-
ria ha lasciato posto all’arruolamento di volontari giormente negli ultimi tempi, le LAF stanno final-
che prestano servizio per 6 mesi rinnovabili. In- mente prendendo piena responsabilità della loro
sieme a questo carattere di forza completamente primaria missione di salvaguardia della sovranità
volontaria, le LAF hanno come caratteristica im- nazionale. Rimaste ufficialmente estranee ai com-
portante di rappresentare al loro interno pratica- battimenti tra guerriglia Hezbollah ed israeliani,
mente tutte le identità religiose che rendono va- anche nel sud Libano la cooperazione che la Riso-
riegata e spesso divisa su molti punti di vista la luzione 1 701 ha sancito con le forze dell’UNIFIL a
realtà sociale: cristiani maroniti, sciiti, drusi e sud sta favorendo il processo.
sunniti le principali. In nessun caso, comunque, erano state ancora
L’Esercito, che come abbiamo visto comprende impiegate su larga scala come nell’assedio di
quasi il 90% degli effettivi, si compone di: 5 Co- Nahr al-Bared: uno sforzo di sostegno logistico,
mandi Regionali; 11 Brigate meccanizzate; 2 reg- Comando, Controllo e Coordinamento delle for-
gimenti di artiglieria terrestre; 1 reggimento com- ze considerevoli con un tempo di preavviso pra-
mando; 5 reggimenti di forze speciali; 1 reggi- ticamente nullo. A ciò va ad aggiungersi il fatto
mento paracadutisti; 1 reggimento commandos di che, seppur sul proprio suolo, i campi palesti-
Marina; 1 Brigata di Guardia Repubblicana; 1 Bri- nesi sono un territorio quasi sconosciuto alle
gata logistica; 1 Brigata di supporto; unità varie di autorità libanesi. Grazie agli Accordi del Cairo
costruzione, polizia militare, sanità e amministra- del 1969, le Forze Armate e di sicurezza libane-
zione. si non possono operare al loro interno, limitan-
L’armamento e l’equipaggiamento delle unità, di dosi di fatto ad un controllo delle vie di entrata
buon livello addestrativo, sono per il momento ab- ed uscita.

57 - LOGOS
principalmente verso nord, oltre ad alcune appen-
dici di espansione verso est e sudest. Le famiglie
più ricche e facoltose hanno spostato le loro resi-
denza in questa parte più spaziosa e meglio orga-
nizzata, dove gli edifici sono anche di più recente
costruzione e le strade più ampie.
Il campo è attraversato da una strada principale
che lo taglia a metà da nord verso sud, delimitan-
do così i differenti settori che prendono il nome da

Sopra.
Miliziani di Fatah al-Islam.
A destra.
Posizione geografica del campo di Nahr al-Bared.
Sotto.
Dispositivo delle LAF e isolamento del campo all’inizio
delle ostilità.

varie località della Palestina (Safourieh, Sasa, Safad,


tutte nell’attuale Galilea dello Stato di Israele) o dal
luogo di provenienza delle famiglie più numerose
che in origine ci vivevano.
Il campo venne costituito, nel dicembre 1949,
dalla Croce Rossa al fine di accogliere i profughi
palestinesi sparsi nella valle della Beqaa e nei
sobborghi di Tripoli. A dispetto di altri campi pa-
lestinesi, il fatto di essere costruito in una zona
relativamente lontana dalla principale città della
regione ha favorito l’isolamento dal resto della
società civile locale. A dispetto di questa sua ca-
Per i soldati libanesi l’interno di Nahr al-Bared è ratteristica, la sua posizione privilegiata, in pros-
stato così un mondo per molti versi oscuro, un simità del confine siriano e lungo l’asse di scam-
campo di battaglia pieno di difficoltà e pericoli. bio commerciale tra Siria e Libano, ne fa un ap-
prodo per merci provenienti da tutto il mondo,
soprattutto dall’Asia.
IL CAMPO DI BATTAGLIA

Affacciato sul Mar Mediterraneo, Nahr al-Bared L’INIZIO DELLE OSTILITÀ


(«il fiume freddo») è un campo profughi palestine-
se a circa 16 km a nord della città di Tripoli e Alle prime luci dell’alba del 19 maggio 2007, le
prende il nome dal fiume che ne percorre in buo- Forze Interne di Sicurezza (ISF) libanesi effettuano
na parte il perimetro sud. Circa 30 000 profughi un’irruzione in una casa alla periferia di Tripoli per
palestinesi vivono al suo interno e nell’area circo- arrestare alcuni sospettati di aver partecipato ad
stante. È costituito di un vecchio campo, o campo una rapina in una banca della cittadina di Amyoun,
ufficiale, e di una parte nuova. Il vecchio campo è a sud-est di Tripoli. I sospettati, tutti in seguito
approssimativamente di 2 km quadrati ed è sotto identificati come appartenenti a Fatah al-Islam,
la responsabilità dell’UNRWA (United Nations Re- reagiscono con forza provocando un duro conflit-
lief and Works Agency for Palestine Refugees in to a fuoco che infiamma il quartiere della città per
the Near East). La parte più recente si estende tre giorni. Il 23 maggio, l’ultimo superstite del

LOGOS - 58
Rivista Militare n. 1/2008

gruppo si fa saltare in aria ponendo termine al fetto a catena in tutti i campi palestinesi. Alla
confronto. Intanto lo scontro si allarga sino al vi- reazione armata si affiancano, così, i primi passi
cino campo profughi di Nahr al-Bared, quando, diplomatici con le autorità palestinesi nei campi
nella notte tra il 19 ed il 20 maggio, alcuni milizia- per scongiurare una escalation della crisi. Per
ni colgono di sorpresa la guarnigione libanese di evitare rischi viene discretamente aumentata la
guardia all’ingresso del campo sgozzando 27 sol- sorveglianza e vengono fatti affluire rinforzi. Una
dati, molti dei quali nel sonno. Tesa ad alleggerire prima ed importante vittoria diplomatica i libane-
la pressione sui propri commilitoni impegnati in si la ottengono già fra il 20 ed il 21 maggio:
combattimento alle porte di Tripoli, l’azione pro- esponenti di primo piano di Fatah ed il rappre-
voca anche l’uccisione di 15 civili che si trovavano sentante in Libano dell’Organizzazione per la Li-
accidentalmente in zona. In tutto i miliziani perdo- berazione della Palestina (OLP), Abbas Zaki, ema-
no 15 uomini dopo aver catturato 2 mezzi cingo- nano un comunicato in cui si esortano i palesti-
lati M-113, numerose armi leggere e relative mu- nesi ad isolare e non fornire alcun tipo di sup-
nizioni. Rifugiatisi, poi, all’interno del campo, si porto al gruppo di Fatah al-Islam. Si fanno, co-
preparano all’inevitabile reazione dei governativi e

LOGOS
ad una strenua difesa in caso di attacco esterno.
Seppur inizialmente colte di sorpresa, la prima
risposta delle LAF non si fa attendere: nei succes-
sivi 10 giorni prendono possesso di posizioni
chiave lungo il perimetro che, insieme a quelle
principali preesistenti, consentono una cinturazio-
ne completa del campo, isolandolo dall’esterno.
Nel contempo, iniziano ad effettuare i primi bom-
bardamenti con l’artiglieria e tiri con i carri armati
sulle sacche di resistenza più avanzate dei milizia-

Sopra.
Unità meccanizzate affluiscono nella zona dei combat-
timenti.
A sinistra.
L’artiglieria bombarda le posizioni di Fatah al-Islam.

munque, promotori di alcuni negoziati e di una


tregua tesi, innanzitutto, a scongiurare l’immi-
nente tragedia umanitaria. Intrappolati nel cam-
po ci sono, infatti, 30 000 profughi palestinesi
che devono essere evacuati dalla zona dei com-
battimenti e trasferiti in altri campi il più in fret-
ni lungo i confini del campo. ta possibile. I primi tentativi di evacuazione si
Il perimetro di sicurezza consente di circoscrive- fanno già drammatici: sotto il fuoco incrociato
re l’area delle operazioni e farsi un miglior quadro cadono numerosi civili innocenti e con loro alcu-
della situazione. Le LAF iniziano così a far interve- ni coraggiosi operatori umanitari. La contratta-
nire i primi rinforzi: blindati, carri armati, artiglie- zione con combattenti islamici ottiene una breve
rie e unità di forze speciali provenienti da Beirut tregua unilaterale per evacuare i civili.
affluiscono in gran numero. L’aeroporto della ca- Ormai in trappola, Abssi dichiara la volontà di
pitale diventa una base logistica per l’afflusso di combattere sino alla morte in caso le forze liba-
un gran numero di armamenti, munizioni, dispo- nesi decidessero di penetrare all’interno del cam-
sitivi per la visione notturna e parti di ricambio per po. Sullo stesso tono anche alcuni proclami di mi-
elicotteri, soprattutto da parte di Giordania, Emi- naccia al Libano di al Qaeda ripresi dai media
rati Arabi Uniti e Stati Uniti, che vedono nello mondiali: vengono promessi attentati e bagni di
scontro un episodio importante della loro guerra sangue se le autorità libanesi continueranno a
globale al terrorismo (2). perseverare sulle loro intenzioni e non fermeran-
In questa fase iniziale le autorità libanesi sono no l’attacco.
consapevoli che l’episodio può scatenare un ef- Nonostante gli avvertimenti, agli inizi di giugno,

59 - LOGOS
co al campo (9-12 giugno). I combattimenti si
svolgono a stretto contatto tra regolari libanesi,
che avanzano casa per casa, e cellule di resisten-
za, che si svelano solo a distanza ravvicinata per
evitare il tiro delle artiglierie. Il resoconto dei com-
battimenti in 24 ore è drammatico: 11 libanesi ca-
duti e 100 feriti, 16 miliziani e 2 civili uccisi. L’at-
tacco si arena dopo una penetrazione di soli 50
metri all’interno, ma consente almeno di guada-
gnare alcune posizioni chiave. La situazione non è
facile anche per i numerosi operatori umanitari
che sin dai primi giorni dello scontro tentano di al-
leviare le sofferenze della popolazione ed evacua-
re i civili dai luoghi più caldi dello scontro. L’11
giugno due operatori della Croce Rossa vengono
uccisi. Perso lo slancio, il 12 giugno cessa ufficial-
mente il secondo attacco, cosa che consente di
evacuare i numerosi feriti e di procedere alla boni-
fica del terreno guadagnato.

IL SANGUINOSO ASSEDIO

Lo stallo nelle operazioni di terra non ferma le


operazioni di bombardamento delle sacche di re-
sistenza. Oltre all’artiglieria anche 2 elicotteri
«Gazelle» vengono impegnati con missili aria-ter-
ra per ammorbidire le difese in previsione di ri-
Un elicottero «Gazelle». prendere l’offensiva. Viene lanciato così un terzo
attacco (16-19 giugno) in cui, con 48 ore di com-
battimenti, l’Esercito riesce ad avere la meglio su 6
con una grande quantità di carri armati e mezzi posizioni fortificate. Con questo successo le posi-
corazzati ammassata alle porte zioni ai limiti del campo vengo-
del campo, le LAF lanciano la no tutte eliminate, facendo ri-
prima offensiva terrestre (1-2
giugno). Tentando una manovra “ I combattimenti si svol- piegare i miliziani in profondità
all’interno del dedalo di case e
a tenaglia, l’Esercito attacca da gono a stretto contatto tra strette strade del campo vec-
sud e da nord. I primi scontri regolari libanesi, che avan- chio. Solo il 19 giugno l’Eserci-
provocano 19 morti, di cui 3 zano casa per casa a, e cellu- to decide di proseguire lo sfor-
soldati libanesi (saranno pur- le di resistenza zo in profondità addentrandosi
troppo i primi di una lunga lista)
e un leader storico di Fatah al-
Islam, Abu Riyadh, sorpreso allo scoperto dai cec-
” nel campo. A nord, i quartieri
residenziali, i cui edifici più re-
centi e più solidi hanno favorito la difesa dei mili-
chini libanesi. Dopo 48 ore di feroci combattimen- ziani, vengono conquistati al prezzo di 7 perdite.
ti, le LAF vengono respinte.
La situazione intanto rischia di deteriorare anche
in altri campi palestinesi nel territorio libanese. Ad
Ain al-Hilweh, alle porte di Sidone, scoppiano dei
combattimenti tra l’Esercito ed alcuni miliziani di
un altro gruppo, Jund al-Sham, che attacca un
check point dove rimangono uccisi 2 miliziani e 2
soldati libanesi.
Nel frattempo, al nord, ogni tentativo di media-
zione con i miliziani di Fatah al-Islam non giunge
a buon fine. L’Esercito inizia così il secondo attac-

Gli effetti dei bombardamenti al campo il 16 luglio 2007.

LOGOS - 60
Rivista Militare n. 1/2008

Il 21 giugno il Ministro della Difesa, Elias Murr, intenso fuoco di artiglieria, unità di fanteria ap-
riferisce che tutte le posizioni dei terroristi intor- poggiate dai carri armati riprendono i combatti-
no al campo sono state eliminate e solo un picco- menti casa per casa, strada per strada. Il copione
lo gruppo resiste ancora all’interno, ma, non co- purtroppo rimane lo stesso: trappolamenti, cec-
stituendo una minaccia diretta e grave, non è con- chini, bombe azionate a distanza aspettano i liba-
siderata una priorità. Afferma, quindi, che le osti- nesi ad ogni quartiere del campo, ormai ridotto
lità a Nahr al-Bared sono ufficialmente concluse. solo a un cumulo di rovine.
Gli osservatori internazionali comprendono che la Gli edifici spesso diventano trappole mortali: una
dichiarazione è sintomo di una difficoltà nel dialo- volta occupati dalle LAF, dopo duri scambi di fuci-
go politico sui passi successivi da farsi, ma la ve- leria, vengono fatti saltare in aria con intere unità
rità sul campo è comunque diversa: aspri combat- dentro. Le riserve devono essere, quindi, imme-
timenti si susseguono anche nei giorni seguenti, diatamente inviate per proseguire l’attacco ed
soprattutto dove i miliziani superstiti concentrano estrarre i sopravvissuti dalle macerie. I miliziani,
ancora ben armati e ormai ancorati ai loro deposi-
ti principali, dimostrano la loro combattività lan-

LOGOS
ciando anche alcuni razzi «Katiuscia» all’esterno
del campo su alcuni quartieri di Tripoli, uccidendo
un civile e ferendone altri.
Questa nuova avanzata costa all’Esercito 33 ca-
duti e 93 feriti, ma consente di conquistare una
collina di alta valenza strategica nella parte sud del

Sopra.
17 luglio 2007: l’avanzata delle unità speciali delle LAF.
A destra.
Un carro armato M-48 tra le macerie del campo.

i loro sforzi e tentano di aprirsi un corridoio nel


perimetro libanese.
La politica non concede spazio alle armi: un epi- campo. Al 20 luglio solo poche centinaia di metri
sodio dimostra quanto sia continuo, importante e quadrati nella parte meridionale del campo sono
delicato il dialogo con i palestinesi ed i loro leader. ancora in mano agli estremisti islamici. L’avanzata
Il 25 giugno forze appartenenti a Fatah, capeggia- rallenta, al che gli artificieri tentano di disinnesca-
ta da Mahmoud Abbas, entrano a Nahr al-Bared e, re le innumerevoli trappole esplosive lasciate dai
schierandosi apertamente con le autorità libanesi, combattenti di Fatah-al-Islam nella loro ritirata.
attaccano e uccidono 3 miliziani. Altri scontri si
susseguono in altre zone del Paese, episodi che
mantengono concreto il rischio di una escalation. L’ESERCITO LIBANESE PRENDE L’INIZIATIVA
A Tripoli vengono scoperti ed eliminati alcuni san-
tuari dei miliziani, mentre a Sidone la situazione Convinti che ormai possa bastare un’ultima spal-
sembra normalizzarsi solo quando, il 30 giugno, il lata, i Comandanti libanesi decidono, per il 25 lu-
gruppo Jund al-Sham scende a trattative con il go- glio, di sfruttare l’iniziativa conquistata a caro
verno e abbandona la lotta armata all’interno del prezzo nelle settimane precedenti ed iniziare le
campo di Ain al-Helweh. operazioni per eliminare definitivamente l’ultima
Il 12 luglio, dopo un’ennesima fase di contratta- sacca di resistenza: inizia il quinto attacco a Nahr
zione politica e riorganizzazione, l’Esercito libane- al-Bared (25 luglio-13 agosto). Le precedenti azio-
se riprende l’offensiva verso il centro del campo ni sono servite da lezione all’Esercito, che utilizza
(quarto attacco, 12-24 luglio). Supportate da un ora tutta la sua potenza disponibile: le unità di fan-

61 - LOGOS
rispetto ai feroci combattimenti dei giorni trascor-
si, prima dell’assalto finale i libanesi acconsento-
no che 63 familiari dei guerriglieri, 25 donne e 38
bambini, possano essere evacuati dalla zona dei
combattimenti. Bombardamenti si susseguono per
tutta la settimana successiva.

L’ASSALTO FINALE

Il 30 agosto riprende l’avanzata delle truppe di


terra tra i vicoli e le strettoie della città vecchia:
inizia l’ultimo e risolutivo attacco (30 agosto-3
settembre). Ogni metro deve essere occupato e
bonificato, così come rifugi sotterranei, tunnel e
camminamenti che collegano le posizioni di
L’evacuazione delle mogli e dei figli dei miliziani di combattimento. In larga parte, la presenza di
Fatah al-Islam. macerie complica il movimento dei mezzi coraz-
zati e favorisce lo sganciamento dei miliziani
verso nuove posizioni, che devono essere nuova-
teria vengono accompagnate da un elevato nume- mente isolate, attaccate e distrutte. Le tattiche
ro di carri e coordinano l’avanzata con un podero- dell’Esercito si fanno comunque meno sottili e
so supporto di fuoco di artiglieria e mortai. Unità di meno inclini a concedere all’avversario proprie
forze speciali vengono infiltrate nei buchi della ma- ulteriori perdite: gli edifici sospetti vengono fat-
glia di difesa avversaria per isolare posizioni forti ti saltare in aria, senza rischiare di bonificarli con
ed attaccarle alle spalle. Mezzi corazzati e cannoni la fanteria.
vengono fatti avanzare per colpire, con fuoco di- Fatah al-Islam chiede alle LAF una tregua per
retto, case trasformate in posizioni forti e sospette evacuare 35 suoi feriti, ma a questo punto i liba-
posizioni di cecchini. Nelle ultime poche centinaia nesi non sono più disposti a concedere nulla. Lo
di metri ancora in mano ai miliziani vi sono asser- dimostrano le aggressive incursioni delle forze
ragliati ancora circa 70 combattenti e 60 civili. I speciali, che tra l’altro occupano l’abitazione del
guerriglieri sparano ancora raz- leader del gruppo, Shaker al-
zi «Katiuscia» all’esterno del Abssi, e del suo secondo in co-
campo verso villaggi vicini, ma
la loro capacità va esaurendosi “ Ogni metro deve essere mando, Abu Hureira, ucciso
durante i combattimenti di lu-
progressivamente. Il capo delle occupato e bonificato, così glio. Nonostante i tentativi per
Forze Armate, Generale Michel come rifugi sotterranei, catturarlo, del primo non si
Suleiman, annuncia il 28 luglio tunnel e camminamenti


hanno ancora tracce.
che la vittoria a Nahr al-Bared è In un ultimo disperato tenta-
ormai imminente. Si saprà in se- tivo, il 2 settembre alcuni su-
guito che i vertici militari speravano che la data del perstiti di Fatah al-Islam tentano di rompere l’as-
1° agosto, festa delle Forze Armate, potesse decre- sedio attaccando il cordone dell’Esercito ad est e a
tare anche il giorno dei festeggiamenti per la vitto- sud, aiutati da alcuni nuclei esterni al campo
ria, ma la continuazione dei combattimenti obbliga scampati alla morsa rimanendo inattivi e nascon-
invece a sospendere ogni celebrazione in rispetto dendosi sino al momento finale. L’attacco ad un
dei caduti. Il lezzo dei morti lasciati al sole in de- check point a est incomincia verso le 4 del matti-
composizione rende l’aria all’interno del campo ir- no, quando un’auto carica di combattenti arriva in
respirabile, mentre macerie e detriti degli edifici corsa sparando verso i soldati di guardia, mentre i
devastati dai combattimenti rendono le strade im- miliziani, dall’interno, tentano di avanzare per so-
praticabili. praffarli. La stessa scena si ripete ad un posto di
Nonostante la fine imminente, i combattenti di controllo a sud. In entrambi i casi gli estremisti
Fatah al-Islam continuano la loro furibonda lotta, islamici tentano di confondersi con l’avversario
pur bombardati di giorno e di notte da artiglieria vestendo uniformi dell’Esercito libanese.
ed elicotteri «Gazelle», che coprono l’avanzata di Questi non sono i soli episodi in cui viene tenta-
quello che ormai è il sesto attacco dell’Esercito ta la fuga: un gruppo isolato tenta di fuggire dal
(17-23 Agosto). Asserragliati negli ultimi bunker, mare, ma tutti vengono eliminati o catturati, un al-
sembrano voler resistere sino all’ultimo uomo. Il tro si dirige verso nord. Sembra invece che un ter-
giorno 24 agosto, in un raro momento di umanità zo gruppo, al comando del leader del movimento,

LOGOS - 62
Rivista Militare n. 1/2008

LOGOS
Shaker al-Abssi, sia riuscito inizialmente ad eva- Elicotteri sorvolano il campo, ormai ridotto ad un cumu-
dere seguendo il letto di un fiume che scorre tra la lo di macerie.
parte sudest del campo ed il villaggio montano di
Ayun al-Samak: molti appartenenti al gruppo ven-
gono uccisi ma la maggior parte riesce a fuggire. 500 feriti, mentre per Fatah al-Islam 224 uccisi
Tra i corpi dei caduti verrà in seguito identificato (la stampa ha riportato una cifra inferiore, 164) e
quello dello stesso Shaker al-Abssi. 209 catturati, a cui vanno a sommarsi 5 miliziani
L’Esercito libanese ha in seguito ammesso che di Jund al-Sham ed un numero imprecisato di ca-
circa 22 miliziani sono riusciti a superare la cintu- duti che sarebbero stati sepolti in fosse comuni
razione, spostando per qualche giorno i combatti- all’interno del campo. I civili vittime negli scontri
menti anche all’esterno del campo e nelle campa- sembrano, poi, ammontare a circa un centinaio,
gne vicine. Negli scontri finali 39 miliziani, 8 liba- anche se le cifre ufficiali e quelle delle agenzie
nesi e 1 civile rimangono uccisi, mentre 24 mili- umanitarie divergono leggermente soprattutto
ziani vengono fatti prigionieri. nel numero dei feriti.
Con la conquista dell’ultima posizione di resi- Il successo dell’Esercito a Nahr al-Bared non era
stenza il campo di Nahr al-Bared cade definitiva- così scontato nelle sue battute iniziali. Come mol-
mente in mani libanesi alle 11 del mattino del 3 te esperienze in Libano, ogni azione provoca rea-
settembre. zioni e controreazioni in grado di far sprofondare il
Paese in una crisi ancora peggiore, soprattutto vi-
sto lo stallo politico che non favorisce tuttora una
VITTORIA A NAHR AL-B
BARED normalizzazione del Paese. Il tentativo di provoca-
re una escalation della crisi sembra per il momen-
In tutto il Libano la notizia della fine dei com- to fallito, anche se non ufficialmente irruzioni, per-
battimenti e la vittoria dell’Esercito scatena una quisizioni e arresti si susseguono. Non può essere
ondata di emozione, la gente scende nelle piaz- dato per certo che il gruppo di Fatah al-Islam, sep-
ze sventolando bandiere nazionali e suonando il pur sconfitto e decapitato della sua leadership, sia
clacson delle automobili. I soldati, dai convogli stato veramente smantellato in maniera definitiva.
militari che ancora attraversano le città in dire-
zione del campo, rispondono con segni di vitto-
ria. Il giorno della vittoria il Ministro della Difesa, CONCLUSIONI
Elias Murr, ha immediatamente indetto una con-
ferenza stampa per comunicare gli esiti dei com- Dei molti fattori che hanno favorito il buon esi-
battimenti. L’Esercito ha riportato 163 morti e to delle operazioni militari libanesi ve ne sono al-

63 - LOGOS
addirittura un russo e un turco.
Che Fatah al-Islam sia stato sin da subito consi-
derato un problema «esterno» alla realtà libanese
locale è stato un altro fattore importante: dai cri-
stiani maroniti agli esponenti della comunità scii-
ta, rappresentata principalmente da Amas ed Hez-
bollah, tutti i leader politici hanno potuto dare
senza imbarazzo il loro pieno supporto alle Forze
Armate nazionali e riconoscersi sotto la bandiera
del cedro.
Il primo vincitore, sul campo e sul piano morale,
sono state così le Forze Armate. Agli occhi di tutti
i libanesi, per tutto il periodo del sanguinoso
scontro, l’Esercito ha ottenuto l’incondizionato
supporto della gente. Se si pensa che la popola-
Le principali direzioni di attacco libanesi e i successivi zione non supera in tutto i 4 milioni di individui, il
limiti di avanzata. numero dei caduti negli scontri a Nahr al-Bared
equivale, in termini di percentuale della popola-
zione, a 3 volte le perdite subite dall’Esercito ame-
cuni che meritano maggiore attenzione. In primis ricano in 4 anni e mezzo di occupazione in Iraq.
non era scontata la reazione che la numerosa co- Per questo le LAF hanno avuto il loro battesimo del
munità palestinese avrebbe avuto alla notizia fuoco a Nahr al-Bared, e con esso si sono guada-
dell’attacco al campo e alle numerose vittime ci- gnate il rispetto e l’affetto della nazione.
vili che esso avrebbe comportato. Si temeva, in- Tutti aspettano di vedere che effetti avrà questa
fatti, che i primi scontri avrebbero potuto scate- ventata di orgoglio nazionale.
nare sommosse e violenze in tutti i campi pale- Potrebbe innanzitutto aumentare la credibilità
stinesi, posizionati a ridosso delle più importan- delle Forze Armate nel saper difendere e control-
ti città e, quindi, in grado di paralizzare con san- lare autonomamente i confini nazionali, tra cui il
guinosi scontri l’intero Paese, facendolo sprofon- più difficile e controverso rimane quello con lo
dare in una nuova guerra civile. Dopotutto, prin- Stato di Israele a sud. A questo andrebbe aggiun-
cipalmente a Sidone, gli scontri erano iniziati an- to il messaggio chiaro che il Libano non è più di-
che contro il gruppo di Jund al- sposto ad essere considerato
Sham e l’alto rischio di attenta- un porto franco per il passag-
ti da parte di piccoli gruppi, in-
tenzionati ad accreditarsi sul
piano internazionale grazie ai
“ ...tutti i leader politici han- gio e la sosta di cellule terrori-
no potuto dare il loro pieno stiche e vuole fermamente dire
basta ad influenze esterne che
riflettori che i combattimenti supporto alle Forze Armate promuovono e favoriscono
avevano acceso, ha messo in nazionali e riconoscersi sotto questo mercato.
serio allarme anche la forza la bandiera del cedro


Molti, infine, cercano di pre-
multinazionale dell’UNIFIL e i vedere quale potrebbe essere il
suoi itinerari principali di rifor- ruolo delle Forze Armate, quale
nimento logistico verso sud. Il mancato appoggio simbolo di unità nazionale, nella risoluzione dello
delle autorità e dei movimenti storici palestinesi stallo politico ed istituzionale. Già durante gli
è stato un fattore fondamentale. Forse una delle scontri si paventava l’idea che il Generale Michel
cause di questo mancato consenso può essere Suleiman, Capo delle Forze Armate, potesse essere
dovuto al fatto che il movimento, in fondo, non l’uomo giusto per un governo di unità nazionale
aveva molto a che fare con la tradizionale classe che aiutasse il Paese ad uscire dalla complessa cri-
dirigente palestinese e i suoi obiettivi. Solo in se- si politica, mantenendo, nel contempo, intatto il
guito, ispezionando i corpi dei caduti, si è potu- prestigio delle istituzioni.
to notare infatti che di tutti gli appartenenti al Per il momento, in più di una occasione egli ha
gruppo, quelli d’origine palestinese erano una tenuto a precisare la completa estraneità delle
minoranza. Su circa 300-400 combattenti accre- Forze Armate al dialogo politico tra le parti e la lo-
ditati il nocciolo duro era costituito principal- ro totale neutralità, mantenendone così il caratte-
mente da siriani (alcuni sospettati di essere Uffi- re di forza «libanese» in tutto e per tutto.
ciali delle forze speciali di Damasco), sauditi, Intanto il governo ha promesso che stanzierà i
giordani, 50 libanesi sunniti ed un numero im- fondi per la ricostruzione del campo di Nahr al-Ba-
precisato di arabi jihadisti, veterani dell’Iraq di red ed aiuterà gli sfollati a rientrare al più presto
varie nazionalità in cerca di una bandiera, tra cui nelle loro case. Per molte famiglie libanesi, invece,

LOGOS - 64
Rivista Militare n. 1/2008

LOGOS
quel nome rimarrà per sempre ricordo di una trage- tra cui lo stesso Abu Musab al-Zarqawi. Dopo l’espe-
dia che ha irrimediabilmente cambiato la loro vita. rienza sul campo iracheno, nel 2005 decide di tornare
in Siria, dove, grazie alla sua militanza in Iraq, riesce ad
ottenere assistenza e finanziamenti per rientrare in Li-
Dedicato al Magg. Ibrahim Salloum, Comandante bano, con al seguito un gruppo di veterani della resi-
della compagnia alpini del Reggimento Commando stenza, stabilendosi inizialmente in un paesino nella
(LAF), deceduto a Nahr al-B
Bared, alla moglie e alle sue
due figlie. valle della Beqaa. La sua affiliazione con Fatah al-Inti-
fada viene presto scoperta dai servizi segreti siriani,
preoccupati che la sua attività potesse in qualche mo-
do esporre Damasco. Si sposta così a nord, nel campo
Federico Bernacca profughi di Al-Badawi nei dintorni di Tripoli, dove non
Capitano, ha comunque vita facile. Il comitato di sicurezza pale-
in servizio presso il 186° reggimento paracadutisti stinese del campo denuncia, infatti, un paio di membri
del suo gruppo ai servizi segreti libanesi, preoccupato
che le sue attività possano destabilizzare il precario
NOTE equilibrio che le autorità palestinesi del campo hanno
ormai stabilito da anni con le autorità locali. Infuriato
(1) Shaker al-Abssi era un profugo palestinese (Gerico per il mancato supporto e la scarsa aderenza ideologi-
1955), ex-Colonnello nell’aviazione giordana. Le prime ca dimostrata, decide di rompere con il movimento
tracce del suo attivismo politico risalgono a quando storico Fatah al-Intifada e di fondare un gruppo nuovo
entra nel gruppo storico palestinese Fatah al-Intifada con il nome di Fatah al-Islam. Questo contrasto, mai
in Libia, abbandonato nel 1983 a favore di Fatah. Dal- sanato, lo porterà a combattere contro gli stessi pale-
la Libia si sposta in seguito a Damasco, ove abbraccia stinesi nei mesi seguenti l’inizio delle ostilità a Nahr al-
una stretta relazione con il numero due di Fatah al-In- Bared. «BBC News».
tifada, Abu Khaled al-Omla. Nel 2000 viene arrestato (2) Il Congresso USA, a pochi giorni dall’inizio della crisi, ha
dalle autorità siriane per traffico d’armi tra Siria e Gior- approvato lo stanziamento di 770 milioni di dollari di aiuti
dania. Nel 2003 decide di unirsi alle forze islamiche per il Libano, di cui 280 milioni specificamente di aiuti mi-
che combattono contro gli americani in Iraq. È qui che litari. «Reuters», U.S. resupplies Lebanon army, battle for
ha i suoi primi contanti con alti esponenti di al Qaeda, camp looms, 25 maggio 2007, www.reuters.com.

65 - LOGOS
TECHNE
LA COMPONENTE
CONTROAEREI
LA COMPONENTE CONTROAEREI
Attualità e prospettive
La Specialità è caratterizzata da elevata tecnologia, spiccata professionalità e peculiarità d’impiego. Ma è
essenziale che cresca in modo da adeguarsi alle sofisticate minacce che emergono nel nuovo scenario geo-
strategico, fino ad abbracciare tutta la «Terza dimensione».
Acquisire nuove capacità, destinate alle Forze impegnate sul campo di battaglia, costituisce la sfida futura.

L’evoluzione del quadro geo-strategico negli prospettiva d’impiego delle risorse controaerei,
ultimi quindici anni ha profondamente modificato destinandole «prioritariamente» alla difesa delle
la tipologia della minaccia e, di conseguenza, an- formazioni terrestri impegnate in proiezione
che le Forze Armate hanno dovuto adeguarsi ai esterna e lasciando all’impiego sul territorio na-
nuovi scenari. Il nuovo quadro di relazioni inter- zionale, inteso come concorso alla Difesa Aerea
nazionali, creatosi con la caduta delle barriere Integrata (DAI), il ruolo secondario, da garantire
politiche tra Occidente ed Europa dell’Est, ha ri- con le risorse disponibili e fatte salve le esigenze
chiesto l’avvio di misure che meglio interpretas- primarie.
sero il nuovo clima politico, più disteso e coope- Al già complesso e articolato processo di revi-
rativo. Tra le misure più immediate intraprese sione, che ha visto e tuttora vede coinvolte tutte
dalla NATO c’è stata la rimozione della «belt» le Forze Armate, si è aggiunta, all’indomani
controaerei, che ha comportato la drastica ridu- dell’11 settembre 2001, la «variante» di un nuovo
zione della prontezza operativa e l’abbandono da terrorismo internazionale, in risposta al quale, per
parte delle unità missili «Hawk» dei famosi 15’, salvaguardare i possibili obiettivi sul territorio na-
dall’allarme alla reazione. zionale, è stata avviata l’operazione «Domino», in
Contemporaneamente, si sono venuti ad affer- cui la Brigata di Artiglieria Controaerei è stata di-
mare scenari d’impiego oltre confine, per opera- rettamente e largamente coinvolta.
zioni di «peace keeping», che hanno richiesto an- La presenza sui siti si è, mano a mano, ridotta
che all’Artiglieria Controaerei l’acquisizione di ca- alle sole attività di mantenimento in efficienza
pacità operative tali da consentirne la partecipa- degli apparati e delle infrastrutture. Le unità non
zione alle «expeditionary forces»: elevata mobilità sono state più sottoposte a valutazioni NATO, ed
strategica e tattica, flessibilità organizzativa, limi- anche l’annuale campagna lanci, unica attività
tata autonomia logistica, interoperabilità interfor- «operativa» degna di un certo rilievo, è stata da
ze e nell’ambito di contingenti multinazionali. In due anni sospesa.
tale quadro, come primo atto è stata invertita la Tutto ciò, unitamente all’abbassamento del li-
vello del Comando Artiglieria Controaerei all’at-
tuale Brigata ed alla limitata permanenza ai repar-
ti dei giovani Ufficiali, ha segnato l’inizio di una
lenta decadenza della preparazione e dell’adde-
stramento «peculiare» del personale.
Ma l’11 settembre ha anche riproposto con for-
za l’importanza della «sicurezza dei cieli», nel-
l’ambito del più vasto concetto della «sicurezza»,

In apertura.
Un sistema d’arma controaerei «Spada» durante il lancio
di un missile.
A sinistra.
Un Posto Comando di batteria per il sistema d’arma con-
troaerei «Hawk».

TECHNE - 68
Rivista Militare n. 1/2008

specialmente in occasione di eventi di grande ri-


sonanza internazionale, che richiamano la pre-
senza di numerose autorità e/o personalità ovve-
ro la larga partecipazione popolare. Il contributo
offerto dall’Artiglieria Controaerei durante tali
eventi (l’ultimo in ordine di tempo è stata l’opera-
zione «Jupiter» in occasione della XX edizione dei
Giochi Olimpici invernali di Torino) è stato impor-
tante, dimostrando ancora una volta di essere un
valido strumento, rapidamente schierabile, alta-
mente affidabile e perfettamente integrabile con
le componenti di altre Forze Armate.

IL NUOVO QUADRO DI RIFERIMENTO

Il nuovo concetto d’impiego dell’Artiglieria Con- Il lancio di un missile controaerei «Hawk».


troaerei dell’Esercito (da «ready to fire» a «ready
to move») ha trovato una puntuale pianificazione
e realizzazione nell’ambito di uno specifico «pro- Comando e Controllo dei sistemi controaerei.
getto di riordino della Specialità», in armonia con Ad interim in quanto al momento non è possibi-
il più ampio programma di ristrutturazione e di le nè effettuare il controllo «positivo» nè valutare i
snellimento dello strumento militare. L’elemento volumi d’azione dei sistemi c/a SHORAD e V-
«concettuale» del progetto è costituito dal «clu- SHORAD, mentre è reso disponibile, a tutti i siste-
ster c/a», inteso come capacità di inserire «tutti» i mi c/a connessi, il quadro aerotattico.
sistemi controaerei, diversi per caratteristiche e Dal nuovo concetto d’impiego sono scaturiti i
portata, in un’unica rete, sotto un unico comando. nuovi «Requisiti Operativi» per la realizzazione del
Queste caratteristiche di base assegnano al «clu- «Sistema Controaerei», da cui è conseguita una
ster», e al relativo Posto Comando (PC), una con- rinnovata politica di investimenti nel settore dei
notazione con orientamento decisamente «inter- materiali, i cui programmi principali, cardini del
forze». Infatti, nella rete sono rese disponibili tut- progetto di riordino, prevedono:

TECHNE
te le informazioni riguardanti la situazione sia ae- • l’introduzione in servizio del sistema d’arma
reotattica sia operativa dei vari missilistico «SAMP-T», prodot-


sistemi c/a connessi, mentre to in cooperazione con la Fran-
attraverso specifici Posti Co- Il nuovo concetto d’im- cia, in sostituzione del sistema
mando, il cui software è in gra- piego ha trovato una pun- «Hawk»;
do di valutare i volumi d’azione tuale p ianificazione e r ea- • l’acquisizione dei materiali di
dei diversi sistemi d’arma c/a
(ossia le potenzialità di ciascu-
lizzazione n ell’ambito o d i nuova generazione per la rea-
lizzazione compiuta del «clu-
no), è possibile effettuare la uno s pecifico « progetto d i ster c/a», attraverso l’imple-
«scelta» del sistema d’arma in riordino della Specialità»


mentazione delle macrofunzio-
grado di intervenire più effica- ni «Comando e Controllo» (Po-
cemente nei confronti della mi- sti Comando «cluster» ai vari
naccia in atto. Si tratta, quindi, di elaborare il livelli), e «Sorveglianza» (radar 3D anche per i
software «madre» capace di riconoscere i diffe- sistemi VSHORAD e radar IFF sino al livello piat-
renti sistemi d’arma che di volta in volta saranno taforma). Ogni PC «cluster» potrà svolgere le
connessi. funzioni di «master» e di «slave», ove per que-
In attesa della realizzazione industriale dei Posti st’ultimo s’intende un PC logicamente dipen-
Comando «cluster», dopo l’abbandono definitivo dente dal «master», dotato di materiali analoghi,
del SOATCC c/a, sottosistema del più ampio pro- schierato per esigenze di demoltiplica, in grado
getto CATRIN, a partire dalla metà degli anni no- di sostituire il «master» durante i rischieramenti
vanta è stata avviata dal CASACA una lunga e (funzione alternata).
complessa attività di studio e di sperimentazione La struttura ordinativa della componente opera-
di un software che fosse in grado di concretizzare tiva, equipaggiata con i nuovi materiali, dovrà es-
il nuovo concetto di «cluster c/a». Tale attività si è sere in grado di «proiettare» e di «sostenere» le
conclusa con la Dichiarazione di Idoneità Tecnica diverse capacità, ripartite in moduli di Comando e
del «Sistema Automatizzato Controaerei» (SACA), Controllo, di acquisizione (sensori) e d’ingaggio a
quale soluzione ad interim per l’integrazione ed il media, corta e cortissima portata. Infine, dal pun-

69 - TECHNE
viene così ad ingenerare un «circolo vizioso»: la
carenza di fondi rallenta la presenza al sito, que-
sta provoca la perdita di conoscenze che ingenera
il mancato trasferimento del know how e, quindi,
un decadimento della «cultura» controaerei. Que-
st’ultima, fatta di conoscenze tecniche e di modus
operandi, rappresenta l’elemento fondamentale
senza il quale non è possibile il futuro.
Occorre prendere atto che la specialità contro-
aerei è «peculiare» sia negli assetti (apparati alta-
mente tecnologici, complessi e costosi) sia nelle
procedure tecniche e di impiego. In questo, l’Ar-
tiglieria Controaerei è paragonabile, ad esempio,
all’Aviazione dell’Esercito e, come questa, neces-
sita di una particolare attenzione. La stessa cura
che viene posta sia alla macchina sia al pilota
dell’AVES dovrebbe essere posta ai sistemi d’ar-
ma e agli Ufficiali al Controllo Tattico (TCO), ai
Il lancio di un missile «Aspide» del sistema d’arma con- Tecnici e agli Operatori Elettronici delle unità
troaerei «Spada». controaerei.
Occorre, cioè, ritornare a «investire» sull’Arti-
glieria Controaerei oggi più che mai, in quanto
to di vista della dislocazione dei reparti, nell’otti- rappresenta il miglior contributo alla difesa del-
ca di limitarne il frazionamento su più sedi e mi- l’integrità dello spazio aereo nazionale da proba-
gliorarne l’azione di comando, verrà attuata la ra- bili minacce terroristiche del tipo 11 settembre.
zionalizzazione e il miglioramento delle infra- La «Controaerei» è un’arma di difesa per eccel-
strutture, seguendo i lineamenti delineati dal pro- lenza, poiché senza una minaccia, cioè senza un
getto denominato «Master Plan». obiettivo su cui «agganciare» i radar, non è possi-
bile lanciare alcun missile. Essa è un arma di dis-
suasione, che persegue la deterrenza e, quindi,
LA SITUAZIONE ATTUALE un’arma di pace!
Tuttavia, nel complesso, volendo fare un bilan-
Il livello di operatività dei reggimenti controaerei cio dell’attuale situazione del grado di operatività
viene perseguito attraverso lo sviluppo di tutte le dell’Artiglieria Controaerei, ne risulta un quadro
attività addestrative di specialità condotte ai di- di situazione meno confortante. Non tanto in ter-
versi livelli, dalla preparazione individuale alle più mini di singola preparazione, facilmente recupe-
complesse esercitazioni di im- rabile con un serrato addestra-


piego sul campo e/o in ambien- mento, quanto di «capacità
te di simulazione, nonché le va- Occorre ritornare a «inve- operativa» esprimibile, vale a
lutazioni ( Combat Readiness
Evaluation of Land HQs & Units
stire» sull’Artiglieria Contro- dire di unità schierabili, com-
plete e autonome in ogni set-
- CREVAL) programmate e fina- aerei in quanto rappresenta tore, capaci di garantire l’as-
lizzate alla verifica della capaci- il miglior con ntributo alla di- solvimento dei compiti asse-
tà operativa, nel rispetto degli fesa dell’integrità dello spa- gnati. In altri termini, la Brigata
obiettivi fissati dal COMFOTER. zio aereo nazionale... è al momento in grado di
Nonostante l’encomiabile par-
tecipazione dei Quadri ed ogni
buona volontà, il mantenimento dell’operatività
” esprimere solo alcune delle
sue notevoli potenzialità.
Per migliorare tale situazione, basterebbe un
delle unità c/a risente, tuttavia, in primo luogo, modesto sforzo finanziario. In particolare occor-
delle limitate disponibilità finanziarie, che incido- rerebbe:
no sia sul supporto logistico, e quindi sul mante- • procedere nel più breve tempo possibile all’alle-
nimento in efficienza degli apparati, sia sulla pos- stimento e distribuzione alle unità dei PC «clu-
sibilità di inviare con continuità il personale sui ster» ad interim, basati sul sistema SACA di pre-
siti operativi per un proficuo addestramento. vista realizzazione presso il Polo di Manteni-
La carenza di «contatto» con il sito si riflette sul mento dei Mezzi di Telecomunicazione, Elettro-
mantenimento del ritmo addestrativo e, quindi, nici e Optoelettronici (POLMANTEO);
sulla fluidità e/o sicurezza di comportamenti, • garantire l’invio delle squadre operative sui siti
inesorabilmente evidenziati in fase valutativa. Si o presso le aree addestrative per una o due set-

TECHNE - 70
Rivista Militare n. 1/2008

timane al mese. Ciò consentirebbe l’addestra-


mento di amalgama a livello batteria, a premes-
sa dell’esercitazione di livello reggimento. Du-
rante le rimanenti settimane, le unità potrebbe-
ro attuare un programma addestrativo «in aula»
teso ad assimilare le conoscenze teoriche, pre-
messa indispensabile per la successiva attività
sul campo.
Naturalmente rimane indispensabile poter effet-
tuare l’annuale campagna lanci presso il Poligono
Interforze di Salto di Quirra, in quanto essa rap-
presenta il momento addestrativo e valutativo più
elevato, cui la specialità non può rinunciare, pena
la rapida decadenza della «radice» culturale.
I minimi correttivi suindicati ridarebbero fidu-
cia e nuovi stimoli al personale, specialmente in
termini di scolarizzazione, senza la quale è su- Un modello di «cluster» di artiglieria controaerei.
perfluo parlare di professionalità, e fornirebbero
ai Comandanti lo strumento per un calendario
addestrativo qualificante. Il rinnovato slancio Purtroppo a tal riguardo, continuano, di fatto, ad
culturale porrebbe le premesse indispensabili esistere due «mondi» controaerei separati: Scuola
per la gestione, nel prossimo futuro, del nuovo e Reparti Operativi, con dipendenze diverse e, a
sistema d’arma SAMP-T, di prevista introduzione volte, con finalità diverse e non a beneficio della
entro il 2010. Specialità nel suo insieme. Sarebbe altamente au-
spicabile che tra Centro di Addestramento e Speri-
mentazione di Artiglieria Controaerei (CASACA) di
ALCUNE C ONSIDERAZIONI S UL P ROGETTO D I Sabaudia e la Brigata di Artiglieria Controaerei ci
RIORDINO DELLA SPECIALITÀ fosse un’osmosi continua e costante, sia di perso-
nale sia di indirizzi di sviluppo. Ideale sarebbe po-
Il «cluster» realizzato in ambito NATO prevede ter costituire un’unica «bolla» controaerei entro
sistemi controaerei «omologhi» (solo missili a cui racchiudere le due realtà, addestrative e ope-

TECHNE
media/lunga gittata - «Patriot» e «Hawk»), perfet- rative, al fine di avere unicità di comando e quindi
tamente interoperabili ed integrati (trasmissione di obiettivi da raggiungere. Obiettivo «sufficiente»
automatica dei dati), i cui volumi d’azione sono sarebbe quello di poter stabilire un’osmosi di per-
complementari. Il «cluster» della Forza Armata in- sonale dai reparti al Centro, e viceversa, superan-
vece lega sistemi missilistici diversi, «Hawk», do le attuali dipendenze (COMFOTER e Comando
«Skyguard» e «Stinger», rispettivamente SAM, delle Scuole). Il personale «controaerei», per la sua
SHORAD e V-SHORAD. Questa soluzione, com- peculiarità, dovrebbe poter «circolare» liberamente
provata sul terreno e durante i lanci annuali, gra- nell’ambito della Specialità, al fine di non disper-
zie al «cluster» ad interim, pone la Forza Armata dere le esperienze e le professionalità duramente
in posizione di rilievo in ambito europeo. acquisite.
Le attuali e prevedibili future disponibilità finan-
ziarie, tuttavia, pongono un serio interrogativo
sulla realizzabilità in tempi relativamente brevi IL QUADRO DI SVILUPPO FUTURO
dei programmi di ammodernamento previsti dallo
Stato Maggiore. Tali programmi sono, senza dub- L’evoluzione della «Controaerei», come ogni al-
bio, obiettivi quanto mai auspicabili, frutto di nu- tra specialità, dipende da molteplici variabili e in-
merose riunioni di appositi Gruppi di Lavoro di cognite non tutte determinabili. Sicuramente essa
esperti, ma realisticamente improponibili visti gli è legata allo sviluppo della minaccia «aerea», os-
elevati costi. Di contro, sarebbe sufficiente proce- sia proveniente dalla Terza dimensione.
dere speditamente all’allestimento e distribuzione La «minaccia» è un fattore di capacità e d’inten-
dei succitati PC ad interim. In altri termini, è pos- zioni. Mentre le intenzioni, legate alle evoluzioni
sibile realizzare «in proprio» il minimo indispen- politiche, possono cambiare anche rapidamente,
sabile per rendere la Specialità Controaerei al- le capacità si acquisiscono col tempo poiché ri-
l’avanguardia, sia a livello nazionale che europeo. chiedono la disponibilità di risorse umane, tecno-
Unendo le potenzialità del CASACA e quelle della logiche e finanziarie. Tuttavia, la rapidità di svi-
Brigata Controaerei si potrebbero raggiungere ri- luppo e di diffusione delle nuove tecnologie, il lo-
sultati eccezionali. ro basso costo e la semplicità d’uso hanno ridotto

71 - TECHNE
Un radar di acquisizione targets del sistema d’arma rappresentata dai missili balistici è al primo posto
controaerei «Hawk». tra le cosiddette «Armi di Distruzione di Massa»
(WMD - Weapons of Mass Destruction). Proprio
sulla difesa da una simile minaccia - argomento
di molto i «tempi» di acquisizione di tali capacità. di per sé certamente non nuovo in quanto la BMD
Nell’ambito della Terza dimensione, in particola- (Ballistic Missile Defence) risale agli anni 60 -, gli
re, i miglioramenti delle tecnologie relative ai si- USA hanno impostato la loro attuale politica di di-
stemi di guida e di propulsione stanno producen- fesa. La recente ripresa dei lanci del Taepoo-
do una varietà di nuove minacce o varianti più ag- Dong 2, con possibilità di colpire il territorio USA
gressive di quelle esistenti. Ci si riferisce alla da parte della Corea del Nord, e la insistente ri-
grande famiglia di missili balistici, Cruise e so- cerca da parte iraniana di dotarsi di armi nucleari
prattutto agli «UAV» (Unmanned Air Vehicle) e agli e di vettori di lancio a più lungo raggio danno
«Ultraleggeri». Questi ultimi due in particolare, concretezza a tale minaccia.
oltre ai vantaggi succitati (basso costo, semplicità Anche la NATO e i suoi Stati membri, collettiva-
di costruzione ed uso), hanno due caratteristiche mente e singolarmente, stanno muovendo verso il
peculiari: la possibilità di sfuggire ai sensori della dispiegamento di un sistema missilistico di difesa
difesa aerea (1) e l’aumentata capacità di carico stratificato (layered) che protegga, oltre le truppe
utile (chimico e nucleare). Per questo, potranno in sul terreno, anche le principali città e l’intero ter-
futuro costituire l’arsenale dei Paesi più poveri e, ritorio europeo da attacchi condotti con missili
quindi, una seria minaccia specialmente per le balistici (programma ALTBMD - Active Layered
truppe impiegate in Teatri d’operazione, e inoltre Theater Ballistic Missile Defence).
essere usati come vettori privilegiati per azioni L’Italia, in particolare, partecipa ai programmi
terroristiche. MEADS (USA, GE, IT), che sostituirà il sistema mis-
A questo tipo «emergente» di minaccia, quella silistico «Nike» dell’Aeronautica, e FSAF/SAMP-T

TECHNE - 72
Rivista Militare n. 1/2008

(FR, IT), che però al momento possiede solo una smissioni dati sicuri e di Comando e Controllo
«limitata» capacità antimissili balistici. snelli e altamente mobili. In altri termini, il con-
La partecipazione a programmi di sviluppo di cetto di «Controaerei» deve abbandonare la clas-
sistemi d’arma ad altissima tecnologia offre al- sica visione di sistema contro «aerei», per com-
l’Artiglieria Controaerei, ancora una volta, la prendere tutte le possibili minacce «aeree» ovve-
possibilità di emergere, di riavviare il «circolo ro provenienti dall’alto.
virtuoso» del passato, con ricaduta soprattutto In tale ottica si inquadra infatti lo sviluppo dei
in termini di specializzazione del personale sistemi C-RAM (Counter-Rocket, Artillery &
che, a sua volta, rafforzerebbe il senso di ap- Mortar), in grado cioè di contrastare la minaccia
partenenza con riflessi positivi sulla qualità portata da bersagli di piccole dimensioni (razzi,
della vita. Infatti, analizzando i benefici indotti colpi di artiglieria e mortai). Questi ultimi sono,
dal sistema «Hawk», in particolare, appare evi- infatti, armi «ideali» per condurre attacchi in
dente il salto di qualità del personale, in termi- stile guerriglia contro siti fissi, quali aree logi-
ni di scolarizzazione, di professionalizzazione, stiche e basi operative avanzate. La possibilità
di approccio sistematico alla risoluzione dei poi di condurre tali attacchi con cellule di pochi
problemi, di visione unitaria dei problemi ope- uomini, non a diretto contatto, consentono al-
rativi e logistici, e così via. In altri termini, l’in- l’attaccante un’elevata sopravvivenza e una no-
troduzione di nuove tecnologie si traduce sem- tevole possibilità di infliggere perdite, danni e,
pre in un valore aggiunto alla professionalità soprattutto, di incidere sul morale delle truppe.
del personale. Gli USA, a seguito delle notevoli perdite subite
Per questo, l’introduzione in servizio del SAMP-T nel teatro iracheno proprio da attacchi portati
rappresenterà una spinta verso l’alto, un momento da mortai e razzi improvvisati, hanno introdotto
importante per la specialità, che nel rinnovarsi tro- in servizio, come soluzione immediata, la ver-
verà nuovi stimoli «culturali». sione terrestre del sistema


Ma una breve riflessione sul «Phalanx», già impiegato dalla
«dominio» ove opera la Con- ...l’Artiglieria Controaerei Marina.
troaerei, cioè lo spazio aereo,
ci porta a considerare che dal-
dovrebbe essere in grado di piùNeiasimmetrici, futuri conflitti, sempre
sarà proprio la
l’aria provengono la maggior contrastare t utte l e p ossi- minaccia RAM quella che molto
parte delle minacce, portate in bili m inacce p ro o venienti verosimilmente le truppe do-
aggiunta all’ormai «classico» dall’alto


vranno fronteggiare. E questo

TECHNE
aereo. Talché viene da chieder- comporterà necessariamente
si: se un mezzo sul campo di una ristrutturazione delle forze
battaglia fosse colpito dall’alto (colpo di artiglie- di difesa controaerei.
ria, razzo o missile), questa minaccia sarebbe da Capisco che questo significa operare un salto
considerarsi terrestre o aerea? Che differenza ci culturale importante e che, pertanto, ha bisogno
sarebbe, infatti, se il colpo fosse partito da un dei suoi tempi per essere assimilato.
aereo, un elicottero o da una rampa di lancio ter- Bisognerebbe cominciare con il «conoscere» la
restre? Specialità Controaerei, inserendo i moduli con-
Nella recente crisi israelo-palestinese, la minac- troaerei in tutte le esercitazioni di un certo rilievo
cia degli Hezbollah è stata essenzialmente portata a livello Brigata, eliminando gli omissis dagli Or-
da razzi «Katiusha» di raggio pari a 50 km. Mi- dini di Operazione al paragrafo «Fuoco - Terza
naccia aerea, dunque, non contrastata né contra- dimensione». Quando questo è avvenuto, come
stabile dagli attuali sistemi controaerei, ma che con la Brigata «Friuli» durante l’esercitazione
dovrebbe, a mio parere, esserlo. «Forward Challenge 04», i risultati ottenuti sono
In realtà, l’Artiglieria Controaerei, oltre alla sua stati di elevato contenuto tecnico per entrambe le
crescita «verticale», dovrebbe quindi poter specialità.
espandersi in senso «orizzontale», ovvero allar- Una volta che questo rapporto si sarà consoli-
gare le proprie capacità ed essere in grado di dato e con esso la fiducia reciproca, quando la
controbattere tutte le possibili minacce prove- sicurezza dei cieli sarà considerata, oltre ad un
nienti dall’alto. Penso a sistemi missilistici alta- fattore di «deterrenza», un prerequisito indi-
mente manovrabili o cannoni/mitragliere a ele- spensabile al libero movimento delle truppe sul
vatissima celerità di tiro e spolette del tipo AHE- territorio, allora anche la componente «Contro-
AD, ovvero a sistemi in grado di colpire oggetti aerei» sarà presente nelle missioni fuori area al
di ridotte dimensioni. Penso a una rete di sensori pari delle altre e a esse integrata. Al momento,
integrati, in cui anche le informazioni dei radar infatti, sia a livello individuale sia a livello di re-
controfuoco possano essere elaborate e visualiz- parti organici (in particolare il 17° reggimento) i
zate dai sistemi controaerei, a sistemi di tra- «controaerei» sono stati impiegati fuori area non

73 - TECHNE
per la loro specializzazione, ma in qualità di La possibilità di disporre a tutti i livelli di Posti
«augmenties» o al pari di un qualsiasi reggimen- Comando ad interim, già utilizzati con successo
to dell’Arma Base. anche in attività a fuoco, costituirebbe il primo ed
importantissimo passo in tale direzione. Esistono
le potenzialità culturali e tecniche per realizzare,
CONCLUSIONI in proprio e a costi limitati, tali programmi. Inol-
tre, una più stretta collaborazione tra il CASACA e
Con l’introduzione in servizio del sistema missi- la Brigata di Artiglieria Controaerei, ovvero la co-
listico «Hawk», operativo a partire dal 1962, l’Arti- stituzione di un’unica «bolla» controaerei, costi-
glieria Controaerei è stata, per molti anni, la punta tuirebbe un significativo passo in avanti e dareb-
«tecnologicamente» più avanzata dell’Esercito. In- be alla Specialità unicità di intenti. Le numerose
fatti, il sistema si basava su tecnologie a quei tem- capacità già ampiamente espresse dal Centro e
pi d’avanguardia, costituite dal radar, dallo stesso l’esperienza dei reparti operativi unite darebbero
missile e dall’uso diffuso dell’elettronica, ai primi alla Specialità nuovo vigore e fermento culturale,
passi anche nel mondo commerciale. non solo per uno sviluppo in senso «verticale»,
Le unità, in quanto «assegnate fin dal tempo di ma anche «orizzontale».
pace» alla NATO, furono inserite nel dispositivo di L’Artiglieria Controaerei è una risorsa pregiata
difesa aerea NATO, per costituire la famosa «belt», per l’elevatissima tecnologia dei sistemi d’arma
che si sviluppava dal Baltico al Mare Nero e che era e, di conseguenza, per le professionalità richie-
attiva ventiquattrore su ventiquattro (h 24). Le ste e per la tipologia d’impiego. È necessario che
unità controaerei esprimevano un’operatività i controaerei ritornino alla Specialità e che la
«concreta», verificata annualmente attraverso sia stessa cresca in maniera da adeguarsi alle nuove
le valutazioni condotte da parte di team nazionali minacce con una visione più ampia che vada ol-
e NATO sia la campagna lanci tre la visione «classica», fino


presso il Poligono di Capo San ad abbracciare tutta la Terza
Lorenzo, in Sardegna. L’acquisizione d i n uove dimensione. Ciò comporta in-
Il nuovo clima politico più di- capacità, dedicate alla sicu- nanzitutto un salto «cultura-
steso e cooperativo, creatosi a
seguito della caduta del muro di
rezza d elle f orze o peranti le» qualitativo, che già alcuni
Eserciti hanno avviato, indi-
Berlino, ha comportato la revi- sul campo di battaglia, rap- rizzando lo sviluppo verso si-
sione della prontezza operativa presenta l a s fida f utura stemi denominati C-RAM, in
delle unità controaerei. Di con- della Specialità...


grado cioè di contrastare la
seguenza, per venire incontro minaccia proveniente da ber-
alle esigenze di riduzione delle sagli di piccole dimensioni.
spese, è stata limitata al minimo la presenza del Questa nuova minaccia, già apparsa nel teatro
personale sui siti e sono state ridotte o cancellate iracheno e nel recente conflitto israelo-palesti-
le esercitazioni in aree addestrative, segnando di nese, caratterizzerà i futuri conflitti, sempre più
fatto la lenta perdita della preparazione tecnico- marcatamente asimmetrici.
professionale e quindi della «cultura» controaerei. L’acquisizione di nuove capacità, dedicate alla
L’attentato terroristico dell’11 settembre 2001 sicurezza delle forze operanti sul campo di batta-
ha però riproposto con forza la sicurezza dei cieli glia, rappresenta la sfida futura della Specialità
e, quindi, la necessità di disporre di uno strumen- Controaerei, ma soprattutto un’opportunità per
to efficace ed efficiente. Lo testimoniano le nu- svolgere un ruolo visibilmente attivo nell’ambito
merose occasioni in cui la Specialità è stata chia- della Forza Armata.
mata a contribuire alla copertura dello spazio ae-
reo durante i «grandi eventi». Vito Di Ventura
Il «progetto di riordino della Specialità» ha per- Generale di Brigata,
fettamente delineato la futura struttura e i conse- Comandante del Centro Addestramento e
guenti programmi approvvigionativi. Tuttavia, Sperimentazione di Artiglieria Controaerei
realisticamente occorre prendere atto che le scar-
se risorse finanziarie difficilmente renderanno tali
programmi attuabili nella stessa misura e nella NOTA
tempistica oggi prevista. Sicuramente l’introdu-
zione del nuovo sistema d’arma SAMP-T porterà (1) Molti radar, per evitare di essere sovraccaricati da
nuovo entusiasmo. Ma per meglio cogliere tali echi di ritorno, eliminano i segnali provenienti da siste-
frutti è necessario avviare sin d’ora un serio pro- mi a bassa velocità e, di conseguenza, un elevato nu-
gramma di recupero della «scolarizzazione», in mero di velivoli cosiddetti «lenti» (sotto gli 80 nodi)
grado di dare al personale la giusta motivazione. viene ignorato, ovvero non considerato «target».

TECHNE - 74
P
TECHNE

IL PROGETTO
«FANTERIA FUTURA»
IL PROGETTO «FANTERIA FUTURA»
Un processo evolutivo ritenuto necessario per concludere il lungo percorso intrapreso dal nostro Esercito per
trasformarsi in strumento proiettabile nei diversi scenari di crisi in ogni angolo del pianeta.

Il Progetto «Fanteria Futura», elaborato dallo


Stato Maggiore dell’Esercito, è finalizzato a de-
lineare le esigenze operative e le soluzioni or-
ganizzative indispensabili per l’ammoderna-
mento dei reggimenti di fanteria (nella configu- disponibilità di elementi di supporto alla mano-
razione leggera, media e pesante), sfruttando vra sin dai minimi livelli; introduzione in servi-
sinergicamente gli adeguamenti organici, i zio di nuovi mezzi, materiali, armi e sistemi
mezzi di recente acquisizione, i nuovi equipag- d’arma.
giamenti e i sistemi per la digitalizzazione della
funzione di Comando e Controllo. Si basa su tre La squadra fucilieri
capisaldi concettuali: composizione della squa-
dra fucilieri, da articolare su nove/dieci uomini; La soluzione ordinativa prefigurata dal pro-

TECHNE - 78
Rivista Militare n. 1/2008

prevede la disponibilità di elementi di supporto


alla manovra sin dai minimi livelli ordinativi. In
particolare, il plotone fucilieri disporrà di lan-
ciagranate da 40 mm e «Panzerfaust» (nella
squadra fucilieri) e mortai da 60 mm e «tiratori
esperti» (nella squadra supporto alla manovra);
la compagnia fucilieri di mortai da 81 mm e si-
stemi d’arma controcarri a media gittata (nel
plotone supporto alla manovra); il battaglione di
mortai da 120 mm, sistemi d’arma controcarri a
lunga gittata, nonché, capacità esplorante e «ti-
ratori scelti».

I nuovi mezzi, armi e materiali

Le potenzialità offerte dai nuovi assetti, impri-


mendo un forte incremento delle capacità espri-
mibili, rendono la fanteria uno strumento tec-
nologicamente evoluto ed in grado di essere
impiegato con successo negli odierni Teatri
Operativi.
In considerazione della contingente disponibi-
lità di materiali, fortemente condizionata dalle

TECHNE
In apertura.
Una squadra fucilieri alpini con un BV 206 S.

getto deriva dalla necessità di conferire alla


squadra la capacità di sviluppare azioni su due
gruppi di fuoco omogenei e di assolvere com-
piti che prevedono un impiego protratto nel
tempo. L’irrobustimento della squadra fucilieri,
inoltre, è finalizzato a uniformarsi al modello
adottato dagli Eserciti dei principali Paesi alleati
e a garantire l’interoperabilità tra pedine delle
minori unità.

Il supporto alla manovra

Al fine di conferire allo strumento elevata po-


tenza di fuoco, flessibilità d’impiego ed autono-
mia nell’erogazione degli effetti, il progetto

79 - TECHNE
Sopra.
Un VBL 6x6 «Puma».
A sinistra.
Alcuni VM-90.
A destra.
Un VTLM «Lince».

limitate risorse finanziarie assegnate alla Forza


Armata, si è reso necessario procedere alla spe-
rimentazione del progetto per fasi successive.
Inoltre, nell’effettuazione della sperimentazione
si è dovuto tener conto delle notevoli limitazio-
ni, per lo più di natura strutturale, presentate
dai veicoli e dai materiali che in molti casi risul-
tano sviluppati/acquisiti in periodi precedenti
alla definizione del progetto «Fanteria Futura» e,
quindi, non sempre completamente rispondenti
alle esigenze dell’unità dell’Arma base del pros-
simo futuro.
Tali limitazioni costituiscono vere e proprie cri-
ticità cui è stato necessario porre rimedio con

TECHNE - 80
Rivista Militare n. 1/2008

TECHNE
provvedimenti di circostanza sperimentazione
durante.

LA SPERIMENTAZIONE PER FASI SUCCESSIVE

Prima fase

La prima fase di sperimentazione ha avuto lo


scopo di validare le «linee guida» del progetto.
L’attività è stata condotta nel periodo febbraio-
giugno 2005, sotto la responsabilità della Scuo-
la di Fanteria che ha impiegato le minori unità
ricevute in concorso dal 7° reggimento bersa-
glieri. La sperimentazione è stata condotta
presso il suddetto istituto e le annesse aree ad-
destrative, e si è conclusa con una esercitazione
a fuoco di complesso minore presso il poligono
di Monteromano.

81 - TECHNE
Sopra.
Un VCC «Dardo».
Sotto.
Un BV 206 S.

La positiva conclusione dell’attività e la conse-


guente validazione delle linee guida generali del
progetto, ha indotto lo Stato Maggiore dell’Eserci-
to ad emanare le disposizioni di dettaglio per il

TECHNE - 82
Rivista Militare n. 1/2008

designato a fornire le minori unità con cui con-


durre l’attività.
Tale fase si è sviluppata con lo svolgimento di
alcune significative attività tattiche, quali: «movi-
mento in lontananza dal nemico»; «attraversa-
mento di aree pericolose»; «brevi soste»; «reazio-
ne al contatto e neutralizzazione dell’obiettivo»;
«reazione al contatto e attacco speditivo»; «con-
dotta di un attacco sistematico».
Dallo svolgimento di tali atti tattici sono
emersi utili ammaestramenti. Per esempio, la
sperimentazione ha posto in evidenza che al-
l’atto dell’appiedamento il plotone deve essere
riarticolato su 2 sezioni, ognuna su una squadra
fucilieri da 8 uomini (2 gruppi di fuoco da 4), un
nucleo Comando/Supporto e 2 basi mobili di
fuoco su «Dardo» (figura 1 e 2).

TERZA FASE

La terza fase della sperimentazione ha avuto


lo scopo di testare fino al livello complesso

TECHNE
prosieguo della sperimentazione. Tale ulteriore
percorso di sperimentazione è stato però mirato
alla validazione di elementi specifici (sebbene li-
mitati a poche componenti) al fine di procedere
speditamente all’avvio del riordino (graduale) del-
le minori unità dei reggimenti di fanteria. Ciò nel-
la considerazione che proprio tale «modus ope-
randi» è l’unico in grado di garantire, sebbene
procedendo per «piccoli passi», l’implementazio-
ne del progetto.

SECONDA FASE

La seconda fase della sperimentazione ha avu-


to lo scopo di testare fino al livello complesso
minore i nuovi organici ed i materiali previsti dal
Progetto per la componente fanteria pesante su
VCC «Dardo». L’attività si è sviluppata adottando
procedure tecnico-tattiche elaborate, in bozza,
dalla Scuola di Fanteria che ha distaccato un Uf-
ficiale di collegamento ed ha impiegato un team
di verifica presso l’11° reggimento bersaglieri,

83 - TECHNE
Fig. 1

minore i nuovi organici ed i materiali previsti rate in bozza dalla Scuola di Fanteria che ha
dal Progetto «Fanteria Futura» per la compo- impiegato un Ufficiale di collegamento ed un
nente fanteria leggera sul VBL «PUMA», /BV team di verifica presso il 3° reggimento alpini,
206 S. Anche in questa circostanza le procedu- designato a fornire le minori unità con cui
re tecnico-tattiche adottate sono state elabo- condurre l’attività.

TECHNE - 84
Rivista Militare n. 1/2008

Fig. 2

TECHNE

Analogamente alla fase descritta in prece- neutralizzazione dell’obiettivo»; «reazione al


denza, lo svolgimento di alcune significative contatto e attacco speditivo»; «condotta di un
attività tattiche («movimento in lontananza dal attacco sistematico») ha permesso di indivi-
nemico»; «attraversamento di aree pericolo- duare i «punti di forza» e le «possibili vulne-
se»; «brevi soste»; «reazione al contatto e rabilità».

85 - TECHNE
sario per la completa trasformazione del nostro
Esercito, in uno strumento proiettabile nei di-
versi scenari di crisi, potendo disporre di unità
di Fanteria, «Arma base» per eccellenza, sempre
più efficaci ed efficienti.

Giuseppe Impellizzeri
Colonnello,
Comandante del 1° reggimento di Manovra

CONCLUSIONI

La condotta della 2a e 3a fase della sperimen-


tazione del Progetto «Fanteria Futura» ha con-
fermato la sostanziale validità delle soluzioni
adottate, per quanto attiene: la composizione ed
articolazione delle compagnie fucilieri; i proce-
dimenti tecnici tattici per le minori unità di fan-
teria; i veicoli, sistemi d’arma, apparati delle tra-
smissioni, materiali ed equipaggiamenti di pre-
visto impiego. Ciò ha consentito l’implementa-
zione del 1° passo del progetto. Sono state in-
fatti emanate le Tabelle Organiche dei reggi-
menti di fanteria, nelle configurazioni «pesante»
e «alpini», che prevedono, per la compagnia fu-
cilieri la soppressione di un plotone fucilieri, il
potenziamento della squadra fucilieri e l’intro-
duzione nel plotone fucilieri della squadra sup-
porto alla manovra.
Per quanto riguarda gli aspetti formativi ed ad-
destrativi, l’attività ha posto in evidenza l’assoluta
opportunità di incrementare la preparazione spe-
cifica dei Comandanti di squadra, plotone e com-
pagnia. Ciò tenuto conto della vastissima gamma
di sistemi d’arma ed apparati da gestire e del di-
versificato campo d’impiego delle minori unità in
ambiente War e CRO.
Al momento si sono concluse la 4a e la 5a fase
della sperimentazione relative al plotone esplo-
ratori e alla squadra tiratori scelti che sono state
condotte dal 1° rgt.b. e dal 9° rgt.alp..
È ovvio che la via da percorrere, per l’ottimale
riordino dei reggimenti di fanteria, sarà lunga
ed ovviamente condizionata dalle risorse che
saranno disponibili per la Forza Armata. Per
contro, il processo evolutivo previsto dal pro-
getto «Fanteria Futura» è assolutamente neces-

TECHNE - 86
P
TECHNE
AFGHANISTAN
OPERAZIONE
UNIFIED VENTURE
AFGHANISTAN

OPERAZIONE UNIFIED VENTURE


La Task Force «Nibbio» ha svolto, nelle infide vallate al confine con il Pakistan, una brillante operazione vol-
ta a neutralizzare formazioni terroristiche e a creare condizioni di sicurezza e stabilità.
Dal racconto di uno dei protagonisti si evince la straordinaria professionalità dei nostri militari impegnati
per la prima volta in un eliassalto in ambiente operativo.

Nell’ambito dell’operazione Enduring Freedom Comando americano (1a Brigata 504th PIR della 82a
l’Italia ha schierato un contingente di circa 1 000 Divisione paracadutisti), congiuntamente a reparti
uomini e donne nel sud est dell’Afghanistan appartenenti al 504th PIR (Parachute Infantry Regi-
(Khowst), assumendo la responsabilità del con- ment) e all’Esercito Nazionale Afghano (ANA - Af-
trollo della provincia di Paktia, al confine con il ghan National Army).
Pakistan, per il periodo dal 15 marzo al 15 set- Per la prima volta un’unità dell’Esercito Italiano
tembre 2003. (a livello complesso) ha effettuato un’operazione
Tale contingente, denominato «Nibbio», era ar- di eliassalto in un ambiente operativo ostile.
ticolato in due aliquote: «Nibbio 1», su base 9° La Valle di Bermel, sita nella provincia di Pakti-
reggimento alpini, e «Nibbio 2», su base 187° ka, è lunga circa 40 km, con una quota media di
reggimento paracadutisti. Il suo compito era di oltre 2 200 metri. Corre con andamento nord-
concorrere, con reparti di altri Paesi della Coali- sud, parallelo al confine con il Pakistan, nel cuore
zione, alla neutralizzazione delle formazioni ter- di quella fascia di territorio conosciuta come area
roristiche, delle loro possibili basi logistiche e dei tribale, dove le entità nazionali non sono che un
centri di reclutamento ancora presenti nell’area di concetto astratto per le popolazioni nomadi di et-
propria responsabilità, al fine di creare le condi- nia pasthun, che da secoli occupano la regione,
zioni di sicurezza e stabilità necessarie alla rico- essenzialmente con elementi appartenenti alla tri-
stituzione dell’ordinamento afghano. bù dei waziri. La valle, a monte, si immette nel
Tra le varie operazioni svolte dagli alpini di Pakistan, mentre, dalla parte opposta, sfocia in un
«Nibbio 1», la più significativa è stata senza dub- pianoro, il cui villaggio principale Shkin ospita nei
bio l’operazione Unified Venture, condotta dal 1° suoi pressi l’avamposto più pericoloso della Coa-
al 4 maggio del 2003 nella Valle di Bermel, al lizione: nel solo mese di aprile 2003 aveva subito
confine con il Pakistan. più di 10 attacchi effettuati con lancio di razzi
Questa operazione è stata la prima condotta da (37), colpi di mortaio (27) ed imboscate (2), che
unità italiane integrate in un dispositivo sotto il avevano provocato tra le sole forze statunitensi 3
morti e 6 feriti.
L’operazione, concepita dal Comando della 1 a
Brigata di stanza a Kandahar (Task Force Devil),
alla cui dipendenza si trovava la Task Force «Nib-
bio» (formata in prevalenza dall’aliquota del con-
tingente «Nibbio» distaccata a Khowst), aveva co-
me scopo quello di negare la libertà di movimento
agli elementi ostili denominati ACM (Anti Coalition

In apertura.
Il controllo dei sentieri presso il confine pachistano rap-
presentava un fattore determinante per il successo del-
l’operazione.
A sinistra.
L’intento del Comandante per l’operazione «Unified
Venture».

TECHNE - 90
Rivista Militare n. 1/2008

L’attività di Rock Drill effettuata presso il Comando a re attività di perquisizione/perlustrazione se ne-


Kandahar.

TECHNE
cessario.
Di seguito verrà illustrato lo svolgimento del-
Militia), riaffermare la presenza della coalizione e l’operazione dalla sua pianificazione (effettuata in
di un’autorità governativa centrale, mediante l’im- inglese e con le procedure in uso presso la Task
piego di unità dell’Esercito afghano specialmente Force Devil), alla fase di condotta, fino agli am-
nelle attività a contatto con la popolazione, in mo- maestramenti tratti da questa attività.
do da promuoverne un’immagine positiva. Il 21 aprile era giunto al Comando di «Nibbio»,
Alla componente italiana destinata a partecipare dislocato presso la FOB (1) (Forward Operating
all’operazione è stato, quindi, Base), chiamata dai nostri pre-


affidato il compito principale di decessori (3-504 PIR) «Saler-
occupare la testata della valle I l c ompito a ssegnato a l no» in ricordo di una delle lo-
per effettuare delle «blocking Contingente era di concor- calità dove avevano combattu-
position» con lo scopo di «sigil- rere, c on r eparti d i a ltri to durante la Seconda guerra
larla» nel periodo in cui le altre
unità della 1a Brigata operavano
Paesi della Coalizione e, alla mondiale, il primo preavviso
per questa operazione.
dal fondovalle, per impedire neutralizzazione delle for- A grandi linee veniva richie-
l’eventuale fuga di elementi mazioni terroristiche, delle sto l’impiego di un reparto
ostili verso il Pakistan. Si tratta- loro p ossibili b asi l ogisti- composto da due compagnie
va in sostanza della realizza- che e dei centri di recluta- r i n f o r z a t e c o n u n p l o t o n e
zione del classico schema «in- mento... mortai pesanti e da assetti va-
cudine e martello». Altri compiti
sussidiari assegnati prevedeva-
no l’effettuazione di presa contatto e conoscenza
” ri, a cui doveva aggiungersi
una compagnia dell’ANA, con
il compito di bloccare la valle all’altezza dell’abi-
della popolazione e autorità locali, specificata- tato di Marghah, mediante una manovra a tena-
mente nei confronti del villaggio di Marghah (de- glia che prevedeva di arrivare divisi in due ali-
nominato in codice obiettivo Deer) impiegando il quote. La prima destinata ad infiltrarsi via terra
personale dell’ANA, e il tenersi pronti ad effettua- impiegando la tecnica dei GAC (2) (Ground As-

91 - TECHNE
Joint Task Force 82) di Bagram ed elementi delle
Forze Speciali americane, per un totale di 293 mi-
litari, 4 interpreti e due cani lupo del team EOD.
Il 26 aprile arrivò dal Comando superiore l’ordi-
ne di operazione.
Il giorno seguente venne convocato a Kandahar
il rapporto finale, in cui fu illustrato da parte del
Comando della 1a Brigata l’ordine di operazione,
e a cui parteciparono sia i Comandanti dei tre
Gruppi Tattici, che gli elementi del Comando
coinvolti nella gestione dell’operazione.
Il giorno 28 venne effettuata l’attività del Rock
Drill dove, davanti ad un plastico di circostanza
della zona, i Comandanti dei tre settori in cui era
stata divisa la valle riepilogarono al Comandante
della 1a Brigata gli ordini che avevano ricevuto e le
L’area d’operazioni nella quale sono evidenziate le più modalità con cui intendevano assolvere il compito.
probabili azioni del nemico. Il 29, al rientro sulla FOB «Salerno», furono dira-
mati gli ultimi ordini ricevuti e venne preparato il
briefing finale per il Comandante di «Nibbio» con la
sault Convoy) e la seconda tramite un eliassalto partecipazione di tutto il personale fino a livello Co-
condotto con l’ausilio di elicotteri CH 47 «Chino- mandante di plotone, team e distaccamento. Du-
ok», UH 60 «Black Hawk» e AH 64 «Apache». rante il briefing si analizzarono tutti gli argomenti
Sulla base di questi elementi relativi all’operazione, quali ad


iniziò una fase di pianificazione esempio le modalità di condot-
che, oltre all’attività di raccolta Sulla base di questi ele- ta, le attività ostili nell’area e,
informazioni, prevedeva anche menti i niziò u na f ase d i lungo l’itinerario, le foto satelli-
la scelta degli assetti del Con-
tingente da impiegare per l’as-
pianificazione che prevede- tari disponibili e le zone minate
conosciute, le condizioni meteo
solvimento dell’operazione, al va anche la scelta degli as- previste e la loro influenza sulle
fine di poter preavvisare il per- setti d el C ontingente d a operazioni (le oscillazioni gior-
sonale destinato a parteciparvi. impiegare p er l ’assolvi - no/notte della temperatura era-


Vennero, quindi, scelte le se- mento dell’operazione... no dell’ordine di 30° centigradi,
guenti unità: la 2 a compagnia e il fatto che vi fosse la luna
ranger del battaglione alpini nuova consentiva di sfruttare al
paracadutisti «M. Cervino», la 108a compagnia fu- meglio la nostra superiorità tecnologica grazie al-
cilieri del battaglione alpini «L’Aquila», 1 plotone l’impiego dei visori notturni), il supporto di fuoco
mortai della 119a compagnia, 1 squadra contro sia aereo che terrestre disponibile, comprese le CAS
carri della 264a compagnia del medesimo reparto (Close Air Support) pianificate, le varie disposizioni
(il battaglione «L’Aquila» inquadrato nel 9° reggi- logistiche inerenti a cibo, acqua e munizioni, le atti-
mento alpini costituiva la principale componente vità per recuperi e sgomberi, l’evacuazione sanita-
di manovra del contingente «Nibbio 1»), un team ria, le procedure per le trasmissioni e le modalità di
di tiratori scelti del plotone alpieri del 9° reggi-
mento alpini, 1 team del Genio con capacità cino-
file, 1 distaccamento del 185° RAO (Reggimento
Acquisizione Obiettivi), 1 distaccamento di Incur-
sori del 9° «Col Moschin», 1 squadra di carabinieri
paracadutisti, elementi per il servizio sanitario ed
elementi del Comando per le attività di: acquisi-
zione informazioni, CIMIC (Civil Military Coopera-
tion). A queste componenti di nazionalità italiana,
si aggiunsero una compagnia del 2° battaglione
dell’ANA, il team di collegamento della 1a Brigata,
il Combat Camera team del CJTF 82 (Combined

Foto satellitare dell’area d’operazioni indicante le zone


di atterraggio individuate e la rotta del GAC.

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Rivista Militare n. 1/2008

Il GAC in movimento tra le FOB di Khowst e Orgun. le block position per bloccare e controllare tutte le

TECHNE
persone, mezzi e animali in transito lungo l’unica
strada (in realtà il letto quasi asciutto di un fiume);
coordinamento e tutto quanto necessario per un controllare i sentieri che screstano in direzione del
operazione così complessa. Pakistan, rendendo quindi attivo il dispositivo per
In sostanza, il piano prevedeva che l’aliquota almeno 36 ore. Trascorso tale tempo e ricevutane
terrestre (134 uomini) con un GAC di due giorni autorizzazione, una volta effettuato il reimbarco
giungesse sull’obiettivo il 2 maggio alle 05.30 Z dell’aliquota eliportata, il GAC sarebbe rientrato
(l’orario usato convenzionalmente da tutta la coa- alla FB di Orgun per rifornirsi di nuovo, ritornando
lizione fa riferimento al meridiano internazionale definitivamente a Khowst il 4 maggio.
di Greenwich, appartenente al fuso Z, pari a una L’aliquota eliportata, tramite elicotteri «Chinook»
differenza sull’ora locale di - 4,5 ore, per cui si e «Black Hawk», doveva rafforzare il dispositivo,
trattava delle 10.00). decollando il 2 maggio dalla base di «Nibbio» e,
A circa 2/3 del percorso (la distanza tra Khowst con unica «mandata», raggiungere la zona traspor-
e l’obiettivo è di circa 200 km, di cui i primi 10 tando le armi pesanti, (mortai «Thomson Brandt»
percorribili su strada asfaltata e i restanti su piste da 120 mm destinati a fornire la copertura di fuoco
e letti di fiumi, non sempre in secca), presso la FB al dispositivo e operare se necessario a favore degli
(3) (Fire Base) di Orgun si sarebbe provveduto a ri- altri due gruppi tattici più a valle), posizionarsi con
pianare i consumi di carburante, acqua e cibo, le truppe sulle alture in direzione del versante pa-
controllare i mezzi e il materiale, e il personale chistano per interdire le possibilità di fuga o di in-
avrebbe potuto pernottare in un’area di attesa ab- filtrazione da parte di elementi ostili e, al termine
bastanza sicura. Da qui, prima dell’alba, la colon- dell’operazione, reimbarcarsi per rientrare sulla
na sarebbe ripartita per giungere sull’obiettivo FOB «Salerno».
mezz’ora prima dell’arrivo dell’aliquota eliportata, Il 30 aprile è stato destinato all’approntamento
al fine di: rendere sicure le zone di atterraggio per delle armi (mortai da 120 mm «Thomson Brandt»
gli elicotteri con una bonifica speditiva da parte RT - F1 al loro primo impiego operativo e da 60
dell’aliquota del Genio con capacità EOD (Explosi- mm, lanciamissili «Milan», lanciarazzi «Panzer-
ve Ordinance Disposal); cominciare ad impiantare faust», mitragliatrici «Browning» cal. 12,7, Mg

93 - TECHNE
L’arrivo della seconda «ondata» sulla landing zone te le problematiche che richiedevano una decisione
«Rooster». da parte del Comandante di «Nibbio».
Il GAC alla guida del Comandante di battaglione
comprendeva 2 «VAV» (Veicoli Armati Veloci), 1
42/59, «Minimi», fucili «Barrett» cal. 12,7, «Sako» «HMMWV» (High Mobility Multi-Purpose Wheeled
ca.l. 338 «Lapua Magnum», «Colt M4» e «Ar 70/90» Vehicle) e 20 «VM 90 T» (Veicoli Multiruolo). Era
in cal. 5.56, «Spas 15» in cal. 12, lanciagranate da composto dalla 2a compagnia ranger, 1 distacca-
40 mm «M203» e «Mk 19», pistole mitragliatrici mento del RAO per fornire la presenza del FAC
«MP 5». Inoltre, ogni militare era equipaggiato con 2 (Forward Air Controller) alla colonna, 1 distacca-
bombe a mano «OD 82» e 10 serbatoi da 30 colpi) e mento di Incursori del 9° «Col Moschin» equipag-
dei mezzi del GAC i cui veicoli, sulla base delle ope- giato con «VAV» incaricati di effettuare da punta
razioni precedenti, vennero condizionati per affron- esplorante e da QRF (Quick Reaction Force) a di-
tare l’operazione privandoli delle strutture ingom- sposizione del Comandante del Gruppo Tattico
branti, modificando la posizione di alcune compo- (ciò anche grazie all’elevata mobilità dei loro
nenti e creando, grazie alle griglie degli «Hesco Ba- mezzi e alla potenza di fuoco esprimibile in virtù
stion» (gabbioni metallici che riempiti di materiale anche della presenza di lanciagranate automatici
inerte vengono utilizzati per creare dei ripari), delle «MK 19»), 1 squadra controcarri con 2 lanciatori
strutture ad hoc, come ad esempio griglie per im- «Milan», 1 squadra di tiratori scelti, elementi del
pedire il lancio di ordigni all’interno dei veicoli, Genio con capacità EOD, le componenti S2, CIMIC,
supporti per armi, quali ad esempio i «Panzerfaust», sanità e MP (Military Police), il team di collega-
o degli indispensabili contenitori per i materiali di mento USA della 1a Brigata, il Combat Camera e
scorta come munizioni, acqua, carburante, viveri. gli interpreti afghani, per un totale di 134 militari.
La mattina del 30 venne effettuato dal Coman- Il gruppo elitrasportato, invece, era costituito
dante del battaglione «L’Aquila», (destinato a co- dalla 108a compagnia fucilieri alpini, 1 plotone
mandare il «Gruppo Tattico» durante l’operazione) il mortai da 120 mm, 1 nucleo cinofilo EOD, 1 di-
Back Brief al Comandante di «Nibbio», con il quale si staccamento acquisizione obiettivi, 1 compagnia
illustrarono le modalità con cui si intendeva assol- del 2° battaglione ANA, elementi delle Forze Spe-
vere al compito e articolare le forze per il consegui- ciali USA, il tutto sotto la responsabilità del Co-
mento della missione. Si evidenziarono, inoltre, tut- mandante della 108a compagnia.

TECHNE - 94
Rivista Militare n. 1/2008

Per effettuare l’eliassalto il gruppo disponeva di L’aliquota destinata all’eliassalto continuava nel
8 elicotteri da trasporto, 4 CH 47 «Chinook», 4 UH frattempo i preparativi e l’amalgama con il perso-
60 «Black Hawk» e 2 elicotteri d’attacco AH 64 nale dell’ANA.
«Apache». Alle 05.30 del 2 maggio il GAC riprese il movi-
Il pomeriggio venne effettuato un veloce Rock mento per raggiungere l’obiettivo, affrontando un
Drill alla presenza anche del personale dell’ANA e itinerario sconosciuto (se non dal punto di vista
delle Forze Speciali americane. cartaceo) dirigendosi verso Marghah. Dopo circa
La sera del 30 venne effettuato il GO-NO GO un’ora, un veicolo VM palesò problemi di carbura-
briefing (ultimo briefing del processo decisionale a zione che lo rallentavano notevolmente. Venti mi-
seguito del quale il Comandante decide se dare o nuti dopo un altro VM lamentò lo stesso problema
meno l’avvio all’operazione) in cui si ricevettero le (probabilmente dovuto alla cattiva qualità del car-
ultime informazioni disponibili, in special modo re- burante fornitoci per i rabbocchi effettuati la sera
lativamente all’intelligence e alle condizioni meteo, precedente presso la Fire Base). Dopo ulteriori 10
e il Comandante di «Nibbio» venne informato sul minuti il primo mezzo si fermava del tutto. Ciò in-
livello di approntamento rag- dusse il Comandante del GAC a


giunto da parte delle unità da far ripiegare tre VM sulla base
impiegare. Al termine del brie- Per effettuare l’eliassalto di Orgun (di questi uno era a
fing venne dato l’ordine di pro- il g ruppo d isponeva d i 8 traino). Di conseguenza la forza
cedere con l’operazione.
Alle 00.30 Z del 1° maggio il
elicotteri da trasporto, 4 CH del convoglio si ridusse di una
ventina di uomini, tutti apparte-
GAC partì in direzione Orgun, 47 « Chinook», 4 U H 6 0 nenti alla Compagnia ranger .
percorrendo 140 km in 10 ore «Black Hawk» e 2 elicotteri Dopo mezzora si incontrò un
senza particolari inconvenienti d’attacco AH 64 «Apache»


ostacolo lungo l’itinerario
anche perché l’itinerario era già (l’unico indicato dalla cartogra-
noto, in quanto effettuato la fia): una tubazione dentro una
settimana precedente durante l’operazione gola impediva il passaggio ai VM, un ostacolo non
«Spring» (destinata a scortare un radar controfuo- rilevato dall’esame delle foto satellitari del traccia-
co fino alla FB di Shkin). Per i primi 13 km e gli to. Si dovette, quindi, modificare l’itinerario «sul
ultimi 10, il convoglio potè usufruire della coper- tamburo» per cercare una pista alternativa (ovvia-
tura fornita dalle Fire Base della FOB «Salerno» e mente non segnata sulle carte) inviando le VAV in
di Orgun. Inoltre il GAC ricevette la copertura da avanscoperta. Ciò comportò un ritardo nel previsto

TECHNE
parte di una coppia di cacciabombardieri A-10 arrivo sul target, il che significava l’impossibilità di
per due ore. La finestra oraria per la copertura bonificare e mettere in sicurezza la LZ (Landing
venne richiesta calcolando in anticipo il tempo di Zone) prescelta, evento che venne comunicato al
attraversamento dell’area più pericolosa lungo Comando superiore per sapere se l’eliassalto sa-
l’itinerario da parte del GAC (le CAS erano co- rebbe stato eventualmente ritardato. Si ricevette
munque disponibili su chiamata entro 30 minuti, però conferma che il piano procedeva come piani-
così come lo sgombero sanitario). L’attività di ficato. Il GAC riuscì, comunque, a trovare un pas-
«ombreggiamento» effettuata dagli A-10 oltre ad
avere il vantaggio di funzionare da deterrente,
permetteva di ricevere informazioni, con un paio
di chilometri di preavviso, sui veicoli che avrem-
mo incrociato o su assembramenti di persone
lungo la strada e sulle creste della valle che sta-
vamo percorrendo. Arrivati alla FB, si provvide,
come pianificato, a ripianare i carburanti, control-
lare gli automezzi, consumare il pasto e a siste-
marsi nei bivybag (specie di tende monoposto, ri-
sultate uno dei migliori equipaggiamenti adottati
per il Contingente «Nibbio»). La notte, decisa-
mente fredda a causa dell’altitudine, oltre 2 400
m, e del forte vento (tale da strappare i tiranti
delle tende approntate dagli americani), trascorse
relativamente tranquilla.

Un posto di osservazione e controllo delle vie di fuga


verso il Pakistan.

95 - TECHNE
prese la decisione che, per il reimbarco del perso-
nale, la LZ doveva essere spostata nel fondovalle.
Con tutte le pedine sull’obiettivo, si procedette
a realizzare sull’unica strada che coincideva con il
greto di un torrente parzialmente asciutto una
block position , composta da un plotone della
108a compagnia, la squadra controcarri, gli ele-
menti del Genio e i tiratori scelti.
Si iniziò l’attività di Team Village per dare visibi-
lità al personale dell’Esercito afghano, per racco-
gliere informazioni e conoscere la situazione in
quella parte della regione e sentire le necessità
relativamente alle possibili attività CIMIC. Questa
attività fu condotta da un plotone ranger, un plo-
tone dell’Esercito afghano, le componenti S2, CI-
MIC, sanità e MP presenti.
Riproduzione 3-D della Bermel Valley. Con i due rimanenti plotoni afghani vennero oc-
cupate due quote poste sul versante che guarda
verso il Pakistan, allo scopo di interdire il movi-
saggio e a giungere sulla block position con 5 mi- mento lungo i sentieri diretti verso questo Paese.
nuti di anticipo sull’eliassalto (06.00 Z) e, con una Si realizzò all’altezza della LZ (3 km più a monte
sua aliquota, a giungere sulla LZ praticamente in rispetto alla block position) una base di fuoco con
contemporanea all’eliassalto, non in tempo per bo- i mortai disponibili e, con i rimanenti due plotoni,
nificare l’area, ma in tempo per si provvide ad assicurare la


mettere in sicurezza almeno un protezione alla base di fuoco e
lato della LZ e dare le prime Con un plotone ranger è a creare una cornice di sicu-
istruzioni per adattare quanto stata effettuata un’attività di rezza alle spalle del dispositi-
pianificato con le reali condizioni pattugliamento motorizzato vo della block position.
del terreno. Con un plotone ranger venne
Con i «Black Hawk» giunsero i
e di posti di blo occo tempo- effettuata un’attività di pattu-
mortai da 120 mm, e un proble- ranei d estinati a i nterdire gliamento motorizzato e di
ma che emerse fin da subito fu eventuali movimenti diretti posti di blocco temporanei de-
che la LZ scelta dal Comando verso l’interno del Paese e stinati a interdire eventuali
della Brigata (nome in codice verso o il confine movimenti diretti verso l’inter-
Rooster), che nelle foto satellita-
ri appariva come un pianoro
ideale, era in realtà ciò che rimaneva della morena
” no del Paese e verso il confine.
L’attività si svolse, come
programmato, senza particolari incidenti. Si rice-
di un ghiacciaio caratterizzata da rocce che ren- vette, altresì, comunicazione che, per il buon esi-
devano difficoltoso lo schieramento dei mortai. to delle operazioni condotte dagli altri due batta-
Il Comandante della 1a Brigata, giunto sul posto glioni, l’attività sarebbe terminata con 8 ore di
per un sopralluogo, resosi conto della situazione, anticipo.
Un unico inconveniente si presentò all’imbruni-
re: personale della cellula S2 (informazioni) co-
municò che da informazioni raccolte tramite
l’ANA elementi anti coalizione, al nostro arrivo, si
erano riuniti, in un luogo non identificato, con i
maggiorenti dei villaggi vicini per decidere se at-
taccare quella notte stessa, tenderci una imbo-
scata sulla via del ritorno o lasciarci andare.
Di ciò veniva prontamente informato il Comando
superiore e il Comandante della 108a compagnia
responsabile per la sicurezza della base di fuoco.
Dal Comando superiore si ottenne la copertura ad
hoc di due elicotteri da attacco «Apache» per il

Una postazione «Minimi» a controllo delle creste circo-


stanti.

TECHNE - 96
Rivista Militare n. 1/2008

Una fase dell’eliassalto. 30 km dalla base e si dovette, quindi, procedere


con il mezzo a rimorchio ad una velocità ancora
più ridotta.

TECHNE
tragitto del GAC verso Orgun. La sera del 4 maggio tutte le unità impiegate
La notte del 2 trascorse, nonostante la tensione per l’operazione Unified Venture rientrarono alla
delle precedenti notizie, in relativa tranquillità, con base.
l’unica attivazione data dall’innesco di una mina il- L’ultima incombenza della missione, al di là del
luminante probabilmente attivata da un animale riordino dei materiali, fu la Mission Analysis, effet-
(gli artifizi illuminanti erano stati posti intorno ai tuata nel pomeriggio del 6. Vennero esposti i vari
dispositivi sul terreno come sistema di allarme). ammaestramenti tratti dall’operazione appena
La mattina del 3 si procedette, quindi, al reim- conclusa da parte del personale che aveva operato
barco (stavolta in due «mandate») sulla nuova LZ con funzioni di comando dei vari assetti e del per-
delle unità che erano elisbarcate il giorno prece- sonale che aveva seguito la missione dalla sala
dente. operativa della FOB.
Si passò, poi, a smantellare la block position, a Gli aspetti di rilievo che emersero a seguito del-
riorganizzare il GAC ed a effettuare il movimento l’operazione furono:
di rientro verso la FB di Orgun. Tutto si svolse re- • l’utilità di verificare con particolare cura gli au-
golarmente (nonostante i timori di attacchi o di toveicoli prima di affrontare operazioni così
IED - Improvised Explosive Device) e, nel primo prolungate nel tempo e distanti dalla FOB;
pomeriggio, si raggiunse la base. • l’opportunità di uno stretto collegamento con la
Qui si dovette sgomberare, tramite un CH 47 sala operativa, durante tutta la fase concettuale.
(imbragandolo con il gancio baricentrico), uno dei Ciò ha permesso di ricevere l’ordine di opera-
VM che il giorno prima aveva avuto dei problemi e zione, di oltre 60 pagine in lingua inglese, con
non aveva potuto effettuare la missione, nono- solo 48 ore di anticipo e di assimilarlo con poco
stante fosse stata tempestivamente inviata dalla sforzo nella sua interezza;
FOB «Salerno» una squadra a contatto di meccani- • la convenienza di realizzare contenitori supple-
ci per riparare i due veicoli. mentari, utilissimi per caricare il materiale ne-
La mattina del 4 il GAC riprese il viaggio verso cessario ad operazioni di lunga durata e sfrutta-
Khowst, durato, questa volta, 12 ore in quanto il re al meglio gli spazi dei mezzi;
VM che sembrava essere stato riparato si bloccò a • i benefici, derivati dall’aver portato al seguito

97 - TECHNE
I primi nuclei della prima «ondata» prendono terra sulla vanifichino l’operazione;
landing zone «Rooster». Come si può notare, la fanteria• l’importanza dell’uso delle tradizionali carte to-
appena sbarcata rimane ferma vicino all’elicottero (una
procedura completamente diversa da quella nazionale). pografiche a cui siamo più abituati e che forni-
scono un quadro più aderente alla realtà (da qui
la conclusione che le foto satellitari sono com-
plementari e non sostitutive della cartografia);
brandine da campo durante l’operazione, princi- • l’efficacia dei GPS (Global Position Sistem), spe-
palmente perchè il terreno, particolarmente roc- cialmente quelli cartografici, si sono rivelati utilis-
cioso, rendeva poco efficace l’uso di materassini simi per individuare i percorsi, in particolare di
autogonfiabili (è fondamentale garantire il riposo notte e all’interno dei centri abitati;
ai conduttori, dato il disagio dovuto allo sforzo • la necessità di effettuare sempre uno studio at-
prolungato a cui sono sotto- tento della cartografia disponi-


posti nel guidare su piste roc- bile (dall’esame comparativo
ciose e con rigidi giubbotti an- L’operazione non solo ha della cartografia russa con
tiproiettile. È da tener presente conseguito tutti gli obiettivi quella americana emergeva che
che nei tragitti più pericolosi la
vita del personale a bordo è
prefissati dal Comando su- l’abitato di Marghah su una
carta era posto a sinistra del
letteralmente nelle loro mani e periore, m a h a d i mostrato fiume sull’altra a destra);
nella loro capacità di concen- anche la capacità della Task • la validità dei visori notturni
trazione); Force «Nibbio» d i p otersi che hanno dato risultati ecce-
• l’indispensabilità di portare integrare appieno nel siste- zionali (ad esempio per flessibi-
all’interno del GAC una o più ma americano... lità e facilità d’uso), permetten-
barre di traino (i cavi di traino,
benché meno ingombranti,
sono inidonei al traino, in quanto a motore
” do ai conduttori di guidare in
convoglio di notte, a fari spenti
e senza la presenza della luna;
spento il VM non frena, con gli ovvi problemi che • sfruttare fin dove possibile gli itinerari percorsi
si possono immaginare su strade di montagna; dai Jingle Truck (così sono chiamati i camion lo-
• l’importanza di ricognire finché possibile gli iti- cali per l’usanza di addobbarli con rumorose
nerari mai percorsi, almeno in elicottero, per evi- catenelle e fronzoli vari), in quanto sicuramente
tare che frane o altre interruzioni non facilmente percorribili e presumibilmente non minati;
rilevabili dal solo esame delle foto satellitari non • l’alta versatilità del VM, più idoneo a percorrere le

TECHNE - 98
Rivista Militare n. 1/2008

strade montane del HUMWEE per la ridotta lar-


ghezza, a guadare i fiumi per la sua altezza e la ACRONIMI
maggior possibilità di carico offerta, (caratteristi-
ACM: Anti Coalition Militia
che apprezzate anche dai colleghi americani); AH: Attack Helicopter
• l’importanza di effettuare sempre le attività del ANA: Afghan National Army
Rock Drill e del Reharseal , specialmente per CAS: Close Air Support
quelle operazioni multinazionali in cui la lingua CH: Cargo Helicopter
inglese deve essere utilizzata e compresa dai CIMIC: Civil Military Cooperation
CJTF 82: Combined Joint Task Force 82
vari componenti dell’operazione; CJTF 180: Combined Joint Task Force 180
• l’opportunità di aumentare il numero degli in- EOD: Explosive Ordinance Disposal
terpreti (le attività svolte in contemporanea pos- FAC: Forward Air Controller
sono richiedere o un maggior numero di inter- FOB: Forward Operating Base
preti o la ridefinizione della priorità delle attività GAC: Ground Assault Convoy
HMMWV: High Mobility Multi- Purpose Wheeled Vehicle
in base alla disponibilità dei medesimi). IED: Improvised Explosive Device
In conclusione, l’operazione Unified Venture IR: Infra Red
non solo ha conseguito tutti gli obiettivi prefissati LZ: Landing Zone
dal Comando superiore, ma ha dimostrato anche MP: Military Police
PIR: Parachute Infantry Regiment
QRF: Quick Reaction Force
RAO: Reggimento Acquisizione Obiettivi
PUBLIC AFFAIR CJTF 180 UH: Utility Helicopter
COMUNICATO DEL 5 MAGGIO 2003 VAV: Veicoli Armati Veloci
VM: Veicoli Multiruolo
Tre giorni fa, gli alpini della Task Force «Nibbio» hanno
effettuato il primo «Air Assault» di combattimento
nella storia non solo dell’Esercito Italiano, ma di tutte
le Forze Armate italiane, sotto il comando della Task la capacità della Task Force «Nibbio» di potersi
Force Devil e insieme a unità dell'ANA (Esercito integrare appieno nel sistema americano, supe-
Nazionale Afghano), nell’operazione «Unified
Venture».
rando brillantemente tutte le problematiche ine-
L’operazione si è svolta nella Bermel Valley, non lon- renti la diversità della lingua e delle procedure di
tano dal confine pakistano. lavoro (questo perché le procedure americane dif-
feriscono in diversi punti da quelle standard NA-
La Task Force «Nibbio» aveva il compito di operare TO con le quali siamo addestrati ad operare).
principalmente nella parte settentrionale della valle, al

TECHNE
fine di effettuare azioni di combattimento e promuo-
vere la visibilità sia della leadership afghana che delle Gianpaolo Romoli
forze della Coalizione. Tenente Colonnello,
in servizio presso
La Task Force «Nibbio» ha svolto la missione attraver- il Comando Operativo di Vertice Interforze
so operazioni aeree e terrestri lanciate in tempi diffe-
renti in modo da raggiungere simultaneamente gli
obiettivi assegnati. L’aereoassalto è stato lanciato
attraverso diverse «ondate» utilizzando 16 elicotteri NOTE
statunitensi «Chinook» e «Black Hawk». Durante
l’operazione i reparti alpini dell'Esercito Italiano erano (1) La Forward Operating Base è una base avanzata tem-
integrati nel sistema di Comando e Controllo
poranea o meno, avente lo scopo di fornire il supporto
dell’Esercito USA, effettuando azioni secondo la dot-
trina, gli standard e le procedure operative (ad esempio sanitario, munizioni, carburanti, ecc.) per le
dell’Esercito americano senza alcun problema. In tale operazioni tattiche ed estendere le capacità di Comando,
ambito la Task Force «Nibbio» è riuscita a far fronte ai Controllo e Comunicazioni su di una certa area. Di solito
ritmi operativi della Task Force statunitense. include una aviosuperficie improvvisata o un eliporto.
(2) Il Ground Assault Convoy è l’insieme del personale,
L'operazione «Unified Venture», condotta in un
ambiente estremamente impervio, è stata un pieno dei veicoli e degli assetti necessari a garantire la sicu-
successo. Centinaia di persone sono state controllate rezza al movimento d’infiltrazione a premessa dello
e si sono tenuti diversi incontri con capi tribù e capi sviluppo di altre attività operative. Le sue modalità co-
villaggio al fine di creare e diffondere una percezione stitutive sono spiegate in dettaglio in un apposito arti-
positiva delle istituzioni e dell’Esercito Nazionale
colo apparso su «Rivista Militare» 1/2005).
Afghano.
(3) La Fire Base consiste in una base di fuoco avanzata
L’evento è considerato da parte americana di partico- e fortificata dotata di obici/mortai con lo scopo di ga-
lare rilievo e, in tale quadro, il Col. King ha chiesto che rantire in una determinata area di operazioni il suppor-
il comunicato sia letto dal PIO di ITALFOR quale state- to alle unità di fanteria che operano nel raggio di azio-
ment congiunto riguardo l’operazione «Unified
ne delle armi della FB. La loro organizzazione è stata
Venture».
analizzata in dettaglio su «Rivista Militare» 5/2005).

99 - TECHNE
I MILITARI D’OGGI
ANTHROPOS
I MILITARI D’OGGI
Intervento dell’Onorevole Generale Luigi Caligaris
al raduno dell’Associazione Nazionale Arma di Cav valleria
(Pordenone 26-2 28 ottobre 2007)

Ci si chiederà perché mai si voglia parlare del- Fig. 1


l’Esercito, oggi, quando già se ne tratta ampia-
mente sui media e sulla scena politica. Tuttavia,
se l’informazione in quantità non difetta non si
può dire altrettanto della sua qualità. Manca, in-
fatti, un reale interessamento nel comprendere
cosa sia e rappresenti in un Paese in cui tutte le
istituzioni sono alla ricerca di ruolo, credibilità e
identità e di un migliore rapporto con la Nazione.
Pare che le questioni militari in Italia non meriti-
no l’attenzione rivolta ad altre cose. Palesemente
a disagio con esse sono le élites culturali e me-
diatiche, impacciato e reticente è il rapporto della
Difesa con entrambe, mentre la politica se ne oc-
cupa solo quando non può farne a meno o quale
pretesto per fare polemica. Diversamente da altri In apertura.
Paesi occidentali, dove sulle questioni militari la Missione «Antica Babilonia»: «Lancieri di Montebello»
durante un pattugliamento.
società si confronta in un dibattito acceso ma di
qualità.
Ritenendo di non potere ottenere di meglio, i
militari italiani si accontentano che li si riconosca rezza non paga, perché, come insegna la storia,
come «bravi ragazzi», che li circondi una simpatia mentre la pace si conquista a poco a poco con
a cui non erano certo abituati, che i sondaggi di enorme tenacia e fatica, le guerre sono invece
opinione li vedano ai primissimi sempre in agguato e sorpren-


posti e che la popolazione di- dono chi è sprovveduto.
mostri loro affetto e calore du- ...mentre la pace si con- Mentre da sessant’anni, dalla
rante le loro esibizioni rituali quista p oco a p oco c on fine della Seconda guerra
come nei momenti difficili. Ciò enorme tenacia e fatica, le mondiale, la pace regna pres-
peraltro dimostra come tra For-
ze Armate e Nazione ci sia un
guerre sono invece semprre soché indisturbata in Europa,
emergono altrove forme di
potenziale di reciproca solida- in a gguato e s orprendono estrema violenza, rispondenti
rietà che lo Stato non valorizza. chi è sprovveduto


al nome di «guerra asimmetri-
Ma qual è oggi il problema? ca», e cresce nel mondo la pe-
Esso sta nel mutare di ricolosità e diffusione della po-
un’epoca. La caduta del Muro di Berlino ha con- tenza militare, nucleare e convenzionale. Sfide alla
vinto non pochi europei che l’Europa non fosse stabilità e alla sicurezza inquietano l’ordine inter-
più da difendere e che l’assenza di guerre avreb- nazionale nel Medio Oriente, nell’Asia centrale e
be relegato gli Eserciti fra gli enti inutili. Si sono orientale, nel Continente africano. Anche l’Ameri-
ridotte le Forze Armate e si è cancellato il servizio ca non è più santuario. Ha detto Raymond Aron
di leva senza curarsi di cosa ciò avrebbe significa- «gli europei vogliono uscire dalla storia mentre
to in termini politici, sociali, economici oltre che centinaia di milioni di altri vi entrano o rientrano».
militari. Ma liberarsi in fretta di ciò che dà sicu- Il Nuovo Ordine Mondiale è tutto da scrivere.

ANTHROPOS - 102
Rivista Militare n. 1/2008

Sono state soprattutto le guerre a segnare la


storia, e ogni epoca ne ha sofferte di sue, ma è il
periodo fra il XX e il XXI secolo a presentare di-
versità sconvolgenti (figura 1). Esso si apre con
due guerre apocalittiche e su scala mondiale. Al
termine della seconda si ha il paradosso della tu-
tela della pace all’ombra dell’arma nucleare con il
contorno di grandi nonché immobili Eserciti. È la
Guerra Fredda, globale e virtuale.
Al suo termine scoppia una guerra di transizio-
ne, quella del Golfo, a cui l’Europa, tranne la Gran
Bretagna, si presenta impreparata. Seguono guer-
re locali in Africa e nei Balcani e si moltiplicano le
operazioni in sostegno della pace, ma la vera
Fig. 2
svolta si ha all’inizio del XXI secolo, con il conflit-
to in Afghanistan e in Iraq. I nuovi impegni im-
pongono a tutti un diverso Esercito e un diverso l’operazione «Alba». Francia e Gran Bretagna han-
soldato. Lo stereotipo del soldato, manovalanza no diretto interventi sul suolo africano. Rarissime
armata sempre uguale a sé stessa, appartiene a le operazioni importanti condotte da una sola na-
un passato da relegare in soffitta. zione. Nemmeno gli Stati Uniti se le possono per-
Le imprese oltremare (figura 2) sono la grande mettere, quanto meno per opportunità politica.
novità, politica oltre che militare, della transizione Nelle imprese oltremare ogni Paese deve sacrifi-
fra secondo e terzo millennio. Nel nuovo conte- care una parte cospicua della sovranità nazionale
sto, va riconosciuto al nostro Esercito il merito di perché funzioni a dovere la macchina multinazio-
aver trasformato sé stesso, in carenza di guida nale. Negli anni 90, con le imprese dirette dal-
politica, sostegno e risorse, nonché in corso l’ONU in Bosnia e Somalia la multinazionalità era
d’opera. La sua disponibilità a innovarsi non ha approssimativa e ogni forza nazionale era un feu-
precedenti. Nel passato esso si è, infatti, pigra- do pressoché indipendente. Specie per questo
mente arroccato su scelte ormai superate, affron- motivo, entrambe le imprese si sono malamente
tando impreparato ogni guerra. Essere legati al concluse. Oggi, grazie alla più solida ed esperta
passato è gratificante, farsi condizionare da esso collaborazione, quei fallimenti sono improbabili.
è ottuso e colpevole. Ma c’è ancora molta strada da fare.
È tuttavia riprovevole anche l’errore opposto, Seppure sia comprensibile che ogni Paese aspiri
come il farsi sedurre da scelte avveniristiche, co- alla massima autonomia, questa può contraddire
me quando il Pentagono in Iraq ha voluto affidare la formula multinazionale dell’operazione con
il dopoguerra alle alte tecnologie, relegando ai conseguenze gravi sul piano politico e militare. Se
margini le truppe di terra. Decisione rivelatasi poi direttive politiche e norme d’ingaggio delle singo-
disastrosa. Entrambi i casi dimostrano come scel- le Nazioni sono contrastanti, efficienza e sicurez-
te di questo tipo e importanza non vadano dele- za dell’insieme ne soffrono. Sulle implicazioni
gate a occhi chiusi ai politici o ai militari, per della sovranità nel campo della sicurezza si dico-
quanto capaci essi siano, dovendo invece coinvol- no spesso sciocchezze. Varrebbe la pena dibat-
gere entrambi in una responsabile dialettica. terne.
La varietà delle imprese oltremare basterebbe per Fra le cose cambiate negli eserciti vi è la mag-
definire il cambiamento d’impiego «epocale», ma è giore omogeneità, ossia il minor numero di spe-
solo parte di una rivoluzione che ha radici nel mu- cializzazioni, cosa attribuibile in larga misura alla
tamento d’indirizzo strategico dei Paesi occidentali, multifunzionalità del sistema «netcentrico» C4ISR
e quindi anche del nostro, imponendo all’Esercito (Comando-Controllo-Comunicazioni-Computer-
di uscire dalle proprie caserme per operare oltre- Intelligence-Sorveglianza-Ricerca), che associa in
ANTHROPOS

mare assieme a Forze di altre Nazioni. rete operatori, decisori, fonti d’informazione e si-
Le operazioni sono, infatti, multinazionali e, da stemi d’arma diversi e diversamente locati. Non si
oltre un decennio, si susseguono in forma sempre tratta solo di «armi intelligenti», l’intelligenza ar-
più ambiziosa ed esperta. Ad assumere la respon- tificiale è applicata al sistema.
sabilità dell’impresa è ogni volta un diverso refe- Anche grazie al C4ISR, sono mutate tattiche e
rente politico: l’ONU, la NATO, l’UE, oppure un strategie, e poiché le operazioni sono affidate a
Paese leader. Le operazioni in Bosnia sono oggi piccoli gruppi o reparti minori, è caduta l’esigen-
sotto l’UE, quelle in Kosovo e Afghanistan sotto la za di disporre di Divisioni, Corpi d’Armata e Ar-
NATO, gli Stati Uniti guidano la coalizione in Iraq. mate da impiegare in battaglia. Dopo due secoli, i
Durante la crisi in Albania, l’Italia ha guidato Corpi d’Armata, voluti da Napoleone per le sue

103 - ANTHROPOS
L’epoca della diplomazia delle cannoniere e dei
Corpi di spedizione, forti più dell’autorità delle
grandi potenze che non delle proprie potenzialità
militari, è tramontata da tempo, assieme agli Im-
peri.
Tempo e distanza congiurano assieme quando
l’intervento deve avvenire in tempi brevissimi a
grandi distanze. Solo reparti d’élite sono in grado
di farcela, posto comunque che sia tempestiva la
decisione politica. Il fattore tempo crea, inoltre,
problemi per le forze multinazionali, perché di
questi impegni è difficilissimo prevedere la fine
e, poiché sono logoranti, vanno divisi in più tur-
ni. Ne consegue che un soldato può essere invia-
to più volte nello stesso luogo a brevi intervalli.
Missione «Antica Babilonia»: bersaglieri appoggiati da Se la situazione è calma l’impegno diviene demo-
un carro «Ariete». tivante routine, mentre se è ad alto rischio ogni
rientro in azione si trasforma in incubo. Si chieda
agli americani le difficoltà che incontrano, dopo
spregiudicate manovre e poi divenuti protagonisti quasi 4 000 caduti, a far tornare i loro soldati in
nelle due Guerre Mondiali, sono passati di moda. Iraq. E qual è lo «stress» per le loro famiglie.
Oggi, le Grandi Unità sono un modulo organizza- Gli impegni sono inoltre poco prevedibili. In Ita-
tivo e manageriale. lia, con faciloneria li si chiama tutti indistinta-
Requisito vitale per operare con Forze di diverse mente di «pace». Ma il predicato «di pace» con-
Nazioni è l’interoperabilità, ossia la «capacità di fonde le idee, impedendo alle truppe di preparar-
Forze e sistemi di scambiare servizi e prestazioni si, agire e reagire con la dovuta efficacia.
fra loro riducendo gli oneri e massimizzando le Ogni reparto va armato secondo la possibile
potenzialità individuali e comuni». Vi contribui- violenza da fronteggiare e non poco armato in
scono il linguaggio e le procedure comuni, l’ad- base a rosee aspettative tanto più che, se la situa-
destramento analogo, mezzi e armamenti identici zione peggiora, l’invio di altre armi in rinforzo
o con caratteristiche comuni, medesimo carbu- può essere tardivo. Anche le missioni iniziate sot-
rante e munizioni ma, soprattutto, soldati in gra- to i migliori auspici possono peggiorare in poco
do di agire con disinvoltura in un sistema intero- tempo, sorprendendo chi ha fatto troppo affida-
perabile. E non è certo cosa da poco. mento sull’intesa con la popolazione. Ricordiamo
La multinazionalità ha pregi e difetti. Il rendi- la Somalia e Nassiryia.
mento dell’insieme è limitato da quello del repar- Compete in larga misura alla politica spiegare
to nazionale meno disponibile o meno preparato. senza falsi pudori a sé stessa e alla pubblica opi-
Inoltre, finché non succede nulla si sventola la nione la natura delle imprese, i rischi e i motivi
bandiera comune, quando qualcosa va storto le della partecipazione. Poiché la società civile è oggi
bandiere nazionali tornano in prima fila. Per i sconcertata da troppi problemi che la toccano da
Paesi europei la soluzione sarebbe un’Unione Eu- vicino, senza un convincente chiarimento che
ropea che disponga di un proprio Esercito e non, espliciti il come e il perché di ogni missione, su di
come ora, di Forze distinte fra Nazioni europee. essa pende la spada di Damocle della precarietà
Ma è soluzione di là da venire. della reazione politica. Il «tutti a casa», seppure
Distanza e tempo complicano la vita delle Forze oggi conti meno adepti di prima, è dietro l’angolo.
multinazionali. Ad esempio, i gruppi da combatti- Questo problema è comune a tutte le società
mento europei devono poter operare a 6 500 km evolute, sature delle guerre del passato e delle lo-
di distanza dall’Europa. Si verifichi sulla carta quel ro sofferenze, con un rispetto per la vita che non
raggio d’azione e si immagini quali difficoltà si trova riscontro altrove. È impresa ardua coinvol-
potrebbero presentare. gere la società in imprese militari condotte in zo-
Sarebbe ragionevole condurre, come una decina ne remote e poco note, mentre cresce la minaccia
di anni fa, un’operazione in sostegno della pace interna della criminalità. È un problema europeo e
quale quella a Timor Est, a cui ha partecipato an- americano, ma è anche vero che, soprattutto in
che l’Italia. Impensabile, invece, sarebbe oggi Italia, la trattazione di ciò che riguarda la sicurez-
un’impresa quale quella condotta, nel 1901, nella za, interna ed esterna, difetta. Soprattutto a causa
Guerra dei Boxer in Cina da più Nazioni europee, del distacco fra militari e Paese.
fra cui l’Italia. Definire i raggi d’azione è indi- Vi ha contribuito la fine del servizio di leva che
spensabile purché lo scenario sia realistico. portava ogni anno centinaia di migliaia di giovani

ANTHROPOS - 104
Rivista Militare n. 1/2008

nelle caserme, promuovendo legami e ricordi fra


società e militari. Oggi non succede più e, poiché
i professionisti sono meno numerosi e poco pre-
senti sul territorio, la separatezza è cresciuta. La
Germania, che da tre secoli non ha mai sbagliato
una riforma militare, oggi ha metà soldati di pro-
fessione e metà di leva. E se anche questa volta
avesse avuto ragione?
Prima in ogni famiglia italiana v’era almeno un
soldato, oggi molte non ne conoscono uno né
sanno quello che fa. Quel che è più grave è che i
politici che hanno avuto qualche esperienza mili-
tare si contano sulle punte delle dita. Molti non
comprendono difficoltà, umori e aspettative di un
mondo che non è mai stato loro, ma di cui sono
egualmente chiamati a farsi carico. Afghanistan: italiani e francesi in attività ricognitiva.
Di queste operazioni si dice che sono «la guerra
che non c’è». A meritargli questo metafisico nome
è il fatto che con la strategia high tech, cioè ad tro le forze ribelli. Non ci si illuda di averne ragio-
alta tecnologia, il nemico non ha corpo né volto, ne basandosi solo sui rapporti umani. Qualcuno
ma è solo una traccia sul monitor, bersaglio invi- dovrà pur contrastarle, e non possono essere
sibile su cui scatenare, con precisione e da grandi sempre e soltanto gli altri.
distanze, un’enorme potenza di fuoco. Vitale è, oggi, il ruolo dell’informazione. Le
È la guerra del caporale «stratega», la cui azione operazioni risentono dell’influenza dei media, da
può dare il via a reazioni importanti. Lo scontro è cui dipende in larga parte il consenso. Ma l’og-
episodico, l’avversario è elusivo, non vi sono getto su cui riferire spesso non è tale da destare
sconfitte da piangere o vittorie da celebrare, ma interesse, perché le operazioni odierne sono con-
solo qualche successo o insuccesso la cui relativa dotte da Forze esigue e alla cui testa non ci sono
importanza si apprezza con difficoltà nel contesto celebri Generali. Oggi Montgomery, Mac Arthur e
di un lungo periodo. Rommel sarebbero certamente a disagio.
Tuttavia, questo avviene soprattutto per le Forze In assenza di eventi eclatanti, i media inseguono
Speciali, mentre per le altre Forze la guerra c’è ed quel poco che fa spettacolo e, quando non c’è, se
è sporca. Interessa un controllo del territorio dove lo creano. Poiché, come si dice negli Stati Uniti «if
il nemico gioca in casa propria, in mezzo ai civili, it bleeds, it leads», se c’è sangue la notizia va in
e si avvale di stratagemmi che in alcuni ambienti, prima pagina, e nei telegiornali la tentazione di
quale quello urbano, sono di straordinaria effica- spettacolarizzare il fattaccio non manca. Occorre
cia. In tali scenari le alte tecnologie sono poco ef- inoltre, che la notizia sia breve, tant’è che a que-
ficaci o quantomeno sproporzionate allo scopo, ste guerre si è dato il nome di «tea cup wars», os-
nonché causa involontaria ma traumatica di per- sia tali da potersi osservare alla TV mentre si beve
dite «amiche» e civili. una tazza di tè. Ma brevità e serietà non sempre
Dopo l’ubriacatura high tech dell’ex Ministro si conciliano. Inoltre, se come avviene in Iraq,
della Difesa americano Donald Rumsfeld, si è fatta ogni giorno ha le sue vittime, le morti divengono
strada la dottrina del «vincere cuori e menti» (how un fatto statistico non meritevole di venire citato.
to win hearts and minds), sperimentata con suc- Per quanto riguarda le possibili ricadute dell’in-
cesso mezzo secolo fa dalla Gran Bretagna in Ma- teresse dei media sulle operazioni, merita un cen-
lesia, e che consiste nel conquistare la fiducia no quanto avvenuto, nel 1968, in Vietnam quando
delle popolazioni del Paese occupato per poi iso- attribuirono importanza vitale agli scontri a Khe
lare e sconfiggere le Forze ribelli. E tornare appe- San, Hue e Saigon, convincendo l’opinione pub-
ANTHROPOS

na possibile in Patria. blica americana e lo stesso Presidente a difenderli


Incautamente qualcuno sostiene che l’Italia è già ad oltranza quando c’era altro da fare. Non sarà il
su questa strada perché più di altri fa breccia nel caso dei notissimi combattimenti a Falluja, in
cuore delle popolazioni. Ma, pur riconoscendo Iraq?
l’umanità dei nostri soldati, che per dialogare non Il Pentagono ha di recente inaugurato l’«embed-
necessitano di antropologi come gli americani, ding», ossia la convivenza di giornalisti e militari
francamente si esagera. La dottrina britannica è sul campo. L’idea è buona, anche se esiste il ri-
strategica, politica e militare, non si limita al dia- schio che si tramuti in un condizionamento reci-
logo. Prevede importanti azioni politiche a tutti i proco che può nuocere a entrambi.
livelli, ma anche durissime offensive militari con- In Italia c’è un problema in più: è lo stucchevole

105 - ANTHROPOS
sia convincente. E già qualcuno esprime oggi il
dubbio che morire per la Patria sia stolto.
Sulla nostra Patria Galli della Loggia ha scritto
un libro provocatorio, «La morte della Patria»,
mentre neorisorgimentale è quello di Viroli, «Per
amore della Patria». Completa il trittico il libro di
Rizzo e Stella, «La Casta», che dimostra come og-
gi la «Patria Italia» non sia in buone mani. Se deve
essere per tutti un valore e motivare i soldati oc-
corre metterla sul piedistallo al riparo da cinici e
ingordi.
Anche in Paesi con collaudato patriottismo pare
che il senso della Patria vacilli. Persino in Israele
cresce il dissenso verso il servizio di leva e vi è chi
Fig. 3 ritiene «stupido» morire per la Patria. Tuttavia, se

buonismo che inneggia alla paciosità di ogni im-


presa, sottintendendo che il soldato non spara,
semmai si fa sparare. È la strumentale sindrome
del martire. Chi si batte non piace, meglio versare
facili lacrime, durante una messa solenne, su chi
si è voluto che fosse vittima. Non si mette in con-
to l’incertezza che ciò provoca in chi deve agire e
quanto aumenti i rischi e riduca le capacità. Ulti-
mamente, firme autorevoli su importanti testate
hanno ridicolizzato la sconcertante pretesa buo-
nista di imporre la remissività e l’inazione ai mili-
tari, ma le idiozie sono dure a morire.
Mai come ora i media sono stati in grado di
condizionare i militari nelle operazioni e i poli-
tici nelle decisioni, e ciò carica sulle loro spalle Fig. 4
enormi responsabilità. Un giornalismo confor-
mista, ideologico e pedestre contribuisce a peg- nella Guerra del Kippur del 1973, gli israeliani
giorare le cose, mentre uno responsabile e indi- l’avessero pensata alla stessa maniera, sarebbe
pendente può dare un apporto prezioso alle dif- scomparsa Israele e gli israeliani sarebbero apoli-
ficili scelte di militari e politici. Altro argomento di.
degno di dibattito, magari su iniziativa con- Se sull’attuale attrazione del patriottismo si nu-
giunta dell’Esercito e dei media (figura 3). trono ovunque ragionevoli dubbi, che dire degli
Chiediamoci ora perché i sol- altri valori a iniziare dall’eroi-


dati sono disposti a rischiare. smo, prima all’apice della scala
Secondo la voce del volgo, per il ...firme autorevoli hanno del coraggio e oggi spesso
guadagno. Ma Machiavelli di- ridicolizzato la sconcertante ignorato o chiamato in causa a
rebbe che non è «lo stipendio pretesa buonista di imporre sproposito?
che possa persuadere qualcuno Sull’eroismo si è condotta
a volere morire per te». Ipse di-
la remissività e l’inazione ai una grande ricerca americana
xit (figura 4). militari, ma le idiozie sono pubblicata nel libro «A Call to
Secondo altri, per la Patria. dure a morire


Heroism». In essa si sostiene
Ma, dopo sessant’anni di pace che i giovani sono in cerca di
e, nel caso dell’Italia, di delibe- eroi e, se non li trovano lad-
rato oscurantismo in materia, l’attaccamento alla dove una sana cultura li indica, li cercano altrove.
Patria è più tenue. Senza la svolta nostalgica im- Il mito di «Che» Guevara docet. Nel libro, tuttavia,
posta dal Presidente Ciampi, gli italiani sarebbero si esorta a parlare di eroismo con cautela evitan-
ignari su cosa s’intenda per Patria. Oggi guardano do l’inflazione del termine. In Italia, questo è un
commossi il tricolore cantando a squarciagola altro argomento più che meritevole di dibattito.
l’inno nazionale con la mano sul cuore (all’ameri- Spigolando nella pubblicistica straniera, perché
cana), ma prima plaudivano solo ai cortei della la nostra di queste cose parla di rado e con leg-
pace e alla loro bandiera arcobaleno. La conver- gerezza, oggi le idee sull’eroismo sono alquanto
sione è troppo recente e voluta dall’alto perché confuse. Secondo alcuni non vi è più rapporto

ANTHROPOS - 106
Rivista Militare n. 1/2008

con gli eroi del passato nonché del presente; og-


gi, spesso, si chiama eroe chi non lo merita, op-
pure, se lo merita, viene scambiato per vittima.
Scrive un americano «dopo il Vietnam, gli ameri-
cani sono a disagio con il valore militare. È una
cultura che onora i morti ma non la prodezza dei
soldati ... e ciò non fa bene al morale».
In Italia, dove non si può, però, addossare la
colpa al Vietnam, la categoria dei caduti in com-
battimento è stata rimpiazzata da quella delle vit-
time. Ciò consegue non solo dall’assenza di una
cultura militare che dia a ogni cosa il nome che
merita, ma anche dal falso pudore della politica
che condanna ogni impiego della forza, combatti-
Fig. 5
mento individuale compreso, pretestuosamente
invocando l’art.11 della Costituzione, trovando
ascolto persino fra quei militari a cui viene offerto convincente: la ferita subita, le armi di distruzione
un pretesto nobile e «costituzionale» per non ri- di massa, un dittatore aggressivo, una popolazio-
schiare. ne sofferente. Quando, poi, alcune motivazioni si
Oltre mezzo secolo fa, il pluridecorato Randolfo sono rivelate infondate era troppo tardi per fare
Pacciardi ha scritto «Non si combatte per il piace- marcia indietro, dopo che tutto il Paese si era mo-
re di combattere. Non si muore per il piacere di bilitato. Porre fine a una guerra è cosa ben più
morire. Non si getta la propria giovinezza, senza seria della fine prematura di un’impresa di pacifi-
comprendere la necessità del sacrificio». Spiegare cazione. Nel primo caso è in gioco una posta po-
«la necessità» e sostenerne le ragioni è alto com- litico-strategica altissima, nel secondo una tem-
pito della politica. poranea flessione di prestigio.
Riguardo a quel che si dice a proposito di que- La relativa faciloneria con cui più di un Paese si
sti impegni, commenta uno studioso britannico, impegna o si disimpegna in imprese che non so-
«un soldato, il cui sacrificio è considerato dai no di guerra (operations other than war) dere-
suoi genitori come vita sprecata, non si fa ragio- sponsabilizza la direzione politica, non mette alla
ne del rischio di perdere la propria». Sulla stessa prova il consenso e semina incertezza fra i mili-
linea il commento di un ranger americano reduce tari. In una recente riunione di alti Ufficiali bri-
da un combattimento a Moga- tannici si è parlato di atmosfe-


discio «in una città africana al- ra kafkiana od orwelliana. Leg-
cuni giovani hanno rischiato di ...oggi, spesso, si chiama gere «1984» di Orwell per cre-
morire per la propria Patria. eroe chi non lo merita, op- dere.
Sono tornati in un paese per il pure, s e l o m erita, v iene In altri Paesi cresce la consa-
quale il combattimento non è scambiato per vittiima pevolezza della necessità di
stato un trionfo né una disfat-
ta, solo non importava a nes-
suno. Era come se fosse stata una strana avven-
” colmare, oltre ogni ragionevo-
le dubbio, i vuoti motivazionali
e di condotta di questi impieghi. In Italia se ne
tura, esperienza estrema nella quale le cose sono dovrebbe parlare apertamente e diffusamente,
andate fuori controllo e ... scusateci ... ma qual- anche perché il futuro della nostra sicurezza è
cuno di noi è stato ucciso». Chissà se soldati di multinazionale e perciò conviene che si costrui-
altri Paesi non hanno avuto motivo di dire o pen- sca un comune sentire con i Paesi destinati ad
sare lo stesso! operare con noi.
Il problema s’incentra sul «non importava» rife- A monte, occorre dare corpo alla nostra politica
rito al popolo americano che, dopo le scioccanti di sicurezza (figura 5) perché se la guerra è la
ANTHROPOS

riprese televisive delle sofferenze del popolo so- continuazione della politica, a quest’ultima spetta
malo, aveva preteso l’invio dei suoi soldati in So- di indicare le scelte da compiere con la critica
malia. Un solo scontro a fuoco, e la pubblica opi- consulenza dei vertici militari. Se la politica è in-
nione ne ha preteso il ritorno in Patria. Dal che si certa e l’apparato militare si adegua, l’impresa ne
arguisce quanto possa essere effimero il consen- soffre. Il conformismo di alcuni militari americani
so per queste operazioni e quanto sia perciò indi- agli inizi dell’impegno iracheno è stato ed è og-
spensabile motivarle in modo credibile affinché getto di durissima critica, dentro e fuori l’ambien-
reggano solidamente alla prova. te militare. Esempio da non imitare.
Se gli americani hanno approvato la guerra in Altra cosa di cui discutere è quale ruolo e quale
Iraq è stato soprattutto perché lo scenario era rango si voglia attribuire all’Italia e come e quan-

107 - ANTHROPOS
Fig. 6 l’industria e le burocrazie militari. Questo è un
criterio perseguito da altri e dovremmo farlo an-
che nostro.
Ne consegue che la riforma dell’Esercito dovrà
privilegiare la combattività dell’insieme, resisten-
do alle sollecitazioni corporative che certamente
si faranno sentire. Il traguardo è disporre di
«buoni soldati» coraggiosi e capaci e non solo
«buoni». Tony Blair, già Primo Ministro britannico,
ha detto dei suoi soldati in Iraq «brave beyond
belief», di incredibile coraggio. Che accadrebbe a
quel politico italiano che così parlasse dei nostri
anziché elogiarne soltanto l’umanità?
Quanto alla voce secondo la quale per equilibra-
re le spese occorre ridurre i soldati è di sconso-
lante faciloneria. Ci sono indubbiamente soldati
to gli impegni multinazionali vi contribuiscano. da congedare, perché neghittosi e incapaci, e
Fare bella figura, compiacere i nostri alleati, dare strutture in eccesso, ma sarebbe imperdonabile
una spinta alla politica estera, meritare una foto rinunciare a «buoni soldati» sulla base di una ge-
di gruppo ai nostri governanti non bastano come nerica volontà di risparmio. Sul rapporto fra nu-
motivazioni. Dato il generoso contributo militare meri, qualità e sicurezza, sia nella politica interna
dell’Italia, la sua voce si dovrà sentire. Se multi- che nella difesa, le idee sono confuse. Si dovrebbe
nazionale è la formula delle operazioni, altret- aprire un serio e competente dibattito sui media e
tanto dovrà essere la loro impostazione e con- nella politica.
dotta politica. All’inveterata abitudine di Francia, Se l’Italia riducesse soprattutto l’Esercito senza
Germania e Gran Bretagna di incontrarsi fra loro rinunciare al suo ruolo, dovrebbe poi fare come
nei summit sulla difesa, senza invitare l’Italia, si gli americani, costretti a reperire uomini ovun-
dovrà porre fine. que, nei ranghi, poco addestrati ed armati, delle
L’iniziativa in Libano, di alto profilo politico, è riserve oppure in quelli meno affidabili e assai
un esempio positivo di cosa si possa fare. Ci si più costosi delle Forze mercenarie. Oggi ne con-
augura solo che sia stata ben valutata anche tano 30 000 nel solo Iraq. La politica, nell’occu-
l’eventualità che sia messa alla prova la capacità parsi del personale, deve dimostrare quella fan-
combattiva delle nostre truppe e che non si punti tasia e quel coraggio senza i quali una soluzione
solo sulla collaborazione amichevole delle parti rispondente allo scopo sarà fuori portata. C’è il
antagoniste e sull’effetto simpatia che la nostra rischio che, dopo avere rimpicciolito l’Esercito
umanità ci assicura. per farlo più muscolare, ci si renda conto di aver-
Un aspetto vitale per la buona salute delle Forze lo fatto solamente più piccolo.
Armate è assicurargli il dovuto sostegno politico e A tutto ciò il Paese non può essere estraneo e,
finanziario. Il Governo britannico ha blindato per per coinvolgerlo, occorre una vasta e profonda
tre anni il bilancio della difesa per tutelarlo da ta- operazione culturale (figura 6). Da molte parti ci
gli. Giorni fa il Capo delle Forze Armate americane si è resi conto che dove le cose non vanno è so-
ha chiesto qualcosa di simile. Lo dovremmo fare prattutto la cultura a fare difetto. Secondo Sa-
anche noi, assicurandoci però che siano soldi ben muel P. Huntington, che anche di cose militari
spesi. seriamente si occupa, è la cultura della Nazione
Occorre a questo fine aiutare il Paese a com- e delle sue istituzioni a fare la differenza («cul-
prendere il perché delle scelte, perché occorrano ture matters»), e la domanda di cultura è ovun-
quei soldati, quegli aerei e quelle navi. In passato que in crescendo anche sulle cose militari. Per-
sono state talvolta compiute scelte quantomeno ché mai il nostro Corpo militare dovrebbe fare
opinabili. Da alcuni anni è aumentata la razionali- eccezione rifugiandosi in un’emarginante realtà
tà della spesa, ma c’è indubbiamente spazio per esecutiva e non proporsi anch’esso dignità cul-
miglioramenti. turale alla riscoperta di un proprio ruolo e di una
Spiegare cosa occorra e perché è obbligo etico propria identità?
prima che politico e militare. In passato, qualche Nell’auspicare una cultura militare oggi, in Ita-
soldato, cannone, nave o aereo in meno o in più lia, non si hanno in mente gli scontri dialettici fra
non faceva molta differenza, poiché la guerra era interventisti e pacifisti nella Grande Guerra, non
«fredda». Oggi non lo è più, e armi, mezzi e uo- le bizzarre fughe retoriche dell’era fascista né i
mini si giustificano solo se assieme assicurano discriminanti monologhi del pacifismo italiano
una credibilità combattiva e non per compiacere del dopoguerra, bensì tentativi convincenti di

ANTHROPOS - 108
Rivista Militare n. 1/2008

per pagare il suo debito.


Perché mai? Non certo per rendere militarista
l’Italia, impresa impossibile e inutile che ha delu-
so chiunque l’abbia sprovvedutamente tentata,
bensì per indurre gli italiani a discutere su una
parte delle istituzioni, non solo l’Esercito ma le
Forze Armate, il cui isolamento fisico, sociale,
funzionale e politico nonché culturale non fa bene
a nessuno. La generica e occasionale solidarietà e
simpatia nei loro confronti è un punto di partenza
non certo di arrivo.
In definitiva, non ci si può limitare a chiedere
all’Esercito che faccia il suo mestiere così come la
politica vuole. Esso è una struttura complessa,
con un corpo e un’anima, che va assiduamente
sostenuta e seguita. Il suo attuale momento di
grazia non è irreversibile. Anche il formidabile
Esercito di Federico il Grande di Prussia in pochi
anni si è tramutato in un fragile corpo senz’ani-
ma. E così tanti altri.

Fig. 7

Afghanistan: una pattuglia italiana in perlustrazione.

spiegare con chiarezza e apertamente quale sia il


ruolo delle istituzioni militari nella società e co-
me esse dovrebbero assolverlo. Fare cultura su
un argomento nel quale l’Italia non ha mai brilla-
to non è certo facile ma occorre comunque ten-
tare. Ma come?
Non rispondono al caso gli occasionali inter-
venti di autorità militari e politiche, le dotte di-
squisizioni ex cathedra, le note ufficiali a com- L’Esercito non è un pozzo di San Patrizio dal
mento di fatti o in memoria di eventi, gli im- quale pescare all’occorrenza alcuni soldati di-
mancabili scontri politici in merito ai tagli del sponibili a battersi. Troppo comodo. In tutti gli
bilancio della Difesa o dei finanziamenti delle eserciti ce ne sono stati e ci saranno anche per
missioni oltremare. Né bastano gli occasionali solo orgoglio professionale. Si tratta invece di
editoriali di giornalisti di rango a colmare un dare all’Italia un Esercito su misura delle sue
vuoto drammatico di conoscenza, talvolta anche esigenze e ambizioni. E per fare questo occorre
il loro. Tutto ciò che si scrive e si dice è indub- conoscerlo. Ciò aiuterebbe peraltro l’Italia a co-
biamente meglio dell’apatico od ostile silenzio noscere anche sé stessa.
che ha gravato sulle Forze Armate nel dopo- Gli aspetti meritevoli di dibattito a cui ho accen-
guerra, ma non basta a fare cultura. nato sono solo campioni sparsi di un’operazione
ANTHROPOS

Ciò che serve è una cultura politica e istituzio- culturale ambiziosa (figura 7) al cui termine gli
nale al passo con i tempi e che sia compresa e italiani dovrebbero, così come i loro alleati, dire
condivisa anche dalla società nazionale. Occorre a quale Esercito e quali soldati essi vogliano. Come
tal fine aprire un approfondito e aperto dibattito però coinvolgere un Paese che di queste cose non
in cui confluiscano opinioni espresse dall’alto e si è mai interessato?
dal basso e che coinvolga quanti più cittadini è Da cavaliere fra cavalieri, propongo di superare
possibile, con o senza stellette, di ogni genera- gli ostacoli con l’audacia e lo slancio di una carica
zione ed estrazione. L’intellighenzia italiana, che di cavalleria. Peraltro, per l’Italia di oggi, tanto
ha tanto contribuito a emarginare i militari e a frastornata e insicura, gettare il cuore oltre l’osta-
mortificarne l’identità, ha un’occasione preziosa colo può essere un’ottima cura!

109 - ANTHROPOS
L’EVOLUZIONE
DELLA FANTERIA ITALIANA
ANTHROPOS

NELLA GRANDE GUERRA


L’EVOLUZIONE DELLA FANTERIA
ITALIANA NELLA GRANDE GUERRA
La vasta bibliografia che documenta e racconta le vicende di quel sanguinoso conflitto ha sovente trascurato
alcuni aspetti, soprattutto operativi, che hanno decisamente influito sugli eventi finali. Tra questi di assoluta
rilevanza sono le graduali trasformazioni a cui furono sottoposte le unità di fanteria, dapprima per arginare
il nemico, poi per ricacciarlo al di là delle Alpi.

All’inizio delle ostilità la fanteria italiana com-


prendeva un totale di 548 battaglioni così suddi-
visi: 438 di fanteria di linea, 58 di bersaglieri e 52
di alpini, dei quali 26 di milizia territoriale. La
fanteria avrebbe dovuto essere ordinata in eserci-
to permanente, che comprendeva i reparti esi-
stenti fin dal tempo di pace, milizia mobile e mili-
zia territoriale, costituite di reparti di nuova for-
mazione da impiegare come riserva e difesa in-
terna dello Stato. I reparti di milizia mobile furono
in realtà costituiti con il personale delle stesse
classi con le quali si formarono i reparti dell’eser-
cito permanente e impiegati in zona di guerra;
sicché nel complesso non vi fu sensibile differen-
za tra reparti dell’una e dell’altra linea. I reparti di Sopra.
milizia territoriale, costituiti con personale anzia- Una sezione mitragliatrici «Maxim Vickers» cal. 6,5 mm di
no o giovane ascritto a detta milizia, furono im- un reggimento bersaglieri all’inizio del conflitto.
piegati, tranne quelli alpini, per servizi ausiliari e In apertura.
raramente in prima linea. Addestramento di una squadra bersaglieri nelle retrovie
I reggimenti di fanteria di linea e granatieri del fronte del Piave.
avrebbero dovuto essere su tre battaglioni di 4
compagnie della forza media di 250 uomini e una
sezione mitragliatrici per battaglione, ma, in ef- ficienza materiale e morale.
fetti, gli organici non erano completi, con la se- In complesso perciò, l’Esercito entrò in guerra
zione mitragliatrici e le prescritte salmerie spesso con unità di fanteria non completamente organiz-
mancanti. I battaglioni bersaglieri, inizialmente su zate e soltanto nella primavera del 1916 le unità
3 compagnie, all’inizio del 1916 ricevettero an- stesse acquisirono l’efficienza organica prevista
ch’essi la quarta compagnia. Unità tattica fonda- dalle tabelle di mobilitazione. Così ordinata, la
mentale era la Brigata su due reggimenti di fante- fanteria italiana partecipò alle prime sanguinose
ria, ma anche in questo caso la pratica si discostò offensive, che non riuscirono a sfondare le linee
non poco dalla teoria, dato che all’inizio della di difesa approntate dal nemico con largo ricorso
campagna, parecchi reggimenti finivano per ope- alla fortificazione campale ed all’ostacolo passivo.
rare isolatamente e talora anche in settori assai I piccoli successi ottenuti nelle battaglie del 1915
lontani da quello nel quale agiva la propria briga- furono conseguiti soprattutto con lo slancio e
ta. I reggimenti bersaglieri impiegati quali truppe l’ardire dei fanti; furono anche pagati, però, a ca-
suppletive e staccati dai propri battaglioni ciclisti, ro prezzo, perché non sostenuti da armi di ac-
lamentavano analoghe deficienze organiche. I re- compagnamento e, soprattutto, da artiglierie di
parti alpini, invece, potevano considerarsi al com- medio e grosso calibro capaci di avere ragione
pleto di uomini e di mezzi e, quindi, di sicura ef- delle resistenze avversarie.

ANTHROPOS - 112
Rivista Militare n. 1/2008

Se le trasformazioni organiche non furono no-


tevoli, nei primi mesi della guerra si registrò, in-
vece, un considerevole aumento dei reparti, che
fece accrescere di un quarto la forza della fante-
ria. Nella primavera del 1916, infatti, affluirono
in zona di guerra 32 nuovi reggimenti di fanteria,
26 battaglioni alpini, 4 reggimenti bersaglieri. Fu
questo il primo ed anche il maggiore incremento
di forze durante la campagna: ma ancora più che
per tale apporto numerico, la fanteria accrebbe la
sua forza combattiva per quello fornito da un
numero sempre crescente di nuovi mezzi e stru-
menti di lotta. Oltre alle bombe a mano, ai lan-
ciabombe, alle protezioni passive (elmetti e scu-
di), furono distribuite in maggior copia le armi
automatiche. Si cercò, infatti, di eliminare la
maggiore deficienza della nostra fanteria rispetto La «Bombarda» da 58 fu introdotta nell’organico della
a quella avversaria, costituita dall’esiguo numero Divisione di fanteria verso la fine della guerra.
di mitragliatrici. Così, a partire dal maggio 1916
si poté assegnarne con sempre maggiore lar-
ghezza ai reparti; fino a che, nell’ottobre dello costituì una vera sorpresa tattica, la disponibilità
stesso anno, ogni reggimento poté disporre di 4 di un maggior numero di artiglierie offrirono nuo-
sezioni mitragliatrici, più una o due sezioni pi- ve possibilità di successo, culminanti nella presa
stole mitragliatrici, nuova arma adottata per l’of- di Gorizia nell’agosto 1916.
fesa e la difesa ravvicinata. Fu iniziata, inoltre, Nell’inverno 1916-1917 furono costituiti reparti
l’assegnazione di due reparti, in seguito deno- organici di skiatori, in precedenza della consi-
minati compagnie mitragliatrici pesanti, a cia- stenza di pattuglia, ordinati in plotoni, compagnie
scuna Brigata e Divisione. In considerazione del- e battaglioni per l’impiego tattico in terreni d’alta
l’importanza assunta dai lavori di difesa campale montagna. Erano formati da alpini e organizzati in
imposti dalla guerra di trincea, fu incrementato modo da avere una certa autonomia logistica.
notevolmente il numero degli zappatori, nell’am- Vennero quasi tutti disciolti nella primavera 1917.
bito del reggimento di fanteria, Tra la fine del 1916 e l’inizio


con la costituzione dei reparti del 1917 si posero i piani per
zappatori per battaglione di . ..nei p rimi m esi d ella una ulteriore espansione del-
fanteria, cui si affidarono buo- guerra si registrò un consi- l’Esercito. Traendo personale
na parte dei compiti prima as- derevole a umento d ei r e- giovane dai Comandi, dai servi-
segnati alle truppe del genio.
Sempre nella primavera del
parti, che fece accresc cere di zi e dagli stessi battaglioni di
milizia territoriale e con altre
1916, fu incrementato anche il un q uarto l a f orza d ella provvidenze organiche si riuscì
numero di portaferiti assegnati fanteria


a creare altre nove Brigate di
a ciascuna compagnia di fante- fanteria e a costituire una riser-
ria, che passò da 4 ad 8 uomi- va di complementi. Inoltre, nei
ni, mentre i tamburini cambiarono il loro incarico primi mesi del 1917, si adottò un provvedimento
in porta ordini. organico che sviluppatosi rapidamente diede buoni
L’espansione dell’Esercito, richiesta per guarnire frutti: quello di utilizzare le attitudini individuali dei
un fronte ampio 650 km e per sostenere azioni fanti, specializzandoli. Sorsero, così, dapprima le
offensive sempre più violente, determinò nel- squadre di lanciatori di bombe a mano e da fucile,
l’estate 1916 una crisi di complementi e una con- poi, nell’estate 1917 i reparti arditi che, costituiti
ANTHROPOS

seguente prima riduzione nella forza delle com- da volontari aventi spiccate attitudini fisiche e doti
pagnie (225 uomini), accompagnata da una crisi di ardimento, crebbero rapidamente in numero e
dei Quadri, dovuta sia alle perdite sia ad una in- fama. Erano formati inizialmente su compagnie e
sufficiente organizzazione delle fonti di recluta- battaglioni autonomi, poi trasformati in reparti di
mento, ed infine una crisi di armamento, tanto tre compagnie armati complessivamente con 6 se-
che fu necessario ricorrere al vecchio fucile Vet- zioni di pistole-mitragliatrici, 3 sezioni mitraglia-
terli mod. 87/16 per l’armamento di reparti di se- trici pesanti, 6 sezioni di lanciafiamme portatili,
conda linea. D’altro lato però, l’esperienza bellica, una sezione lanciatorpedini.
l’addestramento migliorato, la comparsa di nuove Nella primavera del 1917 si ebbe, anche, una
armi tra cui le bombarde, il cui impiego a massa trasformazione radicale nella composizione del

113 - ANTHROPOS
cesima battaglia dell’Isonzo dell’ottobre-novem-
bre 1917. La ritirata sul Piave comportò notevoli
perdite sia in uomini che soprattutto in artiglie-
rie, e ciò rese indispensabile un riordinamento
dell’Esercito e della fanteria in particolare. Si
operò una importante riduzione di unità che vide
lo scioglimento di 23 Brigate di fanteria, 3 reg-
gimenti bersaglieri e 20 battaglioni alpini. I re-
parti di fanteria furono ridotti di circa un quinto,
di un settimo i bersaglieri e di un quarto gli alpi-
ni. Anche la forza delle compagnie fu contratta
prima a 150 e poi a 145 uomini. Nell’ambito
della compagnia, tutti gli elementi ausiliari del
Comando e gli addetti a cariche speciali furono
riuniti in un plotone, denominato «misto». In tal
modo ogni compagnia risultò su 3 plotoni fuci-
lieri «ordinari», uno «misto» e una sezione pi-
stole-mitragliatrici.
Nel tempo stesso si rinforzarono, essenzial-
mente con i complementi della classe 1899, le
unità sopravvissute. Si costituirono anche provvi-
Una postazione d’alta quota di mitragliatrice «Vickers» soriamente Brigate e reggimenti con personale
in Carnia. della specialità d’artiglieria bombardieri, rimasti
senza armi pesanti, che furono impiegati come
reparti di fanteria di linea. Il riordinamento si
battaglione e della Brigata. In quest’ultima, onde svolse in tempi oltremodo rapidi così che, nel
ovviare alle difficoltà del rifornimento comple- giugno del 1918, la fanteria italiana poté valida-
menti, si costituì un battaglione complementi, mente opporsi all’offensiva austro-ungarica sca-
chiamato di marcia, formato da tante compagnie tenata sul Piave, sul Grappa e sugli Altipiani.
quanti erano i battaglioni da rifornire; nel batta- Nel 1918 non si apportarono nuove e sensibili
glione, ridotta la forza della compagnia prima a trasformazioni nelle unità di fanteria, ma si conti-
200 e poi a 175 uomini, si trasformò la quarta nuò a perfezionarle nei particolari e ad aumentar-
compagnia in compagnia mitragliatrici, elevando, ne l’efficienza adottando qualche nuovo arma-
così, il numero delle mitragliatrici nel reggimento mento come il mortaio «Stokes», in sostituzione
da 8 a 18; inoltre, le pistole mitragliatrici furono del lanciatorpedini, il lanciafiamme d’assalto ed il
portate ad una sezione per compagnia fucilieri e, cannoncino da 37 mm, accrescendo il numero
infine, per dare maggior modo ai fanti di vincere delle mitragliatrici sino ad avere una media di 36
le resistenze che si presentava- armi pesanti per reggimento,


no sul campo di battaglia, si (considerando anche le armi
assegnò a ogni battaglione una La ritirata del Piave com- automatiche assegnate alle Bri-
sezione di 6 armi lancia torpe- portò notevoli perdite e ciò gate e alle Divisioni), costituen-
dini, destinate a disimpegnare rese indispensabile un rior- do, infine, in ogni reggimento
gli individui isolati dal sangui-
noso incarico di aprire i varchi
dinamento d ell’’ Esercito e un plotone d’assalto. Fu dispo-
sto, inoltre, che il personale
nei reticolati mediante pinze della fanteria in particolare


della specialità mitraglieri per-
tagliafili e tubi esplosivi. desse ogni dipendenza dai
Nell’ottobre 1917, la fanteria centri di formazione delle unità
contava circa 900 mila uomini, pari alla metà della mitraglieri; esso divenne per ogni aspetto parte
forza dell’Esercito operante; vi erano 868 batta- integrante dei battaglioni e dei reggimenti, abo-
glioni, dei quali 64 bersaglieri e 85 alpini, oltre a lendo così ogni legame estraneo. Questo provve-
615 compagnie mitragliatrici autonome, 12 bat- dimento fu destinato a migliorare il rendimento in
taglioni bersaglieri ciclisti e 21 reparti d’assalto. combattimento dei reparti mitraglieri.
Complessivamente i reparti di fanteria erano au- Al fine di incrementare l’amalgama tra i diversi
mentati di circa un terzo del loro numero origina- reparti, migliorare l’affiatamento tra formazioni di
rio. Tra l’estate e l’autunno 1917 si costituirono fanteria, artiglieria e genio ed elevare il rendi-
quattro nuove Brigate ordinate su 3 reggimenti di mento in combattimento delle Grandi Unità, fu di-
fanteria. sposta l’inscindibilità della Divisione. Fino ad allo-
Si giunse così alle dolorose vicende della dodi- ra, infatti, la limitata disponibilità di forze in rela-

ANTHROPOS - 114
Rivista Militare n. 1/2008

ne delle ostilità.
Riguardo i mezzi di trasporto, la guerra vide una
leggera riduzione del carreggio presso i reggi-
menti di fanteria, compensata dall’assegnazione
organica a ciascun reggimento di fanteria, grana-
tieri e bersaglieri di una salmeria. Il numero dei
muli in dotazione fu progressivamente ridotto da
216 a 100.
Alla data dell’armistizio, la fanteria contava 702
battaglioni di fanteria di linea, granatieri, bersa-
glieri e alpini, oltre a 29 reparti d’assalto a livello
di battaglione; con una forza complessiva pari
circa ai tre quinti di quella totale dei combattenti
delle varie armi, valutata in poco più di due milio-
ni di uomini. Nel novembre 1918 le percentuali di
truppe scelte (bersaglieri e reparti d’assalto) e di
truppe speciali (alpini e bersaglieri ciclisti) erano
rispettivamente di 7,2 e 8 % in confronto alla fan-
teria di linea. Nonostante il poderoso sviluppo che
ebbe l’artiglieria e il sensibile aumento del genio,
nel 1917-1918 l’aliquota della fanteria rispetto
alle altre armi non si era quindi abbassata in mo-
do significativo.
In conclusione, le principali linee di sviluppo
della fanteria italiana nella Grande Guerra furono:
• incremento notevole delle mitragliatrici per au-
mentare la potenza di fuoco delle minori unità;
• costante diminuzione numerica della forza della
Fanti italiani sul basso Piave. compagnia passata da 250 a 145 fucili al fine di
risparmiare l’elemento uomo;
• specializzazione dei compiti della fanteria culmi-
zione alla vastità del fronte, aveva costretto so- nata con la costituzione delle truppe d’assalto;
vente a scindere le Divisioni, i cui reparti dipen- • introduzione di nuove e diversificate sorgenti di
denti operarono frazionati e disgiunti a seconda fuoco (cannoncino, lanciafiamme, lanciatorpedi-
delle imperiose necessità del momento. Il nuovo ni, mortaio, pistola mitragliatrice e moschetto
Capo di Stato Maggiore, Generale Armando Diaz, automatico, bomba a mano e da fucile).
ordinò invece la manovra e l’impiego unitario del-
la Divisione al completo delle sue due Brigate di Filippo Cappellano
fanteria, del reggimento d’artiglieria da campagna Tenente Colonnello,
e dei reparti di supporto. Comandante del CUSDIFE
La principale innovazione ordinativa dell’Eserci-
to italiano nella Grande Guerra fu la costituzione,
nel 1918, prima di Divisioni d’assalto e poi di un BIBLIOGRAFIA
Corpo d’Armata d’assalto. La Divisione d’assalto
comprendeva reparti di arditi, bersaglieri, artiglie- C. Barbasetti, Organizzazione e sviluppo della fanteria
ria someggiata, cavalleria, ciclisti e truppe tecni- italiana durante la campagna 1915-1918 , «Rassegna
che. Verso la fine del 1918 era in corso di distri- dell’Esercito Italiano», 1922;
buzione il moschetto automatico, come arma- C. Manzoni e A. Ricagno, «Evoluzione organica del-
ANTHROPOS

mento individuale in sostituzione del fucile, e in l’Esercito Italiano prima e durante la Grande Guerra»,
studio un nuovo modello di battaglione di fante- Scuola di Guerra, s.d.;
ria, ispirato dagli organici tedeschi, che esaltava «Relazione ufficiale: L’Esercito Italiano nella Grande
la capacità di erogazione di fuoco a tiro teso. La Guerra (1915-1918)», Stato Maggiore dell’Esercito -
nuova formazione avrebbe dovuto disporre di ben Ufficio Storico, volumi ed anni vari;
37 armi a tiro a raffica contro le 16 del battaglio- Notizie organiche sommarie sull’Esercito mobilitato,
ne vecchio tipo. Questa trasformazione, che Comando Supremo - Reparto Operazioni - Ufficio Affari
avrebbe rivoluzionato oltre agli organici anche le Vari e Segreteria - Sezione Istruzioni, 1917;
tecniche di combattimento della fanteria, non fece Formazioni organiche, Comando 4 a Armata - Ufficio
in tempo a essere adottata prima della conclusio- Operazioni, s.d..

115 - ANTHROPOS
IL TRASFERIMENTO
DEL PERSONALE MILITARE
Attualmente, circa un terzo dei ricorsi ammini- Tuttavia i Giudici dimostrano anche delle apertu-
strativi-giurisdizionali presentati avanti i TAR ri- re in senso più favorevole al personale delle FF.AA.,
guarda l’annosa problematica dei trasferimenti del perché la Sent. TAR Parma 21/10/04, n. 682 affer-
personale militare. Ed in effetti i Tribunali Ammini- ma che i trasferimenti d’autorità vanno comunque
strativi Regionali si sono espressi innumerevoli vol- motivati ed aggiunge il TAR Catanzaro, Sez. I,
te, sicchè - per brevità - ci limiteremo ad esaminare 6/2/04, n. 252 che - a maggior ragione - devono
solo le decisioni più recenti, al fine di esporre, nella essere motivati i dinieghi di trasferimento richiesti
maniera più chiara possibile, l’orientamento dei dal militare, nel caso in cui il richiedente sia in
Giudici amministrativi al riguardo. possesso dei requisiti che la stessa Amministrazio-
La prima considerazione da farsi è che i «trasferi- ne ha individuato come indispensabile ai fini del-
menti», pur essendo atti provenienti della P.A., non l’accoglimento dell’istanza.
lo sono stricto sensu, ma rientrano nella più stretta Sempre in materia di diniego di trasferimento, il
categoria degli «ordini», di talchè il provvedimento TAR Abruzzo Sez. Pescara 8/4/04, n. 391 (come
di trasferimento non abbisogna di motivazione, ri- anche la precedente Sent. TAR Sardegna 9/5/02,
chiesta invece per tutti gli atti amministrativi ex n. 497) osserva che - definendosi i trasferimenti
L.7/8/90, n. 241: così si esprime la recente Sent. come «ordini» e non «atti» in senso lato - non vi è
TAR Valle d’Aosta 17/5/04, n. 46. una situazione giuridica soggettiva tutelabile co-
A dire il vero, tale orientamento può ritenersi me diritto alla sede di servizio; tuttavia, in caso di
ormai consolidato, poiché questo stesso principio comprovate eccezionali esigenze personali e/o
è stato elaborato anche dal TAR Campania IV Sez. familiari del militare, deve essere congruamente
26/1/04, n. 288, in cui si aggiunge che - proprio motivato il diniego di trasferimento richiesto dal-
perché si tratta di «ordini» e non di «atti ammini- l’interessato, appunto perchè l’ampia discrezio-
strativi» - non deve nemmeno essere comunicato nalità esistente in merito (insindacabile dal Giudi-
all’interessato l’avvio del procedimento di trasfe- ce del TAR) non può tradursi in un mero arbitrio
rimento. dell’Autorità, poiché anche quest’ultima ha l’ob-
Arrivati a questo punto occorre chiedersi quale bligo di rispettare il principio di imparzialità e
sia l’interpretazione espressa al riguardo dai ma- stretta legalità ex artt. 97 e 98 Costituzione.
gistrati amministrativi. Risponde a questo propo- Quanto sopra ci porta ad introdurre la comples-
sito la Sent. TAR Lazio II Sez. 27/7/04, n. 7476, in sa problematica del familiare di militare portatore
cui si distingue il trasferimento a domanda (ove è di handicap. Al riguardo l’art. 33, comma 5, Leg-
prevalente la volontà del militare), da quello ge 5/2/92, n. 104 (modificata dal successivo art.
«d’autorità» in cui non si devono ricomprendere 19, L. 8/3/2000, n. 53) stabilisce che il pubblico
solo i trasferimenti d’ufficio per esigenze di servi- dipendente, il quale assista un parente convivente
zio, ma anche tutti quelli in cui la determinazione entro il terzo grado (ove non vi siano altri familiari
dell’Autorità prescinda da ogni manifestazione di conviventi), ha diritto di scegliere la sede di lavoro
volontà del militare. più vicina al proprio domicilio e non può essere
Tuttavia un primo spiraglio, rispetto a questo trasferito senza il proprio consenso. In questo
orientamento giurisdizionale, più restrittivo, sem- complesso argomento si è pronunciato il TAR
bra aprirlo la Sent. TAR Sardegna I Sez. 23/3/04, Campania Sez. IV con Sent. 23/3/04, n. 3109, che
n. 428, in cui, pur ribadendo che i provvedimenti - richiamando un precedente parere della Com-
di trasferimento di militari non abbisognano di missione Speciale del Consiglio di Stato 19/1/98,
motivazione, si precisa che devono concretamen- n. 394 - ha affermato come tale norma (applica-
te sussistere in fatto i motivi che hanno determi- bile anche al personale delle FF. AA.) non attribui-
nato l’adozione dell’ordine di trasferimento, altri- sce al militare un diritto soggettivo nella prece-
menti quest’ultimo si appalesa illegittimo. denza al trasferimento, ma un semplice interesse

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Rivista Militare n. 1/2008

tutelabile giuridicamente a scegliere una sede ove materia del trasferimento degli Ufficiali), aggiunge
sia possibile, perché il diritto di essere assistito che la situazione familiare degli Ufficiali ed il relati-
del portatore di handicap deve essere bilanciato vo diritto al ricongiungimento familiare è subordi-
con il superiore interesse pubblico alla sicurezza nato alla superiore necessità dell’Amministrazione
militare ed all’efficienza dei reparti. Militare di dar corso all’avvicendamento periodico
Concludiamo questa panoramica giurisdizionale del personale con incarichi di comando, proprio
sui trasferimenti con 2 sentenze in materia di tra- perché gli Ufficiali sono di norma più soggetti a
sferimento di Ufficiali, perché, in primis, il TAR Par- movimenti disposti d’autorità, di talchè non è con-
ma già sopra citato con la Sent. 6/3/03, n. 113, ha figurabile alcun diritto al mantenimento della sede
affermato che l’obbligo di motivazione degli atti di servizio.
della P.A. sancito dall’art.3, L. 7/8/90, n. 241, deb-
ba essere applicato anche ai trasferimenti degli Uf- Marco Valerio Santonocito
ficiali delle FF. AA., ma, in particolare il TAR Cata- Avvocato Patrocinante presso la Corte Suprema
nia, III Sez., 24/3/04, n. 726 (sempre trattando la di Cassazione e Magistrature Superiori

L’ESAME DEL GIUDICATO PENALE


AI FINI DISCIPLINARI
Un illecito penale commesso da un militare co- questo caso si dovrà valutare quanto e come il
stituisce - normalmente - anche illecito discipli- giudizio penale, ormai concluso, abbia rilevanza
nare. Ciò si verifica poiché un fatto a valenza pe- nella valutazione degli stessi fatti dal punto di vi-
nale può essere autonomamente valutato dalle sta disciplinare.
autorità militari anche dal punto di vista discipli- In sostanza, i rapporti tra diritto penale e diritto
nare, integrando - comunque - la violazione dei disciplinare devono essere esaminati - innanzi-
doveri attinenti al servizio e alla disciplina. Si può tutto - in relazione ai rapporti tra i diversi proce-
verificare, inoltre, la circostanza per la quale un dimenti di accertamento dei relativi illeciti, suc-
comportamento a rilevanza penale presenti anche cessivamente con riguardo all’esame del giudicato
dei profili peculiari che nulla hanno a che vedere penale ai fini dell’azione disciplinare.
con l’integrazione di una fattispecie criminosa, L’ipotesi contemplata nel primo caso è quella
ma di per sé sono idonei a fondare un’eventuale nella quale per uno stesso fatto viene iniziato con-
autonoma responsabilità disciplinare. Nel primo temporaneamente un procedimento disciplinare
caso si tratta di analizzare il rapporto tra procedi- ed uno penale, oppure quando il procedimento
mento penale e procedimento disciplinare, nel se- penale sia iniziato prima di quello disciplinare. Per
condo caso si tratta di valutare l’autonomia della queste vicende interviene la norma di cui all’art.
mancanza disciplinare e, di conseguenza, di pro- 117, d.P.R. 10 gennaio 1957, n. 3, la quale dispo-
cedere separatamente dall’illecito penale all’ac- ne che, qualora per un fatto addebitato ad un
certamento della relativa responsabilità. L’aspetto pubblico dipendente sia stata iniziata un’azione
che qui interessa è la doppia natura illecita di un penale, il procedimento disciplinare non può esse-
reato, quella penale e quella eventualmente disci- re promosso sino al termine di quello penale e, se
plinare che dovrà essere valutata dalle autorità già iniziato, deve essere sospeso. L’art. 117, d.P.R.
gerarchiche. In effetti, è principio fondamentale n. 3/1957, si coordinava perfettamente con le
del diritto sanzionatorio la circostanza per la qua- norme del vecchio codice di procedura penale
le l’irrogazione di una sanzione penale non pre- (1930) che stabilivano una vera e propria pregiu-
cluda, per lo stesso fatto, l’applicazione anche di diziale penale per i procedimenti disciplinari. Il si-
una sanzione disciplinare allo stesso soggetto. In stema è stato sensibilmente modificato con il nuo-

117 - RUBRICHE
vo codice di procedura penale (1988) che non delle disposizioni concernenti lo statuto degli im-
contempla più una pregiudiziale penale, ma disci- piegati civili dello Stato, è ritenuta norma generale
plina solamente, all’art. 653 c.p.p., l’efficacia della del diritto disciplinare, applicabile anche ai proce-
sentenza penale nel giudizio disciplinare. In que- dimenti disciplinari dei militari.
sto contesto, l’art. 117, d.P.R. n. 3/1957 non può Per quanto riguarda, poi, la valenza della sen-
ritenersi implicitamente abrogato, anzi risulta in- tenza penale, è necessario riferirsi all’art. 653
direttamente confermato dalla norma di cui all’art. c.p.p. che contempla le tassative ipotesi per le
9, comma 2, legge 7 febbraio 1990, n. 19, recante quali quest’ultima ha efficacia di giudicato nel
- tra l’altro - norme sulla destituzione dei pubblici procedimento disciplinare. L’art. 653, 1° comma,
dipendenti, la quale dispone, per l’ipotesi di desti- c.p.p. stabilisce che la sentenza penale irrevoca-
tuzione del pubblico dipendente, militare o civile, bile di assoluzione ha efficacia di giudicato nel
a seguito di condanna penale, la prosecuzione o la giudizio per responsabilità disciplinare davanti al-
promozione della relativa azione disciplinare, la- le pubbliche autorità quanto all’accertamento che
sciando intendere - nel primo caso - l’avvenuta il fatto non sussiste o non costituisce illecito pe-
sospensione dello stesso. Bisogna sottolineare che nale ovvero che l’imputato non lo ha commesso.
l’art. 117, d.P.R. n. 3/1957 si riferisce all’azione L’art. 653, comma 1-bis, c.p.p. dispone che la
penale e la stessa, nel nuovo sistema penale pro- sentenza penale irrevocabile di condanna ha effi-
cessuale, viene esercitata dal pubblico ministero cacia di giudicato nel giudizio per responsabilità
con la richiesta di rinvio a giudizio o nelle altre disciplinare davanti alle pubbliche autorità quanto
forme particolari previste dai procedimenti specia- all’accertamento della sussistenza del fatto, della
li. Il problema allora è relativo all’attività prece- sua illiceità penale e all’affermazione che l’impu-
dente all’azione penale, precisamente quella che tato lo ha commesso. Per quanto riguarda que-
viene configurata come fase delle «indagini preli- st’ultima disposizione, un ampio dibattito dottri-
minari», la quale - ad una prima lettura della nor- nale e diversi e divergenti orientamenti giurispru-
ma - non sembra idonea a determinare la sospen- denziali ha da sempre suscitato la sentenza di
sione del procedimento disciplinare o la mancata applicazione della pena su richiesta delle parti,
proposizione dello stesso. In una prospettiva più cosiddetta sentenza di patteggiamento, di cui al-
ampia e tenendo presenti le finalità dei procedi- l’art. 444 c.p.p.. Il problema è rilevante per i due
menti penale e disciplinare si può affermare se profili fondamentali del giudizio disciplinare:
non l’obbligatorietà, almeno l’opportunità della quello relativo all’accertamento dei fatti costi-
sospensione del procedimento disciplinare anche tuenti mancanza disciplinare e quello connesso
nella fase delle indagini preliminari o comunque con l’eventuale responsabilità per i fatti accertati
precedente alla vera e propria azione penale. Ciò e addebitati. Il secondo aspetto deve essere sem-
in relazione, innanzitutto, al principio del buon pre accertato dall’autorità amministrativa, per cui
andamento della pubblica amministrazione, per il non può sussistere alcuna ipotesi di sanzione de-
quale avviare un procedimento disciplinare in pen- stitutiva automatica a seguito di condanna penale
denza delle indagini preliminari, con la prospettiva a carico del pubblico dipendente, così come più
di sospenderlo successivamente o, addirittura, di volte ribadito dalla Corte costituzionale ed
annullare il provvedimento finale contrastante con espressamente stabilito dall’art. 9, comma 1, l. n.
l’esito del giudizio penale, appare quanto mai in- 19/1990 (a parte quanto introdotto dall’art. 5,
congruo e contrario ai criteri di efficienza ed eco- legge 27 marzo 2001, n. 97, in tema di estinzione
nomicità dell’azione amministrativa. La sospensio- del rapporto di impiego a seguito di condanna per
ne del procedimento disciplinare in pendenza di alcuni specifici reati contro la pubblica ammini-
indagini preliminari appare allora legittima ed op- strazione, quest’ultima legge introduce norme sul
portuna. rapporto tra procedimento penale e procedimento
La giurisprudenza ha più volte affermato che la disciplinare ed effetti del giudicato penale nei
norma costituisce un principio generale del setto- confronti dei dipendenti delle pubbliche ammini-
re del pubblico impiego, in base al quale il com- strazioni). Qualche perplessità emerge relativa-
portamento dell’amministrazione di attesa della mente all’accertamento dei fatti costituenti man-
definizione del giudizio penale non è in alcun canza disciplinare. Infatti, in caso di condanna
modo censurabile. Si tenga, infine, conto che la penale la sentenza acquista valore di cosa giudi-
norma dettata dall’art. 117, d.P.R. n. 3/1957, cata quanto all’accertamento della sussistenza del
benché la stessa sia contenuta nel Testo unico fatto e della sua illiceità penale, circostanza pro-

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Rivista Militare n. 1/2008

blematica con riguardo alle sentenze di patteg- di cui alla l. n. 97/2001 (artt. 314, 1° comma,
giamento, stante il loro intrinseco carattere nego- 317, 318, 319, 319-ter e 320 c.p.): 90 giorni
ziale e la conseguente carenza di quella piena va- per l’esame del giudicato penale (per i fatti
lutazione dei fatti e delle prove che caratterizza, commessi dal 6 aprile 2001), decorrenti dalla
invece, ogni altra sentenza di condanna. La rifor- comunicazione all’amministrazione della sen-
mulazione dell’art. 445 c.p.p., ad opera della l. n. tenza penale di condanna. Entro il 90° giorno
97/2001, in merito agli effetti dell’applicazione devono essere formulate (e notificate) le conte-
della pena su richiesta delle parti, con il diretto stazioni;
rinvio al novellato art. 653 c.p.p., comporta che • sentenza o decreto penale di condanna e sen-
anche la cosiddetta sentenza di patteggiamento tenza di applicazione della pena su richiesta
abbia il valore di sentenza di condanna con l’effi- delle parti per tutti gli altri reati non contemplati
cacia stabilita nei giudizi disciplinari. Non di me- dalla l. n. 97/2001: 180 giorni per l’esame del
no, in giurisprudenza, si è costantemente affer- giudicato penale, decorrenti dalla data in cui
mato «che i fatti che hanno dato luogo alla sen- l’amministrazione ha avuto notizia della senten-
tenza penale di patteggiamento devono formare za irrevocabile di condanna. Entro il 180° giorno
oggetto di un’autonoma considerazione e la rela- devono essere formulate (e notificate) le conte-
tiva sanzione deve essere irrogata sulla base di un stazioni;
separato giudizio di responsabilità disciplinare, • sentenze di proscioglimento e sentenze di as-
senza che la ricordata sentenza penale patteggia- soluzione (tranne quelle pronunciate perché il
ta possa assurgere a presupposto unico per l’ap- fatto non sussiste o l’imputato non l’ha com-
plicazione della sanzione disciplinare ovvero a messo): 180 giorni per l’esame del giudicato
parametro valutativo cui conformare la gravità penale, decorrenti dalla data di irrevocabilità
della sanzione da irrogare». della sentenza, se questa è successiva alla data
Per l’esame del giudicato penale, infine, l’ammi- di deposito, o dalla data di deposito, se l’irrevo-
nistrazione ha a disposizione dei tempi prestabi- cabilità si sia realizzata prima. Entro il 180°
liti che non possono essere disattesi. La l. n. giorno devono essere formulate (e notificate) le
19/1990 ha stabilito che la destituzione (corri- contestazioni;
spondente alla perdita del grado per rimozione) • decreto di archiviazione: 180 giorni per l’esame
del pubblico dipendente, militare o civile, può es- della posizione disciplinare, decorrenti dalla da-
sere inflitta all’esito del procedimento disciplinare ta di deposito del decreto di archiviazione o, ec-
che deve essere proseguito o promosso entro 180 cezionalmente, quando si possa dimostrare che
giorni dalla data in cui l’amministrazione ha avuto l’acquisizione tardiva non sia dovuta ad inerzia
conoscenza della sentenza irrevocabile di con- dell’amministrazione, dalla data del rilascio del-
danna. L’art. 5, comma 4, l. n. 97/2001, dispone la copia conforme a cura degli uffici giudiziari.
che, al di fuori dei casi in cui consegue la pena Entro il 180° giorno devono essere formulate (e
accessoria dell’estinzione del rapporto di lavoro o notificate) le contestazioni.
d’impiego di cui all’art. 32-quinquies c.p., nei È necessario, comunque, evidenziare che il Con-
confronti dei dipendenti pubblici condannati con siglio di Stato, con Adunanza Plenaria 14 gennaio
sentenza penale irrevocabile per i delitti di cui agli 2004, n. 1 ha precisato che l’art. 9, comma 2°,
artt. 314, 1° comma, 317, 318, 319, 319-ter e della legge n. 19/1990 va interpretato nel senso
320 c.p. e di cui all’art. 3, l. n. 1383/1941 (reati che l’amministrazione procedente è tenuta a con-
propri dell’appartenente alla Guardia di Finanza), cludere il procedimento disciplinare nel termine
l’estinzione del rapporto di lavoro o d’impiego complessivo di 270 giorni da quando ha avuto
può essere pronunciata a seguito di procedimento notizia della condanna penale del dipendente in-
disciplinare che deve avere inizio o proseguire colpato. Tale termine complessivo si ricava som-
entro il termine di novanta giorni dalla comunica- mando il termine di 180 giorni imposto per l’ini-
zione della sentenza di condanna all’amministra- zio del procedimento disciplinare a quello dei
zione competente. «successivi» 90 giorni imposto appunto per la
Le norme sopra riportate delineano un quadro conclusione del procedimento disciplinare.
piuttosto articolato che conviene schematizzare in
relazione al tipo di pronuncia del giudice penale: Fausto Bassetta
• sentenza penale di condanna o di applicazione Tenente Colonnello CC
della pena su richiesta delle parti riferita ai reati faustobassetta@tiscali.it

119 - RUBRICHE
IL MASSO DI AZZIDA
Quest’anno avranno luogo le celebrazioni per il nita, per la prima volta nella storia dell’umanità,
novantesimo anniversario della conclusione vitto- come «Guerra Mondiale». Ma ogni tanto esce
riosa, nel novembre del 1918, della Prima guerra qualche «curiosità» che, nel confermare i racconti
mondiale. Il conflitto, iniziato il 4 agosto 1914 a di coloro che hanno vissuto quelle vicende in pri-
seguito dell’assassinio dell’Arciduca Francesco ma persona, ci impone di non perdere la memoria
Ferdinando, erede al trono dell’Impero austro- di quegli uomini che, quasi un secolo fa, hanno
ungarico, doveva essere, secondo le dottrine del combattuto l’ultima guerra per l’unità d’Italia.
momento, molto breve, una guerra di movimento. Anche un piccolo particolare ci può parlare di quei
Invece si trasforma subito in guerra di trincea, grandi e drammatici avvenimenti che hanno avuto
dove ogni battaglia vede migliaia di caduti, a inizio, per il nostro Paese, nel maggio del 1915.
fronte, molto spesso, di conquiste minime, anche Un esempio è ciò che è accaduto a un militare di
solo di poche centinaia di metri di terreno. origini sarde, il Sergente Giovanni Sale, assegna-
Ormai gli storici hanno analizzato quella guerra to, nel 1968, cioè 50 anni dopo quegli avveni-
in ogni suo aspetto, politico, diplomatico, milita- menti, al 76° reggimento fanteria «Napoli», dove
re, e hanno scritto tutto su quella che viene defi- rimane in servizio fino al 1985, con l’incarico di
«maestro di scherma» per il presidio di Cividale.
Figlio di un combattente della Prima guerra
mondiale, da bambino ha sentito tante volte rac-
contare, nelle lunghe serate prima di andare a
dormire, quella lunga, spesso tragica, esaltante
esperienza vissuta da suo padre.
Il ricordo di quelle storie lo lega alla memoria
del padre, perso a vent’anni, e la destinazione a
Cividale lo porta a vivere nei luoghi dove il padre
diceva di essere stato durante la guerra.
Nei primi mesi del 1987, viene contattato da
Ado Cont, un anziano del posto, il quale ricorda
che da bambino aveva visto dei soldati che parla-
vano una strana lingua accamparsi nei prati di
Azzida, una piccola frazione di Cividale.
Lo accompagna, allora, in un terreno boscoso
nei pressi dell’abitato e gli mostra un masso su
cui è scolpito: «QUI ATTENDÒ IL PIÙ BEL BATTAGL.
DEL MONDO 151° FANTERIA 3° BATTAGLIONE
BRIGATA SASSARI».
La presenza di quel masso è la conferma di
quanto Giovanni Sale aveva avuto modo di leggere
nel volume «Fanterie Sarde», scritto dal Tenente
Graziani.
Il sentimento di affetto per il padre e di ammi-
razione per quei combattenti è così forte che egli
decide di acquistare il terreno dove è situato quel
masso e, aiutato dal personale del 59° reggimento
fanteria «Calabria», di stanza in quegli anni a Ci-
vidale, riesce a valorizzare il monolito trasfor-
mandolo in un monumento che eterni la memoria
dei combattenti sardi, cercando di esaudire l’au-
spicio riportato in un passo del volume: Che il

RUBRICHE - 120
Rivista Militare n. 1/2008

Arditi della Brigata «Sassari». sta memorialistica e l’opera più nota è «Un anno
sull’Altopiano» di Emilio Lussu, che descrive gli
avvenimenti che hanno inizio da questa fase e si
monumento...sarebbe durato nei secoli. concludono con la discesa della Brigata verso Ci-
Passare per Azzida e fermarsi di fronte a quel vidale, dove alcuni soldati avranno modo di scol-
masso ci può aiutare a comprendere meglio per- pire quel masso.
ché la memoria della Prima guerra mondiale è an- Sono uomini che hanno vissuto una delle fasi
cora così viva in Italia. più cruente e importanti del conflitto allorché,
Il primo anno di guerra è, per l’Esercito Italiano, sottratti dalle pietraie carsiche, raggiungono l’Al-
quello delle prime «spallate» sul Carso, delle pri- topiano nel momento in cui gli austriaci hanno già
me quattro offensive sull’Isonzo, che producono il occupato la conca di Asiago e stanno inviando
solo risultato di piantare la Bandiera sulle pendici pattuglie per rilevare il terreno e preparare l’azio-
del terribile Carso. ne che dovrebbe consentire di superare le ultime
Una delle unità che si distingue particolarmente difese italiane sul Monte Fior e sul Monte Castel-
è la Brigata «Sassari» che, pur se appena costitui- gomberto, per avere così il controllo delle valli da
ta, diviene subito protagonista, tanto da essere cui scendere nella pianura veneta e cadere alle
l’unica Grande Unità ad avere, in quel conflitto, i spalle delle tre Armate schierate sull’Isonzo e nel
suoi reggimenti (151° e 152°) decorati di ben due Cadore, per provocare il crollo del nostro Paese.
Medaglie d’Oro al Valor Militare. Monte Fior e Monte Castelgomberto sono difesi
Tratta dal settore della 3a Armata e inviate a di- dai battaglioni alpini «Argentera», «Monviso», «Val
fesa dell’Altopiano, entra in linea nel settore di Maira» e «Morbegno», sottoposti a una serie di
Monte Fior e Monte Castelgomberto, sulle Melette violentissimi attacchi che riescono a respingere
di Foza. subendo, però, perdite rilevanti, tali da far temere
Anche sulla guerra della «Sassari» esiste una va- di non poter più resistere alla pressione nemica

121 - RUBRICHE
gere la sottostante pianura. Così, verso le 21.00,
mentre nella zona imperversa un violento tempo-
rale, dopo un nuovo bombardamento con i grossi
calibri, le truppe austriache investono le linee ita-
liane; fra gli attaccanti vi sono anche i musulmani
del 2° reggimento bosno-erzegovese, che muovo-
no all’assalto indossando il caratteristico fez di
foggia turca. La situazione diviene subito diffici-
lissima: alpini e fanti devono retrocedere insieme,
così che gli austriaci, superate le difese avanzate
di Monte Fior, riescono ad affacciarsi anche su
Monte Castelgomberto. Nella notte stessa, però, il
152° reggimento contrattacca e nelle prime ore
del mattino riesce a riconquistare le posizioni
della selletta abbandonate precedentemente,
mantenendo così il possesso di Monte Castel-
gomberto contro cui gli austriaci aprono un vio-
lento fuoco di artiglieria di tutti i calibri. I fanti
della «Sassari», senza più munizioni, riescono an-
cora a respingere il nemico con furibondi contrat-
tacchi alla baionetta, ma nel pomeriggio la situa-
zione diviene talmente critica che, per ordine del
Comando del Gruppo Alpini da cui dipendono tat-
ticamente, i reparti della «Sassari» e ciò che rima-
ne dei quattro battaglioni alpini ripiegano sulle
retrostanti posizioni del Monte Spill, Monte Miela
Il Capitano Emilio Lussu. e Monte Tondarecar, dove viene organizzata la li-
nea di resistenza a oltranza.
Il sacrificio della «Sassari» assume le dimensioni
che, giorno dopo giorno, si fa sempre più forte. di un olocausto: in tre giornate di combattimento
Dopo un movimento durato tutta la notte, all’al- si contano circa 300 tra morti e dispersi e 242 fe-
ba del 5 giugno 1916 la Brigata «Sassari» raggiun- riti fra la truppa, 5 morti e 18 feriti fra gli Ufficiali.
ge le proprie posizioni e in questo nuovo scenario, Tra i tanti caduti rimasti insepolti nelle fenditure
così diverso da quello del Carso che ha appena la- rocciose della selletta, vi è l’irredento triestino
sciato, attende il nemico. Nel pomeriggio, dopo un Guido Brunner, Ufficiale del 152° reggimento, alla
violento bombardamento durato tutta la mattina, cui memoria sarà concessa la Medaglia d’Oro al
le truppe della 6a Divisione imperiale attaccano le Valor Militare.
posizioni italiane di Monte Fior e di Monte Castel- A quel punto però l’offensiva austriaca, perduto
gomberto, avanzando in massa e a plotoni affian- lo slancio iniziale per la tenace resistenza italiana,
cati; l’urto è violento, ma viene ovunque contenu- si attenua fino a esaurirsi.
to, anche per il pronto intervento di alcune com- Il Comando italiano emana, così, gli ordini per
pagnie del 151° reggimento, attestato a guardia un’immediata controffensiva che vuole costringe-
della sottostante Val Frenzela. re il nemico a ritirarsi oltre la Val d’Assa.
La sera del 7 giugno, dopo un bombardamento In questa seconda fase della battaglia, che inizia
di parecchie ore, viene rinnovato l’attacco contro il 16 giugno, la 25a Divisione italiana, costituita
Monte Fior e Monte Castelgomberto, mettendo a dalle Brigate «Sassari» e «Piacenza», nel tentativo
dura prova la resistenza degli alpini. Il I battaglio- di riconquistare Monte Fior e Monte Castelgom-
ne del 151° reggimento e il II del 152°, i cui Co- berto, obbliga gli austriaci a un ripiegamento che
mandanti cadono eroicamente sul campo, muo- li porta ad attestarsi sulle posizioni dominanti del
vono al contrattacco sulla dorsale del Monte Spill Monte Mosciagh e del Monte Zebio, dove hanno
- Monte Fior e sulla selletta che unisce questo al organizzato la linea di resistenza contro cui la
Monte Castelgomberto, ristabilendo la situazione. «Sassari» va ripetutamente all’attacco dal 27 giu-
Ma il nemico tenta l’ultimo sforzo per raggiun- gno al 15 agosto. A nulla, però, valgono i valorosi

RUBRICHE - 122
Rivista Militare n. 1/2008

Azzida come si presenta oggi. terreno perduto nella fase iniziale della Strafex-
pedition, si è arrestata davanti alle posizioni ne-
miche che corrono sulla dorsale che dal Monte
ed epici assalti dei «Sassarini» condotti all’arma Ortigara scende verso il Monte Zebio, costituendo
bianca e privi del necessario sostegno dell’arti- un pericoloso trampolino di lancio per possibili
glieria: le posizioni dello Zebio, scavate nella roc- future azioni offensive austriache verso la pianura
cia, protette da larghe fasce di reticolati e difese vicentina. Il perno della difesa austriaca è proprio
da numerose mitragliatrici, verranno mantenute l’Ortigara e così Cadorna decide di attaccare
dagli austriaci sino alla fine del conflitto. Negli quelle posizioni per spingere gli austriaci oltre il
scontri cade da prode anche il Comandante della ciglio occidentale dell’Altopiano.
Brigata, il Generale Eugenio Di Maria, decorato L’operazione (chiamata in codice «azione K» e
con la Medaglia d’Oro al Valor Militare. successivamente «azione difensiva nell’ipotesi
Per i combattimenti sostenuti nelle «trincee dei uno»), prevista per la metà del mese di ottobre
Razzi e delle Frasche» sul Carso e per «l’eroica di- 1916, per carenza di artiglierie e successivamente
fesa e riconquista di Monte Fior e di Monte Ca- per le difficili condizioni meteorologiche invernali,
stelgomberto», il 5 agosto viene concessa alle viene rinviata al mese di giugno 1917 e affidata
Bandiere del 151° e del 152° reggimento la prima alla 6a Armata, che può disporre di 190 000 uo-
Medaglia d’Oro al Valor Militare. mini e 1 758 cannoni e bombarde di ogni calibro.
Il 1° settembre la Brigata viene inviata a riposo. Una Divisione, la 52a, è composta interamente da
La stanchezza di due anni di guerra si fa sentire reparti da montagna e il peso maggiore dell’of-
anche nelle linee nemiche e così il rigido inverno fensiva ricade proprio sui 18 battaglioni alpini
del 1916-1917, con temperature che scendono fi- che, invano, dal 10 al 29 giugno si lanciano all’at-
no a 24° sotto lo zero, finisce per essere il vero ne- tacco del Monte Ortigara.
mico dal quale difendersi, mentre gli Alti Comandi Solo dopo terrificanti bombardamenti dell’arti-
italiani studiano un’operazione che possa migliora- glieria italiana la cima del monte viene occupata
re l’assetto difensivo sull’Altopiano di Asiago. dagli alpini i quali, però, devono immediatamente
La controffensiva dell’estate precedente, infatti, ritirarsi a causa del diluvio di fuoco che a loro
pur avendo consentito la riconquista di parte del volta le artiglierie austriache fanno cadere sulle

123 - RUBRICHE
La Brigata è pronta in linea la mattina del 10
giugno, ma gli uomini del 151° e 152° vivranno,
quel giorno, eventi drammatici.
Alle 5 del mattino, l’artiglieria inizia il fuoco di
preparazione ma, per una serie di cause (vicinan-
za della nostra linea a quella nemica, scarsa visi-
bilità a causa della nebbia, impreparazione di al-
cune batterie giunte da poco in quel settore), il
fuoco italiano è corto e si abbatte violento sulle
posizioni della «Sassari», facendo strage di uomi-
ni. Tutti rimangono però ai loro posti, anche se
scossi nel morale. I reggimenti, schierati in linea
per l’assalto, non riescono a comunicare con le
sorgenti di fuoco a causa dell’interruzione delle
linee telefoniche, i portaordini sono tutti feriti o
morti, gli osservatori di artiglieria sono anch’essi
colpiti dal fuoco delle artiglierie amiche e nessuno
riesce a comunicare tempestivamente con le bat-
terie da cui parte il tiro; e nemmeno quando alle
retrovie giunge la comunicazione di ciò che sta
accadendo nelle trincee italiane i risultati del fuo-
co cambiano.
Non appena arriva l’ordine «liberatorio» dell’as-
salto, la «Sassari» irrompe con ciò che resta dei
tre battaglioni del 151° reggimento nella trincea
nemica che viene conquistata, mentre il 152°, che
ha subito le perdite maggiori dal fuoco amico,
Il Capitano Giuseppe Tommasi. non riesce ad avanzare, anzi deve respingere i fu-
riosi contrattacchi austriaci.
I rincalzi non riescono a sostenere lo sforzo del-
posizioni appena conquistate. le prime ondate e così, a fine giornata, dopo es-
Dopo alterne vicende, il monte Ortigara viene sere stata distrutta dal tiro italiano e da tre con-
definitivamente abbandonato dagli italiani il 24 trattacchi nemici respinti, la «Sassari» è costretta
giugno, anche se i combattimenti proseguono fi- a ripiegare sulle linee di partenza.
no al 29, talmente cruenti da far meritare all’Orti- Così Giuseppe Tommasi descrive il giorno dopo
gara il nome di «Tomba degli Alpini». la battaglia: «Il bosco non esiste più e neanche la
Anche questa battaglia vede impegnata la Brigata trincea. Dire rovina è poco, quella di ieri è stato
«Sassari» in un’azione concorrente che ha per obiet- un annientamento.... Ma non piango i morti: sono
tivo la conquista delle posizioni nemiche di Monte già tutti degli eroi. Sono questi soldati ancora vi-
Zebio e Monte Mosciagh, su cui si era già profuso venti oggi, che hanno tutto l’abito chiazzato di
inutilmente tanto sangue l’anno precedente. giallo dalla polvere dei proiettili, che mi fanno più
Così, Giuseppe Tommasi, Ufficiale del 151° reg- male.... Se parlano in gruppo, fra di loro, bisbi-
gimento, nel suo «Brigata Sassari - Note di guer- gliano una sola parola: «l’artiglieria!». Terribile il
ra», descrive l’attesa della battaglia: «Siamo di fuoco di ieri! Vaquer che rimane seppellito tanto
nuovo sull’Altopiano. Fra qualche giorno si attac- tempo col suo plotone sotto le macerie del rico-
cherà: sarà una grande battaglia. Passano conti- vero, è ancora stordito. Scintu, che a trovarsi solo
nuamente reparti, convogli e bocche da fuoco per di notte anche tra selvaggi non proverebbe la mi-
raggiungere la loro posizione. La stagione è buo- nima impressione, ieri si incitava da sé puntellan-
nissima ma c’è in tutti una grande voglia di me- dosi le mani alle ginocchia con queste parole
nare le mani. Da noi c’è l’entusiasmo che ha sem- “Scintu, fatti coraggio!”. E la maggior parte dei re-
pre avuto la Sassari quando era convinta della ne- parti stava allo scoperto, in balia del fuoco, senza
cessità di fare un’operazione e riconosceva ade- speranza e salvezza, come una carovana sperduta
guata la disponibilità dei mezzi». in mezzo al deserto sotto la furia del ghibli».

RUBRICHE - 124
Rivista Militare n. 1/2008

L’azione viene ritentata il 19 giugno dagli altri


reparti della 25a Divisione, la Brigata «Piacenza» e
il 5° reggimento bersaglieri, che rimangono a loro
volta decimati.
In quella che passerà alla storia come la «batta-
glia dell’Ortigara», il sacrificio della «Sassari» si
accomuna a quello degli alpini: tra gli italiani si
contano 926 Ufficiali e 21 730 soldati caduti, dei
quali 378 Ufficiali e 8 213 uomini di truppa ap-
partengono ai 18 battaglioni alpini della 52a Divi-
sione; la «Sassari» conta 73 morti, 716 feriti e 127
dispersi nella truppa; 4 morti, 27 feriti e 7 disper-
si tra gli Ufficiali. Tra i caduti il Sergente Maggiore
Ferdinando Podda e il Caporal Maggiore Giuseppe
Pintus, entrambi decorati con la Medaglia d’Oro al
Valor Militare.
Il 9 luglio, dopo aver dato l’addio ai propri morti
sepolti nei tanti cimiteri di Monte Zebio, la Brigata
scende a riposo in Val Piana, da dove era partita
con tanto entusiasmo e dove torna decimata.
La «Sassari» è rimasta sull’Altopiano di Asiago
per oltre un anno ed Emilio Lussu, uno dei più va-
lorosi e amati Ufficiali della Brigata, scriverà anni
dopo il libro «Un anno sull’Altopiano» per parlare
dei «Rote Teufel» (i Diavoli Rossi), come vengono
chiamati dal nemico, la cui fama si è propagata Nell’ovale rosso Giovanni Sale.
ben presto fra le truppe e fra i Comandi, tanto da
rendere questi uomini orgogliosi di appartenere ai
due reggimenti della «Sassari». pensavano di dover morire e, per questo solo fat-
Uno dei battaglioni del 151°, il III, è chiamato «il to, sono indotti ad infischiarsi di tutto e di tutti».
battaglionissimo» e il Tenente Alfredo Graziani da Così Alfredo Graziani descrive quei giorni nelle
Tempio Pausania, il famoso Cavalleggero dell’An- pagine del suo celebre libro: «Smontati a Cividale,
no sull’Altopiano, è uno dei Comandanti di com- abbiamo proseguito immediatamente per Azzida
pagnia di quel battaglione. Con l’antico nome di dove, a qualche chilometro, ci attendeva un vasto
battaglia: «Tenente Scopa» egli firmerà, nel 1934, prato, verde e ospitale. Prima cosa: l’appello. Non
il libro «Fanterie Sarde all’Ombra del Tricolore», il mancava nessuno. Arrivano le casse di cottura; il
suo diario di guerra che, unitamente ai citati volu- rancio, appetitosissimo, con la fame che si vede in
mi di Lussu, Tommasi e a «Gli intrepidi Sardi della giro.... In cinque minuti, plotone per plotone, la
Brigata Sassari» di Leonardo Motzo, costituiscono compagnia è a posto e i soldati, dopo aver minac-
i pilastri della vasta memorialistica sulla «Sassari» ciato di divorare anche i cucinieri e dopo il con-
fiorita nel primo dopoguerra. sueto coro (la “tasgia”), in cui non son mancati i
In esso egli, Ufficiale di cavalleria volontaria- saluti e i frizzi all’ignoto Colonnello di Udine (Uf-
mente rimasto alla «Sassari», riporta la «sua guer- ficiale del Comando Militare di Tappa che aveva
ra» con la Brigata. Nel capitolo XVII descrive i ri- rilevato il passaggio “troppo rumoroso” del con-
cordi dell’agosto 1917 allorché la Brigata, reduce voglio della “Sassari” nella stazione friulana, ndr),
da quell’anno sull’Altopiano, iniziato con l’arresto si son ficcati sotto le tende.
della Strafexpedition e concluso con la «battaglia Ancora un breve chiacchierio, un brusio sempre
dell’Ortigara», dopo quel breve periodo di riposo più lieve; poi, nella notte illune, non si è visto che il
in Valpiana, viene inviata nella zona di Cividale a fioco lumicino del Corpo di Guardia; mentre nel va-
disposizione della 2a Armata, impegnata nell’11a sto silenzio, non si potevano udire che i passi ca-
battaglia dell’Isonzo. denzati delle sentinelle, vigilanti sul sonno di tutti.
Gli uomini sono induriti dalla guerra, hanno con- Azzida è un paesetto distante qualche chilome-
tinuamente cambiato l’orizzonte «entro il quale tro dal luogo in cui ci siamo attendati. Curioso!

125 - RUBRICHE
si dal pensiero che il “monumento della 12a” sa-
rebbe durato nei secoli».
Da lì a qualche giorno quegli uomini partecipe-
ranno all’11a Battaglia dell’Isonzo, combattuta dal
29 agosto al 21 settembre per la conquista del-
l’Altopiano della Bainsizza, nel corso della quale
sapranno ancora distinguersi per valore ed eroi-
smo, tanto che il 16 settembre il Bollettino di
Guerra n. 845 del Comando Supremo citerà, per la
seconda volta, la Brigata «Sassari» all’ammirazio-
ne del Paese.
Ritrovare quel masso scolpito novant’anni fa da
qualche ignoto minatore dell’iglesiente appena
sceso dall’Altopiano e di passaggio in questa lon-
tana parte d’Italia per andare verso nuove batta-
glie, la Bainsizza, il Piave, Vittorio Veneto, ci fa ri-
vivere quegli avvenimenti e ci fa pensare alle mi-
gliaia di giovani che, partiti dalla Sardegna, dopo
un lunghissimo viaggio in nave, in treno e in ca-
mion, attraverso regioni e città italiane di cui non
avevano mai sentito parlare prima, Gradisca-
Isonzo-Carso-Asiago-Piave, andavano incontro a
un nemico di cui nulla sapevano, ma che combat-
terono con tenacia, senza mai tirarsi indietro.
Uomini semplici, che proiettati in un contesto
diverso da quello dell’Isola dove avevano sempre
Il Tenente Alfredo Graziani. vissuto, trovarono nell’appartenenza regionale
l’elemento principale della loro straordinaria
compattezza.
Siamo ancora dentro la vecchia Italia e sentiamo Erano uomini coraggiosi, dalla mira infallibile,
uno stranissimo linguaggio. Gli abitanti ci dicono avvezzi alle fatiche, rapidi nei movimenti, capaci
che è slavo, e citano frasi e parole: “gospodichna” di agire al buio e in silenzio, radicati a sentimenti
che significa “ragazza” e che, in slavo, si dice dal di onore e di rispetto della parola data che li ren-
pari “gospodichna” - “ocii lepii”, cioè “occhi belli” deva capaci di accanite resistenze e di grandi im-
nell’una e nell’altra parlata. Ma se può essere peti bellici.
uguale il linguaggio, i sentimenti sono davvero Anche questi uomini provavano l’immensa tri-
italiani. Buona e brava, infatti, questa gente! Lo stezza degli attimi che precedono l’assalto, quan-
stesso trattamento e le medesime attenzioni della do il pensiero correva alla famiglia laggiù, nel-
gente veneta. l’Isola lontana. Nei momenti terribili del corpo a
Nel campo assegnato alla mia compagnia, pro- corpo cercavano il coraggio nell’appoggio fisico,
prio al centro, vi è un monolito granitico di qual- oltre che psicologico, del compagno a fianco, ur-
che metro di lunghezza per uno di larghezza, e lando all’unisono il caratteristico grido di guerra:
visto che il da fare non era molto e che distrarre «Forza Paris!» ( Avanti insieme).
due o tre uomini dalle solite esercitazioni non era Vedere quel masso ci porta alla mente tutti quei
un delitto, ho pensato di lasciare quel monolito in giovani sardi che, assieme alle centinaia di mi-
custodia a tre minatori i quali dopo un paio di gliaia di giovani provenienti dalle altre regioni
giorni vi avevano scolpito la dicitura .... d’Italia, combatterono e morirono, senza nulla
I fanti, anche degli altri battaglioni e del reggi- chiedere, in nome di quel sogno di Unità naziona-
mento fratello, accorrevano in massa ad ammirare le intesa nell’accezione più pura del termine.
il capolavoro, invidiandoci la fortuna di avere tro-
vato quel macigno, oramai dimentichi del fiero Enrico Pino
Colonnello di Udine le cui sfuriate avevano lascia- Generale di Divisione,
to così brutta impressione, e unicamente compre- Comandante del CME Veneto

RUBRICHE - 126
ISAF: VENTI DI CRISI?
Intervento del Maggior Generale Bruno Kasdorf,
Capo di Stato Maggiore dell’ISAF, in occasione della 4 a Conferenza
«Politica di Sicurezza e Industria», Berlino, 4 luglio 2007.

L’ISAF è in crisi? Che risposta vi aspettate da tare la ricostruzione e incrementare il potere


parte di un soldato che deve essere ottimista per politico-amministrativo.
definizione? La risposta è: sì potrei affermare che Tuttavia, non si tratta di semplice altruismo. Al-
l’ISAF sta attraversando un periodo critico. Alla fi- tri interessi sono alla base del nostro impegno:
ne del mio discorso comprenderete il senso di • l’Afghanistan confina con due Paesi in posses-
questa affermazione. so di armi nucleari. Nella regione ce n’è un al-
Prima di tutto, vediamo come l’ISAF considera se tro, e un quarto se ne potrà aggiungere entro
stessa e i motivi per cui si trova in Afghanistan. breve tempo. L’area è caratterizzata da rivalità
L’ISAF è intervenuta su richiesta del Governo e instabilità. Il Pakistan giuoca un ruolo parti-
locale e opera sotto mandato dell’ONU, con il colare nei confronti dell’Afghanistan, e vice-
pieno sostegno della comunità internazionale. versa. La situazione in Afghanistan influenza
L’International Security Assistance Force è solo direttamente i Paesi vicini. Un ritorno del Pae-
uno dei molti attori che agiscono in teatro. se alla situazione del 2001 avrebbe conse-
L’obiettivo è aiutare il Governo del Paese a ga-
rantire un ambiente sicuro che consenta la rea-
lizzazione di strutture democratiche, per facili- Un posto di vigilanza presso una clinica.

RUBRICHE - 128
Rivista Militare n. 1/2008

guenze imprevedibili per il Pakistan e, quindi, Bersaglieri sorvegliano un villaggio nel deserto af-
per il controllo delle sue armi nucleari; ghano.
• se l’ISAF non ci fosse, l’Afghanistan tornerebbe
ad essere una zona di addestramento e rifugio
per il terrorismo internazionale; mi più utilizzate dai ribelli sono gli ordigni
• la provincia di Helmand, nel sud del Paese, già esplosivi improvvisati (IED), impiegati in vari mo-
oggi è la seconda produttrice al mondo di papa- di: per attacchi suicidi, con telecomandi, a pres-
veri. È necessario impedire che l’Afghanistan di- sione e altro.
venti un «narcostato». Però da quella regione arrivano anche buone
Naturalmente, l’Afghanistan non può essere pa- notizie, riconosciute raramente in Afghanistan,
ragonato alla Germania; vi chiedo, pertanto, di mai in Germania:
considerare le mie affermazioni nel giusto conte- • dal 2002 l’economia sta progredendo con per-
sto. In un Paese che non ha sufficienti forze di si- centuali di due cifre;
curezza, un crimine può essere commesso in • 35 000 bambini sono sopravvissuti grazie ad un
qualsiasi momento ed in ogni luogo. programma di immunizzazione;
Ciononostante, in base ai nostri standard, il 60% • oggi, l’83% della popolazione può accedere ai
del Paese è relativamente tranquillo. Persiste, però, servizi sanitari; nel 2001 era solo l’8%;
una ribellione che cerca di rovesciare il governo le- • dal 2001 sono state costruite 665 scuole. Le
gittimo con operazioni asimmetriche. In questo tipo università sono 10. Durante il regime dei tale-
di operazioni gli insorti terrorizzano la popolazione, bani non ce n’era nessuna;
che deve sopportare minacce, abusi, mutilazioni ed • sono stati costruiti o ripristinati 11 000 km di
uccisioni. strade. Il raccordo anulare del Paese, d’importan-
I centri dei distretti più isolati sono spesso oc- za strategica, è stato notevolmente migliorato;
cupati anche se, generalmente, per brevi periodi. • 6 milioni di studenti frequentano le scuole; 2,5
Le forze di sicurezza afghane sono direttamente milioni sono ragazze. Durante il regime taleba-
sotto tiro e, quando si trovano in condizioni di no le donne non potevano avere alcun tipo di
inferiorità numerica, spesso soccombono. L’ISAF istruzione.
è oggetto di frequenti agguati, ma appena le no- Anche quest’anno sono proseguiti lavori per la
stre forze reagiscono gli insorti si ritirano. Le ar- ricostruzione e lo sviluppo.

129 - RUBRICHE
L’ISAF opera in tutto il Paese, particolarmente Un piccolo afghano viene sottoposto a visita medica.
nel sud. I ribelli sono stati duramente colpiti e le
loro strutture di Comando e Controllo quasi com-
pletamente distrutte. Alla fine di maggio, nella rezza afghane, i ribelli tornano immediatamente
provincia di Helmand non c’erano più talebani. ad infiltrarsi. Ciò evidenzia la gigantesca sfida che
Abbiamo così creato le condizione necessarie per l’ISAF deve affrontare: in un Paese grande due
iniziare i progetti di sviluppo nella valle. In parti- volte la Germania, con infrastrutture che non faci-
colare uno di essi, quello del Kajaki, è molto si- litano lo schieramento rapido di forze sul terreno,
gnificativo e di importanza strategica, oltre ad es- i 40 000 soldati dell’ISAF non sono sufficienti per
sere, come tutte le nostre operazioni, un buon la sicurezza. Facendo il paragone con il Kosovo, la
esempio di «approccio totale». Esso si basa sulla giusta quantità di truppe in Afghanistan dovrebbe
considerazione che la sicurezza è la condizione essere di circa 800 000 soldati. Possiamo dirlo di-
indispensabile per la ricostruzione, lo sviluppo e versamente: se si rapportasse la densità del Ko-
la buona amministrazione. sovo a quella dell’Afghanistan, nella KFOR ci do-
Il progetto del Kajaki riguarda una diga nell’Hel- vrebbero essere solo 227 soldati della NATO.
mand del nord. Una volta riparata e con l’aggiunta Pertanto, non sono d’accordo quando si chiedo-
di una terza turbina, fornirà elettricità a 1,6 milio- no più risorse solo per la ricostruzione e lo svi-
ni di famiglie. Inoltre, l’irrigazione è molto impor- luppo - e le risorse non sono soltanto economi-
tante per le aride regioni del sud. Con la chiusura che -, ma è necessario fornire anche forze e mez-
dei cantieri si creeranno 2 500 posti di lavoro. zi per la sicurezza. In particolare, ulteriori forze
Il rifacimento nella strada della valle è comincia- per la manovra terrestre, altri elicotteri, mezzi per
to, ma il problema principale è quello di mante- la ricognizione e anche personale per l’addestra-
nere la sicurezza. Appena si allontanano le forze mento delle forze di sicurezza afghane, la cui ca-
ISAF e il vuoto non è riempito dalle forze di sicu- pacità ed autosufficienza sono condizioni indi-

RUBRICHE - 130
Rivista Militare n. 1/2008

spensabili perché l’ISAF possa, ad un certo mo-


mento, lasciare il Paese.
A proposito di risorse scarse, vorrei parlare del-
le vittime civili. Le nostre forze sono diradate al
massimo. Per essere presenti in più luoghi, i no-
stri soldati svolgono pattugliamenti in gruppi re-
lativamente piccoli e, in caso di agguato, si fa af-
fidamento sul supporto aereo e sull’artiglieria. Ma
l’impiego di queste armi contro un nemico che si
nasconde nelle case e si mescola tra la popolazio-
ne crea difficoltà per le nostre truppe.
Con più forze e più capacità potremmo localiz-
zare meglio il nemico e impiegare le nostre armi
con maggior precisione. Inoltre, potremmo ga-
rantire alla popolazione la necessaria sicurezza,
ottenendo una maggiore collaborazione.
Le vittime civili ci costringono sempre a stare sul-
la difensiva. Pertanto, dobbiamo fare tutto ciò che
è necessario - specialmente alla luce degli ultimi
incidenti - per ridurre tale rischio. Abbiamo regole
di ingaggio adeguate ma non siamo mai soddisfatti Una pattuglia mista ripresa con l’ausilio di un visore
e, basandoci sull’esperienza, la scorsa settimana notturno.
abbiamo richiesto ulteriori linee guida.
Le vittime civili hanno evidenziato anche un al-
tro fatto. Noi vinceremo o perderemo la battaglia na verifica.
per l’Afghanistan non solo sul campo, ma anche Questo tipo di messaggi, insieme alla parziale
nel settore delle comunicazioni strategiche. La comprensione dell’importanza della nostra mis-
comunità internazionale può vantare molti suc- sione da parte dell’opinione pubblica dei nostri
cessi che di rado sono riconosciuti. Inoltre nel Paesi, riduce l’appoggio nei nostri confronti.
Paese è molto elevata la disinformazione. Prima di I sondaggi effettuati in Germania sono un mes-
potersi fidare di un rapporto è necessario control- saggio molto chiaro. Ma senza il supporto del-
lare più volte il contenuto. l’opinione pubblica delle nazioni che partecipano
A questo punto, noi di ISAF ci troviamo in una all’ISAF, senza la loro disponibilità a investire in
situazione difficile. Lavoriamo molto per la nostra Afghanistan per molti anni e senza l’appoggio
credibilità e verifichiamo accuratamente quanto della stessa popolazione non avremo successo.
pubblicato. Purtroppo altri informano senza veri- Sentiamo che il sostegno ed il supporto stanno
fiche e conferme. Sapete come sono i nostri me- diminuendo o c’è poca convinzione riguardo alle
dia: l’importante è pubblicare per primi! risorse. Questo è il motivo per cui all’inizio ho
Oltre all’ISAF, in Afghanistan ci sono altri «attori»: chiesto: «l’ISAF è in crisi?». Si potrebbe rispondere
• i talebani, che manipolano con successo i mezzi di sì, ma non sul terreno, bensì nel sostegno del-
di comunicazione, sia locali che internazionali; l’opinione pubblica.
• il Governo, nuovo nelle attività di pubblica in- Non c’è alternativa: dobbiamo avere successo,
formazione; nell’interesse nostro, della nostra Alleanza e del
• la comunità internazionale con le varie ONG e popolo afghano. Abbiamo messo a punto la ne-
ambasciate. cessaria pianificazione, il nostro impegno è gran-
Nei nostri Paesi il pubblico ha fiducia dei media, de, ma occorrono risorse e sostegno.
ma spesso, purtroppo, essi pubblicano soltanto Concludo citando il Segretario Generale della
notizie negative. NATO, Jaap de Hoop Scheffer, che a Washington,
Tornando alle vittime civili, un’agenzia di stam- nel gennaio 2004, ha detto: «La nostra priorità
pa ha addirittura pubblicato che le operazioni immediata è quella di sistemare le cose in Afgha-
dell’ISAF e dell’OEF causerebbero più danni dei ri- nistan. Non possiamo permetterci di fallire ... se
belli. Si tratta chiaramente di una sciocchezza ri- noi non andiamo in Afghanistan, l’Afghanistan
portata da molti media internazionali senza alcu- verrà da noi».

131 - RUBRICHE
«COUNTER IED» E
«BATTLE AREA TEAMS»
IL COUNTER IED attacchi ai compounds con veicoli esplosivi ed al-
tre tipologie di armi è stata oggetto di studio da
La caduta del bipolarismo ha, di fatto, provocato parte dell’8° reggimento genio guastatori «Folgo-
una serie di instabilità che hanno coinvolto la co- re», durante la missione «Leonte 2», che ha dato
munità internazionale. Da qui la necessità di in- vita ad una memoria, in fase di approvazione, in-
tervenire con missioni di peace keeping dove la titolata «Lavori sul campo da battaglia-C-IED For-
minaccia è di tipo terroristico. ce Protection» (L.C.B. 01).
Diventa fondamentale, quindi, porre in essere La memoria è stata redatta per permettere alle
tutte le predisposizioni necessarie per evitare e li- unità del genio di concepire, organizzare e con-
mitare l’offesa, adottando idonee misure di sicu- durre lavori di force protection (Effect Based Ope-
rezza. ration) orientati al Counter Improvised Explosive
È vitale esaminare i diversi aspetti che devono Device, a favore delle basi militari.
essere considerati nello studio di tali misure. Le Lo scopo che si prefigge si riassume nei se-
basi di stazionamento, innanzitutto, devono esse- guenti punti:
re scelte dopo un accurato studio di diversi fatto- • mitigare gli effetti indotti da un attentato terro-
ri: primo tra tutti la caratteristica socio-economi- ristico mediante un’analisi della minaccia basata
co-politica del territorio. sia sullo studio analitico sia sull’esperienza ac-
La base di stazionamento di ogni unità deve ri- quisita;
spondere a canoni di sicurezza che si traducono • fornire gli strumenti di calcolo per il corretto di-
in opere per la difesa passiva (force protection) e mensionamento delle opere di force protection,
strategie di difesa attiva (piano di difesa). prestando particolare attenzione al contenimen-
In questo contesto la mitigazione degli effetti da to degli effetti di veicoli bomba;
• consegnare ai Comandanti delle minori unità
uno strumento utile per assolvere al meglio la
propria missione come responsabili della sicu-
rezza del compound e fornire i più appropriati
assetti di supporto al combattimento per le uni-
tà operanti sul terreno;
• capitalizzare tutte le lessons learned maturate
dal reggimento genio guastatori paracadutisti a
seguito delle numerose esperienze fuori area.
Questo studio prevede la costituzione di un te-
am «ad hoc» denominato V.A.B. (Vulnerability
Assestament Board) e composto da expertises
quali: Comandante dell’Unità sul terreno (char-
main); S2; S3; Camp Site Manager (responsabile
sicurezza passiva); S4; Comandante compagnia
Comando (responsabile unità lavori minuto
mantenimento); Comandante unità di Manovra
(Comandante di battaglione); Ufficiale Progetti-
sta Opere di Contingenza (POC) del genio gua-

Un guastatore paracadutista, che indossa l’indumento


protettivo antischegge, bonifica il terreno usando l’AN 19.

RUBRICHE - 132
Rivista Militare n. 1/2008

rantire la libertà di movimento come previsto dal-


la risoluzione n. 1 701 delle Nazioni Unite.
Per assolvere a questo compito sono stati utiliz-
zati i BAC teams (Battle Area Clearance), squadre
guastatori (7 guastatori ognuna) qualificate «mi-
nex» dal Centro Addestramento Contro Ostacolo
(Ce.A.C.) della Scuola del Genio, che le ha prepa-
rate alla ricerca ed alla segnalazione degli UXOs
(unexploded ordinance).
Questi teams, per poter operare in Libano, han-
no ottenuto l’accredito dall’UNMACC (United Na-
tions Mine Action Coordination Centre), dopo la
frequenza di uno specifico corso, e sono stati
supportati dai teams EOD per la distruzione degli
ordigni inesplosi rinvenuti.
I ritmi di attività del BAC team sono articolati su
40 minuti di intervento seguiti da 20 di riposo.
Si è garantita un’adeguata cornice di sicurezza
mediante l’attivazione di un nucleo sanitario
composto da un medico, un infermiere professio-
nale e un conduttore di ambulanza, che possono
avvalersi dell’assistenza del vicino ospedale del
contingente cinese.
La prima area nella quale hanno operato i ge-
nieri guastatori paracadutisti è una porzione di
terreno di 10 000 mq - nei pressi dell’abitato di
al Qulaylah - composto per metà da terreno rura-
Guastatori paracadutisti del BAC team mentre aprono le e per metà coltivato a limoni.
«corridoi» utili per la bonifica. L’attività è stata coordinata da un Sottufficiale -
il Site Supervisor - responsabile della cornice di
sicurezza del sito, delle modalità di svolgimento
statori/pionieri specializzato in Counter Impro- dell’operazione e dell’allestimento del cantiere.
vised Explosive Device (C-IED - consulenza di- L’area del cantiere è stata divisa in 3 parti: un
mensionamento e progettazione esecutiva); uni- quadrato di 100 metri di lato, detto «zona ope-
tà del genio guastatori/pionieri (fase esecutiva rativa», coincidente con la zona da bonificare,
per realizzazione dei lavori di force protection). una «zona cuscinetto» che circonda la prima,
Il V.A.B. rappresenta, in sintesi, la più aderente profonda 100 metri, con lo scopo di garantire
proposta attuabile per garantire un’efficace e razio- un’adeguata «zona di sicurezza», e una «zona
nale piano per la Protezione delle Forze in staziona- logistica».
mento su compounds temporanei e/o permanenti. Un mese di lavoro che ha permesso di «recupe-
rare» un ampio spazio di terra di uso comune e
che ha riscosso consensi e attestati di stima per la
IL BATTLE AREA CLEARANCE professionalità e per la generosa disponibilità dei
genieri della «Folgore».
Il FRAGO 276 (fragmentary order), emesso dal
Comando Brigata del Sector West, ha «taskato» Pierluigi Scaratti
l’8° reggimento genio guastatori per espletare Tenente Colonnello,
l’attività di bonifica «sistematica» da condurre in in servizio presso il Comando Truppe Alpine
aree saturate dal lancio delle cluster bombs du-
rante l’ultimo conflitto con Israele. L’operazione Matteo Tuzi
soddisfa il duplice scopo di restituire alla popola- Capitano,
zione del sud del Libano la disponibilità delle aree in servizio presso l’8 reggimento
colpite dal lancio di queste submunizioni e di ga- genio guastatori «Folgore»

133 - RUBRICHE
LA TRAGICA STORIA DI UNO DI NOI
Non sono sicuro se il tempo per scriverne sia pervision Organization), la prima nella storia delle
davvero arrivato, ma ci provo. Nazioni Unite, in atto dal 1948, non senza un cer-
Sono degente presso la Fondazione «Santa Lu- to orgoglio per l’opportunità accordatami dal-
cia» in Roma dal 3 novembre 2006. l’Esercito Italiano sulla base del possesso di re-
Dal 23 luglio 2006 sono stato ricoverato in quisiti certi e maturati nel corso dei miei anni di
quattro ospedali, ho subito cinque interventi chi- servizio. I primi sei mesi, spesi sulle alture del
rurgici tra intestino e colonna vertebrale, ho pro- Golan, partendo dalla stazione ONU di Tiberiade,
blemi nel controllo degli sfinteri e altri di natura sono trascorsi velocemente e senza particolari
andrologica. Deambulo con equilibrio precario, in problemi.
assenza del controllo di entrambe le gambe al di Un’esperienza avvincente quella in Israele, a
sotto delle ginocchia, per mezzo di protesi a mol- fianco di Ufficiali, uomini e donne, di Paesi assai
la e apposito deambulatore. differenti: Svizzera, Austria, Olanda, Belgio, Irlan-
Altrimenti mi servo di un’avanzatissima sedia a da, Svezia, Finlandia, Norvegia, Danimarca, Au-
rotelle. stralia, Nuova Zelanda, Nepal, Argentina, Canada,
Tutto questo perché, selezionato dall’Esercito Stati Uniti. Altri Ufficiali li avrei incontrati in Liba-
Italiano, ho prestato servizio per le Nazioni Unite no nel secondo semestre di servizio, provenienti
in Libano, quale «goodwill ambassador», come è da Francia, Russia e Cina.
definito l’osservatore militare ONU. Anche il primo mese di servizio in Libano è
Ambasciatore di buona volontà, presso la Patrol trascorso come meglio non avrebbe potuto. Fino
Base (PB) «Ras» in Marun ar Ras, dall’11 di luglio a quando, il 12 luglio 2006, sono stati rapiti due
fino al momento in cui un proiettile isolato, in un soldati israeliani da elementi armati (AE, Armed
assolato e silente primo pomeriggio, mi ha colpito Elements), come le Nazioni Unite chiamano gli
alla schiena. uomini di Hezbollah, o Partito di Dio, schierati
Frammenti del proiettile sono ancora nel mio sulla cosiddetta linea blu, tra Israele e Libano, in
corpo, al punto che recentemente un tecnico ra- postazioni di fronte a quelle israeliane ed a
diologo, vista la lastra e non spiegandosi delle quelle dell’UNIFIL (United Nations Interim Force
macchie, mi ha chiesto insipientemente se per ca- in Lebanon).
so avessi mangiato cacciagione.... Giova qui riaffermare la differenza più palese,
Mia moglie, che mi ha assistito quotidianamente per quelli che non lo sanno e per quelli che lo di-
fin dal mio primo ricovero ad Haifa in Israele, menticano, tra i militari dell’UNIFIL e gli osserva-
stenta ad accettare l’evento e l’attuale conse- tori UNTSO. I primi, infatti, sono armati mentre i
guente situazione. secondi, tra i quali ho prestato servizio, sono di-
Mia figlia di dieci anni, che mi chiedeva di pre- sarmati.
senziare ad un saggio scolastico, ha trattenuto a Mi sono così ritrovato disarmato, esposto ed
stento le lacrime quando ho tentato di delinearle i inerme nel mezzo di un conflitto armato pro-
tempi e le modalità di un possibile mio recupero, tratto nel tempo. Una guerra, come semplifican-
di cui le ho nascosto l’improbabilità. do si potrebbe dire. La missione della quale ero
Mi chiedo: che cosa ho fatto? incaricato quale osservatore era forse altra. Re-
La missione quale osservatore militare ONU citava così il testo che avevo imparato a memo-
l’avevo cercata e voluta, perché giungeva al ter- ria: monitorare e riportare «... activities that
mine del Master di II Livello in «Peacekeeping and threaten the peace and security ... violations of
Security Studies», frequentato presso l’Università the internationally recognized blue line» . Le
degli Studi «Roma Tre» nell’anno accademico cannonate, i missili, i razzi, le bombe dal cielo,
2004-2005. La decisione era stata condivisa da la distruzione arrecata intorno a me, che osser-
mia moglie e da mia figlia. vavo di giorno e di notte dall’alto della PB, a
Sono partito per Gerusalemme l’11 dicembre fianco della bandiera ONU, sempre al vento ed
2005. Iniziava, così, il mio servizio nell’ambito illuminata anche quando in tutto il villaggio di
della missione UNTSO (United Nations Truce Su- Marun ar Ras la corrente elettrica non era più

RUBRICHE - 134
Rivista Militare n. 1/2008

disponibile, con turni di novanta minuti divisi PB «Ras», un belga, un danese, un italiano e un
tra me e gli altri tre osservatori presenti, since- cinese, il seguente messaggio:
ramente mi parevano qualcosa di più di «minac-
ce» alla pace ed alla sicurezza, così come fati- «Marc, Lars, Roberto and Xinjian
cavo a distinguere l’atto di una «violazione» Gentlemen,
dalla violazione continuata di una linea di sepa- I understand that you have all been through a
razione. pretty harrowing experience over the last number
Ma il problema non era questo. of days. Unfortunately I am unable to speak to you
Ricordo gli estenuanti dibattiti con alcuni colle- directly due to the phone lines being down, howe-
ghi osservatori, quando forse la noia di una routi- ver I wanted to convey my support and apprecia-
ne pacifica spingeva qualcuno ad ipotizzare capa- tion for your efforts during this difficult time.
cità operative che nel manuale dei «goodwill am- You should know that this Headquarters lodged
bassadors» non comparivano. Alcuni auspicavano formal protests to the senior levels of the IDF (ndr
che fossimo impegnati come i militari in certe Israel Defense Forces) for the events of yesterday.
parti dell’Afghanistan. A mio giudizio, in base allo We continue to monitor your situation closely and
studio dei termini della missione e alla lettura dei do all we can to guarantee your safety. At the hi-
testi ad essa riferibili, era invece essenziale pro- ghest levels we are seeking windows of opportu-
prio quello che molti criticavano: «semplicemen- nity for your relief in place and resupply. I have
te» mostrare la bandiera dell’ONU tra le parti in full confidence in each and every one of you -
conflitto. support each other and remain focused on the
Educato alla cerimonia dell’«alzabandiera» very important role you have.
che inizia la giornata di tutti quelli che condi- Stay safe».
vidono il mio status di Ufficiale, in quella che
mi ostino a chiamare istituzione dell’Esercito Sempre il 20 luglio, alle ore 13:50 via e-mail, ho
Italiano, il simbolo della bandiera mi era cosa inviato al Chief UNLOB (United Nations Liaison Of-
cara. Non mi sono mai sentito sminuito nelle fice in Beirut), l’Ufficiale italiano più anziano in
mie competenze e capacità anche dall’appa- teatro, il seguente messaggio:
rentemente semplice guidare un’auto, nell’area
di operazioni assegnata, con le insegne del- «All’attenzione del Senior Italiano.
l’ONU davanti a israeliani e siriani. La stessa Il sottoscritto si trova in turno di servizio, quale
apparente semplice presenza di uomini disar- osservatore militare UNTSO-OGL (ndr Observer
mati, come eravamo noi osservatori tra le parti Group Lebanon), presso la Patrol Base (PB) delle
in conflitto, costituiva, secondo il mio intende- Nazioni Unite «Ras», in Marun ar Ras, dall’11 lu-
re, espressione della volontà della comunità glio scorso. Dall’inizio delle ostilità l’area è sta-
internazionale di essere quantomeno testimoni ta teatro di sempre maggiore volume di fuoco,
degli eventi. Presenza sempre accompagnata al punto che il 19 luglio, dopo due ore di can-
dalla visibilità della bandiera ONU, nel posto di noneggiamento del villaggio, con i colleghi del
osservazione come in auto e nel pattugliamen- team di osservatori ONU presenti nella PB ab-
to a piedi. biamo deciso di offrire rifugio, nello shelter del-
Il 19 luglio accadeva l’inevitabile, dopo una set- la PB stessa, a 36 civili (10 uomini, 11 donne, 9
timana di «firing close», fuoco ravvicinato, osser- bambini e 6 bambine), in fuga dalle esplosioni e
vato e riportato, di giorno e di notte. La PB viene dalle macerie, accalcatisi presso la recinzione.
colpita tre volte, osservatori disarmati erano sot- Nelle ore immediatamente successive, il fuoco
toposti al fuoco diretto israeliano mirato agli AE israeliano, nei giorni precedenti già più volte
libanesi, appostati nel villaggio intorno alla PB. pericolosamente vicino alle infrastrutture della
Non potrò mai dimenticare il sibilo del primo pro- PB, inevitabilmente colpiva le infrastrutture
ietto che si avvicinava e lo spostamento d’aria stesse. Tre colpi di cannone, rispettivamente,
causato dal suo impatto con l’edificio della PB al alla sala operativa, ai locali cucina e all’ingres-
secondo piano. Mi trovavo sull’ingresso e fui spo- so. Nessun ferito tra gli osservatori ne tra i civili
stato fuori di tre passi. già al riparo nello shelter. Da allora, con i 34 ci-
Il 20 luglio, alle ore 07:43 via e-mail, il Chief of vili (due uomini hanno volontariamente deciso
Staff, Comandante di UNTSO, il neozelandese Ge- di lasciare il rifugio), continuiamo ad essere nel
nerale Lilley, invia a noi quattro osservatori nella mezzo del fuoco israeliano e degli elementi ar-

135 - RUBRICHE
mati della resistenza libanese. Acqua, latte, ci- e chiedo aiuto. Le gambe sono contratte, piega-
bo, coperte e pronto soccorso per lievi ferite te verso il costato. Marc e Lars arrivano con la
sono stati offerti ai civili. Lo shelter non è ov- barella, strisciando verso il bordo mi lascio ca-
viamente idoneo ad ospitare una tale quantità di dere dall’alto della cisterna. Marc è molto alto
persone dalle così diverse esigenze. Stiamo an- ed accompagna la caduta senza che mi faccia
cora attendendo che una qualche forma di tute- del male ulteriore. All’interno dell’edificio mi
la e garanzia per loro, che prima o poi dovranno tolgono gli scarponi e comincio a non sentire
lasciare la PB, venga sancita. Condizioni igieni- più i miei piedi. Poi le gambe. Poi i glutei.
che e risorse materiali cominciano ad essere Una mezz’ora dopo circa, credo, in barella mi
scarse. Le risorse fisiche e morali degli osserva- caricano sul Land Cruiser blindato. Marc alla gui-
tori sono all’altezza della loro professionalità, da, Xinjian accanto a me, non so dove Lars sia
ma anche legate all’attenzione che le Superiori riuscito a mettersi. Usciamo così tutti e quattro
Autorità prestano al caso. Il Chief of Staff UN- dalla PB, con la sirena accesa, diretti verso la «te-
TSO, come peraltro il Chief OGL, non hanno fat- chnical fence» , dove ambulanze israeliane mi
to mancare al momento il loro supporto morale. aspettano per evacuarmi successivamente, a
In questo delicato e drammatico momento della mezzo elicottero, verso il policlinico Rambam di
mia missione, sono particolarmente onorato, Haifa. Mi salvano.
come Ufficiale dell’Esercito Italiano, di rappre- La sera del 25 luglio quattro miei colleghi os-
sentare la Nazione al servizio delle Nazioni Uni- servatori muoiono in un’altra delle nostre quattro
te. PB: «Khiam».
Per doverosa informazione». Il 28 luglio le Nazioni Unite decidono di ritirare
gli osservatori dalle altre due PB in Libano.
La mattina del 22 luglio regna la quiete nel vil- Sono qui a raccontare di aver compiuto il mio
laggio di Marun ar Ras. Osserviamo mezzi ed uo- dovere e di esserne rimasto vittima. Non è tanto
mini israeliani muovere tra le strette vie. Possiamo questione di esserne orgogliosi, ma della sen-
lasciare uscire in sicurezza i rifugiati. Noi quattro sazione di aver adempiuto alla missione richie-
nella PB godiamo di qualche momento di riposo e stami, con tutto me stesso, fisicamente. Ricordo
di quella doccia che il rifornimento d’acqua final- quando, in qualità di Comandante di plotone
mente ci consente. I detriti e le macerie nella PB li AUC (Allievi Ufficiali di Complemento), presso
avremmo rimossi il giorno dopo. l’allora Scuola di Fanteria e Cavalleria in Cesano
Cosa che effettivamente avremmo fatto, impe- di Roma, illustravo agli allievi il Regolamento di
gnandoci fino a mezzogiorno circa. Io e Marc, per Disciplina Militare. La mia attenzione era sem-
tutta la mattinata lavoriamo all’aperto, mentre pre rivolta ad una norma specifica, che contrad-
Lars e Xinjian all’interno: vetri, mobilio distrutto, distingue questa sorta di codice deontologico,
calcinacci sono separati ed accantonati per una che è il Regolamento, da quello di qualunque
successiva rimozione definitiva. La giornata asso- altro ordine professionale. L’articolo 7, intitola-
lata e calma, dopo giorni di combattimento intor- to «La Bandiera», dispone: «... essa va difesa fi-
no a noi, è particolarmente amabile. Dopo la pau- no all’estremo sacrificio ...». Sottolineandone il
sa del pranzo, Marc decide di controllare la quan- dettato, mi domandavo che cosa si potesse pro-
tità di carburante ancora disponibile per i genera- vare dovendo affrontare un tale onere profes-
tori. Si lavora in coppia nel team, così decido di sionale.
seguirlo fuori. Non ho dovuto combattere per difendere la
Saliamo le scalette che portano sulla sommità bandiera dell’ONU, perché disarmato. L’estremo
della cisterna, apriamo e, con il manico di una sacrificio mi è stato risparmiato, ma ho fatto
scopa, verifichiamo il livello. Marc, salito per tutto quello che ho potuto per tenerla sempre
primo, scende. Mi appresto a fare altrettanto. alta e visibile, come se fosse il nostro Tricolore.
Sento uno sparo, un proiettile isolato in un as- Dal 23 luglio 2006 sono stato ricoverato in
solato e silente primo pomeriggio. Avverto una quattro ospedali, ho subito cinque interventi....
fitta, un calore alla schiena. Essendo caduto Difficile forse da spiegare, ma è stato un privi-
penso con sorpresa che qualcuno avesse spara- legio.
to proprio a me, penso di essere morente, pen-
so anche che sono troppo vigile per morire lì, Roberto Punzo
comincio allora a gridare di essere stato colpito Capitano

RUBRICHE - 136
L’Esercito Italiano su: organi di stampa,
radio e televisioni
I dati sulla visibilità dell’Esercito Italiano vengono raccolti ed elaborati da un team di analisi dell’immagine
creato all’interno dell’Ufficio Pubblica Informazione dello Stato Maggiore Esercito, a partire dai report interni
di Media Analysis riguardanti gli andamenti e le tendenze.
Nei grafici riportati sono stati illustrati i trend quantitativi e i principali argomenti della visibilità nel novem-
bre-ddicembre 2007, oltre che la qualità stessa dell’immagine media.

Fonte: SME-Ufficio P.I..

137 - RUBRICHE
Arturo Diaconale - «Iran - Israele. Olocausto nu- Roberto Giorgini «Valladolid - Nassirya senza ri-
cleare», Koinè Nuove edizioni, Roma, 2006, pp. torno», Editrice Totem, 2007, pp. 155, euro 15,00.
111, euro 10,00.
La quotidianità dei gesti e l’umanità dei soldati,
Questo libro, come ben messo in evidenza sullo sfondo l’orrore della guerra. Un viaggio tra la
dal Presidente Emerito della Repubblica Fran- vita e la morte toccando tre Continenti: Europa, Asia,
cesco Cossiga nella sua autorevole prefazione, America. «Valladolid - Nassirya senza ritorno» è il
rappresenta un’opera originale nel panorama tentativo di Roberto Giorgini di ricostruire la dimen-
italiano. sione umana dell’esperienza vissuta durante la mis-
L’autore, giornalista esperto di politica internazio- sione di pace in Iraq «Antica Babilonia» nel 2003.
nale, si avventura su un terreno storico, che risale Una storia di guerra e di morte. Ma anche una sto-
nel corso dei secoli alle Crociate, per tracciare un ria di speranza che prende forma proprio dal rac-
ardito accostamento tra le prime gesta di Goffredo conto della nascita del figlio. A lui Giorgini si rivolge,
di Buglione nel 1095 in Terra Santa, per liberare il con la forma del dialogo epistolare, facendo riferi-
Santo Sepolcro, e la fondazione dello Stato di Israe- mento al valore della famiglia e alla nobiltà della
le, nel 1948, ad professione del soldato: ... Anche io sono un milita-
opera dei pio- re, però non faccio la guerra e non porto la distru-
nieri ebraici. Al- zione. Da molti decenni l’Esercito Italiano si adopera
lora come oggi per la pace nei Paesi dove le tirannie portano odio e
la Palestina ave- violenza.... L’idea che milioni di italiani, tuoi fratelli,
va una duplice hanno versato sangue per permetterti di vivere in
valen-za per questo Paese libero, sano e bello non può fare a me-
questi uomini: no di sprigionare quella musa ispiratrice che sin da
nuova frontiera quando avevo 15 anni mi accompagna e mi sorreg-
e Terra Promes- ge.... L’irrazionalità del conflitto contrasta in maniera
sa. Per gli euro- evidente con l’obiettivo di pace del contingente ita-
pei del Medio liano. Lo sprofondamento interiore dell’autore di
Evo accanto alla fronte alla minaccia costante della morte si risolve
motivazione re- attraverso il messaggio della liturgia cristiana e il
ligiosa si affian- viaggio che compie da Nassirya al Messico per ono-
cava la speranza rare la promes-
di fuggire dalle sa fatta a Diego,
miserie mate- soldato ameri-
riali del Vecchio cano di origine
Continente; per messicana tra-
il popolo ebrai- gicamente
co e i sionisti scomparso du-
promotori del rante il conflit-
progetto, rap- to, cui è man-
presenta una cato il tempo di
fuga dalle persecuzioni culminate con la Shoah, e salutare le per-
l’aspirazione a realizzare la bimillenaria preghiera sone care.
del «prossimo anno a Gerusalemme». Anche qui Straordinario
diaspora e slancio religioso si incontrano. il paesaggio
In questa luce, le successive guerre arabo- messicano,
israeliane rappresentano il doloroso corollario di suggestiva la
una situazione in cui lo Stato ebraico è percepito presenza degli
nella regione come elemento estraneo, dunque «angelitos» che
da combattere e rifiutare. Se nel corso dei de- rievoca imma-
cenni si è registrato l’impegno delle Cancellerie gini già viste e
internazionali per addivenire a sostanziosi pro- sguardi di bam-
gressi sul tema della pace e della stabilità, oggi bini senza spe-
un nuovo attore, l’Iran, ancorato su una teocra- ranza già in-
zia sempre più rigida, rischia di minare questo contrati in un
percorso. Numerose sono le letture dell’attuale posto che egli non potrà mai dimenticare.
momento. Dunque, un risveglio delle coscienze La lettura del libro viene ad essere, inoltre, mo-
europee sopite da troppo tempo, oltre a prepa- tivo fondante per un progetto di grande rilevanza:
rarsi al peggio, deve spingere l’UE ad accogliere il ricavato delle vendite sarà devoluto all’«Asso-
Israele, primo passo per un rinsaldamento di ciazione Nicola Ciardelli» per la costruzione della
vincoli comuni, che appunto affondano nella «Casa dei bambini di Nicola», che accoglierà i pic-
storia, contro le nuove minacce che si stanno coli ospiti provenienti dalle zone di guerra e biso-
profilando. gnosi di cure mediche.
A. C. L. S.G.

RUBRICHE - 138
Rivista Militare n. 1/2008

francese a Beirut nell’ottobre 1983.


Ciò ha portato ad attribuire un prioritario interesse al-
la protezione dei soldati essendo i più esposti alle tat-
tiche adottate dall’avversario che, sfruttando ogni per-
cepibile debolezza nel dispositivo, mirano a colpire in
ogni momento e circostanza per creare un clima di ge-
neralizzata insicurezza tra le Forze.

Nahr al-B Bared: riscatto di un Esercito, di Federico Ber-


nacca a (pag. 54).
Il Mar Nero, di Giovanni Ercolani e Carlo Frappi (pag. 4). 15 settimane di assedio, 120 giorni di intenso com-
Perno del fianco sud della NATO, per gran parte del battimento, 7 attacchi terrestri con l’impiego di più
XX secolo ha rappresentato uno spartiacque e una di 3 000 uomini, artiglieria, carri armati ed elicotte-
barriera naturale all’espansionismo sovietico verso ri. Il giorno 3 settembre 2007 i libanesi festeggiano
l’area euro-mediterranea. la fine del vittorioso assedio al campo palestinese di
Dopo la Guerra Fredda, ha riacquistato significatività Nahr al-Bared, diventato il simbolo di un Paese che
e centralità come snodo fondamentale per il transito anche nel suo Esercito ritrova la forza di superare le
delle risorse energetiche euroasiatiche verso i mer- divisioni politiche e religiose per riconoscersi sotto
cati occidentali. un’unica identità nazionale.
Uno scacchiere che, confine orientale dell’UE, si pre-
senta tra i più complessi e determinanti per lo svi- La c omponente c ontroaerei, d i V ito D i V entura
luppo del panorama delle relazioni internazionali (pag. 6 6).
dell’intera area euroasiatica. La Specialità è caratterizzata da elevata tecnologia,
spiccata professionalità e peculiarità d’impiego. Ma è
Darfur: la strage infinita, di Daniele Cellamare (pag. 14). essenziale che cresca in modo da adeguarsi alle sofi-
Nella martoriata regione occidentale del Sudan, dove sticate minacce che emergono nel nuovo scenario geo-
religione e interessi economici si intrecciano in una strategico, fino ad abbracciare tutta la «Terza dimen-
trama inestricabile, le Nazioni Unite, l’Unione Europea sione».
e quella Africana sono impegnate in un’alacre opera- Acquisire nuove capacità, destinate alle Forze impe-
zione di peacekeeping i cui risultati appaiono spesso gnate sul campo di battaglia, costituisce la sfida fu-
scarsamente decrittabili. tura.
Le istituzioni sono ormai in evidente decomposizione e
i riflessi rischiano d’investire anche i Paesi vicini. Il Progetto «Fanteria Futurra», di Giuseppe Impellizzeri
Quanto sta accadendo è riportato in queste pagine, (pag. 76).
nelle quali sono stigmatizzati i drammatici sviluppi di Un processo evolutivo ritenuto necessario per conclu-
un genocidio che sembra inarrestabile. dere il lungo percorso intrapreso dal nostro Esercito
per trasformarsi in strumento proiettabile nei diversi
NATO Training Mission - Iraq, di Leonardo Prizzi scenari di crisi in ogni angolo del pianeta.
(pag. 30).
È la prima missione della NATO esclusivamente finaliz- Afghanistan: Operazione Unified Venture, di Gianpaolo
zata al sostegno di altre Forze Armate nell’area adde- Romo oli (pag. 88).
strativa/formativa. Sostegno in senso ampio, non solo La Task Force «Nibbio» ha svolto, nelle infide vallate al
finalizzato alla ridefinizione di programmi e di iter for- confine con il Pakistan, una brillante operazione volta
mativi, ma anche dell’intera organizzazione scolasti- a neutralizzare formazioni terroristiche e a creare con-
co-addestrativa. dizioni di sicurezza e stabilità.
L’Italia svolge in questo ambito, fin dal 2005, un ri- Dal racconto di uno dei protagonisti si evince la straordi-
levante ruolo di leadership. In particolare, Ufficiali e naria professionalità dei nostri militari impegnati per la
Sottufficiali dell’Esercito assolvono nella NTM-I, tut- prima volta in un eliassalto in ambiente operativo.
tora in atto in Iraq, essenziali funzioni di advisor e
mentor. I Militari d’oggi, di Luigi Caligaris (pag. 100).
Intervento dell’Onorevole Generale Luigi Caligaris al
La Force Protectioon, di Giorgio Battisti (pag. 44). raduno dell’Associazione Nazionale Arma di Cavalleria
La Force Protection ha sempre avuto, in ogni epoca, (Pordenone 26-28 ottobre 2007).
una specifica attenzione da parte degli Eserciti rego-
lari quale condizione necessaria per il successo delle L’evoluzione della Fanteria italliana nella Grande Guer-
operazioni. ra, di Filippo Cappellano (pag. 110).
Si tratta di un fondamentale principio militare ricono- La vasta bibliografia che documenta e racconta le vi-
sciuto in ogni Forza Armata, che prevede per tutte le cende di quel sanguinoso conflitto ha sovente tra-
unità, Comandi inclusi, la capacità di sapersi difende- scurato alcuni aspetti, soprattutto operativi, che
re in modo appropriato contro gli effetti di un’azione hanno decisamente influito sugli eventi finali.
ostile. Tra questi, di assoluta rilevanza sono le graduali tra-
Questo aspetto ha acquisito un valore via via cre- sformazioni a cui furono sottoposte le unità di fan-
scente a partire dalla comparsa del terrorismo mo- teria, dapprima per arginare il nemico, poi per ricac-
derno, con gli attentati ai contingenti statunitense e ciarlo al di là delle Alpi.

139 - RUBRICHE
This has led to attribute a primary interest to the pro-
tection of soldiers, since they are the most exposed to
the tactics adopted by the enemy who, by exploiting
every perceived weakness in the deployment, aims at
striking at any moment and in any circumstance, in
order to create a climate of general insecurity.

Nahr al-B Bared: The Army rallies, by Federico Bernacca


(p. 54).
A siege of 15 weeks, 120 days of fierce fighting, 7 land
The Black Sea, by Giovanni Ercolani and Carlo Frappi (p. 4). attacks with the employment of more than 3000 men,
Pivot of NATO’s southern flank, for most of the artillery, tanks and helicopters.
20th Century the Black Sea has been a watershed On September 3, 2007 the whole Lebanon celebra-
and a natural barrier against the Soviet expansio- tes the raise of the siege of the Palestinian camp of
nism towards the Euro-Mediterranean area. After Nahr al-Bared, which has become the symbol of a
the Cold War, it reacquired its significance and cen- Country that, also in its Army, finds again the
trality as a fundamental hinge for the transit of Eu- strength to overcome political and religious divi-
ro-Asian resources towards the western markets. It sions, acknowledging itself in one and only national
is a theatre which, being on the eastern border of identity.
the EU, appears to be one of the most complex and
crucial factors for the development of an overall The Antiaircraft Component, by Vito Di Ventura (p. 66).
picture of the international relations in the entire This special Branch is characterized by high technolo-
Euro-Asian area. gy, marked professionalism and peculiarity of em-
ployment.
Darfur: An Endless Massacre, by Daniele Cellamare But it must necessarily grow, in order to adapt to the
(p. 14). sophisticated threats emerging in the new geostrate-
In this tormented western region of Sudan, where re- gic scenario, to the point of including the whole «Third
ligion and economic interests intermingle in an inex- dimension».
tricable web, the United Nations, the European Union For the forces engaged on the battlefield, the acquisi-
and the African Union are engaged in an active peace- tion of new capabilities is the challenge of the future.
keeping operation, whose results can hardly be de-
crypted. The «Future Infantry» Project, by Giuseppe Impellizze-
The institutions are by now in a clear state of decay ri (p. 76).
whose reflections threaten to involve also the nei- An evolutionary process, deemed necessary to conclu-
ghbouring Countries. de the long journey on which our Army set out in or-
This article reports what is taking place and stigmati- der to become an instrument projectable to the va-
zes the tragic developments of a seemingly unrestrai- rious theatres of crisis in every corner of the planet.
nable genocide.
Afghanistan: Operation Unified Venture, by Gianpaolo
NATO Training Mission - Iraq, by Leonardo Prizzi (p. 30). Romoli (p. 88).
It is the first NATO mission exclusively aimed at The «Nibbio» Task Force has carried out, in the risky
supporting other Armed Forces in the school/trai- valleys bordering on Pakistan, a brilliant operation ai-
ning area. A support in its widest meaning, which med at neutralizing terrorist formations, creating con-
has not only the purpose of redefining programmes ditions of security and stability.
and training cycles, but also that of reshaping the The account of one of the protagonists tells us about
whole school/training organization. Within this fra- the extraordinary professionalism of our soldiers, en-
mework, Italy has been playing an important leading gaged for the first time in a helicopter attack conduc-
role since 2005. In particular, Army Officers and ted in an operational environment.
Noncommissioned Officers carry out essential fun-
ctions as advisors and mentors in the NTM-I, still Today’s Military, by Luigi Caligaris (p. 100).
active in Iraq. Speech made by the Hon. General Luigi Caligaris at the
meeting of the National Cavalry Association (Pordeno-
Force Protection, by Giorgio Battisti (p. 44). ne, 26-28 October 2007).
Force Protection has always been considered by the
regular Armies a necessary prerequisite for successful The Evolution of the Italian Infantry in the First World
operations. War, by Filippo Cappellano (p. 110).
It is a basic military principle, acknowledged by all The extensive bibliography documenting and repor-
Services, that envisages for all units, including Head- ting the events of that bloody conflict has often over-
quarters, an appropriate self-defence capability looked some operational aspects that decidedly in-
against the effects of hostile actions. fluenced the final events.
This aspect has been acquiring a growing value since Among these, the gradual transformations undergone
the appearance of modern terrorism, with the attacks by the infantry units are very significant. At first to
against the American and French contingents in Beirut hold the enemy forces, and then to drive them back
in October 1983. beyond the Alps.

RUBRICHE -140
Rivista Militare n. 1/2008

D’où le besoin d’accorder une attention primordiale à la


protection des soldats, ceux-ci étant les plus exposés
aux tactiques adoptées par l’adversaire qui ne manque
pas de profiter de la moindre faille dans le dispositif
pour attaquer et instaurer un climat général d’instabili-
té et d’insécurité entre les forces.

Nahr al-BBared: rachat d’une Armée, par Federico Ber-


nacca (p. 54).
La Mer Noire, par Giovanni Ercolani et Carlo Frappi (p. 4). Quinze semaines de siège, 120 jours de combat in-
Pivot du flanc sud de l’OTAN, la Mer Noire a représen- tense, 7 attaques terrestres avec plus de 3 000 hom-
té pour la plupart du XX siècle une ligne de partage mes, artillerie, tanks et hélicoptères.
des eaux, une barrière naturelle contre l’expansionni- Le 3 septembre 2007, partout au Liban on fête la fin
sme soviétique vers la région euro-méditerranéenne. du siége du camp palestinien de Nahr al-Bared, deve-
Après la Guerre Froide, elle a commencé à jouer un nu le symbole d’un pays qui retrouve même dans son
rôle de première importance en tant que carrefour Armée la force pour surmonter les divisions politiques
pour le passage des ressources énergétiques euro- et religieuses et pour se reconnaître en une seule
asiatiques vers les marchés occidentaux. identité nationale.
Un échiquier géopolitique, à la frontière orientale de
l’UE, parmi les plus complexes et les plus détermi- La composante antiaérienne, par Vito Di Ventura (p. 66).
nants pour le développement du panorama des rela- Elle est caractérisée par une technologique d’avant-gar-
tions internationales dans l’ensemble de la région eu- de, un professionnalisme de haut niveau et une spécifi-
ro-asiatique. cité quant à l’emploi. Il n’en reste pas moins qu’elle de-
vra être développée davantage pour être à même de fai-
Darfour: le massacre infini, par Daniele Cellamare (p. 14). re face aux menaces complexes dérivant du nouveau
Dans cette région tourmentée du Soudan où la religion théâtre géostratégique, et ce jusqu’à couvrir l’ensemble
et les intérêts économiques s’entremêlent d’une façon de la «Troisième Dimension».
inextricable, les Nations Unies, l’Union Européenne et Acquérir de nouvelles capacités, destinées aux forces
l’Union Africaine sont engagées dans une opération ar- engagées sur le champ de bataille, voilà le défi du futur.
due de peacekeeping dont les résultats semblent diffi-
ciles à décrypter. Le Projet «Fanteria futura» (Infanterie future), par Giu-
Les institutions se sont désormais effondrées et les re- seppe Impellizzeri (p. 76).
tombées risquent d’investir les pays voisins. Un processus évolutif considéré comme nécessaire pour
Le récit des évènements est reporté sur ces pages qui conclure le long chemin entrepris par l’Armée italienne
stigmatisent les déroulements tragiques d’un génocide en vue de se transformer en un instrument pouvant être
qui semble inexorable. engagé dans les différents théâtres de crise aux quatre
coins du monde.
NATO Training Mission - Iraq, par Leonardo Prizzi (p. 30).
Il s’agit de la première mission de l’OTAN consacrée Afghanistan: Opération Unified Venture, par Gianpaolo
exclusivement au soutien d’autres forces armées dans Romoli (p. 88).
le domaine de l’instruction/formation. Un soutien au La Task Force «Nibbio» a effectué, dans les vallées insi-
sens large, puisqu’il prévoit non seulement la redéfi- dieuses à la frontière avec le Pakistan, une brillante opé-
nition de programmes et de parcours de formation, ration visant à neutraliser des formations terroristes et
mais aussi l’organisation du système de formation et à créer des conditions de sécurité et de stabilité.
d’instruction. Depuis 2005, l’Italie joue, dans ce do- Le récit de l’un des protagonistes met en évidence l’ex-
maine, un rôle primordial. traordinaire professionnalisme des militaires italiens
En particulier, des Officiers et des Sous-officiers de engagés pour la première fois dans un assaut avec des
l’Armée assurent, dans le cadre de la NTM-I, actuelle- hélicoptères dans un théâtre opérationnel.
ment en cours en Iraq, des fonctions essentielles de
«tutor» et de «mentor». Les militaires d’aujourd’hui, par Luigi Caligaris (p. 100).
Intervention du Général Luigi Caligaris à l’occasion de la
La Force Protection, par Giorgio Battisti (p. 44). réunion de l’ «Associazione Nazionale Arma di Cavalle-
La «Force Protection» a toujours été considérée par les ria» (Pordenone 26-28 octobre 2007)
Armées régulières comme une condition nécessaire
pour la réussite des opérations. L’évolution de l’Infanterie italienne pendant la Première
Il s’agit d’un principe militaire fondamental reconnu Guerre mondiale, par Filippo Cappellano (p. 110).
dans l’ensemble des Forces armées, qui prévoit pour La vaste bibliographie qui raconte les évènements liés à
toutes les unités, y compris les Commandements, la ca- ce conflit sanglant a souvent négligé certains aspects,
pacité de se défendre de façon appropriée contre les ef- notamment opérationnels, qui ont été décisifs quant à
fets d’une action hostile. son issue. Parmi ceux-ci, il convient de signaler, de par
Cet aspect est devenu de plus en plus important par sui- leur importance, les transformations graduelles qu’ont
te de l’avènement du terrorisme moderne, avec l’atten- subies les unités de l’Infanterie pour contrecarrer
tat contre les troupes américaines et françaises à Bey- l’avance de l’ennemi d’abord et le repousser au-delà
routh en octobre 1983. des Alpes ensuite.

141 - RUBRICHE
der Taktiken des Gegners, der, jede kleinste Schwä-
che in dem Apparat ausnützend, in jedem Moment
und in jeder Gelegenheit zu schlagen bezweckt, um
eine Atmosphäre von generalisierter Unsicherheit un-
ter den Streitkräften zu schaffen, ausgesetzt sind.

Nahr al-BBared: die Erlösung eines Heeres, von Federico


Bernacca (S. 54).
Das Schwarze Meer, von Giovanni Ercolani und Carlo Eine Belagerung von 15 Wochen, 120 Tagen von inten-
Frappi (S. 4). sivem Gefecht, 7 Landangriffe mit dem Einsatz von mehr
Stütze der südlichen Seite der NATO hat es für den als 3000 Männern, Artillerie, Panzern, und Hubschrau-
Grossteil des XX Jahrhunderts die Wasserscheide und ei- bern. Am Tag des 3. September 2007 feiert man in Li-
ne natürliche Barriere gegen die sowjetische Expansion- banon das Ende der Belagerung am palästinensischen
spolitik hin zum euro-mediterranen Bereich dargestellt. Lager von Nahr al-Bared, Symbol eines Landes gewor-
Nach dem kalten Krieg hat die Region Bedeutung und den, das auch in seinem Heer die Kraft findet, die poli-
Zentralität als grundlegender Knotenpunkt des Transits tischen und religiösen Trennungen zu überwinden, um
der euroasiatischen Energieressourcen nach den westli- sich in einer einzigen Nationalidentität zu erkennen.
chen Märkten wiedergewonnen. Ein Gebiet an der östli-
chen Grenze der EU, das unter den komplexesten und Die Komponente Fliegerabwehr, von Vito Di Ventura
entscheidendesten für die Entwicklung des Panoramas (S. 66).
der internationalen Beziehungen in der ganzen euroa- Die Spezialwaffe ist von hoher Technologie, klarer Pro-
siatischen Zone erscheint. fessionalität, und Einsatzbesonderheit charakterisiert.
Hauptssache ist aber, dass sie so aufwächst, dass sie sich
Darfur: das unendliche Blutbad, von Daniele Cellama- der überfeinerten Drohungen, die in dem neuen geostra-
re (S. 14). tegischen Szenarium erscheinen, anpasst, bis auch die
In der westlichen gequälten Region von Sudan, wo Reli- ganze «Dritte Dimension» miteingeschlossen wird.
gion und ökonomische Interessen sich in eine unlösba- Neue Fähigkeiten zu erwerben, die für die auf dem
re Intrige kreuzen, sind die Vereinigten Nationen, die Schlachtfeld engagierten Kräfte bestimmt sind, stellt die
Europäische und die Afrikanische Union in einer ge- Herausforderung der Zukunft dar.
meinsamen Peace-Keeping-Operation engagiert, wobei
die Ergebnisse oft unentzifferbar sind. Die Institutionen Das Projekt «Zukünftige Infanterie», von Giuseppe Im-
sind nunmehr in sichtbarer Zerlegungszustand und es pellizzeri (S. 76).
besteht die Gefahr, dass die Auswirkungen auch die Na- Ein notwendiges Evolutionsprozess, um den langen Lauf
chbarländer betreffen. Was dort im Moment gescheht, von unserem Heer begonnen, um sich in ein Instrument
wird in den nächsten Seiten, mit der Beschreibung der jedem Krisenszenarium in jeder Ecke der Welt anpas-
dramatischen Entwicklungen von einem Völkermord, send zu verwandeln, zum Schluss zu bringen.
der unaufhaltsam scheint, benachrichtigt.
Afgahnistan: Operation Unified Venture, von Gianpaolo
NATO Training Mission - Iraq, von Leonardo Prizzi (S. 30). Romoli (S. 88).
Dies ist die erste NATO-Mission, die nur zum Stützen der Die Task-Force «Nibbio » hat in den unsicheren Täler an
anderen Streitkräfte im Bereich der Ausbildung/Schulung der Grenze mit Pakistan eine brillante Operation dur-
finalisiert ist. Eine Unterstützung im weitesten Sinne, die chgeführt, um terroristische Formationen zu neutralisie-
nicht nur zu einer Neudefinition von Programmen und ren und Sicherheits- und Stabilitätszustände zu schaf-
Lehrgängen strebt, sondern auch von der ganzen Ausbil- fen. Nach der Erzählung von einem der Anwesenden geht
dungs- und Schulungsorganisation. In diesem Bereich die außerordentliche Professionalität unserer Militärs he-
spielt Italien seit 2005 eine bedeutende Leader-Rolle. In- raus, die für das erste Mal in einem Hubschrauberangriff
sbesondere erfüllen Offiziere und Unteroffiziere des in dem Operationsraum eingesetzt waren.
Heeres im NTM-I, immer noch in Irak, die wichtige Fun-
ktion von Advisor und Mentor. Das Militär heute, von Luigi Caligaris (S. 100).
Rede des Generals Luigi Caligaris an der Versammlung
Die Force-P
Protection, von Giorgio Battisti (S. 44). des Nationalvereines der Kavallerie (Pordenone 26.-28.
Die Force-Protection hat in jeder Zeit eine spezifische Oktober 2007)
Aufmerksamkeit, seitens der regulären Heere, als Vo-
raussetzung für den Erfolg der Operationen bekom- Die Evolution der italienischen Infanterie in dem ersten
men. Es handelt sich um einen militärischen Grun- Weltkrieg, von Filippo Cappellano (S. 110).
dsatz, von jedem Korps erkannt, der für jede Einheit, Die umfangreiche Bibliographie, die die Ereignisse
einschließlich der Kommandanturen, die Fähigkeit, von jenem blutigen Konflikt erzählt und dokumen-
sich gegen die Folgen einer Feindesaktion angemes- tiert, hat oft einige überhaupt operativen Aspekte un-
sen schützen zu können, vorsieht. terlassen, die aber entscheidenden Einfluss auf die
Dieser Aspekt hat seit dem Erscheinen des modernen letzten Geschehnisse ausgeübt haben. Unter diesen
Terrorismus, nach dem Attentat gegen die nordame- bedeutend sind die stufenweise Transformationen
rikanischen und französischen Kontingente in Beirut, der Infanterie-Einheiten, zuerst um den Feind einzu-
Oktober 1983. Dies hat dazu gebracht, dem Schutz dämmen und dann um ihn jenseits der Alpen wieder
der Soldaten großes Interesse beizumessen, da sie zurückzuwerfen.

RUBRICHE -142
Rivista Militare n. 1/2008

rio a la protección de los soldados, siendo éstos los


más expuestos a las tácticas adoptadas por el adver-
sario que aprovecha el mínimo fallo en el dispositivo
para atacar y crear un clima de inseguridad entre las
fuerzas.

Nahr al-B Bared: rescate de une Ejército, Federico Bernac-


ca (pág. 54).
Quince semanas de sitio, 120 días de intenso comba-
El Mar Negro, Giovanni Ercolani y Carlo Frappi (pág. 4). te, 7 ataques terrestres con más de 3 000 hombres,
Meollo del flanco sur de la OTAN, durante casi todo el artillería, tanques y helicópteros.
siglo XX el Mar Negro ha representado un partiaguas y El día 3 de septiembre de 2007 todo Líbano festeja el
una barrera natural contra el expansionismo soviético fin del sitio en el campo palestino de Nahr al-Bared,
en el área euro-mediterránea. convertido en el símbolo de un país que hasta en su
Al finalizar la Guerra fría fue cobrando importancia y Ejército encuentra la fuerza para superar las divergen-
centralidad como encrucijada fundamental para el trán- cias políticas y religiosas para reconocerse en una
sito de los recursos energéticos euroasiáticos hacia los identidad nacional común.
mercados occidentales.
Es ésta una zona, en la frontera oriental de la UE, entre La C omponente A ntiaérea, V ito D i V entura ( pág. 6 6).
las más complejas y determinantes para el desarrollo Sus principales características son el alto nivel tecnoló-
del panorama de las relaciones internacionales en toda gico, la elevada profesionalidad y la especificidad de
el área euroasiática. empleo.
Aun así resulta necesario desarrollar y perfeccionar esta
Darfur: la masacre infinita, Daniele Cellamare (pág. 14). componente para hacer frente a las sofisticadas amena-
En la atormentada región occidental de Sudán, donde la zas que se plantean en el nuevo escenario geo-estraté-
religión y los intereses económicos se entrelazan en una gico, hasta abarcar la «Tercera dimensión».
maraña inextricable, las Naciones Unidas, la Unión Eu- Adquirir nuevas capacidades para las fuerzas presentes
ropea y la Unión Africana están llevando a cabo una en el campo de batalla: es éste el reto del futuro.
operación de peacekeeping cuyos resultados parecen
difíciles de descriptar. El Proyecto « Fanteria futura» (Infantería futura), Giusep-
Las instituciones se están desmoronando y las conse- pe Impellizzeri (pág. 76).
cuencias amenazan con repercutirse hasta en los países Es el proceso evolutivo estimado necesario para finali-
cercanos. zar el largo camino recorrido por el Ejército italiano pa-
Los acontecimientos están relatados en estas páginas en ra transformarse en un instrumento capaz de intervenir
las que se estigmatiza la dramática evolución de un ge- en los distintos teatros de crisis en cualquier parte del
nocidio que parece ser imposible detener. mundo.

NATO Training Mission - Iraq, Leonardo Prizzi (pág. 30). Afganistán: Operación Unified Venture, Gianpaolo Ro-
Es la primera misión de la OTAN encaminada exclusi- moli (pág. 88).
vamente a apoyar otras fuerzas armadas en el ámbito La Task Force «Nibbio» ha llevado a cabo, en los insidio-
de la instrucción/formación. sos valles de la frontera con Pakistán, una brillante ope-
Trátase de un apoyo que abarca amplios aspectos, ya ración encaminada a neutralizar formaciones terroristas
que apunta no sólo a la redefinición de programas y y a crear condiciones de seguridad y estabilidad.
de recorridos formativos, sino también a la organiza- El relato de uno de los protagonistas hace resaltar la ex-
ción del sistema formativo y de instrucción. traordinaria profesionalidad de los militares italianos
Desde 2005, Italia desempeña en este ámbito un pa- que por vez primera llevaron a cabo una asalto con he-
pel de líder: Oficiales y Suboficiales del Ejército llevan licópteros en un teatro operativo.
a cabo y aseguran, en la NTM-I en curso en Iraq, fun-
ciones esenciales de «advisor» y «mentor». Los Militares de hoy, Luigi Caligaris (pág. 100).
Intervención del General Luigi Caligaris con motivo de la
La Force Protection, Giorgio Battisti (pág. 44). reunión de la «Associazione Nazionale Arma di Cavalle-
La Force Protection siempre ha sido y sigue siendo con- ria» (Pordenone 26-28 deoctubre 2007).
siderada por los Ejércitos regulares como un requisito
necesario para el éxito de las operaciones. La evolución de la Infantería italiana durante la Primera
Trátase de un principio militar fundamental reconocido Guerra mundial, Filippo Cappellano (pág. 110).
en todas la Fuerza armadas que prevé, para todas la La abundante bibliografía que documenta y relata
unidades, Mandos inclusive, la capacidad para saber de- los acontecimientos de aquel sangriento conflicto,
fenderse apropiadamente contra los efectos de una ac- descuidó algunos aspectos, y en particular los ope-
ción hostil. rativos, que tuvieron mayor peso en los eventos fi-
Este aspecto ha ido cobrando un valor creciente a raíz nales.
de la aparición del terrorismo moderno, con los aten- Entre ellos cabe señalar, debido a su importancia, las
tados contra los contingentes estadounidenses y fran- transformaciones graduales que experimentaron las
ceses en Beirut en octubre de 1983. unidades de infantería para contrarrestar el avance del
De ahí la necesidad de atribuirle un interés priorita- enemigo y luego rechazarlo allende los Alpes.

143 - RUBRICHE
Isto levou a atribuir um prioritário interesse na pro-
tecção dos soldados sendo os mais expostos às tác-
ticas adoptadas pelo adversário que, usufruindo de
cada perceptível fraqueza do dispositivo, miram a
atingir em qualquer momento e circunstância, para
criar um clima de generalizada insegurança entre as
forças.

Nahr al-BBared: resgate de um Exército, de Federico Ber-


O Mar Negro, de Giovanni Ercolani e Carlo Frappi (pág. 4). nacca (pág. 54).
Fulcro do lado sul da NATO, durante grande parte do 15 semanas de assédio, 120 dias de combate intenso, 7
séc. XX representou uma divisão e uma barreira natu- ataques terrestres com o emprego de mais de 3 000 ho-
ral à expansão soviética para a área euro-mediterrâ- mens, artilharia, carros armados e helicópteros. No dia
nica. Após a Guerra Fria, re-adquiriu significância e 3 de Setembro de 2007, em todo o Líbano, festeja-se o
centralidade como cruzamento fundamental para o fim do assédio no campo palestiniano de Nahr al-Bared,
trânsito dos recursos energéticos euro-asiáticos para tornado símbolo de um país que também no seu Exér-
os mercados ocidentais. Um «tabuleiro de xadrez» cito encontra a força para superar as divisões políticas e
que, como confim da UE, se apresenta entre os mais religiosas para se reconhecer sob uma única identidade
complexos e determinantes para o desenvolvimento nacional.
do panorama das relações internacionais da inteira
área euro-asiática. A componente Controaerei, de Vito Di Ventura (pág. 66).
A especialidade é caracterizada por uma elevada tecno-
Darfur: a devastação infinita, de Daniele Cellamare logia, destacado profissionalismo e peculiaridades de
(pág. 14). emprego. Mas é essencial que cresça de modo a se
Na martiriada região ocidental do Sudão, onde religião e adaptar às sofisticadas ameaças que emergem do novo
interesses económicos se cruzam numa trama inextri- cenário geo-estratégico, até abraçar toda a «Terceira
cável, as Nações Unidas, as Uniões Europeia e Africana Dimensão».
estão empenhadas numa dura operação de peacekee- Adquirir novas capacidades, destinadas às forças empen-
ping, cujos resultados aparecem com frequência escas- hadas no campo de batalha, constitui o desafio futuro.
samente decifráveis.
As instituições estão agora em evidente decomposição e O Projecto «Infantaria futura», de Giuseppe Impellizzeri
os seus reflexos arriscam-se a atingir também os países (pág. 76).
vizinhos. Um processo evolutivo considerado necessário para
Aquilo que está a acontecer vem reportado nestas pági- concluir um longo percurso empreendido pelo nosso
nas, nas quais vêm condenados os dramáticos desenvol- Exército para se transformar num instrumento projectá-
vimentos de um genocídio que parece impossível deter. vel nos diferentes cenários de crise em cada ângulo do
planeta.
NATO Training Mission - Iraque, de Leonardo Prizzi
(pág. 30). Afeganistão: Operação Unified Venture, de Gianpaolo
É a primeira missão da NATO com o fim exclusivo de su- Romoli (pág. 88).
porte a outras forças armadas na área de treino/forma- A Task Force «Nibbio» desenvolveu, nos infiéis vales do
ção. Suporte em largo sentido, não só com o fim de uma confim do Paquistão, uma brilhante operação voltada
redefinição de programas e de percursos formativos, para a neutralização das formações terroristas e para a
mas também da inteira organização escolástico-ade- criação de segurança e estabilidade.
strativa. A Itália desempenha neste âmbito, desde 2005, Do relate de um dos protagonistas evence-se o extraor-
um relevante papel de liderança. Especialmente, Oficiais dinário profissionalismo dos nossos militares empenha-
e Sub-Oficiais do Exército isentam na NTM-I, ainda ho- dos pela primeira vez num heli-assalto em ambiente
je em acto no Iraque, essenciais funções de advisor e operativo.
mentor.
Os Militares de hoje, de Luigi Caligaris (pág. 100).
A Force Protection, de Giorgio Battisti (pág. 44). Intervenção do Deputado General Luigi Caligaris aquan-
A Force Protection sempre teve, em cada época, uma do da reunião da Associação Nacional Arma de Cavala-
específica atenção da parte dos Exércitos regulares, ria (Pordenone 26-28 de Outubro de 2007).
qual condição necessária para o sucesso das opera-
ções. A evolução da Infantaria italiana na Grande Guerra, de
Trata-se de um fundamental princípio militar reconhe- Filippo Cappellano (pág. 110).
cido em cada Força Armada que prevê para todas as A vasta bibliografia que documenta e relata as vicissitu-
unidades, Comandos incluídos, a capacidade de saber des daquele sangrento conflicto descurou amiúde al-
defender-se de modo apropriado contra os efeitos de guns aspectos, sobretudo operativos, que decididamen-
uma acção hostil. te influíram sobre os eventos finais.
Este aspecto adquiriu um valor que foi crescendo a par- Entre estes, de absoluta relevância são as graduais tran-
tir do aparecimento do terrorismo moderno, com os sformações às quais foram submetidas as unidades de
atentados aos contigentes dos Estados Unidos e da infantaria, primeiro para cercar o inimigo, depois para
França em Beirut em Outubro de 1983. voltar a caçá-lo para além dos Alpes.

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